Lotte in Svizzera

Marco Camenisch: biografia, comunicati, dichiarazioni e aggiornamenti

Da: secoursrouge.org

6 maggio 2023

Il 1° Maggio, a Zurigo, dove più di 10000 persone hanno marciato a partire dalle 10:30, molti manifestanti hanno lanciato petardi e acceso fumogeni, tracciato scritte sulle facciate e attaccato due banche le cui finestre sono state rotte. La polizia di Zurigo ha sparato sui manifestanti proiettili di gomma e ferito gravemente un giovane compagno a un occhio e un altro a una mano. A Basilea sono intervenuti molti poliziotti per bloccare il corteo e isolare il blocco in testa al corteo stesso. La polizia ha proposto un altro percorso “per chi volesse sfilare pacificamente”. Ma questo tentativo di provocare la divisione del corteo è fallito: gli altri manifestanti hanno rifiutato il percorso alternativo e scelto di restare a sostenere il blocco accerchiato. La polizia ha quindi sparato candelotti di gas lacrimogeno e proiettili di gomma per separare i due gruppi.

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Da: secoursrouge.org

14 aprile 2023

Dichiarazione di un compagno del Secours Rouge Genève, processato in Svizzera per il suo impegno internazionalista

Oggi sono accusato d’aver svolto servizio militare all’estero. La grande questione sembra essere se ho contribuito o meno alla resistenza delle Unità di Difesa del Popolo (YPG) durante il mio soggiorno. Come militante comunista svizzero, lo scopo del mio viaggio era vedere una rivoluzione con i miei occhi e parteciparvi.

Oggi la Confederazione elvetica mi giudica attraverso di voi, perché avrei violato la “famosa” neutralità svizzera recandomi nel nord della Siria e avrei minato la potenza difensiva del Paese. C’è da chiedersi se la Svizzera abbia così tanti interessi in comune con lo Stato islamico o con il fascismo turco?

Due verbali della polizia affermano chiaramente che non è possibile sapere cosa avrei fatto durante la mia permanenza. Le prove ovviamente mancano. Al contrario, le prove che la neutralità svizzera è solo un mito molto utile alla borghesia sono numerose.

Quando la Svizzera vende armi o componenti di armi allo stato turco fascista, la neutralità conta poco, conta solo il profitto. Queste armi sono usate per reprimere i movimenti progressisti in Turchia. Alcune di queste sono finite anche nelle mani dello Stato Islamico.

Quando la Svizzera estrada militanti progressisti turchi e curdi su richiesta del regime di Erdogan o di altri Stati europei, dov’è la neutralità?

Quando le maggiori banche del Paese investono miliardi ogni anno nell’industria degli armamenti, che alimenta i conflitti nel mondo, dov’è la neutralità?

Lo Stato svizzero non è neutrale. Ha scelto il suo campo da molto tempo, quello dell’imperialismo occidentale. Anch’io ho scelto il mio campo, quello degli oppressi.

Da 2 secoli si è sviluppata una tradizione di solidarietà rivoluzionaria internazionale. Andando in Rojava, ho sostenuto il campo dei popoli che stanno lottando per la loro libertà. La solidarietà internazionale è una sola, le sue forme sono molteplici e tutte legittime. Una rivoluzione non si può costruire senza un progetto sociale e non può vivere se non si può difendere.

Seguendo l’esempio di Norman Bethune o di Barbara Kistler ho continuato questa tradizione. Così come tutti/e coloro che hanno partecipato, in un modo o nell’altro, alla lotta di popoli che non erano i loro. Dalla resistenza antifascista in Spagna alla lotta per la liberazione dell’Algeria o della Palestina, tanti e tante sono i/le compagni/e che hanno assunto il loro impegno a livello internazionale. Questo impegno ha avuto diverse forme, tutte con la propria importanza.

Andando in Rojava, ho sostenuto la costruzione di una società basata sui principi della giustizia sociale, del femminismo e dell’ecologia. Una società che ancora oggi combatte contro il fascismo turco e i suoi sostenitori occidentali.

La mia è una scelta politica, proprio come quella che ha fatto lo Stato svizzero portandomi davanti a questo tribunale, su delega dell’esecutivo. Senza prove concrete, sono portato a comparire davanti a voi, questo su un semplice ed unico parere dei servizi segreti della Confederazione, che ovviamente non si sono degnati di fornire i fondamenti delle loro affermazioni.

In tutta Europa la solidarietà con il movimento curdo è sotto attacco. Il popolo del Kurdistan ci mostra che una rivoluzione è possibile e molto reale. È per questo motivo che la nostra solidarietà e i legami che costruiamo sono visti come pericolosi.

Qualunque sia l’esito di questo giudizio, non ho rimpianti. Continuerò a sostenere la lotta rivoluzionaria in Kurdistan perché come dice uno dei loro proverbi: “La resistenza è la vita!”

Come militante rivoluzionario e internazionalista, vorrei concludere la mia dichiarazione salutando il compagno Alfredo Cospito e tutti coloro che in Italia lottano contro il regime d’isolamento 41bis.

Saluto anche Georges Ibrahim Abdallah e i prigionieri della causa palestinese.

Saluto Pola Roupa e Nikos Maziotis imprigionati in Grecia per il loro impegno rivoluzionario.

Saluto anche le migliaia di prigionieri politici attualmente nelle carceri del regime fascista turco.

Rendo omaggio all’impegno di coloro che gridano ogni giorno per le strade dell’Iran “Jin, Jîyan Azadî” e si fanno imprigionare o uccidere.

Saluto Serge, un militante francese in coma che sta lottando per sopravvivere. Due settimane fa è stato gravemente ferito dalla polizia durante le proteste contro il progetto dei mega-bacini ecocidi nella Francia occidentale.

Tutti questi militanti ci mostrano che anche di fronte alla repressione più dura, la lotta per un mondo migliore continua.

Come ha giustamente affermato il compagno Fred Hampton: “Si può imprigionare un rivoluzionario, ma non la rivoluzione”.

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Da: political-prisoners.net

Fonte: Barrikade Info. Tradotto da Riot Turtle.

26 dicembre 2022

Interrotta un’iniziativa del Consolato italiano a Zurigo in sostegno ad Alfredo Cospito

Zurigo (Svizzera). Il 17 dicembre 2022 abbiamo interrotto un’iniziativa del Consolato italiano a Zurigo per ricordare la lotta dei prigionieri.

Alfredo Cospito è in sciopero della fame contro il sistema di tortura 41bis e l’ergastolo. Anche Nadia Lioce, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma delle BR-PCC sono in regime di 41bis da 17 anni.

Noi lottiamo per e con loro!

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Da: secoursrouge.org

Zurigo, marzo 2022

Sabato 5 marzo, prima dell’8 marzo, l’alleanza “8. März United” ha lanciato un appello per una manifestazione non autorizzata a Zurigo. L’obiettivo dell’alleanza è stato “raccogliere la nostra rabbia contro lo sfruttamento, la discriminazione e l’oppressione e impegnarci insieme per una società emancipatrice”. Il gruppo ha scelto volontariamente di non chiedere il permesso per questa manifestazione: “L’obbligo del permesso è uno strumento repressivo dello Stato. Non vogliamo obbedire“. La manifestazione è partita, controllata da un forte schieramento di polizia e supportata da un elicottero. Mentre le manifestanti bloccavano alcune strade, la polizia è intervenuta per disperderle con un idrante e sparando candelotti di gas lacrimogeno.

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Da: political-prisoners.net (Netzwerk)

3 Marzo 2022

Contro la guerra imperialista

Dopo lunghe settimane di tensione, all’improvviso stanno accadendo molte cose in Ucraina: è la guerra. È una guerra per l’influenza economica e militare. È una guerra combattuta a spese del popolo tra due blocchi di potere reazionari. È una guerra con una storia che non riguarda solo le province dell’Ucraina orientale o il cambio di regime del 2014 in Ucraina. È una guerra in cui non dobbiamo schierarci con nessuna delle fazioni in guerra, ma che dobbiamo condannare fermamente e combattere da una posizione di solidarietà internazionale.

La propaganda di guerra da entrambe le parti ovviamente vede le cose in modo diverso. In Russia si medita sulle appartenenze storiche, qui in Svizzera si denunciano e si perseguono gli interessi UE, USA e NATO. All’improvviso si dice che i guerrafondai della NATO sono garanti della “democrazia e della pace”. Mettiamolo in chiaro e classifichiamo storicamente gli sviluppi odierni: la scintilla attuale colpisce una polveriera. L’antecedente di questa polveriera è che la NATO si è espansa verso est negli ultimi 30 anni dalla fine dell’Unione Sovietica. Ciò ha ridotto la zona cuscinetto esistente subito dopo il 1989 tra i centri imperialisti dell’Europa occidentale e la Russia. Quindi l’antecedente implica che la NATO non è qualcosa, ma un’alleanza militare diretta dall’imperialismo USA, proclamata subito dopo la fine della 2^ guerra mondiale. Le alleanze si fanno per perseguire interessi comuni e ciò che hanno avuto in comune è stata la loro ostilità strategica nei confronti dell’Unione Sovietica. Geograficamente parlando, poco è cambiato oggi. Il grande nemico della NATO resta Mosca. L’antecedente dell’attuale escalation significa essenzialmente che l’offensiva russa non può essere compresa senza una precedente offensiva NATO. Nessuna grande potenza strategicamente pensante permetterà a un’alleanza militare diretta contro di essa di avvicinarsi così tanto ad essa stessa. Come altri Stati capitalisti, lo Stato russo sta ora perseguendo gli interessi della sua classe dirigente. E cerca di ridimensionare la sua debolezza con una lotta generalizzata tra le grandi potenze attraverso una barbara forza militare.

Chi non vuole parlare di capitalismo, dovrebbe tacere in merito alla guerra

Quindi basta con la propaganda dei dominanti che distorce la realtà invece di chiarirla. Ma cosa al loro posto? Notiamo tre cose. In primo luogo, si dimostra come la guerra appaia come una componente e una continuazione dei conflitti capitalisti. Non è una novità: si ricordino le aggressioni della NATO contro Jugoslavia, Afghanistan o Libia, o la guerra della Turchia contro il Rojava. Di nuovo c’è che sembra che un attore – qui la Russia – agisca contro i propri interessi allo stesso modo della NATO. È un’espressione dell’attuale crisi globale, in cui regna la confusione sia nel blocco dell’imperialismo occidentale che nella sfera d’influenza russa, scoppiano rivolte dirette contro i vertici. Non c’è da stupirsi, quindi, che questo conflitto comporti una militarizzazione sia all’esterno che all’interno; esternamente sotto forma di riarmo crescente, internamente con apparato repressivo militarizzato. Inoltre, non sorprende che si tema una conflagrazione bellica come risultato di questo conflitto inizialmente limitato geograficamente. Noi collochiamo gli eventi in questo contesto, il che significa che anche qui è importante lavorare su prospettive politiche che vadano oltre l’orizzonte del sistema sociale bellico chiamato capitalismo.

La borghesia perde poco del suo molto…

In secondo luogo, potrebbe trattarsi di una lotta generalizzata tra le grandi potenze, da una parte c’è il governo di Kiev come rappresentante dipendente degli interessi dell’imperialismo occidentale e, dall’altra, la potenza nucleare russa. Ma la guerra, con tutta la sua miseria, colpisce in pieno le classi proletarie: la borghesia di entrambe le parti perderà poco del suo molto, mentre quella con poco, però, perderà molto. Con ciò, la Svizzera diventerà il luogo di ritiro dei potenti che vogliano parcheggiare sé stessi e i propri beni in sicurezza. Questo è accompagnato da una mobilitazione reazionaria e carica di nazionalismo in Ucraina e Russia. Portatori conformi di questa ideologia si possono trovare, ad esempio, nei ben organizzati paramilitari ucraini fascisti, responsabili dei pogrom contro la minoranza russa nel Paese e che combattono dalla parte del governo ucraino. Da questo punto di vista, la nostra solidarietà si applica alla popolazione ucraina, che sta diventando la pedina di interessi omicidi.

Chi ha poco perde molto

Infine: anche se la guerra dovesse rimanere locale, le conseguenze economiche e sociali non rimarrebbero tali. Il modo di produzione capitalista è troppo strettamente interconnesso a livello globale per questo, come è nuovamente risultato chiaramente visibile negli ultimi due anni della pandemia. I prezzi del gas e del grano salgono già alle stelle, perché il gas russo e il grano ucraino non circoleranno liberamente nel prossimo futuro. Sono gli aumenti di prezzo a influenzare gli sfruttati e gli oppressi nel mondo, la loro sopravvivenza è precaria in tempi inflazionistici, ma non ancora apertamente bellici. Proprio per questo motivo è importante non porsi in una falsa unità con chi è al potere qui, ma agire da un punto di vista di classe internazionalista. Lo facciamo, condannando sia la propaganda di guerra liberale della NATO che la propaganda di guerra autoritaria del governo russo.

Viva la solidarietà internazionale!

Aufbau

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Da: Secoursrouge.org

Zurigo, 6 gennaio 2022

La notte del 2 gennaio, il finestrino di un’auto di Securitas AB è stato rotto e bitume è stato versato nel veicolo e nel suo sistema di ventilazione. Questo in solidarietà con i popoli in lotta in Turchia, con la lotta di liberazione curda e con tutti i rivoluzionari prigionieri nelle carceri turche. In Turchia, la società Securitas svolge funzioni di sorveglianza in molte carceri – a volte anche nelle carceri di tipo F – e partecipa quindi a repressione, incarcerazione, isolamento, tortura e violenza sessuale. Mentre nell’aprile 2019, per la situazione precaria derivante dalla pandemia da Coronavirus, venivano rilasciati, tra l’altro, detenuti di strutture mafiose, attualmente la situazione dei prigionieri rivoluzionari si aggrava. Decessi come nel caso di Halil Gunes e Abdulrezzak Suyur, si sono moltiplicati: rivoluzionari affetti da malattie gravi si sono visti negare non solo la liberazione anticipata, ma anche una cura medica.

comunicato stampa

REPRESSIONE – CARCERE – CONTROLLO ANTIFASCISMO KURDISTAN #RISEUP4ROJAVA

3 gennaio 2022

ZH: attacco contro Securitas AB / Protectas SA

In memoria di Garibe Gezer, Halil Güneş, Abdülrezzak Şuyur e Vedat Erkmen!

Ieri sera (2 gennaio 2022) abbiamo versato bitume sia nei sistemi di ventilazione che nell’abitacolo di un veicolo di Securitas AB (poiché la società Securitas esiste già in Svizzera; la filiale locale si chiama Protectas SA) che ha sede in Buckhauserstrasse a Zurigo e quindi per ora è impedito il pattugliamento.

Certo, non è che le società di sicurezza private non forniscano innumerevoli ragioni per attacchi e sabotaggi. Pertanto, con questa lettera vogliamo spiegare più in dettaglio perché abbiamo scelto Securitas AB e Protectas SA. Il motivo della nostra azione è la solidarietà internazionale nei confronti dei popoli combattenti in Turchia, la lotta di liberazione curda e tutti i rivoluzionari prigionieri nelle carceri turche. Protectas non come bersaglio casuale, ma perché la riteniamo responsabile delle sue macchinazioni dentro le carceri turche, dove sono detenute decine di migliaia di prigionieri politici. Poiché Securitas AB assume funzioni di controllo e di guardia in numerose carceri – a volte anche nelle carceri di tipo F – e quindi partecipa all’oppressione, detenzione, isolamento, tortura e violenza sessuale.

Dalla guerra nelle aree di difesa di Medya…

L’invasione turca delle regioni di Avaşîn, Metîna e Zap è iniziata a fine aprile e continua da oltre 7 mesi. Nonostante la superiorità tecnologica, i continui attacchi aerei e i tentativi d’insediarsi nell’area della guerriglia, il secondo esercito della Nato per grandezza non fa passi avanti. Al contrario: l’esercito turco e i suoi mercenari non solo hanno subito pesanti perdite con oltre 600 morti, ma hanno anche dovuto ritirarsi senza successo da Avaşîn e da zone nella regione di Zap, come ha fatto lo scorso febbraio da Gare. E come nel caso dell’attacco a Gare o dell’invasione di Afrin nel 2018, lo Stato turco non esita a usare armi chimiche. A tutt’oggi in quest’anno sono stati accertati oltre 320 attacchi con gas bellico contro le postazioni della guerriglia e, incoraggiati dal silenzio delle potenze internazionali sui crimini di guerra, il numero è destinato ad aumentare. Tuttavia, ciò non impedisce agli amici di HPG, YJA-Star e HBDH / KBDH di continuare a opporre una resistenza implacabile. Ricorrendo alla strategia della guerriglia del XXI° secolo, con piccole unità mobili, tunnel di guerra e la promessa ai caduti di continuare la lotta fino alla liberazione, riescono a “pungere”, spaventare, demoralizzare e respingere il nemico. Dato che i suoi attacchi militari sono inefficaci e al fine di coprire tali battute d’arresto, il regime fascista AKP/MHP continua ad espandere la guerra: attaccando con droni a Sengal o come pochi giorni fa contro giovani organizzati in Kobane, intensificando la guerra a bassa intensità in Rojava o nelle segrete delle carceri in Turchia.

… sulla tortura e l’omicidio nelle carceri

Decine di migliaia di prigionieri politici in Turchia si trovano di fronte alla scelta: resa o reclusione fino alla morte. Mentre i prigionieri appartenenti a strutture di tipo mafioso sono stati rilasciati dalle carceri nell’aprile 2019 per la situazione precaria data dalla pandemia di Coronavirus, ora si aggrava la situazione dei rivoluzionari prigionieri. Nel corso dei giorni scorsi e delle settimane si sono moltiplicate le notizie sulla morte di prigionieri come Halil Güneş e Abdülrezzak Şuyur. Entrambi imprigionati in carceri di tipo F dal 1993 hanno sofferto gravi malattie, ma non solo è stato loro negato il rilascio anticipato (cosa che non accade mai con prigionieri accusati di terrorismo), ma anche le cure mediche. Pochi giorni dopo, la notte del 20 dicembre è pure deceduto il prigioniero politico Vedat Erkmen mentre stava per essere ricoverato in ospedale dopo essere stato rinvenuto ferito gravemente nella sua cella (pure di tipo F) dove era stato trasferito alcuni giorni prima “per la sua sicurezza personale”. La politica di sterminio contro i curdi non si ferma dietro le mura carcerarie, ma rientra nel piano di vendetta contro i/le combattenti indomiti di vari partiti e organizzazioni rivoluzionarie (sia turche che curde). I suddetti morti degli ultimi giorni rappresentano solo il picco attuale, in quanto dall’inizio del 2020 sono morti almeno 59 detenuti malati, oltre 1.500 persone affette da malattie a volte mortali continuano a essere richiuse nelle segrete per la loro integrità, la loro identità politica e per la loro lotta nelle carceri.

“Garibe non è solo mia figlia, è una figlia del Kurdistan!”

In Turchia, le carceri svolgono un ruolo speciale nella guerra contro i nemici del regime. Rivoluzionari curdi e turchi sono nelle segrete di AKP così come le persone che hanno osato scendere in piazza e aprire la bocca e che si tenta di logorare con la violenza psicologica e fisica. L’espressione più chiara di questa barbarie si riscontra sempre quando le detenute sono donne*. Come perfido metodo di guerra, l’esercito turco fa affidamento sulla violenza sessuale, con gli stupri, sia tra i prigionieri che tra la popolazione civile. La nostra rabbia è stata tanto più forte (e con essa la nostra determinazione ad agire) quando abbiamo saputo della morte della compagna Garibe Gezer. L’allora 23enne è stata arrestata nel 2016, non avendo lasciato Kerboran dopo che la proclamazione del coprifuoco. Dal suo arresto, Garibe sottoposta a isolamento ha resistito alla prigione e alle sue condizioni, fra l’altro dando fuoco alla sua cella. Come sanzione, è stata trasferita in una prigione a Kandira, dove è stata infine soggetta alla violenza di Stato. Lo Stato fascista ora parla di suicidio. Diciamo: se un/una detenuto/a è permanentemente esposto/a alla pressione psicologica e fisica dell’isolamento, della violenza fisica e sessuale, se molestie, percosse e stupri fanno parte della vita carceraria quotidiana e quindi muore, è solo un omicidio di Stato.

Ritenere responsabili i responsabili e i collaboratori del governo fascista AKP-MHP

Protectas SA non solo guadagna un bel po’ di soldi grazie al suo servizio, ma collabora con il regime AKP-MHP e partecipa come attore alle condizioni disumane dentro le carceri turche. Per noi è chiaro che finché non smette di supportare le carceri turche, farà parte di questo sistema barbaro e sarà responsabile di tutto quanto abbiamo trattato in questo testo. Consideriamo la nostra azione un primo piccolo contributo, che vogliamo esprimere attraverso la continuità nell’attacco e la solidarietà verso i/le nostri/e compagni e compagne combattenti, sia in ambito militare che civile, secondo le nostre possibilità e proporzionalmente alla nostra situazione locale. Perciò lanciamo un appello affinché Protectas/Securitas AB siano punite ovunque per la loro presenza nelle carceri turche e abbiamo il piacere di elencare tutti i loro indirizzi in Svizzera in modo che, speriamo, non possano più stare tranquille:

Buckhauserstrasse 26, 8048 Zurigo

Looslistrasse 15, 3027 Berna

Letzistrasse 29, 9015 San Gallo

Rue de Genève 70, 1004 Losanna

ZI de la Foge, 1816 Chailly-Montreux

Route de Courgenay 1, 2942 Alle

Dattenmattstrasse 21, 6010 Kriens

Via Bertaro Lambertenghi 5, 6900 Lugano

Merkurstrasse 1, 8640 Rapperswil

Marchweg 6, 5035 Unterentfelden

Rue des Platanes 55, 1752 Villars-sur-Glâne

Chemin des Aulx 18, 1228 Plan-les-Ouates

Salinenstrasse 61, 4133 Pratteln

Ruelle des Typographes 4, 2502 Biel / Bienne

Hauptstrasse 15, 4102 Binningen

Impasse Colombelle 8, 1218 Le Grand-Saconnex

Trasformiamo il nostro dolore in rabbia!

Rendiamo tangibile la solidarietà internazionale!

Per tutti gli amici/amiche e compagni/compagne caduti –

Şehid Namirin!

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Da: aufbau.org

16 aprile 2021

Aggiornamento sul processo del G20 a Zurigo

I/le 3 compagni/e, presentatisi oggi davanti al tribunale distrettuale di Zurigo a seguito delle manifestazioni contro il vertice G20 nel 2017 ad Amburgo, hanno lasciato l’aula per protesta durante il processo, affermando che questo processo della giustizia di classe si è tradotto completamente in una farsa, essendosi appreso che il giudice di parte, Vogel, ha già emesso una sentenza lo scorso autunno, comprendente un verdetto di colpevolezza e una motivazione.

Solidali hanno seguito gli imputati sotto processo e la loro dichiarazione al processo è stata distribuita fuori dall’aula. Così si conclude il loro scritto: “Con questa palese ingiustizia non ci resta che opporre resistenza e continuare a lottare, continuare a scendere in piazza, con i giovani, con le masse, qui e nel mondo, per porre fine a oppressione, sfruttamento e distruzione del pianeta. La resistenza e la solidarietà tra chi lotta in tutto il mondo si sono viste e percepite ad Amburgo: siamo stati in strada insieme e abbiamo dimostrato che i governanti di questo mondo non potranno mai incontrarsi, se persiste la nostra risoluta resistenza militante”.

La sentenza non è stata ancora annunciata e probabilmente seguirà per iscritto. Dato che il giudice di parte, Vogel, deve solo modificare la data di pronunciamento della sentenza, ci si può aspettare che ciò accada presto.

La solidarietà è la nostra arma: processare il capitalismo!

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Da: secoursrouge.org

10 marzo 2021

Mercoledì 10 marzo, il tribunale di Zurigo ha giudicato un antifascista accusato d’aver partecipato a un attacco contro un gruppo di neonazisti nel 2019. I fatti si sono svolti nella città vecchia quando un gruppo di neonazisti seduto sulla terrazza di un bar è stato attaccato da un gruppo antifascista. Diversi fascisti sono stati feriti. Il tribunale ha anche deciso di giudicare allo stesso tempo su un’accusa di partecipazione ai disordini successi ad Amburgo nel 2017, durante il G20. Il militante antifascista ha rifiutato di rispondere alle domande del giudice, rilasciando solo una dichiarazione politica con cui attacca il fascismo e il capitalismo. Fuori dal tribunale una manifestazione di sostegno ha riunito oltre 50 persone, nonostante i tentativi della polizia d’impedire l’iniziativa. Il giudice ha infine assolto da tutte e due le accuse il militante.

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Da: aufbau.org

Azione contro la banca HSBC  (Comunicato ricevuto per mail)

Ieri sera (5 marzo 2021) abbiamo fatto esplodere un petardo nella sede della banca HSBC a Zurigo (Gartenstrasse). Esprimiamo la nostra solidarietà alla lotta del prigioniero politico e rivoluzionario Dimitris Koufontinas in Grecia, in sciopero della fame da oltre 56 giorni e in sciopero della sete da oltre 11 giorni. Soddisfacimento immediato delle sue richieste!

Perché HSBC? HSBC è la maggiore banca britannica e la presenza della Gran Bretagna in Grecia dopo la guerra civile greca è stata uno dei principali obiettivi imperialisti da attaccare da parte dell’organizzazione combattente 17 Novembre, cui Dimitris apparteneva. La Gran Bretagna – a fianco di USA e NATO – durante quel periodo ha cercato di fare della Grecia un bastione dell’imperialismo nei Balcani e fornire sostegno alla giunta militare degli anni ’50, responsabile dell’uccisione e della tortura, finché la pressione esercitata dalle lotte di piazza – come la rivolta studentesca del 17 novembre 1973 – l’ha spazzata via. Il governo britannico è stato ed è (come quello USA) alla guida della repressione contro 17Novembre, tramite i suoi servizi segreti e altri strumenti di controrivoluzione. Finora è un dato di fatto, quando diplomatici USA dichiarano che il governo greco non dovrebbe arretrare di un millimetro sulla questione Dimitris. HSBC, nessun entroterra tranquillo per l’imperialismo.

