Soccorso Rosso Internazionale

Febbraio 2024

da: rhi-sri.org

Pola Roupa e Nikos Maziotis sono stati condannati a diversi anni di prigione per la loro partecipazione e azione nell’organizzazione guerrigliera Lotta Rivoluzionaria. Sono stati imprigionati e hanno scontato una pena detentiva cumulativa di 20 anni a cui sono stati infine condannati (dopo il processo che ha annullato la loro condanna all’ergastolo per l’attentato alla Banca di Grecia, filiale della Banca centrale europea, ufficio del Fondo monetario internazionale in Grecia). La compagna Pola Roupa ha scontato 8,5 anni di reclusione effettiva (13,5 anni misti), mentre Nikos Maziotis ha già scontato 11 anni di reclusione e un totale di 14 anni misti. In altre parole, i 3/5 della pena, come prevede la legge dello Stato. Pola Roupa è stata rilasciata dal carcere il 17 novembre 2023, sottoposta a condizioni restrittive e pochi giorni dopo, il 28 novembre 2023, il sostituto procuratore di Evia ha presentato ricorso contro il suo rilascio, chiedendo che fosse riportata in carcere. Questo evento senza precedenti ha portato Pola davanti a un nuovo consiglio giudiziario presso il tribunale di Chalkida il 10 gennaio 2024, affinché sia giudicato se rimarrà libera. Nikos continua a subire un trattamento speciale ed eccezionalmente repressivo. Nel corso di 2 anni gli è stata rifiutata la libertà con la condizionale quattro volte, in quanto rimane non pentito (la giustificazione addotta per l’ultimo rifiuto fa riferimento a “un totale disprezzo per la magistratura e il sistema carcerario”). In attesa della decisione della Corte d’Appello di Eubea, è stato lanciato un appello per una giornata di solidarietà il 9 febbraio. Varie iniziative sono state condotte da diverse sezioni di SRI.

Soccorso Rosso Internazionale

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Da: secoursrouge.org

14 aprile 2023

Dichiarazione di un compagno del Secours Rouge Genève, processato in Svizzera per il suo impegno internazionalista

“Oggi sono accusato d’aver svolto servizio militare all’estero. La grande questione sembra essere se ho contribuito o meno alla resistenza delle Unità di Difesa del Popolo (YPG) durante il mio soggiorno. Come militante comunista svizzero, lo scopo del mio viaggio era vedere una rivoluzione con i miei occhi e parteciparvi.

Oggi la Confederazione elvetica mi giudica attraverso di voi, perché avrei violato la “famosa” neutralità svizzera recandomi nel nord della Siria e avrei minato la potenza difensiva del Paese. C’è da chiedersi se la Svizzera abbia così tanti interessi in comune con lo Stato islamico o con il fascismo turco?

Due verbali della polizia affermano chiaramente che non è possibile sapere cosa avrei fatto durante la mia permanenza. Le prove ovviamente mancano. Al contrario, le prove che la neutralità svizzera è solo un mito molto utile alla borghesia sono numerose.

Quando la Svizzera vende armi o componenti di armi allo stato turco fascista, la neutralità conta poco, conta solo il profitto. Queste armi sono usate per reprimere i movimenti progressisti in Turchia. Alcune di queste sono finite anche nelle mani dello Stato Islamico.

Quando la Svizzera estrada militanti progressisti turchi e curdi su richiesta del regime di Erdogan o di altri Stati europei, dov’è la neutralità?

Quando le maggiori banche del Paese investono miliardi ogni anno nell’industria degli armamenti, che alimenta i conflitti nel mondo, dov’è la neutralità?

Lo Stato svizzero non è neutrale. Ha scelto il suo campo da molto tempo, quello dell’imperialismo occidentale. Anch’io ho scelto il mio campo, quello degli oppressi.

Da 2 secoli si è sviluppata una tradizione di solidarietà rivoluzionaria internazionale. Andando in Rojava, ho sostenuto il campo dei popoli che stanno lottando per la loro libertà. La solidarietà internazionale è una sola, le sue forme sono molteplici e tutte legittime. Una rivoluzione non si può costruire senza un progetto sociale e non può vivere se non si può difendere.

Seguendo l’esempio di Norman Bethune o di Barbara Kistler ho continuato questa tradizione. Così come tutti/e coloro che hanno partecipato, in un modo o nell’altro, alla lotta di popoli che non erano i loro. Dalla resistenza antifascista in Spagna alla lotta per la liberazione dell’Algeria o della Palestina, tanti e tante sono i/le compagni/e che hanno assunto il loro impegno a livello internazionale. Questo impegno ha avuto diverse forme, tutte con la propria importanza.

Andando in Rojava, ho sostenuto la costruzione di una società basata sui principi della giustizia sociale, del femminismo e dell’ecologia. Una società che ancora oggi combatte contro il fascismo turco e i suoi sostenitori occidentali.

La mia è una scelta politica, proprio come quella che ha fatto lo Stato svizzero portandomi davanti a questo tribunale, su delega dell’esecutivo. Senza prove concrete, sono portato a comparire davanti a voi, questo su un semplice ed unico parere dei servizi segreti della Confederazione, che ovviamente non si sono degnati di fornire i fondamenti delle loro affermazioni.

In tutta Europa la solidarietà con il movimento curdo è sotto attacco. Il popolo del Kurdistan ci mostra che una rivoluzione è possibile e molto reale. È per questo motivo che la nostra solidarietà e i legami che costruiamo sono visti come pericolosi.

Qualunque sia l’esito di questo giudizio, non ho rimpianti. Continuerò a sostenere la lotta rivoluzionaria in Kurdistan perché come dice uno dei loro proverbi: “La resistenza è la vita!”

Come militante rivoluzionario e internazionalista, vorrei concludere la mia dichiarazione salutando il compagno Alfredo Cospito e tutti coloro che in Italia lottano contro il regime d’isolamento 41bis.

Saluto anche Georges Ibrahim Abdallah e i prigionieri della causa palestinese.

Saluto Pola Roupa e Nikos Maziotis imprigionati in Grecia per il loro impegno rivoluzionario.

Saluto anche le migliaia di prigionieri politici attualmente nelle carceri del regime fascista turco.

Rendo omaggio all’impegno di coloro che gridano ogni giorno per le strade dell’Iran “Jin, Jîyan Azadî” e si fanno imprigionare o uccidere.

Saluto Serge, un militante francese in coma che sta lottando per sopravvivere. Due settimane fa è stato gravemente ferito dalla polizia durante le proteste contro il progetto dei mega-bacini ecocidi nella Francia occidentale.

Tutti questi militanti ci mostrano che anche di fronte alla repressione più dura, la lotta per un mondo migliore continua.

Come ha giustamente affermato il compagno Fred Hampton: “Si può imprigionare un rivoluzionario, ma non la rivoluzione”.

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Marzo 2023

Conferenza del Soccorso Rosso Internazionale – marzo 2023

Dichiarazione finale

“Tutte e tutti con Alfredo Cospito”

I partecipanti alla conferenza semestrale di Soccorso Rosso Internazionale hanno concluso i loro lavori. Si sono concentrati sullo sviluppo e la qualificazione della nostra fratellanza di lotta con il Rojava e la sinistra rivoluzionaria palestinese.

Si è discusso del prossimo processo del 14 aprile contro un compagno del Secours Rouge di Ginevra. Questo compagno dovrà comparire davanti al tribunale militare di Sion, che lo accusa di aver partecipato come internazionalista alla difesa armata del Rojava. Processo che sarà l’occasione per riaffermare la legittimità e la necessità di difendere la rivoluzione in Rojava come parte di un processo rivoluzionario internazionale.

Si è parlato molto della lotta del prigioniero anarchico Alfredo Cospito contro il regime carcerario del 41bis. Da quasi 20 anni l’SRI si batte contro questo regime di isolamento totale a cui sono sottoposti dal 2005 i prigionieri delle Brigate Rosse-PCC Nadia Lioce, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma.

Per questi rivoluzionari, il 41bis non è una misura di sicurezza o un metodo di punizione: è un mezzo di pressione. Tutto ciò che devono fare per uscirne è fare atto di resa e dissociazione. Come dice lui stesso: “L’unico modo per uscire da qui è negare la mia anarchia e vendere qualcuno che prenda il mio posto.” Far soffrire le persone per estorcere un’abiura o informazioni: questa è l’esatta definizione di tortura.

È anche per rifiutare questa alternativa – il tradimento o il 41bis – che la militante delle Brigate Rosse-PCC Diana Blefari si è suicidata il 31 ottobre 2009. Questo suicidio e lo sciopero della fame fino alla morte di Alfredo Cospito dimostrano quanto il 41bis sia un’insopportabile tortura.

La scelta di Alfredo Cospito, perfettamente esposta nelle sue dichiarazioni, non è una scelta di disperazione, è una scelta di combattente. È così che va intesa, è così che va sostenuta.

Nella lettera resa pubblica il 1° marzo, scrive: “Sono convinto che la mia morte porrà un ostacolo a questo regime”. Sta a noi dargli ragione, denunciando in ogni modo la barbarie dello Stato italiano e del suo apparato poliziesco-giudiziario. Questo Stato e questo apparato hanno un pesante curriculum di torture e massacri, è una loro lunga tradizione che affonda le radici nel passato.

Hanno la testa dura, sono senza scrupoli e godono della vile complicità di quasi tutta l’intellighenzia italiana ed europea.

Dovremo agire forte e ripetutamente.

Soccorso Rosso Internazionale

Zurigo, 26 marzo 2023

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Dicembre 2022

Italia, Francia, Belgio, Svizzera; iniziative in solidarietà per Alfredo Cospito

A seguito dell’appello del Secours Rouge International per una giornata di solidarietà il 17 dicembre, si sono svolte a Parigi, Tolosa, Berna, Basilea, Ginevra, Torino, Milano e Bruxelles iniziative a sostegno dell’anarchico Alfredo Cospito, in sciopero della fame, in Italia, contro il regime di isolamento 41bis. A Bruxelles sono state effettuate scritte presso la Camera di commercio italo-belga (a Saint-Gilles) e il Consolato Generale d’Italia (a Ixelles). In città sono state realizzate anche scritte con stencil.

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Fonte: secoursrouge.org

Manifestazione davanti al Consolato d’Italia a Bruxelles in solidarietà con il compagno Alfredo Cospito

Il prigioniero anarchico Alfredo Cospito è ancora in sciopero della fame contro il regime d’isolamento totale del 41 bis cui è sottoposto. In Italia sono già state realizzate diverse iniziative di solidarietà: occupazione della Facoltà di Scienze Politiche di Roma, occupazione della sede RAI di Genova, azione alla sede RAI di Torino. A Bruxelles, la mattina di venerdì 28 ottobre si è svolta una manifestazione organizzata a sorpresa dal “Soccorso Rosso Internazionale” davanti al Consolato Generale d’Italia, in rue de Livourne.

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15/10/2022

41bis è tortura! Solidarietà ad Alfredo Cospito

Alfredo Cospito, militante anarchico prigioniero già da 10 anni in Alta Sicurezza è stato trasferito in regime di 41bis. Il motivo è uno solo: distruggerlo isolandolo il più possibile, proprio per la sua determinazione a mantenere un rapporto vivo, politico con il movimento rivoluzionario. Distruggere i/le militanti più determinati, come già tentano con tre brigatisti/e da molti anni (mentre la compagna Diana Blefari è stata “suicidata”), e minacciare brutalmente i movimenti di lotta attuali.

Lo Stato, la classe dominante, usano l’arma degli “stati d’emergenza” (oggi pandemia e guerre) per aumentare ed estendere repressione antiproletaria. Dalle leggi e carceri speciali degli anni 70 non sono più tornati indietro, anzi! Il regime 41bis è stato inizialmente giustificato con la lotta alla mafia, in realtà è uno strumento apicale di governo del sistema carcerario, che grava e informa, a cascata, tutto il resto. E grava sul più generale sistema di controllo e repressione delle regioni del sud, dove l’illegalità economica è spesso l’unica possibilità di vita. La vera mafia non sta certo in carcere, ma nei consigli d’amministrazione capitalistici e nelle strutture statali, nella più oscena impunità.

Questo rovesciamento di verità riguarda anche l’argomento terrorismo. La storia ha dimostrato, e dimostra, che le stragi, il terrorismo sono praticati dagli Stati, è nella loro logica di dominio, sociale e coloniale. I movimenti rivoluzionari proletari, invece, praticano la lotta armata contro le istituzioni dominanti e le elites dello sfruttamento. Così è nel caso degli anarchici oggi al centro di questo accanimento repressivo. Vengono accusati di “strage politica” per delle azioni di danneggiamento di strutture statali, senza il minimo ferimento. Condannati per ciò dallo Stato che le stragi le ha fatte davvero, causando la maggior parte di morti e feriti degli “anni di piombo”(stazione di Bologna, ecc) e, naturalmente, nella completa impunità dei suoi sgherri e generali.

In questi anni assistiamo ad una deriva autoritaria violenta: addirittura il sindacalismo di base e lo sciopero vengono criminalizzati! Un autentico stato di segregazione è stato istituito per migranti e rifugiati. Fino alle stragi in mare, ai lager libico-italiani, al massacro di 14 detenuti in rivolta nel marzo 2020. Sono aspetti diversi di una stessa violenza repressiva contro il proletariato e come proletariato internazionale dobbiamo reagire.

La solidarietà è la prima cosa! Unirsi, fare fronte comune contro tutte queste aggressioni: “tocca uno, tocca tutti!”

Partecipiamo alle prossime iniziative, di una lunga campagna, a sostegno di Alfredo Cospito e altri/e prigionieri/e, contro il 41bis!

Soccorso Rosso Internazionale – rhi-sri.org

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Settembre 2022

In India come in Kurdistan

Si parla ben poco di quello che succede in India, eppure un processo rivoluzionario di grandi dimensioni tocca circa un terzo di territori e popolazioni di questo “subcontinente”. La guerra popolare, condotta dal Partito Comunista d’India (Maoista) affonda le sue radici nella lunga storia di rivolte, dai tempi di quella dei cosiddetti Naxaliti (1967).E’ una storia, un’attualità fatta di lotta per la liberazione sociale dal doppio sfruttamento, dei capitalisti (oligarchi) locali e dell’imperialismo (due secoli di dominio della monarchia britannica, particolarmente feroce). Un processo di liberazione che si fa strada quindi armi alla mano. Esattamente come in Rojava e in tutto il Kurdistan. Le pratiche sociali sviluppate nei territori liberati sono simili: egualitarismo, emancipazione delle donne, istruzione e strutture sanitarie gratuite di massa, forme comunitarie di vita, superamento delle divisioni etniche e nazionali, internazionalismo proletario.

Per tutto ciò sono tanto odiati e aggrediti, la repressione diventa guerra interna. La lista degli orrori perpetrati da regimi che si possono senz’altro definire fascisti, è senza fine e gode della piu’ vile copertura da parte dell’imperialismo occidentale. In particolare è molto pesante l’uso di armi chimiche, gas e, ultima aberrazione tecnologica, dei droni assassini. Così come l’impiego di orde mercenarie, di ispirazione nazista o jihadista, o mafiose. Purtroppo non c’è nulla di nuovo (e qui in Italia dovremmo aver capito la lezione dai tempi delle connessioni del terrorismo di Stato, che univa fascisti, mafiosi, sbirri, sotto la direzione di servizi segreti e Nato), ma è la scala, la dimensione di questi vecchi fenomeni ad aumentare ancora. Si pensi solo che in India i/le prigionieri/e rivoluzionari/e sono circa 10.000, e diverse migliaia lo sono fra Turchia e Kurdistan.

