Lotte in Grecia

Da: epanastaticosagonas.wordpress.com

LAMBROS FOUNTAS IMMORTALE

10-3-2024
Sono passati 14 anni dalla morte del nostro compagno Lambros Fountas, avvenuta in una sparatoria con gli agenti di polizia il 10 marzo 2010. In tutti questi anni, sia nella clandestinità, continuando l’azione della Lotta Rivoluzionaria quando abbiamo dedicato all compagno l’attacco alla B.G-BCE-FMI nel 2014, sia in prigione, abbiamo sempre avuto lui nella nostra mente. E naturalmente rimarrà nella nostra memoria e nei nostri cuori finché saremo vivi. È noto che quando ci siamo assunti la responsabilità politica della
nostra partecipazione alla Lotta Rivoluzionaria, abbiamo annunciato
pubblicamente nella nostra Lettera Politica alla Società che Lambros
Fountas era stato ucciso in un’azione preparatoria della nostra
organizzazione in un tentativo di sabotare l’inclusione del Paese nel
memorandum, cioè nel programma del FMI, della BCE e dell’UE, cosa che era già stata decisa dall’allora governo G. Papandreou e che avevamo previsto come organizzazione fin dall’autunno 2009.

È il primo e ultimo combattente morto della resistenza sociale contro i
“memorandum”, contro un’epoca che si è aperta con l’imposizione del
primo accordo di prestito nella primavera del 2010. Il compagno Lambros Fountas è stato ucciso nel tentativo di attuare il piano di Lotta
Rivoluzionaria
affinché la crisi economica e il programma per
affrontarla, cioè il memorandum, diventassero un’opportunità per un
tentativo rivoluzionario in Grecia. Proprio per questo, con la campagna
di attentati del 2009 (attacchi alla polizia antisommossa dopo
l’omicidio di Grigoropoulos, alla CITIBANK, all’Eurobank e alla Borsa di
Atene), abbiamo proposto al movimento anarchico ed antiautoritario e al più ampio spazio anticapitalista la creazione di un movimento
rivoluzionario per la realizzazione di questo progetto.    

Il compagno Lambros Fountas è un “martire” dell’anarchia e della
rivoluzione sociale. Nella coscienza dei popoli e dei movimenti sociali,
i “martiri” sono coloro che danno la vita per gli altri con abnegazione,
per i loro compagni, la loro comunità, il loro popolo, il proletariato,
coloro che amano. Sono loro che danno la vita per la loro lotta
politica. Per una società di uguaglianza, solidarietà e libertà.

Il compagno Lambros Fountas e la Lotta Rivoluzionaria appartengono a uno spazio politico e a un movimento globale-internazionale che ha le sue origini nella Prima Unione Internazionale dei Lavoratori, nella tendenza antistatale e antiautoritaria del movimento operaio e nel comunismo antistatale (anarchico) in opposizione alla tendenza statalista che ha portato al totalitarismo statal-capitalista. Il compagno Lambros Fountas, nonostante la diversità dei tempi e delle circostanze, è al fianco degli/e innumerevoli/e compagni/e che sono
caduti nel corso degli anni nella lotta, combattendo con un’arma in mano o morendo in carcere come prigionieri/e o durante gli scioperi della fame. Si trova accanto alle migliaia di comunardi parigini del 1871
caduti durante le battaglie con Versailles o massacrati come
prigionieri. È accanto ai “martiri” di Chicago del 1886, ai nostri compagni di lotta impiccati per la giornata di 8 ore o uccisi in piazza Haymarket, o a coloro che hanno lottato e sono caduti perché la Rivoluzione russa prendesse una direzione antistatale e antiautoritaria, come i makhnovisti dell’Ucraina e i comunardi di Kronstadt.  È accanto al compagno Ricardo Flores Magón, morto in una prigione statunitense, ispiratore dello slogan Terra e Libertà della Rivoluzione Messicana
adottato da Zapata, i compagni Sacco e Vanzetti, giustiziati sulla sedia
elettrica, Rosa Luxemburg e i combattenti della Rivoluzione tedesca.
È al fianco dei combattenti della Rivoluzione Spagnola che hanno lottato contro i fascisti franchi e i controrivoluzionari stalinisti del Fronte Popolare Spagnolo, nonché contro i ribelli armati del periodo della dittatura franca, accanto ad Ascaso, José Buenaventura Durruti), i fratelli Sabaté, Ramon Villa Capdevila, Butch Addis, Oriol Solé, Agustín Rueda. Si colloca accanto ai narodnik russi e ai
“propagandisti” anarchici dell’atto, ai tirannicidi e ai regicidi che
affrontarono coraggiosamente la forca, il carminio, la carota, il
plotone d’esecuzione. È accanto a Caserio (Sante Geronimo Caserio),
Vaillan, Gaetano Bresci), Michele Angiolillo Lombardi, Gino Lucetti, Ravassol, Emile Henry, Leon Cholgots, Joaquin Delgado e Francisco Granados, Giuseppe Pinelli.  È al fianco di combattenti contemporanei come i compagni Lorenzo Orsetti e Spark (“Scintilla” – Sahin Huseini) che hanno combattuto e sono caduti per la rivoluzione simbolo del nostro tempo, la rivoluzione in Rojava e la Federazione della Siria del Nord, affrontando l’ISIS (Stato Islamico) e lo stato fascista turco.

Il compagno Lambros Fountas è accanto alle combattenti e ai combattenti della guerriglia cittadina dell’Europa occidentale degli anni ’70 e ’80 che sono caduti combattendo negli scontri o sono stati uccisi come prigionieri dello stato, come Mara Cagol, i compagni della W. Alasia, le compagne e i compagni della RAF di Stammheim, gli scioperanti della fame come Holger Klaus Meins, i combattenti della guerriglia cittadina greca, i compagni Christos Kasimis e Christos Tzoutsouvis, caduti negli scontri con i servitori dello Stato, e il compagno Christoforos Marinos.  
Il compagno Lambros Fountas è al fianco degli innumerevoli combattenti, antistatalisti, anticapitalisti, antimperialisti, antifascisti che in ogni angolo del mondo sono caduti per un’umanità e una società migliori.
Abbiamo il dovere e la responsabilità di ricordare e onorare coloro che
sono caduti combattendo tra le nostre fila. Perché chi dimentica i morti
della lotta, così come i prigionieri, dimentica la lotta stessa.    

IL COMPAGNO LAMBROS FOUNTAS E’ PRESENTE


Pola Roupa e Nikos Maziotis

 membri condannati della Lotta Rivoluzionaria

da: rhi-sri.org

Febbraio 2024

Pola Roupa e Nikos Maziotis sono stati condannati a diversi anni di prigione per la loro partecipazione e azione nell’organizzazione guerrigliera Lotta Rivoluzionaria. Sono stati imprigionati e hanno scontato una pena detentiva cumulativa di 20 anni a cui sono stati infine condannati (dopo il processo che ha annullato la loro condanna all’ergastolo per l’attentato alla Banca di Grecia, filiale della Banca centrale europea, ufficio del Fondo monetario internazionale in Grecia). La compagna Pola Roupa ha scontato 8,5 anni di reclusione effettiva (13,5 anni misti), mentre Nikos Maziotis ha già scontato 11 anni di reclusione e un totale di 14 anni misti. In altre parole, i 3/5 della pena, come prevede la legge dello Stato. Pola Roupa è stata rilasciata dal carcere il 17 novembre 2023, sottoposta a condizioni restrittive e pochi giorni dopo, il 28 novembre 2023, il sostituto procuratore di Evia ha presentato ricorso contro il suo rilascio, chiedendo che fosse riportata in carcere. Questo evento senza precedenti ha portato Pola davanti a un nuovo consiglio giudiziario presso il tribunale di Chalkida il 10 gennaio 2024, affinché sia giudicato se rimarrà libera. Nikos continua a subire un trattamento speciale ed eccezionalmente repressivo. Nel corso di 2 anni gli è stata rifiutata la libertà con la condizionale quattro volte, in quanto rimane non pentito (la giustificazione addotta per l’ultimo rifiuto fa riferimento a “un totale disprezzo per la magistratura e il sistema carcerario”). In attesa della decisione della Corte d’Appello di Eubea, è stato lanciato un appello per una giornata di solidarietà il 9 febbraio. Varie iniziative sono state condotte da diverse sezioni di SRI.

Soccorso Rosso Internazionale

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9 febbraio 2024: Giornata di solidarietà per la liberazione definitiva della compagna Pola Roupa e la liberazione immediata del compagno Nikos Maziotis

La compagna Pola Roupa e il compagno Nikos Maziotis sono stati condannati a diversi anni di prigione per la loro partecipazione e azione nell’organizzazione guerrigliera Lotta Rivoluzionaria. Sono stati imprigionati e hanno scontato una pena detentiva complessiva di 20 anni a cui sono stati infine condannati (dopo la “breaking ” della loro condanna all’ergastolo per l’attentato alla Banca di Grecia, filiale della Banca Centrale Europea – ufficio della Fondo Monetario Internazionale in Grecia, da parte del Commando di Lotta Rivoluzionaria “Lambros Fountas”).

La compagna Pola Roupa ha scontato 8,5 anni di prigione vera e propria (13,5 anni misti), mentre il suo compagno Nikos Maziotis ha già scontato 11 anni di prigione “chiusa” e un totale di 14 anni misti. Cioè, 3/5 della loro pena, come dettano le leggi statali. La compagna Pola Roupa è stata rilasciata dal carcere il 17 novembre 2023 e pochi giorni dopo, il 28 novembre 2023, il sostituto procuratore di Evia ha presentato ricorso contro il suo rilascio, chiedendo che fosse riportata in carcere.

Questo evento senza precedenti ha portato la compagna Pola Roupa davanti a un nuovo consiglio giudiziario presso il tribunale di Chalcida il 10 gennaio 2024, per giudicare da zero se rimarrà libera o continuerà a essere prigioniera nelle celle della repubblica. La liberazione definitiva della compagna P. Roupa dalla condizione di ostaggio da parte dello Stato è la questione politica immediata, mentre cercano di rimetterla in prigione. Il suddetto regime mette in discussione la propria giurisprudenza e ritratta: inizialmente “consente” il rilascio della compagna P. Roupa, tentando poi di revocare la sua decisione. Il suddetto servitore del potere politico e giudiziario – vice procuratore di Evia – con la sua mossa dimostra il modo estremamente vendicativo di trattare i nemici politici dello Stato e del capitale, e in particolare i combattenti armati.

Il compagno N. Maziotis in 2 anni ha ricevuto 4 rifiuti rispetto alla richiesta di libertà con la condizionale, in quanto rimane non pentito. Questo trattamento “speciale” di eccezione non si ferma, nemmeno dopo i molti anni di persecuzione e prigionia a loro imposti.

Stato e capitale: gli unici terroristi

In una società di classe in cui l’avanzato grado di centralizzazione del potere politico ed economico caratterizza il moderno sistema capitalista, lo Stato inasprisce e reprime attraverso il suo multiforme arsenale istituzionale e giuridico (e in tutti i campi) con sanzioni sempre più severe quei gruppi sociali che reagiscono contro la guerra permanente di classe sociale. La democrazia viene imposta e rafforzata in molti modi e strategie. Il furto della ricchezza sociale, l’impoverimento, la deregolamentazione dei rapporti di lavoro, lo smantellamento della “sanità pubblica”, la privatizzazione (o “riforma” come tendono a chiamarla) dell’ “istruzione pubblica”, il saccheggio e lo sfruttamento eccessivo degli esseri non umani e la natura, le guerre delle élite dominanti e le rivalità geostrategiche, sono alcuni dei campi più redditizi per i padroni (il capitale), che il potere politico (lo Stato) impone con la violenza, la repressione, il terrorismo: utilizzando come tronco e pilastro della stabilità: l’ordinamento giuridico della “giustizia”, i codici penali, il carcere.

Stato e capitale (in tutto il mondo) sono protetti, potenziano e armonizzano le loro politiche repressive con l’obiettivo strategico di prevenire e reprimere permanentemente le resistenze interne, le lotte dinamiche e principalmente il nemico politico “interno”, tentando di spoliticizzare la lotta armata e i combattenti. Le leggi antiterrorismo in Grecia vengono costantemente aggiornate, mentre le condizioni speciali di detenzione ed esclusione dei prigionieri politici, così come il loro trattamento penale “speciale”, sono all’avanguardia in tutte le misure penali, legislative e repressive. Le organizzazioni guerrigliere … , che lottano con tutti i mezzi contro il sistema politico-economico di dominio, sono il bersaglio del trattamento criminale e repressivo più duro.

L’organizzazione anarchica di guerriglia urbana Lotta Rivoluzionaria si rivoltò contro questo sistema di governo. Negli anni in cui è stata attiva (2003-2017) si è assunta la responsabilità di 18 azioni – armate e con bombe – contro strutture statali e obiettivi capitalisti/sistemici. Contro ministeri (Economia, Lavoro), commissariati di polizia, agenti di polizia del MAT, contro tribunali; un attentato contro il ministro dell’Ordine Pubblico, un attacco con razzo anticarro contro l’ambasciata USA, un attentato contro la Borsa e l’ufficio della Banca di Grecia-ECT-FMI, e per l’espropriazione delle banche. La compagna P. Roupa si è assunta la responsabilità politica di 2 di questi, per aver finanziato il tentativo di fuga da lei tentato nel 2016 dirottando un elicottero, con l’obiettivo di liberare il compagno Nikos Maziotis (e altri prigionieri) per la continuazione di Lotta Rivoluzionaria. I due compagni si sono assunti personalmente anche la responsabilità politica della loro partecipazione a RS (Lotta Rivoluzionaria). Sono rimasti politicamente e moralmente coerenti durante gli anni di prigionia, difendendo nei tribunali speciali una ad una, tutte le azioni di RS, dalle leggi speciali (187A) in materia penale nei tribunali delle carceri di Korydallos. Lo Stato sembra essere “scontento” della sentenza definitiva con cui sono stati condannati i compagni. In particolare, perché con il loro atteggiamento e la loro lotta nei tribunali del terrore del nemico, sono riusciti a “spezzare” (nelle loro corti d’appello) le condanne all’ergastolo che erano state loro inflitte (in primo grado) per l’attacco di RS contro la Banca-BCE-FMI. Sulla base di questa valutazione che la compagna menziona nel suo testo intitolato “Pola Roupa: Vogliono rimettermi in prigione” – https://athens.indymedia.org/post/1628364/ – , è dimostrato che il ricorso contro la sua liberazione così come la prolungata prigionia del compagno N. Maziotis hanno chiari motivi vendicativi e ideologico-politici, avendo loro scelto l’azione rivoluzionaria armata per l’abolizione dello Stato, del capitalismo e di ogni tipo di gerarchia, sfruttamento e potere.

L’ostaggio e la prigionia dei compagni possono costituire un’applicazione preliminare degli articoli inclusi nel prossimo Codice Penale, ad esempio l’articolo 20 PC: DismissalLicenziamento sotto condizione di revoca-Modifica dell’art. 105B PC par. 1 ter, nonché nell’art. 21 del prossimo PC: Condizioni per la concessione del dismissal licenziamento con la condizionale- Modifica del par. 1 dell’art. 106 del CP. Ciò si riflette nella motivazione della decisione del quarto rifiuto del rilascio del compagno N. Maziotis.

Il seguente brano è indicativo:[…] “Tuttavia, la ripetuta commissione di reati gravi che costituiscono allo stesso tempo reati penali dimostra la mancanza di autodisciplina e di rispetto delle regole fondamentali del sistema penale da parte del ricorrente, la sua costante tendenza a commettere atti criminali e quindi l’insufficienza della sua punizione e il suo mancato miglioramento morale, ai fini della sua conversione e della possibilità di un suo agevole reinserimento nella società in caso di sua liberazione dal centro di detenzione.[…] […] il detenuto ha mostrato un comportamento particolarmente aggressivo nei confronti del Consiglio, nonché un completo disprezzo per la magistratura e il sistema penitenziario, ha affermato di considerarsi un prigioniero politico, mentre allo stesso tempo non ha dimostrato di essersi reso conto della particolare spregevolezza degli atti criminali che ha commesso – https://athens.indymedia.org/post/1628429 -, concludendo che per tutti questi motivi la sua richiesta di libertà con la condizionale viene respinta, al fine d’impedire presumibilmente…, la commissione di “nuovi atti criminali”.

La solidarietà è la nostra arma

La compagna Pola Roupa e il compagno Nikos Maziotis, nonostante i colpi repressivi e i molti anni di prigionia, rimangono politicamente coerenti e con lo sguardo fisso sulla prospettiva rivoluzionaria e sulla rivoluzione sociale. Non si sono pentiti, non rivedono le opinioni, le scelte politiche e le azioni per le quali erano in carcere. Come anarchici, compagni, siamo solidali nella lotta per la liberazione definitiva della compagna Pola Roupa e per la liberazione immediata del compagno Nikos Maziotis. In attesa della decisione della Corte d’appello di Evia, chiamiamo a una GIORNATA DI SOLIDARIETÀ IN GRECIA il 9 febbraio 2024. Chiediamo ai compagni in Grecia e nel mondo di essere vigili e di agire in solidarietà.

OGNI CUORE RIBELLE, UNA LOTTA RIVOLUZIONARIA!

FINO ALLA DEMOLIZIONE DI OGNI CARCERE

LIBERAZIONE DEFINITIVA DELLA COMPAGNA POLA ROUPA E DEL COMPAGNO NIKOS MAZIOTIS

Assemblea di solidarietà per P. Roupa et N. Maziotis, membri

di Lotta Rivoluzionaria condannati

Testo in greco qui: https://athens.indymedia.org /post/1628802/

testo francese qui: https://athens.indymedia.org/post/1628805/

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da: political-prisoners.net (Netzwerk)

27 gennaio 2024

Iniziativa ad Atene, presso l’Universitàdi Giurisprudenza, per la resistenza palestinese e i prigionieri!

Il 18 gennaio 2024 si è tenuto presso l’Università di Giurisprudenza di Atene un’iniziativa per la resistenza palestinese e i prigionieri palestinesi.

Erano presenti in qualità di relatori Mohammed Khatib, europeo di Samidoun, Fouad Baker, libanese, avvocato e membro delle relazioni internazionali del DFLP. Anche il prigioniero politico greco e comunista, Dimitris Koufontinas, è intervenuto e i bambini palestinesi hanno recitato una poesia per i bambini palestinesi in carcere e per i bambini di Gaza.

All’iniziativa hanno partecipato 100 persone del movimento greco di solidarietà per la Palestina, internazionalisti e anche molti palestinesi. Si è svolto un dibattito con molte domande e risposte da parte dei relatori.

L’iniziativa si è conclusa con l’annuncio della manifestazione in corso di domenica 21 gennaio, davanti all’ambasciata USA fino all’ambasciata degli occupanti.
È importante che cresca il fronte antimperialista contro le politiche dell’imperialismo, del sionismo e dello Stato greco collaborazionista!

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Da: secoursrouge.org

13 gennaio 2024

Risposta dal consiglio giudiziario di chalkida contro il rilascio della compagna p. roupa – e alcuni interventi di solidarietà

Mercoledì 10 gennaio, presso il tribunale della città di Chalkida, il ricorso del sostituto procuratore per gli appelli di Evia contro il rilascio della compagna Pola Roupa è stato esaminato da un consiglio giudiziario composto da 3 membri durante un lungo processo.

Inizialmente, il consiglio giudiziario ha rifiutato la comparizione dei 3 testimoni della compagna (uno dei quali proveniente addirittura dall’estero), mentre la loro testimonianza scritta è stata richiesta in un memorandum da depositare il prima possibile (al massimo entro lunedì). È interessante notare che era assente il sostituto procuratore di Evia che ha presentato ricorso contro la decisione di rilascio con la condizionale, in cui si chiede che la compagna sia riarrestata e rimandata in prigione

Fuori del tribunale durante il procedimento – nonostante la pioggia – si è svolto un raduno di solidarietà, con la presenza di molti compagni (di Atene, Patrasso, Calcide) con striscioni, testi e volantini, mentre si sentivano slogan in solidarietà verso la compagna Pola Roupa e il compagno Nikos Maziotis. In città è stata intensa anche la presenza delle forze di polizia (squadre MAT, agenti antisommossa, autopattuglie, ecc.).

La decisione del consiglio è attesa in un momento non annunciato e in ogni caso ci sarà un aggiornamento rilevante, in particolare, se tentano di catturarla. La compagna Pola Roupa ha resistito – come durante i suoi anni di prigionia – con etica politica, coerenza e dignità durante tutto il processo.

La solidarietà rompe l’isolamento politico che lascia lo Stato libero di vendicarsi sui compagni di Lotta Rivoluzionaria.