Perché HSBC? HSBC è una di quelle banche dove la borghesia greca nasconde al sicuro i propri soldi all’estero. E’ diventato evidente nel 2010 al culmine della cosiddetta “crisi dell’euro”. Mentre in Grecia gran parte della popolazione è impoverita – malnutrizione, mancanza di cure mediche, pressione psicologica – e la Troika (Unione europea, Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale, con la Germania in testa) ha fatto di tutto per risolvere la crisi attaccando la classe e continuando a peggiorare la sua situazione, i pezzi grossi del Paese avevano nascosto i loro soldi all’estero. L’ha rivelato la cosiddetta “lista lagarde”, sui cui sono comparsi circa 2.000 nomi di ricchi greci che avevano depositato i loro soldi su conti segreti presso la filiale HSBC di Ginevra. Impoverimento per le persone, mentre la borghesia cerca di salvarsi il culo intensificando la lotta di classe, e a proposito: – Mareva Grabowski-Mitsotakis – moglie dell’attuale premier greco, Mitsotakis, lui stesso discendente di una delle grandi dinastie greche e personificante la vendetta della borghesia greca contro Dimitris – era ovviamente sulla lista che ha pubblicato i ‘paradise papers’ (documenti riservati relativi a investimenti offshore, n.d.t.), ecco perché HSBC, nessun entroterra tranquillo per il capitale.

Con questo attacco esprimiamo solidarietà con il franco rivoluzionario Dimitris Koufontinas, la cui storia e l’importanza non possiamo apprezzare sufficientemente in queste righe: occorrerebbero più parole e, soprattutto, più azioni per farlo in modo appropriato. Lui rappresenta una parte della storia della lotta armata, elemento essenziale di ogni processo rivoluzionario. Una parte di storia di enorme qualità, sia politicamente che praticamente: chi ha saputo sottrarsi all’accesso della controrivoluzione per oltre 2 decenni, chi dirige azioni con tanta precisione e con tanta coscienza di relazioni sociali, merita il massimo rispetto di tutti i rivoluzionari. La storia di 17 Novembre, la storia di Dimitris mostrano ciò che è possibile, rivelano quanta brillantezza, slancio e potenziale siano sopiti nella classe, mostrano che il cambiamento non solo è necessario, ma anche possibile. Fino all’ultimo, Dimitris intraprende un percorso autodeterminato e giusto, con piena e coerente consapevolezza della necessità e della possibilità di rompere con l’esistente. Il loro ordine è costruito sulla sabbia: forza e successo per Dimitris!!!

per una prospettiva rivoluzionaria!

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Da: aufbau.org

(Tratto da barrikade.info)

Febbraio 2021

ZH: Attacco contro il consolato greco a Zurigo

La sera del 14 febbraio 21, abbiamo imbrattato di vernice il consolato greco nel quartiere Seefeld di Zurigo. Mostriamo la nostra solidarietà allo sciopero della fame del compagno Dimitris Koufontinas. Dimitris è un militante di 17 Novembre ed è detenuto dal 2002 dopo che l’organizzazione operante illegalmente è stata smascherata. E’ entrato in sciopero per resistere.

La storia di Dimitris è lunga e inizia con la rivolta studentesca in Grecia il 17 novembre 1973, quando gli studenti si sono riuniti al Politecnico e sono stati attaccati dalla dittatura militare allora al potere. Questa rivolta, queste battaglie di strada sono l’inizio della biografia politica di Dimitris.

Nello sconvolgimento generale di quegli anni, varie forze si sono mobilitate e costituite. Ispirandosi alla tradizione dei/delle partigiani/e, terrorizzati solo pochi decenni prima dal fascismo tedesco in Grecia, l’organizzazione 17 Novembre è stata una di quelle forze in lotta contro la borghesia nazionale e le potenze imperialiste rappresentate nel Paese. Le azioni condotte dall’organizzazione 17 Novembre sono stati dirette in 2 principali direzioni: attacchi contro i grandi industriali greci, le famiglie di armatori e il loro Stato: alcuni attacchi sono stati contro la presenza di NATO, USA e Gran Bretagna.

Nel 2002 questa stagione di lotta si è conclusa con il fallimento di un’azione diretta, il che ha condotto alla scoperta dell’infrastruttura illegale e all’arresto dei membri di 17 Novembre. In precedenza, i servizi segreti di USA e Gran Bretagna avevano fornito alle autorità greche un sostegno decisivo nella loro ricerca di membri del 17 Novembre: è stata forte l’impressione lasciata dalle sue azioni sui governanti. Dimitris non è stato catturato durante la prima ondata repressiva, ma in seguito si è arreso agli sbirri della magistratura per difendere politicamente la vicenda dell’organizzazione 17 Novembre dagli attacchi mediatici della controrivoluzione.

Dimitris è in carcere dal 2002. La sua sentenza implica parecchie condanne all’ergastolo. In Grecia è un punto di riferimento importante per il movimento antagonista poiché la storia dell’organizzazione da lui rappresentata è caratterizzata da un’ininterrotta e audace resistenza alle condizioni capitaliste dominanti. Lui lo simboleggia e si contrappone agli scagnozzi dello Stato a testa alta e con fierezza.

Il fattore scatenante dello sciopero della fame è l’istruzione impartita da Nea Dimokratia, che è al potere nella persona di Mitsotakis, generalmente conosciuta per la sua dura repressione attuata contro la sinistra rivoluzionaria nel Paese, affinché Dimitris fosse trasferito in una prigione dove vigono dure condizioni d’isolamento. È un attacco studiato su misura contro lui e tutti coloro che rifiutano di piegarsi. Perciò Dimitris è entrato in sciopero della fame in tutta chiarezza per resistere con i mezzi a sua disposizione a questo attacco con ogni energia.

I rapporti di forza non sono tali da rendere agevole la lotta a sostegno di Dimitris. Lui stesso è indebolito dopo oltre un mese di sciopero della fame e il governo annuncia che lo nutrirà forzatamente se necessario – il pieno accesso dello Stato nella sfera ultima d’autonomia di una persona imprigionata, ma libera -. Tuttavia, la lotta di Dimitris si irradia nelle carceri greche i/le compagni/e anarchici imprigionati appoggiano la sua richiesta, dalle prigioni turche pervengono messaggi di solidarietà da quei prigionieri della sinistra rivoluzionaria turco-curda, alcuni di loro stessi in sciopero della fame contro il fascismo AKP-MHP, messaggi di solidarietà compaiono per le strade da Atene a Berlino fino ad Haifa e vengono condotte azioni dirette per esprimere: Dimitris non è solo, noi ci schieriamo al suo fianco, sosteniamo le sue richieste e abbiamo una grande stima per il segnale dato dalla sua, loro e nostra lotta

Libertà per, tutti i prigionieri politici!

Solidarietà con Dimitris Koufontinas e tutti gli altri rivoluzionari detenuti nel mondo!

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Da: aufbau.org

Risposte rivoluzionarie in tempi difficili

FRA NOI E LA LIBERAZIONE STANNO LO STATO E IL CAPITALE

Iniziativa: Crisi-Coronavirus-Guerra – Zurigo – 30 gennaio 2021

Con questa iniziativa vogliamo dare un contributo all’orientamento e alla prospettiva dell’azione rivoluzionaria, perché in questi tempi difficili è proprio quello che ci vuole! Per quali domande e prospettive fondamentali deve agire oggi la sinistra rivoluzionaria per non essere sopraffatta dai cambiamenti?

Ci accostiamo alla prospettiva rivoluzionaria con il contributo di compagni/e provenienti da Italia, Belgio e Rojava.

Vogliamo esaminare con voi questi argomenti e altri ancora:

– analizziamo i diversi aspetti della crisi e cerchiamo di capire se e come sta cambiando il capitalismo durante la pandemia da coronavirus. Possono essere identificati fasi e stadi? 

– qual è la situazione della classe operaia in Italia durante il coronavirus

– come ha fatto la resistenza in Bakur a riprendere l’offensiva dopo la massiccia repressione fascista turca?

Revolutionarer Aufbau

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Tratto da Barrikade: https://brrkd.info/article/4142

Gennaio 2021

Basel Nazifrei: attacco alla magistratura a Zurigo

Dopo l’inizio in autunno della serie di innumerevoli processi contro i/le partecipanti alle proteste “Basel Nazifrei” (Basilea senza nazisti, n.d.t.), dai primi di gennaio a febbraio sono seguite almeno altre cinque udienze. Per noi, un motivo sufficiente per esprimere in modo militante la nostra complicità con Basel Nazifrei e la nostra solidarietà con i singoli imputati. Come rappresentante di tutte le istituzioni del sistema giudiziario, abbiamo scelto il tribunale distrettuale Wengihof di Zurigo, cui ieri sera (13 gennaio 2021) è stata data una nuova mano di vernice.

Una breve rassegna dei processi passati (così come delle dichiarazioni del presidente del tribunale) probabilmente bastano per prevedere l’esito delle ulteriori scadenze. Quindi finora, non solo sono stati ignorate falsità di singoli e lesioni a colpi di proiettili di gomma per negligenza personale, ma pure creati assurdi costrutti sul modo di procedere e l’organizzazione della giornata. Se l’apparato repressivo inizialmente è partito con perquisizioni domiciliari e la gogna di Internet, ora si avvia improvvisamente e senza grossi ostacoli. L’ufficio del PM, nella persona di Camilo Cabrera, non solo richiede multe elevate e pene detentive, ma i giudici (con appartenenza ai partiti che va dai Verdi e SP a SVP, quindi rappresenta praticamente tutto) hanno risposto alle richieste, anche se in forma leggermente attenuata. Finora, con un’eccezione, si è escluso il carcere favorendo le condanne con la condizionale, ma questo cambia solo la forma della pena. Se la partecipazione alla politica rivoluzionaria in strada è impedita con la prigione attraverso la reclusione fisica, lo scopo della sospensione della pena è impedire ai militanti di agire, tramite minacce di prigione. Indipendentemente dai giudizi individuali, il motto è chiaro: l’antifascismo rivoluzionario non solo va punito, ma anche stroncato sul nascere in futuro. La magistratura (di Basilea) sta svolgendo il suo ruolo storico di forza protettrice e quindi di parte dell’ordinamento dominante.

Già durante il processo “Basel 18”, la magistratura di Basilea e il PM Cabrera si sono mostrati come intransigenti contro il movimento rivoluzionario. Che questo continui con le procedure BNF non ha nulla a che fare con la realtà che Cabrera (o i singoli giudici) sono persone particolarmente odiose. Piuttosto, si rivela il carattere della giustizia di classe e il desiderio dei governanti di agire contro la resistenza (militante) diretta contro l’esistente, per mantenerlo intatto. Al fine di assicurarsi il potere, lo Stato non si serve solo di attacchi ideologici, ma anche di quelli noti alle masse per essere polizieschi/militari e di quelli giudiziari. Chi sia colpito è irrilevante, essendo gli attacchi individuali destinati principalmente a rappresentare una dimostrazione di potere dell’inviolabilità. Se teniamo presente questo, il motivo della “linea dura” dei giudici di Basilea può essere spiegato con un esempio. Dal 2015 si è formata a Basilea la resistenza contro l’espansione della prigione di Bässlergut, espressasi soprattutto attraverso la continua pratica militante. Sono stati compiuti innumerevoli attacchi con vernice e incendi dolosi, nonché atti di sabotaggio contro i responsabili e coloro che hanno beneficiato del regime carcerario e della migrazione. Mentre il progetto di costruzione procedeva senza intoppi, le indagini non hanno avuto esito positivo. Notoriamente, ricerche e incursioni riuscite nei confronti di luoghi di sinistra ha mostrato tutt’al più l’assenza di qualsiasi indizio.

Quando una manifestazione contro il razzismo, la repressione e la deportazione si è svolta a Basilea nel giugno 2016, attaccando diversi rappresentanti dello Stato e della capitale, i giudici di Basilea erano già all’inizio di un imminente pasticcio, mentre vedevano l’arresto di singoli come una possibile via d’uscita. Invece di cercare l’ago nel pagliaio, Cabrera e C. si affidano a un segnale. Con la repressione si deve intimidire la gente per porre fine alla pratica militante. Senza voler minimizzare in alcun modo gli effetti per i singoli colpiti, le sentenze di Basel 18 non hanno comunque centrato l’obiettivo. La politica antifascista e anticapitalista è stata poi ulteriormente sviluppata a Basilea. La rabbia per le condizioni esistenti si è trasformata in resistenza e la resistenza in organizzazione rivoluzionaria (saluti ai giovani!). Che il momento di deterrenza non funzionasse è diventato chiaro il 28 novembre 2018 al più tardi, quando i nazisti del PNOS non sono riusciti a marciare. Oltre 2.000 persone sono scese in strada attaccando i fascisti e lottando insieme contro gli attacchi della polizia. Una giornata di successo per tutti gli/le antifascisti/e. Non solo perché il corteo è stato impedito, ma anche perché ai giudici è stato ripetutamente dimostrato che il loro piano non funzionava, ma che la gente, nonostante la minaccia di repressione, rivendicava le strade per la sua pratica politica. La reazione è ben nota: come con Basel 18, i giudici stanno “suonando la stessa sinfonia” anche dopo BNF: la gente è trascinata in tribunale e punita per dare l’esempio. Ma quanto successo dopo l’ondata di arresti può essere meglio descritto come “il colpo di Cabrera alla propria gamba”. Che si tratti di un’enorme campagna di donazioni (500k.ch), del collegamento in rete di varie strutture e organizzazioni, di diverse campagne di solidarietà e attacchi militanti o della manifestazione del 28 novembre, quando sono giunte anche più persone a Basel Nazifrei: la solidarietà è divenuta una difesa tangibile contro gli attacchi dall’alto. Non solo si è riusciti a respingere gli attacchi, ma il processo rivoluzionario è cresciuto passo dopo passo.

Perché ciò che chi è al potere non capirà mai – basterebbe uno sguardo alla storia delle lotte rivoluzionarie del secolo scorso – è che le lotte di classe non possono mai essere fermate. Finché esisterà il capitalismo con tutte le sue contraddizioni, si opporrà sempre resistenza. L’organizzazione rivoluzionaria non è un hobby e gli attacchi dei militanti non sono un passatempo alternativo alla solita proposta. Ciò che guida le lotte rivoluzionarie è la barbarie del capitalismo. La sua ideologia invade orribilmente ogni ambito della nostra vita. Si separa, si isola, si blocca e si distrugge. La violenza rivoluzionaria è la resistenza legittima e l’organizzazione politica è la migliore difesa. (…)

Solidarietà a tutti/e gli/le antifascisti/e colpiti dalla repressione – qui e a livello internazionale!

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Dal sito: aufbau.org

Novembre 2020

Dichiarazione al processo BNF 17 novembre 2020 a Basilea

Il 17 novembre 2020, un antifascista è stato processato nell’ambito dei processi Basel Nazifeei (Basilea senza nazisti, n.d.t.). Questo processo si basa su una serie di accuse della Procura della Repubblica di Basilea. I/le cecchini/e dello Stawa Procura della Repubblica, n.d.t.) hanno accusato una quarantina di persone dopo la grande manifestazione antifascista del novembre 2018 contro il PNOS (Partito dei nazionalisti svizzeri, n.d.t.) di estrema destra. Le imputazioni riguardano per lo più l’ambito della “violazione della pace”, della “violenza e minaccia contro autorità ed agenti”, della “partecipazione a raduni non autorizzati”.

La mattina prima dell’udienza, una cinquantina di persone ha espresso solidarietà all’imputato. Sono stati appesi striscioni, è stato fatto un intervento e letto la dichiarazione fatta anche dall’antifascista in tribunale. Stawa ha chiesto 14 mesi di carcere con 5 anni di libertà vigilata. Al pronunciamento della sentenza molti solidali si sono di nuovo radunati, accogliendo calorosamente gli accusati. Il verdetto: 8 mesi con la condizionale, 4 anni di libertà vigilata. Comminando questi lunghi periodi di libertà vigilata, i giudici di Basilea intendono rendere più difficile l’azione politica e imbavagliare gli/le attivisti/e. E questo anche dalle registrazioni video appena viste è chiaramente ravvisabile che la polizia di Basilea ha sparato all’improvviso sulla folla, per non sparare sui fascisti di PNOS (un manifestante è rimasto gravemente ferito a un occhio. 23 novembre 2020).

Dichiarazione dell’antifascista in tribunale:

Dichiarazione al processo del 17 novembre

Oggi sono sotto processo perché ho partecipato alla manifestazione BNF (Basel Nazifrei, n.d.t.) il 24 novembre 2018. Come per la maggior parte di quelli prima e dopo di me, le accuse sono fra l’altro “violenza, minacce e violazione della pace”.

Le mie cosiddette “precedenti condanne” suggeriscono che ho iniziato a criticare le condizioni dominanti sin dall’inizio. Infatti, anche da bambino, non sopportavo le ingiustizie. In seguito ho giudicato anche le ingiustizie globali e cercato di capire da dove provenissero. Ho cominciato a interessarmi al contesto sociale generale e voluto comprendere perché la nostra società non può fare a meno di sfruttamento, oppressione, miseria, sofferenza e morte.

Il nazionalsocialismo in Germania, che la nostra generazione fortunatamente conosce solo dai libri di storia, è stato il più grande crimine dell’umanità. Mi sono presto reso conto che gli elementi essenziali del fascismo non sono scomparsi con la fine del “Terzo Reich”, ma hanno continuato ad esistere. Persino sono fondamentali per il funzionamento della società odierna!

Inoltre, la società è divisa per modi di pensare razzisti: le persone sono incoraggiate ad avere meno stima per le persone con altri colori della pelle o altre culture. I Paesi occidentali sono difesi militarmente contro i profughi, che vengono rinchiusi nei campi. Questo non è ancora fascismo, ma funziona secondo lo stesso schema: a seconda di dove sono nato, ho determinati privilegi oppure no.

Abbiamo assistito a uno sviluppo a destra in tutto il mondo negli ultimi anni. Presidenti di estrema destra sono saliti al potere in vari Paesi, mentre i partiti di estrema destra sono i maggiori partiti di opposizione in molti altri. Di conseguenza, la politica sta diventando anche più repressiva contro le minoranze e contro i diritti alla libertà per le persone Come progressista, questo sviluppo non può lasciarti indifferente. Hai solo la scelta tra l’apatia e l’impegno politico. Ho scelto quest’ultimo.

La convinzione che non debba essere così, che sia possibile rendere la nostra società più giusta, mi ha portato al mio impegno politico. Mi ci ha portato insieme a persone di tutto il mondo che stanno lottando insieme per un futuro degno d’essere vissuto per tutti. E mi ha portato molto rapidamente la risposta della repressione statale: all’età di 15 anni sono stato arrestato per la prima volta a Berna da un commando speciale. Da allora, i decreti penali e le perquisizioni domiciliari mattutine hanno segnato costantemente il mio lavoro politico.

So già a cosa mira questa repressione: vuole togliermi il coraggio che ho avuto all’inizio del mio impegno. Il coraggio di non essere consegnato inconscio per i reati, non devo solo guardare, ma posso lottare.

Infatti, alcune volte avrei perso il coraggio se non fosse stato per la forza della solidarietà. Quella solidarietà, che fuori dalle porte di questo tribunale trova la sua espressione molto pratica in tante persone diverse, che non mi fa sentire solo qui dentro.

Queste persone provengono da un’ampia varietà di retroterra e posizioni politici. Ma vengono tutti, sapendo che questi processi hanno lo scopo di giudicare non solo me, non solo individui, ma un intero movimento.

E vengono perché loro – proprio come le 2.000 persone presenti alla manifestazione Basel Nazifrei 2 anni fa – sanno che non dovremmo lasciare la lotta contro il fascismo agli organi statali.

Quegli organi statali che hanno permesso ai nazisti del PNOS di delirare in pubblico di programmi di eutanasia e incolpare gli ebrei per la Shoah. Quegli organi statali che in Germania sono molto ben collegati al terrorismo fascista attraverso innumerevoli chat di polizia d’estrema destra. Infine, quegli organi statali che con il supporto finanziario e logistico di Frontex e la procedura di schedatura razziale, sul Reno attuano le stesse politiche razziste che stiamo combattendo.

Sì, penso che la polizia e la magistratura di Basilea siano i peggiori difensori possibili contro il fascismo. E certo, è per questo che sono convinto che sia meglio organizzarsi contro il fascismo che affidarsi a una forza di polizia, nelle cui file affiorano sempre più esponenti di estrema destra, come Adrian Spahr condannato per discriminazione razziale, o appartenenti al servizio segreto turco. E su questo: certo, sono andato da tutte le altre persone nel novembre 2018 per impedire ai nazisti di portare la loro spazzatura disumana tra la gente. E sì, a volte ho persino usato un megafono per subissare di urli l’incitamento all’odio dei nazisti.

Questa manifestazione è stata importante, indipendentemente dal fatto che piaccia o meno alla procura di Basilea con le sue fantasie statali di onnipotenza. Basel Nazifrei per me non è solo uno slogan e oggi sono qui davanti alle barriere della giustizia di classe con la più profonda fiducia che, qualunque cosa accada, ci saranno sempre persone pronte a lottare per questo.

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https://rotehilfech.noblogs.org

6 novembre 2020

Processo G20 a Zurigo (3 dicembre 2020)

Il 3 dicembre, 3 persone saranno processate a Zurigo per le proteste condotte contro il vertice del G20 ad Amburgo nel 2017.

Sono accusati d’aver partecipato alla manifestazione partita venerdì da Volkspark per sbarrare la strada ai potenti nel centro della città. Il processo è stato ceduto alla Svizzera, in modo che la magistratura locale sia ora partecipe della revisione politica del vertice G20. Lo stesso giorno inizieranno ad Amburgo i primi processi contro coloro accusati nell’ambito del “complesso di Rondenbarg”, all’epoca avevano meno di 21 anni.

Dal vertice G20 tenutosi 3 anni è successo molto. Da allora, lo Stato tedesco attacca il movimento di sinistra, rifacendosi alle proteste contro questo vertice. Sta perseguendo due programmi: primo, la legittimità delle proteste dirette contro un vertice dei 20 Stati economicamente potenti deve essere contestata tramite processi (presumibilmente) spettacolari. Un vertice di quegli Stati responsabili a livello mondiale degli aspetti più diversi della barbarie capitalista. In secondo luogo, cercano d’intimidire e dividere con la repressione. È una strategia che conosciamo fin troppo bene dall’esperienza dei precedenti vertici.

Ci ricordiamo cosa sono stati quei giorni di luglio ad Amburgo. I venti maggiori Stati s’incontrano nel centro della città di Amburgo, si bloccano interi quartieri con settimane di anticipo, vietano i campi e fanno irruzione nei locali di sinistra. Questa arroganza dei potenti è stata decisamente contrastata nei giorni successivi. Anticapitalisti/e di tutti i Paesi portano le loro proteste in piazza e danno una risposta comune alla provocazione dall’alto. Si verificano diverse, ampie proteste, manifestazioni, blocchi e scontri in strada. In pochi istanti, soprattutto la sera di venerdì nel Schanzenviertel, si rivela quanto siano sabbiose le fondamenta del loro ordine.

In questo contesto, vediamo il loro contrattacco dopo il vertice, perché l’intensità con cui cercano di delegittimare le proteste a volte è alimentata dal fatto che nel frattempo hanno perso il controllo, il potere in strada. Rispondiamo al loro attacco: nessuno è abbandonato, nessuno è solo. Esprimiamo solidarietà a tutti coloro coinvolti in uno qualsiasi dei vari procedimenti G20, siano essi Rondenbarg, Elbchaussee, Parkbank, processi art. 129 o altro. Allora come oggi, la lotta contro i responsabili della distruzione, dello sfruttamento e dell’oppressione è stata ed è giustificata quanto necessario.

Chiamiamo a esprimere solidarietà all’imputato davanti al tribunale (3 dicembre, 8:45, BGZ Zurigo a Wengihof). Seguiranno ulteriori informazioni sul processo. Allora come adesso: distruggere il G20!

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Dal sito: aufbau.org

Novembre 2020

Basilea senza nazisti: guarda indietro, vai avanti!

Antifascisti sempre

Solidarietà verso gli accusati al processo “Baselnazifrei”!

Antifascisti: guardare indietro, andare avanti!

Nel novembre 2018 il Partito nazionalista svizzero (PNOS) di estrema destra ha annunciato un raduno in Messeplatz a Basilea. Contro di ciò, si è svolta una grande manifestazione non autorizzata. La mobilitazione è stata ampiamente condivisa ed è riuscita a cacciare i nazisti grazie al suo comportamento determinato. Pochi mesi dopo è iniziata una grande ondata repressiva nei confronti di numerosi/e antifascisti/e. Sono avvenute parecchie perquisizioni domiciliari e arresti. Nel corso della quarantina di processi ancora aperti, gli imputati sono minacciati di diversi mesi di reclusione, talvolta senza la condizionale, per vari reati come violazione della pace, violenza e minacce a sbirri o attacchi.

Perché gente che ha bloccato i nazisti e li ha scacciati è criminalizzata e messa alla gogna, mentre partigiani/e che in passato da ovest a est hanno combattuto con le armi per la liberazione dal fascismo sono considerati degli eroi? Il fascismo è descritto nella storiografia borghese come incidente, ed è storicamente superato. Noi la pensiamo diversamente. Il fascismo fonda nelle contraddizioni della società capitalistica e si rafforza non a caso di nuovo lì dove le contraddizioni si acuiscono. Quindi proprio l’attuale crisi mostra certi paragoni con le condizioni producenti il fascismo storicamente. Soluzioni neoliberiste, quali la precarizzazione crescente delle condizioni di vita della gente cui il capitalismo non può garantire alcuna prospettiva, la rispettabilità in aumento di un dibattito xenofobo e inasprimento di misure autoritarie da parte del governo sono espressione dell’attuale sviluppo legale e alimentano il rafforzamento a livello mondiale di correnti di destra radicale.