Oggi siamo in piazza all’appello del PCI(maoista) e del Comitato Internazionale di sostegno alla Guerra Popolare in India, per una settimana di mobilitazione internazionale, in solidarietà con le rivendicazioni elencate nel loro appello, fra cui le condizioni di prigionia e contro l’uso di armi chimiche e droni. Obiettivi che si apparentano a quelli delle Forze Rivoluzionarie di Kurdistan, Turchia e Siria. Per le quali continuiamo a raccogliere fondi per inviare maschere antigas, un aiuto molto concreto alla guerra rivoluzionaria.

Internazionalismo utile anche rispetto alle nostre condizioni interne: lottare contro lo sfruttamento bestiale che grava sui proletari immigrati (fra cui i molti indiani nell’Agro Pontino), contro lo stato di segregazione loro imposto con violenza razzista e repressione.

E ancora, è utile per affermare le ragioni rivoluzionarie ovunque. Lo sprofondamento in crisi globali devastanti, pandemica-sanitaria, climatica e ora bellica, rende vane le illusioni riformiste e istituzionali. Non sarà per le vie della ragione che si potrà smuovere il sistema piu’ criminale che abbia mai dominato il mondo, la storia umana.

Solidarietà attiva e politica con i movimenti rivoluzionari, di liberazione, con prigionieri/e, con il proletariato di tutte le provenienze.

Roma 17 settembre 2022

Per contatti: RiseUp4Rojava, raccolta fondi per maschere antigas a sostegno dei combattenti e il sito del Soccorso Rosso Internazionale, rhi-sri.org

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20/7/2022

Contro il tradimento e la repressione: la solidarietà come arma

Di notevole importanza è l’attacco del procuratore federale tedesco a Lina e altri antifascisti di Lipsia, attualmente sotto processo a Dresda.

  1. Sostenere la resistenza antifascista!

Questo attacco arriva in un momento in cui l’antifascismo militante in Europa è più che mai necessario, contro i neonazisti europei, che stanno aumentando di numero e di audacia, contro il fascismo turco e le sue organizzazioni sempre più attive in Europa.

Questa ripresa dell’attività fascista beneficia di una complicità sempre più profonda e sistematica nell’apparato statale:

– complicità ufficiale perseguendo attivisti e organizzazioni antifasciste provenienti da Germania, Turchia e Kurdistan (la scorsa settimana il procuratore generale tedesco, Peter Frank, è tornato da un viaggio di 3 giorni in Turchia durante il quale ha avuto un’udienza privata con Erdogan);

– complicità segrete, come rivelano gli stretti legami degli assassini neonazisti di NSU con i servizi segreti tedeschi.

E tutto questo in un contesto generale di offensiva della destra a tutti i livelli: sia rispetto alle idee e alle leggi, in strada e sul piano della cultura. Tesi scioviniste, razziste e patriarcali sono ovunque sulla controffensiva.

L’importanza della lotta antifascista significa rilevanza di ogni forma di lotta antifascista: sia gli antifascisti militanti che lottano in strada in Germania e altrove, sia la solidarietà internazionale con le forze che combattono in Turchia, Rojava e nelle diverse parti del Kurdistan e oppongono resistenza contro il regime fascista.

  1. Suscitare antagonismo!

Il processo di Dresda è anche la risposta dello Stato alle iniziative di resistenza che danno vita all’antagonismo, lottando in strada e includendo la violenza come metodo di lotta.

In un Paese come la Germania, centro gravitazionale capitalista, industriale e finanziario dell’UE, lo sviluppo di forme di lotta antagoniste è cruciale.

Episodi come la mobilitazione contro la Banca centrale europea (Francoforte 2015) o il controvertice del G20 (Amburgo 2017) l’hanno dimostrato:

– Nel nostro campo, queste lotte hanno mobilitato il movimento rivoluzionario ben oltre la Germania,

– Nel campo nemico, l’ampiezza e l’intensità della repressione (in strada e durante i processi successivi) ha mostrato quanto i detentori del potere siano sensibili di fronte a queste mobilitazioni e al loro carattere antagonista.

L’ondata reazionaria generale che stiamo affrontando, alimentata ieri dalla pandemia, oggi dalla guerra in Ucraina e domani dalla crisi economica, potrebbe alimentare questa doppia tendenza:

– Resistenza radicale e antagonista dalla nostra parte;

– Una repressione implacabile dalla parte del nemico.

  1. Affrontare le sfide con serietà, metodo, forza e spirito di solidarietà!

Il processo di Dresda prende dunque di mira la resistenza antifascista nella sua necessaria dimensione violenta.

Questo spiega anche l’entità dei mezzi utilizzati: indagini meticolose che beneficiano di grandi mezzi, uso di tecniche come il ricatto per generare paralisi, diserzioni e tradimenti nelle file antifasciste.

La ripresa del procedimento penale contro gli antifascisti a Lipsia a metà giugno si è basata sulle dichiarazioni di un traditore.

L’uso di traditori e/o agenti sotto copertura è un’antica ricetta repressiva, ma è sempre stato preferito in situazioni ritenute importanti.

Dopotutto, oltre ai suoi effetti diretti (informazioni ricevute dal nemico), il tradimento ha anche conseguenze indirette, a volte anche peggiori, come la perdita di fiducia e l’aggravarsi delle contraddizioni dentro il movimento.

Il movimento rivoluzionario ha già affrontato queste vicende e trovando in sé spesso le risorse per assorbire lo shock e tornare all’offensiva:

– ciò significa, in primo luogo, non lasciarsi affascinare e paralizzare dal tradimento e dalle minacce di tradimento, ma riprendere l’iniziativa;

– ciò richiede di restare uniti, ci aiutarsi a vicenda e mostrare solidarietà tra le diverse parti del movimento per ricostruire comunità di lotta;

– e ciò richiede nell’immediato la solidarietà più forte e più palese con le persone denunciate dal traditore.

Avremo occasione di farlo quando il 25 luglio a Dresda riprenderà il processo contro Lina e gli antifascisti di Lipsia.

Solidarietà con Lina e gli antifascisti d Lipsia!

Vergogna e punizione per i traditori!

Viva la Resistenza antifascista!

Viva la lotta rivoluzionaria!

Segreteria di Soccorso Rosso Internazionale

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28 febbraio 2022

Comunicato della Segreteria del SRI riguardo agli scioglimenti

Contro lo scioglimento del Collectif Palestine Vaincra! Contro gli scioglimenti, contro 129a e 129b e Codice Rocco!

Portando un altro attacco al movimento di solidarietà e liberazione della Palestina, il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, ha chiesto lo scioglimento del Collectif Palestine Vaincra, su richiesta di Emmanuel Macron.

Dopo lo scioglimento, i membri del collettivo non potranno più produrre o utilizzare i manifesti e gli opuscoli, gli account dei social network o il sito senza finire per essere accusati di “ricostituzione di una lega dissolta”, il che comporta pesanti sanzioni.

Questo annuncio arriva dopo diversi mesi di una campagna di diffamazione e implacabilità da parte dell’estrema destra sionista in Israele e Francia.

È un ulteriore esempio della collaborazione senza fallo dello Stato francese con lo Stato israeliano, del suo instancabile sostegno alla politica coloniale, razzista e di apartheid dell’entità sionista.

La procedura per lo scioglimento del Collectif Palestine Vaincra giunge poche settimane dopo quella contro “Nantes Révoltée”.

È anche un esempio dell’allargamento dello spettro dei metodi repressivi adottati contro la sinistra rivoluzionaria, applicando in modo sempre più ampio e indifferenziato leggi “antiterrorismo” o riattivando leggi che da anni non venivano più utilizzate. È così che la Germania ha ripristinato l’art. 129 per vietare un media come Linksunten.indylmedia o un gruppo militante come Roter Aufbau.

In Italia si tratta della riattivazione del Codice Rocco, legge fondamentale del fascismo, e più precisamente dei suoi articoli controrivoluzionari: 270 (“associazione sovversiva”), 419 (“devastazione e saccheggio”) e 284 (“insurrezione armata contro i poteri dello Stato”).

Il Collectif Palestine Vaincra ha da tempo uno stretto rapporto di lavoro con Secours Rouge International, in particolare attraverso la sua lotta per la liberazione di Georges Abdallah e per una Palestina libera, laica e democratica dal Giordano al mare.

Secours Rouge International chiama ad esprimere solidarietà al Collectif Palestine Vaincra e a tutti i compagni presi di mira dagli scioglimenti, articoli 129a e 129b, nonché gli articoli politici del Codice Rocco!

La Segreteria dell’SRI

Bruxelles-Zurigo, 28 febbraio 2022

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MASCHERE ANTIGAS PER LA GUERRIGLIA IN ROJAVA

Una delle attuali potenze facente parte del circo “democratico” G20 e pilastro della NATO è in realtà un ben noto regime fascista, quello turco. Un regime che governa col terrore, declinato con vari mezzi, fra cui una sistematica violenza genocida contro il popolo curdo e altre minoranze etniche, nonché contro le organizzazioni proletarie. Da molti anni però si trova a fronteggiare una resistenza eroica e tenace, multietnica e internazionalista, guidata dalle forze curde, dalle loro storiche organizzazioni rivoluzionarie di liberazione. In Rojava, in particolare, gran parte del territorio è stato liberato e vi si sviluppa una concreta e ricca esperienza di autogoverno e trasformazione sociale. Proprio ciò che odiano non solo i fascisti turchi ma anche le potenze imperialiste. Ed ecco che queste ultime hanno aperto la strada all’invasione del Rojava, nel 2018 ad Afrin, coprendo gli ennesimi crimini e stragi perpetrate, fra l’altro, con l’ausilio delle orde jiahdiste (da sempre finanziate e armate segretamente). L’ultima nefandezza è l’impiego di gas bellici per colpire combattenti e popolazione rifugiata nei tunnel, costruiti appositamente per resistere ai bombardamenti aerei. Uso dei gas e altre armi chimiche che sono pure vietate dalle Convenzioni internazionali ma, si sa, le “democrazie” autoelette e i loro sgherri si permettono di tutto, tanto sono loro stessi giudici e gendarmi mondiali.

Quello che succede in Medio Oriente e Maghreb ha un impatto diretto e importante in Europa. Sappiamo l’involuzione repressiva razzista che ha segnato gli Stati europei, nel doppio senso di un governo militarizzato del proletariato migrante e nella diffusione del veleno nazionalista e suprematista bianco. La crisi pandemica ha inasprito ancor più questa gestione economico-sociale, siamo dentro un vortice di barbarie capitalistica, dove la condizione lavorativa viene sempre più disciplinata in termini coercitivi, di ricatto permanente. Fabbrica e galera tornano a confondersi.. In piena pandemia non hanno fermato certo la produzione e nemmeno le spedizioni militari. Nel PNRR stesso è previsto un aumento secco delle spese militari. Per fare cosa? Altro che sanità pubblica..piombo ai popoli! Quello che fanno in Libia, Iraq, Siria, Sahel, Afghanistan,ecc. è evidente!!

I movimenti che oggi contestano e resistono a questa barbarie – i movimenti contro le devastazioni ambientali, il nuovo movimento operaio (facchini, GKN), il movimento femminista – devono anche rendersi conto che nessun cambiamento sarà possibile pacificamente. La rivoluzione in Rojava ne è la dimostrazione vivente. Dobbiamo imparare da loro, interagire, costruire insieme una prospettiva. Come loro ci dicono, la rivoluzione in Rojava è per l’umanità intera, così come la sconfitta del fascismo turco. L’internazionalismo è un interesse molto concreto per tutti i popoli!

Il loro apporto è preziosissimo e possiamo cominciare con la solidarietà. Sulle orme di quella splendida dei volontari internazionalisti che, a centinaia, sono accorsi a contribuire allo sforzo di guerra. E, sovente, al prezzo della propria vita, come Tekoser Orso, Ivana Hoffman, Anna Campbell e tante/i altre/i. Oggi possiamo contribuire concretamente a raccogliere fondi per questi mezzi di autodifesa essenziali, le maschere antigas. La campagna iniziò già un paio d’anni fa e molte centinaia di maschere sono arrivate al fronte. Ma la richiesta continua ed è impellente.

Domenica 9 gennaio a Cuneo

presso la Biblioteca Popolare Rebeldies in via Savona 10

Iniziativa raccolta fondi per le maschere antigas, sostegno alla rivoluzione in Rojava.

A partire dalle ore 12: informazione e interventi, a seguire grande Bagna cauda.

Tendone riscaldato, quindi posti limitati, meglio prenotare al 340 984 6508

Soccorso Rosso Internazionale

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Sui muri di Milano … solidarietà ad Andi, compagna del SRI sotto processo

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Settembre 2021

Dichiarazione del Soccorso Rosso Internazionale sull’assassinio del compagno Gonzalo

Abimael Guzman, il “Presidente Gonzalo” è morto sabato 11 settembre, al 29°anno di prigionia.
Aveva 86 anni, le sue condizioni di salute si erano deteriorate andando aggravandosi a causa di anni di un trattamento carcerario feroce, fatto di quasi totale isolamento, privazioni e restrizioni, in una cella approntata appositamente per lui nella base militare navale di Callao. Lo Stato peruviano si vendicava così del leader riconosciuto della grande guerra popolare rivoluzionaria che ha attraversato il Perù negli anni 80.
La portata e le avanzate di questa guerra popolare hanno suscitato, fin dall’inizio degli anni Ottanta, un immenso interesse sulle tesi che l’hanno fondata. Questo corpo di pensiero è stato forgiato in un’intensa lotta ideologica, all’interno del Partito Comunista del Perù prima, nel movimento comunista internazionale poi.
Le idee di Gonzalo possono e devono essere discusse, ma quello che è indiscutibile è che costituiscono un’applicazione creativa del maoismo, e che perciò hanno dato al maoismo una posizione nuova e importante nel movimento comunista mondiale. E il contributo di Gonzalo alla causa rivoluzionaria va ben al di là della corrente maoista.
Alla fine degli anni ’80 e all’inizio degli anni ’90, una fase in cui l’offensiva ideologica della borghesia metteva in difficoltà le lotte comuniste, il pensiero Gonzalo non solo ha osato rimettere al centro della politica la questione del confronto con lo stato, ma ha anche dimostrato che questo confronto può essere vittorioso. A quel tempo, infatti, il PCP aveva mobilitato le masse del proletariato e dei contadini, riorganizzando vita sociale ed economica nelle grandi aree liberate e difese con le armi in pugno. Questa lunga e dura guerra popolare, condotta di fronte a un regime genocida, ha permesso al PCP di raggiungere la fase di “equilibrio strategico”, che è la soglia e la condizione di un’offensiva finale contro lo Stato e le sue forze armate.
Questi successi spiegano l’influenza di questo pensiero anche in paesi storicamente, socialmente ed economicamente molto diversi dal Perù.
Questi successi spiegano anche le spudorate campagne di denigrazione e disinformazione finalizzate a colpire questa guerra popolare e Gonzalo in persona, e poi questo accanimento in carcere.
Quando nel settembre 1992 Gonzalo e parte del Comitato Centrale del PCP sono stati catturati, la controrivoluzione, piuttosto che eliminare questi dirigenti, ha lavorato sul lungo termine.
Arrivando, con feroci trattamenti carcerari, a farne capitolare alcuni, impedendo a chi resiste di comunicare, sviluppando un’intensa campagna di propaganda e disinformazione, la controrivoluzione è riuscita a disorientare e dividere il PCP.
Solo molto tempo dopo, il regime peruviano permise di invalidare le sentenze pronunciate dai tribunali militari contro i membri del PCP. Migliaia di peruviani, e lo stesso Gonzalo, erano stati condannati da questi tribunali senza un vero processo.
Il “vero” processo di Guzmán iniziò il 5 novembre 2004. Con la stampa internazionale confinata in una sala speciale insonorizzata. Dopo che i dirigenti del PCP volsero le spalle ai giudici e rivolto un saluto e slogan rivoluzionari al pubblico, i microfoni dell’aula furono spenti e la stampa non poté sentire più nulla di ciò che avveniva. Quando il processo riprese il 12 novembre, nessun giornalista poteva presenziare i dibattiti, e questo divieto si protrasse da allora in poi.
Quindi sicuramente Gonzalo e il suo pensiero polarizzano gli schieramenti. All’interno del movimento rivoluzionario in generale, naturalmente, ma all’interno stesso della corrente comunista, e in seno a questa all’interno della corrente maoista.
Non spetta al Soccorso Rosso il posizionarsi in questi dibattiti, ma sta a noi salutare la memoria di un militante che ha dedicato tutta la sua vita alla causa rivoluzionaria in modo risoluto e creativo.