Nota: nell’ambito delle azioni di solidarietà per il rilascio definitivo della compagna P. Roupa e il rilascio immediato del compagno N. Maziotis, venerdì 5 gennaio, dalle 18 alle 20., si è svolto a Propylaia, ad Atene, un incontro microfonico con la partecipazione di decine di compagni. All’incontro erano esposti striscioni (dell’assemblea e dei collettivi di Atene), sono stati distribuiti volantini con testi di solidarietà ed è stato lanciato un appello per l’incontro di solidarietà a Chalkida.

RILASCIO FINALE DELLA COMPAGNA POLA ROUPA

LIBERAZIONE IMMEDIATA DEL COMPAGNO NIKOS MAZIOTIS

FINO ALLA DEMOLIZIONE DELL’ULTIMA PRIGIONE

LA SOLIDARIETÀ È LA NOSTRA ARMA

Assemblea di solidarietà per Pola Roupa e Nikos Maziotis, membri di Lotta Rivoluzionaria

Da: secoursrouge.org

1° gennaio 2024

Il 13 dicembre, quasi un mese dopo la sua liberazione, a Pola Roupa è stato notificato il ricorso del sostituto procuratore della Corte d’appello di Eubea contro la decisione di sospendere la pena, inteso a chiedere il suo ritorno in carcere. (…).

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Da: secoursrouge.org

29 novembre 2023

Il 16 novembre, militanti anarchici hanno attaccato un plotone di OPKE (Gruppo di prevenzione e repressione del crimine della polizia ellenica) ad Atene, all’incrocio tra le strade Navarino e Charilaou Trikoupis. Il risultato di questo attacco è stato l’incendio del veicolo e il ferimento di alcuni di loro. Questo attacco viene presentato sia come una piccola breccia nell’assedio imposto a Exárcheia, sia come un promemoria che nulla rimarrà senza risposta. L’attacco è stato rivendicato dalla cellula Michalis Kaltezas (durante manifestazioni per l’anniversario della rivolta del Politecnico nel 1985, un poliziotto ha sparato alla nuca allo studente liceale Michalis Kaltezas, di 15 anni, a Exarcheia). 

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Da: Attaque

Da: secoursrouge.org

Pola Roupa scarcerata

17 novembre 2023 – 50 anni dalla rivolta del Politecnico e la mia liberazione

Dopo sette anni consecutivi di carcere (dal mio arresto il 5 gennaio 2017), 8 anni e 6 mesi se contiamo anche il periodo di detenzione preventiva (dal mio arresto il 10 aprile 2010) e 13 anni e 6 mesi complessivamente, una pena che ho scontato per la mia partecipazione a Lotta RivoluzionariaΕπαναστατικού Αγώνα , Epanastatikòs Agónas, EA], sono uscita di prigione. Il significato simbolico di questa giornata è stato forte, poiché il 17 novembre di quest’anno ricorre il 50° anniversario della rivolta del Politecnico di Atene, nel 1973 [contro la dittatura dei militari, che aveva preso il potere con un golpe nel 1967 ; NdAtt.]. In questo giorno tutti ricordano i morti al Politecnico, ma anche coloro che sono caduti lottando per la libertà.

Nella mia mente, questo giorno è segnato dal ricordo del nostro compagno Lambros Foundas, morto in combattimento come membro di Lotta Rivoluzionaria. Ma nei miei pensieri c’è anche il compagno Nikos Maziotis, il quale, nonostante abbia scontato 11 anni di carcere e 14 anni di detenzione “mista” – un periodo lunghissimo, per una pena di 20 anni – si è visto rifiutare la scarcerazione dai magistrati di Lamia. È ormai chiaro che a Nikos Maziotis è stato imposto un regime d’eccezione unico, perché nessun prigioniero o prigioniera che si trovasse in una situazione simile alla sua (con accuse basate sull’art. 187A del codice penale [“atti di terrorismo”; ndAtt.] e con condanne simili (cioè senza essere stato condannato all’ergastolo) non è mai rimasto in carcere così a lungo. Questo regime eccezionale, basato su criteri e motivazioni politiche che di fatto annullano il regime della libertà condizionale – che è, secondo la legge, obbligatorio e non “volontario”, non essendo rimesso alla valutazione del giudice di servizio – deve finire. Oltre all’evidente violazione della legge, questo specifico regime d’eccezione nei confronti di un prigioniero politico ricorda quelli messi in atto dalla giunta militare.

Dopo tanti anni trascorsi in prigione, sarebbe sbagliato dire che non penso alle diverse decine di prigionieri con cui ho vissuto. Per quanto riguarda le pubblicazioni che – credo per errore – hanno “scoperto” che sono stata liberata in quanto madre di un figlio minorenne, devo dire che, oltre al fatto d’aver già scontato gli anni richiesti per accedere alla libertà condizionale, nessun articolo del codice penale non prevede la libertà condizionale di una detenuta perché ha un figlio minorenne. Solo l’art. 105 del codice penale del 2019, misura poco applicata, prevede gli arresti domiciliari per le madri di bambini di età inferiore a 8 anni.

Avendo convissuto per anni con queste donne, so che la maggior parte di loro ha un ruolo centrale nella cura dei figli minorenni, degli anziani, dei malati, delle persone con disabilità e che la loro detenzione prolungata ha un impatto terribile sulla vita di chi è lasciato solo senza il loro aiuto. La mancanza, nel codice penale, di una previsione sulla liberazione condizionale delle madri con figli minori e delle donne che si prendono cura delle categorie di persone appena citate dimostra che i legislatori non tengono conto della centralità delle donne e della loro cura nella vita sociale. Questa è una mancanza che spesso costa vite umane.

Pola Roupa

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Da: secoursrouge.org

30 ottobre 2023

Scontri sono avvenuti nel quartiere di Exarchia, poco dopo la fine del corteo svoltosi nel centro di Atene, a sostegno della 16enne ricoverata in ospedale dopo essere stata picchiata da poliziotti nel quartiere di Neo Heraklion. Sono state lanciate pietre, appiccati incendi alla spazzatura e lanci di bottiglie molotov. Sono state erette barricate e anche la polizia è stata bersaglio di fuochi d’artificio. Sono stati eseguiti parecchi arresti.

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Da: secoursrouge.org

7 ottobre 2023

Da un mese i detenuti lottano in tutta la Grecia contro la nuova legge annunciata dal ministro della Giustizia, Giorgos Florídis (un vecchio politico che ha trascorso la sua carriera nel PASOK prima d’essere riciclato nel nuovo governo conservatore) e contro gli atti arbitrari della procura di Lamia. Tra le iniziative di solidarietà con questa lotta, l’incendio di un veicolo del comune di Kaisarianí (periferia orientale di Atene), il 26 settembre a mezzanotte, con un ordigno incendiario lanciato contro il pneumatico anteriore sinistro del veicolo. L’azione è stata condotta anche in solidarietà con i prigionieri rivoluzionari Dimitris Koufondinas e Nikos Maziotis e come pure con gli squat.

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Da: secoursrouge.org

25 giugno 2023

Il 14 giugno, il Consiglio giudiziario di Amfissa ha stabilito che il militante anarchico, Giannis Michailidis, fosse liberato con la condizionale. Il rilascio è avvenuto 2 giorni dopo. Giannis, dopo una dura lotta in cui ha fatto 33 giorni di sciopero della fame e 4 giorni di sciopero della sete, è riuscito dunque ad ottenere quanto gli spettava e che esigeva dall’anno scorso. La solidarietà con Giannis stava crescendo. Tra le ultime iniziative si possono citare l’incendio di un veicolo della catena di supermercati AB Vassilopoulos, e il ΚΕΠ (l’ufficio statale di consulenza ai cittadini) nonché l’ELΤΑ (l’ufficio postale) del settore Kaisariani (periferia di Atene) che sono stati attaccati.

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Luglio 2023

Appello per una campagna di raccolta fondi per i rivoluzionari prigionieri Nikos Maziotis e Pola Roupa, membri dell’organizzazione greca “Lotta Rivoluzionaria”

Siamo compagni anarchici solidali con Lotta Rivoluzionaria e stiamo
creando questa campagna di sostegno finanziario per i prigionieri
politici di Lotta Rivoluzionaria, Pola Roupa e Nikos Maziotis e la loro
famiglia, al fine di sostenerli nei gravi problemi che devono risolvere
(problemi di salute, difficoltà finanziarie, ecc).
Potete contribuire economicamente, pubblicare sui vostri blog questo
firefund e comunicarlo alle persone solidali.

https://www.firefund.net/eamaziotisroupa

https://epanastaticosagonas.wordpress.com/

https://www.facebook.com/solidarietaE.A/

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Da: secoursrouge.org

14 giugno 2023

Thanos Chatzianggelou, attualmente detenuto nel carcere di Larissa e sotto processo per la sua partecipazione all’Organizzazione di Azione anarchica, ha iniziato lo sciopero della fame l’11 giugno a sostegno di Giannis Michailidis. Quest’ultimo ha recentemente inasprito lo sciopero della fame, che sta conducendo per la sua liberazione, con uno sciopero della sete. In Grecia continuano le azioni a sostegno dello sciopero di Giannis.

15 giugno 2023

È stato emesso il verdetto al processo contro 3 anarchici accusati d’essere membri dell’Organizzazione Azione Anarchica di Salonicco. Il tribunale alla fine ha deciso di non utilizzare le leggi antiterrorismo, il che ha comportato condanne più leggere di quanto ci si sarebbe aspettati se fossero state applicate. Panos è stato dichiarato innocente. Georgia è stata condannata a 16 mesi ma, avendo già scontato un periodo sufficiente di custodia cautelare, è stata rilasciata senza condizioni. Thanos, che si era assunto la responsabilità politica dell’azione dell’Organizzazione, è stato condannato a 6 anni e 9 mesi. Considerando quanto ha già scontato in carcerazione preventiva e il computo delle pene ridotte, potrebbe essere scarcerato tra un anno.

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Da: secoursrouge.org

8 giugno 2023

Giovedì 8 giugno, al palazzo di giustizia di Larissa si è svolta un’udienza importante del processo a 3 anarchici arrestati nel febbraio 2022 a Salonicco e accusati d’essere membri di Organizzazione d’Azione Anarchica. L’udienza si è svolta con la presenza di una cinquantina di solidali controllati da una quarantina di poliziotti in tenuta antisommossa. Anche Secours Rouge International ha assicurato una presenza solidale. L’udienza è stata segnata dalla dichiarazione di uno dei 3 imputati, Thanos Chatziangelou, che si assume la responsabilità politica delle azioni dell’organizzazione (il che non significa che riconosca la sua personale partecipazione a tali azioni), e per la prima parte dell’atto d’accusa che andava nella direzione di un relativo alleggerimento dei capi d’imputazione (attraverso la riqualificazione di alcuni capi d’imputazione che non rientrerebbero più nella legge antiterrorismo). La prossima e ultima udienza si terrà il 14 giugno.

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Da: secoursrouge.org

11 giugno 2023

Il 9 giugno, il detenuto anarchico Giannis Michailidis, giunto al suo 30° giorno di sciopero della fame è stato trasferito all’ospedale della prigione di Saint Paul, e da lì all’ospedale di Nikaia. Gli è stato detto che non sarebbe stato curato lì ed è stato riportato all’ospedale della prigione. Non avendo risposta da parte delle autorità alle sue richieste, ha deciso di iniziare uno sciopero della sete. Giannis è liberabile dal dicembre 2021, avendo già scontato quasi 10 anni di detenzione. Molte iniziative di solidarietà sono già avvenute, fra cui l’occupazione dell’Ufficio Generale della stampa scritta, il 6 giugno ad Atene.

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Da: secoursrouge.org

28 maggio 2023

Il 12 maggio, il combattente anarchico Giannis Michailidis ha ripreso lo sciopero della fame per il proprio rilascio, sciopero che aveva sospeso nel luglio 2022. Nel febbraio 2011, è stato arrestato durante una manifestazione di massa ad Atene per aver sparato con l’arco contro la polizia antisommossa. Rilasciato sotto condizioni, è stato ricercato un mese dopo per appartenenza a CCF (Coalizione delle cellule di fuoco, n.d.t.) ed è entrato in clandestinità. Nell’aprile 2011 è stato sospettato d’aver partecipato a una sparatoria contro la polizia. Nel febbraio 2013 è stato arrestato con altri 3 anarchici, in seguito alla rapina di una banca e di un ufficio postale. Nel giugno 2019, dopo 6 anni di carcere, è evaso dal carcere di Tyrintha. Sette mesi dopo, è stato nuovamente arrestato, armato e in un’auto rubata, insieme ad altri 2 compagni e accusato di un altro attacco a una banca.

Nel dicembre 2021 ha potuto richiedere la libertà condizionale. Il 23 maggio, a seguito di due risposte negative, inizia un primo sciopero della fame per ottenere la propria liberazione. Giannis ha il diritto d’essere rilasciato, avendo scontato quasi 10 anni in carcere. Diverse azioni di solidarietà hanno già avuto luogo e questa sera ad Atene si svolgerà una manifestazione in suo sostegno.

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Da. political-prisoners (Netzwerk)

3 maggio 2023

Da Larissa a Lipsia, abolire tutte le carceri (DE, EN, GR)

Riportiamo una dichiarazione di solidarietà di Ntougrou Squat a Laris / Grecia pubblicata il 28 aprile 2023 dal gruppo anarchico Lübeck:

“Dai nostri compagni di Ntougrou Squat a Larissa/Grecia arrivano questi saluti di solidarietà all’antifascista Lina e la mobilitazione per il Day X a Lipsia. Hanno anche pubblicato un testo in tedesco, inglese e greco che potete leggere qui:

DA LARISSA A LEIPZIG, ABOLIRE OGNI PRIGIONE

In Germania, a maggio dovrebbe svolgersi il processo finale contro Lina E. e altri 3 compagni accusati dallo Stato d’aver fondato e gestito un’organizzazione terroristica. Gli imputati sono sotto processo per aver attaccato sei volte estremisti di estrema destra a Lipsia, Wurzen ed Eisenach, da ottobre 2018 a febbraio 2020, e il tribunale chiede una condanna a 8 anni di reclusione per Lina E. e fino a 4 per gli altri. Questo processo è una pietra miliare per la Germania, essendo il maggiore da molto tempo contro l’ambiente della sinistra radicale e a favore dell’estrema destra, in quanto sostiene la rinascita del fascismo nel Paese.

Qualche parola sulla Sassonia (Lipsia e Dresda)

Negli ultimi anni, la Sassonia è stata la roccaforte dei fascisti di estrema destra in Germania, come rispecchiato anzitutto dai risultati elettorali. AfD (Alternative fuer Deutschland) è il partito nazionalista di estrema destra della Germania che nelle ultime elezioni ha ricevuto la maggior parte dei voti nella regione della Sassonia. Certo, se i risultati elettorali non sono necessariamente convincenti per la condizione sociale della regione, lo sono certamente i frequenti attacchi di gruppi di estrema destra contro immigrati/donne, ultimo tipico esempio il tentativo di incendiare un edificio dove si trovavano i richiedenti asilo lo scorso agosto. Allo stesso tempo, nella città di Lipsia ci sono teppisti neonazisti (legida), si tengono concerti nazisti in luoghi nascosti con la partecipazione di gruppi con testi fascisti, antisemiti, nazisti (es. “Sarin”, “Short Cropped “, “Faustrecht”, “Strongside”) e sono presenti gruppi studenteschi fascisti che tessono una trama sociale di estrema destra

Solidarietà internazionale e antifascismo.

In Germania è attualmente in corso una campagna a sostegno di Lina E. e degli altri detenuti denominata antifaOST. Siamo solidali con chiunque lotti contro idee e pratiche fasciste. Il tentativo di criminalizzare e compiacere il movimento antifascista da parte degli ambienti politici e giudiziari tedeschi che notiamo avere una grande somiglianza con quello in Grecia. La solidarietà internazionale e la lotta comune di tutti noi contro le formazioni fasciste, che stanno emergendo anche adesso, nel periodo pre-elettorale e nella geografia greca, è la nostra arma. Solidarietà e forza a Lina E. e ai tre 3 compagni prigionieri.

FUOCO ALLE PRIGIONI

LIBERTÀ A CHI LOTTA CONTRO IL FASCISMO.

Libertà per Lina

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Da: lanemesi.noblogs.org

12 marzo 2023

Pola Roupa e Nikos Maziotis: Onore eterno al compagno Lambros Fountas (Grecia, 10 marzo 2023)

Per noi, suoi compagni in Lotta Rivoluzionaria [Επαναστατικού Αγώνα, Epanastatikòs Agónas], non è morto. È nel nostro sangue e nell’aria che respiriamo come combattenti. È nei nostri scopi e obiettivi. È un tutt’uno con la nostra organizzazione e la nostra lotta. È presente ogni giorno, ogni momento. È IMMORTALE.

Sono passati 13 anni dal giorno [10 marzo 2010] in cui il compagno Lambros Fountas venne assassinato da una pistola di una guardia dello Stato durante un’azione preparatoria di Lotta Rivoluzionaria.

Il compagno è caduto lottando contro l’imposizione delle politiche dei memorandum. È caduto resistendo al fatale deragliamento sociale di cui lo Stato e il capitale sono responsabili.

Onore eterno al compagno Lambros Fountas.

Pola Roupa, 3a sezione del carcere di Tebe
Nikos Maziotis, 2a sezione del carcere di Domokos

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Da: secoursrouge.org

3 marzo 2023

Il 1° marzo ad Atene si è svolta una nuova udienza del processo contro gli 11 rivoluzionari turchi in Grecia. Durante l’udienza precedente, tutti i rivoluzionari tranne uno (Sinan Oktay Özen) sono stati rilasciati. Nel corso di questa udienza, il PM ha riconosciuto l’illegittimità, per insufficienza di prove, delle decisioni del precedente tribunale che ha seguito le leggi antiterrorismo e le condanne pronunciate (per un totale di 333 anni di reclusione). Il PM ha chiesto l’assoluzione di 10 rivoluzionari da tutte le accuse e condanne. Il pubblico ministero ha chiesto che Sinan Oktay Özen, tuttora detenuto, sia assolto dall’accusa di appartenenza a un’organizzazione terroristica e traffico di armi e che gli sia inflitta una pena lieve solo per possesso di un’arma.

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Da: secoursrouge.org

2 marzo 2023

L’incidente ferroviario che ha provocato la morte di almeno 46 persone è avvenuto poco prima della mezzanotte di martedì 28 febbraio. Un treno passeggeri che trasportava 350 persone si è scontrato con un treno merci, essendosi entrambi trovati sullo stesso binario, il che ha causato l’incendio delle carrozze anteriori. I ferrovieri greci hanno scioperato per un giorno dopo l’incidente. Lo sciopero è iniziato alle 6 del mattino ora locale di martedì, interessando i servizi ferroviari nazionali e la metropolitana di Atene. Il sindacato ha criticato i governi succedutisi per aver disinvestito nel settore delle ferrovie greche. Un capostazione di 59 anni di Larissa è stato accusato di omicidio colposo. Ma la dichiarazione del premier Kyriakos Mitsotakis secondo cui la colpa era del “tragico errore umano”, ha suscitato rabbia, ben nota è l’obsolescenza della rete ferroviaria greca. Mercoledì 1° marzo, i manifestanti si sono scontrati con la polizia davanti alla sede di Hellenic Train ad Atene, il quartier generale della compagnia responsabile della manutenzione delle ferrovie greche. Candelotti di gas lacrimogeno sono stati sparati per disperdere i manifestanti, che hanno lanciato pietre e acceso fuochi nelle strade.

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Da: secoursrouge.org

14 gennaio 2023

Il 19 marzo 2020, a seguito di una vasta operazione di polizia sono state arrestate 60 persone. Durante una perquisizione, la polizia e membri dei servizi segreti greci hanno o scoperto nel quartiere di Sepolia, vicino al centro di Atene, un deposito contenente armi anticarro, kalashnikov, pistole e bombe a mano. Alla fine, 11 militanti rivoluzionari turchi sono stati rimandati in tribunale con l’accusa d’essere membri del DHKP-C (Partito Fronte rivoluzionario di liberazione popolare, n.d.t.) attivi nella resistenza armata contro il regime di Erdogan (essendo le armi rinvenute, secondo la sentenza, destinate ad essere inviate via mare in Turchia). Il processo in primo grado è iniziato il 2 luglio 2021 e circa 16 mesi dopo sono stati condannati a 333 anni di carcere. Gli 11 militanti rivoluzionari sono stati liberati durante il processo appena conclusosi ad Atene.