E’ nostro compito analizzare questo sviluppo e combatterlo. Non dobbiamo lasciarci intimidire! Il fascismo è stato storicamente sottovalutato e chi l’ha combattuto è stato sempre criminalizzato Se oggi non deve essere legittimo manifestare contro il fascismo, allora è il caso di farlo? Dobbiamo aspettare finché i gruppi fascisti crescano d’importanza sociale? Finché i nazisti non solo attacchino la gente, ma l’uccida? Oppure possiamo già domandarci se qualcosa ci sia forse sfuggito, anche prima che i fascisti prendano il potere, trasformino la società con violenza spietata e instaurino il loro dominio autoritario?

Non lasciamo al caso la risposta a questi interrogativi! Opponiamoci al fascismo. Pure presunti gruppetti e azioni fascisti vanno combattuti secondo lo slogan “A mali estremi, estremi rimedi”. La manifestazione “Baselnazifrei” è un esempio riuscito della prassi antifascista su cui poter costruire. La varietà delle azioni avvenute quel giorno è di enorme importanza. Dalla forte opposizione, all’azione di propaganda dei nostri contenuti fino allo scontro militante, l’antifascismo non è una guerra per bande, ma una lotta nella società e sulla società. Tocca a noi condurre questa lotta.

Revolutionaerer AUFBAU

Data: 28 novembre 2020 – Manifestazione a Basilea

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Tratto da: barrikade.info

Ottobre 2020

ZH: Attacco contro l’apparato giudiziario

Ieri sera (27 ottobre) abbiamo espresso la nostra solidarietà e solidarietà agli imputati di “Basel Nazifrei” e di “Effi29” mediante frammenti e vernice contro l’edificio del Procuratore capo del Canton Zurigo.

Da alcune settimane, e probabilmente per un periodo di tempo più lungo, a Basilea sono in corso oltre 40 procedimenti contro gli/le antifascisti/e che due anni fa hanno bloccato il partito nazista PNOS. A novembre inizierà anche il processo contro diverse persone accusate di opposizione militante allo sgombero di Effi29 a Berna.

Quando i nazisti prendono lo spazio pubblico per portare i loro contenuti disumani in strada, non è solo legittimo, ma necessario spazzarli via dalla strada, sia fisicamente che in termini di contenuto! Occorre anche lottare e difendere gli spazi anticapitalisti come alternativa a una città completamente orientata al profitto e al controllo. Ora, non sorprende che lo Stato, sempre attento a tenere in suo possesso il monopolio della forza, cerchi di contrastare tali momenti di conflitto. Manifestazioni incontrollate, pietre volanti contro polizia e nazisti, la rottura aperta con i rapporti di proprietà e molte altre forme di politica rivoluzionaria che mettono in discussione l’esistente sono spine nel fianco ai governanti. Quindi loro non si tirano nemmeno indietro dal mettere in moto tutti gli strumenti repressivi a loro disposizione per rimetterne almeno alcuni in riga. (Il che, a proposito, funziona solo molto raramente, nonostante costi elevati, espedienti tecnici, ecc.!)

Se si colpiscono singoli, come in questi processi, ci sono alcuni punti che non vogliamo dimenticare: nonostante la repressione ora in atto, vogliamo ricordarvi ancora che entrambe le giornate sono state estremamente educative e di successo. A Basilea, il corteo PNOS è stato bloccato da oltre 2.000 antifascisti/e. A Berna è stato chiarito che il movimento non accetta più semplicemente gli sgomberi. Sebbene Effi non fosse possibile tenerlo, la militanza durante lo sgombero e nelle notti successive per le strade di Berna ha avuto un effetto positivo sulle successive occupazioni nella città. Ora sta a tutti noi che la solidarietà non resti solo una parola. Dobbiamo contrastare insieme i tentativi d’intimidazione e di divisione. La solidarietà può assumere forme diverse, che si integrano e si uniscono a vicenda. La gerarchizzazione sarebbe fuori luogo qui, come spesso accade. Raccogliere denaro per le spese legali è importante tanto quanto gli attacchi militanti contro l’apparato giudiziario. Sostenere i singoli militanti in tribunale è importante tanto quanto continuare a portare la loro lotta antifascista e anticapitalista in strada. La lista potrebbe allungarsi di gran lunga …

Se riusciamo a cogliere la solidarietà nel suo insieme e a svilupparla in avanti, allora non solo sosterremo i singoli colpiti, ma mostreremo anche chiaramente allo Stato una cosa: la lotta rivoluzionaria non può essere fermata con pene detentive o multe, ma troverà anche un modo per affrontarlo.

Solidarietà agli imputati di Basilea e Berna – solidarietà con tutte le lotte rivoluzionarie in tutto il mondo!

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Tratto da: barrikade.info

Ottobre 2020

ZH: Comunicato sull’attacco con vernice contro la Camera di Commercio

Contro la giustizia di classe – contro la repressione – per un mondo senza sfruttamento e oppressione. Per la rivoluzione.

Nella notte tra il 18 e il 19 ottobre 2020, abbiamo attaccato l’ingresso della Camera di Commercio Germania-Svizzera in Tödistrasse 60 a Zurigo con la vernice e quindi abbiamo lasciato un segno nel paesaggio urbano.

Esprimiamo la nostra solidarietà ai 10 compagni/e condannati nel “processo di Monaco di Baviera ai comunisti” giudicati il 28 luglio 2020 colpevoli d’appartenenza a un’organizzazione terroristica o a delinquere all’estero, ai sensi degli articoli 129 (a / b) del codice penale tedesco. I/le compagni hanno ricevuto pene detentive che vanno da 2 anni e 9 mesi a 6 anni e 6 mesi senza essere stati accusati di un singolo reato specifico o atto violento e sebbene l’organizzazione TKP/ML (Partito comunista di Turchia, marxista-leninista, n.d.t.) non sia vietata in Germania.

Esprimiamo la nostra solidarietà ai 22 compagni di Roter Aufbau Hamburg, accusati di costituire un’organizzazione a delinquere ai sensi dell’articolo 129, che hanno dovuto subire perquisizioni domiciliari e arresti. Finora sono state raramente pronunciate condanne secondo gli articoli 129 (a / b), che però sono spesso usati per “fiutare” e legittimare le perquisizioni domiciliari (28 in 4 regioni federali, in questo caso). Con tale strumento, si può confiscare infrastrutture e distruggerle nonché danneggiare le strutture. In questo modo, l’ambiente politico e privato dei colpiti deve essere intimidito e gli/le attivisti/e isolati dai movimenti sociali.

– Ricordiamo la notte dell’omicidio a Stammheim il 18 ottobre 1977, quando i prigionieri della RAF, Andreas Bader, Gudrun Ensslin, Jan-Carl Raspe e Irmgard Möller, sono stati trovati morti o gravemente feriti nelle loro celle nel carcere d’isolamento di Stammheim.

La giustizia di classe ha inizio con il modo di produzione capitalistico, la proprietà privata e la ricerca del profitto. Gli apparati statali borghesi gestiscono e proteggono questo ordine economico. Occorre quindi attaccare sia i/le responsabili statali che i/le beneficiari/beneficiarie economici. La Camera di Commercio Germania-Svizzera, fondata nel 1912 e quindi attiva durante due guerre mondiali (e chiusa per due anni dagli alleati nel 1945) ci offre un buon obiettivo simbolico per contrassegnare la capitale tedesca e lo Stato tedesco.

Dopo la capitolazione del Terzo Reich, lo Stato e il capitale tedesco hanno mantenuto una terrificante continuità, sia in termini di personale che di struttura. Questo non è stato sottolineato solo dalla RAF negli anni ’70. Hanns Martin Schleyer, ad esempio, ucciso dalla RAF in risposta alla notte dell’omicidio a Stammheim, è stato SS-Untersturmführer (vice-comandante SS, n.d.t.) e poi presidente dei padroni in RFT. Non solo presso il ministero dell’Interno o le autorità di sicurezza come l’Ufficio federale di polizia criminale oppure i servizi segreti della RFT, numerosi membri di NSDAP (Partito nazionalsocialista dei lavoratori, n.d.t.), delle SS (squadre di protezione, n.d.t.) o dei servizi di sicurezza sono stati continuamente impiegati. Quando un vecchio nazista si è ritirato in pensione negli anni ’80, i suoi anni di servizio nel Terzo Reich sono stati contati ai fini del calcolo della pensione del dipendente pubblico. Succedono cose del genere.

Per noi è chiaro: il fascismo non è semplicemente un’opinione «estremista» di cui occuparsi in un’epoca storica e si lascia alle proprie spalle. Il fascismo viene dalla media borghesia. L’autoritarismo e il potere statale sono guidati da quelle forze sociali che hanno da perdere proprietà, controllo e ricchezza in una crisi fondamentale del capitalismo. E questo fatto ci porta scomodamente al presente in un batter d’occhio.

Negli ultimi anni e decenni, in Svizzera e Germania (e ovviamente altrove) sono state “riviste” e adattate numerose leggi di polizia alle “esigenze” di una vera e propria controinsurrezione. In extremis, ad esempio, ciò significa detenzione preventiva che può essere estesa a piacimento. Senza offesa, senza accusa, “detenuti infinitamente per sospetto”.

La magistratura trova il proprio ruolo in questi aggravamenti sociali. Delega sempre più poteri direttamente ai PM dell’ufficio della procura e della polizia. Questi costruiscono minacce di terrorismo e violenza per poi indagare sui movimenti sociali e loro esponenti con sospetto presunto e inventato. Le persone colpite scompaiono in “custodia cautelare” per anni senza giudizio o accusa.

In netto contrasto con ciò esiste la procedura incredibilmente incompetente e banale contro i nazisti. Ad esempio, nel processo contro NSU (Clandestinità nazionalsocialista, n.d.t.), in cui l’ambiente dei nazisti è stato risparmiato il più possibile e la scoperta delle connessioni tra i nazisti assassini e la protezione della costituzione è stata attivamente contrastata. Il confronto diretto delle sentenze nei processi NSU con quelle portate avanti al processo contro i/le comunisti ci dà più di una semplice idea di dove la magistratura politicamente attiva e cosciente vede il nemico pubblico.

Anche in Svizzera chiunque lo desideri può essere oggi testimone di un’assurda giustizia di classe. Nei quasi 40 processi contro i/le partecipanti a una manifestazione antifascista riuscita contro i nazisti in corteo nel novembre 2018 (#BaselNazifrei), compagni/e sono stati condannati a mesi di prigione. Un’imputata comportatasi politicamente al suo processo affermando la necessità di una resistenza antifascista è stata persino condannata a 8 mesi senza la condizionale. Anche in tal caso, basta la partecipazione. Il tribunale non è riuscito a provare alcun singolo reato penale contro l’accusata e l’ufficio del PM non ha nemmeno tentato di portare una tale accusa. Democrazia borghese e il suo “stato di diritto” al top della forma.

Il timore che una crisi sociale e politica emerga dalla crisi economica in corso sta inducendo la magistratura a lasciare i confini dello Stato di diritto e ad espandere la magistratura di classe politica. È un chiaro annuncio da parte dei beneficiari reazionari riguardo alle condizioni esistenti a tutti gli attivisti rivoluzionari che si schierano contro la società di classe, contro lo Stato borghese e contro il capitale. Anche in futuro i giudizi politici della magistratura di classe non riguarderanno prima “rapitori e attentatori”, ma piuttosto attivisti/e politici. Questi attacchi colpiscono tutti noi, siano organizzazioni comuniste, centri autonomi, contesti femministi, movimenti per il clima o Black Lives Matter.

Nel frattempo, anche nei Paesi ricchi capitalisti, la legittimazione delle condizioni prevalenti non è più materialmente e oggettivamente data alla maggior parte dei colpiti dal “capitalismo reale”. Contemporaneamente si attua una normalizzazione ideologica dell’autoritarismo borghese. La normalità borghese è estrema, è violenta e attrae estremisti di destra e nazisti e consente loro di fare carriera nella polizia, nella magistratura, nell’esercito e nella politica. Ma non si sviluppa ai margini di destra, emerge dal centro della società borghese in crisi. Mira alla divisione, all’impotenza e alla rassegnazione dei diseredati. Protegge il potere e il reddito dei possidenti.

La lotta per un mondo senza sfruttamento e oppressione è una lotta antifascista ed è una lotta contro lo Stato e il capitale.

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Dal sito: aufbau.org

26 ottobre 2020

Dichiarazione al processo “Basilea senza nazisti” (26 ottobre 2020)

Oggi (26 ottobre 2020) un compagno è stato processato a Basilea, con l’accusa di partecipazione alla contro-manifestazione antifascista il 24 novembre 2018. Questa era diretto contro la sfilata del Partito nazionalista svizzero (PNOS). Al successo del blocco contro i nazisti è seguita un’ondata repressiva con perquisizioni domiciliari e arresti numerosi in tutta la Svizzera. La serie di processi è attualmente in corso contro una quarantina di antifascisti/e.

Dichiarazione del compagno, fatta in tribunale

Processo “Basilea senza nazisti” del 26 ottobre 2020

Non sono nato comunista.

Ma nel vedere come l’individuo tratta le persone e causa loro violenza … Nel vedere come l’individuo sfrutta le persone a scopo di lucro e saccheggia spudoratamente la natura. Tutta la disuguaglianza nonostante la gigantesca ricchezza nel mondo e molto altro ancora….

Tutto questo mi ha reso comunista.

D’altra parte, sono antifascista da molto più tempo, probabilmente fin dalle elementari. Anche allora non potevo sopportare di vedere le foto dei campi di concentramento, le foto di Auschwitz, Dachau e Buchenwald. L’intera violenza che il fascismo alla fine è in grado di esercitare. Anche allora, ero preso dalle immagini della miseria, di come le persone fossero svalutate e disumanizzate in una crudele continuazione della logica capitalista. Come le persone sono state spinte al lavoro forzato, degradate loro stesse a merci e alla fine annientate.

Mi hanno preoccupato le atrocità e la miseria del fascismo, ma contemporaneamente anche il coraggio e la solidarietà di chi si oppone alla violenza fascista. Fin da bambino ho provato riverenza e rispetto per coloro che non hanno indietreggiato negli anni ’30, quando i nazisti hanno sfilato per la prima volta in Germania. Spesso comunisti e comuniste. Si sono opposti con forza ai nazisti, nonostante siano stati abbandonati dai partiti regolari, anche se gli è stato detto di non esagerare. Sebbene siano stati criminalizzati e imprigionati. Anche allora loro avevano chiaro: ovunque i fascisti sfilino, occorre bloccare – dove i nazisti cercano di diffondere la loro ideologia, bisogna agire con decisione. Affidarsi allo Stato sarebbe un’indicazione errata. In questo caso non importano criteri del legale o illegale.

E se date uno sguardo alla storia passata, probabilmente sarete d’accordo con me.

Già da bambino ho provate rispetto per chi era già detenuto in ghetti o campi di concentramento, ma che opponeva ancora resistenza. Molti ebrei, oltre che comunisti/e sono stati presenti in prima linea: atti di sabotaggio, rivolte armate, sabbia negli ingranaggi della bestia fascista. Nel giuramento di Buchenwald, i prigionieri dei campi di concentramento liberati, molti dei quali prigionieri politici, hanno dichiarato: “Fermeremo la lotta solo quando l’ultimo colpevole sarà davanti ai giudici del popolo. La distruzione del nazismo con le sue radici è la nostra parola d’ordine. Costruire un nuovo mondo di pace e libertà è il nostro obiettivo. Lo dobbiamo ai nostri compagni assassinati e ai loro parenti”.

Se ora mi obbiettate: è stato nel passato e le mie osservazioni non sono più rilevanti al giorno d’oggi, allora guardate a Hanau e Halle. Guardate di cosa sono capaci i fascisti.

Quando do un’occhiata alla Turchia, vedo un regime fascista autoritario che agisce con tutta la violenza, la tortura e l’omicidio contro i/le curdi/e e gli oppositori politici. Quando guardo agli USA, noto un movimento di destra rafforzato che sogna di ricacciare in schiavitù i neri e d’impiccarli agli alberi. Con le pistole spianate è pronto a tutto. Anche in Europa vedo movimenti razzisti e antisemiti in progresso e più offensivi nelle loro azioni. Si sentono rinfrancati dal terreno fertile prodotto dalla politica dei Paesi capitalisti, che adottano una linea dura contro i rifugiati e proteggono i loro confini con il filo spinato.

In questo contesto vedo neonazisti diretti in Grecia per difendere con la forza le frontiere esterne europee contro i/le migranti: fascisti che cacciano i rifugiati anticipatamente alle pattuglie di frontiera di Frontex. Cercano di tenerli lontani dalle offerte di aiuto con la mazza in mano, e di maltrattarli di nuovo dopo tutti i traumi della guerra e della fuga.

Tutto questo mi rende triste e arrabbiato allo stesso tempo.

L’estremista di destra PNOS, che finge solo di indossare un mantello democratico, si è mobilitato per una manifestazione a Basilea il 24 novembre 2018. Tobias Steiger, presidente del PNOS Basel, ha istigato contro gli ebrei in questa manifestazione e li ha sottoposti a piano di dominazione sionista nel mondo. Ha detto che gli ebrei avrebbero fomentato sia la prima che la seconda guerra mondiale. Anche se in Germania se la sono cavata bene. Con i loro soldi, gli ebrei vogliono creare le condizioni per cementare il loro potere come popolo eletto. Il consigliere del PNOS vorrebbe sterilizzare con la forza tutti gli ebrei. I neonazisti, alcuni dei quali hanno seguito il PNOS a Basilea nel 2018, stanno ancora sognando la violenza dei campi di concentramento dove gli/le ebrei/e sono ridotti in schiavitù e assassinati. Ma anche comunisti/e, anarchici/e, sindacalisti, disabili, Sinti / Rom … Questo non può restare inconfutato. Questa barbarie deve essere contrastata con determinazione! Non solo le forze “radicali”, ma tutti dovrebbero non indietreggiare quando i neonazisti sfilano. 2.000 persone l’hanno fatto con successo quel sabato di novembre 2018 e hanno riservato ai nazisti un’accoglienza spiacevole.

Come antifascista, sono un osservatore molto partigiano della situazione ma scappare con i nazisti da solo non è sufficiente.

Da comunista ho capito che le radici del fascismo stanno nell’ordine sociale capitalista. La logica imperialista del saccheggio, del profitto e dell’impoverimento è un terreno in cui tendenze fasciste possono crescere e svilupparsi. Coloro che traggono il massimo vantaggio dallo sfruttamento nel capitalismo e realizzano grossi profitti hanno il massimo interesse in tempi di crisi a mantenere il loro potere con durezza. Essere contro il fascismo significa anche per me essere contro il capitalismo.

L’antifascismo è un dovere glorioso e umano. Difendere i valori antifascisti, ieri, oggi, domani è compito di tutti. Come comunista, sono fiero di potermi collocare in questo contesto storico e contemporaneo. E inoltre essere parte della lotta per il socialismo, essere parte di questa forza mutevole.

https://barrikade.info/article/3945

25 ottobre 2020

Commento sui recenti processi contro “Baselnazifrei”

Il PM, Camilo Cabrera si è presentato di persona in aula il 24 ottobre chiedendo per un imputato 5 anni di espulsione dal Paese e 17 mesi di reclusione con la condizionale. Il verdetto: 9 mesi con la condizionale e nessuna espulsione dal Paese. Nel processo della scorsa settimana, l’imputato è stato condannato a “soli” 7 mesi invece degli 11 richiesti. Questa è una chiara sconfitta per il reazionario Cabrera. Tuttavia, sono giudizi da valutare politicamente.

Questa e la scorsa settimana sono avvenuti altri processi contro Baselnazifrei (Basilea senza nazisti, n.d.t.). Tra l’altro, due persone sono state processate, che avevano già lottato attivamente contro il fascismo in Turchia. Essendo perseguite politicamente dallo Stato turco, entrambi hanno dovuto abbandonare la Turchia per non finire nelle prigioni della coalizione fascista AKP-MHP (Partito per la giustizia e lo sviluppo, l’uno e Partito del movimento nazionalista, l’altro, n.d.t.) di Erdogan per diversi anni.

Gli imputati sono ora giudicati in Svizzera con l’accusa d’aver deciso di sbarrare la strada ai neonazisti del PNOS, (Partito dei nazionalisti svizzeri, n.d.t.) che chiedono la totale privazione dei diritti dei migranti come loro. Sono stati processati anche per presunti lanci di pietre, non comprovabili in tribunale. Indipendentemente dalla questione della colpevolezza in questi casi trattati, lo chiariamo qui: quando i neonazisti scendono in strada e propagano lo sterminio di gruppi di popolazione, quando ricevono scorta dalla polizia e questi poliziotti pesantemente armati sparano sulla folla proiettili di gomma, non è poi sorprendente e non riprovevole che gente raccolga pietre in giro. Abbiamo già udito così la frase ripetuta all’infinito dei giudici e dei media: la violenza deve essere sempre condannata, non importa da dove provenga! Oh sì? Volete parlare di violenza, non importa da dove provenga?

Decine di migliaia di persone sono rinchiuse nei campi in condizioni disumane sulle isole greche. Navi da guerra e droni monitorano i confini e contribuiscono attivamente ad annegare migliaia di persone.

La Svizzera contribuisce a finanziarlo direttamente. La Svizzera ha i suoi campi e bunker per rifugiati. La Turchia bombarda le città curde, occupa il progetto rivoluzionario democratico di base Rojava nel nord della Siria con carri armati e provocando massacri. La Svizzera collabora economicamente e politicamente con lo Stato turco. L’ambiente è distrutto in tutto il mondo. Le imprese che talvolta ne traggono i maggiori benefici sono qui in Svizzera. Glencore, Syngenta o Credit-Suisse. E mentre i migranti sono assassinati dai neonazisti in Germania, questi ultimi vogliono sfilare a Basilea. La polizia ha ferito gravemente un manifestante antifascista. L’ufficio del PM mette le persone alla gogna e ordina diverse perquisizioni domiciliari. Si dice che i/le manifestanti siano rinchiusi in celle di detenzione per mesi. I tribunali condannano.

Questa è la violenza e il doppio standard al centro di questa società. Siamo arrabbiati. E non smetteremo mai di lottare. Camilo Cabrera ricorda questo: non abbiamo paura di te. Siamo antifascisti turchi e curdi, siamo antifascisti di diverse città svizzere. Chiediamo a tutti di prendere posizione, perché insieme possiamo anche diventare più forti crescere attraverso questa repressione. Nessun posto per la propaganda nazista da nessuna parte! Insieme contro neonazisti, fascismo e repressione!

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https://barrikade.info/article/3833

Settembre 2020

Mobilitazioni per i prossimi processi “Basilea senza nazisti”

Da alcuni mesi sono in corso i procedimenti giudiziari contro “Basel Nazifrei”. Finora sono stati condannati 4 antifascisti/e a diversi mesi di reclusione con la condizionale per aver violato la pace e per “violenza e minacce passive” (ovvero: per aver partecipato alla grande manifestazione antifascista nel 2018).

Chiediamo di venire in tribunale il 21 settembre e il 21 ottobre. In questi processi sono ora richieste pene detentive senza condizionale.

I processi “Basel Nazifrei” non sono isolati, ma in un contesto sociale. La repressione contro gli antifascisti non dovrebbe essere intesa solo come una reazione alla forte mobilitazione, ma è l’espressione di un clima repressivo in aumento a livello locale e globale e di uno spostamento sociale a destra.

Da diversi anni a Basilea si sta sviluppando una linea reazionaria “Law-and-Order” (ordine e disciplina, n.d.t.) contro il movimento di sinistra: si infliggono punizioni collettive, si innalza il livello di punizione, si accerchiano sempre più le manifestazioni e si cerca di dividerle in manifestanti “buoni” e “cattivi”.

Questa repressione è un attacco alle nostre idee e pratiche. Se mancasse la resistenza, sarebbe legittimata e ci sarebbe normalizzazione. La repressione deve dividere, intimidire e isolare. La nostra risposta deve essere la solidarietà e la continuazione della nostra pratica: gli attacchi terroristici di destra come a Hanau o Halle e la ripresa sociale degli estremisti di destra mostrano la necessità di un antifascismo senza compromessi. Siamo pienamente solidali con gli accusati. L’autodifesa militante è giustificata!

Si tratta di:

-mostrare solidarietà a coloro che ora devono affrontare pene detentive, essendosi opposti risolutamente ai nazisti!

-Contrastare la continua intensificazione della repressione contro i movimenti di sinistra con una forte risposta!

– Sviluppare un impegno per l’antifascismo extraparlamentare!

Quando e dove?

Il 21 settembre e il 21 ottobre 2020, alle 7.30 davanti al tribunale penale, Schützenmattstrasse 20, Basilea

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Da: aufbau.org
Fonte: barrikade.info

30 luglio 2020

ZH: Incendio nella Villa di “Masken-Kids” a Zuerichberg

Durante questa notte abbiamo appiccato un incendio nel giardino della villa dell’avvocato Bruno Becchio in Kantstrasse 14 a Zurigo. Stiamo punendo la locale EMIX Trading AG e i suoi proprietari per aver spudoratamente sfruttato la sofferenza di molti, facendo vendite di mascherine troppo costose al governo federale.

100 milioni di franchi. Molto più ricca è una banda di ragazzi della Gold Coast a seguito della pandemia da Covid 19, che sono già ricchi. Quindi da questa crisi che allo stesso tempo ha portato migliaia di persone già povere sull’orlo della sussistenza.