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Maggio 2021

Saluto ai prigionieri e alle prigioniere in occasione della Conferenza del Soccorso Rosso Internazionale

Cari compagni,

i delegati alla Conferenza Intermedia dell’SRI vi inviano i loro più cordiali saluti. Questa Conferenza avviene durante una situazione particolare, nel mezzo della pandemia in atto. Quindi, non deve sorprendere il fatto che nel corso di questa Conferenza al Covid-19 si sia pure riservato uno spazio specifico, sia sotto il profilo dell’analisi che dell’obiettivo inteso a trovare risposte alle questioni sorte attualmente.

Gli allentamenti in corso di attuazione quasi ovunque sembrano indicare un ritorno alla normalità della vita quotidiana capitalista. A questo proposito ora sta risultando particolarmente evidente cosa realmente significa “normalità capitalista”: intensificazione dello sfruttamento e dell’oppressione sulla nostra classe. Contemporaneamente, è importante notare che le condizioni dominanti sono state modificate dalla pandemia: siano esse le linee politiche di demarcazione ulteriormente infrantesi nelle alleanze delle classi dominanti, siano le conseguenze economiche che continueranno ad assillarci a lungo dopo la pandemia.

Pertanto già sin dall’inizio abbiamo identificato la pandemia come possibilità storica che potrebbe rafforzare la coscienza e la lotta della classe. Sono in tal modo emersi spazi che richiedono d’essere riempiti dalla prospettiva rivoluzionaria. Che ciò possa realizzarsi lo dimostrano le varie mobilitazioni, specialmente nei Paesi dell’Europa meridionale.

Queste nuove mobilitazioni riuniscono diverse fasce di popolazione, proletariato, giovani e piccola borghesia. Sono indotte dallo sviluppo della crisi sanitaria e dal conseguente aggravarsi della crisi economica. Il nostro lavoro politico dovrà tener conto di questa nuova realtà.

Durante queste mobilitazioni e la relativa risposta della controrivoluzione risulta che la dialettica esistente fra rivoluzione e controrivoluzione e l’interazione lotta/repressione/resistenza sono componenti integranti del processo rivoluzionario che non solo devono essere analizzate, ma usate come arma per sviluppare ulteriormente la lotta rivoluzionaria.

Perciò il nostro lavoro procede rispetto a vari fronti:

-rafforzamento della solidarietà internazionale con le lotte in atto in Rojava contro la guerra permanente del fascismo turco e in Palestina contro gli attuali bombardamenti e la repressione

-come pure il sostegno ai rivoluzionari prigionieri (fra gli altri, Georges Abdallah, Nikos Maziotis, Pola Roupa e i prigionieri sottoposti in Italia al regime d’isolamento 41bis, ecc.).

Ci stiamo attivando affinché tutte queste mobilitazioni siano momenti offensiviin cui gli attacchi portati dal nemico si ritorcano su se stesso.

Compagni e Compagne, in questo periodo difficile la vostra partecipazione al processo rivoluzionario è più che mai importante. L’esempio dato dalla vostra resistenza nelle carceri continua a ispirare e alimentare le nostre lotte.

Cari Compagni e care Compagne, vi rinnoviamo i nostri saluti più cordiali e sinceri.

Maggio 2021

Soccorso Rosso Internazionale

rhi-sri.org

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20 marzo 2021

Dichiarazione di solidarietà del Soccorso Rosso Internazionale

La resistenza opposta da Dimitris Koufontinas e la polarizzazione da essa esasperata mostra che la resistenza dei rivoluzionari prigionieri rappresenta in Grecia una posta in gioco cruciale. In questi giorni sono in corso i due processi in appello dei membri appartenenti all’organizzazione “Lotta Rivoluzionaria”. In entrambi i casi, l’imputato principale è la compagna Pola Roupa. Il primo riguarda gli attentati compiuti il 10 aprile 2014 contro la filiale della BCE, la Banca di Grecia e l’ufficio dell’FMI, per i quali è stata condannata alla pena dell’ergastolo. Il secondo è in relazione principalmente al dirottamento di un elicottero il 21 febbraio 2016, inteso a liberare il compagno Nikos Maziotis e altri detenuti.

Pola è sottoposta a continui trasferimenti dalla prigione di Thiva, dove è detenuta, al carcere di Korydallos dove si svolgono le udienze. Ogni trasferimento comporta la messa in quarantena di 15 giorni per “covid”: è un mezzo per impedire l’interazione con le altre prigioniere. Questi trasferimenti sono pericolosi: a novembre la vita di Pola è stata messa a repentaglio quando il suo furgone è entrato in collisione con una macchina della polizia di scorta. Si tratta di rappresaglie compiute dallo Stato in risposta ai tentativi fatti dalla compagna per organizzare proteste di detenute nella prigione di Korydallos nel marzo 2020, affinché fossero adottate misure per proteggerle dalla pandemia.

Il Soccorso Rosso Internazionale augura una pronta guarigione a Dimitris Koufontinas ed esprime la sua piena solidarietà alla resistenza dei rivoluzionari prigionieri in Grecia.

Soccorso Rosso Internazionale

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20 marzo 2021

Dichiarazione di solidarietà a Samidoun del Soccorso Rosso Internazionale

Sabato 28 febbraio 2021, il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz ha aggiunto Samidoun, la Rete di sostegno internazionale ai prigionieri palestinesi, nella lista delle organizzazioni considerate terroriste da Israele.

Questa qualifica è in continuità con la politica di criminalizzazione e repressione attuata dallo Stato sionista contro la Resistenza palestinese e di quelle organizzazioni che l’appoggiano. Per il ruolo attivo assunto nel sostenere i prigionieri palestinesi e Georges Abdallah, affermando i principi e le posizioni storici della sinistra palestinese, e schierata nel ricostruire l’organizzazione palestinese attraverso la conferenza di Masar Badil, Samidoun è divenuta un’organizzazione chiave e, pertanto, l’obiettivo per tali attacchi.

Oggi il popolo palestinese e la sua Resistenza affrontano un’offensiva senza precedenti, condotta dall’imperialismo, dal sionismo e dai regimi arabi reazionari intesa a liquidare la loro lotta e le loro organizzazioni. Più che mai il Soccorso Rosso Internazionale si pone a fianco della sinistra rivoluzionaria palestinese e ribadisce la propria piena solidarietà con la rete internazionale Samidoun.

Soccorso Rosso Internazionale

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8marzo

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5 marzo 2021

Comunicato del Soccorso Rosso Internazionale

Le barricate hanno solo due lati

Tutti e tutte con Dimitris Koufontinas!

Sabato 6 marzo si svolgerà la 2^ Giornata Internazionale di sostegno a Dimitris Koufontinas.

L’ampiezza del movimento di solidarietà non è solo un’iniziativa solidale verso un prigioniero politico, rappresenta un evento politico di notevole importanza. La resistenza eroica di Dimitris Koufontinas, in segno di continuità con il suo impegno rivoluzionario prima, durante e dopo la sua appartenenza all’Organizzazione Rivoluzionaria 17 Novembre, in Grecia è diventata il punto di cristallizzazione dell’antagonismo sociale. Questo perché ci sono momenti e situazioni in cui si vede realmente “chi siamo”, “con chi ci schieriamo”, momenti e situazioni in cui è evidente che le barricate hanno solo due lati.

Da un lato l’oligarchia, colpita al cuore duramente e lungamente dall’Organizzazione Rivoluzionaria 17 Novembre, intenta a esorcizzarne lo spettro ricorrendo a una vendetta sordida e omicida. E non solo l’oligarchia, ma tutta la fauna mercenaria al suo servizio: politici, poliziotti e altri giornalisti… E dietro l’oligarchia, le potenze imperialiste, USA e Gran Bretagna che non hanno dimenticato gli attacchi sferrati da 17N. Dall’altro lato delle barricate, le masse popolari dissanguate da questa oligarchia, dominate da queste potenze. Mentre sfilano dietro lo slogan “siamo nate il 17 novembre”, le masse non si pronunciano sulle scelte particolari fatte da 17N, ma affermano con forza e fierezza: sì sono dei nostri, hanno lottato per la nostra causa, fanno parte della nostra storia, sono un anello di congiunzione fra i partigiani antifascisti e noi non li abbandoneremo alla vendetta dei nostri nemici.

Questo è il messaggio di cui la solidarietà internazionale deve comprenderne la forza e l’importanza.

Deve appoggiarlo, valorizzarlo, rafforzarlo in tutti i modi.

Segreteria del Soccorso Rosso Internazionale

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25 gennaio 2021

Il Soccorso Rosso Internazionale lancia un appello a sostenere la lotta del rivoluzionario prigioniero Dimitris Koufontinas

Dal 7 gennaio il prigioniero rivoluzionario Dimitris Koufontinas, dell’organizzazione “17 Novembre”, è in sciopero della fame. I rivoluzionari prigionieri Giannis Dimitrakis, Nikos Maziotis, Vaggelis Stathopoulos e Polycarpos Georgiadis sono in sciopero della fame in solidarietà con Dimitris Koufontinas, che ha anche ricevuto il sostegno dei prigionieri politici in sciopero della fame nelle carceri del regime fascista turco. Fanno della loro lotta parte della lotta contro il regime e, realizzando il collegamento con lo sciopero dei prigionieri in Grecia, li associano a questa lotta.

Se questo periodo sembra caratterizzato dalla pandemia, la pandemia stessa può essere caratterizzata come indicatore e acceleratore delle tendenze proprie del sistema: ingiustizia e precarietà, autoritarismo e repressione, assumono nuove dimensioni. In questo contesto, ogni lotta, ogni resistenza assume un’importanza particolare. Diventa parte della lotta e della resistenza di tutti; deve essere sostenuta da tutti. È anche in questo senso che il Soccorso Rosso Internazionale lancia un appello affinché siamo realizzate iniziative a sostegno dello sciopero della fame dei rivoluzionari prigionieri in Grecia, ma anche in Turchia e Kurdistan. La solidarietà è la nostra arma; sosteniamo la resistenza dei rivoluzionari prigionieri.

Segreteria del Soccorso Rosso Internazionale, Zurigo-Bruxelles, 21 gennaio 2021

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Novembre 2020

Saluto ai prigionieri e alle prigioniere in occasione della Conferenza di Lavoro del Soccorso Rosso Internazionale – novembre 2020

Cari compagni e care compagne,

I/le delegati/e partecipanti alla Conferenza di Lavoro del Soccorso Rosso Internazionale v’inviano i loro saluti più calorosi. La Conferenza si è tenuta in un contesto particolare legato alla seconda ondata del Covid-19, il che ha influenzato enormemente tale Conferenza sia a livello dei metodi che degli argomenti trattati. Senza grande sorpresa, Covid-19 ha occupato un posto particolare nei nostri scambi d’opinione. Ovunque la nostra classe deve affrontare il carattere antipopolare della gestione della pandemia con l’intensificarsi della repressione e delle privazioni economiche. Abbiamo in precedenza identificato la crisi legata alla pandemia come un’occasione storica per far progredire la coscienza e la lotta di classe. La sinistra rivoluzionaria resta comunque ancora troppo paralizzata dalla crisi e incontra difficoltà ad adattarsi alle nuove realtà. Eppure la nostra classe si mobilita soprattutto nei Paesi dell’Europa meridionale dove non esisterebbero né volontà politica, né margini finanziari per attenuare gli effetti della crisi o per scaglionarli nel tempo. Queste mobilitazioni ampie e radicali non corrispondono agli schemi tradizionali cui siamo abituati. I loro nuovi caratteri, che abbiamo cominciato a identificare attraverso l’esempio dei gilet gialli, sembrano confermarsi. Queste nuove mobilitazioni raggruppano fasce molto differenti di persone, ovvero proletariato, giovani e piccola borghesia. Queste mobilitazioni sono chiamate a svilupparsi con il peggioramento della crisi economica provocata dalla crisi sanitaria. Il nostro lavoro politico dovrà tener conto di questa nuova realtà, del fatto che le mobilitazioni, siano esse economiche (lotta per un assegno sostitutivo) o politiche (lotta per la difesa delle libertà) devono affrontare una repressione come elemento della guerra condotta dalla borghesia contro la nostra classe. Le rivolte di prigionieri cui alcuni/e di voi hanno aderito ne costituiscono peraltro un chiaro esempio La dialettica lotta/repressione/resistenza mostra nuovamente d’essere al centro del processo rivoluzionario, dialettica in cui voi svolgete un ruolo di primo piano. Il nostro lavoro prosegue su vari fronti: processo contro i/le manifestanti (fra l’altro quelli contro il G20), solidarietà ai/alle rivoluzionari/rivoluzionarie prigionieri (fra l’altro: Georges Abdallah, Nikos Maziotis, Pola Roupa, i/le prigionieri/e sottoposti ai regimi d’isolamento e 41bis in Italia, ecc.), solidarietà internazionale (fra l’altro con il Rojava che affronta una guerra permanente di bassa intensità condotta dal fascismo turco). Ci impegniamo a fare di tutte queste mobilitazioni dei momenti d’offensiva, dei momenti in cui gli attacchi del nemico si ritorcono contro di esso. Compagni, in questo periodo difficile la vostra partecipazione al processo rivoluzionario è più che mai essenziale. L’esempio della vostra resistenza nelle prigioni continua a ispirare e alimentare le nostre lotte. Vi rinnoviamo, cari/e compagni/e, i nostri saluti più calorosi.

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Novembre 2020

Azione internazionale per il Rojava

Rojava_locandina_A3

Agosto 2020

Saluto al compagno Valter Ferrarato

Il nostro compagno Valter ci ha lasciati dopo aver lottato coraggiosamente contro la malattia.

Valter per tutta la vita ha lottato per la lotta di classe.

Anzitutto come proletario, come muratore durante le lotte di lavoratori e nelle lotte sindacali, e questo malgrado gli ostacoli frapposti dagli apparati riformisti fino ad espellere Valter dalla CGIL per aver reso omaggio a un membro delle BR, Mario Galesi, ucciso dalla polizia.

Valter era pure presente nella mobilitazione a fianco delle famiglie dei 7 operai uccisi dalla sete di profitto di Thyssen Krupp a Torino, nell’ambito del Collettivo Comunista Piemontese, poi del gruppo Riscossa Proletaria. Valter è stato pure attivo nel movimento No-TAV, ciò che gli è costata una condanna in tribunale, e nella solidarietà internazionale.

Valter è stato anche uno dei fondatori della sezione torinese del Soccorso Rosso Internazionale: i Proletari torinesi per il Soccorso Rosso Internazionale. Questo impegno gli è valso ulteriori perseguimenti giudiziari per una manifestazione contro il regime detentivo dell’isolamento imposto a rivoluzionari prigionieri. Nel SRI ha apportato la sua identità e la sua esperienza di militante operaio, ricca di ogni qualità storica del movimento operaio rivoluzionario italiano.