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Da: secoursrouge.org

7 gennaio 2023

Thanos Chatziangelou, membro dell’Organizzazione di Azione Anarchica, sta ancora lottando contro il suo trasferimento disciplinare nel carcere di Nigrita). Il 25 dicembre è stato trasferito all’ospedale di Serres dove è scoppiato un braccio di ferro tra le autorità greche che hanno chiesto l’alimentazione forzata e i medici che si sono rifiutati, secondo la loro etica, di compiere atti medicali contro la volontà di un paziente lucido. Thanos è appena stato trasferito all’ospedale regionale di Korydallos. Questo potrebbe significare per lui un reinserimento nella prigione di Korydallos, la sua principale richiesta. Pertanto, ha sospeso lo sciopero della sete. Continua lo sciopero della fame fino a essere certo del suo trasferimento nella prigione di Korydallos. Il movimento di solidarietà con Thanos rimane attivo.

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Da: secoursrouge.org

31 dicembre 2022

Continua lo sciopero della fame e della sete di Thanos Chatziangelou. Dagli esami del sangue fatti, risultano valori pessimi: i livelli di potassio e sodio sono molto alti, il che provoca insufficienza renale e in qualsiasi momento può subire l’arresto cardiaco. I medici ospedalieri dell’Ospedale generale di Serres hanno dichiarato che si rifiutano di rimanere osservatori della possibilità della morte di Thanos: “il governo, il ministero della Protezione dei Cittadini, il ministero della Giustizia e tutti coloro coinvolti devono prendere sul serio le richieste del paziente e fornire un soluzione (…) Non tolleriamo che i responsabili della situazione venutasi a creare e che sta spingendo un giovane verso la morte diventino “irresponsabili” e cerchino di addossare la colpa ai medici”.

Tra le iniziative di solidarietà, ieri si è svolta una manifestazione in piazza Syntagma ad Atene, l’abitazione di un parlamentare è stata vandalizzata a Salonicco, la sede del gruppo mediatico ESEIA è stata occupata ad Atene, sono stati affissi striscioni in diverse città della Grecia. Inoltre, sono stati realizzati attacchinaggi a Bruxelles e uno striscione è stato appeso all’ambasciata greca a Berna.

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Da: secoursrouge.org

25 dicembre 2022

Intensificazione delle lotte sociali nelle carceri europee

Le lotte sociali nelle carceri in Europa si stanno intensificando. Giannis Michailidis ha ripreso lo sciopero della fame dopo che Thanos Chatziangelou dell’Organizzazione Azione Anarchica ha iniziato lo sciopero della sete contro la sua deportazione. E anche Ivan Alocco si è nuovamente schierato dopo la decisione italiana di mantenere Cospito nel regime di tortura del 41bis. Anzitutto ecco il testo di Giannis Michailidis.

Sciopero della fame di solidarietà – appello alla mobilitazione del prigioniero anarchico Giannis Michailidis

Dopo l’assassinio di Kostas da un poliziotto della DIAS, l’autoproclamata “giustizia” ha armato le mani dei poliziotti, che uccideranno in futuro bambini ribelli, rom, migranti e dimostranti. Proprio come sono stati licenziati gli assassini della polizia di Sabanis, dicendo loro che le vite dei rom non hanno valore. Infatti, il declino della resistenza sociale si riflette nella trasformazione dello Stato in una forma più autoritaria. Se l’omicidio di Sabanis avesse scatenato risse di strada, come accadde nel 2008, allora l’apparato statale avrebbe limitato la violenza della polizia e simili incidenti non si sarebbero verificati con questa frequenza. È evidente che questo fatto deriva dal decadimento e dal declino sociale; dal crollo della resistenza; dal colonialismo ideologico del capitalismo nelle menti delle persone.

Tutto ciò fornisce una buona ragione per un invito alla mobilitazione. Ma con queste condizioni, oltre alle limitate risposte a questo avvenimento, noto con preoccupazione la mancanza di azioni di solidarietà rispetto alla sciopero della fame degli 11 combattenti politici fuggiti dalla Turchia e ai riflessi nello sciopero della fame e della sete del compagno anarchico Thanos Chatziangelou.

Nel tentativo di rompere il silenzio, mi unisco a loro in uno sciopero della fame solidale, mentre Thanos è nella fase critica del suo sciopero della sete.

Mando un saluto rivoluzionario all’anarchico Alfredo Cospito, che si batte per la sua vita contro il 41-bis d’isolamento nella vicina Italia, già al 64° giorno di sciopero della fame.

Giannis Michailidis

Carcere di Malandrino, 22 dicembre 2022

Il testo in inglese è reperibile in actforfree.noblogs.org con molti riferimenti incrociati ai vari argomenti.

https://de.indymedia.org/node/247457

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Da: secoursrouge.org

24 dicembre 2022

Grecia: 3 prigionieri rivoluzionari turchi in sciopero della fame, ricoverati in ospedale

Al 77° giorno di sciopero della fame a tempo indeterminato, A. Ercan Gökoğlu, Şadi Naci Özpolat e Burak Ağarmış sono stati ricoverati in ospedale.

I rivoluzionari prigionieri turchi in sciopero della fame a tempo indeterminato nelle carceri greche da 77 giorni, per chiedere sostanzialmente “FAIR JUDGMENT” (giudizio equo, n.d.t.) hanno fatto registrare una frequenza cardiaca molto bassa durante l’esame effettuato oggi. Ali Ercan Gökoğlu, Şadi Naci Özpolat e Burak Ağarmış sono stati trasferiti nell’ospedale della prigione, essendo la loro frequenza cardiaca inferiore a 40. Poiché la frequenza cardiaca è risultata molto bassa pure durante la visita lì, il medico della prigione ha detto che sarebbe “rischioso per loro rimanere in prigione” e li ha indirizzati a un ospedale esterno.

“NON ACCETTIAMO CURE”

I rivoluzionari prigionieri rivoluzionari in sciopero della fame hanno trasmesso al popolo greco e ai popoli del mondo attraverso la stampa la seguente dichiarazione:

  1. Non siamo malati, ma stiamo resistendo. Non accettiamo cure. Non vogliamo alcun tipo d’intervento
  2. Le nostre richieste devono essere accolte. Il processo deve essere escluso dall’ambito di applicazione della legge antiterrorismo. La nostra richiesta di un processo senza arresto deve essere accettata
  3. Siamo al 78° giorno di sciopero della fame e la nostra salute è in serio pericolo. La responsabilità politica per ogni problema di salute che sperimenteremo spetta al governo Mitsotakis. Fra gli 11 prigionieri rivoluzionari turchi nelle carceri greche, anche Sinan Oktay Özen è stato ricoverato in ospedale per cure agli occhi.

Chiediamo ai difensori della giustizia e dei processi equi di esprimere solidarietà agli 11 rivoluzionari imprigionati illegalmente in Grecia. Le loro /richieste sono giuste ed eque. Lo Stato greco deve porre fine ai raggiri legali e rispettare lo stato di diritto. Agire in nome dello Stato fascista della Turchia e dell’imperialismo è un crimine e deve essere condannato da tutti.

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27/10/2022

Messaggio di solidarietà, da parte del membro prigioniero dell’Organizzazione Azione Anarchica Thanos Xatziagkelou, al guerrigliero anarchico Alfredo Cospito, in sciopero della fame contro il regime di isolamento del 41bis.

Per alcuni, la solidarietà tra compagni è un’unione costruita su posizioni o opinioni filosofiche condivise, in una dimensione vuota, dove le parole comuni sono lontane dai fatti. Nella guerriglia, ciò che ci rende compagni, è il comune arruolamento in questa guerra, le scelte, le ostilità dietro il cumulo della lotta anarchica. E quando siamo avvolti dalle catene la nostra componente comune è la complicità, la responsabilità politica, la stabilità impenitente negli stessi percorsi. È la dedizione al ritmo del cammino del fuoco.

Il guerrigliero urbano, l’anarchico Alfredo Cospito, è prigioniero nelle carceri dello Stato italiano dal 2012. Ha rivendicato con orgoglio la responsabilità politica del ferimento dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, un’azione compiuta dal Nucleo Olga della Federazione Anarchica Informale (FAI-FIR). Da allora è rimasto un nemico impenitente della tirannia. Le continue persecuzioni contro di lui, lo status di eccezione e le restrizioni, sebbene intensifichino costantemente il suo isolamento, sia dal suo ambiente sociale che da quello politico, non piegano la volontà ribelle di Alfredo, e la sua sete di nuovi momenti di ribellione. Dal 2016, a seguito di un’operazione dell’antiterrorismo denominata Scripta Manent, Alfredo è accusato di essere a capo della FAI, una sentenza che lo ha condannato sostanzialmente all’ergastolo. Eppure continua a difendere l’Anarchia d’azione. Un’anarchia ostile al potere e alle persone che lo detengono, un’anarchia che si arma e attacca.

Ora la tirannia spinge Alfredo ancora più a fondo, nelle tombe di cemento della prigionia, isolandolo nel regime del 41bis, il caposaldo dell’isolamento sensoriale nelle carceri di massima sicurezza dello Stato italiano. Contro il nuovo regime di detenzione, il compagno ha iniziato uno sciopero della fame dal 20 ottobre, e anche il compagno Juan Sorroche ha fatto lo stesso, per dimostrargli la sua solidarietà. Perché l’anarchia non chiede l’elemosina, ma combatte fino alla fine.

Ci siamo arruolati dietro i bastioni della guerriglia perché per noi l’anarchia è il conflitto con il presente, con le relazioni di potere e di sfruttamento. Organizziamo gruppi di azione diretta perché cerchiamo la rottura e le azioni ostili antiautoritarie, qui e ora. Non siamo né oratori negli auditorium, né filosofi in interminabili dibattiti. Abbiamo la visione e la necessità del rovesciamento totale dello statalismo e della dittatura capitalista, che riproduce costantemente crisi socio-economiche. Abbiamo la volontà e la determinazione di resistere, di affrontare chi detiene il potere, di attaccare per destabilizzare il regime e la pace sociale.

Anche attraverso le sbarre, con la stessa sagacia, abbiamo il coraggio e l’audacia di difendere le nostre scelte. Per servire gli stessi valori. In un momento di disarmo e rassegnazione, abbiamo la responsabilità politica di armare l’anarchia attraverso la propaganda dell’azione. Il compagno Alfredo è parte integrante di questo movimento e noi, al servizio della comunità internazionale dei prigionieri anarchici, siamo al suo fianco perché così difendiamo la necessità stessa della guerriglia anarchica. Per ora e per sempre, impenitenti, arruolati in prima linea. Perché Anarchia significa Attaccare.

Compagno Alfredo, tieni duro: la libertà è dentro di noi.

Potere ai prigionieri impenitenti dello Stato italiano.

Non dimentichiamo la nostra compagna d’armi Diana Blefari, la prima guerrigliera morta nel regime di isolamento del 41bis, imprigionata per aver partecipato alla ricostruzione delle Brigate Rosse.

Thanos Xatziagkelou, membro prigioniero dell’Organizzazione Azione Anarchica

Ala D, prigione di Korydallos

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Da: secoursrouge.org

20 maggio 2022

La notte del 21 aprile, un ordigno esplosivo incendiario ha completamente distrutto un veicolo della polizia nel quartiere di Ambelókipi, nel centro di Atene. L’azione è stata rivendicata in solidarietà con il prigioniero anarchico Vaggelis Stathopoulos, il cui processo d’appello è iniziato il 18 maggio. Vaggelis Stathopoulos, già detenuto da 2 anni e mezzo, è stato condannato in 1° grado a 19 anni per aver accolto e curato Dimitris Chatzivasileiadis, membro dell’Organizzazione Rivoluzionaria di Autodifesa.

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Da: actforfree

Fonte: athens.indymedia

3 maggio 2022

Atene, Chalandri : Rivendicazione di responsabilità contro la Corte di giustizia di pace

Rivendicazione di responsabilità per l’azione condotta contro la Corte di Giustizia di Pace (è un tribunale di 1° grado per cause civili, formato da un giudice unico, il Magistrato, assistito dal Cancelliere.)

Oppure rimarranno solo con il desiderio ostinato di continuare per la loro strada e continuare a rischiare sé stessi e tutto il resto? Uno slancio forse da mettere alla prova e affinché abbiano quindi il coraggio di dire agli altri che essere messi alla prova in questa feroce lotta significa de facto che si sta creando, e quindi vivendo ora e non in qualche glorioso futuro, la libertà che motiva e anima i nostri passi”.

Allora eccoci qua. In un momento in cui il capitalismo e il dominio del mercato, dopo aver esaurito le “soluzioni” per disinnescare le crisi che essi stessi provocano, scelgono di ricorrere ancora una volta alle armi. Un altro conflitto diffuso tra le “superpotenze” e il capitale sulla redistribuzione delle fonti di ricchezza e il riadattamento delle sfere d’influenza. All’apparente fine della crisi globale segnata dal covid-19, è tempo di rimettere a posto la scacchiera.

Quindi qui dobbiamo scegliere tra fame, freddo o esaurimento totale da una posizione nella galera quotidiana del lavoro salariato che non fornisce nemmeno gli elementi. Quando il soggetto produttivo ha la capacità di produrre ma non di consumare, si devono creare bipolarità, acuire le opposizioni, coltivare la paura, rigiustificare la ragione della lealtà e della sottomissione alle leggi del mercato e ai diktat e alle discipline dello Stato.

Il dilemma tra invasioni imperialiste e interessi della NATO ci sembra ridicolo. Se i proletari non hanno patria, per ogni suddito rivoluzionario la parola è sconosciuta.

Riconosciamo solo la libertà di scelta e di autodeterminazione degli individui e dei popoli, senza illusioni che ciò sia possibile in qualsiasi realtà autoritaria.

Ma i nostri movimenti non vengono in risposta ad alcuna particolare situazione politica, militare o economica. Non vengono per realizzare alcun scopo al di là della nostra stessa azione. Non stiamo assumendo un ruolo che vuole indicare la politica del conflitto.

La fonte dei nostri attacchi è stata e sarà il nostro profondo bisogno interno di essi. Il nostro scopo è diffuso nelle nostre azioni e non è separato da esse.

Non abbiamo colpito semplicemente “perché è politicamente necessario”. Abbiamo colpito perché è quello che siamo. Abbiamo colpito perché è così che ci esprimiamo. Colpiamo perché siamo parte della violenza quotidiana e la riconosciamo senza evasioni. Quindi scegliamo di essere perpetratori oltre che riceventi, restituendo così una piccola parte della violenza che riceviamo.

Non ci aspettiamo l’auto-purificazione attraverso le nostre azioni. Ogni giorno ci confrontiamo con le nostre vite e relazioni (lavorative, sociali, personali) nel campo competitivo dell’esistenza capitalista. I nostri colpi sono solo una manifestazione di questa lotta. Una lotta senza inizio e senza fine, senza interruzioni e tregue.

Ma non dimentichiamo la posizione e il ruolo del circuito giudiziario. Così come non dimentichiamo i padroni, le forze di sicurezza e tutte le forme e strutture di oppressione.

Ci stiamo quindi assumendo la responsabilità della collocazione nella notte dell’8 marzo di un dispositivo di grande potenza alla Pretura di Chalandri .

I pilastri del pensiero liberale, come enunciato nella rivoluzione borghese del 1789 sono: libertà, uguaglianza, fraternità e hanno caratteristiche ben precise nel nostro tempo. Libertà solo di mercato, uguaglianza nell’oppressione e fraternità nella raffinatezza dell’ingiustizia.

Come anarchici, comunisti, non riteniamo necessario analizzare, perché ci opporremo a qualsiasi sistema che imponga o addirittura promuova lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. L’incessante saccheggio e la distruzione della natura sull’altare della speculazione capitalista. La repressione, il silenzio e l’impoverimento di chi decide d’opporsi alla barbarie con dignità.

Sempre con la tattica dell’insurrezione; con un occhio alla prospettiva rivoluzionaria ci incontreremo e ci divideremo finché le nostre azioni e scelte non ci uniranno nella realtà della guerra sociale, dove non abbiamo mai avuto difficoltà a scegliere un campo.

PS: L’attacco è dedicato alla memoria delle decine di operai ora morti per gli omicidi operai dell’ultimo periodo e ai nostri compagni e commilitoni catturati; non vi dimentichiamo mai, ci aspettiamo di riunirci nelle strade di Fuoco.

I ragazzi del blocco

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Da: secoursrouge.org

22 aprile 2022

Il 14 novembre 2021 è avvenuto un attacco con bottiglie molotov contro la polizia, al Pireo. A pochi chilometri di distanza, a Fáliro, la polizia ha allestito un posto di blocco, cercando invano di fermare una motocicletta con 2 persone a bordo. Un’auto della polizia ha inseguito la moto e l’ha speronata deliberatamente ad alta velocità. Fotis D. e Iasona R. sono stati quindi arrestati e portati al commissariato di Atene, dove sono stati detenuti senza alcuna possibilità di contattare un avvocato o le loro famiglie. Il giorno seguente, la mattina presto, le loro case sono state perquisite per cercare di trovare prove che li collegassero all’attacco al Pireo. Nessuna prova è stata trovata, ma i 2 anarchici sono perseguiti per tentato omicidio, incendio doloso, incendio doloso in concorso con altri, fabbricazione di ordigni esplosivi e detenzione di materiali incendiari ed esplosivi. Giovedì 12 aprile, manifestanti in solidarietà con Fotis D. e Iasona R. hanno bloccato Patission Street e attaccato le auto della polizia di passaggio e le loro squadre in avvicinamento con pietre, estintori e vernice.

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Da: political-prisoners.net (Netzwerk)

4 aprile 2022

I lavoratori greci del trasporto sabotano le spedizioni di armi della NATO

Al porto di Alexandroupolis, i lavoratori di TrainOSE si sono rifiutati di trasportare armamenti per la NATO. Il loro sciopero incontra un grande sostegno da parte della popolazione e i sindacati li appoggiano. Nel porto di Alexandroupolis avrebbero dovuto essere approntati gli armamenti, soprattutto carri armati. Dalla Grecia in poi la fornitura NATO avrebbe raggiunto con il treno i Paesi dell’UE in Europa orientale.

I treni avrebbero dovuto essere sottoposti a manutenzione e preparati per il trasporto. Ma i lavoratori di TrainOSE si sono rifiutati di mettere a disposizione le loro conoscenze e il loro lavoro per questo compito. La direzione ha reagito con minacce, accusando /le lavoratori/trici di violazione dei contratti.

Il Partito Comunista Greco, KKE, riferisce che i sindacati sono poi intervenuti, unendosi ai/alle lavoratori/trici nel chiedere che i sistemi ferroviari greci non siano utilizzati per spedizioni di armi.

Già il 30 marzo tre treni carichi di armamenti avevano percorso questo tragitto verso l’Europa orientale. Questo è uno dei motivi per cui ci sono state grandi proteste nell’ultima settimana, a cui hanno preso parte in migliaia. Si chiede che la Grecia non partecipi alla fornitura di armi per la guerra in Ucraina: “Le navi da guerra degli imperialisti sono indesiderabili!”, sintetizza il KKE una richiesta centrale dei partecipanti.

https://perspective-online.net/2022/04/greek-transport-workers-sabotaging-nato-waffetransporte/n

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Da:political-prisoners.net (Netzwerk)

4 aprile 2022

Libertà per l’anarchico Giannis Michailidis – Manifestazione ad Atene [Grecia]

MANIFESTAZIONE DI SOLIDARIETA’ SABATO 9 APRILE ORE 20 PIAZZA ΕXΑRCHIA (ATENE, GRECIA)

LIBERTÀ PER L’ANARCHICO GIANNIS MICHAILIDIS

LOTTARE PER LA LIBERTÀ DEI PRIGIONIERI POLITICI

Il prigioniero anarchico Giannis Michailidis è incarcerato nelle celle del carcere della “democrazia” da oltre 8 anni e mezzo e per tre anni come latitante in due periodi diversi. Il suo coerente impegno per la lotta anarchica, il suo atteggiamento irriducibile di fronte ai carnefici della giustizia borghese, la sua messa in discussione pratica del mondo del potere e della legittimità borghese lo hanno portato per anni nel mirino dei meccanismi repressivi e giudiziari.

Giannis è stato incriminato con un’accusa inventata per la rivolta di massa dei prigionieri nel carcere di Korydallos contro il sequestro violento dell’allora prigioniero anarchico Dinos Giagtzoglou, in sciopero della fame.

Una persecuzione diretta contro tutti i prigionieri politici dell’epoca, senza alcuna prova se non manifestazioni di solidarietà, per costringerli a un nuovo regime di messa in ostaggio, sequestro, taglio delle ferie, trasferimenti dalle carceri rurali, ecc. Di fronte al rischio della proroga della pena e del trasferimento dalle carceri rurali in cui era rinchiuso, Giannis ha scelto la libertà con la fuga, che gli ha consentito di perseguire le vie della libertà per cui tutta la vita ha combattuto con costanza e a caro prezzo.

Dopo un’operazione della polizia antiterrorismo, è stato arrestato insieme ad altri 2 compagni e nuovamente incarcerato mentre era condannato in tribunale per un esproprio di banca da lui commesso nel periodo in cui era ricercato.