A fine marzo, in un periodo che i bonzi e i/le politici stavano cercando di prepararci con vuote frasi di solidarietà ai tagli imminenti, è scoccata l’ora d’oro dei vincitori della crisi anti-solidarietà: in generale non solo hanno tentato di scaricare il costo della crisi sui lavoratori di tutto il mondo, ma anche cercato di ottenere un extraprofitto dalla crisi. Miliardi di euro sono stati investiti in scommesse speculative contro Paesi colpiti in modo particolarmente duro dalla pandemia, e banchieri in comitati di esperti convocati in tutta fretta hanno generosamente si sono riforniti loro e i loro compari di statali. Un’azione di arricchimento particolarmente disgustosa è stata portata alla luce dalla ricerca di Inside Paradeplatz ed è la ragione per cui noi questa notte ci siamo incamminati con alcune bottiglie di benzina e pneumatici nel quartiere delle ville della città di Zurigo

Riassumiamo insieme: Jascha Rudolphi e Luca Steffen, due indossatori di polo poco più che ventenni, entrambi domiciliati nel Gold Coast di Zurigo ed entrambi fino a pochi mesi fa alla direzione di Junge SVP Zürich (giovani del Partito popolare svizzero – Zurigo, n.d.t.) sono riusciti con la loro EMIX Trading AG in Svizzera e Germania a vendere mascherine igieniche cinesi in dotazione sugli aerei, quando il mondo intero stava litigando per le mascherine. Lo hanno fatto a prezzi così sbalorditivi da divenire con questo accordo dei multimilionari e ora girano in costose Ferrari. Nella trama opaca delle sue cassette postali questa villa in Kantstrasse 14 occupa una posizione centrale. Non c’è quasi più spazio nella cassetta postale (ora già bruciata) per l’avvocato degli affari Bruno Becchio: società di import-export, società di consulenza e fondi immobiliari, tutto senza un indirizzo Internet funzionante e senza attività economica riconoscibile. Ragioni sociali spesso modificate, frequente dei nomi delle società, sempre gli stessi nomi elencati come firmatari autorizzati. All’inizio, si sarebbe propensi a pensare al normale piccolo crimine della criminalità economica in questa rete aziendale losca, un po’ di mercanteggiamento sottobanco, un po’ di riciclaggio di denaro e di tanto in tanto un fallimento mirato. Ma qui si tratta di Zürichberg e non di un deserto industriale suburbano intercambiabile, qui sta giocando un’altra banda. I due “indossatori di polo” e i loro compari hanno avuto apparentemente abbastanza denaro per comprare milioni di mascherine e caricare aerei-charter in pochi giorni, ed evidentemente avevano buoni contatti con Berna e Berlino per imporre la loro offerta di usura contro concorrenti più economici. Figurano molti indizi che i due abbiano effettivamente buoni collegamenti. Esistono i loro presunti migliori amici, Maurice e Kyrill Dreyfus, eredi di miliardi del commerciante di materie prime Louis Dreyfus AG e figliastri dell’ex-capo della Banca nazionale e ora Blackrock Vize Hildebrand. Poi siede fra gli azionisti il rinomato avvocato d’affari e pure Peter Ackermann, attivo nel commercio di materie prime e funge da consigliere dei due. Continua ad apparire Il nome di Karl Friedrich Lamoral Hugo, Prinz vom Thurn und Taxis (sic!), un discendente decadente della nobile famiglia bavarese Thurn e Taxis, ultra reazionaria. E, non da ultimo ecco la consorteria del denaro della Gold Coast di SVP, con Christoph Blocher al vertice, che posa in diverse foto accanto ai due giovani milionari.

Non ci sorprende che questi circoli – resi ricchi dalla massiccia sofferenza derivante dallo sfruttamento – si servano anche di una pandemia per diventare ancora più ricchi. Non dovrebbe essere una sorpresa per i signori dello Zürichberg, tuttavia, che i loro affari si attirino la rabbia delle persone senza vista sul lago. Quelle persone che pagheranno a caro prezzo le nuove auto di lusso dei Maskenkids. Se i loro complici del Consiglio federale di Berna nei prossimi mesi ci diranno che dobbiamo stringere la cinghia, che le casse dell’assicurazione contro la disoccupazione o delle direzioni scolastiche sono vuote, che ora si tratta di salvare la “nostra” economia; dovremmo quindi ricordarci. Ricordare perché i registratori di cassa sono vuoti. Ricordare quelli che hanno guadagnato milioni a spese di quelle casse. E allora questo ricordo dovrebbe darci motivo di spostarci verso Zurichberg. Con bandiere o benzina.

Classe contro classe!

Per una prospettiva rivoluzionaria!

da: aufbau.org
Fonte: https://barrikade.info

Comunicato sulla giornata d’azione dell’11 luglio

INSIEME CONTRO IL CAPITALISMO!

UN ALTRO MONDO E’ POSSIBILE !

Noi, coalizione di vari contesti politici di sinistra nella città di Zurigo, abbiamo chiamato a una giornata d’azione a Zurigo l’11 luglio con lo slogan “Non ci assumiamo la vostra crisi – insieme contro il capitalismo”.

L’appello dovrebbe essere un incentivo a organizzarsi per portare la resistenza in strada e renderla visibile in città. “Insieme contro il capitalismo” nell’appello implica l’esigenza di collegare diverse lotte contro il sistema esistente. Siamo partiti dall’approccio secondo cui solo collettivamente possiamo sviluppare la forza d’impatto per superare il capitalismo, la crisi economica prima e dopo la pandemia da coronavirus, il razzismo e il patriarcato.

Una panoramica incompleta della giornata:

Il centro di polizia e giustizia nel Distretto 4 è stato attaccato con vernice e cassonetti dati alle fiamme. Anche l’Associazione dei proprietari di case, Uber, il consolato brasiliano di Zurigo e l’Associazione di assicurazioni sanitarie SanteSuisse sono stati abbelliti con vernice. Dichiarazioni relative sono reperibili su https://barrikade.info/article/3674

Nel pomeriggio, in vari punti di Zurigo si sono realizzate promozioni di stand, mostre all’aperto, iniziative e simili. Temi trattati sono stati: schedatura razziale, comunismo ed ecologia sociale, movimenti rivoluzionari e di sinistra in Turchia e Kurdistan, massacro di Suruc, risposte femministe e anticapitaliste alla crisi, NiUnaMenos, crisi climatica.

Si sono svolti un raduno e una piccola manifestazione sul tema delle privatizzazioni ospedaliere e delle misure d’austerità nel settore sanitario. La rispettiva dichiarazione è disponibile su https://barrikade.info/article/3673

A fine giornata ci siamo riuniti per una manifestazione il che ha suggellato con un finale bello e incoraggiante, insieme a “Stop Erdogan’s War in Kurdistan – Zeit fuer Widerstand – gemeinsam gegen den Faschismus” !

La mobilitazione dell’11 luglio ha pure dimostrato che ancora molta strada va fatta, prima di riuscire a collegare lotte diverse. Per riuscirci dobbiamo esaminare criticamente le strutture nei contesti in cui siamo organizzati e lavorarci.

Un altro mondo implica molta strada da fare, ma è possibile.

ZH: Vernice contro i responsabili della crisi

(copiato da barrikade.info)

A Zurigo, dalla scorsa notte la gente è scesa in piazza contro l’addossare la crisi sulle spalle delle classi inferiori. A tale scopo si serve di una grande varietà di mezzi. Uno è segnare i responsabili con la vernice. A tutto il mezzogiorno di sabato, ci sono state segnalate 5 azioni militanti riuscite. Pubblichiamo qui i comunicati e alleghiamo foto pertinenti e non vediamo l’ora di continuare a utilizzare il materiale, augurando buona fortuna a tutti i gruppi ancora in strada, Serkeftin!

Centro di polizia e giustizia Zurigo (PJZ)

Associazione dei proprietari di case Zurigo Uber

consolato brasiliano Zurigo

Associazione delle assicurazioni sanitarie SanteSuisse

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Attacco al PJZ

Come preludio all’odierna giornata d’azione anticapitalista “Non ci assumiamo la vostra crisi – insieme contro il capitalismo # zh1107” contro l’accollare la crisi alle classi inferiori, ieri sera abbiamo attaccato con vernice e cassonetti incendiati il centro di polizia e giustizia di Zurigo in corso di costruzione. Dalla Francia al Sudan, al Libano, passando poi a Iran e a Hong Kong fino agli USA e al Cile,: l’anno scorso i governanti di tutto il globo hanno dovuto affrontare massicce rivolte popolari. Viviamo in un mondo che può promettere una prospettiva dignitosa a sempre meno gente, in un periodo in cui crisi, come la pandemia da Covid 19 o la catastrofe climatica, minacciano i mezzi di sussistenza di miliardi (mentre vengono realizzati alcuni miliardi di profitti), in un sistema in rovina che quotidianamente dimostra la sua irriformabilità.

Per quanto diverse siano le rivolte e le sommosse nei diversi Paesi, la reazione a quest’ultime è simile, con gli sbirri a picchiare e sparare, celle carcerarie che si riempiono, mobilitazione fascistoide degli elementi sociali più reazionari: in molti luoghi l’ordine di sfruttamento dei governanti può essere mantenuto solo con la pura forza.

Sebbene in tal caso le contraddizioni sociali si stiano sempre più acutizzando, la borghesia svizzera – non da ultimo grazie a secoli di sfruttamento coloniale – dorme ancora sonni tranquilli. Quindi, il potere dello Stato mette in campo un arsenale più differenziato che lo sfollagente.

Oltre ai segugi e ai furgoni penitenziari, la polizia conta anche su offerte d’integrazione divisiva e sbirri del dialogo. La controrivoluzione preventiva è sempre stata parte particolarmente centrale della controinsurrezione svizzera: possibilmente, la ribellione degli oppressi va soffocata in anticipo, gli/le esponenti di un cambiamento rivoluzionario devono essere incarcerati o spezzati prima che possa sorgere un movimento di massa. Un esempio di questa strategia è la legge antiterrorismo recente uscita dal Consiglio nazionale, che prevede la detenzione preventiva per potenziali “minacce”.

Un altro esempio di controrivoluzione preventiva è la costruzione del palazzo di polizia e giustizia: le sue grandi dimensioni e la sua pretenziosità vogliono privare in anticipo le masse oppresse di ogni convinzione della possibilità di resistere. Ma non funziona; il cantiere PJZ è stato più volte bersaglio di azioni militanti negli ultimi anni. Ci uniamo a questo smontaggio pratico di nembo dell’invincibilità. Con la nostra azione di notte, con le nostre azioni di giorno e con molte altre azioni domani e dopodomani, dimostriamo: che la legittima resistenza della classe troverà sempre il modo d’esprimersi. Non ci facciamo bloccare dai vostri sbirri, dalle vostre leggi o dai vostri palazzi della giustizia!

Pace alle capanne, guerra ai palazzi – fuoco e fiamme alle carceri!

Uscir fuori per la giornata d’azione anticapitalista!

Non ci assumiamo la vostra crisi – insieme contro il capitalismo

Contro sbirri, confini, bonzi: viva la solidarietà internazionale!

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Attacco all’associazione dei proprietari di case (HEV) https://streamable.com/g46mwz

Secondo il rapporto annuale 2019, HEV conta 335.309 membri e innumerevoli proprietà in tutta la Svizzera. Questa associazione opera esclusivamente nell’interesse di proprietari/ie terrieri e si schiera quindi chiaramente contro gli interessi dei salariati, la cui maggioranza deve pagare l’affitto. Tale associazione è quindi emblematicamente simbolo degli attuali rapporti di proprietà dominanti, secondo cui alcuni ricchi possono finanziare la propria vita tramite la maggioranza della popolazione che paga l’affitto. Qui, non critichiamo la gente che a malapena può permettersi una casa unifamiliare, che in realtà però appartiene alla banca a causa dei prestiti contratti per essa. Critichiamo però l’enorme concentrazione di capitale e potere in questa associazione e nei suoi membri. Influenzando in modo sproporzionatamente grande, grazie all’enorme capitale e un forte consiglio d’amministrazione (formato principalmente da anziani, bianchi), influiscono e rafforzano la politica borghese. Non solo sono contrari a prevedere una quota d’appartamenti senza scopo di lucro, ma hanno anche parlato contro una rinuncia all’affitto nella crisi attuale! Questa gente che guadagna innumerevoli franchi svizzeri al mese e non deve far altro oltre possedere le case, non può rinunciare ad alcuni affitti mensili. Nell’attuale crisi molti salariati hanno perso il lavoro o le loro entrate sono scese al minimo. Questa gente teme per la propria sopravvivenza; fatture, assicurazioni, ecc. devono essere sempre pagate. Tuttavia, HEV vuole mantenere il proprio profitto il più elevato possibile anche durante la crisi. Questo è uno degli esempi più chiari della loro politica e del loro notevole ruolo nel processo di sfruttamento capitalistico di lavoratori/trici. Questi/e non solo sono sfruttati sul posto di lavoro, ma si trae anche profitto dal loro bisogno fondamentale della casa. Tutto questo deve finire! Chiediamo una rinuncia immediata dell’affitto per i prossimi mesi, così come alloggi molto più convenienti. Contro la concentrazione di capitale e la speculazione, contro lo sfruttamento di inquilini/e. NON PAGHIAMO LA VOSTRA CRISI! Dopo gli innumerevoli attacchi ai/alle inquilini/e, reagiamo! La vernice sulla sede HEV è un segno della nostra resistenza, solidale con tutti coloro esistenzialmente minacciati dalla crisi.

Lotta contro il capitale e solidarietà significano resistenza!

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“Non ci assumiamo la vostra crisi – Attaccato Uber”

In occasione della giornata d’azione odierna abbiamo utilizzato le prime ore dell’alba e rotto le finestre di Uber in Badenerstrasse a Zurigo.

Fin dalla sua fondazione, Uber lavora intensamente per strutturare sempre più settori vitali secondo la logica del capitale, per trarne profitto. La società ha ricevuto una sua prima fattura per questo inizio d’anno, quando tutti i vetri della sua filiale di Zurigo sono andati in frantumi. A questo punto vogliamo fare riferimento all’allora dichiarazione che risponde precisamente al principio di sfruttamento di Uber: https://brrkd.info/article/3119,

Con l’azione odierna vogliamo aggiungere alcune righe su come Uber ha operato durante l’attuale crisi (da coronavirus). Si tratti di trasporto passeggeri o di consegna di cibo (Uber Eats), Uber si espande in sempre più parti del mondo con sempre più servizi. Inoltre, avvengono investimenti ad esempio nella ricerca di auto a guida autonoma o nel tentativo avviato da Facebook di privatizzare il denaro con propria valuta internet, la Libra. Uber sta avanzando in modo aggressivo. Negli USA, ha reclutato non solo autisti/e della concorrenza e lobbisti/e fra i politici, ma ha anche sabotato la concorrenza in modo mirato e abbassato i prezzi di mercato in tutto il mondo.

Uber lavora costantemente per il suo monopolio sul mercato. Quanto non può essere acquistato è distrutto. Non sorprende quindi che Uber scriva bilanci in rosso praticamente in tutte le sue aree di business, nonostante la valutazione del valore elevato in borsa (parola chiave, formazione di bolle speculative). I prezzi vengono a lungo abbattuti a scapito del proprio profitto, finché la concorrenza non vada in pezzi. Grazie allo sfruttamento dello status di pseudo-lavoro autonomo di lavoratori/trici e investitori su Google e soci, questo può essere tollerato per un po’. (Procedure simili si son potute riscontrare, ad esempio, nel fenomeno degli scooter elettrici o delle e-bike in città, quando vari fornitori hanno presentato istanza di fallimento dopo pochi mesi).

Al contrario, rispetto al servizio di consegna del cibo, Uber Eats, cresciuto ancor più durante le restrizioni (isolamento, ecc.) (beninteso alle normali condizioni di lavoro Uber senza congedi per malattia, per non parlare d’indennità di rischio o equipaggiamento protettivo), l’attività per il trasporto di passeggeri durante la pandemia è crollata. Così tanto che i milionari di Silicon Valley si sono sentiti in dovere di risparmiare. A inizio maggio la società ha annunciato il prossimo licenziamento di almeno 3.700 dipendenti a causa della crisi. Oltre al servizio clienti, è soprattutto il settore del reclutamento dipendenti a essere colpito. (Senza voler parere cinici, ci sembra che questo settore comunque diventi un processo che si autoalimenta a causa della precarizzazione di lavoratori/trici dovuta alla crisi.)

Che Uber scarichi la crisi sulle spalle dei lavoratori testimonia un’ulteriore espansione. Mentre i/le dipendenti messi fuori, Uber rileva la società americana Postmates per oltre 2 miliardi di dollari. Espandendo e monopolizzando, si continua quindi a investire bene e risparmiare sulla forza lavoro. Lezione di capitalismo delle migliori.

Aziende come Uber corrono in avanti con sviluppi tecnologici e aprono sempre più settori all’accumulazione di capitale. L’attacco tecnologico basato sull’individualizzazione dall’alto (inclusa un’ulteriore tendenza all’isolamento) ha preso piede e avanza. La pandemia da Covid-19 va utilizzata come catalizzatore che acceleri fortemente questo processo. Non importa se con una trasformazione mirata del sistema sanitario, attacchi al lavoro e all’istruzione, mobilità o comportamento dei consumatori.

Se oggi abbiamo attaccato Uber, non solo per il suo principio di autosfruttamento di lavoratori/trici, avulsi da critiche tecnologiche o viceversa. Gli attacchi (tecnologici) alla nostra vita rispecchiano condizioni sociali. Ecco perché la lotta collettiva contro singoli attori deve essere collegata alla lotta contro il capitalismo. Perché non siamo disposti ad assumerci la loro crisi!

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Resistenza a Bolsonaro, resistenza al fascismo!

L’attuale situazione in Brasile è devastante: sono già 1,6 milioni i contagiati da coronavirus e oltre 50.000 i morti. Come può essere che, nonostante così tanti morti e una rapida espansione, non si faccia nulla? La risposta è semplice e breve: l’attuale presidente Jair Bolsonaro e il suo governo sono responsabili di questa crisi. In Brasile, il coronavirus si è diffuso da cima a fondo, cioè i ricchi sono stati contagiati per primi e poi hanno contagiato i loro dipendenti, e sono proprio questi a essere particolarmente colpiti. La maggioranza di lavoratori/trici vive in condizioni precarie. Restare in quarantena a casa e non andare al lavoro per la maggior parte di loro è fuori discussione, perché altrimenti morirebbero di fame. Ma il governo non pensa di aiutare la popolazione e Bolsonaro è chiaramente contrario alla quarantena, perché ciò danneggerebbe in definitiva l’economia e il profitto. L’estrema destra di Bolsonaro non è una novità in Brasile. È iniziata con la dittatura militare fascista nel 1964, basata sul concetto di “sicurezza nazionale”. Questa dottrina ha sostenuto che i veri pericoli per il Brasile venivano da “poteri controllati esternamente”, specificamente s’intendeva il “pericolo comunista” e tutto ciò che sembrasse parzialmente di sinistra era interpretato come una minaccia. Questa dottrina è ora di nuovo evidente sotto il governo di Bolsonaro. Nell’accademia militare brasiliana, guidata dal generale Golberty de Couto e da Silva (consigliere di tutti i governi staccatisi dopo il golpe del 1964 in Brasile e principale organizzatore del servizio segreto), la dottrina della sicurezza nazionale è stata “ideologizzata” e sistematizzata. È divenuta base ideologica per i governanti del Brasile. Un’ideologia con cui i militari (anche una parte dei governanti) si giustificano e santificano: onore, disciplina, autocontrollo, patriottismo, fratellanza in armi, ecc. Sessismo, razzismo, omofobia, sciovinismo, tutti «valori» esaltati dal governo di Bolsonaro. Come se tutto ciò non fosse abbastanza grave, Bolsonaro non si ferma davanti all’ambiente. Durante il suo mandato, sono state deforestate enormi aree dell’Amazzonia (poco meno di 9.166 chilometri quadrati nel solo 2019). Alla domanda postagli in proposito, Bolsonaro ha incolpato gli/le ambientalisti/e d’aver bruciato l’Amazzonia stessa per mettere Bolsonaro in cattiva luce. Deforestando e accaparrandosi terre in modo mirato, cosa che sarà legalizzata da Bolsonaro, si è espulsa la popolazione indigena e le sue aree protette sono sistematicamente sfruttate: società minerarie, boscaioli, coltivatori di soia e industria della canna da zucchero sono autorizzati a saccheggiare le aree. Perciò, chiediamo a tutti di opporsi a Bolsonaro ed esprimere solidarietà contro questo governo fascista, sessista, razzista e omofobo. Questa è una lotta comune, poiché anche aziende svizzere come ABB e Nestlé lavorano a stretto contatto con il regime di Bolsonaro e ne traggono profitto.

Combatti il fascismo qui, in Brasile e ovunque!

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Ingresso dell’ufficio di SantéSuisse deturpato

Oggi ci siamo intrufolati in un edificio con uffici in Europaallee e abbiamo deturpato con la vernice l’ingresso dell’associazione di assicurazione sanitaria SantéSuisse. Invece di un comunicato, citiamo in tal caso il titolo di Tagesanzeiger (gazzetta giornaliera, n.d.t.) del 29 giugno 2020:

” ‘Negli ospedali esiste ancora un notevole potenziale di risparmio “Il presidente del consiglio d’amministrazione dell’associazione di assicurazioni sanitarie Santésuisse, Heinz Brand, critica il panorama ospedaliero in Svizzera.”

Se si considera quante vite la privatizzazione e l’orientamento al profitto dei sistemi sanitari globali sono costati negli ultimi mesi, Heinz Brand e soci dovrebbero considerarsi fortunati ad avere solo vernice (per il momento).

Salute anziché profitto – Per il comunismo!

da: aufbau.org
Fonte: https://barrikade.info/article/3580

Giugno 2020

Zurigo: Incendio al consolato USA

In solidarietà con l’insurrezione di massa negli USA, stasera abbiamo incendiato alcuni container davanti al consolato locale USA. Che le fiamme della lotta di classe continuino a diffondersi nel mondo!

Tutti insieme contro sbirri, razzismo e capitalismo!
Viva la lotta di liberazione degli oppressi!
Viva la solidarietà internazionale!

dal sito: secoursrouge.org

PRIMO MAGGIO (2020) DI LOTTA A ZURIGO

Qui sotto pubblichiamo un video

Dal sito “aufbau.org”

Usciamo fuori per il Primo Maggio rivoluzionario a Winterthur

Portiamo all’esterno la nostra resistenza contro il capitalismo il Primo Maggio a Winterthur e invitiamo anche tutti a partecipare.

Naturalmente, non potremo riunirci per una manifestazione come al solito, ma soprattutto nell’attuale crisi il Primo Maggio è tanto più importante come Giornata internazionale di lotta della classe operaia.

Sintonizzatevi alle ore 11 su Radio Stadtfilter, 96,3 Mhz, http://www.stadtfilter.ch

Portiamo all’esterno la nostra resistenza contro il capitalismo fuori il Primo Maggio a Winterthur e invitiamo anche tutti a partecipare. Ovviamente non potremo radunarci per una manifestazione come al solito, ovviamente dobbiamo essere creativi e trovare altre forme di protesta per proteggere noi stessi e gli altri. Ma proprio ora, in questa crisi, in cui le conseguenze distruttive del capitalismo sono avvertite anche qui da tutti, il Primo Maggio è tanto più importante come Giornata internazionale di lotta della classe operaia.
Già oggi si tratta di preparare le lotte di domani. Perché i bonzi continueranno nel loro tentativo di scaricare su di noi la crisi. Dobbiamo opporci a questo, organizzarci e sviluppare insieme una prospettiva di un mondo senza sfruttamento e oppressione. Perché l’attuale crisi mostra anche chiaramente che i rapporti sociali di potere possono cambiare rapidamente e drasticamente.
Invitiamo quindi tutti a prendere parte al Primo Maggio rivoluzionario con i loro contenuti e le loro forme. Appendete striscioni, attacchinate manifesti, agite e sintonizzatevi a tutto volume su Radio Stadtfilter alle ore 11 per il programma speciale del Primo Maggio dal davanzale della finestra o incontratevi a gruppetti con Ghettoblaster o Boombox in città. Sfuggiamo all’isolamento prescritto dall’alto, difendiamoci insieme, ma ancora in sicurezza e portiamo la nostra lotta per un altro mondo in piazza anche questo Primo Maggio! Con forme diverse dal solito, con distanza e distribuiti in tutti i quartieri, ma uniti nella stessa lotta!

Per una prospettiva rivoluzionaria! Al Primo Maggio!

Alleanza anticapitalista Winterthur

Zurigo: usciamo fuori il Primo Maggio 2020!