Valter era un compagno prezioso e amato.

L’importanza del suo funerale lo testimonia, come la varietà delle delegazioni che vi hanno presenziato: la nostra delegazione SRI beninteso, ma anche delegazioni di operai comunisti, militanti anarchici, gruppi di abitanti della Valsusa, giovani antifascisti, internazionalisti in Rojava, ecc.

Analogamente a tutta la sua vita di militante proletario, il funerale di Valter è stato un momento di unità e di lotta.

Ciao Valter

Soccorso Rosso Internazionale

Aprile 2020

tratto da: “rhi-sri.org” e “rotehilfech.noblogs.org”

Senza perdere un momento!

(Sintesi dei lavori della Conferenza del Soccorso Rosso Internazionale – SRI – tenutasi i giorni 27-28 marzo 2020)

1.Esaminare la crisi con i propri occhi
Siamo travolti da informazioni dei media borghesi e questo flusso crea una certa visione della crisi. La sinistra rivoluzionaria deve avere la propria visione della crisi, della sua origine e della sua natura, dei suoi pericoli e possibilità, dei suoi effetti e del suo sviluppo. E su tale base la sinistra rivoluzionaria deve stabilire una politica rivoluzionaria. Questo, perché è impossibile definire una politica veramente rivoluzionaria basata su una visione borghese della crisi e del suo contesto generale (situazione internazionale, contraddizioni imperialiste provvisorie, ecc.).
È una vera pandemia, che oggettivamente richiede misure sanitarie accompagnate da restrizioni. Ma è contemporaneamente una crisi nel sistema capitalista e del sistema capitalista. Ogni crisi influisce su tutti gli aspetti della società. Ma alcune crisi sono crisi globali: non sollevano onde indirettamente, ma colpiscono la società nel suo insieme. È il caso di questa crisi.
Le crisi sono sempre state degli acceleratori per la storia. Non si tratta di un processo lineare. Le contraddizioni sociali si accumulano ed esplodono come risultato di questo o quell’impulso. Le crisi non sono solo opportunità per le forze rivoluzionarie: sono gli unici veri momenti in cui il programma rivoluzionario può essere decisamente portato avanti.
La crisi ha portato grandi cambiamenti nei comportamenti e nelle abitudini. È occasione per le masse di dimostrare la capacità di cambiare, è la negazione vivente della tesi borghese che “le persone sono come sono e non cambieranno mai”. La mente umana è aperta ad altre funzioni sociali e questo apre anche una finestra storica per la nostra politica.
2. Lo spettro delle situazioni
I contributi delle sezioni nazionali del Soccorso Rosso hanno evidenziato differenze della situazione nei vari Paesi. I Paesi sono diversi, la loro situazione economica e politica è differente e sono in fasi diverse della crisi. Tuttavia, le tendenze sono omogenee, anche se la loro concretizzazione è espressa con intensità molto diversa:
1.Le restrizioni si applicano ovunque, anche se più o meno rigorosamente (in Svizzera si tollerano gruppi di 5 persone, ma in Francia è possibile muoversi solo individualmente e con un documento ufficiale);
2.La situazione della classe è peggiorata drasticamente, una parte della classe è senza reddito (Italia) o con reddito ridotto (70% del salario in Belgio, mentre l’alloggio da solo assorbe il 50% del reddito), una parte della classe è eccessivamente sfruttata ed esposta a malattie (infermieri, commessi/e, addetti/e alle consegne, ecc.) e il settore degli emarginati nella classe (illegali, prigionieri, senzatetto, ecc.) è in una situazione terribile.
3.La sorveglianza è generale: oltre al coprifuoco sono utilizzate misure repressive considerate eccezionali (medici e servizi sanitari tedeschi che danno alla polizia i nomi delle persone contagiate, geo-localizzazione di massa della popolazione, schieramento dell’esercito, ecc.).
4.Misure economiche significative: prestiti astronomici alle imprese, sussidi di disoccupazione, moratorie su imposte o contributi previdenziali, ecc.
3. Le contraddizioni peggiorano
Con la crisi, tutte le contraddizioni esistenti assumono una nuova dimensione. Non solo aumentano, cambiano qualitativamente e aprono la porta a sconvolgimenti politici, economici e sociali. Tra l’altro sono più visibili:
1.La contraddizione tra natura e capitalismo: gli sconvolgimenti tra città e campagna, l’indebolimento della popolazione per l’inquinamento ambientale (Wuhan, Lombardia), il rischio aumentato di epidemie derivante dalla circolazione di merci e persone e le difficoltà associate alla liquidazione del sistema sanitario pubblico, la risoluzione dell’obiettivo del profitto hanno contribuito a provocare o aggravare la crisi.
2.La contraddizione tra lavoro e capitale non solo sta peggiorando, bensì è pure ampiamente palese: alcuni strati del proletariato (i peggio pagati!) sono riconosciuti come le uniche forze veramente utili nella società. La natura parassitaria della borghesia è evidente, altrettanto l’impatto catastrofico di una politica basata sul profitto.
3.Anche il carattere patriarcale della società appare più chiaramente: i posti di lavoro necessari e malpagati riguardano generalmente donne (infermiere, cassiere), il coprifuoco aggrava l’oppressione delle donne.
4.La contraddizione tra valori proletari, socialisti e valori borghesi si manifesta altrettanto chiaramente: solidarietà anziché individualismo, bene comune anziché profitto, ecc.
5.Infine, esplodono letteralmente le contraddizioni interne alla borghesia e questo a tutti i livelli:
*A livello nazionale: vi sono contraddizioni tra frazioni della borghesia che vogliono svolgere un’attività economica e le autorità che intendono dare priorità alle misure sanitarie; figurano contraddizioni su quali frazioni della borghesia vadano appoggiate e quali debbano contribuire.
*A livello europeo: stiamo vivendo un ritorno all’egoismo nazionale che ha spazzato via il programma europeo: chiusura dei confini, misure di alcuni Paesi a spese di altri (ad esempio, scorte di mascherine sequestrate in frontiera); controversia sull’intervento finanziario UE; inasprimento delle contraddizioni tra i Paesi del nord e del sud in UE, ecc.
*Nel mondo: la tendenza generale preesistente verso il caos e la guerra si aggrava mentre i governi sono sempre più imprevedibili perché prendono decisioni politiche internazionali a seconda delle sfide locali, talvolta semplici elezioni (Erdogan, Trump, ecc.). L’indebolimento, anche se solo temporaneo, di alcuni Paesi crea opportunità per politiche aggressive in altri Paesi.
4. La classe si muove!
Anche in tal caso, i contributi delle sezioni nazionali hanno evidenziato differenze con una tendenza generale comune. Le masse si muovono ovunque e trovano il modo di lottare:
*Le masse si mobilitano con la propria testa, si sviluppa una visione radicalmente critica del sistema e dei suoi governanti.
*I/le proletari/e senza reddito o eccessivamente sfruttati lottano. Ci sono scioperi significativi in Italia (ciò che talvolta indica la mancanza di sussidi di disoccupazione) e un po’ ovunque dove i lavoratori sono esposti alla malattia (grandi magazzini, cantieri).
*Le masse trovano il modo di esprimere i loro valori ideologici: dimostrazione di solidarietà al personale sanitario (applausi sui balconi), aiuto reciproco nel vicinato, prendendosi cura dei più anziani o dei più vulnerabili.
*Le fasce più penalizzate si ribellano (rivolte carcerarie, saccheggi di supermercati in Sicilia).
Naturalmente, le masse si muovono dal livello generale di lotta e consapevolezza prima della crisi, il che porta a grandi differenze tra i Paesi (ad esempio tra Svizzera e Italia).
Queste tendenze continueranno a svilupparsi fino al termine dell’isolamento. Sarà necessario tenere estremamente d’occhio questi sviluppi, tenendo presente che non sono automatici e saranno indubbiamente contraddittori: alcuni settori della classe potrebbero passare all’offensiva, mentre altri forse accetterebbero il discorso sull’unità nazionale. Potrebbe darsi benissimo che un settore della classe possa essere mobilitato contro le conseguenze economiche senza criticare gli sviluppi politici (come le misure di sorveglianza dei telefoni).
5. Le difficoltà della borghesia
La crisi, l’esplosione delle contraddizioni, l’incompetenza e l’irresponsabilità di parte del loro apparato statale, le denunce del suo dominio e le sue politiche prima della crisi, tutto ciò mette nei guai la borghesia. Queste difficoltà si sviluppano nel tempo: ad esempio, si sbriciola la sua unità relativa rispetto alle prime misure di blocco quando si tratta di estenderle (le frazioni che vogliono riprendere la loro attività sono sempre più pressanti).
Queste difficoltà sono tanto maggiori:
*quando esplodono le loro contraddizioni interne, falliscono i loro strumenti nazionali e sovranazionali di cooperazione;
*se la loro posizione di classe e i loro interessi di classe sono sempre più visibili, il che rende difficile esercitare il loro potere;
*quando le manovre diversive reazionarie, con cui hanno incanalato la rabbia delle masse come il focalizzarsi sui migranti, non funzionano più. Con la crisi sanitaria, il programma politico dell’estrema destra è fuori dai notiziari.
La crisi economica rischia di aggravarsi dopo la fine dell’isolamento, il che aggraverà ulteriormente le contraddizioni di classe e quelle interne alla borghesia.
Ovunque la borghesia ha difficoltà a reagire. Le sue reazioni sono disordinate, febbrili, a volte prende decisioni contraddittorie, a volte decisioni “a sinistra”, a volte “a destra”, a volte in aperta opposizione a ciò che ha precedentemente difeso (la Germania, sostenitrice di una politica antinflazionistica, ora consente un enorme debito pubblico). Questa incapacità generale della borghesia di definire e perseguire una politica coerente è anche indicativo che l’attuale crisi è una crisi storica.
6. La borghesia cerca di reagire
Le borghesie nazionali cercano di reagire a tutti i livelli in modo incoerente e con sfumature a seconda del Paese:
*a livello ideologico con lo slogan “insieme contro il virus”, basato sulla responsabilità individuale, con un allarmismo non previsto in relazione ad altri rischi mortali compatibili con i loro profitti (energia nucleare, amianto);
*a livello economico con il neo-keynesismo in preda al panico e un’enorme iniezione di liquidità alla società; il reddito di base incondizionato oggi trova difensori persino nel Financial Times;
*a livello di classe, comprando la pace sociale (già una politica nel nord, pure prevista nel sud, dove sono attualmente in fase di negoziazione le indennità di disoccupazione);
*a livello politico-sociale, con i tentativi più o meno avanzati, a seconda del Paese, di monopolizzare iniziative delle masse (far l’applauso quotidiano per un momento di coesione nazionale, coinvolgimento istituzionale delle iniziative locali individuali, ecc.);
*a livello di controllo sociale, con lo stato di emergenza, lo spionaggio di massa della popolazione, l’incoraggiamento alla delazione, il ricorso all’esercito in diversi Paesi, ecc., ma anche facendo concessioni (ad esempio perché non riescono a gestire il sovraffollamento delle carceri, deve effettuare rilasci di massa);
*a livello di governo costituendo (sotto nomi diversi) le cosiddette commissioni di esperti (medici, economisti), che consentono ai politici di compensare la mancanza di fiducia e riconoscimento cui sono soggetti e le misure antioperaie sembrano essere scientifiche e conferire neutralità apolitica;
*a livello internazionale abbandonando la politica di alleanza e mutualismo (ad esempio nell’UE, ma anche nella NATO) a favore di una politica di primato dell’interesse nazionale che rilanci la gara, la rivalità e la concorrenza.
7. Passare all’offensiva!
La borghesia è in una posizione di estrema debolezza, il suo sistema e i suoi valori sono fortemente attaccati, creando un’opportunità storica per la sinistra rivoluzionaria. Le difficoltà pratiche dell’isolamento, la preoccupazione di essere responsabili di fronte al rischio di contagio non devono mascherare l’opportunità storica che ci si offre per far avanzare in modo decisivo la causa rivoluzionaria.
Ma dobbiamo stare attenti a quattro errori:
1.La pandemia è reale, le morti sono numerose, la malattia colpisce e uccide i più deboli. L’isolamento, anche se deciso dalla borghesia, è giusto. È una crisi immensa e drammatica, ma non dobbiamo sospendere la pratica rivoluzionaria (o farci ingabbiare in Internet). L’abdicazione non è politica rivoluzionaria.
2.È nostro dovere morale porre rimedio alle situazioni drammatiche (economiche e sanitarie) causate dalla crisi, per aiutare i più deboli. Ma se ciò rientra nella nostra identità rivoluzionaria, essa sola non è una politica rivoluzionaria. Dobbiamo sostenere le diverse forme di solidarietà, ma non dobbiamo dissolverci in esse.
3.Dobbiamo capire e valutare le reazioni spontanee delle masse, appoggiarci ad esse, immergerci in esse, per analizzarle. Ma non dobbiamo inseguirle: il codismo non è una politica rivoluzionaria.
4.La situazione è nuova, richiede nuovi metodi, nuove comprensioni, nuovi orientamenti. Dogmatismo e settarismo sono più che mai controproducenti. Le linee guida si spostano. Insistere su proposte antistoriche non è politica rivoluzionaria.

8. Definire una politica rivoluzionaria
La questione della debolezza oggettiva delle forze e delle organizzazioni rivoluzionarie sorge in modo diverso in tempi di crisi. La crisi agisce da moltiplicatore di forze, rafforza le tesi conformi alla situazione della classe all’infinito.
La questione della rivoluzione non è all’ordine del giorno: la sinistra rivoluzionaria parte da lontano!- ma all’ordine del giorno in questa fase, che non si concluderà con la fine dell’isolamento, è la possibilità di fare un immenso balzo in avanti per la causa rivoluzionaria e le forze rivoluzionarie.
È necessario progredire nella comprensione della crisi e delle sue conseguenze, occorre guardare alle iniziative delle masse senza arroganza o pregiudizio, bisogna pensare a nuovi mezzi, modi, metodi e a nuove unità.
Ciò significa pensare come internazionalisti/e: la crisi è globale, ciò che accade a un’estremità del mondo colpisce il mondo intero. Le masse nel mondo affrontano lo stesso problema e ne stanno diventando consapevoli. Internazionalismo significa anche poter imparare da ciò che sta accadendo in altri Paesi e da posizioni e forme di lotta utilizzate altrove, come stiamo facendo alle conferenze del SRI.
Lo slogan SRI: distruggere il capitalismo, costruire la solidarietà è particolarmente rilevante nell’attuale crisi. Si deve contribuire attivamente alla solidarietà di massa, all’autodifesa (economica e sanitaria) popolare dei/delle lavoratori/trici, ma contemporaneamente condurre direttamente e frontalmente l’attacco alla borghesia e il suo Stato. E questo attacco deve essere condotto nello spirito di un ampio fronte rivoluzionario, che accetta le differenze (in termini di progetto, strategia, tattica) e riunisce il lavoro sui due assi sopra menzionati, che devono essere collegati: sostenere lotte e iniziative di classe e attaccare il potere.
Ciò vuol dire che non possiamo racchiuderci in Internet, dobbiamo trovare il modo di riprendere la strada.
Solo così possiamo procedere a una condanna definitiva e di massa del capitalismo, solo così possiamo entrare in relazione dialettica reale con i movimenti di massa, solo così possiamo rendere l’alternativa rivoluzionaria una questione a livello di massa, solo così possiamo fornire alle nostre strutture le dimensioni e la qualità richieste per la prova di fuoco della rivoluzione.