Come prevede la legge dopo l’evasione, le pene inflitte sono state combinate, mentre il compagno scontava integralmente la pena della fuga.

Sebbene secondo le loro leggi abbia diritto alla scarcerazione dopo aver scontato l’intera pena, attraverso una serie di interpretazioni arbitrarie e revanscismi, il Consiglio della magistratura di Amfissa non solo ha respinto la richiesta di scarcerazione di Giannis, ma ha anche sottolineato che lui non aveva mostrato rimorsi per le sue decisioni politiche.

Non è la prima volta che lo Stato e i suoi meccanismi hanno dato la priorità alla questione del pentimento in caso di liberazione dalle catene della prigionia di anarchici o comunisti irriducibili. Non è la prima volta che vediamo in “tutto il loro splendore” i pregiudizi di classe della giustizia borghese con provocatorie uscite neonaziste di Alba dorata, l’annullamento dell’ergastolo all’irriducibile killer Korkoneas (lo sbirro che ha assassinato Alexandros Grigoropoulos) e i provocatori sgravi a tutti i funzionari corrotti del sistema marcio, accusati d’ogni sorta di scandalo.

Lo abbiamo sperimentato in prima persona e lo sappiamo bene. La magistratura borghese non è neutrale. Come meccanismo di dominio di classe, giudica il mondo attraverso la stessa lente di politici, industriali, armatori, editori, amministratori delegati delle multinazionali e banchieri. Attraverso l’ottica dello sfruttamento di classe, la violenza dello Stato contro chi è ai margini della produzione capitalista, la vendetta su chi ha resistito alla loro ricchezza e al loro potere.

Sappiamo anche che solo rafforzando e sviluppando un movimento di solidarietà di massa con i prigionieri politici possiamo sperare di difendere le lotte dei prigionieri politici. La loro liberazione, affinché noi tutti possiamo incamminarci insieme sulla via della resistenza e della lotta.

L’immediato rilascio del prigioniero anarchico Giannis Michailidis è una pietra miliare in questo percorso di lotta e faremo in modo di porre fine alla reclusione a tempo indeterminato inflittagli dal sigillo del Consiglio giudiziario di Amfissa.

CONTRO QUALSIASI REGIME ECCEZIONALE

LIBERTÀ IMMEDIATA DELL’ANARCHICO GIANNIS MICHAILIDIS

SOLIDARIETÀ CON TUTTI I PRIGIONIERI POLITICI

Assemblea generale di solidarietà per gli/le attivisti incarcerati, latitanti e perseguiti

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Marzo 2022

Riceviamo e pubblichiamo una lettera del prigioniero anarchico greco Dimitris Chatzivasileiadis

Sciopero della fame di Dimitris Chatzivasileiadis 11-18/3.
Solidarietà con i prigionieri politici in Grecia e Turchia.

Il 13 di marzo Mitzotakis [primo ministro greco, ndt] incontrerà
Erdogan. Il governo Mitzotakis, esattamente due anni fa il 19 marzo,
imprigionò undici rivoluzionari provenienti dalla Turchia come scambio
per la chiusura ai migranti delle frontiere turche. Gli undici
combattenti sono stati condannati da un tribunale greco solamente in
base alla lista europea sul “terrorismo” ad un totale di 333 anni di
prigione. Durante l’ultimo incontro di Tsipras con Erdogan, il 4
dicembre 2017, il governo greco consegnò come dono al regime fascista
turco la cattura di nove combattenti che vennero torturati al momento
dell’arresto e che vennero rilasciati diciotto mesi dopo. Gli Stati
greco e turco sono buoni collaboratori contro la lotta rivoluzionaria
popolare. Gli Stati greco e turco sono soci in prima linea
dell’imperialismo NATO. L’ordine militare turco è la lama affilata del
terrorismo NATO nel Medioriente, sul Mediterraneo e sul Mar Nero. In
questo contesto, rappresenta il protettore intermediario nei confronti
del fascismo jihadista. L’attività coloniale del fascismo turco in Iraq
e Siria fa da mediatrice per la politica imperialista degli USA e per la
collaborazione controrivoluzionaria tra tutti i poteri imperialisti.
L’invasione del fascismo turco ad Afrin, che ha imposto una occupazione
da pulizia etnica, con omicidi, sequestri e stupri, è stata condotta con
la benedizione dell'”ecumenico” patriarca greco. Nelle montagne del
Kurdistan iracheno fin dagli inizi del 2021 l’esercito turco sta
dispiegando armi chimiche nel disperato tentativo di sradicare le basi
della lotta di guerriglia curda. Ma i suoi alleati NATO, che ogni volta
che vogliono invadere un territorio e cambiarne il regime sventolano la
bandiera della “democrazia” e “scoprono” armi chimiche nucleari, fanno
finta di non vedere, e continuano ad armare il fascismo e perseguitare e
imprigionare i combattenti.

Lo Stato greco è un avamposto dell’ordine militare NATO nella regione
del confine orientale del capitalismo europeo. Il dominio dell’ordine
militare americano e del Capitale centro europeo sul territorio greco
aumenta di anno in anno. Ma la collaborazione tra gli Stati greco e
turco nel contesto controrivoluzionario della NATO non è né temporanea
né senza precedenti. Nel 1998 il governo greco consegnò Abdullah Ocalan
agli agenti turchi e americani, per assecondare la mobilitazione NATO
contro la Siria. Il leader del movimento curdo per la libertà è da
allora in isolamento carcerario, mentre su altri rivoluzionari curdi e
turchi pende la taglia del Dipartimento di Stato americano. Nelle
prigioni del regime turco oggi hanno luogo scioperi della fame, uno dopo
l’altro, contro l’isolamento che perdura per anni, l’incarcerazione
assassina dei prigionieri politici gravemente malati senza cure mediche
e i processi-spettacolo senza diritto alla difesa. Eppure lo Stato greco
continua a tenere in ostaggio i combattenti turchi e curdi.

Il 13 marzo, i capi della borghesia greca e turca si incontreranno a
spartirsi la loro parte dei profitti dello sfruttamento monopolistico e
imperialista delle risorse energetiche e dei flussi nel Mediterraneo
orientale. Hanno appena assunto una posizione attiva nella
partecipazione della NATO nella guerra per i territori ucraini. Quello
stesso giorno, i nazionalismi greco e turco strilleranno gli uni al
“nemico turco” e gli altri al “nemico greco”.

Greci, turchi e genti migranti sfruttate, nulla ci divide. Non
combatteremo per i padroni.
Costruiamo un fronte comune rivoluzionario su entrambi i lati dei
confini greco-turchi.
Blocchiamo la rivalità guerrafondaia e il nazionalismo.
Rendiamo la regione greco-turca un luogo inospitale per l’ordine
militare NATO.
Rovesciamo la loro comune politica controrivoluzionaria.
Sosteniamo la lotta rivoluzionaria nella regione turca.
Difendiamo il territorio greco come spazio di accoglienza e amicizia per
le genti curde perseguitate, per il movimento rivoluzionario turco
perseguitato e per i migranti strappati dalle loro terre.
Libertà per gli undici combattenti provenienti dalla Turchia che sono
tenuti in ostaggio dallo Stato greco.
Contro il mercanteggiare dei padroni, lotta comune del popolo.
Non dimentichiamo che in un incontro simile a quello che avrà luogo il
13 di marzo, il precedente governo greco attaccò il movimento turco.
Non dimentichiamo il pakistano Muhammad Gulzar e il siriano Muhammad al
Arab che sono stati uccisi dal piombo dei poliziotti greci a Evros il 4
marzo 2020, all’interno dell’azione controrivoluzionaria e
anti-immigrazione propria delle guardie dei confini imperialisti con il
sostegno dell’unione europea.

Dimitris Chatzivasileiadis
11 marzo 2022″

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Da: secoursrouge.org

19 febbraio 2022

Il 4 febbraio un gruppo di anarchici ha attaccato il commissariato di Exarchia. Oltre 10 molotov sono state lanciate contro il posto di guardia e l’ingresso del commissariato e la polizia è fuggita in preda al panico. Il comunicato ha appena rivendicato questa azione, che la pone al centro della lotta per Exarchia contro la triplice minaccia della polizia, dei promotori che mirano alla sua gentrificazione e degli spacciatori incoraggiati dalla polizia: “Dichiariamo che noi consideriamo Exarchia come nostro quartiere e che siamo determinati a non abbandonarlo a sbirri, spacciatori e grandi investitori, costi quel che costi».

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19 dicembre 2021

Campagna internazionale per l’anarchismo rivoluzionario e la solidarietà con i prigionieri rivoluzionari

Mentre la distruzione della terra e della vita da parte del capitalismo prosegue incontrastata e la prospettiva di un collasso ecologico appare sempre più vicina, c’è – forse più che mai – una seria ed immediata necessità di movimenti rivoluzionari a livello globale. In quali contesti i nostri movimenti, qui in Europa, si ritrovano a fronteggiare le immense sfide ed esigenze della nostra epoca? Siamo capaci di risalire alle nostre radici rivoluzionarie? Possiamo divenire la forza creatrice che può davvero abolire il potere cannibalesco dei pochi ricchi sui molti? Fuori dall’Europa, lo spirito rivoluzionario ha riaffermato la sua forza storica con le insurrezioni organizzate e armate in Chiapas ed in Medio Oriente, tracciando la strada verso la liberazione della vita per mezzo dell’autorganizzazione popolare dal basso, in condizioni di eguaglianza e comunitarismo. Ma negli ultimi decenni vediamo esplodere la resistenza combattiva e le insurrezioni anche altrove nel mondo in risposta alla crescente violenza e totalitarismo del capitalismo.
Prendiamo ispirazione dal movimento di resistenza degli afroamericani negli USA e dalla sollevazione in Cile. Si è trattato di movimenti popolari, guidati dalla gente comune, che usavano strategie militanti e insurrezionali per affrontare direttamente gli oppressori e i loro sicari armati (la polizia). Le immagini quotidiane di barricate, banche in fiamme e attacchi contro le forze dell’ordine che inondano i media
globali ci ricordano che il mondo di coloro che detengono il potere prende fuoco facilmente quando la rabbia degli oppressi trova un’espressione collettiva.
Tuttavia, le idee e le pratiche rivoluzionarie sono state sistematicamente abbandonate nei nostri movimenti. Le nostre lotte sono fin troppo spesso assorbite nel cimitero liberaldemocratico della politica, dove prevale la conformità alla legge e all’ordine, e ciò riduce i nostri movimenti a innocui movimenti di opposizione/protesta. Inevitabilmente questo inibisce il nostro bisogno di reale autorganizzazione delle persone come forza rivoluzionaria combattiva.
Partendo dalla convinzione che sia necessario sviluppare prospettive rivoluzionarie a livello internazionale, lanciamo un appello per una campagna internazionale di iniziative solidali al fine di aprire un dibattito all’interno del più ampio movimento antistatale e anticapitalista internazionale sul ruolo delle prospettive militanti rivoluzionarie nella nostra lotta comune per la liberazione di tutte le nostre vite attraverso la rivoluzione sociale.
Dal momento che le discussioni in merito alle idee e prospettive rivoluzionarie non possono che avere come protagonisti i prigionieri rivoluzionari, ovvero coloro che hanno messo in pratica queste idee, il nostro contributo a questa campagna e ai dibattiti sarà costituito da un approfondimento sul caso di Autodifesa Rivoluzionaria e dell’anarchico rivoluzionario incarcerato Dimitris Chatzivasileiadis, ma anche
principalmente sulle proposte scritte che questo compagno ha indirizzato al movimento attraverso i suoi comunicati pubblicati. Dimitris si è assunto la responsabilità politica della continuazione della lotta armata sulla scia del gruppo di guerriglia urbana Autodifesa Rivoluzionaria ed al momento sta scontando una pena di 16 anni di reclusione in Grecia per la sua lotta rivoluzionaria nel Paese.

Breve excursus storico sul caso

Autodifesa Rivoluzionaria è stata un’organizzazione rivoluzionaria anarchica attiva nel periodo 2014-2017. Durante gli anni di attività, l’organizzazione ha rivendicato la sua responsabilità per cinque attacchi armati: contro il quartier generale del partito politico greco PASOK, l’ambasciata messicana ad Atene, l’ambasciata francese ad Atene e due attacchi contro la polizia antisommossa greca (MAT) di fronte agli uffici del PASOK nel quartiere di Exarchia. I comunicati dell’organizzazione sono stati tradotti in inglese e possono essere facilmente reperiti.
Dimitris Chatzivasileiadis è entrato in clandestinità nell’ottobre del 2019 in seguito al suo ferimento durante un esproprio in una sala da gioco statale ad Atene, Grecia. Dopo aver vissuto da fuggiasco per 18 mesi, è stato arrestato lunedì 9 agosto 2021 a Salonicco, Grecia, in seguito all’esproprio in una banca nella località di Pefka. Il processo di primo grado per l’esproprio dell’ottobre 2019 e per Autodifesa Rivoluzionaria ha avuto luogo nel marzo 2020. Lo Stato ha condannato Dimitris a 16 anni per la partecipazione all’organizzazione, così come il compagno Vangelis Stathopoulos per avere espresso solidarietà a Dimitris prestandogli aiuto dopo il suo ferimento. L’anarchico Stathopoulos è stato condannato a 19 anni, come vendetta per la sua risoluta presa di posizione solidale, ma anche per la sua partecipazione nel movimento anarchico e per una sua precedente condanna nel processo all’organizzazione guerrigliera Lotta Rivoluzionaria. Il processo d’appello contro i due anarchici è previsto per febbraio 2022.
Fin dal suo arresto, Chatzivasileiadis – come ogni prigioniero – sta affrontando la violenza vendicativa e indubbiamente punitiva dell’Autorità. Con questa campagna, chiamiamo i compagni di tutto il mondo ad una presa di posizione solidale nei confronti di questo combattente rivoluzionario che ha dato tutto nella lotta per la nostra liberazione collettiva dal marciume insensato dello Stato borghese e dal dominio del capitalismo globale. Durante il suo periodo in clandestinità, ma anche dal momento del suo arresto, il compagno ha partecipato in pieno al dibattito politico pubblico del movimento tramite la pubblicazione dei suoi discorsi nei media militanti. Con questi scritti, il compagno pone argomenti cruciali al movimento in merito alle sue responsabilità storiche dinnanzi alla crescente violenza del capitalismo, e fa appello per un dibattito aperto e per l’organizzazione rivoluzionaria delle basi sociali su un piano internazionale. Con questa campagna vogliamo contribuire a questo dibattito presentando le proposte del compagno, e così rafforzare i nostri contatti globali, ma anche impegni destinati alla lotta, e condividere idee su come effettivamente organizzarci oggi.
Stringiamoci a fianco del compagno costruendo un movimento internazionale di solidarietà e autodifesa dei principi e delle strategie dell’anarchismo rivoluzionario. Impariamo dall’esperienza di Autodifesa Rivoluzionaria e discutiamo in merito al potenziale delle tattiche e delle strategie rivoluzionarie e al loro ruolo nelle nostre lotte per la rivoluzione sociale e la liberazione di tutte le vite.
Chiunque sia interessato a partecipare alla campagna organizzando iniziative solidali con discussioni che trattino le proposte del compagno prigioniero Dimitris Chatzivasileiadis, nel contesto del necessario confronto sulle prospettive internazionali delle strategie e pratiche rivoluzionarie, può inviarci una mail all’indirizzo
RevoltIntCampaign@riseup.net

1. Qui in nota trovate i link alle pubblicazioni del compagno che sono fondamentali per la discussione a cui vorremmo dare corso, e quelli di cui esiste traduzione in inglese.
Per iniziare il testo, pubblicato come opuscolo, “Antimilitarismo e anarchismo rivoluzionario” (https://athens.indymedia.org/post/1606583/) in cui vengono esposti in maniera analitica le proposte d’azione del compagno. Questo testo è al momento solo in greco, ma verrà da noi tradotto e stampato a breve. Opuscoli già stampati di questo testo in greco possono essere da noi distribuiti su richiesta.
Altri testi che sono disponibili in inglese e schematizzano le posizioni del compagno sono “Dichiarazione e documento propositivo del compagno Dimitris Chatzivasileiadis ai compagni”(https://athens.indymedia.org/post/1606087/) e “Risposta alla settimana di vendetta per il compagno Michael Forest Reinoehl, assassinato per ordine del governo” (https://athens.indymedia.org/post/1609173/) [di questi ultimi due testi si sta provvedendo a traduzione anche in italiano – ndt].

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Comunicato stampa pubblicato il 22 novembre 2021 da Attaque

21 novembre 2021

Salonicco (Grecia): Attacchi esplosivi contro due case di assassini in divisa, da parte delle Cellule d’Azione Diretta – Organizzazione d’Azione Anarchica

Il 22 ottobre, assassini in divisa del DIAS [unità di polizia motociclistica; NdAtt.] individuano un veicolo rubato in un distretto del Pireo e gli danno la caccia. Quando il veicolo è bloccato, circondato da numerosi poliziotti muniti di giubbotti antiproiettile, i poliziotti estraggono le pistole e uccidono a sangue freddo il conducente Nikos Sambanis, 18enne, colpito da 38 proiettili. Come di consueto, vengono messi nelle braccia della giustizia 7 poliziotti coinvolti in questo omicidio che, con la benedizione e gli elogi dello stesso ministro degli Assassini in divisa, Theodorikákos [Tákis Theodorikákos, membro di Néa Dimokratía, ministro dell’Interno dal 2019; NdAtt.], li libera. L’operazione è un successo totale. Risultato: un morto per un veicolo rubato.

Dalla propaganda alla prassi

La giustizia è una questione rivoluzionaria e pende come una spada di Damocle sulle vostre teste. Come prima e minima risposta all’omicidio di Niko Sambanis, di cui abbiamo parlato, rivendichiamo gli attacchi esplosivi con ordigni a bassa potenza all’alba del 15 novembre, contro le case di due sicari in divisa: quella di Lefteris Gatos in via Graziou 19 quella di Dimitrios Daggli in via Olympiad 45, a Salonicco. I nostri attacchi avvengono poche ore dopo la rivelazione di un nuovo scandaloso caso: l’arresto di un altro uomo in divisa per aver aggredito sessualmente sua figlia di 4 anni. Abbiamo chiarito che nulla resta senza risposta, per non parlare dell’omicidio. E mentre i casi di brutalità della polizia aumentano di giorno in giorno, l’attesa passiva non è parte delle nostre caratteristiche. Passiamo nuovamente all’offensiva, dichiarando pubblicamente che finora la nostra lista comprende altri 19 bastardi impuniti (nessuna garanzia che i due sopra citati non siano presi di nuovo di mira, in futuro).

Per tagliare corto con le risate…

Lo scorso luglio abbiamo denunciato pubblicamente 21 sicari della polizia greca, mostrando un piccolo ma non insignificante campione del nostro dossier, di fronte alla vostra impunità. E abbiamo visto la paura e il terrore nei vostri occhi, quando avete fatto passareTsairidis [forse Theodoros Tsairidis, capo del sindacato degli ufficiali di polizia di Salonicco; NdAtt.] da un canale all’altro, in tv, piangendo e chiedendo protezione ai giudici. Pochi mesi dopo, le nostre azioni completano le nostre parole. Finché siete impuniti, non siete protetti. La storia stessa ha dimostrato che assassini e torturatori incontreranno sempre la mano vendicatrice della violenza rivoluzionaria, della vera giustizia. Perciò i nostri attacchi contro gli eredi politici dei torturatori della Giunta, a poche ore dall’anniversario della rivolta del 73, sono un omaggio alla memoria dei morti del Politecnico.

“…A tutti quei difensori della normalità sociale e della pace tra le classi che, in ogni sollevazione sociale, piccola o grande che sia, cercano di emarginare la parte più dinamica e politicamente avanzata, che secondo loro è sempre “minoritaria” e “agisce contro la maggioranza pacifica”, dobbiamo sottolineare che la storia delle lotte sociali e di classe è scritta da persone determinate ad andare allo scontro per le proprie convinzioni. Da persone che, anche se poche, riescono a creare legami, ispirare, mobilitare molti in grado di definire i termini politici della lotta e creare eredità per lotte nuove, maggiori e più decisive”. Lotta Rivoluzionaria – Rivendicazione dell’attacco armato contro il commissariato di Perissos

Compagni di lotta, i tempi in cui viviamo non ci offrono il lusso del riposo e tanto meno quello di una tregua. Lo Stato ha ricostituito i suoi meccanismi di repressione e violenza e attacca costantemente, politicamente e militarmente, gli strati sociali inferiori. Dobbiamo condurre una lotta che deve essere combattuta da tutti/e noi, collettivamente. Una lotta che erigerà argini di fronte alla repressione statale, per costruire l’autodifesa di massa degli/delle oppressi/e. Una lotta che deve cambiare gli equilibri di potere e di forza, a spese della minoranza che ci attacca, rappresentata dall’élite politica e dai capi militari. E questa lotta sarà violenta, illegale, militante e radicale, senza pietà o compassione per nessuno di loro, con ogni mezzo appropriato al fine di dare risposte esemplari e di vendetta alla tirannia.