Il Primo Maggio è la Giornata di lotta comune degli oppressi e degli sfruttati – in tutto il mondo. È uno di quei giorni in cui uniamo le nostre lotte a livello internazionale in segno di solidarietà e portiamo in piazza la nostra resistenza per una prospettiva rivoluzionaria – insieme, contro capitalismo, razzismo, guerra, sessismo e la distruzione della natura, insieme per una prospettiva al di là della barbarie a più livelli del presente. Così anche quest’anno!
Quest’anno la faccenda sarà un po’ diversa. Perché abbiamo chiaro che nel capitalismo vale il motto: profitto prima della salute! L’abbiamo visto per anni con le numerose misure di riduzione dei costi in ambito infermieristico, ora lo rileviamo vediamo quando i padroni spingono per la riapertura di gran parte dell’economia, a qualunque costo. Sappiamo anche che è vero il contrario: salute anziché profitto! Lo consideriamo come sfida trovare altre forme con creatività e immaginazione per rendere visibile la nostra protesta diversificata e militante a Zurigo e contemporaneamente proteggerci dal virus. Certamente per noi non è un’alternativa rinunciare senza fiatare alla piazza in questa città!
Il capitalismo era merda, anche prima del coronavirus, chiaro. Ma nell’attuale crisi, le condizioni di sfruttamento dominanti continuano a peggiorare e le divisioni sociali esistenti sono ancor più evidenti: molti/e lavoratori/trici ricevono meno salario per il lavoro a orario ridotto. Chiunque debba rimanere a galla con un lavoro temporaneo non ha più reddito. Altri – come il personale infermieristico – devono lavorare sodo affinché il sistema sanitario sottoposto a tagli non collassi completamente. Ancor più precariamente i rifugiati che vivono nei campi sono esposti ogni giorno alle conseguenze disumane di questa società di classe. A livello internazionale, guerre e tendenze bellicose (come nel Rojava) continuano ad acutizzarsi se uno Stato nel frattempo s’indebolisce, un altro agita contemporaneamente il coltello per usare la situazione a suo favore.
Ma queste condizioni non sono né naturali né indiscutibili! Ovunque nel mondo gli sfruttati si oppongono all’oppressione dei governanti. Spetterà a loro e a noi far si che questa crisi non possa essere scaricata sulle classi inferiori. Oggi vogliamo prepararci in autodifesa per un contrattacco domani. Quindi, anche il Primo Maggio, dobbiamo rendere visibile la nostra resistenza a Zurigo,. Uniamoci, organizziamoci, pianifichiamo azioni per scuotere la regola del capitale!

Solidarietà significa: insieme contro il capitalismo!

Organizzazioni e individui rivoluzionari di Zurigo

Dal sito “aufbau.org”

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17 aprile 2020

BS, Primo Maggio 2020: La crisi è il capitalismo! Conquistare il futuro lottando!

Nonostante – e proprio a causa – della situazione attuale, dobbiamo usare il Primo Maggio: come la giornata in cui lottiamo insieme. Vogliamo mostrare la prospettiva di una società basata sulla solidarietà e di un sistema economico orientato dal basso ai bisogni della gente..
Mentre la perdita salariale, il lavoro a orario ridotto o la quarantena nel piccolo appartamento producono problemi esistenziali per alcuni, gli altri continuano a disporre della loro fortuna di molti milioni. Numerosi settori economici continuano a funzionare malgrado i rischi per la salute, anche se non sono essenziali per le esigenze di base. L’assistenza sanitaria è stata gravemente danneggiata dai programmi di privatizzazione e austerità e il personale è stato oberato di lavoro prima dell’avvento del coronavirus. La crisi colpisce le donne *in modo particolarmente grave, poiché sono sovrarappresentate in professioni esposte e malpagate, nel settore delle vendite e dell’assistenza infermieristica, e forniscono la maggior parte delle cure a domicilio. È stato anche dimostrato che la quarantena porta a un aumento della violenza domestica. E mentre i governi accrescono i loro apparati repressivi e si appellano alla “solidarietà”, decine di migliaia di persone sono detenute in campi fuori dei confini UE e anche qui in Svizzera sono costrette a convivere in spazio ristretto.
La crisi da coronavirus dimostra chiaramente che questo sistema deve essere superato! L’attuale crisi del capitalismo impatta a livello internazionale. Questa è anche un’opportunità per noi di mettere in rete la resistenza a livello internazionale! E’ anche un’occasione per noi per collegare la resistenza sul piano internazionale!
In breve: un Primo Maggio offensivo e collettivo è più importante che mai. La protezione di noi e degli altri rende impossibile la forma della mobilitazione di massa, ma forse proprio in questa situazione si aprono nuove forme di resistenza.
Invitiamo a incontrarci in Klybeckstrasse per i nostri messaggi politici alle 14. Venite in strada in gruppetti, portate i vostri striscioni, siate attivi. Indossate mascherine e mantenete la distanza necessaria. Klybeckstrasse deve essere il luogo in cui esprimiamo collettivamente la nostra resistenza il Primo Maggio dalle 14.

Luogo  Klybeckstrasse – Basilea

Tratto da: https://barrikade.info/article/3394

ZH: vernice & colla contro Avenir Suisse, l’Associazione dei padroni & Economie Suisse!

Ieri sera (15 aprile 2020) abbiamo contrassegnato le sedi di Avenir Suisse, Economiesuisse e dell’Associazione dei padroni con vernice e abbiamo incollato le serrature delle porte.
Con ciò non solo colpiamo coloro che attualmente sono particolarmente favorevoli al capitale, cioè si esprimono contro adeguate misure sanitarie sui posti di lavoro e per uno “scenario di uscita” approvato dall’economia, ma anche quelli che negli ultimi anni per la maggior parte hanno sempre sostenuto la privatizzazione e implementato misure d’austerità. I gruppi d’interesse economico vogliono riallacciarsi a quest’aspetto dopo la pandemia. L’associazione svizzera dei padroni, Swissmem, l’associazione delle industrie meccaniche, elettriche e metalliche svizzere o Economiesuisse stanno lavorando intensamente dietro le quinte per rendere la crisi utilizzabile per il capitale e ridurre i costi. Meglio più app di tracciamento e monitoraggio, invece che punti vendita chiusi, meglio più malati invece di mancanza di profitto, questa è la logica del capitale. Contro ciò serve solo resistenza multipla.
Soprattutto, Avenir Suisse
Mentre molti di noi sono preoccupati per la salute, le nostre condizioni di lavoro e il futuro, Avenir Suisse pensa esclusivamente al capitale. Per stimolare l’economia, il think tank (gruppo di esperti che si occupano dell’analisi e della soluzione di problemi specifici di vario genere, n.d.t.) dell’economia liberale la scorsa settimana ha chiesto che sia reso più elastico il diritto del lavoro. In futuro, devono essere possibili turni di 12 ore per permettere l’allungamento dell’orario di apertura dei negozi. E l’industria del settore logistica deve essere autorizzata a lavorare 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Secondo Avenir Suisse, la crisi deve essere scaricata sui/sulle lavoratori/trici. Dobbiamo lavorare di più affinché il profitto dei padroni corrisponda anche in tempi di crisi. Non ci cascheremo!
Chi si adopera per la nostra salute deve difendersi dall’attacco di Avenir Suisse. Nessun altro gruppo d’interesse ha attaccato così intensamente le nostre condizioni di vita negli ultimi decenni. Ovunque vi fosse un possibile aumento dei profitti e della privatizzazione, gli studi del think tank d’economia liberale non ne erano lontani. Avenir Suisse, si è pronunciata ad esempio nel caso dei negoziati di libero scambio TISA o ha lanciato una campagna di propaganda per le privatizzazioni. Oppure si è chiesto di aumentare le tasse scolastiche fino a 5.000 franchi al semestre. Anche le FFS o i fornitori di energia elettrica vogliono privatizzare Avenir Suisse (almeno i suoi settori redditizi), confidando che lo Stato riacquisti il Service Publique privatizzato, se poi l’infrastruttura dopo qualche anno di massimizzazione del profitto richiedesse costosi risanamenti
Non dimentichiamo …
… chi negli ultimi anni è riuscito a far pressione per il taglio drastico al sistema sanitario, allo scopo di renderlo attraente per gli investitori, anziché utile per la società. Quindi, che è corresponsabile della crisi nel settore sanitario. Avenir Suisse ha pubblicato documenti quasi annualmente negli ultimi anni, proponendo la sua visione per il rivoluzionamento del settore sanitario in chiave neoliberale. Non vi si nascondono le sue richieste. Nel documento di strategia per gli ospedali pubblicato nel 2018, ad esempio, si chiede una “maggiore flessibilità imprenditoriale” per sopravvivere in un “ambiente competitivo”. In altre parole: gli ospedali vanno privatizzati come le altre società, per essere sul libero mercato, devono essere procurati pazienti il ​​più rapidamente possibile e mantenuti bassi salari. È diventato ancor più evidente nel febbraio 2020, quando la pandemia stava già incombendo: “La Svizzera ha troppi ospedali che offrono troppi servizi”. La risposta alla questione se abbiamo troppi ospedali oggi è chiara. E qualcos’altro si manifesta nella crisi attuale più palesemente di prima: l’assurdità che la salute nel capitalismo, come altre merci, va offerta sul mercato.
Stare a casa? Restare sano e in movimento!
L’attuale è anzitutto una crisi del capitalismo. I vari attori agiscono di conseguenza. Il capitale e i suoi scagnozzi stanno già iniziando ad affrontare il prossimo conflitto. Si posizionano se si tratta di chi deve beneficiare della crisi attraverso la razionalizzazione e il maggiore sfruttamento e chi pagare per questo. Per ottenerlo hanno posizionato i loro gruppi d’interesse, che esercitino pressione sul governo federale e intraprendano attiva di pubbliche relazioni per il capitale sui media. È tanto più importante che non rinviamo la lotta a domani, ma piuttosto iniziamo già oggi a denunciare gli interessi del capitale e, dove possibile, ad attaccarlo.

Solidarietà significa attaccare i responsabili delle misure di austerità!
Insieme contro il capitalismo!
Avanti, uscire fuori per il Primo Maggio!

19 marzo 2020

Dichiarazione di Revolutionarer Aufbau Schweiz sulla pandemia da COVID-19

La pandemia come crisi del capitalismo

Con la pandemia COVID-19, il capitalismo nelle metropoli economiche sta precipitando in una nuova crisi. Al virus può non importare se colpisce persone ricche o povere. Tuttavia, esiste un sistema in cui questa domanda è posta quotidianamente, ad esempio chi ha quale accesso alla salute, chi è considerato degno di protezione e pertinente dal sistema e chi sarà protetto nella crisi successiva, come. E così il sistema si smaschera raramente in modo manifesto come società di classe e un capitalismo dove i profitti sono più importanti di ogni altra cosa.
E questo sistema, in cui il virus ha colpito negli ultimi mesi, era tutt’altro che stabile, ma una società capitalista mondiale in crisi. La pandemia sta accelerando la già lunga crisi economica e politica e tendenza alla guerra. Agisce come benzina per la crisi di sovrapproduzione di capitale economica, per le condizioni globali imperialiste e neocoloniali di potere e di sfruttamento e per la crisi di legittimazione della forma di dominio democratico-borghese.
Quindi, ciò che stiamo vivendo ora è un’enorme intensificazione delle contraddizioni del capitalismo. Processi economici e politici, che prima spesso si consumavano “alle nostre spalle”, ora si concentrano con conseguenze devastanti e stanno apertamente acquisendo consapevolezza tra molti. La crisi sanitaria, economica e politica sta cambiando la vita quotidiana di tutti. E con questo cambiamento dovuto alla crisi, per molti diviene immediatamente tangibile a livello individuale il potere distruttivo insito nel capitalismo.
Sono tali situazioni storiche a poter cambiare drasticamente rapporti di forza sociali, a poter spingere verso sviluppi in direzione del socialismo o della barbarie. Una sinistra rivoluzionaria deve essere parte della soluzione e cercare di influenzare questi rapporti di forza.
Anche se la situazione è in continua evoluzione, vogliamo specificare alcuni punti.

La pandemia e la crisi hanno un carattere di classe

Da quando esiste, il capitalismo si è sempre servito di crisi per ottimizzare il suo modo di funzionare. Terapie d’urto, programmi di adeguamento strutturale e sconvolgimenti nelle normative della produzione hanno accompagnato tutte le principali crisi degli ultimi decenni. Se lo Stato ora è sopraffatto dalla situazione, l’attuale crisi – come tutte le crisi precedenti – ha un carattere di classe. Alcune società emergeranno dalla crisi come profittatori/trici e i governanti useranno il momento per ridurre ulteriormente diritto del lavoro e sicurezza sociale.
Uno sguardo a nord mostra quanto facilmente conquiste precise o meccanismi di protezione per la classe operaia possano essere aggirati con piani d’emergenza, senza che sia possibile resistervi. La Baviera, come la Svizzera, negli ultimi giorni ha rafforzato le sue misure contro la pandemia. Tra l’altro, si vuole ad esempio fissare tempi di apertura dei negozi oltre, rispetto a quanto previsto dalla precedente legge sulla chiusura dei negozi. L’idea dietro a tutto: il mercato, non lo Stato deve garantire l’offerta. Questo a spese di venditori/trici, che possono essere costretti a fare straordinari, e non solo in Baviera. In Svizzera, ad esempio, la catena di alimentari Coop avrebbe minacciato di licenziare i suoi dipendenti, dovessero restare a casa per nuovi impegni famigliari.
È ovvio che tali misure saranno regolarizzate a lungo termine. Dobbiamo aspettarci che molte misure operative ora attuate rimarranno in vigore dopo la crisi. Raramente prima, ad esempio, potrebbero essere implementate nuove forme di lavoro come sbrigare il lavoro d’ufficio a casa la digitalizzazione dell’istruzione in modo capillare. E i tagli di posti di lavoro a breve termine possono essere meglio giustificati per una crisi, Misure attualmente importanti e opportune a scopo terapeutico si dimostreranno redditizie per il capitale dopo la crisi. Quindi, gli interventi dello Stato statali e operativi hanno un carattere di classe. Inaspriscono i rapporti di forza tra capitale e lavoro, accelerando l’ondata di digitalizzazione, razionalizzazione e flessibilità, che finora non si era potuto ancora imporre ai salariati.
In parole povere: la crisi e l’intervento dello Stato hanno un chiaro carattere di classe, visibile, ad esempio, laddove si è più preoccupati per la produzione e il profitto che per la vita umana. Il carattere di classe si manifesterà anche nella questione di lungo termine su come affrontare la crisi e l’esperienza fatta durante la crisi stessa.

L’imminente collasso del sistema sanitario, frutto di politiche d’austerità

Gli ospedali svizzeri stanno reagendo all’attuale pandemia cercando, tra l’altro, volontari (talvolta retribuiti). Che molti annuncino di voler sostenere il personale infermieristico è un’espressione di quel lato positivo che si manifesta in quasi tutte le crisi. La gente reagisce in modo solidale alle emergenze, si sostiene a vicenda e si organizza. Nel caso degli ospedali, tuttavia, permane ancora un cattivo gusto: naturalmente, al momento si necessita di più personale del solito. Ma dopo decenni di misure d’austerità, il personale non manca solo in situazioni d’emergenza. Non ci si può sbarazzare di ciò ricorrendo al volontariato, per quanto solidale possa essere al momento.
Di devastante nella pandemia globale COVID-19 non è tanto il virus, ma il sistema sanitario privatizzato e messo da parte per decenni. I virus non implicano un tasso di mortalità statica. Sono in realtà differentemente pericolosi per le persone, ovvero il pericolo da loro derivante dipende però sostanzialmente dall’accesso all’offerta sanitaria e la sua natura. L’accesso è ovviamente distribuito in modo diverso nella società di classe. Possiamo supporre che la borghesia in preda al panico sappia salvarsi la pelle. E la natura dell’offerta sanitaria oggi – dopo anni di misure d’austerità e privatizzazioni – è catastrofica in tutto il mondo. Negli USA, ad esempio, sono occorse molte pressioni dal basso affinché le persone non si indebitino solo perché vogliono fare un test per il COVID. Il governo britannico sta ora pianificando di prendere in affitto 8.000 posti letto in ospedali privati per 2,4 milioni di sterline al giorno, essendo il sistema pensionistico statale insufficiente. E ovunque nel mondo l’assistenza sanitaria si trova ad affrontare problemi, non essendo stata accumulata, con il magazzinaggio just-in-time (tempestivo, n.d.t.) una scorta sufficientemente ampia di forniture e materiali protettivi. Lo si sa, ma oggi può essere sottolineato più che mai: il capitalismo non è interessato alla nostra salute, ma solo al profitto!

Nessun scaricare la crisi sulle nostre spalle

Le misure statali s’intensificano di giorno in giorno e rivelano come la borghesia svizzera sia riuscita a prepararsi negli ultimi decenni scaricando il peso della crisi sul proletariato. Con un lavoro a orario ridotto, il rischio viene scaricato dal capitale sul fondo pubblico e i salariati. Tramite contratti di lavoro flessibili e deregolamentati, le aziende ora possono attualmente sbarazzarsi di forza lavoro e accedervi nuovamente dopo la crisi senza garantire ogni sicurezza.
Le ultime settimane hanno dimostrato che la preoccupazione principale dello Stato è tenere in salute la forza lavoro, non le persone. Significativamente, gli interventi del governo vagliano costantemente tra il pericolo per la vita umana e il benessere della “vita” economica. E finora, le restrizioni imposte alla vita pubblica non valgono per molti impianti di produzione economica.
Da ultimo, ma non meno importante, questo chiarisce che gli ordini dello Stato semplicemente non sono basati sul nostro benessere e che nel capitalismo non c’è un “benessere generale”. Ciò che conta per lo Stato è il bene del capitale. Per questo benessere prima o poi la crisi sarà scaricata sulle nostre spalle. Già in vista dell’attuale sviluppo della sequenza di misure, si può evidenziare che la pressione si sta esercitando soprattutto sugli strati inferiori del proletariato e sui settori lavorativi e assistenziali. Ciò si intensificherà nei prossimi mesi. Per il capitalismo, in questo periodo vale ciò che da sempre è stato il suo meccanismo nella crisi: privatizzare i profitti, mentre le perdite sono socializzate.
È tanto più importante che gli attuali tentativi da parte della borghesia di socializzare i costi siano analizzati e combattuti da una posizione di lotta di classe. Ora il settore pubblico deve intervenire per un rapido alleggerimento e un sostegno finanziario al proletariato. Ma una posizione comunista deve lottare per trasferire questi costi al capitale. Richieste come un fondo di crisi di UNIA (sindacato interprofessionale svizzero, n.d.t.) o il reddito di base incondizionato non possono essere fatti senza il riferimento che i/le capitalisti/e devono pagare per questa crisi.

Contro gli sforzi reazionari

Dobbiamo mostrarci solidali, organizzarci e allo stesso tempo stare attenti a non cadere nel discorso sulla crisi fatto dallo Stato. Prima o poi i movimenti reazionari vorranno usare la pandemia per se stessi. Programmi di crisi drastici saranno legittimati dalla natura globale della pandemia e a un certo punto le aziende avranno l’idea di richiedere rinuncia ai salari volontaria. Si vorrà farci credere di guardare anzitutto al nostro Paese. E chi non si attenga sarà ritenuto individualmente responsabile.
Sul nascere, questa gestione sbagliata della colpa individuale e della responsabilità collettiva si manifesta già nella messinscena dell’imminente rischio di contagio. Invece di denunciare la mancanza di precauzioni per la salute o i rischi per la salute nella produzione, l’attribuzione di colpa mediatica si è concentrata sull’individuo fin dall’inizio. Media e varie campagne private avvertono di non uscire di casa perché metterebbero in pericolo le persone. La sollecitazione a forzare il miglior comportamento possibile in una situazione di crisi può essere considerato buono. Alla fine, però, non sono i comportamenti individuali a determinare la morte e la vita su larga scala, ma l’accesso il più possibile libero alle strutture sanitarie.
Più le conseguenze della crisi economica sono viste come effetto di un virus, più coloro che lo trasmettono possono essere incolpati. Inoltre emerge un discorso (e pratiche statali) che trattano la pandemia come qualcosa che può colpire tutti allo stesso modo indipendentemente dalla classe, ma allo stesso tempo può essere “tenuto lontano” territorialmente, rafforzando le soluzioni reazionarie alla crisi. È tanto più importante politicizzare le attuali conseguenze della crisi, analizzarne le conseguenze economiche e non considerare la pandemia principalmente come fattore scatenante, ma piuttosto il sistema economico dato. E qui occorrono urgentemente delle alternative. Perché non è per una legge naturale che il mondo, che produce costantemente più di quanto possa consumare, non potrebbe sopravvivere per un mese di produzione persa, senza precipitare in una grave crisi.

Contro l’attribuzione di colpa sbagliata! Solidarietà invece dell’isolamento

Ogni crisi conosce non solo tragedie, ma anche bei momenti. Oggi lo si vede nell’ampia solidarietà della popolazione verso i più deboli. In complessi residenziali e quartieri si creano strutture solidali autorganizzate per proteggere persone a rischio Queste risposta è quindi non prioritariamente individuale (“Ciascuno lotta per sé“), ma collettiva. Non nasce da disposizioni per la protezione emesse dallo Stato per i/le suoi/sue “cittadini/e” e forze lavoro, ma da una coscienza di concreta solidarietà. Dobbiamo impedire che s’imponga un discorso secondo cui la solidarietà rappresenti un problema anziché essere parte della soluzione. In settori del dibattito attuale improvvisamente si fa riferimento a noi come individui, invece che come collettivo. Ciò provoca sulla solidarietà un’azione disgregatrice, come la repressione contro singoli. Dobbiamo conservare la cultura solidale proprio in tali situazioni: Se qualcuno s’ammala, sosteniamoci l’un l’altro. Non lasciamo nessuno solo. Non isoliamoci a casa non torniamo al privato e non cerchiamo di risolvere i problemi individualmente. Dobbiamo combattere anche politicamente tali tendenze a isolarsi e atomizzarsi, perché l’impatto e la pressione della crisi sono diretti verso l’interno, nel quotidiano contesto sociale – e sotto strutture patriarcali contro le donne. Questa è una delle esperienze importanti dalla lotta delle donne.
Ma è anche politicamente rilevante perché nelle prossime settimane e mesi dovremo costruire pressione che non si può facilmente organizzare fra le nostre quattro mura. Se si vuole contrastare l’intensificarsi delle contraddizioni, specialmente dove le cose ora stanno peggiorando, come nei campi in Grecia, allora dobbiamo trovare il modo di esercitare una pressione adeguata dal basso collettivamente nella situazione attuale. Le manifestazioni intorno all’8 marzo, ad esempio, sono state risposte corrette ai provvedimenti dello Stato, data la situazione in quel momento. L’obiettivo deve essere trovare risposte paragonabili in futuro, tutelando se stessi e gli altri, ma per organizzare politicamente in modo conflittuale.

Alle crisi seguono le lotte – cerchiano di essere pronti ora

Se il capitalismo è colpito da una crisi in una nuova forma, ciò non deve né indurci al fatalismo né a gioia nascosta. Sarebbe sbagliato sperare che la rabbia della gente si traduca automaticamente in resistenza. Anche le tendenze al letargo o reazionarie sono probabilmente delle risposte alla situazione presente. È quindi tanto più importante essere subito parte della dinamica politica e costruire lottando la parte soggettiva.
A tal fine si svilupperanno approcci pratici e nei prossimi mesi seguiranno anche cicli di lotta progressisti. In alcune parti del mondo come anche da noi si rifiuterà di continuare a socializzare i costi della catastrofe sistematica, mentre i guadagni sono privatizzati. In Italia e nel Paese basco già hanno scioperato le prime fabbriche. Occorre prendere queste iniziative, rafforzarle e trovare forme adeguate di solidarietà, indipendentemente se lo Stato voglia spacciare i suoi provvedimenti continuamente in una situazione d’emergenza.
Ma oggi ci troviamo soprattutto in una situazione sociale in cui si manifesta la crisi del capitalismo e in cui si può forzare sulla questione delle alternative sociali. Il nostro maggior problema non è il virus, ma il capitalismo, che ci mette in pericolo permanentemente. Miriamo ad abolirlo anche nell’attuale crisi. Perché solo questo ci proteggerà in modo duraturo e garantirà di vivere bene.

Il capitalismo non sbaglia, è l’errore!

Per il comunismo

Zurigo: dichiarazione a fronte del divieto di riunirsi a partire da 1.000 persone per la Giornata internazionale di lotta delle donne l’8 Marzo

Il programma per la Giornata internazionale di lotta delle donne dal 7 all’8 marzo 2020 si svolgerà a Zurigo come previsto! Stiamo facendo una campagna per il femminismo, proprio in “tempi di crisi”!
Il coronavirus pone molti in stato d’allarme: la nostra risposta femminista a questa “crisi” è la manifestazione delle donne e lo sciopero femminista del 7 e 8 marzo 2020!
Medico International ha descritto magnificamente nella sua dichiarazione il doppio standard della politica per il coronavirus: “Il modello è semplice: solo quando una malattia minaccia le basi dei flussi economici globali e anche la gente di prima classe e classe economica della “comunità mondiale”, ci sono improvvisamente enormi risorse per i cronici sofferenti la fame nel mondo (…), mai disponibili ” (Medico International). Milioni fluiscono contemporaneamente, mentre si risparmia in ricerca, cure, assistenza infermieristica, previdenze e salari. Si provvede a potenziare la “sicurezza interna”, mentre i rifugiati devono vivere in campi disumani. Inoltre, la minaccia rappresentata dal coronavirus è sproporzionata rispetto all’allarmismo mediatico. Morbillo, tubercolosi o malaria causano molte più morti ogni anno e nessuno ne parla – quale la differenza? Il coronavirus colpisce il nord globale, i centri capitalisti. Allo stesso modo, il Consiglio federale attua un esercizio d’emergenza. Nell’ “ordinanza sulle misure per la lotta contro il coronavirus (COVID-19), il Consiglio stabilisce “Misure da adottare nei confronti della popolazione per ridurre il rischio di trasmissione del coronavirus (COVID-19)” (ordinanza del Consiglio federale)”. Ai sensi dell’art. 2 del presente regolamento, entra in vigore il divieto di iniziative pubbliche e private con la presenza di oltre 1.000 persone contemporaneamente” (polizia municipale di Zurigo). Tuttavia, esclusivamente iniziative nel tempo libero sono elencate come esplicitamente vietate: carnevale, manifestazioni, partite di calcio”. “Grandi palazzi adibiti a uffici, centri commerciali, mercati, musei o stazioni ferroviarie, presenti oltre 1.000 persone non sono pertanto interessati” (polizia municipale di Zurigo)”.
Sono numerose le ragioni per cui ci opponiamo al divieto della manifestazione delle donne il 7 marzo e dello sciopero l’8 Marzo:
Se si pone la domanda su dove stanno i pericoli dell’infezione, si può definire tutta una serie di situazioni. Secondo il complesso di provvedimenti presi dal governo federale, il maggior rischio di contagio si ha quando la gente si stringe la mano, quando gli oggetti cambiano di mano e quando la gente starnutisce direttamente, perché si è affiancati o seduti uno di fronte all’altro. Dipendenti del commercio al dettaglio nei supermercati, ad esempio, che ricevono denaro da decine di migliaia di mani, sono in realtà non protetti ed esposti. Così come i pendolari nelle ore di punta, il personale infermieristico negli ospedali e le case di cura o gli assistenti nei centri di cura e nelle scuole lo sono. Gli esempi mostrano che il governo federale protegge anzitutto l’economia e non la popolazione, perché dipendenti del commercio al dettaglio, forse i più esposti al contagio, non sono posti al centro delle misure di protezione. Finché così non è, finché supermercati, stazioni ferroviarie e treni pendolari non devono essere riorganizzati, non vediamo alcun motivo per cui iniziative all’esterno e in movimento, durante le quali si può regolare la distanza da altre persone, non debbano svolgersi. Tanto più lanciamo un appello a chi lavora nel settore infermieristico, assistenziale, sessuale, di pulizia, di catering, di trasporto o di vendita al dettaglio, perché potrebbe essere meglio protetto dal contagio partecipando alle nostre mobilitazioni che nel suo ambiente di lavoro.
Pertanto: tutti allo sciopero femminista/delle donne!