Segreteria del Soccorso Rosso Internazionale
Bruxelles – Zurigo, 5 aprile 2020

Marzo 2020

Conferenza del SRI: Saluto ai Rivoluzionari Prigionieri

Comunicazione dal Soccorso Rosso Internazionale dei giorni 28 e 29 marzo 2020

Cari compagni e care compagne,

il Soccorso Rosso Internazionale è riuscito a tenere la sua conferenza internazionale semestrale malgrado l’isolamento e le chiusure delle frontiere, festeggiando quest’anno i suoi 20 anni di vita.
Risale a dicembre 2000 la decisione di rifondare questa struttura storica con un modesto avvio e forme nuove.
Dalla sua fondazione, SRI ha cercato di collocarsi dove le lotte erano più strategiche, le contraddizioni più esplosive e fondamentali.
Tale continuità di 20 anni coincide pure a 20 anni di lotta al vostro fianco.
Questo perché, se la continuità è un valore fondamentale per il progetto rivoluzionario, voi, rivoluzionari e rivoluzionarie prigionieri ne siete parte importante.
Continuando a interpretare e difendere i progetti rivoluzionari che vi sono costati la prigione, voi rafforzate l’identità, la ricchezza e il peso politico e storico delle forze esterne.
Le forze rivoluzionarie oggi devono fronteggiare una situazione eccezionale. La borghesia imperialista, che ha permesso la pandemia con la globalizzazione e la liquidazione dei servizi di sanità pubblica, deve far fronte a una crisi. La pandemia rende più evidenti che mai le contraddizioni di classe e le inasprisce.
Per la sinistra rivoluzionaria si presenta un momento storico per poter uscire dalle sue abitudini, impegnarsi su altri terreni con nuovi metodi, legarsi a dinamiche di solidarietà e di lotta e condurre l’offensiva contro il sistema.
Questo è stato il punto principale al centro della discussione nella nostra conferenza.
Tuttavia, come prigionieri e prigionieri voi siete pure coinvolti in un terreno di lotta particolarmente difficile e ancor più inasprito dalla pandemia.
Sovraffollamento, vecchie strutture, disposizioni sanitarie quanto meno sommarie se non inesistenti, altrettanti fattori che espongono la popolazione carceraria.
Le lotte scoppiano ovunque nelle prigioni di tutto il mondo e sappiamo che molti fra voi vi hanno partecipato e parecchi hanno subito la repressione conseguente a tali lotte.
La pandemia rivela le contraddizioni e la barbarie del capitalismo. Dentro e fuori le prigioni la lotta deve allargarsi e nel frattempo va ampliandosi!
Ed è al vostro fianco in questa lotta che inviamo a tutti e tutte voi compagni/e i nostri saluti solidali più calorosi.

Pubblichiamo il seguente articolo sulle lotte dei detenuti politici e sociali in Italia, richiestoci dal “Rote Hilfe e. V.” (Soccorso Rosso tedesco) per pubblicarlo sul loro giornale

In Italia le lotte dei prigionieri contro le condizioni detentive hanno una lunga tradizione e già dal 1969 iniziano a svilupparsi grandi rivolte nelle carceri. Le principali rivolte avvengono nel ’74 a Firenze e Alessandria, dove vengono devastati intere parti del carcere, anche con presa di ostaggi, e la repressione che segue è durissima, con numerosi morti e feriti.
Altre rivolte significative in quegli anni sono avvenute a Torino, Milano, Perugia, Lecce ed in altri città. Queste lotte in carcere si inquadrano nel contesto di un forte sviluppo dei movimenti di lotta, operai e rivoluzionari che hanno caratterizzato gli anni 60-70. Numerose organizzazioni politiche come ad esempio Lotta Continua, Soccorso Rosso, Potere Operaio, Autonomia Operaia intervenivano a favore delle lotte dei detenuti, promuovendo vari tipi di iniziative all’esterno di raccolta fondi, organizzazione di avvocati e sostegno politico, con lo scopo in generale di unire le lotte del proletariato e delle masse popolari con quelle del proletariato detenuto. In tal senso ha assunto un ruolo determinante l’organizzazione comunista combattente NAP (Nuclei Armati Proletari), distintasi per una serie di azioni armate a sostegno delle lotte nelle carceri, nell’ambito della lotta per la rivoluzione per il comunismo. Dalla metà degli anni ’70 in poi un salto politico-qualitativo avvenne con la presenza nelle carceri dei prigionieri politici appartenenti alle organizzazioni comuniste combattenti , da un lato promuovendo delle lotte radicali dentro le carceri contro i continui pestaggi, le torture, l’isolamento previste dalle leggi speciali sul carcere (esempio articolo 90), dall’altro politicizzando i detenuti sociali, il tutto in dialettica con le azioni combattenti promosse all’esterno. Esempio di ciò sono le rivolte scoppiate negli anni 79-80 nei carceri de l’Asinara, Nuoro e Trani, nel corso delle quali i compagni si impadronirono delle carceri, anche prendendo in ostaggio le guardie carcerarie. La risposta dello stato a queste rivolte è stata una repressione durissima, con l’intervento nelle carceri dei reparti antisommossa e attuando pestaggi, torture e vessazioni di ogni genere nei confronti dei compagni. In concomitanza a queste rivolte, all’esterno le Brigate Rosse ed altre organizzazioni combattenti portavano avanti azioni armate in sostegno dei detenuti quale ad esempio il sequestro del giudice Giovanni D’Urso, responsabile nazionale delle carceri.
Negli anni successivi sono continuate a persistere delle pesanti condizioni detentive nei confronti dei prigionieri sociali e politici. In questi anni lo Stato ha introdotto regimi detentivi speciali, come l”Alta Sicurezza” e “41bis”, che consistono, a vari gradi, in isolamento, censura della posta, forti restrizioni dei colloqui, etc, misure che fra l’altro attualmente colpiscono circa una quarantina di compagni comunisti e anarchici, di cui tre appartenenti alle BR-PCC sottoposti al regime di 41bis, massimo livello detentivo di repressione.
In questa fase caratterizzata da una debolezza del movimento rivoluzionario, anche le lotte dei detenuti hanno risentito negativamente di questo ma, seppur non in forme particolarmente offensive come negli anni precedenti, i compagni in carcere stanno cercando di dare una riposta adeguata alle dure condizioni detentive.
La compagna Nadia Lioce, militante delle BR-PCC, arrestata nel 2003, condannata a tre ergastoli e dal 2005 in 41bis nel carcere di L’Aquila, nel 2014 ha intrapreso una protesta, sotto forma di battitura delle sbarre, contro le sue condizioni detentive e per questo ha subito un processo conclusosi nel 2018 da cui è uscita assolta.
Inoltre nel 2016 alcuni compagni anarchici coinvolti nell’operazione “Scripta Manent” hanno intrapreso in varie carceri (fra cui quelli di Ferrara e Latina) uno sciopero della fame contro l’isolamento.
Sono anche avvenute diverse azioni di protesta da parte di compagni anarchici tramite battiture, sciopero della fame, rifiuto di sottostare ad alcuni dei regolamenti interni, come quelle nei carceri di La Spezia e Agrigento, fra gli altri.
Nel 2019 tre compagne anarchiche, già detenute, vengono trasferite in “Alta Sicurezza” nel carcere di L’Aquila, dove il regime di 41 bis caratterizza fortemente tutta la struttura carceraria e conseguentemente determina un inasprimento delle condizioni anche degli altri regimi detentivi in questa struttura. Nel maggio 2019 le tre compagne hanno condotto uno sciopero della fame contro queste dure condizioni, a cui si sono uniti numerosi altri prigionieri anarchici anche in altre carceri, conclusosi circa un mese dopo, ottenendo il trasferimento in altre carceri. A sostegno di questa lotta si è sviluppato un movimento di solidarietà con iniziative varie, presidi, manifestazioni e azione dirette.
Nei confronti dei “prigionieri sociali” i pestaggi e le quotidiane vessazioni continuano sempre più, creando un grande malcontento che spesso sfocia in dure proteste contro guardie e l’intero sistema carcerario. A tal riguardo solo nel 2019 sono da citare numerose azioni di protesta nelle carceri di Napoli, Spoleto, Campobasso, Rieti, Perugia, Cosenza, Parma e in altri carceri.
Questo dimostra che pur in una fase difficile per organizzare le lotte, sono numerosi i detenuti che non piegano la testa e si ribellano alle condizioni che vengono imposte dallo Stato nelle carceri. Il compito dei compagni all’esterno deve essere quello di rafforzare il legame tra “dentro” e “fuori”, promuovendo controinformazione sulle condizioni dei detenuti e sulle loro lotte, facendone uno dei terreni conflittuali nell’ambito della lotta più generale contro il capitalismo.

7/1/2020

Soccorso Rosso Internazionale

Saluto ai compagni del Secours Rouge Toulouse

Cari compagni e compagne,
abbiamo appreso dal sito del Secours Rouge Belgique della costituzione del Secours Rouge Toulouse (comunicato pubblicato qui di seguito). Leggendo i contenuti della vostra dichiarazione d’intenti, nel sottolineare l’importanza di questo vostro nuovo impegno, vi auguriamo buon lavoro e speriamo che si sviluppino proficui rapporti di collaborazione reciproca nell’ambito di rafforzare la nostra lotta comune.

Collettivo contro la repressione per un Soccorso Rosso Internazionale (CCRSRI)

dicembre 2019

Pubblichiamo un comunicato del Secours Rouge Toulouse

Secours Rouge Toulouse si pone come obiettivo l’organizzazione di comunisti, anarchici e altre correnti rivoluzionarie basandosi sugli assi qui sviluppati. Intendiamo sviluppare una solidarietà rivoluzionaria contro ogni forma di repressione delle lotte d’emancipazione (anticapitaliste, antirazziste, antipatriarcali, antimperialiste, anti-LGBT/fobe…)
Le nostre attività saranno rivolte su 4 fronti:
*partecipazione alla costruzione di un fronte rivoluzionario contro lo Stato borghese e le sue istituzioni, nel riconoscimento e rispetto delle differenze ideologiche e politiche di ciascuno/a.
*sostegno ai/alle militanti progressisti e rivoluzionari contro la repressione.
*sostegno agli scioperi, alle mobilitazioni operaie e popolari.
*sostegno e promozione di lotte rivoluzionarie in tutto il mondo.
Trovate Secours Rouge Toulouse su Facebook, Instagram, Twitter, e-mail e tramite la sigla “Secours Rouge Toulouse” in questo sito.

La Conferenza di Lavoro del Soccorso Rosso Internazionale saluta * rivoluzionar* prigionier* 

I delegati di Belgio, Svizzera, Italia, Germania, e Turchia/Kurdistan presenti alla Conferenza di Lavoro 2019 del Soccorso Rosso Internazionale vi mandano i loro saluti più calorosi.
La Conferenza ha avuto luogo in un contesto generale di avanzamento del fascismo in ogni forma: dal fascismo sfrenato al potere in Turchia alle azioni di bande neonaziste o islamiste, passando per le politiche governative razziste e repressive degli Stati dell’Unione Europea.
Questa tendenza deriva dalla crisi generale del capitalismo capace di rispondere alle aspirazioni dei popoli solo in termini di repressione e violenza. SRI ha sempre sostenuto che la dialettica lotta/repressione/resistenza è una parte importante, organica del processo rivoluzionario. Occorre assumere questa dialettica come parte integrante della tendenza alla guerra di classe, quale spazio di maturazione e definizione della lotta rivoluzionaria.
Questa prospettiva assume un carattere concreto con lo sviluppo di nuovi movimenti di massa, come quello dei Gilet Gialli in Francia, quello dei movimenti popolari in Cile, ecc. Pure questi movimenti sono conseguenza della crisi generale del capitalismo ed esprimono in modo nuovo l’aspirazione dei popoli a un cambiamento della società. Tali movimenti devono affrontare una repressione molto brutale cui loro oppongono, non fosse altro che per la loro continuità, una resistenza ammirevole. La difesa delle lotte di strada è nostro obiettivo nel periodo attuale.
La sfida della resistenza in Rojava all’aggressione fascista turca riguarda l’intero movimento rivoluzionario. Il destino politico dell’Europa è legato strettamente a quello del Medio Oriente e il Rojava rappresenta la principale prima linea. Là va delineandosi nel modo più netto e radicale l’opposizione di un progetto di società nuova alle forme più barbare, repressive e reazionarie. Questa sfida è raccolta da internazionalisti (soprattutto quelli del Battaglione Internazionale di Liberazione), 48 dei quali hanno pagato con la propria vita questo impegno. La nostra campagna intesa a fornire ai/alle combattenti in Rojava materiale medico d’avanguardia è un contributo modesto, ma efficace. Alla nostra Conferenza, la delegazione turca ha posto l’accento sull’internazionalismo in tutte le sue forme e a ogni livello operativo in questo scontro di portata internazionale.
Il successo riscontrato nella campagna “Mese di mobilitazione a sostegno di Georges Abdallah” rappresenta un altro aspetto che coniuga la difesa dei rivoluzionari prigionieri con la valorizzazione delle cause che loro incarnano, nel caso di Georges la causa del popolo palestinese. Tale mobilitazione assume un significato speciale, mentre i popoli arabi, in particolare in Iraq e Libano, scendono in strada contro regimi reazionari e corrotti.
Nonostante il progredire del fascismo e della reazione, prodotti dal sistema per porre fine ai conflitti generati dalla crisi, le lotte di classe e popolari costituiscono una grande opportunità cui noi contribuiamo per quanto ci è possibile. Voi fate parte di questa alternativa e, come nel caso della lotta contro la sezione d’isolamento nel carcere di L’Aquila, partecipate alla lotta contro l’art. 41bis, prova che la determinazione e l’unità fra rivoluzionari prigionieri di tendenza differente, rafforzata dalla solidarietà all’esterno e all’interno del carcere, potrebbe dar luogo a una vittoria.
Ribadendo la vostra importanza nel quadro del processo rivoluzionario e salutando la vostra resistenza nelle prigioni, cari/e compagni/e vi inviamo i nostri saluti più calorosi.

Novembre 2019

6 settembre 2019

Attacco informatico ai siti del Soccorso Rosso belga e Soccorso Rosso Internazionale

Gli attacchi informatici hanno preso di mira diversi dei nostri siti Web all’inizio della giornata, rendendo alla fine irraggiungibili per due ore diversi siti del Soccorso Rosso belga e del Soccorso Rosso Internazionale. Questo tipo di attacchi per rendere i nostri siti instabili o irraggiungibili si verificano regolarmente a bassa intensità (tanto che talvolta è difficile sapere se siano attacchi, se siamo il bersaglio o si tratti di un uso intenso indeterminato sul server) e sono stati particolarmente intensi negli ultimi giorni, ma questa mattina sembra che il peggio sia passato. Quando i nostri tecnici hanno bloccato l’attaccante la prima volta, questi è tornato alla carica con parecchie decine di altre macchine, non lasciando dubbi sulle sue intenzioni o sul suo obiettivo.
Per ora è difficile conoscere l’identità degli autori di questi attacchi anche se lo scopo è evidente: disconnettere i nostri siti o renderli inutilizzabili ai nostri utilizzatori.
Adesso, la situazione sembra essere tornata alla normalità e informeremo tramite la nostra pagina Facebook se tale attacco dovesse ripetersi.