Compagni di lotta, lanciamo un appello a voi affinché sosteniate nella pratica la guerra rivoluzionaria che infuria. Potenziate gli strumenti per sfidare concretamente il dominio del nemico. Create nuovi gruppi, organizzazioni, cellule di violenza rivoluzionaria e formazione radicale. Rivitalizzate il dialogo pubblico nato dall’incontro aggressivo della resistenza militante e sostenete attivamente le reti di violenza rivoluzionaria che conducono battaglie incessanti, con le loro piccole e grandi forze. Con la memoria insorta accanto a ogni morto nelle mani di unità in uniforme e con la forza ardente a fianco di ogni prigioniero della guerra sociale/di classe, vi invitiamo sui sentieri dello scontro e della guerra. Dove la vita diventa davvero piena di significato, rispondendo alla sua responsabilità nei confronti del suo compito storico. Il compito della sovversione e della rivoluzione.

Abbiamo il diritto, la rabbia e la determinazione. E tutto questo basta. Al Pireo si chiamava Nikos Sambanis; a Wuppertal, Georgos Zantiotis; a Minneapolis, George Floyd. Altrove, non aveva nemmeno un nome, era solo sangue sulle mani dei poliziotti. Nei centri di detenzione, nelle carceri e negli ospedali psichiatrici, alle frontiere e sulle barriere in Bielorussia, nel Mar Egeo… Per questa sanguinosa lista di vittime della Repubblica in divisa, allungata ogni giorno da casi di abusi, torture ed esecuzioni, uno la parola risuona come un incubo: VENDETTA!

Attacco spietato alle forze di sicurezza. Fuoco alle case, ai commissariati, ai ministeri.

PS: Il 2 novembre 2018 il compagno anarchico Kevin Garrido Fernández è stato assassinato da un compagno di cella dentro il carcere privato/aziendale Santiago 1, senza alcun intervento delle guardie che l’hanno ricoverato in ospedale un’ora dopo che era già morto. Kevin è stato condannato a 17 anni di carcere per tre incendi dolosi contro la scuola della gendarmeria [il corpo delle guardie carcerarie in Cile; NdAtt.] di San Bernardo, contro il 12° commissariato di polizia di San Miguel e contro una sottostazione elettrica. Per 3 anni è rimasto coerente e inflessibile nelle sue idee. Dai sentieri infuocati di Salonicco, inviamo la nostra solidarietà incendiaria a ogni cellula arrabbiata della violenza rivoluzionaria in Cile, all’altra parte del mondo, contribuendo così alla diffusione del Novembre Nero in difesa della memoria e della lotta.Per giustificare la perdita di ogni compagno che ha dato la vita per la Libertà Indiscussa.

Cellule d’Azione Diretta – Organizzazione d’Azione Anarchica

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Da: act for freedom

Ottobre 2021

TESTO DEL PRIGIONIERO POLITICO, MEMBRO DI LOTTA RIVOLUZIONARIA, NIKOS MAZIOTIS (GRECIA)

NON UN PASSO INDIETRO

Le maschere dell’ipocrisia si stanno lentamente sbriciolando e si stanno rivelando i veri motivi del rifiuto della mia richiesta di permesso.

Secondo il consiglio penitenziario, che ha respinto per la terza volta tale mia richiesta, il motivo è stato proprio il testo che ho pubblicato lo scorso giugno quando la mia richiesta è stata respinta per la seconda volta.

Ecco l’intera ragione di fondo della decisione del consiglio penitenziario: “Come risulta da recenti dichiarazioni pubbliche e opinioni espresse via Internet in media pubblici con cui lui esorta un numero indefinito di persone a delinquere, cosa che è considerata come elementi della sua condotta e della personalità in generale, non appare con certezza che non vi sia rischio che siano commessi nuovi reati (durante il permesso) derivanti da tali dichiarazioni.

Non è quindi ragionevole presumere che il richiedente farà buon uso del suo permesso. (vedi la pubblicazione della lettera dell’8 giugno 2021 «Nikos Maziotis: Ecco perché non mi concedono il permesso che mi spetta»)”. (testo di Maziotis https://epanastaticosagonas.wordpress.com/2021/06/08).

A prescindere dalla palese menzogna che nel mio testo dell’8 giugno 2021 vi sia un’istigazione a delinquere – che, se esistesse, potrei essere perseguito – il chiaro messaggio politico della decisione del consiglio penitenziario è il seguente: Non esprimere pubblicamente le tue opinioni politiche, non criticare il sistema, rinuncia alla tua identità politica e poi forse potrai ottenere il permesso. Un chiaro tentativo d’imporre la censura politica e in cambio un favore dalla cosiddetta “democrazia” che dovrebbe consentire la libertà d’espressione.

Nel testo dell’8 giugno 2021 ho indicato i veri motivi del rifiuto della mia richiesta di permesso. E questa è la natura stessa dei casi per i quali sono in carcere da quasi 9 anni. Cioè, la mia azione in Lotta Rivoluzionaria, il fatto che mi sono assunto la responsabilità politica della mia partecipazione a Lotta Rivoluzionaria, la mia difesa dell’azione dell’organizzazione, il fatto che sono rimasto politicamente coerente per tutti questi anni, il fatto che la mia compagna Pola Roupa e io non ci abbiamo ripensato e non ci siamo tirati indietro, il fatto che continuiamo a credere nelle stesse cose, nel diritto della nostra Lotta, nel diritto di Lotta Rivoluzionaria.

E dato che i dipendenti pubblici delle carceri non possono e non hanno il coraggio di affrontarmi con argomenti politici, demolirmi politicamente e quindi riconoscermi come un avversario politico, come lo sono, contrario al regime che rappresentano, inventano pretesti per respingere la richiesta. Pretesti come i provvedimenti disciplinari in carcere l’ultima volta e il richiamo a delinquere come successo la prima volta, ma anche ora. Solo ora tale richiamo si basa sulle opinioni politiche del libero pensiero che ho espresso pubblicamente nel mio testo politico.

Molte cose li infastidiscono rispetto al testo dell’8 giugno 2021. È la mia critica alla “giustizia indipendente” dello Stato, per il modo in cui mi ha trattato, che è un modo informale d’esclusione. È la rimozione della cura genitoriale alla compagna Roupa e a me per nostro figlio invocando criteri politici, la nostra condanna come membri di Lotta Rivoluzionaria e la sua incarcerazione nel reparto psichiatrico dell’ospedale pediatrico, una pratica di regimi fascisti. È la nostra recente condanna all’ergastolo per l’attentato di Lotta Rivoluzionaria contro BCE-BoG e FMI, senza accusa d’omicidio, applicato per la prima e ultima volta da una legge del 1969 imposta dalla giunta militare per fronteggiare l’allora lotta guerrigliera urbana. Premetto che, nel tempo, tali sono stati i conflitti selettivi da parte dell’attuale governo che gli oppositori politici al regime hanno sempre visto il trattamento riservato a loro più severo che le altre categorie di prigionieri.

Ciò che li ha infastiditi nel mio testo è la critica all’ipocrisia della “giustizia indipendente” dello Stato che coccola i propri agenti di regime, spacciatori (vedi NOOR 1) o stupratori e pedofili come N. Georgiadis di ND, da poco condannato a 28 mesi con sospensione della pena, per rapporti sessuali retribuiti con minori in Moldavia dove era in servizio diplomatico.

È la critica alla “giustizia indipendente” dello Stato che coccola i neonazisti paramilitari di “Golden” Dawn (Alba dorata, n.d.t.) che per tanti anni hanno agito appoggiati dalla polizia “democratica”, dallo Stato “democratico” e dall’establishment politico, alcuni dei quali ora detenuti e possono essere trasferiti in carceri rurali e nel KAYF in modo da poter essere rilasciati molto prima. Al contrario, a chi di noi è stato condannato per guerriglia urbana, il ministero della Giustizia e dei Diritti Umani con l’ultimo disegno di legge del novembre 2020 si priva questa possibilità.

L’atteggiamento discriminatorio della “giustizia” “indipendente” “antifascista” dello Stato è provato dal fatto che la Corte d’appello di 5 membri ha recentemente sospeso la condanna di un assassino di Pavlos Fyssas condannato a soli 2,5 anni di carcere.

Molto probabilmente sono stati pure irritati dal riferimento nel mio testo -e in quello che avevamo pubblicato in precedenza, intitolato “SOPPRESSION, LAW AND ORDER”- secondo cui l’intensificazione della repressione criminale inizia sempre e si concentra contro i dinamici oppositori politici del regime e si sta traducendo in una politica repressiva contro le reazioni sociali. O la citazione che le politiche dello Stato stesso, i memorandum e le misure per affrontare la crisi economica, ma anche l’inasprirsi della repressione statale, hanno provocato l’esplosione della delinquenza sociale e della criminalità. Il mio testo dell’8 giugno 2021 è stato un testo di critica politica, non contenente alcun incitamento a delinquere. Fin dall’inizio, il PM del consiglio penitenziario, all’udienza sulla mia richiesta di permesso presentata il 22 ottobre, ha fatto riferimento alla pubblicazione delle mie posizioni pubbliche, menzionando il suddetto testo dell’8 giugno 2021 e dicendo che tali posizioni sono considerate per verificare condotta e personalità dei detenuti al fine di concedere un permesso e il rilascio con la condizionale.

In realtà, il PM conferma quanto ho detto nel testo dell’8 giugno 2021, cioè che vogliono tenermi in carcere il più a lungo possibile, oltre il limite dei 3/5 della mia pena. Il PM ha quindi sollevato chiaramente la questione del rifiuto d’esprimere i miei punti di vista politici e opinioni, allo scopo di ricevere un trattamento e un’autorizzazione più favorevoli in questo caso. E questo, in sostanza, significa rinunciare alla mia identità politica.

Gli ho chiesto direttamente se pretendeva da me una dichiarazione di pentimento e lui ha risposto seccato che non intendeva pentimento nel senso politico del termine! Gli ho chiarito che nel mio caso non c’è pentimento non politico, essendo figure politiche che agiscono politicamente e quindi prigionieri politici e che non facciamo dichiarazioni del genere. Gli ho anche detto che quando in Grecia saranno approvate leggi per i pentiti e la loro sanzione penale come quelle in Italia – chiaramente riguardanti la guerriglia urbana – allora sarà più giuridicamente e politicamente coperto per stabilire tali condizioni a parità di condizioni. È ridicolo vedere agenzie governative che temono di pronunciare la parola “pentimento” anche se cercano di estrapolarla.

Il potere statale in Grecia, come ovunque, ha una continuità nel tempo e nonostante le diverse condizioni e le varie forme assunte, monarchico-fascista, dittatoriale, borghese-parlamentare, cerca la stessa cosa: spezzare e schiacciare i militanti, per farli ripensare, pentire, tacere per non esprimersi politicamente, perdere la propria identità politica e abbandonare la pratica della lotta.

C’è un filo storico tra questi strumenti dello Stato, i procuratori militari e generali, i gendarmi che al tempo di Metaxas, a Makronisos durante la guerra civile nella giunta hanno chiesto una dichiarazione di pentimento dal combattente per poter tornare a casa dalla sua famiglia e gli strumenti del memorandum civile “democrazia” che mi chiede di non pubblicare le mie opinioni politiche per avere il permesso di vedere mio figlio. Se una volta la posta in gioco del pentimento è stata la condanna del comunismo, oggi è la condanna dell’azione rivoluzionaria armata.

Dal 2010 sono stato il primo prigioniero politico a essere condannato a 20 anni di carcere. Sapevo in anticipo che il nostro trattamento in tutti questi anni sarebbe stato speciale. E finché non saremo politicamente silenziosi in carcere, finché non “negoziamo”, finché non siamo “tattici”, “flessibili” o “dialettici”, questo sarà l’approccio scontato. So anche che questo testo può essere nuovamente usato contro di me nel caso di una mia richiesta di permesso o di rilascio con la condizionale. Ma chiarisco che non tacerò, non accetterò ricatti o censure per poter beneficiare di un alito di libertà e vedere mio figlio, deprivato dei suoi genitori insorti per 5 anni e mezzo. Dopotutto, che educazione ed esempio darei a mio figlio? Che c’è, se si può rinunciare a sé stessi, vendere i propri compagni e la lotta ed essere trattati più favorevolmente? Sarebbe inaccettabile e indecente. Continuerò a parlare politicamente dal carcere, usando l’arma della critica. Esorto i PM, davanti al prossimo consiglio tra 2 mesi, a cercare sin d’ora su internet e trovare le centinaia di testi politici da noi pubblicati dal 2010 e le nostre posizioni politiche espresse in tribunale su Lotta Rivoluzionaria, per essere più informati.

Li esorto anche a essere più diretti nel prossimo consiglio e a non ingarbugliare le loro parole nel chiedere dichiarazioni di pentimento. Da parte mia, chiarisco loro: NON UN PASSO INDIETRO.

Nikos Maziotis, membro di Lotta Rivoluzionaria

4° braccio del carcere di Domokos – Grecia

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Fonte: secoursrouge.org

28 ottobre 2021

Scontri si sono verificati martedì 26 intorno all’Università di Economia e Commercio di Atene tra la polizia e un gruppo di circa 150 persone che manifestavano contro un ordine del tribunale che richiedeva a 14 persone di presentare campioni di DNA alla polizia. L’ordinanza del tribunale è legata a un’indagine in corso su un episodio avvenuto all’Università tecnica nazionale di Atene lo scorso novembre, quando un gruppo di una cinquantina d’anarchici ha occupato l’ufficio del rettore. Nuovi scontri sono scoppiati poi in giornata nella stessa zona, tra polizia antisommossa e manifestanti anarchici, avendo gruppi di giovani incappucciati barricato le strade con dei cassonetti.

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Fonte: actforfreedom

5 agosto 2021

Dichiarazione in tribunale dell’anarchico Giannis Michailidis sugli arresti ad Agia Paraskevi

Ancora una volta mi trovo davanti a un tribunale che non accetto, inteso a condannare le mie decisioni e azioni.

Ho già dichiarato la mia posizione sullo Stato, sul capitale, sull’ordine costituito della disuguaglianza e sulla diffusa schiavitù e sfruttamento dell’uomo e della natura, sulla graduale trasformazione del pianeta in un’immensa prigione per ogni essere vivente. Mi sono opposto alle leggi che mantengono l’ordine statale omicida, sia a parole che con i fatti. Ogni volta che sono stato trascinato sul banco degli imputati dalle forze dell’ordine, ho cercato di assumere una posizione coerente ed evitare di impegnarmi in processi ipocriti che pretendono sempre di confermare il controllo dello Stato sulla vita e la libertà.

Ho pagato il prezzo per le mie scelte, passando 8 anni della mia vita in prigioni, che sono il centro del Panoptikon sociale, della paura per disciplinare la società, ma anche uno strumento per riprodurre il reato nel senso di un’integrazione nell’economia sommersa capitalistica. Laddove, in nome della legge chi sta dietro le mura subisce generale ingiustizia. Lì, nella zona d’ombra della legge, dove sono spezzate ossa e anime degli individui, spezzate moralmente ed economicamente e non si ha altra scelta che alimentare il mostro della detenzione con la sua disperazione. Si fornisce il perfetto alibi per la presunta necessità di diritto e dello Stato nella costruzione della società. Naturalmente le crudeltà se scoperte, definite casi singoli, sono in realtà elementi strutturali del sistema e avvengono sotto il controllo o la supervisione di vari agenti dello Stato e funzionari dei “corrotti” e di coloro che tollerano passivamente per non minacciare la loro posizione e carriera.

Per l’élite giudiziaria, tutto è solo un calcolo: si contano meccanicamente i giorni, i mesi e gli anni di prigione senza essere consapevoli delle conseguenze derivanti dalle decisioni prese. O ancora peggio: quanto tempo si trascorre in prigione dipende principalmente dalla pressione cui è sottoposto un giudice o da ciò che per lui/lei è finanziariamente utile. Se si hanno mezzi finanziari per pagare un avvocato/un’avvocatessa rispettabile, con le giuste conoscenze e abbastanza bustarelle, non si marcirà in prigione come persone povere e finanziariamente deboli che cadono nelle grinfie della polizia. Se sei un/una poliziotto/a e spari a un bambino, ti sarà revocata la condanna all’ergastolo. Se come guardia carceraria picchi un prigioniero, potresti subire al massimo qualche mese di prigione. Come anarchico/a, nemico del regime, non hai un solo giorno di condono. Questo sistema profondamente di classe e fondamentalmente ingiusto osa chiamarsi giustizia.

Quindi mi oppongo all’autoproclamata giustizia e ai suoi funzionari, che mi hanno trattato come un nemico. Fino al mio arresto l’ultima volta, ho scelto di rimanere in silenzio sui crimini di cui ero accusato, il che mi ha portato a essere condannato anche per cose che non ho fatto. In tal caso, però, il rapimento della mia compagna e la sua lunga detenzione in carcere sono un ricatto permanente rispetto alle mie posizioni e i miei atteggiamenti. Non devo più solo valutare quali conseguenze avrà per me personalmente una decisione che prendo, ma anche quale impatto avrà sul suo trattamento penale. Sapendo che ho a che fare con uno Stato che tiene in ostaggio, che detiene il mio partner in prigione per vendicarsi di me e ricattarmi, non mi resta altro che precisare sempre più quale è in tal caso la sua unica partecipazione, anche se non provo alcun piacere a spiegare a un’istituzione dello Stato i miei comportamenti, la mia vita o i miei rapporti.

Pertanto, fin dal primo momento dell’interrogatorio ho dichiarato che la mia compagna di vita non ha nulla a che fare con le rapine e i furti di cui sono accusato e che le armi trovate su di me e vicino a me appartengono a me e sono state sotto il mio esclusivo controllo. Le due donne sui sedili anteriori non avevano nemmeno visto le pistole, dato che erano nelle tasche chiuse a chiave, ma, come sempre avviene, in questo caso non è valsa la cosiddetta dottrina giuridica secondo la quale colpevolezza e non innocenza sono da provare. Nonostante i gravi problemi che lei e sua madre affrontano, è stata arrestata e tuttora è detenuta, essendo state fatte pressioni sulle autorità giudiziarie altrimenti indipendenti, affinché eseguissero gli ordini dello Stato. La propaganda mediatica ha già indicato la via con le sue rozze bugie, come ad esempio, il fatto che la casa di Dimitra sarebbe stata una ragione sufficiente per la reclusione, anche se lì non è stato trovato nulla d’illegale.

A questo punto inizierò con una breve descrizione dei fatti che hanno portato al nostro arresto, per chiarire che la rappresentazione poliziesca di un’organizzazione criminale non ha nulla a che fare con la realtà. Non volendo collaborare con la polizia e le autorità giudiziarie, non intendo fornire alcuna informazione sui miei comportamenti e le azioni di cui sono accusato. Parlerò solo del fatto dell’arresto, l’unica cosa che mi lega penalmente alle due donne.

Quello di cui mi accusate in modo ingiurioso, quello di rappresentare una presunta organizzazione criminale con ruoli gerarchici, di cui dovrei persino essere il leader, è qualcosa che contraddice i miei valori, le relazioni anarchiche che cerco di promuovere e il mio modo d’essere come persona.

Ciò che ci ha legato a Konstantina è stato che entrambi eravamo in fuga, mentre io ho uno stretto rapporto con Dimitra. Per questa relazione e la sua lealtà, che non possono essere condannate da nessun tribunale, Dimitra è stata costretta a sopportare una sorveglianza lunga, persistente e fastidiosa da parte della polizia antiterrorismo, per rintracciarmi. Ciò l’ha portata ad adattare la sua vita a un sistema di controspionaggio per incontrarmi. È stata persino obbligata a viaggiare sotto falsa identità che le avevo dato per evitare le grinfie della polizia antiterrorismo, quando andava a trovare sua madre a Berlino, lì in cura. La casa che Dimitra abitava ad Atene doveva essere controllata per la presenza di guardie di sicurezza, prima che potessi visitarla. Trattandosi lì di un appartamento legale, in condizioni normali non minacciato dalla polizia, vi ho lasciato alcune mie cose, come abiti, scarpe, appunti, ecc.