Collettivo di sciopero femminista/collettivo di sciopero delle donne Zurigo: su, allo sciopero l’8 Marzo, tutti alle 15 in Sechseläutenplatz. Siamo in tanti – e la resistenza sta crescendo. L’esserci collegati prima e dopo il 14 giugno 2019 ci ha rafforzato e dimostrato quanto sia importante lo sciopero femminista. L’8 Marzo, nel mondo donne, lesbiche, queer, non binarie, trans e di genere (FTIQ/ FLINT) smettono di lavorare. Facciamo parte di questo movimento internazionale. Le nostre richieste sono attuali, perché le nostre realtà di vita sono caratterizzate da attacchi continui. In Svizzera si commette un femminicidio ogni due settimane, cioè uno di noi viene assassinato dal suo (ex) partner. Quasi tutti siamo colpiti da violenze sessiste, omofobe, transfobiche e/o razziste. Con la riforma AHV 21, FTIQ/FLINT, si rafforza la penalizzazione strutturale e istituzionale di noi FTIQ/FLINT ed è promossa la povertà nella vecchiaia. La repressione contro le proteste femministe si sta intensificando nel mondo.
Le condizioni di lavoro nell’assistenza infermieristica, nella cura, nella pulizia, nella ristorazione e in molti altri settori sono peggiorate per la ristrutturazione neoliberale, siamo noi ad esserne colpiti! Diciamo NO alla classificazione secondaria nel mondo e ci prendiamo lo spazio da noi!

8 Marzo Alleanza delle donne Zurigo: tutti alla manifestazione femminile il 7 marzo alle 13:30! Come donne viviamo ogni giorno violenza, sessismo e svalutazione del nostro lavoro, sia a casa, per strada, al lavoro o nel club. Ne abbiamo abbastanza! Sappiamo che il nostro lavoro retribuito e non retribuito ha esattamente lo stesso valore di quello degli uomini e vogliamo che questo si concretizzi infine con l’apprezzamento sociale e la retribuzione. Basta con il lavoro assistenziale gratuito! Ci è chiaro che siamo più dei nostri corpi, non vogliamo essere ridotte a loro e questi ci appartengono. Insieme ci difendiamo e combattiamo il sessismo e gli attacchi cui siamo esposte ogni giorno. Anche quest’anno scenderemo in piazza con tutta la nostra forza e porteremo all’esterno la lotta delle donne, perché nessuno, nemmeno una direttrice della polizia dei Verdi, deve imporci quando e come manifestare per i nostri diritti come donne. Non ci importa della sua minaccia! Perché l’unica risposta corretta al tentativo repressivo della polizia di Zurigo è eludere il suo diktat. Vorremmo ricordare che non abbiamo chiesto nessuna autorizzazione e che questa, logicamente, non può essere nemmeno rifiutata. Da oltre 30 anni ci prendiamo lo spazio consapevolmente e non ci occorrono permessi per protestare.
Venite e siate rumorosi! Prendiamoci lo spazio! La solidarietà è la migliore protezione della salute!
La vostra sicurezza è importante per noi: guardatevi a vicenda! Opporsi al sessismo e al razzismo e rifiutare di testimoniare in caso di repressione. Chiediamo di restare a casa alle persone con sintomi influenzali e rispettare le misure previste dal governo federale. Raccomandiamo a tutti i partecipanti di starnutire nel gomito, lavarsi regolarmente le mani e mantenere il contatto fisico entro certi limiti.

8 marzo – Collettivo di sciopero dell’Alleanza delle donne e femminista/Collettivo di sciopero delle donne Zurigo

https://www.frauenbuendnis-zueri.ch/

dal sito “Aufbau.org”

ZH: MANIFESTAZIONE DELLE DONNE
Organizzare la rabbia – solidarietà alle donne ora!
8 marzo Alleanza Donne Zurigo

L’8 Marzo è la Giornata internazionale di lotta delle donne. Da oltre 30 anni noi, Alleanza Donne Zurigo, organizziamo una manifestazione non autorizzata, anticapitalista e militante l’8 Marzo a Zurigo. Rinunciamo alla partecipazione degli uomini, essendo convinte che nella lotta politica per il cambiamento alle donne occorrono spazi e momenti chiusi. Ecco perché la manifestazione è organizzata da e per le donne.

Organizzare la rabbia

Come donne viviamo ogni giorno violenza, sessismo e svalutazione del nostro lavoro, sia a casa, in strada, sul lavoro o in club. Ne abbiamo abbastanza! Sappiamo che il nostro lavoro retribuito e non retribuito ha lo stesso valore di quello svolto dagli uomini e vogliamo che ciò si dimostri finalmente nel apprezzarci socialmente e nel retribuirci. Basta con il lavoro assistenziale gratuito! Ci è chiaro che siamo qualcosa più dei nostri corpi, non vogliamo essere ridotte a loro e loro ci appartengono. Insieme ci difendiamo e lottiamo contro il sessismo e gli attacchi cui siamo sottoposte ogni giorno. Inoltre non ci occorrono uomini che ci spieghino il mondo, sappiamo cosa vogliamo e lo difendiamo. Ci riempie di grande rabbia il fatto che la nostra compagna Nekane sia ancora minacciata di repressione politica. Lo Stato spagnolo ha torturato Nekane sessualmente e cerca di spezzare la sua volontà di lotta. Non ci è riuscito. Stiamo lottando a fianco di Nekane perché sia libera! Ci fa pure arrabbiare che non sia cambiato nulla da dopo lo sciopero delle donne del 14 giugno 2019, quando migliaia di donne hanno scioperato in Svizzera e sono scese in piazza. Quindi, le donne guadagnano ancora molto meno degli uomini. Noi continuiamo a eseguire la maggior parte delle faccende domestiche e il lavoro infermieristico. Come internazionaliste, esprimiamo solidarietà a tutte le combattenti nel mondo. Sia in Kurdistan, dove le donne sono attive nella guerriglia da molti anni e attualmente devono difendere la loro rivoluzione dallo Stato turco. O in Cile, dove le donne lottano contro il sistema in cui i ricchi si stanno sempre più arricchendo e tuttora sono presenti strutture fasciste dell’era di Pinochet. Affrontano in modo crescente una massiccia presenza di polizia e violenza. Sia in zone di guerra, come il Kurdistan, che in Cile le donne sono sempre esposte a ulteriori violenze di genere. Ne abbiamo abbastanza del patriarcato e della relativa violenza contro le donne! Ne abbiamo altrettanto abbastanza del capitalismo e del suo sfruttamento della gente e dell’ambiente. Esprimiamo solidarietà a tutte le lotte anticapitaliste comprovanti che non occorre un miglioramento del sistema, ma un cambiamento sostanziale. Né si può salvare il clima nel capitalismo né può essere abolito lo sfruttamento dell’uomo. Per tutto ciò necessita nient’altro che l’eliminazione del capitalismo.
Per tutti questi motivi che ci fanno arrabbiare, lanciamo un appello affinché anche quest’anno si scenda in piazza a Zurigo in occasione della Giornata internazionale di lotta delle donne. All’ultima manifestazione dell’8 Marzo nel 2019 è stato dimostrato che lo Stato non vuole considerare una priorità le nostre richieste in spazio pubblico. L’enorme presenza di polizia, l’imposizione del percorso da fare, le squadre di dialogo “normalizzanti” e disgreganti e gli innumerevoli truppe di civili e di aggressori hanno indicato che siamo viste come forza minacciosa. Giustamente, perché siamo arrabbiate! E siamo organizzate!

Solidarietà alle donne ora!

Siamo fermamente convinte che noi donne dobbiamo contrastare queste condizioni e vogliamo farlo insieme. Perché la nostra solidarietà è la nostra arma! La nostra solidarietà vale per tutte le donne indipendentemente dalla loro origine, dal loro status sociale o dal loro domicilio. Gli attacchi delle forze armate turche contro le donne in Rojava sono tanto un attacco contro di noi quanto la massiccia violenza poliziesca manifestatasi da lungo tempo in Cile e a cui le donne sul posto si oppongono costantemente nella lotta per un futuro migliore d’emancipazione. Questa solidarietà è stata evidente anche qui in Svizzera e a Zurigo il 14 giugno, quando decine di migliaia di donne hanno rinunciato al lavoro retribuito e non retribuito e hanno scioperato. La varietà di lotte, discorsi e testi mostrano la ricchezza della lotta delle donne qui e a livello internazionale. Ci consideriamo parte di questa lotta globale. In tal senso salutiamo tutte le donne e ragazze nel mondo che manifestano l’8 Marzo e lottano ogni giorno contro il sistema patriarcale della nostra società! Quest’anno scenderemo ancora in piazza con tutte le nostre forze e lotteremo per le donne nei Paesi esteri, perché nessuno, nemmeno il capo della polizia dei Verdi deve dirci quando e come dovremmo manifestare per i nostri diritti di donne. Non ci importa della vostra minaccia! Perché l’unica risposta corretta al tentativo di repressione della polizia di Zurigo è eludere il suo diktat. Prendiamo lo spazio a cui abbiamo diritto! Pertanto, e quest’anno, unitevi ancor più a noi, non restate sole, organizzatevi, create gruppi, fate azioni!

Venite alla manifestazione delle donne il 7 marzo 2020!
13:30 Hechtplatz

da aufbau.org

8 marzo 2020

LIBERAZIONE DELLE DONNE
SIGNIFICA
DISTRUGGERE IL SISTEMA

7 marzo 2020
MANIFESTAZIONE DELLE DONNE
ore 13:30
HECHTPLATZ
ZUERICH

8 marzo 2020
MANIFESTAZIONE DELLE DONNE
ore 17
THEATERPLATZ
BASEL

LOTTARE ORGANZZATE!
La lotta delle donne significa autodeterminazione! Contro repressione e diktat degli sbirri alla Giornata di lotta delle donne!
Dagli anni ’90, la tradizionale manifestazione per la Giornata di lotta della donne a l’8 Marzo ci ha condotte attraverso il centro di Zurigo finché lo scorso anno tutto è diventato diverso: con grande schieramento di sbirri, carrelli con grate, idranti e una stazione centrale completamente isolata, la sovrintendente di polizia, Karin Rykart, ha dimostrato quanto poco rispetti da quel giorno l’autonomia del movimento delle donne. Dopo un lungo blocco compiuto da sbirri arrabbiati e un breve potenziale di escalation (recrudescenza, n.d.t.) sul ponte della stazione, gli sbirri ci hanno infine imposto l’itinerario da loro previsto.
Nonostante questo massiccio intervento in occasione della nella nostra Giornata di lotta, siamo riuscite a dare un segnale con una manifestazione forte e militante. Ma ci è rimasto l’amaro in bocca: vogliamo e andremo avanti nuovamente in modo indipendente. Quest’anno non tollereremo questa restrizione e repressione.
A noi donne viene imposto 365 giorni all’anno, nella vita privata, sul lavoro, negli studi o nella pianificazione familiare, come dobbiamo comportarci, cosa indossare, con chi dovremmo andare a letto, quando possiamo parlare ad alta voce e come dobbiamo spostarci nello spazio pubblico – 365 giorni all’anno lottiamo contro queste norme, regolamenti e requisiti. È logico che non ci lasceremo sicuramente comandare nella nostra Giornata di lotta e andare dietro da brave alle macchine degli sbirri, solo perché Rykart e le sue amiche temono per i consumi e il turismo in città.
Che parlamentari, sbirri e bonzi ci percepiscano come una minaccia è buono e corretto. L’anno scorso, con l’enorme mobilitazione per lo sciopero delle donne il 14 giugno, ma anche con i movimenti delle donne in crescita e sempre più militanti in tutto il mondo, si è dimostrato che dobbiamo attaccare il capitalismo nel suo insieme, in tutte le sue forme unitamente oltre ai suoi devoti credenti se come donne vogliamo liberarci e con noi stessi l’intera umanità.
Lottiamo per il diritto di poterci muovere liberamente e portare la lotta delle donne in piazza – insieme, ad alta voce, in modo militante, libere da diktat patriarcali e libere dalla presenza di sbirri e dalla repressione.
8 Marzo – via libera!

da: aufbau.org

Febbraio 2020

Basilea: Stop alle spedizioni di armi! Manifestazione davanti al consolato italiano!

Ferma il trasporto di armi! Manifestazione davanti al consolato italiano!

A Genova il 12 febbraio i/le portuali bloccheranno per la seconda volta il cargo saudita “Bahri” che deve trasportare armamenti bellici UE destinati all’intero Medio Oriente. Tali armi sono ad esempio impiegate nell’azione militare in Yemen. Là si conta un numero di vittime valutato a oltre 230.000 unità, di cui più della metà sono bambini. Ma questo genocidio d’incredibile dimensione qui non trova attenzione, essendo l’Arabia Saudita appoggiata e armata dall’Occidente. Anche in altri Paesi della regione, come in Siria e Iraq, ci sono ancora segnali di guerra. Vasti territori sono completamente distrutti, centinaia di migliaia di persone sono costrette ad abbandonare il proprio Paese d’origine.
E mentre i porti europei sono aperti agli affari bellici, saranno chiusi alle scialuppe di salvataggio per la politica estera europea sui mari, cui partecipa anche la Svizzera: senza riguardo per la distruzione, si inseguono le società locali per ottenere influenza militare e profitti Allo stesso tempo, la fortezza Europa si rafforza per impedire l’emigrazione della gente, anche se ciò significa farla annegare.
Il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di Genova dichiara: «[…] la guerra inizia qui. Come lavoratori/trici, chiediamo a tutte le città solidali di unirsi a noi per bloccare questo cargo di morte. [Facciamo] che questa giornata sia un’opportunità contro la guerra per lottare per la pace tra i popoli e gli oppressi. »
Spargere la voce e venire!

# riseup4rojava
12 febbraio, ore 16, Theodorskirchplatz Basel

24 gennaio 2020

Zurigo – manifestazione contro il WEF

Scontri sono avvenuti la sera di mercoledì 22 gennaio 2020 tra manifestanti e polizia mercoledì a Zurigo alla manifestazione contro il World Economic Forum di Davos. La polizia ha fatto uso di gas lacrimogeni, idranti e sparato proiettili di gomma per disperdere i manifestanti. Un poliziotto è stato colpito agli occhi da un dispositivo pirotecnico e le finestre di alcuni negozi sono state rotte. Tre manifestanti sono stati arrestati, ma rilasciati poco dopo.

da: aufbau.org
ZH: comunicato sulla manifestazione del 22 gennaio 2020
copiato da: https://brrkd.info/article/3115

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Oltre 500 persone oggi hanno aderito al blocco rivoluzionario durante la manifestazione “Züri gäge WEF” (Zurigo contro il WEF, n.d.t.). La nostra resistenza al WEF non si lascia domare, solo la resistenza radicale e militante ha una possibilità contro il consiglio dei ministri di Davos.
Oggi la resistenza non si è attenuta all’ordine di marcia autorizzato e i tentativi socialdemocratici di domarla non sono serviti a nulla. Un carro armato turco è stato simbolicamente dato alle fiamme vicino al Credit Suisse all’altezza di Stauffacher. Contemporaneamente la banca è stata attaccata. Ancora una volta la polizia ha cercato di usare la forza per proteggere la facciata di un edificio di un membro WEF. Questo tentativo non ha avuto successo per la forte resistenza opposta.
La polizia urbana e Rykart mostrano ancora una volta da che parte stanno di fronte a guerre, espulsioni e disastri ecologici. Alla questura di Sihl hanno ricevuto la risposta a questa politica. La rabbia dell’intera manifestazione si è riversata contro essa e il suo vecchio idrante. Lungo tutto il percorso ha dominato un’atmosfera forte e militante. I tentativi d’intimidazione da parte del governo della città saranno sempre seguiti da una risposta: quello di oggi non è stato l’ultimo.

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Contrariamente alla politica parlamentare ipocrita, diciamo che il WEF non migliorerà mai le condizioni. Mentre Sommaruga (consigliera federale, n.d.t.) e altri si stringono la mano a Davos e salgono sul podio, la lotta continua nelle strade. Mentre la guerra viene alimentata in Rojava e la crisi climatica è ulteriormente fatta crescere, noi esprimiamo la solidarietà alle lotte sociali nel mondo in corso, ad esempio con la resistenza in Rojava, Cile, Sudan e Francia.
Questa manifestazione riuscita è stata la prova che il risentimento contro il WEF è sopportato da forze e forme molto diverse.
Smash WEF! # Riseup4Rojava

Lotta di classe globale – uniti nella resistenza

NO WEF
RESISTENZA GLOBALE – UNITI NELLA LOTTA DI CLASSE
Manifestazione : 18 gennaio 2020
ore 15 Bahnhofplatz Bern

NO WEF

Mentre il mondo brucia ovunque e sa di rivolta e rivoluzione in molti luoghi, i potenti si incontreranno per la 50^ volta al World Economic Forum (WEF) di Davos.
Su di loro al WEF, soffia contro un vento gelido, non solo per il tempo atmosferico. Vogliono presentarsi al WEF nella migliore luce, dimostrare unità e legittimare il loro dominio. I focolai sociali e politici, le crisi e il clima li stanno costringendo a reinventarsi. Il tranquillo entroterra svizzero sembra loro essere esattamente giusto.
Diciamo: non c’è entroterra tranquillo! Il loro tempo è scaduto. I problemi che si sono creati da soli non possono risolversi da sé. Dobbiamo collegare le nostre lotte e costruire il nostro fronte se davvero deve cambiare qualcosa nel mondo. Combattiamo a livello internazionale a fianco dei ribelli di tutto il mondo!
Chiediamo a tutti di partecipare alla grande e militante manifestazione No WEF prevista a Berna il 18 gennaio e di dire chiaramente ai governanti della politica e degli affari: l’unica prospettiva è la rivoluzione! Uniamo la nostra resistenza e guidiamo uniti la lotta di classe. Un altro mondo non solo è possibile, ma necessario! (https: //revolutionär.ch/? p = 4727)
Cominciamo il nuovo anno in piazza non solo in modo militante, ma anche ben collegato e informato: venite ai quartieri invernali di Berna i giorni 4 e 5 gennaio 2020 e di Zurigo alla Casa dello sciopero delle donne (https://streikhaus.ch/) dal 10 al 12 gennaio.
A Berna saranno affrontati temi come la resistenza in Cile, la nuova legge per la polizia, i diritti delle donne in Medio Oriente, l’attuale situazione in Rojava, il governo di destra in Grecia, quanto sta accadendo in Brasile e ciò che l’Europa ha a che fare con esso.
E a Zurigo intendiamo trattare di internazionalismo, guerra e rivoluzione in Rojava, delle rivolte in America Latina, della resistenza contro la guerra e la NATO, di storia della resistenza anti-WEF e della lotta delle donne e molto altro.

Ricevuto il 15/11/2019 per mail

ZH: vernice sul consolato francese 

Zurigo: vernice sul consolato francese – Buon compleanno Gilet Gialli
Stasera abbiamo lanciato bottiglie di vernice rossa sul consolato di Francia e celebrando quindi con messaggio militante il primo anniversario dalla nascita del movimento dei Gilet Gialli in Francia.
Un anno fa, oggi, l’intero panorama politico in Francia è cambiato con un duro colpo. L’arroganza autocratica del governo Macron è stata schiacciata dall’impatto della militanza di massa proletaria che non si viveva più da un decennio. E così i Gilet Gialli sono diventati anche a livello internazionale simbolo offensivo dell’uscita dalla rassegnazione e impotenza e della controffensiva proletaria.
Tutti, compresa la sinistra rivoluzionaria, sono rimasti sorpresi dall’enorme dinamismo e perseveranza di questo movimento. che rifiuta ogni rappresentanza borghese e si organizza realmente dal basso, mobilitando finora da 10.000 a 100.000 persone per strada per un anno intero, di sabato in sabato. Esso gode ancora del sostegno dalla maggioranza della società francese. E ha tolto la maschera pseudo-democratica alla borghesia francese, scoprendole il muso autoritario. Se il proletariato non vorrà stare al gioco della messinscena democratica e richiederà cambiamenti reali, lo Stato borghese diventerà Stato di eccezione militare e tutto quanto l’apparato repressivo offre è stato usato contro i gilet gialli. Quest’anno sono stati arrestati 11.000 gilet gialli e 1.000 sono i gilet gialli detenuti. I gilet gialli feriti dalla violenza poliziesca sono innumerevoli e commemoriamo anche i gilet gialli uccisi negli scontri.
Con la nostra azione militante contro lo Stato francese esprimiamo sincera solidarietà ai gilet gialli in Francia. Hanno dato prova che non deve rimanere così com’è – e questo nel cuore dell’Europa. E questa dimostrazione non è alimentata solo dalle attuali rivolte in Cile, Libano, Ecuador e in molti altri Paesi, che mostrano anche che la lotta di classe dal basso sta guidando ancora una volta il motore della storia. La dimostrazione che il capitalismo e la barbarie non sono la fine della storia, è una prospettiva rivoluzionaria tangibile quando la comprendiamo nel contesto delle conquiste della rivoluzione del Rojava.
Riacquistiamo rabbia, coraggio e forza dall’internazionalismo proletario. Proprio quando le élite pensano di poter incontrarsi tranquillamente al World Economic Forum (WEF) di Davos anche il prossimo gennaio, possiamo portare pure là le lotte contro loro.

Solidarietà ai gilet gialli!
Nessun entroterra tranquillo – attaccare WEF!
Viva la solidarietà internazionale!

copiato da: https://barrikade.info/article/2856

Azione alla Rheinmetall Air Defense di ZH-Oerlikon

Oggi a Zurigo ha avuto luogo la “Lunga notte delle imprese”, avviata da società con sede a Zurigo Uno di queste è stata Rheinmetall Air Defense (Difesa aerea Rheinmetall, n.d.t.) di Zurigo-Oerlikon, filiale di Rheinmetall Waffenschmiede (Fabbrica d’armi Rheinmetall, n.d.t.), già attaccata o bloccata più volte per le sue forniture di carri armati alla Turchia.
Qui facciamo riferimento alle numerose precedenti dichiarazioni su Rheinmetall e sul suo ruolo nella fornitura di armamenti e nel riarmo della Turchia. Nell’ambito di questa azione di pubbliche relazioni “Lunga notte delle imprese”, autobus viaggiano verso Oerlikon per permettere di visitare dall’interno Rheinmetall, affinché gli ospiti possano vedere come sono prodotti cannoni antiaerei e simili. Abbiamo sabotato questo evento, bloccando direttamente l’autobus in arrivo alla fabbrica d’armi con striscioni e fuochi d’artificio. Esprimiamo la nostra solidarietà alla popolazione combattente e organizzata in Rojava, all’eroica resistenza armata di YPG / YPJ / SDF e commemoriamo tutti i Sehit (partigiani, n.d.t.) caduti nella lotta contro la dilagante barbarie nazionalista jihadista.

Viva la solidarietà internazionale – Fianco a fianco contro il fascismo – Via tutti gli occupanti dal Rojava!

# fight4rojava # riseup4rojava #womendefendrojava

ZH: Nessun spazio ai difensori neoliberisti di Pinochet!