19 GIUGNO SOLIDARIETA’ A RIVOLUZIONARI/E PRIGIONIERI/E
CONTRO IL 41bis, CONTRO LA TORTURA DI STATO

Da mesi si susseguono mobilitazioni contro la repressione sociale. Repressione che è una costante degli ultimi governi ma che diventa sfacciata con questa coalizione fascio-razzista, con decreti governativi che creano uno stato di segregazione per i proletari immigrati e che legittima la violenza nei loro confronti. Le cronache sono ormai piene di queste aggressioni, ma che sono solo una parte di tutto un sistema di repressione che punta a rompere la resistenza e la solidarietà. Così nei decreti “sicurezza” si criminalizzano picchetti di sciopero e blocchi stradali, resistenza agli sfratti e occupazioni di case. A dimostrazione che, attraverso la canea razzista, si punta ad attaccare tutto il movimento operaio e sociale. È un filo nero, di classe, che lega (appunto) queste varie forme e strumenti repressivi. Dallo sgombero dell’Asilo Occupato di Torino, agli arresti di Trento e dintorni, una ventina di compagne/i anarchiche/i, di varie città, ne subiscono l’applicazione. Fino a quella più aberrante, il regime 41bis. Da sottolineare che sono imputati di azioni di lotta, anche (giustamente) violente, in relazione alla solidarietà, alla resistenza dei migranti segregati nei CPR, o per impedirne il rinvio nei lager libici. Cioè lotta e umanità diventano reati, e lo stigma del “terrorismo” plana come massima condanna.
Dal 29 maggio Anna e Silvia, sottoposte ad un’ennesima forzatura di un regime già di Alta Sicurezza nel carcere de L’Aquila sovrastato dal 41bis, hanno dichiarato sciopero della fame. Seguite da altri 5 compagni a Tolmezzo e Ferrara. Oggi siamo qui in loro sostegno, e più in generale in continuità alla campagna contro questa TORTURA DI STATO, campagna che da anni si articola in vari interventi. Va infatti ricordato che Nadia Lioce e altri due militanti delle BR-PCC vivono questa condizione da 15 anni. Mentre un’altra ventina di militanti BR, in carcere da ben 37 anni, vivono nelle sezioni di Alta Sicurezza, il gradino immediatamente sottostante al 41bis.
Nelle motivazioni giuridiche di un tale accanimento, si può leggere tutto il timore che lo Stato ha di fronte alle possibili sollevazioni popolari (tipo i Gilets Jaunes in Francia) e alla loro congiunzione con le tendenze e organizzazioni rivoluzionarie più conseguenti. Quello che negli anni 70 è diventato il loro incubo, e che oggi nella profondità di una crisi capitalistica che sta devastando società e ambiente, rischia di trasformarsi di nuovo in un movimento rivoluzionario . La stessa resistenza dei/lle prigionieri/e è pur sempre una prova di forza delle nostre ragioni, delle possibilità storiche del movimento di classe.

La LOTTA RIVOLUZIONARIA in Italia ha toccato punte molto alte, ha attaccato i governi e impaurito la classe dominante. La loro risposta fu il terrorismo di Stato – esattamente 50 anni fa gli sgherri dei Servizi Segreti fa massacravano 17 persone a Milano in piazza Fontana – e oggi continuano su quella strada. Carceri speciali, 41bis e lager per i migranti ne fanno parte. Un terrorismo interno che è l’altra faccia della medaglia delle loro guerre imperialiste: una fra tutte, la distruzione della Libia. Questo è un aspetto fondamentale, l’Italia come le altre potenze dominanti è impegnata in diverse invasioni territoriali, fra Medio Oriente, Africa e Asia. Invasioni sempre mascherate con le più oscene motivazioni umanitarie, mentre sono sfacciatamente il proseguo dello storico saccheggio coloniale ai danni della gran parte dei popoli. I disastri sociali provocati si misurano appunto con i milioni di profughi, oltre che con la rovina economica di interi paesi. Basti pensare a Libia, Siria e Yemen. Le nobili finalità di sfruttamento e saccheggio sono il filo conduttore che legano lo stesso peggioramento sociale interno, e la loro esigenza di reprimere e militarizzare le società interne. Guerra esterna e guerra interna, ecco come si può spiegare la terribile involuzione di questi anni, e la degenerazione razzista come mobilitazione reazionaria a loro sostegno. Ed ecco come noi possiamo, al contrario, concepire la lotta: un fronte unico del proletariato oltre le frontiere. La solidarietà, dal mondo del lavoro alla resistenza contro la repressione, con chi viene incarcerato a causa della lotta o perché segregato nell’illegalità della condizione migrante, la solidarietà è la nostra base fondamentale.

In questo senso la lotta contro il 41bis, contro i regimi carcerari speciali, fino ai lager per i migranti, è un’unica lotta. SVILUPPIAMO SOLIDARIETA’ E INTERNAZIONALISMO. FRONTE UNITO PROLETARIO, LOTTA DI CLASSE PER LA RIVOLUZIONE.

Soccorso Rosso Internazionale
ccrsri.wordpress.com
proletaritosri.blogspot.com

Il 19 giugno è diventata una ricorrenza internazionale, simbolo dell’eroica resistenza dei/lle prigionieri/e comunisti/e nelle carceri peruviane culminata nel massacro di circa 300 uomini e donne, militanti del PCP-Sendero Luminoso. Questo avvenne nel giugno 1986, come vile rappresaglia del regime contro la forte avanzata della guerra popolare. Nonostante questa barbarie, le forze rivoluzionarie continuarono a svilupparsi, e ancora oggi tengono vivo il Sendero Luminoso

Solidarietà con i prigionieri e l’attivista No G20 Loic Schneider!

20 maggio 2019
Quasi 2 anni fa, a luglio 2017 ad Amburgo si è svolto il vertice G20, un incontro tra i 19 Paesi più ricchi del mondo. Obiettivo del G20 è stato l’accordo su strategie per distribuire potere e ricchezza al fine di garantire e accrescere, tramite sfruttamento, espropri, guerra, distruzione ambientale, catastrofi alimentari e controllo dei movimenti migratori, la ricchezza dei Paesi più ricchi a scapito di buona parte della popolazione più povera del mondo. 8 miliardari detengono più ricchezza del 50% della popolazione mondiale.
Il vertice dei governanti ha incontrato la resistenza di migliaia di appartenenti al movimento di sinistra contro il dominio mondiale degli Stati-G20.
Complessivamente, circa 200.000 persone hanno partecipato alle varie proteste.
Intorno al vertice è stata realizzata la più grande operazione di polizia in Germania dalla seconda guerra mondiale, con l’impiego di 31.000 sbirri.
Ciò nonostante l’apparato repressivo bene armato ha spesso perso il controllo della situazione. Il monopolio della violenza dello Stato è stato fortemente messo in discussione e, a intervalli, annullato per varie ore. Barricate e azioni di appropriazione hanno definito il quadro. Unità di polizia sono state ripetutamente messe in fuga.
Subito dopo il vertice è iniziata la campagna di vendetta dello Stato. La massiccia repressione di Stato dopo le azioni durante il vertice G20 persiste ancor oggi.
Finora, ci sono state 5 cacce all’uomo pubbliche in tutta Europa con la diffusione di foto di 400 persone, di cui 110 presumibilmente identificate. La magistratura non è da meno, ben 149 casi giudiziari sono stati chiusi, tra cui 9 condanne senza la condizionale. Una conclusione della caccia da parte della giustizia di classe è tutt’altro che prevedibile.
Dal 18 dicembre 2018 è in corso il cosiddetto “processo Elbchaussee” contro 4 attivisti della Germania meridionale e Loic, originario della Francia. Due di loro sono stati sottoposti a custodia cautelare per quasi 8 mesi.
Nell’agosto 2018 Loic è stato arrestato in Francia su mandato d’arresto internazionale emesso dalla Germania ed estradato in Germania nell’ottobre 2018.
La mattina presto del primo giorno del vertice, un centinaio di attivisti ha dato sfogo alla rabbia contro le condizioni dominanti e chiarito la sua inconciliabilità con il sistema capitalistico mandando in frantumi finestre di consolati, banche, negozi e uffici e incendiando auto nel quartiere residenziale Elbchaussee.
I cinque imputati sono presentati come presunti autori, non accusati di atti concreti, ma devono essere stati presenti sul posto. In questo modo, procura, poliziotti e media costruiscono responsabilità per tutto!
Il processo è previsto terminare a settembre 2019. Le prime due udienze si sono svolte con un’aula affollata, gli imputati sono stati salutati e accolti da un lungo applauso, segni di vittoria e pugni alzati. Alla terza udienza, su richiesta del pubblico ministero, il pubblico è stato escluso per l’intera durata dell’istruttoria.
Il previsto “processo fantasma” con l’esclusione del pubblico è un attacco a tutti noi, quindi al monitoraggio del processo da parte dei solidali, a noi come movimento di solidarietà nel suo insieme.
Già all’inizio del processo in molte città, anche in Francia, si sono svolti azioni, raduni e manifestazioni.
I governanti temono la nostra multiforme solidarietà, che non può né prendere le distanze né farsi intimidire, e lo esprimono chiaramente. I compagni accusati vogliono e continuano ad aver bisogno della nostra piena solidarietà, specialmente Loic, tuttora detenuto. Scrivete un sacco di cartoline e lettere a: Loic Schneider, Holstenglacis 3, 20355 Amburgo!
Non facciamoci dividere in “buoni” e “cattivi”, la resistenza contro il vertice del G20 ad Amburgo è stata legittima. Lottare in modo solidale!
Opponiamoci alla repressione, difendiamo i prigionieri!
Contro l’oppressione imperialista e il razzismo, solidarietà internazionalista!
Loic deve uscire di prigione! Liberté pour Loic!

Saluto del Soccorso Rosso Internazionale (SRI)

SRI è un’organizzazione internazionale della lotta di classe di Belgio, Germania, Italia, Svizzera, Turchia e Kurdistan.

LA CONFERENZA DI LAVORO DEL SRI SALUTA * RIVOLUZIONAR* PRIGIONIER*

Fra il 30/31 marzo si è tenuta la Conferenza intermedia annuale del SRI. In un clima politico sociale assai acceso, attraversato da forti tensioni nelle società europee quanto sul versante mediorientale, con le reciproche ricadute. Cosi, a preambolo della Conferenza, la sera precedente nel corso di un affollato meeting internazionalista è stato reso un vibrante omaggio ai due recenti caduti sul fronte del Rojava: il compagno Orso Tekoser, della brigata Tekosina Anarsist, e il comandante Baran Serhad del MLKP. Il loro ruolo, significativo e importante a diverso titolo, li ha visti impegnarsi con grande coraggio e coerenza. Sono caduti da combattenti della causa proletaria rivoluzionaria. Diversi interventi delle Organizzazioni protagoniste su quel fronte ne hanno testimoniato, dalle due citate di appartenenza al TKP/ML- TIKKO, al SRI stesso fortemente investito nel sostegno a questo fondamentale braciere rivoluzionario.
La Conferenza ha passato in rassegna le varie realtà nazionali, sia quelle partecipanti sia altre contigue per interesse politico e per i rapporti in sviluppo da tempo. Ovunque si stanno manifestando le stesse tendenze di fondo, l’estendersi e l’aggravarsi di una repressione sistematica. Sia sul piano legislativo che delle pratiche poliziesche. La gravità di questo salto di qualità si spiega probabilmente per un intento controrivoluzionario preventivo, non giustificandosi ancora per i livelli della conflittualità sociale (salvo, all’evidenza, nel caso francese). Infatti questa escalation repressiva va di pari passo alla mobilitazione reazionaria di massa – razzismo, neofascismo e suprematismo imperialista – proprio come tentativo di incanalare il diffuso malessere sociale, sottraendolo ad un possibile sviluppo in termini di classe e rivoluzionari.
Tant’è che assistiamo anche ad una notevole risposta e ripresa di mobilitazioni del nostro campo proletario. La grande risposta partita da Torino rispetto alla chiusura dell’Asilo occupato e alle incarcerazioni conseguenti e da Trento con le mobilitazioni seguenti all’ondata repressiva contro i compagni anarchici si è allargata e approfondita nei contenuti. Incrociandosi con altri fronti, quello operaio (dove si fronteggiano denunce e arresti per semplici picchetti), quello contro l’oppressione di genere e patriarcale, diventato un vasto movimento in molti Paesi, fino a quello internazionalista. Tematiche che, data l’attuale composizione di classe e la così detta globalizzazione economica e sociale, interagiscono e intrecciano gli stessi protagonisti delle diverse lotte. Questione proletaria, antirazzismo, liberazione di genere, antimperialismo e solidarietà oltre le frontiere si toccano e alimentano a vicenda. A gradi diversi una situazione ormai comune a tanti Paesi.
Questo il quadro sommario di uno scontro sempre più duro che attraversa le nostre società.
In tale contesto situiamo le nostre mobilitazioni e la nostra strategia di solidarietà internazionalista, per cui continuiamo nei nostri interventi a sostegno dei rivoluzionari prigionieri di Grecia, Germania, Francia, Italia, Turchia e Kurdistan, con campagne specifiche, e collegandole appunto alle più vaste resistenze contro la repressione di massa (di cui sopra). Mentre più impegnativo e carico di implicazioni è quello in Rojava in quanto partecipazione ad un processo rivoluzionario dispiegato. Senza dimenticare altre connessioni con scenari più lontani, ma molto importanti, come quello indiano.
In tutti I casi cerchiamo di riaffermare il comune interesse allo sviluppo dei processi rivoluzionari in corso o alle forze di classe che lottano e lavorano per la loro apertura. Il sostegno a voi, militanti prigionieri, per noi si conferma come parte di questo impegno e di questa strategia. In questo spirito le componenti riunite in Conferenza vi inviano i più calorosi saluti e tutta la loro disponibilità solidale.
FACCIAMO FRONTE CONTRO LA REPRESSIONE, DIFENDIAMO I PRIGIONIERI DELLA GUERRA DI CLASSE.
CONTRO L’OPPRESSIONE E IL RAZZISMO IMPERIALISTA, SOLIDARIETA’ INTERNAZIONALISTA.

Delegati del Soccorso Rosso Internazionale

Zurigo, marzo 2019

 

Il Soccorso Rosso Internazionale (SRI) saluta tutti i prigionieri politici in lotta!

Membri del SRI hanno partecipato a Zurigo alla  Conferenza di Lavoro annuale. Gruppi del Belgio, Germania, Italia, Turchia-Kurdistan e Svizzera.

Una delle questioni centrali alla Conferenza è stato il dibattito sulla solidarietà nei confronti del progetto rivoluzionario del Rojava. Si è svolta una discussione sul ruolo, il carattere e l’interazione fra solidarietà locale e solidarietà internazionale ed è stata fatta una valutazione circa le esperienze concrete in anni recenti nell’ambito della campagna congiunta “Solidarietà rivoluzionaria con il Rojava”. Fornendo le bende emostatiche Celox garantiamo un sostegno pratico ai combattenti internazionalisti e a tutti i compagni che difendono la rivoluzione in Rojava al prezzo della propria vita. Assodato il ruolo centrale delle donne che hanno imbracciato le armi in Medioriente e vanno organizzandosi in unità che combattono in prima linea per la rivoluzione e contro la barbarie, non va dimenticata la nostra campagna diretta da donne “Solidarietà Rivoluzionaria a combattenti in Rojava, Raqqa, Shengal, Afrin…”. In vista dell’evolvere della situazione di guerra, sorge il problema di come la solidarietà internazionale e rivoluzionaria possa darvi una risposta.

Salutiamo tutti quanti  stanno lottando per la rivoluzione in Rojava.

Salutiamo anche gli internazionalisti spagnoli che hanno combattuto in Rojava nello spirito dell’internazionalismo proletario e della storia delle brigate internazionali e al loro ritorno ora sono trascinati davanti alla sbarra della giustizia di classe. Esprimiamo loro la nostra solidarietà e condanniamo l’attacco dello stato spagnolo alla solidarietà internazionale e rivoluzionaria.

Per noi, rivoluzionari, si tratta non solo della solidarietà verso i nostri fratelli e sorelle in Rojava, ma anche di lottare per la rivoluzione e contro la reazione qui nelle capitali. Perciò il SRI si è mobilitato in  occasione della visita di Erdogan a Berlino, mandando una delegazione.