Nei giorni precedenti il nostro arresto, sono venuto a conoscenza di possibili segnali di sorveglianza della polizia e ho deciso che dovevo lasciare il mio nascondiglio segreto (che, per inciso, non era stato trovato) e organizzare la mia fuga dal confinamento costruitomi, per evitare l’arresto. A questo scopo ho rubato il RAV 4 e realizzato targhe false. A tarda sera (prima del giorno dell’arresto) ho svuotato il mio bunker e caricato tutti gli oggetti utili nell’auto che avevo rubato. Ho quindi informato Konstantina per telefono e ci siamo dati appuntamento a Byron per andarci in macchina e partire senza preavviso. Infine la mattina ho preso un taxi fino a casa di Dimitra. Ho detto all’autista di aspettare fuori e l’ho svegliata. Le ho parlato brevemente e sottovoce, temendo la presenza di microfoni in casa. Le ho detto di raccogliere rapidamente ciò che riteneva necessario in modo da poter andare. Abbiamo lasciato casa sua in uno stato di eccitazione e siamo saliti sul taxi, dove ancora non ho potuto spiegare cosa stava succedendo, perché l’autista ascoltava. Quando siamo arrivati a Byron, Konstantina ci stava già aspettando, e siamo saliti sul RAV 4 senza ulteriori indugi per evitare d’essere notati dalle squadre di sorveglianza e sfuggire al blocco. Ho chiesto a Dimitra di guidare, dato che ero molto stanco per la lunga notte e tutta la fuga. Non appena siamo partiti, ho fatto una dichiarazione dettagliata su ciò che avevo visto e fatto e ho detto che avevo con me oggetti illegali.

Giunti a Ymittos, dove avevo l’illusione di non essere monitorati, ho cambiato le targhe della macchina e messo quelle false che avevo preparato, in modo da poterci poi muovere in sicurezza. A quel punto ho contattato un amico, chiedendogli di occuparsi della casa di Dimitra nel caso mi fosse successo qualcosa. Temendo che, se fossimo stati arrestati una persona esterna poteva mettersi nei guai (come spesso è successo in situazioni simili), lui ha fatto pulire la casa.

Non appena siamo scesi dalla montagna e abbiamo raggiunto l’area urbana, siamo stati attaccati dalla polizia antiterrorismo. Nel momento in cui sono stato tirato fuori dal sedile posteriore dove ero seduto, ho lasciato cadere sul pavimento la mia borsa con la Skorpion, mentre la mia pistola CZ era nella borsa. Accanto a me c’era una borsa chiusa con il Kalashnikov. Con dozzine di pistole puntate su di noi, non abbiamo avuto altra scelta che arrenderci o morire. Tuttavia, nell’arrestarci hanno usato una brutalità vendicativa fino persino a strapparmi i vestiti. Le loro affermazioni riguardo a una resistenza di noi numericamente inferiori intrappolati e nel caso specifico seduti, sono a dir poco ridicole. L’unica cosa che risulta chiara da questa ridicolaggine è la predisposizione della polizia a gonfiare gli atti con fatti falsi.

La prima cosa che ho detto, alla fine del pestaggio e dopo essere stato riportato nella macchina della polizia, che dovevano informarne i loro superiori, che Dimitra per una breve operazione subita aveva una testa delicata, quindi che non la picchiassero. Cosa che non ha impedito agli/alle agenti della sicurezza di sbattere la sua testa contro il muro, mentre era incatenata, per prelevarle con la forza il DNA. Hanno mostrato quanto siano arrabbiati per il fatto che gente si contrappone loro con dignità e non partecipi all’imposizione del totalitarismo biometrico.

Con ciò si conclude il racconto dei fatti che hanno portato al nostro arresto, il resto è noto. Per questa serie di fatti, la mia compagna è in carcere da 16 mesi, accusata, tra l’altro, di appartenenza a un’organizzazione criminale e possesso di armi pesanti. Secondo una rozza logica volta a isolare anarchici/e ricercati, le armi che avevo con me e nascondevo sono automaticamente considerate armi della mia compagna, mentre, poiché 3 persone sono state arrestate insieme, sono considerate un’organizzazione criminale sebbene non vi sia la minima prova che le colleghi ad atti illegali diversi, salvo il fatto del loro arresto. Ricorrendo ad accuse inventate e acrobazie logiche inverosimili, la mia compagna è detenuta, le è stato vietato l’accesso allo studio e la sua salute è stata minacciata dalla mancanza di assistenza medica a Korydallos, quando è stata ricoverata in ospedale, dove il medico ha raccomandato un controllo medico regolare

A conclusione delle mie osservazioni, vorrei cogliere l’occasione per commentare le accuse mosse contro di me personalmente. Per quanto riguarda l’accusa di evasione, sono onorato d’aver spezzato radicalmente le catene della mia prigionia. Devo ricordare, tuttavia, che la mia fuga, organizzata in meno di 12 ore, è stata una risposta a un caso inventato di violazione delle regole carcerarie senza alcuna prova o testimonianza, per cui mi sono stati revocati gli allentamenti di pena e si è posto fine al calcolo favorevole, legato al carcere agricolo e si è prolungato il mio periodo detentivo di un anno, ciò che non ero disposto ad accettare passivamente, così che invece dell’umiliazione ho scelto una vita in fuga.

Ho già commentato l’accusa di organizzazione criminale. Aggiungo che l’organizzazione criminale con ruoli chiari e struttura gerarchica è il complesso poliziesco e giudiziario che tortura e imprigiona migliaia di persone per imporre il monopolio della violenza di Stato.

Se state facendo ricerche in merito al commercio di armi pesanti, controllate il commercio transfrontaliero di armi in sistemi d’arma progettati per il massacro di intere popolazioni, cui lo Stato greco attivamente partecipa. Un esempio sono i missili di ultima generazione che la Grecia ha venduto all’Arabia Saudita, Paese dove lo stupro di ragazze minorenni è considerato matrimonio legale. I missili forniti dallo Stato greco sono stati utilizzati nel bombardamento del Paese più povero del mondo, lo Yemen, per distruggere infrastrutture e far morire di fame milioni di persone. Ovviamente nessun ministro sarà trascinato in tribunale. Omicidi di massa e commercio internazionale di armi pesanti sono attività perfettamente legittime. Naturalmente, se ho tre pistole risalenti a decenni passati, si chiamano armi pesanti e verrò incarcerato con chiunque mi sia accanto. Ma questa è l’essenza delle leggi che proteggono i potenti dalla ribellione delle classi inferiori.

Quanto all’accusa di rapina, la rimando a qualsiasi banca i cui principi d’esistenza sono l’accumulo di ricchezza e l’ampliamento delle disuguaglianze sociali. Rapina è aprire una banca, quello che ho fatto è ridistribuire la ricchezza.

E infine, di nuovo accuso di rapina ogni poliziotto/a che rapisce, tortura e ammanetta persone nelle segrete di Stato, dove vengono distrutte intere vite. Per chi è incolpato di non rassegnarsi di fronte all’enorme strage in cui gli Stati hanno reso la terra, di cercare modi per vivere al di fuori della condizione di prigionia generale, ci sono momenti di lotta come questo in cui ritorcere la colpa sui suoi persecutori e rompere l’immagine proiettata della realtà invertita, imposta come unica verità.

Giannis Michailidis

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Fonte: http://www.anti-imperialistfront.org/blog/2021/06/11/interview-with-political-revolutionary-prisoner-polykarpos-georgiadis-it/

Aprile 2021

Intervista al Fronte Anti-imperialista del compagno Polykarpos Georgiadis, prigioniero politico nelle carceri greche.

Ciao compagni e compagne,

La vostra lettera mi ha dato grande gioia e forza, soprattutto ora che, oltre alla già difficile situazione di reclusione, stiamo affrontando anche l’irresponsabile gestione criminale del governo della pandemia. A 61 detenuti nel carcere di Larisa è già stato diagnosticato il coronavirus e al momento siamo rinchiusi in condizioni miserabili, senza aria e con un accesso minimo a telefoni prepagati per comunicare con i nostri amici e familiari. Siamo essenzialmente in una prigione dentro una prigione, in condizioni di esclusione sociale e isolamento. Ovviamente so che le condizioni di detenzione nelle carceri turche sono ancora più dure di quanto ho descritto. In ogni caso, le lotte dei compagni in Turchia sono state e sono per noi fonte di coraggio e ispirazione e sono molto felice di questa comunicazione. Anche la lotta del popolo palestinese è fonte di ispirazione.

Ora procederò col rispondere alle domande che mi avete inviato, e spero che arrivino nelle vostre mani in tempo e che questo dialogo politico, in corso e che arricchisce le nostre esperienze, continuerà. Ho cercato di adattare le risposte in modo che possano essere comprese da persone che non conoscono lo stato attuale della Grecia. Grazie per la lettera, a risentirci!

  1. Perché la Solidarietà Rivoluzionaria Internazionale è così importante in questo momento?

Viviamo in un periodo di prolungata crisi capitalista. Nonostante il furioso assalto del capitale, il capitalismo globale non è stato in grado di superare la crisi scoppiata nel 2008. La cosiddetta 4a “rivoluzione” industriale con l’apertura di un campo di iper-redditività sfrenata per una sola parte del capitale internazionale è incapace di creare le condizioni per superare la crisi. Al contrario, le contraddizioni del modo di produzione capitalista non possono essere superate da ideologie neoliberiste e decreti autoritari.

Eccessiva accumulazione del debito globale, concorrenza commerciale ed energetica, competizione per il controllo delle “sfere” di influenza, conflitti e ostilità freddi o vivi, ripresa capitalista inadeguata e asimmetrica, instabilità bancaria, rinascita del nazionalismo economico, antagonismo tra Stati Uniti e Cina per la supremazia globale e, naturalmente, l’eterna crisi ambientale / ecologica che deriva dal modo sfrenato della colonizzazione del capitale globale del nostro pianeta; questi sono alcuni dei fattori che perpetuano l’attuale e universale crisi capitalista, che si sta “unendo” all’attuale crisi sanitaria.

Il difficile equilibrio di potere e l’ulteriore arretramento del movimento rivoluzionario mondiale rendono la posizione del proletariato mondiale ancora più dura e difficile mentre favoriscono l’aggressione della borghesia e dell’imperialismo. L’intensificazione delle rivalità borghesi e imperialiste crea le condizioni oggettive per lo scoppio di uno spargimento di sangue generalizzato. Ancora una volta i popoli diventeranno carne da cannone delle guerre imperialiste e saranno sacrificati ai bisogni della redditività capitalista.

L’unico potere per prevenire questo è la rivolta dei popoli contro i piani imperialisti. Ci vogliono divisi e infondono nella classe operaia il veleno del nazionalismo e del razzismo. Solo la solidarietà rivoluzionaria internazionalista può frenare i loro avidi appetiti e sbarrare la strada allo scoppio di un nuovo macello globale. Dobbiamo unire le nostre voci e i nostri pugni indipendentemente dalla nazionalità o dalla religione, sostenendo la nostra comune lotta di classe per un futuro libero dalla guerra, dallo sfruttamento, dall’ingiustizia e dall’oppressione.

  1. Riguardo alle dispute nel Mediterraneo orientale e alle tensioni crescenti tra Grecia e Turchia, quali pensi che saranno le conseguenze per le popolazioni dei due paesi?

Non dobbiamo dimenticare che la Grecia e la Turchia sono allo stesso tempo rivali e alleati all’interno della NATO. La borghesia dei due Stati e il loro personale politico stanno tentando, attraverso percorsi paralleli, di aggiornare le loro strategie geopolitiche in un enorme groviglio di alleanze e rivalità. Allo stesso tempo, in entrambi i paesi, si sta sviluppando (anche se con diversa intensità) un pogrom autoritario e repressivo contro il movimento proletario-popolare. La repressione di coloro che si oppongono alle politiche barbare dei governi di Erdogan e Mitsotakis è un prerequisito fondamentale per fortificare la redditività delle due borghesie. L’unità nazionale invocata dai due governi è “unità” sotto le bandiere del capitale. I popoli della Grecia e della Turchia non hanno alcun interesse ad uccidersi a vicenda combattendo sotto bandiere straniere. Invece, devono innalzare la propria Bandiera Rossa della rivoluzione sociale, dell’internazionalismo proletario, della solidarietà e dell’amicizia tra i popoli.

Attualmente nel Mediterraneo orientale c’è una prolungata e intensa rivalità economica, militare e diplomatica tra due aggressive classi borghesi che si rappresentano come “difensori”, sotto la supervisione e la tutela delle grandi potenze imperialiste (USA, Francia, Germania). Lo stato greco cerca di ricevere un riconoscimento dagli Stati Uniti e dall’UE attraverso i servizi geopolitici che vende, presentandosi come una “terreno d’oro geopolitico” e “un polo di stabilità in un ampio arco di instabilità “. Ha trasformato il suo territorio in un’enorme base militare dell’imperialismo euro-atlantico, trasformandolo in una “cerniera geopolitica” e in un deterrente alla penetrazione russo-cinese, secondo l’ambasciatore statunitense in Grecia Geoffrey R. Pyatt. La Grecia ha già proceduto ad un sovra-armamento grazie al contributo di USA e Francia ed è in intensi preparativi bellici con l’obiettivo dichiarato di trasformare la Grecia in un “Secondo Israele”, ossia uno Stato Fortezza, un fedele cane da guardia degli Stati Uniti. Allo stesso tempo, sta stringendo alleanze con regimi dittatoriali e autoritari, come Israele, Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.

D’altra parte, lo Stato turco persegue una politica espansionistica revisionista, avendo una forte presenza e coinvolgimento militare in molti paesi (Cipro, Iraq, Siria, Libia, Azerbaigian). Rispetto alla Grecia, ha un maggiore spazio per una politica estera più autonoma. Pertanto, la Turchia non esita a cooperare con la Russia a molti livelli, provocando l’intensa irritazione degli Stati Uniti. Erdogan sta approfittando di questa opportunità per vendere “antimperialismo” di destra e nazionalista a buon mercato. Sta infatti cercando di sfruttare le lacune create dal conflitto tra il blocco euro-atlantico e il blocco russo-cinese per posizionare meglio la Turchia nella divisione capitalista globale.

Il conflitto nel Mediterraneo orientale è nell’interesse sia dei signori della guerra che della borghesia avventurosa, nonché nell’interesse dei sovrintendenti multinazionali e imperialisti. Le industrie belliche si arricchiscono del sudore e del sangue dei popoli, che ancora una volta saranno chiamati a combattere per gli interessi dei loro tiranni. Ecco perché l’internazionalismo e la solidarietà della classe operaia globale contro il veleno del nazionalismo e del militarismo rimangono non solo storicamente rilevanti ma una necessità materiale.

  1. Come percepisci la pratica di resistenza dello sciopero della fame fino alla morte?

Non nascondo che in Grecia c’è una tradizione diversa rispetto alla Turchia. Qui non abbiamo sperimentato l’atteggiamento duro e rigido dello Stato nei confronti dei militanti che scelgono l’arma dello sciopero della fame. Questo è il motivo per cui siamo spesso scioccati dall’odio e dall’ accanimento repressivo del regime di Erdogan nei confronti di chi pratica questa forma di sciopero.

I compagni che cadono in battaglia con una pistola in mano o trasformando il proprio corpo in un’arma con uno sciopero della fame spinto fino alla morte, sono i primi esempi che illuminano il faticoso cammino della rivoluzione sociale. I loro sacrifici non sono vani finché ci sono persone che sono ispirate dai loro ideali e dalle loro speranze. Dalla loro tenacia e devozione. Finché ci sono persone che elevano la dignità della lotta contro la barbarie moderna. Coloro che sono caduti nella lotta esistono nel nostro sangue, esistono attraverso di noi, esistono per noi.

Consentitemi di prendere in prestito le parole di un compagno: “ La lotta ad ogni dove della terra, e di qualsiasi epoca, da Spartaco nell’antica Roma alle lotte che si danno oggi in tutto il mondo, viene ad aggiungersi come un’eredità di lotta e un insegnamento di resistenza al potere. Si aggiunge alla catena delle prime con cui è in un rapporto organico e indissolubile governato dal flusso e non dalla stagnazione. Pertanto, nessuna lotta è perduta mentre cerca di abbattere il sistema dominante attraverso la sua narrazione arrogante e carica di arroganza, verso la fine della storia.

Il compito, quindi, (e al tempo stesso una forza vivificante con la rivoluzione che funge da faro guida) è quello di mantenere fermo il filo che collega le lotte rivoluzionarie del passato con quelle che si faranno, intensificando la lotta poliedrica e sfaccettata (…) Per far nascere il bagliore delle tenebre, scritto da Nazim Hikmet “.

4.Puoi dirci qualche parola sul tuo arresto e sul tuo caso?

Questa è la terza volta che sono “ospite” nelle carceri greche. Sono stato incarcerato per la prima volta nell’aprile 2004 per aver tentato di appiccare il fuoco ad un veicolo per il trasferimento di denaro del “Group 4”, una società che ha svolto un ruolo chiave nel rafforzare lo stato dell’apartheid israeliano contro la resistenza del popolo palestinese. Nel 2008 sono stato nuovamente incarcerato per 5 anni per aver partecipato al rapimento del presidente dell’Associazione degli industriali della Grecia settentrionale e per possesso di ordigni esplosivi. Sono stato anche condannato a 10 mesi senza sospensione condizionale per la mia partecipazione all’occupazione del Rettorato dell’Università di Atene, in solidarietà con i prigionieri politici che si trovavano in sciopero della fame (aprile 2015). L’esecuzione di questa sentenza è pendente dinanzi alla corte d’appello. Vale la pena notare che a quel tempo al governo c’era il partito della “Coalizione della sinistra radicale” (SYRIZA), che governò per 4 anni con il partito “Greci Indipendenti” (ANEL) di estrema destra e insieme divennero i servitori più fedeli degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. Ricordando le sagge parole di G. Landauer nel lontano 1918: “Di tutta la storia naturale non conosco un organismo vivente più disgustoso e sinistro del Partito socialdemocratico”.

Oggi sono in custodia dal 23 settembre 2020, quando sono stati trovati esplosivi, detonatori e proiettili in un magazzino di mia proprietà. Nonostante il fatto che in Grecia queste accuse siano classificate come reati minori, la polizia antiterrorismo è riuscita ad aggravare l’accusa con vari trucchi e ad assicurarsi la mia custodia cautelare con il pretesto di “continuare le indagini”. Il tentativo dell’”antiterrorismo” è quello di collegarmi a due azioni del Gruppo Combattenti Popolari (Ομάδας Λαϊκών Αγωνιστών – ΟΛΑ). Nello specifico, si afferma che è stato trovato un detonatore simile a quello utilizzato da ΟΛΑ in un attentato dinamitardo al Ministero del Lavoro. Inoltre, si suppone che sia stata trovata la rivendicazione originale per l’ordigno piazzato da ΟΛΑ contro l’Associazione degli industriali greci (ΣΕΒ). Entrambi gli “elementi” sono praticamente crollati, ma sono stati sufficienti a creare un clima cupo che ha assicurato la mia custodia cautelare. Inoltre, poiché l’intervista è rivolta a compagni e compagne fuori dalla Grecia, lasciate che vi informi che il Gruppo dei Combattenti del Popolo è un’organizzazione rivoluzionaria che si è presa la responsabilità di vari attacchi armati e dinamitardi: presso la sede del partito al governo di destra (Nuova Democrazia) , presso la casa dell’ambasciatore tedesco ad Atene, presso la sede della Mercedes, presso l’ambasciata di Israele, presso il dipartimento prestiti di una grande banca greca, presso il Ministero del lavoro, presso l’Associazione degli industriali greci, presso il nuovo palazzo di giustizia dove risiede la corte d’appello e presso una grande stazione televisiva che ha un ruolo fondamentale nella riproduzione della propaganda neoliberista e di estrema destra (SKAI).

Personalmente, sono un membro attivo del collettivo di anarchici e comunisti Taksiki Antepithesi [(Ταξική Αντεπίθεση (Ομάδα Αναρχικών και Κομμουνιστών) – Contrattacco di Classe (Gruppo di Anarchici e Comunisti)]; dal 2014. Τ.Α in questi anni  ha sviluppato, compatibilmente con le proprie forze, un’azione multiforme in tutti i campi della lotta di classe: nelle lotte operaie, nel movimento antimperialista / contro la guerra, nei movimenti di solidarietà internazionale, nelle lotte contro la repressione di Stato, nel campo dell’antifascismo militante, nelle lotte ambientaliste / ecologiche, nel movimento di solidarietà con i prigionieri nelle carceri greche e nei campi di concentramento per rifugiati e immigrati, nella creazione di strutture di solidarietà di classe, nelle iniziative organizzate per la difesa della memoria rivoluzionaria e contro le mafie imprenditoriali ed i narcocommercianti  ecc. Questa azione multiforme, che fa parte del più ampio quadro di azione del movimento radicale, infastidisce molto lo Stato greco. Da un anno a questa parte, Τ.Α. è sotto assedio con sorveglianza continua e molestie ricevute dai suoi membri (anche dell’ambiente familiare e professionale, come è avvenuto dopo il mio arresto), con l’installazione di una telecamera di sorveglianza da parte della polizia “anti-terrorismo” al di fuori dello spazio politico del gruppo, il posizionamento di dispositivi di geolocalizzazione nei veicoli personali, l’arresto di membri anche al di fuori del loro posto di lavoro, ecc. La polizia “anti-terrorismo” e i media dopo il mio arresto hanno preso di mira Taksiki Antepithesi (Τ.Α.) descrivendo il collettivo come un “vivaio di terroristi” e come base per gli attentati dinamitardi e incendiari”. È caratteristico che tutta l’operazione di polizia “anti-terrorismo” sia stata istruita dopo una presunta “telefonata anonima” in cui si faceva il mio nome e quello di un altro membro di Τ.Α,  e in cui si affermava che stessimo preparando un “attacco terroristico”.