Mercoledì 6/11, doveva tenersi all’Università di Zurigo un evento con Axel Kaiser come “la fine della storia di successi in Cile”. Gli/le organizzatori/trici hanno cancellato pubblicamente l’iniziativa temendo proteste e l’hanno spostata privatamente in uno spazio di Carlo Magno. Vi siamo comunque andati, abbiamo interrotto l’evento e salutato Kaiser facendogli giungere in testa un frappè, qualche bibita e uova.
L’oratore invitato Axel Kaiser difende apertamente il regime di Pinochet, è antifemminista e si oppone al movimento sociale combattente. Il pensatore neoliberista incita da anni contro il movimento studentesco cileno che osa mettere in discussione le basi del sistema economico cileno introdotto sotto Pinochet. Secondo Kaiser, questo sistema economico rappresenta il pilastro fondamentale del “modello vincente” del Cile, introdotto dopo il “disastroso esperimento socialista del presidente Salvador Allende”, come ha scritto in un articolo nel 2013.
Che la dittatura di Pinochet abbia mietuto decine di migliaia di morti e scomparsi, e non semplicemente “fallito”, come dice il testo che annuncia l’evento, a Kaiser non sembra interessare, al contrario: la narrazione, che sostiene regolarmente in conferenze e articoli, difende sempre più il regime militare: A suo avviso, dopo Allende tutto è migliorato. Il regime aveva deciso di trasferire il potere sull’economia a un “gruppo di esperti liberali classici”. Questi avrebbero quindi attuato alcune riforme strutturali e già in Cile si è sviluppata un’economia prospera. Destituzione militare di un governo eletto? Interventi della CIA con programma imperialista? Espulsione e omicidio? Disuguaglianze persistenti? Tutto ciò non sembra interessare molto a Kaiser.
Contro il revisionismo storico e la banalizzazione del regime militare!
Se Kaiser viene interrogato sul lato oscuro della “storia vincente” cilena, rimane sul vago. Non è un sostenitore di Pinochet, ma “difendere il modello di Augusto Pinochet” è qualcos’altro di concreto. Dice che secondo lui “un periodo di autoritarismo (è stato) necessario per correggere il caos in cui era il Cile nel 1973”, come ha esposto nella sua tesi sui “fondamenti filosofici americani in merito alla rivoluzione cilena del libero mercato”. È inoltre dell’opinione che si potrebbe fare attenzione affinché non si verifichino violazioni dei diritti umani, il ruolo storico deve sempre essere preso in considerazione e Pinochet un tempo è stato il “male minore”. Quest’argomentazione è simile a quella degli amici di Kaiser. Questi è membro del consiglio d’amministrazione della “Fundación para el Progreso”, un pensiero neoliberista che condivide anche Mauricio Rojas. Rojas è un ex-ministro cileno, che deve dimettersi dopo aver cercato di giustificare i crimini della dittatura di Pinochet.
Il “male minore” del Cile, per il Cile ha significato un regime militare non democratico che violava i diritti umani e imponeva barbaramente le norme introducendo il neoliberismo. Kaiser sembra addirittura aver capito questo, a margine. Quindi, alla fine della sua tesi si chiede se sia giustificato “cooperare con un regime – democraticamente o meno – dove avvengono violazioni dei diritti umani, anche se questa collaborazione non è direttamente responsabile dei crimini e contribuisca alla crescita economica e reintroduzione della democrazia e delle libertà politiche”. Sì, lo è, afferma Kaiser. Quindi lui ammette che le violazioni dei diritti umani hanno avuto luogo sotto Pinochet. Tuttavia, legittima perciò la ripresa del sistema neoliberista sotto il regime di Pinochet, sostiene che questo non è stato avviato direttamente dal regime e, a suo parere, ha contribuito alla crescita dell’economia.
Ma anche nella sua logica borghese, questa conclusione è ridicolmente assurda. Da un punto di vista storico, è assolutamente assurdo affermare che gli “esperti” neoliberisti non siano complici della dittatura militare cilena. Gli esperti finanziari, dopo la caduta di Allende utilizzati dal regime militare e rimasti consulenti a fianco del regime, ne hanno sempre parlato a suo favore. Oltre al puro consenso, la ristrutturazione economica ha fornito la base economica alla dittatura e legittimato il campo sperimentale cileno del neoliberalismo nel mondo. Ma anche prescindendo dalla banalizzazione e dalle critiche storiche di Kaiser, la questione da lui posta è assurda perché non è né storica né teorica: Il neoliberismo è stato ed è parte di una struttura di potere autoritaria. La questione della possibile collaborazione è del tutto superflua, poiché possono porsi la domanda sulla collaborazione solo coloro che anche dopo decenni di esperienza si aggrappano ancora alla brutale attuazione del neoliberismo e la legittimano con la fiaba della “società prospera”.
Kaiser, neoliberista anti-femminista
Da convinto neoliberista di destra, ovviamente Kaiser non solo s’interessa di economia, ma gli piace anche incitare contro tutto ciò che gli sembri troppo progressivo – e c’è molto. Il femminismo come nemico non vi può mancare. Così, in un’intervista Kaiser afferma che esistono differenze di genere, essendo stato dimostrato che il cervello di uomini e donne funziona in modo diverso. Inoltre, il femminismo marxista, come lo descrive Kaiser, è estremamente intollerante e richiederebbe solo censura. E soprattutto, la situazione delle donne oggi sarebbe buona come mai prima nella storia. Dovremo tutto questo all’economia di mercato, che secondo Kaiser è il maggiore “potere di liberazione” per “donne e minoranze”. Quanto siano grottescamente sbagliate tali affermazioni, non si manifesta solo nella disuguaglianza e nell’oppressione globali, ma anche ora nel contesto del movimento cileno. Nuovamente riappare chiaramente il carattere patriarcale dell’apparato repressivo cileno. La violenza sessuale è uno dei metodi di intimidazione centrali della polizia cilena. Sono note numerose aggressioni sessuali, tra cui minacce di stupro e aggressioni fisiche.
Solidarietà nei confronti delle continue proteste in Cile!
Le attuali proteste in Cile mostrano quanto Kaiser abbia torto, tentando di legittimare l’economia neoliberista e banalizzare la dittatura di Pinochet. La popolazione non intende accontentarsi di false promesse, misure di austerità e disuguaglianze sociali. Ne ha avuto abbastanza del presunto modello di successo che non lo è stato mai. O come hanno ripetutamente affermato manifestanti in Cile nelle ultime settimane: “Il neoliberismo è nato in Cile e morirà in Cile”.
Esprimiamo solidarietà alla popolazione in lotta nel Cile e stiamo al suo fianco contro neoliberismo, sfruttamento e oppressione. Ecco perché stasera abbiamo interrotto l’evento. Non vogliamo che nessuno ci parli dei brutali attacchi neoliberisti sotto una dittatura militare, sarebbe il “male minore” o avremmo persino qualcosa che dobbiamo alla popolazione. Sappiamo ciò che vogliamo ed è una società che non è allineata su norme economiche, ma solidalmente femminista e antirazzista.
fonte:

https://barrikade.info/article/2845

da Rote Hilfe Schweiz

8 novembre 2019

Gogna online per la manifestazione nazista a Basilea nel 2018

Vogliamo ricordare: il 24 novembre 2018, il partito neonazista PNOS (Partito dei nazionalisti svizzeri, n.d.t.) ha cercato di organizzare una manifestazione nel quartiere fieristico di Basilea. A contrastarlo si sono mobilitati oltre 2.000 antifascisti/e che hanno assediato i nazisti per ore, tentando di avvicinarsi loro da diversi punti. Rammentiamo anche che la polizia ha cercato d’impedirlo con la forza. Diverse persone hanno subito lesioni al viso e agli occhi per i suoi proiettili di gomma, in almeno un caso gravemente.
Già 31 persone sono sotto processo. Ora la procura della città di Basilea ha annunciato una gogna online per identificare altre persone partecipanti alla riuscita manifestazione. Le accuse sono aggressione, violazione della pace, lesioni personali, violenza e minacce contro autorità e funzionari, estorsione e interruzione del trasporto pubblico.
Complessivamente, 22 persone sono colpite dalla gogna. Le immagini sgranate sono state messe online in meno di una settimana. In seguito, a un certo punto sono state pubblicate anche le immagini non sgranate.
In generale vale:
• Ignorare assolutamente l’attuale appello di Stawa (procura, n.d.t.) a presentarsi preventivamente.
• Utilizzate Tails/Tor Browser (sistema operativo basato su Tor Browser, n.d.t.) quando si accede alla procura. In altri casi (soprattutto in Germania), è stato analizzato l’accesso al sito Web della gogna per raccogliere ulteriori indizi
• Non partecipate a speculazioni e pettegolezzi, ciò può recare pregiudizio ad altri.
• Se voi stessi o conoscenti sospettate di foto, non fatevi “spaventare”, informatevi analogamente (!) e discutetene in un ambito fidato (nelle vostre strutture/nei vostri gruppi di riferimento) come potervi gestire. Non decidete individualmente e affrettatamente come voler reagire a questa minaccia!
• E sempre: tenete sgombra la casa, non lasciate alcun materiale incriminante (vestiti, scarpe, ecc.) in giro.
• Se Stawa vi contattasse, prendete contatto con il Gruppo Antirepressione di Basilea: antirep-basel@riseup (chiave PGP)
È la prima volta che a Basilea lo strumento della gogna online viene usato contro i/le partecipanti a una manifestazione. Non lasciamoci intimidire da tali attacchi, ma cogliamoli come opportunità per organizzarci meglio e uscirne più rafforzati. Opponiamo la nostra solidarietà all’inasprimento della repressione. Allora è stato importante scendere in piazza contro i nazisti e lo è tuttora. Speriamo che il tentativo del procuratore di trasformare la popolazione in spioni/e informatori cada nel vuoto.
Il silenzio è oro – nessuna collaborazione con gli organi repressivi!
Mai più fascismo!

P.S.
Antifascisti/e di Basilea
https://barrikade.info/article/2855

(da: Rote Hilfe Schweiz)

Zurigo: antifascista sottoposto a custodia cautelare
Venerdì 25/10/2019, una persona a Zurigo è stata presa in custodia dalla polizia dopo una perquisizione domiciliare. È accusata di partecipazione a un attacco a fascisti/e nel Niederdorf di Zurigo. Nel frattempo questa persona è in carcerazione preventiva.
Riguarda quanto successo il 21 settembre, quando un gruppo di 13 neonazisti ha celebrato una festa d’addio al celibato nel centro storico di Zurigo. È andato da un bar all’altro, alzando il braccio destro, saluto nazista. Un gruppo di determinati antifascisti/e ha posto fine a questa attività e ha fatto fallire le loro “celebrazioni”. La persona detenuta ora è accusata di partecipazione a quest’azione.
A Zurigo, non è il primo addio al celibato di estremisti di destra. Indimenticabile è l’episodio nel luglio 2015, quando un gruppo di neonazisti a Zurigo-Wiedikon in modo antisemita ha insultato e aggredito un ebreo ortodosso. Kevin Guttman, cantante di un noto gruppo rock nazista e noto fascista, è stato recentemente condannato dal Tribunale distrettuale di Zurigo. Proprio basandosi su tali esperienze, ma anche in linea di principio, è importante, ovunque i fascisti provino a farsi largo nello spazio pubblico, affrontarli resistendo da antifascisti.
Non ci sorprende che lo Stato borghese stia cercando di spezzare l’antifascismo militante tramite i suoi organi repressivi. Gli contrapponiamo la solidarietà e ribadiamo: nessun passo concesso al fascismo!
Libertà per tutti i prigionieri politici!

Soccorso Rosso Svizzera

Alcune azioni in Svizzera contro l’attacco turco in Rojava

Winterthur: Azione di solidarietà per il Rojava

(copiato da: https://barrikade.info/article/2790)

Winterthur, Svizzera: nella notte fra venerdì 25 e sabato 26 ottobre, abbiamo calato da un edificio in Sulzerareal uno striscione sui binari come espressione della nostra solidarietà con la resistenza in Rojava (Siria settentrionale) contro il fascismo turco
Da oltre due settimane, la Turchia, membro della NATO bombarda le città e i villaggi nel Rojava, facendo terrorizzare la popolazione locale con le sue forze di terra, insieme a bande di jihadisti in fuga. Il mondo osserva gli eventi, pochi esprimono rammarico. Ma rimangono frasi vuote, le sanzioni annunciate sono senza effetto nei confronti dell’interesse economico e dell’avidità – la guerra è sempre un buon affare.
Sebbene i piani delle forze imperialiste non possano essere più contraddittori, nessuna forza ha interesse che sussista il progetto rivoluzionario in Rojava. Quindi, per noi significa contare sulle proprie energie e forze. Gli alleati del fascismo turco sono anche qui in Svizzera – e come molte azioni hanno dimostrato, sono attaccabili
I nostri pensieri e i nostri cuori sono con tutti i/le combattenti delle Unità di difesa, con la popolazione civile e i numerosi compagni internazionalisti, che sul posto guidano la lotta contro il fascismo turco.
SOLIDARIETÀ È RESISTENZA!
BİJÎ BERXWEDANA ROJAVA!
Winterthur, 26 ottobre

Basilea: Attacco al profittatore di guerra Mercedes

(copiato da: https://barrikade.info/article/2773)

Mercedes rifornisce l’esercito turco di veicoli nella guerra contro la Siria settentrionale
Da settimane lo Stato turco attacca la maggior parte delle aree curde nella Siria settentrionale (Rojava). Da 16 giorni, villaggi, infrastrutture e ospedali della regione autonoma del Rojava sono presi di mira e distrutti dalle bombe. Numerosi civili e combattenti (YPG / YPJ / SDF) sono stati uccisi/e. Questa terribile guerra è appoggiata dalle superpotenze imperialiste, USA e Russia. In base all’accordo di entrambe, lo Stato turco punta a creare una “zona di sicurezza” usando massiccia violenza. Il futuro di uno dei progetti più avanzati del nostro tempo è minacciato da autocrati come Erdogan o Putin. Lo Stato turco da tempo tenta di soffocare qualunque movimento a base democratica, femminista ed ecologico.
Ma dall’inizio della guerra d’aggressione, il popolo del Rojava oppone resistenza. Nonostante la minaccia, migliaia di persone scendono in strada in Rojava per protestare contro la guerra. Si fanno azioni di resistenza civile e militare contro il fascismo turco.
Centinaia di migliaia al mondo scendono in piazza contro la guerra d’aggressione, i profittatori di guerra sono pubblicamente denunciati, bloccati e deliberatamente attaccati ed è criticata la cooperazione economica dell’Europa con lo Stato turco fascista.
Veicoli, armi e aerei dell’esercito turco sono fabbricati in Europa e venduti in Turchia con profitto, ad esempio da Daimler, a cui appartiene anche Mercedes-Benz: vende veicoli e camion militari in tutto il mondo. Inoltre, Daimler rifornisce lo Stato turco di veicoli Mercedes-Benz.
Già sotto il regime nazista Daimler ha prodotto veicoli e armi per l’esercito. Migliaia di lavoratori/trici coatti sono stati sfruttati in fabbriche Mercedes. Anche dopo la seconda guerra mondiale, Daimler produce continuamente attrezzature belliche ed esporta veicoli militari a dittature come Arabia Saudita, Qatar e Stato turco, con il marchio Mercedes-Benz Defence Vehicles
I profittatori di guerra come Daimler qui hanno la loro ubicazione! Lasciateci smascherarli, spruzzare le vetrine dei negozi, bloccare le strade di accesso ed esercitare pressione pubblica contro di loro.
Contro il profitto nella guerra!
Viva la sicurezza internazionale!
# Fight4Rojava
# RiseUp4Rojava

ZH & WI: Azioni contro la collaboratrice di guerra AXA

(copiato da https://barrikade.info/article/2797)

Nell’ambito della campagna internazionale contro la guerra d’aggressione della Turchia, nella notte di lunedì 28 ottobre abbiamo attaccato tre uffici di AXA Versicherungen (Hottingen e Höngg a Zurigo e a Winterthur) con bottiglie di vernice in un’azione coordinata.
Il colosso francese delle assicurazioni trae profitto dalla politica di guerra di Erdogan e – proprio come Credit Suisse, Mercedes o Rheinmetall ripetutamente attaccate nelle ultime settimane.- è all’origine dell’appoggio tacito dell’Europa al genocidio del popolo curdo in Turchia
Nel 2016 AXA Versicherungen e il suo dipartimento turco ha registrato una raccolta di premi per circa 700 milioni di franchi (quasi 30 milioni di euro come utile), rendendoli uno dei primi tre speculatori nel settore assicurativo turco. Con ben noti investimenti a lungo termine degli armaioli turchi Aselsan e Vestel, AXA è anche direttamente partecipe nell’industria turca degli armamenti. Soprattutto, AXA combina una partnership strategica decennale con OYAK, colonna portante poco conosciuta ma tanto più influente del complesso militare-industriale turco.
OYAK, fondo pensioni degli ufficiali turchi, è stato creato subito dopo il primo golpe nel 1961 e da allora è un potente strumento nelle mani dell’esercito turco. Il fondo ha oltre 60 imprese turche e partecipazioni in numerose altre (sono attualmente in corso trattative per rilevare il gigante inglese siderurgico britannico British Steel), e quindi rientra fra i tre speculatori più attivi nell’economia turca. Protetto da una legislazione su misura e guidato da membri dell’esercito turco, OYAK utilizza i suoi fluenti profitti per garantire privilegi economici a membri dell’esercito (principalmente pensioni e case) che contribuiscono decisamente alla loro lealtà. Inoltre, OYAK con il suo potere economico rappresenta una leva centrale d’influenza dell’esercito sulla società [1]
Di tutto quanto scritto i/le responsabili di AXA qui si occupano molto poco. Come una delle più grandi compagnie assicurative al mondo, si concludono affari con chi è al potere e non sorge contraddizione se si assicurano case per poterle distruggere e contemporaneamente si investe in aziende produttrici di razzi per abbattere queste case. Il capitalismo si ferma. Tuttavia, nel caso di AXA e Turchia, la continuità dell’impegno risalta particolarmente. Con OYAK già negli anni ’90 si è sviluppata una cooperazione strategica non solo nel settore assicurativo, ma anche nella gestione di attività azionarie, culminando nel 1999 con la creazione di una comune joint venture assicurativa, AXA OYAK (acquisita da AXA nel 2008). Quindi non sorprende che, quando Erdogan è giunto a Londra nel luglio 2018 per promuovere altri investimenti europei nel mezzo del clima di tensione politica Turchia/UE, abbiano partecipato rappresentanti AXA con la parte in missione.
E cosa ci importa di ciò come rivoluzionari internazionalisti? Dovrebbe interessarci in due modi: primo, dovrebbe mostrarci ancora una volta che dai governanti in Europa e USA non c’è d’aspettarsi alcun appoggio nella lotta contro la dittatura e la guerra di Erdogan. Oltre alle solide ragioni geopolitiche che contraddicono una caduta della Turchia, l’impegno locale del capitale occidentale è semplicemente troppo importante (e i lobbisti di AXA, CS, Mercedes & Co troppo influenti).
In secondo luogo e viceversa, questa storia esemplare di AXA ci mostra qual è il nostro ruolo di internazionalisti/e europei nella difesa del Rojava: Se non possono giungere sanzioni dall’alto, allora devono venire dal basso e sono molti i modi e i mezzi per attaccare, denunciare, mobilitare e bloccare: sabotiamo la guerra contro il Rojava distruggendo il flusso europeo di armi e denaro in Turchia!
Viva la solidarietà internazionale!
Biji Berxwedana Rojava!

P.S.
[1] Il rapporto di AKP con l’esercito e la sua autonomia basata sostanzialmente su OYAK non è libera: l’esercito turco si considera da sempre erede di Atatürk e garante del suo nazionalismo secolare. Una caratteristica essenziale della dittatura nazionalista islamica di Erdogan, sia alla sua ascesa al potere che nella fase del suo declino, riguarda il suo coinvolgimento e la sottomissione a questa borghesia kemalista rappresentata dall’esercito. La sottomissione è stata particolarmente evidente durante le purghe come il processo Ergenekon (conseguentemente è stata pure cambiata gran parte della leadership OYAK), mentre avveniva l’integrazione fino ad alcuni anni fa, principalmente partecipando agli extra-profitti derivanti dalla ristrutturazione economica neoliberista. Da quando questi extra-profitti mancano per l’aggravarsi della crisi capitalista, al palazzo turco viene meno un supporto importante e si avvertono scricchiolii nella dittatura. Ma se c’è qualcosa che unisce l’ala kemalista e quella islamico-conservatrice della borghesia turca oltre alla loro avidità, è la loro grande spinta espansionista turca e l’odio contro la parte curda della popolazione. Oltre ad altri fattori come il successo storico della resistenza curda e la discordia interimperialista, questo fattore dovrebbe essere tenuto in conto quando consideriamo la guerra d’annientamento costantemente intensificata della Turchia contro il popolo curdo e le sue strutture dal 2015.

EuroAirport di Basilea: bloccata Turkish Airlines!

(copiato da https://barrikade.info/article/2793)

Attivisti/e hanno compiuto un’azione all’aeroporto di Basilea per la seconda volta dall’inizio dell’invasione turca del Rojava. I banchi del check-in di Turkish Airlines sono stati bloccati. Il decollo degli aerei è stato possibile solo grazie alla polizia aeroportuale e ai soldati.
L’azione è stata tuttavia un forte segnale contro la guerra sporca di Erdogan. Turkish Airlines è strettamente collegata con AKP e ripara aerei dell’esercito turco. Turkish Airlines è sporca di sangue. Questo gigante dovrebbe quindi essere disturbato e boicottato ovunque!
La compagnia aerea Turkish Airlines è una delle maggiori al mondo, finanziata per metà dallo Stato. Le persone chiave della compagnia tengono hanno stretti legami con il governo AKP e Erdogan. Ad esempio, Ismail Dileroglu, amico d’infanzia del figlio di Erdogan.
Siamo qui in solidarietà con il Rojava. Una regione dove da anni è fondata una società a base democratica ed etnica. La liberazione delle donne, le strutture consiliari, l’ecologia e l’autodeterminazione sono elementi chiave del Rojava.
Vogliamo difendere questa prospettiva perché dobbiamo affrontare in tutto il mondo il problema di una società che produce distruzione e miseria da un lato e ricchezza e potere dall’altro!
Resisti libero Rojava!
Viva la solidarietà internazionale!

(da: aufbau.org)

Zurigo: manifestazione e attacco a CS

Una piccola ma decisa manifestazione si è avviata questa sera da Helvetiaplatz nell’ambito della solidarietà pratica verso il Rojava, diretta con forti slogan al Credit Suisse (CS) in Stauffacher, punendolo con vernice e colpi di martello per la sua complicità con il fascismo turco.
Il capitale svizzero contribuisce a uccidere tutto il mondo. Questi omicidi particolarmente bestiali soprattutto avvengono per interessi di profitto attualmente in Rojava. Il fascismo turco – un prezioso partner commerciale di Credit Suisse sia in termini di gestione patrimoniale privata come pure coinvolge prestiti per importanti progetti infrastrutturali o di finanziamento delle società di armamenti – ora sta rinunciando alla sua conquista in Siria settentrionale per la barbarie. Gli ospedali sono ridotti in macerie con la tecnologia NATO all’avanguardia, i convogli di civili in fuga bombardati e si fornisce sostegno mirato alle evasioni di prigionieri Daesh.
Il sostegno de facto della NATO a questa guerra d’aggressione, astenendosi da ipocrisie tanto a buon mercato quanto inefficaci, prova ancora una volta che l’imperialismo concorda pienamente con gli obiettivi fondamentali del fascismo turco. Nei palazzi governativi d’Europa e Nordamerica, si è innanzitutto interessati a che relazioni economiche redditizie possano essere salvate, che la Turchia continui a proteggere l’UE da coloro che la miseria capitalista spinge a fuggire e che UE rimanga partner geostrategicamente importante della NATO. Dovesse risultare, per questi vincoli imperialisti, anche il massacro di un progetto sociale d’emancipazione come quello di autogoverno nel Rojava, il cui influsso rivoluzionario si estende in tutto il mondo e che ciò, con grande orrore dei governanti, dimostri che nulla deve rimanere invariato, tanto meglio.
Durante la nostra azione, abbiamo appreso che oggi l’autogestione democratica si è vista costretta a concludere un accordo con la Russia e il governo centrale siriano. Come questo accordo funzionerà nella realtà, sarà evidente nei prossimi giorni e settimane. Tuttavia, certamente continuerà la resistenza di coloro che hanno liberato il loro Paese da Daesh con enormi sacrifici per costruire una società solidale, in guerra contro attacchi costanti da parte della Turchia e delle sue bande jihadiste. Ed è pure sicuro che possono contare sulla nostra attiva solidarietà.

Viva la solidarietà internazionale!
Alla guerra nessun tranquillo entroterra!Biji Berxwedana Rojava!

(https://barrikade.info/article/2730)

Basilea: attacco a CS

Solidarietà al Rojava – Fermare l’attacco della Turchia!

Nella notte di lunedì, come i/le nostri/e compagni/e di Zurigo, a Basilea abbiamo attaccato una succursale bancaria di Credit Suisse (CS) con vernice e martelli. Seguiamo quindi l’appello dei/delle combattenti del Fronte Serêkaniyê per nominare e attaccare i responsabili (https://anfdeutsch.com/rojava-syrien/internationalist-from-serekaniye-front-wir-erwarten-taten- 14515).
È una risposta alla guerra dello Stato turco contro il progetto progressista in Rojava (Confederazione democratica della Siria settentrionale), territorio dove la popolazione si autorganizza dal 2012 e sta costruendo un autogoverno di base. La società è orientata verso la liberazione delle donne, rispetta i diritti delle minoranze e consente a tutti di partecipare al processo democratico. Dal 9 ottobre il Rojava è attaccato dall’esercito turco e dai mercenari jihadisti al suo servizio.
Con l’azione esprimiamo la solidarietà alla lotta della popolazione del Rojava, guidata dalle Unità di protezione popolare (YPG) e da Unità di protezione delle donne (YPJ), contro l’attacco fascista.
Perché il Credit Suisse? CS è sinonimo di capitalismo, essendone colonna portante. Rappresenta anche l’imperialismo occidentale. Investono i soldi dei ricchi in progetti redditizi, che a loro volta danneggiano popolazione e clima: società di armamento, centrali nucleari e a carbone, impianti petroliferi e gasdotti, ma anche la ristrutturazione di abitazioni di lusso nelle città sono solo alcuni esempi di progetti che esistono solo o possono essere realizzati essendo finanziati dalle banche.
La banca è pure fortemente coinvolta in Turchia: CS partecipa nella fabbrica di armi Lockheed Martin, fornitrice di aerei da combattimento ed elicotteri militari all’esercito turco. Rispondiamo a queste azioni violente con vetrate rotte e vernice: No War in Rojava!
Perciò tutti ne siamo responsabili. Il Rojava è anche la nostra lotta. Combatteremo insieme: ai/alle nostri/e compagni/e in Rojava e noi qui in Europa. Insieme vinceremo nella lotta per un mondo giusto.