Inviamo il nostro saluto pure alle carceri in Grecia, dove Nikos Maziotis e Pola Roupa, membri di Lotta Rivoluzionaria, si stanno preparando per un rinnovato scontro con lo Stato borghese davanti alla sbarra della giustizia di classe.

Salutiamo anche la compagna Nadia Lioce delle BR-PCC  che sta difendendo la propria identità politica e lotta contro il regime estremamente duro di tortura del 41bis. Il 28 settembre 2018 molti compagni sono giunti a L’Aquila per esprimere la loro solidarietà alla militante.

Questi e altri prigionieri politici combattenti rivestono particolare importanza per il movimento rivoluzionario perchè rifiutano di capitolare e tracciano una chiara linea di demarcazione dallo stato borghese. Conducono politicamente lo scontro con il sistema della giustizia di classe e rappresentano perciò un punto di riferimento positivo e progressivo.

Estendiamo il nostro saluto nei confronti del compagno Georges Ibrahim Abďallah che ha recentemente iniziato il suo 35° anno di detenzione nelle carceri francesi. Pure lui, combattente contro l’imperialismo e per una Palestina libera e per la rivoluzione, finora tiene alta la bandiera rossa e le spesse mura della prigione non lo trattengono dall’intervenire ed essere parte delle nostre lotte.

Difendere i prigionieri rivoluzionari e i loro progetti politici!

Fare della nostra solidarietà internazionale un’arma!

Un saluto a tutti i prigionieri politici che lottano, con il nostro calore rivoluzionario e internazionalista.

Abbattere il capitalismo!

Costruire la solidarietà di classe internazionale!

Soccorso Rosso Internazionale

Zurigo, 11 novembre 2018

info@rhi-sri.org

Assediamo Erdogan il 28 e il 29 settembre a Berlino

Assediamo Erdogan il 28 e il 29 settembre a Berlino

Metti Erdogan sotto controllo! Il 28 e il 29 settembre, Erdogan visiterà Berlino. Questa visita sarà di massima importanza per lui, per i suoi complici dell’Unione europea e della NATO e per i popoli di Turchia e Kurdistan.

Erdogan rappresenta:

  • Repressione di massa contro i popoli della Turchia: progressista, rivoluzionari, sindacalisti, attivisti di minoranze nazionali, femministe, ecc .;
  • Supporto diretto e massiccio per le peggiori bande islamiste nella guerra civile siriana
  • Supporto per le forze feudali e reazionarie curde (nozioni nel Kurdistan iracheno)
  • Aggressione diretta contro il Rojava con l’invasione dell’esercito turco del cantone Afrin, da allora consegnato ai miliziani islamisti (del Daesh) che terrorizzano, ricattano e massacrano la popolazione.
  • Aumentare la presenza militare nelle aree del Kurdistan iracheno come Qandil, con droni e bombardieri forniti dagli Stati Uniti.
  • L’emergere e lo sviluppo dell’immigrazione turca in Europa delle milizie legate a l’AKP imporre in questa comunità il suo reazionario, patriarcale sciovinismo portando a veri e propri programmi anti-curdi.
  • Innumerevoli procedimenti legali (mandati di arresto internazionali, procedure di interpol, richieste di estradizione) per perseguitare gli oppositori in Europa e per inviare squadroni di morte in tutto il mondo per assassinare.
  • Una delle parti più brutali di questa marea reazionaria, sciovinista e aggressiva travolge gli Stati Uniti e i paesi europei.

L’esistenza nel nord della Siria di un Rojava liberato, garantendo giustizia sociale e rispetto per minoranze nazionali e minoranze religiose, fornendo un quadro per l’auto-liberazione delle donne, è una preziosa realtà per il Medio Oriente immerso nella notte delle dittature militari, feudali o religiose. Questa esperienza deve essere difesa. Dalla vittoria sul Califfato di Daesh, la principale minaccia contro il Rojava è Erdogan.

Nella stessa Turchia, nonostante l’arresto di massa, il divieto di media popolari e critici, la resistenza esiste e deve essere supportata. Dalla resistenza di Curdi, le lotte degli insegnanti contro il loro licenziamento, le manifestazioni represse della comunità LGBT per i suoi diritti, i guerriglieri rivoluzionari di Dersim: tutti queste resistenze designano Erdogan come il loro principale nemico.

La visita di Erdogan a settembre deve essere fatta fallire. I suoi complici, tutti coloro che, Stati, aziende o organizzazioni internazionali, approfittano della sua dittatura dalla migrazione alla vendita di armi attraverso tutto ciò che è coinvolto nel gasdotto transatlantico che collega Baku all’Italia), deve essere denunciato e combattuto. E senza aspettare nuovi massacri.

Il Soccorso Rosso Internazionalerichiede una partecipazione massiccia e radicale alle mobilitazioni di Berlino contro la visita di Erdogan. Invitiamo coloro che non possono viaggiare a fare iniziative locali in questa occasione. Niente deve essere trascurato per trasformare la sua visita fallimento.

Solidarietà con i popoli della Turchia e del Kurdistan!
Tutti contro Erdogan dal 28 al 29 settembre!

Soccorso rosso internazionale
Bruxelles-Zurigo, 10 agosto 2018

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COMUNICATO DEL SRI A SOSTEGNO DEI COMPAGNI TURGUT KAYA E POLA ROUPA

Comunicato SRI.jpg

30 giugno 2018

da: Secoursrouge.org

Oltre 250 organizzazioni si sono unite per chiedere la liberazione immediata di Khalida Jarrar, femminista palestinese, parlamentare di sinistra, detenuta. Fra queste il Soccorso Rosso del Belgio e il Soccorso Rosso Internazionale. Khalida Jarrar è sottoposta a regime di detenzione amministrativa dal 2 luglio 2017. Il 14 giugno 2018 è stata informata del prolungamento della sua detenzione amministrativa di altri 4 mesi, pena che dovrebbe esserle confermata da un tribunale militare israeliano il 2 luglio 2018.

 

Giornate di mobilitazione sono organizzate dal 30 giugno al 2 luglio 2018, in particolare a New York.

Report manifestazione per Abdallah – Parigi, giugno 2018 –

Dichiarazione di Georges Abdallah – giugno 2018 –

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Saluto SRI ai rivoluzionari prigionieri – marzo 2018 –


Comunicato del Soccorso Rosso Arabo e del Soccorso Rosso Internazionale in solidarietà al compagno Georges

Il nostro compagno Georges Louis, delegato sindacale CGT e militante del Soccorso Rosso Arabo è stato nuovamente arrestato. Alle 4:30 del mattino poliziotti armati e incappucciati e quattro poliziotti in borghese si son portati via il nostro compagno dopo aver sfondato la porta di casa e devastato il suo appartamento. Ora Georges è detenuto e interrogato a Saint-Denis senza che sappiamo i motivi di questo arresto. In due occasioni, nel quadro dello stato d’emergenza, Georges è stato obiettivo di divieti a manifestare: l’uno il 23 febbraio 2017 in occasione di una manifestazione di liceali per Theo e l’altro il 7 maggio 2017 durante il secondo turno delle presidenziali. Georges è stato poi arrestato il 10 ottobre 2017 nell’ambito dell’ondata repressiva contro il movimento d’opposizione alla legge sul lavoro XXL. Quindi è stato perseguito e condannato a novembre 2017 a 5 mesi di prigione con la condizionale, per “violenza su persone depositarie dell’autorità pubblica” e per “partecipazione a gruppo formato in previsione di preparare violenze contro le persone o distruzioni o danni alla proprietà”.

Nella sua dichiarazione in tribunale Georges è stato estremamente chiaro nel senso del suo impegno e delle sue pratiche militanti. Se i compagni di lavoro conoscono Georges come delegato sindacale, leale e combattivo, noi lo conosciamo come militante attivo nell’ambito della solidarietà internazionale, sempre presente alle mobilitazioni per i rivoluzionari prigionieri comunisti, antifascisti e antimperialisti. Nel momento che il nostro compagno deve affrontare ancora una volta la repressione, mentre i suoi parenti ed amici sono ignari delle ragioni di questo nuovo arresto, noi esprimiamo qui i nostri saluti più calorosi e la nostra piena solidarietà a Georges Louis.

Il Soccorso Rosso Arabo, Parigi

Il Soccorso Rosso Internazionale, Bruxelles – Zurigo

17 gennaio 2018

Saluto ai rivoluzionari prigionieri da parte della Conferenza del SRI – novembre 2017 –

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La repressione non ferma la lotta! Solidarietà al compagno Georges Louis! 

Il 24/11/2017 una delegazione internazionale del Soccorso Rosso Internazionale, composta da compagni provenienti da Belgio, Svizzera e Italia, ha partecipato a un presidio di fronte al tribunale di Parigi in solidarietà con il compagno Georges Louis, in occasione di un’udienza del processo che si è tenuto nei suoi confronti, a seguito dell’arresto subito nel corso della manifestazione contro le nuove riforme sul mercato del lavoro del governo Macron, tenutasi a Parigi il 10/10/2017.

Al presidio, al quale hanno preso parte una settantina di compagni, tra attivisti sindacali e militanti di altre organizzazioni politiche, sono stati lanciati diversi slogan ed effettuati interventi in suo sostegno.

Successivamente gran parte dei partecipanti al presidio, dopo essere stati ripetutamente sottoposti a controlli e perquisizioni, hanno presenziato in aula, esprimendo quindi la solidarietà di classe al compagno Georges sotto processo, accusato di « violenza su persone depositarie dell’autorità pubblica » e « partecipazione a un gruppo intenzionato a preparare violenze contro le persone o la distruzione o il danneggiamento dei beni » (nuova legge Macron).

Georges è un lavoratore, un sindacalista CGT, un militante del Soccorso Rosso Arabo, un compagno da sempre attivo nel campo della solidarietà nei confronti dei rivoluzionari prigionieri.

Il Procuratore ha chiesto sei mesi di condanna con la condizionale più 3000 € per « danni alle vittime e spese processuali ».

 La sentenza definitiva è prevista per il 15/12/2017.

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24 NOVEMBRE, L’AQUILA: REPORT DELLA MOBILITAZIONE
 
 
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A seguito di una battitura di protesta avvenuta nel carcere de L’Aquila circa tre anni fa, la militante delle BR-PCC Nadia Lioce è stata accusata di “disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone” e di “oltraggio a pubblico ufficiale” per aver insultato uno sbirro della Penitenziaria.

Venerdì 24 novembre, sempre a L’Aquila, è ripreso il processo contro la compagna (iniziato nell’estate di quest’anno) la quale, arrestata nel 2003 e detenuta dal 2005 in regime di 41-bis, ha partecipato all’udienza tramite videoconferenza.

In occasione di quest’udienza è stata indetta una mobilitazione nazionale allo scopo di ribadire solidarietà militante intorno alla rivoluzionaria prigioniera e opposizione altrettanto militante al carcere e al 41-bis.

A questa giornata di lotta abbiamo partecipato come Soccorso Rosso Internazionale.

Circa settanta compagn*, provenienti da Ivrea, Biella, Genova, La Spezia, Milano, Bologna, Firenze, Roma, L’Aquila, Napoli, Taranto, sono confluiti davanti al tribunale de L’Aquila.

Nel corso del presidio un consistente numero di compagn* è entrato nell’aula in cui si stava svolgendo il processo, srotolando uno striscione e intonando slogan: una presenza insopportabile per la Corte e i PM, i quali hanno ordinato perciò lo sgombero immediato dell’aula per mano di sbirri e carabinieri.

Nel frattempo, all’esterno del tribunale i compagni e le compagne rimast* hanno mantenuto il presidio e affisso striscioni in solidarietà a Nadia e contro il carcere e il 41-bis, in presenza di un ingente schieramento di sbirraglia varia.

Infine, grazie a RadiAzione, siamo riusciti a diffondere nel corso della mattinata stessa un resoconto dell’iniziativa e diversi aggiornamenti.

http://www.radiazione.info/2017/11/laquila-presidio-di-solidarieta-al-tribunale-per-nadia-contro-il-41bis/

Conclusasi l’udienza, nel corso della quale la compagna ha depositato agli atti un documento-dichiarazione, il presidio si è sciolto.

A quel punto ci si è diretti al carcere in cui la compagna è detenuta per ricostituire lì un secondo presidio e dovendo, anche in questo caso, far fronte a un consistente schieramento di polizia.

Davanti al carcere, attraverso degli altoparlanti, alcun* compagn* hanno avuto modo di portare degli interventi. Come SRI abbiamo quindi colto l’occasione per esprimere solidarietà nei confronti della compagna in termini di classe, militanti, rivoluzionari e internazionalisti.

In contemporanea all’iniziativa de L’Aquila, si è svolto davanti al tribunale di Torino un ulteriore presidio in solidarietà alla compagna sotto processo e contro il carcere e il 41-bis e al quale come SRI abbiamo partecipato.

La prossima udienza è stata fissata, sempre al tribunale de L’Aquila, il 4 maggio 2018.

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Contro la tortura dell’isolamento! Solidarietà ai militanti delle BR-PCC in 41-bis!
 
Venerdì 24 novembre
 
ore 09.00
 
Tribunale de L’Aquila
 
Presidio in solidarietà alla rivoluzionaria prigioniera Nadia Lioce sotto processo
 

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L’UNICA GIUSTIZIA E’ QUELLA PROLETARIA!

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IL 24/11/2017, A L’AQUILA, RIPRENDERA’ IL PROCESSO CONTRO LA COMPAGNA NADIA LIOCE, DETENUTA IN 41-BIS, ACCUSATA DI AVER INSULTATO UNO SBIRRO DELLA PENITENZIARIA E DI “DISTURBO DELLE OCCUPAZIONI E DEL RIPOSO DELLE PERSONE”A SEGUITO DI UNA BATTITURA DI PROTESTA CHE LA COMPAGNA AVREBBE EFFETTUATO CIRCA TRE ANNI FA DENTRO IL CARCERE DE L’AQUILA. 

LA COMPAGNA, MILITANTE DELLE BR-PCC, DAL 2005 E’ DETENUTA IN 41-BIS, MASSIMO LIVELLO DI COERCIZIONE CARCERARIA CHE PREVEDE ISOLAMENTO TOTALE E PESANTISSIME RESTRIZIONI.        

COSI’ COME LEI, ANCHE ALTRI DUE RIVOLUZIONARI DELLE BR-PCC SONO RISTRETTI  DAL 2005 IN 41-BIS.

L’ACCANIMENTO DELLO STATO CONTRO QUESTI TRE COMPAGNI E CONTRO TUTTI GLI ALTRI RIVOLUZIONARI PRIGIONIERI DETENUTI IN ITALIA IN REGIME DI ALTA SICUREZZA (AS-2), ALCUNI DEI QUALI IMPRIGIONATI DA PIU’ DI 30 ANNI, E’ MOTIVATO DAL FATTO CHE LA LORO LOTTA RAPPRESENTA IL PUNTO PIU’ ALTO DI CONFLITTO CONTRO LO STATO IL QUALE, DI CONSEGUENZA, APPLICA I DISPOSITIVI REPRESSIVI CARCERARI PIU’ ELEVATI, SIA PER SPINGERE I COMPAGNI A RINNEGARE I LORO PERCORSI RIVOLUZIONARI E INDURLI A RICOLLOCARSI NEGLI EQUILIBRI DEL SISTEMA DOMINANTE, SIA COME MONITO, ALL’ESTERNO, PER CHI LOTTA AL DI FUORI DELLE REGOLE IMPOSTE DALLO STATO.    