Tutto ciò che ho descritto sopra fa parte di un più ampio piano repressivo del governo neoliberista / di estrema destra che prende di mira l’intero movimento operaio / popolare, le forze radicali, l’area anarchica / antiautoritaria, i rifugiati e gli immigrati presentati come “illegali invasori stranieri”. Così, da giugno 2019, si è sviluppato un burrascoso pogrom repressivo con divieti di manifestazioni, violenza e arbitrarietà della polizia, abolizione dell’asilo universitario, misure che limitano il diritto di sciopero, sgomberi di occupazioni politiche e di occupazioni abitative di anarchici e rifugiati e altro ancora.

5.Qual è la situazione attuale del Covid 19 nelle carceri greche? Sappiamo che i prigionieri muoiono al di là delle menzogne diffuse dal governo sulla gestione sanitaria all’interno dei penitenziari.

La situazione nelle carceri greche era tragica anche prima della pandemia e ora è diventata completamente soffocante. Da marzo non sono state prese misure sanitarie sostanziali per proteggere i prigionieri. Al contrario Il Ministero della Protezione Civile insiste con misure repressive che intensifichino l’isolamento sociale dei detenuti. Le carceri greche sono tra le più densamente popolate d’Europa. Tuttavia, mentre a marzo il governo aveva promesso un parziale decongestionamento delle carceri, questa promessa non è mai stata mantenuta. La Grecia viola sistematicamente le direttive della Commissione sulla prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa e dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite. La gestione della pandemia nelle carceri è criminale, non ci sono state misure sanitarie sostanziali e il servizio penitenziario è stato completamente impreparato e disorganizzato. I detenuti sono imprigionati in condizioni miserabili, mentre ai medici e al personale sanitario non è permesso all’interno delle carceri condurre indagini sulle condizioni di detenzione, sul sovraffollamento e sulle carenze strutturali.

Nel momento in cui queste righe vengono scritte nel carcere di Larissa, dove sono detenuto, sono stati effettuati test di massa solo dopo le proteste dei detenuti stessi ed è quindi  stata rivelata la reale portata del problema. 53 detenuti e 8 guardie sono già stati identificati come positivi al virus e nei prossimi giorni siamo in attesa di una nuova serie di test. Se teniamo conto del fatto che in pochissime prigioni i test sono stati eseguiti, possiamo allora immaginare la portata del problema che si nasconde nelle pareti di fango della propaganda governativa.

Aprile 2021

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Da: malacoda.noblogs

19 aprile 2021

Testo di Pola Roupa e Nikos Maziotis, compagni imprigionati di Lotta Rivoluzionaria, in solidarietà con i compagni in sciopero della fame nelle carceri cilene

Esprimiamo la nostra solidarietà ai compagni incarcerati in Cile che dal 22 marzo 2021 hanno iniziato una mobilitazione con le caratteristiche di uno sciopero della fame a tempo indeterminato, esigendo la scarcerazione degli anarchici imprigionati, dei prigionieri reclusi per azioni sovversive, di quelli incarcerati a seguito della rivolta del 2019 così come dei prigionieri per la lotta di liberazione Mapuche.

Tra le varie rivendicazioni c’è anche quella di rimuovere una modifica alla legge che regola la scarcerazione condizionale dei detenuti, in modo che rimanga un diritto acquisito dei prigionieri e non un “privilegio” così come definito dalla legge attuale. Questa norma è una legge ad hoc che va a colpire maggiormente i militanti, gli anarchici imprigionati e quanti si trovano reclusi per la lotta contro lo Stato e il capitale. È una legge che rende difficoltosa la loro scercerazione condizionale. Essa dimostra ancora una volta che il nemico è comune a tutto il mondo. È lo Stato e il complesso di potere statal-capitalista internazionale.

Il metodo degli stati di tenere i propri oppositori politici il più possibile nelle carceri è evidente in tutto il mondo. Ne è la prova la priorità dell’attuale governo greco che recentemente, appena salito al potere, ha approvato leggi di revisione del codice penale e del codice penitenziario con l’obiettivo di tenere in carcere – anche a seguito del raggiungimento del limite previsto per la scarcerazione condizionale – il maggior numero possibile dei rimanenti prigionieri politici, soprattutto gli impenitenti, quelli che in base alla legge antiterrorismo sono stati condannati per la lotta armata, per la guerriglia urbana. Tra questi ci siamo noi, membri imprigionati di Lotta Rivoluzionaria [Επαναστατικού Αγώνα, Epanastatikòs Agonas, EA]. Così come lo è il nemico, anche la nostra lotta è comune, nonostante la diversità nelle condizioni e le eventuali differenze esistenti, dal Cile, al Chiapas, alla Turchia, al Kurdistan, al Rojava, alla Grecia, ovunque.

SOLIDARIETÀ ai compagni imprigionati in Cile che sono in mobilitazione e sciopero della fame dal 22 marzo.

SOLIDARIETÀ con la lotta Mapuche.

LA SOLIDARIETÀ È LA NOSTRA ARMA.

I membri di Lotta Rivoluzionaria imprigionati, Pola Roupa e Nikos Maziotis

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Da: secoursrouge.org

16 aprile 2021

Sono riprese le proteste studentesche a Salonicco e Atene contro la decisione del governo di centrodestra di consentire la presenza delle forze dell’ordine nei campus universitari. A Salonicco, oltre 7000 manifestanti sono scesi in strada e sono scoppiati scontri con la polizia. Un manifestante arrestato è stato portato in ospedale dopo essere stato ferito al suo arresto, pare da una molotov caduta vicino che ha colpito il manifestante e il poliziotto antisommossa che lo tratteneva.

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da: actforfreedom

da: https://athens.indymedia.org/post/1611464/

tramite: .amwenglish.

Marzo 2021

Grecia: attaccate con molotov e bombole di gas auto della polizia nella città di Patrasso dalla cellula anarchica ‘LAMBROS FOUNTAS’

Lo Stato terrorizza, confonde, deride, indebolisce, simula. La sua onnipotenza è un mito. La nostra ira ci rafforza, la sua alienazione non ci tocca, rompiamo le finestre del potere con le pietre, le catene della sottomissione, con la fiamma della ribellione che arde in ogni cuore di oppresso.

I nostri occhi sono aperti, le nostre orecchie catturano ogni suono. Il nostro pensiero è cristallo. La nostra scelta una sola: lotta continua e violenta per la distruzione dello Stato e del potere. Siamo arrabbiati, siamo ribelli, siamo i vostri peggiori incubi“.

Questo testo è stato scritto da Lambros Fountas e condiviso con compagni dopo il suo arresto al Politecnico nel 1995.

Durante lo sciopero della fame condotto dall’8 gennaio da D.Koufontinas, all’alba di mercoledì 10 marzo, in memoria di L. Fountas, un gruppo di compagni munito di molotov e bombole di gas si è coordinato in due punti in una delle aree più pesantemente sorvegliate a Patrasso, il parcheggio all’aperto della polizia in America Street! Vi sono parcheggiate dozzine di suoi veicoli, d’ogni tipo. Al momento dell’attacco ad opera di un gruppo, una pattuglia lì presente per impedire un potenziale attacco ha cercato d’intervenire, ma ha subito l’attacco del secondo gruppo. Risultato dell’attacco coordinato è stato l’aver causato ingenti danni a 8 veicoli e la pattuglia, spaventata nella sua zona, ha guardato le fiamme.

Nel periodo particolare che stiamo vivendo, gli Stati hanno scelto come metodo il famigerato lockdown, (blocco, n.d.t.), per noi nient’altro che un’opportunità per intensificare e ridefinire ulteriormente la vita socio-politica. Attraversato da una forte crisi politica ed economica, che si manifesta con la minaccia alla salute, il potere inventa e impone nuove tecniche di disciplina, controllo e paura. Consiste nella criminalizzazione della vita al di fuori dello Stato e della legge, facendo di tutto per adattare le nostre vite in 6 codici. Lo Stato teme molto l’organizzazione, l’azione e le domande dal basso. Per non dimenticare che multe strane per qualsiasi violazione delle misure sono inflitte a livello della soglia del salario minimo e ripartite dai “protettori” della salute con tanta facilità in nome della loro presunta democrazia, ovvero poliziotti, carceri, campi di concentramento e quotidiano terrorismo diffuso dai notiziari.

I media finanziati dallo Stato, che s’infittiscono durante la pandemia, distorcono la realtà, interpretando male notizie e fatti. Inoltre, può essere considerata propaganda fascista quando i loro giornalisti parlano di un attacco omicida a un poliziotto di Patrasso cui è stato permesso di vivere, quando allo stesso tempo ricorrono episodi quotidiani di violenza (della polizia) e solo per fortuna, noi non abbiamo dei morti. Questi giornalisti sono gli stessi che versano lacrime di coccodrillo per i morti europei da Covid, mentre per i morti nei campi di concentramento, alle frontiere, nelle carceri e per le vittime quotidiane causate dal capitalismo, non dicono una parola, sebbene loro stessi “condannino la violenza da qualunque parte venga”.

All’ispettore di polizia di Patrasso, Chitsika, che ha pubblicamente proclamato guerra aperta, diciamo che questa guerra è iniziata anni fa; è una guerra per la libertà contro un mondo di repressione e potere. I poliziotti non sono altro che un meccanismo di autodifesa dei ricchi, dei potenti e dei loro interessi; saranno chiamati a reprimere la rabbia popolare, la possibile ribellione – la rivoluzione. Inoltre, si oppongono all’unica espressione di violenza legittima, la violenza di chiunque elevi l’importanza di un mondo migliore.

Vogliamo rompere il mito che l’attacco sia un caso di gente speciale, superallenata e superiore. Molti metodi possono causare danni, invertire la paura e restituire una parte della violenza che dobbiamo accettare.

Mandiamo un segnale di solidarietà a tutti gli arrestati per le vicende di N. Smyrni.

L’ARIA HA INIZIATO A PUZZARE DI BENZINA.

MARZO DA’ VITA ALLA RIBELLIONE.

CELLULA ANARCHICA ‘LAMBROS FOUNTAS’

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Fonte: epanastaticosagonas.wordpress.com

22 marzo 2021

RIGUARDO AL LIBRO “PER IL SUPERAMENTO DELLO STATO E DEL CAPITALE PER UN’ORGANIZZAZIONE SOCIALE CONFEDERALE SENZA STATO E CLASSI”

Contenuti

Prologo

  1. LA QUESTIONE DELL’ABOLIZIONE DELLO STATO

Riguardo alla questione di classe e al soggetto rivoluzionario

La necessità di creare un movimento rivoluzionario

Problemi e debolezze degli anarchici

L’elaborazione e presentazione delle proposte è condizione preliminare per il movimento rivoluzionario.

2. L’ESPERIENZA STORICA DELLE RIVOLUZIONI SOCIALI

La Comune di Parigi, 1871 – La prima forma di potere ‘d’autogoverno operaio’

La rivoluzione russa e i Soviet

Lezioni dalla rivoluzione spagnola

La rivoluzione ungherese del 1956

Zapatisti-Rojava-Siria settentrionale

3. COMUNITÀ – COMUNALISMO

   Atene antica

     Comunalismo in Grecia attraverso i secoli

4. PER UN’ORGANIZZAZIONE SOCIALE CONFEDERALE SENZA STATO E CLASSI

Decentramento ed ecologia

Democrazia diretta

Assemblea popolare confederale nazionale e Consiglio popolare confederale

Invece di un epilogo

Allegato

L’esempio della Comune di Aleppo in Siria

Prologo

Storicamente è stato dimostrato che le rivoluzioni sociali, grandi cambiamenti radicali, oltre alle condizioni appropriate richiedono anche l’elaborazione di alcune fondamentali posizioni politiche, proposte e indicazioni in anticipo da soggetti rivoluzionari, cioè dai movimenti rivoluzionari.

Esempi indicativi sono la Comune di Parigi del 1871, la Rivoluzione russa del 1917-1921, la Rivoluzione spagnola del 1936-39, il movimento degli Zapatisti in Chiapas iniziato nel 1994 e la Rivoluzione in RojavaSiria settentrionale scoppiata dopo il 2012 nel contesto della guerra civile siriana. Socialismo, comunismo dei consigli, comunismo libertario (anarchia), comunalismo, confederalismo democratico sono progetti e posizioni politici emersi da queste imprese rivoluzionarie sia nel passato che nel presente.

Restando coerenti rispetto al nostro contributo teorico, l’analisi dell’esistente e le proposte e posizioni formulate, sin dal 2009 “Lotta Rivoluzionaria” parla della formazione di un movimento rivoluzionario che deve avere posizioni e proposte specifiche ma anche una strategia d’azione, che qui stiamo cercando di chiarire secondo cui, a nostro avviso, sarebbero indirizzati per una trasformazione sociale rivoluzionaria nelle attuali condizioni della crisi sistemica multidimensionale (economica, politica, sociale, ambientale) e la liquidità che ciò comporta.

Già nel 2009, quando “Lotta Rivoluzionaria” ha avviato il secondo ciclo della sua azione al culmine della crisi finanziaria (attacchi armati contro MAT -polizia antisommossa- dopo l’assassinio di Grigoropoulos, attentati contro Citibank, Eurobank, Borsa, Banca di Grecia -IMF), abbiamo sostenuto la necessità di creare un movimento rivoluzionario che elaborasse posizioni e proposte politiche nella prospettiva di sfruttare la crisi e i suoi sconvolgimenti sul sistema di economia di mercato e lo Stato, al fine di tentare il rovesciamento e la rivoluzione.

In questo contesto, nei proclami del 2009 abbiamo parlato di un’organizzazione sociale costruita sui principi del comunismo libertario o comunalismo, con le comuni come cellule della nuova società.

Nel 2014, quando l’organizzazione ha compiuto l’attentato contro la filiale di BCE, Banca di Grecia e dell’ufficio del FMI, abbiamo formulato una piattaforma di linee guida di base per un movimento rivoluzionario nel nostro tempo, l’era dei memorandum riguardante il debito, l’uscita da UEM e UE, la socializzazione dei mezzi di produzione e dei servizi, l’abolizione dello Stato e la sua sostituzione con un’organizzazione sociale federale delle Assemblee e dei Consigli. La nostra posizione è – suffragata dalla storia dei tentativi rivoluzionari – che un movimento rivoluzionario è impossibile senza una strategia basata su azione, proposte concrete e un piano per il tipo d’organizzazione sociale che noi rivoluzionari proponiamo alla società. Questo perché nessuna rivoluzione è stata tentata senza che le società rivoluzionarie avessero un indirizzo visibile del modo che avrebbe assunto la loro vita appena liberata. Una tale direzione, un tale piano può solo ispirare e convincere che una società libera dalle catene e senza le sofferenze prodotte dallo Stato e dal capitalismo non solo è necessaria, ma anche realistica. Una rivoluzione può essere voluta da una società solo se è realistica e necessaria, quindi si può scegliere di lottare per scrollarsi di dosso il giogo della tirannia moderna e rovesciare gli stessi rapporti sociali costruiti all’interno di questa tirannia tra la gente.

La proposta degli anarchici per una rivoluzione sociale non è una proposta strutturale per l’organizzazione di un nuovo governo centrale, ma una proposta per l’organizzazione politica, sociale ed economica di una società rivoluzionaria in grado d’impedire in modo decisivo la creazione di un nuovo potere politico centralizzato. E per evitare che ciò accada per opera di qualsiasi formazione politica, di qualsiasi tipo di avventuriero e per la nostalgia del vecchio regime, l’organizzazione sociale e politica popolare deve avere un tale grado di composizione da garantire che il potere rimanga nelle mani della base sociale e che nessuno possa esercitarla nuovamente in nome di essa e in sua assenza. Dopotutto, questa è sempre stata la posta in gioco di una rivoluzione: un forte desiderio incrollabile e una profonda fede nell’autentica sovranità popolare.

In un’epoca di disfattismo e disorientamento, confusione politica e ideologica, opportunismo e avventura – anche nello spazio a / a– (antiautoritario, n.d.t.) è ancora più imperativo essere il più onesti e chiari possibile sulle nostre posizioni e proposte, perché solo così costruiremo un movimento rivoluzionario con una vera azione sovversiva e rivoluzionaria e, soprattutto, guadagneremo la fiducia di larghi settori di oppressi nella lotta per la rivoluzione. Altrimenti, la questione della «rivoluzione» rimarrà uno slogan vuoto, destinato a essere un argomento di una minoranza infame, mentre tutte le nostre lotte rimarranno ai margini della vita politica e sociale del luogo.

Crediamo che l’opuscolo «PER IL SUPERAMENTO DELLO STATO E DEL CAPITALE PER UN’ORGANIZZAZIONE SOCIALE CONFEDERALE SENZA STATO E CLASSI» possa contribuire a questa causa.

Consta di 4 sezioni.

La prima riguarda la questione fondamentale dell’abolizione dello Stato così come era vista dal vecchio movimento rivoluzionario operaio, la seconda l’esperienza storica dei più importanti tentativi rivoluzionari e soprattutto la rivoluzione spagnola (vedi Lezioni dalla rivoluzione spagnola), la terza tratta del comunalismo e la quarta la questione di un’organizzazione sociale confederale senza stato e senza classi, nel nostro tempo.

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Da: actforfreedom

Una scintilla diffusa da una cella come fuoco in tutta la società: Dimitris Koufontinas ha vinto

Il 14 marzo, il rivoluzionario comunista D. Koufontinas ha concluso il suo sciopero della fame dopo 65 giorni di resistenza. Nonostante la sua richiesta di trasferimento a Korydallos non sia stata accolta, il movimento e le dinamiche sociali espresse durante il suo sciopero della fame hanno superato di gran lunga la richiesta stessa.

Il governo di ND ha chiarito le sue intenzioni sin dall’inizio, cercando la sua morte. Ciò si è espresso attraverso la violazione e l’aggiramento opportunistico delle istituzioni legali e costituzionali ed è stato accompagnato dall’inasprimento dello Stato di polizia. Governando al di sopra delle proprie leggi, gli sforzi fatti dal governo per mettere a tacere questa lotta mostrano chiaramente la sua disperazione.

Tuttavia, le contraddizioni sociali e politiche emerse attraverso questa lotta hanno portato al rafforzamento del movimento antagonista rispetto alla sua giusta lotta. Pertanto, questa lotta è stata caratterizzata da vittorie costanti su un apparato statale che piega, si vendica dei combattenti e serve le politiche neoliberiste internazionali. Ecco perché la lotta è considerata vittoriosa.

Assemblea di solidarietà con Dimitris Koufontinas

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Da: actforfree.nostate.net

14 marzo 2021

Dimitris Koufontinas interrompe lo sciopero della fame

Comunicato stampa di Dimitris Koufontinas:

La solidarietà è la condizione vitale che ci unisce nelle lotte. Ringrazio gli amici e compagni che sono stati solidali con me. Ringrazio tutte le persone per il loro sostegno, che non è stato solo simpatia per una persona, ma un momento di lotta contro un potere disumano. La solidarietà e il sostegno hanno dimostrato che esistono forze sociali vitali che resistono all’arbitrio, alla violenza e all’autoritarismo. E ciò fornisce nuova speranza. La famiglia al potere ha mostrato quanto sia spietata nell’infrangere le sue stesse leggi, la costituzione, la giurisprudenza. Sono giudicati dalla gente che scende in piazza. Quel che succede lì è molto più importante del modo in cui ciò è iniziato. Di fronte alla forza di queste lotte, dichiaro d’essere con voi con il mio cuore e la mia mente.

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Da: actforfreedom

14 marzo 2021

Atene, testo dell’Assemblea di Solidarietà con Dimitris Koufontinas

Lo Stato sta uccidendo Dimitris Koufontinas per legiferare sulla barbarie

Lo Stato sta uccidendo Dimitris Koufontinas (contraddicendo anche le sue stesse leggi), per legiferare sulla barbarie.

L’assassinio di Stato del guerrigliero comunista urbano e in sciopero della fame, Dimitris Koufontinas, prosegue da oltre 60 giorni, mentre il governo di ND si rifiuta ostinatamente e vendicativamente di attuare la legge approvata e trasferirlo nella prigione di Korydallos.

Non è solo la furia di un governo di destra contro ogni individuo/settore della società in lotta.