Alla guerra nessun tranquillo entroterra!
Viva il Rojava – viva l’internazionalismo!
In memoria dei caduti in battaglia: Şehîd namirin!

(https://barrikade.info/article/2733)

Azione contro AGM del Consiglio economico svizzero-turco

(copiato da https://barrikade.info/article/2707
-trovato su revolutionaryär.ch-)

Il 9 ottobre 2019, un gruppo di una ventina di persone ha interrotto l’Assemblea generale del Consiglio economico svizzero-turco (STBC) a Sempach, in Svizzera centrale. L’incontro STBC è stato sabotato dalla Brigata Barbara Anna Kistler, composta da persone di Lucerna, Berna e dalle montagne del Giura. Durante l’incontro, il gruppo è entrato nella sala eventi, urlando slogan, e ha pronunciato un discorso e mostrato striscioni. È stata denunciata la guerra internazionale contro il Rojava ed evidenziata la responsabilità congiunta dello Stato svizzero e dell’economia svizzera.

Il seguente testo è stato distribuito durante l’assemblea e a Sempach:

Oggi mercoledì, il Consiglio economico svizzero-turco (STBC), associazione promotrice di relazioni economiche tra Svizzera e Turchia, si riunisce a Sempach. L’associazione è stata fondata nel 2000 su iniziativa della Segreteria di Stato dell’economia SECO, in un periodo in cui molti progetti di dighe erano previsti in Turchia. Ora s’incontrano in Svizzera centrale di rappresentanti di finanza, industria, società di consulenza e studi legali nella Svizzera centrale, sperando d’assicurarsi i loro profitti attraverso relazioni commerciali bilaterali. I progetti della diga in sé sono stati già reati ecologici e violazione di diritti umani. Enormi tratti di terra sono stati allagati, la gente è stata trasferìta di forza e il volume d’acqua fluente nei Paesi vicini a Siria e Iraq è stato fortemente ridotto. Tutto con denaro e tecnologia svizzeri, anche grazie a STBC. Attualmente, una grande diga sarà costruita ad Hasankeyf. Gente sarà sgomberata, preziosi siti archeologici e gran parte della natura sono distrutti. Questa politica si basa su una concezione in Turchia..Sotto il governo dittatoriale di Erdogan, l’opposizione viene combattuta, le minoranze sono oppresse, la natura e l’uomo sfruttati, il Paese si sta spostando rapidamente verso una dittatura fascista.
In questi giorni, l’esercito turco si sta schierando insieme a terroristi islamisti lungo il confine con la Siria. In Siria settentrionale, dove nel mezzo della guerra civile si è potuto insediare un autogoverno autonomo basato su ideali egualitari, chiamato “Rojava”, ora si minaccia un’altra guerra. Le forze progressiste che hanno combattuto con successo Daesh ora dovrebbero essere combattute agli occhi del mondo e le minoranze etniche essere espulse.
Dietro questa macchina da guerra sta un’intera economia basata su investimenti e valuta estera. Con le loro attività, i membri STBC supportano direttamente lo Stato turco e le sue guerre. Quando le banche e le società s’incontrano nella tranquilla Svizzera centrale per parlare di affari in Turchia e con la Turchia, il profitto è posto al centro – per questo non si fermano davanti ai cadaveri. Letteralmente.
Difendere il Rojava – Alla guerra nessun tranquillo entroterra!
Contro lo sfruttamento e l’oppressione, per la rivoluzione!
Zurigo: RUAG segnata con vernice

Stasera abbiamo segnato con la vernice la facciata del costruttore di armi RUAG a Glattbrugg vicino a Zurigo, mentre il Rojava è sotto attacco, non solo da parte del fascismo turco e dei suoi mercenari islamisti, ma anche dell’imperialismo, che dà alla Turchia il via libera per il massacro. Le ragioni di questa complicità sono molte. Una di queste è che aziende come RUAG Svizzera (tra l’altro collabora con TAI nello sviluppo di droni da combattimento) guadagna molto concretamente in questa guerra.
L’aggressione al Rojava è un attacco a tutti noi. Difendere collettivamente questa prospettiva di un insieme liberato. Ognuno al suo posto, con i suoi mezzi e tutti insieme contro il fascismo turco e i suoi collaboratori!
Ribellatevi per il Rojava!
Viva la solidarietà internazionale!

(fonte: https://barrikade.info/article/2726)

Aggiornamenti sul compagno della biblioteca Fermento, arrestato a Zurigo alla fine del mese di gennaio 2019 

Pubblichiamo un comunicato firmato come l’ex gruppo di solidarietà

A proposito del prigioniero loquace di Zurigo

Come ex gruppo di solidarietà, con questo comunicato rendiamo pubblica la fine delle nostre attività di solidarietà e di sostegno nei confronti del prigioniero arrestato a Zurigo alla fine di gennaio 2019. Da allora fino ad oggi, egli si trova incarcerato in detenzione preventiva.
Questa persona ha redatto una dichiarazione relativa alle accuse mosse a suo carico, tra cui l’incendio di diversi veicoli militari a Hinwill (una cittadina nei pressi di Zurigo) e di un’antenna radio di emergenza della polizia, a Zurigo. Una dichiarazione che non possiamo accettare. Egli ha poi depositato questa dichiarazione presso l’ufficio del procuratore nel corso del suo interrogatorio di chiusura dell’indagine.
Dapprima, ha reso dichiarazioni che potrebbero essere utilizzate specificamente contro il compagno contro cui è stato spiccato un mandato d’arresto internazionale, a partire dal luglio 2016, per il medesimo sabotaggio dell’antenna radio della polizia: il prigioniero sembra essere al corrente del possibile uso incriminante della sua dichiarazione contro il compagno in fuga.
Poi, in merito alle due accuse, rivolge i sospetti direttamente verso i suoi amici e conoscenti. Inoltre, conferma e completa diverse ipotesi investigative e si dichiara innocente per entrambi i casi.
La sola affermazione di innocenza basterebbe ad annullare una solidarietà rivoluzionaria pubblica, perché uno dei suoi pilastri — «né colpevole né innocente» — è stato infranto. Ma con una dichiarazione di tale ampiezza e natura, qualsiasi solidarietà con questo detenuto è diventata per noi impossibile.
Tra le altre cose, il gruppo di solidarietà non gli inoltrerà più le lettere che in precedenza venivano trasmesse tramite la biblioteca anarchica Fermento.
Continuiamo a difendere gli atti di sabotaggio che sono oggetto di questa indagine/processo, indipendentemente da chi li abbia commessi, e raccomandiamo a tutti di non cadere in speculazioni e pettegolezzi su questa vicenda.

PS: auguriamo al compagno in fuga molta forza, coraggio… e nervi saldi.

L’ex gruppo di solidarietà
inizio settembre 2019″

5 settembre 2019

Azione in solidarietà con la lotta in Rojava

In Svizzera, dei militanti hanno attaccato AMAG a Berna-Wankdorf, il maggiore importatore di veicoli Volkswagen (VW) del Paese, in solidarietà con il Rojava. Diversi veicoli sono stati dati alle fiamme. L’attacco avviene nel momento che VW sta per firmare un contratto per costruire una nuova fabbrica in Turchia vicino a Smirne, il che attesta il sostegno della Germania al regime turco, mentre quest’ultimo minaccia d’invadere il Rojava. Questo investimento è stato deciso nonostante la situazione economica instabile in Turchia e prova ancor più fortemente l’alleanza politica tra Germania e Turchia. In un comunicato che rivendica l’attacco, i/le militanti dichiarano che l’attacco con il fuoco mira a denunciare il sostegno che la Turchia riceve in Europa e a dimostrare solidarietà internazionale al Rojava.

da: aufbau.org

Svizzera/Rojava

Svizzera: azione al Credit Suisse – Difendere il Rojava

Durante la notte del 31 luglio, abbiamo innescato un piccolo incendio di fronte alla filiale del Credit Suisse nei pressi di Stauffacher a Zurigo.
Ora più che mai la rivoluzione nel Rojava è attaccata. A metà giugno, i servitori di IS con parte dei soldati turchi hanno dato fuoco a numerosi terreni agricoli per privare la popolazione del suo sostentamento. A Tirbespi, ad esempio, sono stati distrutti quasi 10.000 ettari di campi di grano che avrebbe potuto dar luogo a circa 50.000 tonnellate di farina.
Ecco perché abbiamo fatto lo stesso con un’azione simbolica al Credit Suisse vicino a Stauffacher a Zurigo. Credit Suisse partecipa attivamente con capitale alla guerra contro il Rojava. Ha partecipazioni in Lockheed Martin, il maggiore commerciante di armi nel mondo. Fra l’altro, fornisce all’esercito turco gli aerei da combattimento utilizzati per attacchi aerei su aree autonome curde. Credit Suisse ha investito il suo denaro con altri fornitori dell’esercito turco, come Boeing e Raytheon. I profittatori della guerra barbarica sono identificabili e vulnerabili, specialmente anche nel tranquillo entroterra.
È importante difendere la rivoluzione.
Il 19 luglio 2012 è stata posata la prima pietra in Rojava. Da allora, la Turchia ha cercato con ogni mezzo d’impedire la costruzione di una società solidale, ecologica e guidata dalle donne. Erdogan conduce una guerra contro la popolazione e cerca di privarla del proprio sostentamento.
L’esempio più recente è l’apertura di un invaso. Conseguentemente, oltre 2.000 ettari di terra sono stati distrutti in Siria settentrionale. Il governo turco sta preparando anche militarmente la guerra. Il controllo sui numerosi prigionieri ISIS nelle aree autonome andrebbe probabilmente perso con un attacco; ciò che sarebbe nelle intenzioni di Erdogan.
L’appello per il giorno X rimane. Se la Turchia invade, si deve scendere in piazza, identificare i responsabili e i profittatori della guerra e dimostrare che sono vulnerabili.

Nessun retroterra tranquillo per i profittatori della guerra!
Difendere la rivoluzione in Rojava!

Fonte: https://barrikade.info/article/2492

Alla guerra nessun retroterra!
Nessuna guerra contro la Siria settentrionale!
La situazione nel Rojava peggiora. Non si può parlare di riduzione della tensione rispetto alla situazione. Continuano i preparativi dell’esercito d’occupazione turco per un’invasione militare su larga scala: i voli dei droni per la ricognizione aerea si sentono chiaramente, l’esercito turco prosegue l’espansione delle sue posizioni al confine e ha reso operativa la sua artiglieria. Gli obici sono pronti a sparare. Dopo che Erdogan ha trascorso molto tempo in silenzio, qualche giorno fa è riapparso dal vivo sulla televisione turca. Ha parlato apertamente dell’imminente inizio di un’operazione militare nella parte orientale dell’Eufrate, definendola la “soluzione finale al terrore”.
La cooperazione militare, economica e diplomatica tra Turchia, USA, NATO e Stati europei deve essere denunciata e attaccata politicamente. Nessun sostegno a Erdogan, il suo regime e la sua guerra! Nessuna fornitura di armi e nessun aiuto finanziario o politico alla politica di sterminio turca!
Dovesse venire al giorno X, l’inizio di un’invasione turca: scendere in piazza compiere azioni, occupare, disturbare e bloccare!
Mostrare ai responsabili degli uffici governativi e aziendali cosa si pensa della loro guerra! Insieme possiamo fermare la guerra d’aggressione della Turchia!

7 settembre, 15:00, Claramatte Basel: Demo “Difendi il Rojava”.

# fight4rojava
# riseup4rojava

Come donne di Relutionaerer Aufbau Schweiz siamo solidali con la rivoluzione in Rojava/Siria nord-orientale, che attualmente è fortemente minacciata da una guerra d’aggressione da parte della Turchia. In particolare, salutiamo tutte la gente e i /le compagni/e del Rojava che si stanno ancora una volta preparando risolutamente e militarmente alla difesa della rivoluzione. Siamo con voi! Fianco a fianco! Perché il Rojava è anche la nostra rivoluzione e la sua difesa è compito di tutte le forze rivoluzionarie nel mondo.
Come delegazione femminile siamo state in Rojava nel dicembre 2018, quando la Turchia ha minacciato una guerra. Ricorderemo sempre ciò che abbiamo imparato da voi in quel periodo: determinata e impavida, l’intera popolazione si è preparata alla difesa. Soprattutto da voi donne siamo rimasti profondamente colpiti. La forza e la determinazione dell’organizzazione femminile sono state in primo piano ovunque: siano esse parte delle unità di difesa locali della popolazione (HPC-Jin), siano YPJ o parte della struttura del consiglio, tutte congiuntamente e con forza unitaria, hanno fatto i preparativi necessari. Ora l’esercito d’occupazione turco e i suoi servi jihadisti sono di nuovo al confine per distruggere questo progetto rivoluzionario.
Non ci riusciranno! Né con una guerra aperta, né con attacchi permanenti ricorrendo ad attacchi bomba, incendio doloso o attentati mirati. Perché il potere e la volontà con cui questa nuova società liberata è stata costruita collettivamente è così forte.
Ecco perché facciamo appello a tutte le forze rivoluzionarie nel mondo.
Difendere la rivoluzione in Rojava! Nessun retroterra tranquillo per i guerrafondai e la loro industria delle armi! No all’invasione turca nel nord-est della Siria!
Insieme in tutto il mondo in piazza il giorno X, l’inizio dell’invasione!
9 agosto 2019

Revolutionaerer Aufbau Schweiz

Arrestato un compagno della biblioteca anarchica Fermento

Azione contro il consolato brasiliano

Sentenza per i fatti accaduti durante la manifestazione del 24 giugno 2016 a Basilea

Azione contro il WEF 2019 – Comunicato sull’attacco contro Credit Suisse (Zurigo – 13/1/2019)

Colpire il World Economic Forum 2019

Capitalismo significa guerra – Attaccare le imprese di armamenti

Zurigo – Azione contro il Consolato francese

Contro razzismo e repressione – solidarietà ai compagni sotto processo

Iniziative a Zurigo e Berna sulla repressione G20

Ancora aggiornamenti su repressione G20 – da SR-Svizzera –

Azione contro le rivalutazioni immobiliari e contro gli sfratti – tratto da Aufbau.org –

Comunicato di Aufbau sui recenti fatti repressivi – maggio 2018 –

Comunicato di Aufbau sui recenti fatti repressivi – maggio 2018 –

Lotta di classe 4.0 invece della loro tecnologia – tratto da aufbau.org –

Berna. Incontro di approfondimento dopo la repressione poliziesca alla manifestazione per Afrin del 7 aprile 2018

da: aufbau.org

Il 1° marzo a Zurigo e Basilea sono state compiute irruzioni contro Revolutionaerer Aufbau. Il centro di Basilea continua ad essere chiuso. Le perquisizioni sono un attacco politico contro la nostra prassi. Daremo la risposta adeguata.

Intanto, numerose sono le dichiarazioni di solidarietà a livello nazionale e internazionale. Un breve aggiornamento offre una panoramica sulla situazione a Basilea.

Dopo le incursioni il 1° marzo a Basilea e Zurigo la situazione non è cambiata di molto. Il centro di Revolutionaerer Aufbau a Basilea rimane chiuso per mano della polizia.

Siamo contenti per la solidarietà mostrataci da varie organizzazioni!

Che le autorità di Basilea compiano il giro di vite e procedano duramente contro tutto quanto sembri di sinistra, suscita perplessità non solo in ambiti rivoluzionari: il borghese Tageswoche ha pubblicato una intera serie di articoli sul tema (reportage, commenti e intervista al comandante della polizia) e il partito della sinistra parlamentare BastA! ha presentato un’interrogazione al governo.

Noi continuiamo il nostro lavoro politico. La scorsa settimana abbiamo partecipato a Basilea alla manifestazione delle donne dell’8 Marzo e alla protesta spontanea contro il massacro imminente ad Afrin.

La solidarietà è un’arma!


da: Secoursrouge.org

8 marzo 2018

Il Soccorso Rosso-Belgio e il Soccorso Rosso-Ginevra hanno organizzato il 7 marzo commemorazioni per Ivana Hoffmann, l’internazionalista caduta combattendo in Rojava, che hanno visto ciascuna la presenza di una trentina di persone. Queste serate sono state anche l’occasione per presentare la nuova campagna promossa dal Soccorso Rosso Internazionale a sostegno dei battaglioni femminili di Shengal e del Rojava (Afrin, Kobane e Cizre).

da: Secoursrouge.org

5 marzo 2018

Giovedì 1° marzo, due locali dell’organizzazione Revolutionaerer Aufbau sono stati perquisiti a Basilea e a Zurigo su ordine della procura della città di Basilea. Si tratta della seconda perquisizione nel giro di brevissimo tempo per Basilea, avendo la polizia proceduto il 2 febbraio a un’operazione esattamente prima della manifestazione di solidarietà con Afrin a Basilea. Le due ultime perquisizioni, coordinate, sono state effettuate mentre gli occupanti erano assenti. L’ufficio del procuratore rifiuta ancora di consegnare i mandati di perquisizione per cui non si sa la ragione ufficiale e giuridica di questo attacco. Revolutionaerer Aufbau è legata al Soccorso Rosso Internazionale in cui la sua struttura contro la repressione, il Rote Hilfe Schweiz, è la sezione dell’SRI per la Svizzera tedesca.

Incursioni contro Revolutionaerer Aufbau Svizzera

Giovedì pomeriggio 1° marzo 2018, sono stati perquisite dalla polizia due locali di Revolutionaerer Aufbau Svizzera a Basilea e Zurigo per conto della procura della città di Basilea.Trattasi della seconda perquisizione domiciliare nel giro di brevissimo tempo a Basilea, dopo che già prima della manifestazione in solidarietà con Afrin /Rojava aveva fatto irruzione il 2 febbraio nella struttura stessa.

Al momento dell’incursione gli/le inquilini/e dei locali non erano presenti. Le autorità repressive hanno voluto portare avanti la loro operazione senza avere gli occhi puntati su di sé.

La procura rifiuta la consegna dei mandato di perquisizione. Di conseguenza per il momento non sappiamo i retroscena di questo attacco politico. Ciò rappresenta un’anomalia rispetto alla prassi normale secondo cui alle persone coinvolte in perquisizioni domiciliari si concede l’accesso ai documenti.

Il locale di Basilea è tuttora tenuto chiuso dalla polizia, sappiamo però da persone solidali presenti in quartiere che la polizia ha molto sequestrato. A Zurigo, fra l’altro, è stato sequestrato un computer.

Daremo ulteriori informazioni quando saranno in nostro possesso. Le perquisizioni sono un attacco politico contro la nostra pratica. Daremo ad esse la risposta conforme.

Revolutionaerer Aufbau Schweiz, 2 marzo 2018 

da: Secoursrouge.org

Sabato 3 febbraio, a Zurigo, si è svolta la manifestazione “Lottare contro la dittatura in Turchia”, alla quale hanno partecipato 5.000 persone tra Kurdi e solidali svizzeri.

Prima che si svolgesse la manifestazione, unità di polizia incappucciate sono entrate in un appartamento di Revolutionaerer Aufbau-Basilea, senza un mandato di perquisizione. Tre persone che stavano preparando la manifestazione sono state temporaneamente arrestate ed è stato sequestrato uno striscione. Secondo un testimone, la polizia avrebbe minacciato i presenti che chi avesse partecipato alla manifestazione sarebbe stato arrestato.

In generale, infatti, la polizia ha sottoposto a duri controlli e intimidazioni numerosi manifestanti non kurdi, sostenendo che non sarebbe stata tollerata la presenza di militanti di origine non kurda.

Dichiarazione del Blocco Rivoluzionario sulla manifestazione NoWEF a Zurigo

Attacco contro la Segreteria svizzera per l_economia con fuochi e razzi – Fermare l_Accordo di libero commercio con lo Stato torturatore turco – gennaio 2018 –

Zurigo. Azione contro il WEF – gennaio 2018 –

Contro il World Economic Forum – gennaio 2018 –

A Basilea, insieme contro la repressione – dicembre 2017 –

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Giovedì 14 dicembre dalle ore 19:00 alle ore 21:30

CONFERENZA: LE CELLULE COMUNISTE COMBATTENTI

Parlerà il compagno Bertrand Sassoye

Soccorso Rosso-Ginevra

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La solidarietà è la nostra arma!

Solidarietà con Nadia Lioce, militante delle BR-PCC, imprigionata dal marzo 2003 e in isolamento totale (regime di 4-bis) dal 2005. La compagna è comparsa in giudizio il 24 novembre a seguito di una azione di protesta contro le nuove restrizioni.

Solidarietà con Georges Louis, militante del SR-Arabo e delegato sindacale CGT, arrestato il 10 ottobre a Parigi nel corso di uno sciopero nazionale contro le nuove leggi anti-operaie del governo Macron. La polizia lo accusa di aver lanciato oggetti atti ad offendere contro degli agenti. Il compagno è comparso in giudizio, pure lui il 24 novembre, al tribunale di Parigi.

Soccorso Rosso-Ginevra

Attacco contro ambasciata tedesca a Berna – settembre 2017 –

15 luglio 2017

Quasi 300 persone hanno manifestato a Zurigo in solidarietà con Nekane Txapartegi dopo che la Corte d’Appello ha rigettato il ricorso di Nekane contro la richiesta di estradizione avanzata dal Tribunale Penale Federale.
A fine marzo i giudici svizzeri hanno autorizzato l’estradizione di Nekane Tzapartegi verso la Spagna. Nekane è ricorsa in appello contro questa decisione. Fra le motivazioni la Corte penale federale sottolinea che l’estradata non può richiedere un divieto d’estradizione sollevando un rischio di tortura, se quest’estradizione si svolge verso un Paese con una tradizione democratica come è il caso della Spagna.
Ricordiamo che Nekane è stata arrestata nel 1999 dalla polizia spagnola, torturata e stuprata per 5 giorni. Nel 2011 ha esposto questi trattamenti davanti al tribunale. In seguito alla decisione della Corte penale, Nekane ha accusato un malessere ed è stata ricoverata in ospedale dove le sue condizioni sono state stabilizzate.
Per ora, Nekane non potrà essere estradata, finché la sua procedura di richiesta d’asilo è in corso.

Zurigo. Manifestazione contro il partito di estrema destra SVP – marzo 2017 –

Zurigo. Attacco contro il consolato turco -gennaio 2017

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Il 4 novembre 2016, a Zurigo, si è tenuto il processo contro un compagno del Soccorso Rosso-Svizzera e del Revolutionarer Aufbau Schweiz. Il processo si inquadra nella più generale operazione repressiva, da parte dello Stato svizzero, contro la lotta per l’occupazione e la difesa degli spazi sociali.

Di seguito, pubblichiamo la dichiarazione che il compagno ha letto in aula nel corso dell’udienza.

dichiarazione

Resoconto della manifestazione contro l’austerità e saluto solidale allo sciopero generale del pubblico impiego in Corea del sud-ottobre 2016

Comunicato sul processo contro manifestazione antirazzista svoltosi a Winterthur il 26 settembre 2016 -ottobre 2016– da Aufbau.org

Zurigo: attentato con esplosivo contro i profittatori di guerra della Lafarge Holcim, in solidarietà con la rivoluzione in Rojava-settembre 2016

L’estrema destra cerca sempre più di scendere in piazza.Si forma la resistenza-settembre 2016 –

Berna si pone di traverso. Fermare la “marcia per la vita”-settembre 2016 –

Via la Turchia dal Rojava – settembre 2016 –

Fermare Erdogan e AKP – agosto 2016 – (tratto da aufbau.org)

Mandati di comparizione a Zurigo – agosto 2016 – (tratto da Soccorso Rosso Svizzera)

Perquisizioni domiciliari a Zurigo e San Gallo – agosto 2016 – (tratto da political-prisoners.net)

La nostra solidarietà contro la vostra repressione. Libertà per gli 8 di Basilea – agosto 2016 –

Aggiornamento sulla situazione di sette detenuti in custodia cautelare a Basilea dal 24 giugno – agosto 2016 –

Svizzera. Manifestazione e arresti il 24 giugno a Basilea – agosto 2016 –

Contrastare lo scivolamento a destra in Europa (aufbau.org) – aprile 2016 –

Giornata internazionale di lotta delle donne – Lottare organizzate contro sessismo,capitalismo e guerra – marzo 2016 –

Manifestazione contro la repressione a Zurigo – febbraio 2016 –

Solidarietà con il movimento che lotta in Turchia – febbraio 2016 –

Revolutionäre Jugend Zürich (RJZ). Come reazione alle ultime operazioni degli sbirri oggi è stata occupata la sede di Lista Alternativa Zurigo – febbraio 2016 –

Attacco al consolato turco e a Rheinmetall Air Defence – gennaio 2016 (tratto da ch.indymedia.org) –

Libertà e solidarietà per tutti i prigionieri politici. Iniziativa in sostegno ai rivoluzionari prigionieri, Zurigo, 10 e 11 ottobre 2015 – ottobre 2015 –

In occasione della mobilitazione internazionale promossa dal Soccorso Rosso Internazionale (SRI) in solidarietà al rivoluzionario anarchico prigioniero Marco Camenisch, diffondiamo un nostro Appello, seguito da un testo in cui viene illustrato il Percorso politico di Marco Camenisch. Alleghiamo, poi, un Manifesto del SRI ed una nostra Locandina.

Appello CCRSRI -giugno 2015-

Percorso politico di Marco Camenisch

Manifesto SRI

Locandina -giugno 2015-

Diffondiamo il testo dell’appello del Soccorso Rosso Svizzera del 31 maggio 2015 per la Tre giorni di mobilitazione internazionale solidale a sostegno del rivoluzionario eco-anarchico Marco Camenisch.

Appello per iniziative internazionali di solidarietà. Marco libero! – giugno 2015 –

Video del Soccorso Rosso Internazionale sul compagno Marco Camenisch

(francese / inglese / tedesco / italiano / greco)

CONTRO IL VERTICE OSCE DI BASILEA! -dicembre 2014-

Contro l’intimidazione alla compagna Andi! -gennaio 2014-

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