LA SOLIDARIETA’ CHE DOBBIAMO SVILUPPARE NEI CONFRONTI DEI RIVOLUZIONARI PRIGIONIERI DEVE ESSERE FINALIZZATA A SOTTOLINEARE L’IMPORTANZA DELLA LOTTA RIVOLUZIONARIA CHE I COMPAGNI HANNO CONDOTTO E CHE NON HANNO MAI SVENDUTO E DELLA RESISTENZA CHE TUTTORA ATTUANO, PERCHE’ QUESTO RAFFORZA TUTTI I COMPAGNI CHE OGGI FUORI LOTTANO CON UNA PROSPETTIVA RIVOLUZIONARIA PER ABBATTERE QUESTO SISTEMA CHE CONTINUA A PRODURRE SEMPRE PIU’ SFRUTTAMENTO E PRECARIETA’ PER I PROLETARI.

SOSTENIAMO LA COMPAGNA NADIA LIOCE CON SPIRITO DI LOTTA E DI RESISTENZA, PERCHE’ LA SOLIDARIETA’ E’ LOTTA E RAFFORZA ANCHE I RIVOLUZIONARI PRIGIONIERI.         

SOLIDARIETA’ A TUTTI COLORO CHE NEL MONDO VENGONO REPRESSI PERCHE’ PROTESTANO, LOTTANO E SI ORGANIZZANO CONTRO LA CLASSE DOMINANTE!
ABBATTERE IL CAPITALISMO!

                          Collettivo  Contro la Repressione per il Soccorso Rosso Internazionale                                           ccrsri.wordpress.com

NADIA LIOCE

RISPETTARE L’IDENTITA’ DELLE/I PRIGIONIERI/E RIVOLUZIONARI/E

In occasione della mobilitazione a sostegno di Nadia Lioce, nella sua resistenza contro il 41bis (e degli altri due militanti BR-PCC sottoposti a questo regime detentivo), si sono levate alcune voci in forte contraddizione con la loro identità, con il senso della loro coerenza.

Da un lato rifanno capolino gli arresi e artefici della capitolazione che promossero la “soluzione politica”. Questa proposta, come già si capisce dall’ipocrisia dei termini, ha significato prendere impegno con lo Stato a che non si ripresenti piu’ lotta armata, organizzazione politico-militare, insomma tentativi rivoluzionari. A queste condizioni, molti ex militanti ottennero notevoli benefici di legge. La “soluzione politica” è sempre stata combattuta da chi ha continuato a porsi in una prospettiva di lotta rivoluzionaria, che seppur in considerazione di tempi e contesti differenti, sarà sempre lo sbocco giusto e necessario alla lotta di classe.

Da un altro lato, vengono prese iniziative inappropriate, incoerenti, da parte di gruppi di movimento o di organizzazioni comuniste legali, come la petizione contro il 41bis da rivolgere alle massime autorità statali, fra cui l’emerito presidente della repubblica: il capo dello Stato! Questa iniziativa è uno sgorbio, un’assurdità! Sopratutto se si considera che Nadia Lioce e i suoi compagni non ne vogliono minimamente sapere e che trovano oltraggiosa una tale iniziativa, che l’hanno fatto sapere e che comunque è assolutamente in contrasto con la loro storia, con la loro fermezza, con la loro continuità militante che stanno pagando a caro prezzo.

Purtroppo certi gruppi giustificano ogni cosa con il tatticismo. Mentre un modo rispettoso di praticare il sostegno alle/i militanti imprigionate/i consiste nel difenderli in quanto soggetti vivi nello scontro di classe, proprio nelle loro motivazioni essenziali. E pur non entrando nel merito delle questioni di linea e di organizzazione, ne va difesa la base essenziale e comune a tutte le forze comuniste autentiche: una prassi coerente con la tendenza alla guerra di classe.

Proletari Torinesi per il Soccorso Rosso Internazionale

Ottobre 2017


Anche quest’anno, in molte parti del mondo, si è svolta la settimana internazionale di solidarietà verso il compagno Georges Abdallah. 

In quest’ambito, la Rete di solidarietà per i prigionieri palestinesi Samidoun e il Soccorso Rosso Internazionale hanno indetto una dieci giorni di mobilitazione (dal 14 al 24 ottobre) a sostegno del compagno. 

Il 21, intorno al carcere di Lannemezan (dove il compagno è detenuto), si è tenuto un corteo al quale hanno partecipato più di 400 compagni e nel corso del quale è stata letta una dichiarazione di Georges, scritta dal compagno proprio in occasione della mobilitazione.

Di seguito riportiamo la dichiarazione di Georges e un elenco di alcune iniziative che in suo sostegno si sono tenute in diversi Paesi.

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Berlino, presidio davanti all’Ambasciata francese, 21 ottobre.

Bruxelles, presidio davanti all’Ambasciata francese con 100 compagni, 20 ottobre.

New York, presidio davanti all’Ufficio di rappresentanza francese dell’ONU, 16 ottobre.

Dublino, presidio, 21 ottobre.

Marsiglia, meeting, 19 ottobre.

Bordeaux, meeting, 13-14 ottobre.

Villeneuve, meeting, 17 ottobre.

Tolosa, meeting con 160 compagni, 20 ottobre.

Libano, conferenza, 7 ottobre..

Beirut, Gaza, Ramallah, Chatila e Tunisi, manifestazioni.

Altre mobilitazioni in molte città francesi e anche ad Amburgo, Manchester e Atene.

Dichiarazione di G. Abdallah del 21 ottobre 2017

14-24 ottobre: mobilitazione internazionale a sostegno del compagno Georges Abdallah!

Nell’ambito di una serie di iniziative internazionali a sostegno del rivoluzionario prigioniero Georges Abdallah, il Soccorso Rosso Internazionale Samidoun promuovono e organizzano delle giornate di mobilitazione dal 14 al 24 ottobre.

Qui sotto pubblichiamo un appello scritto dal SRI in occasione della mobilitazione, insieme a un elenco di alcune iniziative solidali che si sono tenute e si terranno in sostegno del compagno e che terremo aggiornato.

Appello SRI

Berlino, presidio davanti all’Ambasciata francese, 21 ottobre.

Bruxelles, presidio davanti al Consolato francese, 20 ottobre.

New York, presidio davanti all’Ufficio di rappresentanza francese dell’ONU, 16 ottobre.

Lannemezan, manifestazione davanti al carcere in cui Georges è detenuto, 21 ottobre.

Dublino, presidio, 21 ottobre.

Marsiglia, meeting, 19 ottobre.

Bordeaux, meeting, 13-14 ottobre.

Villeneuve, meeting, 17 ottobre.

Tolosa, meeting, 20 ottobre.

Libano, conferenza, 7 ottobre.


Il 30 settembre, a Torino, si è svolta una manifestazione di alcune migliaia di persone contro il vertice G7 dei ministri del Lavoro.

Insieme al Collettivo Proletari Torinesi per il SRI, abbiamo deciso di parteciparvi organizzando uno spezzone del Soccorso Rosso Internazionale esponendo uno striscione in solidarietà con i/le compagni/e arrestati/e per i fatti del G20 di Amburgo e che, qui sotto, pubblichiamo.

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Nella stessa giornata, a Genova, sì è tenuto un presidio itinerante in solidarietà con i/le prigionieri/e del G20, al quale hanno partecipato 50 tra compagni e compagne.

Anche in questa occasione, come SRI, abbiamo deciso di partecipare all’iniziativa, nel corso della quale abbiamo esposto uno striscione sempre in solidarietà con i/le compagni/e arrestati/e per i fatti di Amburgo e che qui sotto diffondiamo.

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Durante il presidio abbiamo anche letto un comunicato del Soccorso Rosso Svizzero, sempre sui fatti di Amburgo e scritto proprio in occasione del presidio.

Qui sotto il comunicato:

Solidarietà ai prigionieri del G20 – Solidarietà alla mobilitazione di Genova      

Salutiamo e sosteniamo l’appello dei compagni e delle compagne di Genova che si riuniranno il 30 settembre alle ore 16 in Piazza San Lorenzo per una manifestazione in solidarietà con i compagni arrestati per aver fatto parte della resistenza al vertice del G20 ad Amburgo.

Eravamo in tanti ad andare ai primi di luglio ad Amburgo per dare un forte segnale comune contro questo vertice delle potenze. Naturalmente da un lato perché ogni occasione serve quando gente come Trump, Merkel, Macron s’incontrano. Dall’altro ovviamente perché la provocazione era troppo grande; il fatto che tenessero il loro vertice in un quartiere che simbolicamente in qualche modo è collegato al movimento di sinistra ad Amburgo. Il G20 a St.Pauli, chi sa, forse programmano il loro prossimo vertice a Exarchia (Atene) o Kreuzberg (Berlino).

Noi appoggiamo le valutazioni del Collettivo contro la repressione per un Soccorso Rosso Internazionale, secondo cui dopo una mobilitazione come quella ad Amburgo il conflitto non sparisce, ma continua sotto altre forme e su diversi piani. Allora è importante, ora dopo che le “nuvole di fumo” su Amburgo si sono spostate, non cedere politicamente, difendere ancor più fortemente quelli ai quali deve essere reso il processo sostituendoci noi al processo che deve essere fatto affermando la nostra giustizia di classe. È incontestabile che i motivi dello Stato sono indotti da una vendetta politica e dall’obiettivo di intimidire oggi coloro che pensano di scendere in piazza domani.

Così come noi abbiamo accettato la sfida per non lasciare indisturbato il loro vertice nel  nostro quartiere, allo stesso modo ora come movimento dobbiamo assumere la sfida di difendere i prigionieri del vertice G20, che nella stessa misura sono ostaggi nelle mani della giustizia di classe ad Amburgo. Non solo, perché è evidente che noi difendiamo tutti quei militanti che portano la lotta politica in piazza. Ma anche perché lo Stato ci vuole indebolire con questi processi. Si deve essere vicini a tutti quelli che in qualunque forma sono in una opposizione antagonista verso lo Stato e lo combattono, affinché ciò non riesca. Difendere i prigionieri vuol dire difendere il nostro movimento. Invertiamo la tendenza – sul banco di accusa ci sono il capitalismo, il suo Stato e la sua giustizia!

                                                                                      Soccorso Rosso Svizzero

Il presidio di Genova, oltre che per ribadire il sostegno ai compagni e alle compagne (tra i quali, ad esempio, Riccardo) colpiti e colpite dallo Stato tedesco per aver manifestato la propria opposizione al G20 e a tutto quello che rappresenta, è stato un’occasione anche per esprimere solidarietà verso Santiago Maldonado il quale, come recita un comunicato dei compagni e delle compagne di Genova “dal 1° agosto è scomparso dopo un’operazione della Polizia e della Guardia Nazionale Argentina per reprimere un comitato di resistenza Mapuche in lotta contro la colonizzazione ad opera delle multinazionali (come Benetton) del territorio in Patagonia. Nei territori argentini e cileni, latifondisti, mercenari e sicari, con la complicità della Polizia uccidono e reprimono i popoli abitanti delle terre che continuano ad espropriare per i loro profitti. Gli Stati, l’autorità ed il Capitale ne sono i responsabili. In tanti anni di lotte molti ancora sono i desaparacidos, i prigionieri e gli scioperi della fame del popolo mapuche e dei suoi solidali”.

Di seguito pubblichiamo alcune foto del presidio:

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Venerdì 15 settembre, a L’Aquila, si terrà un processo contro la compagna Nadia Lioce (detenuta in regime di 41-bis da 12 anni). 
In occasione di questo fatto diffondiamo come Collettivo una nostra locandina, insieme all’appello del Soccorso Rosso Internazionale.

https://rhisri.secoursrouge.org/mobilitiamoci-per-la-compagna-nadia-lioce/

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L’unica giustizia è quella proletaria-Solidarietà alla compagna Nadia Lioce-CCRSRI

Red Voices of India… Piattaforma del Soccorso Rosso Internazionale

Il Soccorso Rosso Internazionale saluta i volontari internazionalisti che combattono a fianco del popolo del Rojava – aprile 2016 –

Nell’ambito della campagna del Soccorso Rosso Internazionale (SRI) contro il 41-bis e in solidarietà ai rivoluzionari prigionieri, pubblichiamo alcuni materiali:

 
– il manifesto prodotto dal SRI
 
– una locandina del CCRSRI
 
– un volantino, realizzato insieme ai compagni del Collettivo Riscossa Proletaria e diffuso nella giornata di lotta del 16 aprile in occasione del presidio tenutosi sotto il carcere di Cuneo

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Contro il 41-bis! Solidarietà ai rivoluzionari prigionieri!

Contro il 41-bis! L’unica giustizia è quella proletaria! – aprile 2016 –

Saluto di Nikos Maziotis alla Conferenza del Soccorso Rosso Internazionale – aprile 2016 –

Saluto marzo 2016. SRI saluta tutti i prigionieri politici combattenti.

Grecia. Campagna del Soccorso Rosso Internazionale a sostegno degli accusati nel processo contro Lotta Rivoluzionaria – gennaio 2016 –

ATTACCO AI RIVOLUZIONARI INTERNAZIONALISTI IN SPAGNA – gennaio 2016 (tratto da rhi-sri.org) –

Saluto ai militanti rivoluzionari prigionieri dalla Conferenza di Lavoro del Soccorso Rosso Internazionale – novembre 2015 –

Diffondiamo l’appello del Soccorso Rosso Internazionale (SRI) nell’ambito della campagna SRI contro il 41-bis.

Contro il 41-bis! Solidarietà ai rivoluzionari prigionieri! – novembre 2015 –

Comunicato del Soccorso Rosso Internazionale sulla giornata di mobilitazione per la liberazione dei prigionieri politici in India -agosto 2015-

In occasione della mobilitazione internazionale promossa dal Soccorso Rosso Internazionale (SRI) in solidarietà al rivoluzionario anarchico prigioniero Marco Camenisch, diffondiamo un nostro Appello, seguito da un testo in cui viene illustrato il Percorso politico di Marco Camenisch. Alleghiamo, poi, un Manifesto del SRI ed una nostra Locandina.

Appello CCRSRI -giugno 2015-

Percorso politico di Marco Camenisch .

Manifesto SRI

Locandina

Diffondiamo il testo dell’appello del Soccorso Rosso Svizzera del 31 maggio 2015 per la Tre giorni di mobilitazione internazionale solidale a sostegno del rivoluzionario eco-anarchico Marco Camenisch.

Appello per iniziative internazionali di solidarietà. Marco libero! – giugno 2015 –

Video del Soccorso Rosso Internazionale sul compagno Marco Camenisch

(francese / inglese / tedesco / italiano / greco)

Rivoluzionari prigionieri in sciopero della fame in Marocco e in Cile -maggio 2015-

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Saluto ai rivoluzionari prigionieri dalla Conferenza Intermedia del SRI -aprile 2015-

Scarcerati i compagni Bruno Ghirardi e Vincenzo Sisi -marzo 2015-

Messaggio della commissione per un Soccorso Rosso Internazionale al 12° Convegno contro l’isolamento di Beirut -febbraio 2015-

SALUTO AI RIVOLUZIONARI PRIGIONIERI -novembre 2014-

LOTTARE CONTRO L’ISOLAMENTO DEI PRIGIONIERI IN GRECIA! SVILUPPARE LA LOTTA DI CLASSE! -giugno 2014-

Pubblichiamo il manifesto del SRI che propaganda il tour di iniziative che una compagna greca sta svolgendo in alcune città d’Europa per parlare della riforma nelle carceri greche, che inasprisce il regime detentivo.
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Pubblichiamo il manifesto del SRI, diffuso in Italia, sulla lotta dei prigionieri greci contro l’inasprimento delle condizioni detentive in Grecia.

Affiche-it

Saluto in solidarietà dalla conferenza di lavoro SRI 2013

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