Non è solo una serie di simbolismi e idee concentrati nella persona di Dimitris Koufontinas che deve essere sconfitto praticamente e ideologicamente per intensificare l’oppressione e lo sfruttamento nelle nostre vite.

È una scelta politica centrale, strategicamente importante: cristallizza la volontà di dominio, il regime di esclusione (impostoci durante il covid-19), affinché divenga la nuova normalità. Un governo che ridefinisca, aggiri e violi le proprie leggi così agevolmente è una necessità per la sopravvivenza del sistema. Nel mezzo di una crisi capitalista, l’unico modo per garantire l’esistenza dell’establishment politico ed economico è poter operare in modo incontrollabile esclusivamente per difendere i propri interessi: i diritti dei lavoratori sono cancellati, le università privatizzate, montagne e mari saccheggiati per interessi commerciali.

Il sistema politico, attraverso manipolatori – a livello della giunta Pinochet – dei media e delle reti sociali controllati in modo corrispondente, diffonde costantemente notizie false, censura ogni punto di vista opposto, chiama terrorismo la contro-violenza, nasconde i suoi crimini e rivendica il monopolio della violenza.

No, gli assassinii razzisti perpetrati da fascisti statali e parastatali, la tortura nei commissariati e i milioni di persone costrette a vivere e morire in povertà non sono equiparati con l’esecuzione di torturatori della giunta, funzionari militari di alto rango e rappresentanti della élite politica e imprenditoriale del Paese.

È importante ricordare che la non-violenza politica (indipendentemente dal fatto che la si accetti come strumento di lotta) è usata come forma di resistenza a un sistema di sfruttamento e oppressione, mentre la violenza della Stato e la repressione sono una caratteristica strutturale di questo sistema.

Stiamo vivendo una situazione oltraggiosa: la sorveglianza, la repressione brutale e poliziesca di chiunque resista sono state chiamate “misure sanitarie” e vengono imposte alle nostre vite per il “bene comune”, mentre coloro che ci hanno chiusi in casa per un anno ricorrendo all’ideologia della “responsabilità individuale”, rifiutano coraggiosamente di assumersi la responsabilità politica per non aver rispettato le proprie leggi nei confronti di un prigioniero. Esiste una definizione migliore di terrorismo?

L’obiettivo del governo è instaurare il totalitarismo come la nuova normalità, non solo per i combattenti armati e le condizioni detentive nelle carceri, ma molto più ampia: per la salute, l’istruzione, le libertà sociali e politiche. Chiediamo a ogni individuo/gruppo inteso a resistere al regime della barbarie di accompagnare la nostra lotta in ogni modo possibile, perché la lotta di Dimitris Koufontinas si riflette nella vita di tutti noi – determinerà quanto cupo o meno sarà il nostro futuro. Se prevarranno sottomissione, alienazione e sorveglianza o resistenza, solidarietà e insurrezione.

P.S. Per quanto riguarda coloro che torturano e uccidono i militanti, ricordiamo:

“Nessuna legge proteggerà i fascisti,

nessun tribunale assolverà i torturatori.

“Per la gente, saranno colpevoli, criminali, e ritenuti responsabili”.

Vittoria nella lotta di Dimitris Koufontinas

Non abbiamo illusioni: gli Stati sono gli unici terroristi

Resistenza a tutti i costi contro il totalitarismo moderno

Appuntamento in strada – ribellione adesso

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da actforfreedom

12 marzo 2021

Grecia: in occasione della Corte d’appello per il 3° processo di Lotta Rivoluzionaria

10 marzo 2010 – L’assassinio di Lambros Fountas da guardie armate ha lasciato un’impronta in modo indelebile nella storia della rivoluzione nazionale e della lotta di classe. È una giornata della memoria che genera il proprio simbolismo e ispira vecchie e nuove generazioni di combattenti. È una pietra miliare nel quadro della resistenza contro la moderna tirannia dei mercati e dei memorandum, il capitalismo e lo Stato in generale.

10 aprile 2014 – L’attentato condotto da Lotta Rivoluzionaria contro il Consiglio d’amministrazione di BCE-FMI (Banca centrale europea-Fondo monetario internazionale, n.d.t.) e l’assunzione di responsabilità come “COMANDO LAMBROS FOUNTAS”.

11 anni dopo, marzo 2021: la sola via da seguire è la continuazione della Lotta per la prospettiva rivoluzionaria fino alla completa distruzione dello Stato come meccanismo di dominio di classe del capitale e della burocrazia è l’unico modo.

Mercoledì 3 marzo 2021 presso il tribunale speciale della prigione di Korydallos proseguela corte d’appello per il 3° processo a Lotta Rivoluzionaria contro l’imputata Pola Roupa. Come noto, in primo grado è stata condannata all’ergastolo e a 26 anni per l’attacco compiuto dall’organizzazione il 10 aprile 2014 con 75 kg di esplosivo contro il Dipartimento di supervisione della Banca di Grecia, che ospita l’ufficio del rappresentante permanente del Fondo monetario internazionale in Grecia. L’11 febbraio 2021 (data del processo precedente), Pola Roupa ha lamentato che il tribunale di primo grado ha falsificato/alterato i verbali delle testimonianze di essenziali testimoni, dipendenti presso il Consiglio d’amministrazione (BoG), tutti a confermare la deliberata “oligarchia” di entrambe le loro autorità giudiziarie, mettendo a repentaglio la loro vita. Lo sono stati i capi del BoG così come i manager della Banca del Pireo, pure attaccata da Lotta Rivoluzionaria, nonostante 2 telefonate di avvertimento da parte dell’Organizzazione, che chiedevano fossero evacuati gli edifici di questi 2 organismi e gli edifici intorno ad America Street. Pola Roupa, a causa dei suoi continui trasferimenti ignora le decisioni e non è in possesso dei verbali del tribunale di primo grado (come pure dei suoi effetti personali, dal momento che è trasferita costantemente; quanto successo il giorno dopo il processo, l’incidente d’auto avvenuto durante il trasferimento in gabbia). Infatti, attualmente è a Tebe e probabilmente non sarà presente in tribunale il 3 marzo (seguirà un testo relativo).

L’attentato di Lotta Rivoluzionaria contro il BoG-BCE-FMI e l’assunzione di responsabilità come “COMANDO LAMBROS FOUNTAS”.

Dopo il loro rilascio nell’ottobre 2011 alla fine dei 18 mesi di custodia cautelare, i compagni N. Maziotis e P. Roupa sono diventati degli “illegali” e hanno proseguito la lotta rivoluzionaria, l’azione e la strategia dell’Organizzazione preparate nel 2008 da Lotta Rivoluzionaria, ponendosi in prima linea nella crisi sistemica. Questa strategia mirava a colpire le infrastrutture del capitale sovranazionale e locale, le istituzioni e i responsabili della crisi, nonché la politica di salvataggio del sistema. Questo attacco è stato una risposta alla guerra sociale e di classe in corso (e si sta svolgendo in modo più completo nell’attuale situazione socio-politica) contro il popolo greco dal 2010 in poi, a seguito dei cosiddetti “memorandum” imposti dallo Stato greco e dal capitale sovranazionale tramite il Fondo monetario internazionale, la Commissione europea, la Banca centrale europea. Si è trattato di un’azione politicamente corretta che ha colpito non solo un meccanismo d’imposizione, saccheggio e distruzione attuato contro la maggioranza sociale da parte del capitale sovranazionale, come la Banca di Grecia, operante come filiale della Banca centrale europea (con sede a Francoforte), ma anche la sede della Banca del Pireo che, avendo tratto vantaggio dall’imposizione di “memorandum”, è diventata una delle maggiori banche sistemiche greche e una delle protagoniste del saccheggio sociale. In questa guerra, pure le istituzioni come la Banca centrale europea, la Banca di Grecia e i suoi componenti sono criminali della guerra sociale/di classe. Lo stesso vale per le altre istituzioni, la Commissione europea e il Fondo monetario internazionale. Lo stesso vale per tutti i governi, indipendentemente dall’appartenenza politica. La politica di salvataggio del sistema e dell’economia greca non ha riguardato (e non riguarda) la maggioranza sociale, bensì il grande capitale; riguarda la classe dirigente sovranazionale e i potenti creditori del Paese, riguarda le strutture e le istituzioni del capitalismo globalizzato, riguarda gli Stati e il personale politico in Grecia e in Europa, riguarda ogni tipo di lacchè del regime che lo sostengono. Si tratta di una famigerata minoranza della società greca e non di coloro che hanno pagato e stanno pagando con il sangue la salvezza del sistema dalla crisi, cioè la maggioranza del popolo

L’attacco alla Banca di Grecia, del 10 aprile 2014, è stato scelto di farlo coincidere con lo stesso giorno in cui lo Stato greco, dopo 5 anni di blocco, si è rivolto ai mercati per prendere un prestito, ricevendo così la ricompensa per la politica di genocidio sociale attuata negli ultimi anni – dal 2010 in poi – dai fascisti neoliberisti della Troika e dello Stato greco. È stata una gradita risposta al rappresentante dell’imposizione delle politiche neoliberiste più estreme e dell’austerità imposte in Europa, alla cancelliera tedesca Angela Merkel, che sarebbe venuta il giorno dopo per premiare il “successo” dell’esperimento greco, “accarezzando le orecchie” del governo.

In questa guerra, Lotta Rivoluzionaria ha assunto una chiara posizione politica e con il suo attacco alla Banca di Grecia ha mandato un messaggio di resistenza/risposta politica alla politica criminale di liquidazione sociale di massa della popolazione in eccedenza e della forza lavoro in eccedenza, Quelli di cui il sistema non ha bisogno e li getta nella spazzatura, ritenendoli inutili. È stata una risposta politica alla violenza e al terrorismo del complesso di potere capitalista di Stato. È stata una risposta politica di EA [Lotta Rivoluzionaria] e un’assunzione di responsabilità politica della forza, come “Commando Lambros Fountas”, a 4 anni dall’assassinio del compagno membro dell’Organizzazione, perpetrato da guardie armate il 10 marzo 2010 in occasione di un’azione preparatoria di EA a Daphne; ha dimostrato, malgrado la repressione, che l’unica via è la prosecuzione della Lotta per la prospettiva rivoluzionaria fino alla distruzione completa dello Stato come meccanismo del dominio di classe del capitale e della burocrazia.

Ciò trova riscontro non solo nell’azione e nei proclami di Lotta Rivoluzionaria – così come in quello inerente questo particolare attacco – ma anche nel fatto che tutti questi anni i compagni sono detenuti. Infatti, affermando ciò, fra l’altro hanno presentato un programma politico/piattaforma di posizioni che promuovono il rovesciamento del Capitale come sistema economico e la distruzione dello Stato come meccanismo di dominio di classe del capitale e della burocrazia. Hanno avanzato posizioni e proposte che un movimento rivoluzionario deve avere per rovesciarli. Mentre da anni sono prigionieri dello Stato, hanno scritto l’opuscolo * “PER IL SUPERAMENTO DELLO STATO E DEL CAPITALE – PER UN’ORGANIZZAZIONE SOCIALE CONFEDERALE SENZA STATO E CLASSI” – al fine di sostituire Stato e Capitale con un’organizzazione sociale confederale di uguaglianza economica, libertà politica e solidarietà senza sfruttamento e oppressione.

LAMBROS FOUNTAS, MEMBRO DI LOTTA RIVOLUZIONARIA È SEMPRE PRESENTE – È IMMORTALE

(* PS: i compagni, individualmente o collettivamente interessati a ricevere l’opuscolo, possono pure contribuire al sostegno finanziario dei compagni EA, contattando allilegioi-ea@riseup.net)

da:https://mpalothia.net/martis-2021-me-aformi-to-efeteio-tis-g-dikis-toy-epanastatikoy-agona/

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da actforfreedom

Fonte:Athens IMC

10 marzo 2021

Attentato contro la scuola di polizia di Nea Philadelphia

Come minimo segno di solidarietà e sostegno alla lotta del comunista rivoluzionario D. Koufontinas in sciopero della fame, abbiamo scelto di attaccare la scuola dei poliziotti nella zona di Nea Philadelphia con pietre e vernice, in occasione della Giornata simbolo di lotta dell’8 Marzo per le donne.

Abbiamo scelto di restituire una piccola parte della violenza subita per troppi giorni da chi lotta. Il governo neoliberista di estrema destra di ND sceglie di giocare con la vita del compagno, mentre decide di colpire uomini e donne mobilitati a sostegno del compagno lo sciopero della fame, ricorrendo a sostanze chimiche, prodotti chimici, flash bang (granate assordanti, n.d.t.), idranti e le bande omicide in divisa del gruppo “delta”. Non dimentichiamo l’orgia di repressione seguita in N. Smyrni contro i residenti e le percosse dei bastardi della diaspora.

PS. Dedichiamo l’attacco alla memoria dell’anarchico Lambros Fountas, membro di Lotta Rivoluzionaria ucciso con una pistola impugnata dai cani in divisa del regime il 10 marzo 2010.

SOLIDARIETÀ CONTINUA PER D. KOUFONTINAS

ANARCHISTI / COMUNISTI

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Fonte: athens.indymedia.org (traduzione italiana in malacoda.noblogs.org).

3 marzo 2021

Dichiarazione di dieci prigionieri a sostegno di Dimitris Koufondinas in sciopero della fame 

Nel momento in cui ci troviamo a scrivere queste parole il militante Dimitris Koufondinas è al 55° giorno di sciopero della fame, con l’unica richiesta di essere trasferito nel carcere di Korydallos, poiché il suo trasferimento a quello di Domokos era legalmente irregolare. Dato che nel carcere femminile di Korydallos c’è un’ala speciale di alta sicurezza, dove Dimitris Koufondinas ha scontato la maggior parte della sua pena e dove le detenute sono rinchiuse in completo isolamento, la sua richiesta sarebbe praticamente e legalmente accettabile da subito, se non fosse per l’evidente desiderio di vendetta da parte dei funzionari governativi, che hanno scelto di provocare danni irreversibili alla sua salute e di condurlo metodicamente alla morte.

Naturalmente, il governo di Néa Dimokratía non sorprende nessuno con il suo atteggiamento verso Dimitris Koufondinas, così come, con il pretesto di combattere la pandemia, ha sospeso i diritti democratici fondamentali, stabilendo uno Stato di polizia soffocante in cui la libertà di movimento e il diritto di manifestare sono sospesi, in cui la società viene dissanguata economicamente e in cui la polizia invade le università e picchia gli studenti. Allo stesso tempo, impone, senza alcun consenso, disegni di legge che minano i diritti dei lavoratori, o disegni di legge scandalosi per i bambini, riduce i permessi di uscita dei detenuti e nega loro la scarcerazione anticipata, in carceri dove i reclusi sono massicciamente esposti al virus Covid-19 e dove avvengono innumerevoli morti dubbie.

Con tutto ciò, diventa sempre più difficile distinguere questo regime da una dittatura. Tuttavia, l’assassinio di uno scioperante della fame è qualcosa che nemmeno la giunta dei colonnelli ha osato realizzare. Lo Stato greco sta diventando estremamente fascista e sta cercando di allinearsi alla Turchia di Erdogan. La responsabilità di questo imminente assassinio di Stato è ovviamente del ministro per la protezione dei cittadini, Michalis Chrisochoidis, del suo superiore politico, il primo ministro Kyriakos Mitsotakis, e della presidente della repubblica, Katerina Sakellaropoulou. La vendetta del governo contro Dimitris Koufondinas è ormai visibile a tutti, così che l’unica possibilità – e la responsabilità ultima – di trovare una soluzione a questo sciopero della fame sembra ora ricadere nella presidente della repubblica.

Le conseguenze della scelta compiuta dai responsabili non si limitano allo sciopero della fame. Se lo scioperante della fame Dimitris Koufondinas viene assassinato, una pagina nera della storia avente le firme di Chrisochoidis, Mitsotakis e Sakellaropoulou sarà scritta nella coscienza sociale e rappresenterà un’altra barbarie nella serie di provocazioni dello Stato contro una società sotto forte pressione. L’esplosione sociale è inevitabile, e anche se non si presenterà nell’immediato futuro, l’imminente assassinio da parte dello Stato rimarrà indelebile nella memoria sociale.

Vaggelis Stathopoulos
Giannis Michailidis
Polykarpos Georgiadis
Konstantina Athanasopoulou
Dimitra Valavani
Marios Seisidis
Giannis Dimitrakis
Giorgos Petrakakos
Spyros Christodoulou
Kostas Sakkas


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Manifestazione per Dimitris Koufontinas
Grecia, 2 Marzo 2021(video)

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Da: actforfreedom (tramite: athens.indymedia)

15 febbraio 2021

Grecia: Pola Roupa, membro dell’organizzazione Lotta Rivoluzionaria, riguardo all’incidente stradale e i miei continui trasferimenti da una prigione all’altra.

L’incidente stradale che ho subito durante uno dei miei tanti trasferimenti al termine di un altro processo, era prevedibile visto che le possibilità aumentano con i miei numerosi trasferimenti in gabbia che mi sono inflitti dal ministero della ProPo (Protezione dei Cittadini).

Questa particolare gabbia è risultata praticamente incontrollabile sulla superficie bagnata di Kifissos Avenue e l’autista avvertì che mancavano i freni. La collisione è avvenuta a 50 km/ h, a seguito della quale sono stata sbalzata dal sedile metallico nella gabbia di circa 0,40 (X 0,40) in cui sono tenuta durante i trasferimenti, e mi ha provocato un forte colpo in testa e nella colonna vertebrale. Ovviamente sono stata rinchiusa in un’altra gabbia. Ricoverata poi in ospedale (Tebe) su ordine del medico della prigione che mi ha visitato dopo essere arrivato alla prigione di Eleonas. Questo episodio non è semplicemente uno sfortunato incidente. Quando ho chiesto a un poliziotto “come mai accettassero di viaggiare in gabbie senza freni, dato che mettono in pericolo la loro vita”, mi ha risposto, che “fanno rapporti costanti sulle gabbie che non sono sottoposte a manutenzione ma sono ignorati. Se qualcuno di loro rifiutasse di effettuare il trasferimento, verrebbe licenziato. “Inoltre, l’elevato numero di trasferimenti, la pressione messa affinché siano eseguiti, le alte velocità raggiunte dai veicoli per motivi di sicurezza, associate alle condizioni di funzionamento delle gabbie senza freni, i pneumatici usurati, senza alcuna manutenzione meccanica, rendono un incidente d’auto matematicamente certo. Se questo incidente inevitabile fosse accaduto altrove e la gabbia avesse raggiunto una velocità maggiore, avrebbe potuto essere fatale. E tutto questo perché non rimango a Korydallos per oltre 10 giorni fino al prossimo processo che è stato fissato per il 24 febbraio e mentre seguiranno molti altri processi (nel tribunale speciale della prigione di Korydallos). Un gran numero di prigionieri e prigioniere è detenuto nella prigione di Korydallos per tutta la durata del processo, così come dovrebbe pure essere.

Ho protestato più volte al ministero così come con dichiarazioni rendendo pubblici i miei continui trasferimenti da un carcere all’altro. Questa è una ritorsione inaccettabile per ragioni puramente politiche. E come si è scoperto, alla fine questi eventi mettono la mia vita in pericolo immediato poiché subisco numerosi trasferimenti in gabbie senza freni, pur essendo costantemente esposta al rischio di contagio da COVID 19. Nel frattempo, il silenzioso rifiuto di accettare il mio trasferimento alla prigione di Korydallos mi ha portato ad avere molti più mesi di detenzione in aggiunta a quelli di legge e a scontare gran parte della mia pena in quarantena, poiché sono costantemente trasferita da una prigione all’altra. E mentre i numerosi trasferimenti ordinati dal ministero stanno aumentando il mio rischio di contagio da SARS-COV 2, il ministero mi mette in quarantena costringendo il personale carcerario ad applicarlo. E mentre noi, i prigionieri, ci sottomettiamo a questo regime con tutte le restrizioni che comporta, la legge che prevede che questa detenzione conti come il doppio [tempo scontato], come si applica ai dipartimenti di polizia e al trasferimento, non viene nemmeno applicata.

Il 24 febbraio data del prossimo processo, verrò di nuovo trasferita e dalla quarantena di Tebe entrerò nella quarantena di Korydallos per altri 14 giorni. Se nel frattempo ho un processo che duri oltre 10 giorni, sarò trasferita di nuovo a Tebe per essere nuovamente messa in quarantena per 14 giorni e questo processo può andare avanti fino alla fine dei miei processi. Quarantena significa condizioni detentive particolarmente difficili con diritti limitati, al momento in cui il controllo dei prigionieri trasferiti potrebbe essere effettuato (direttamente) utilizzando i test. Tuttavia, i test costano denaro mentre la restrizione dei diritti dei detenuti no!

Mentre soffro tutto questo con la mia salute e la mia vita costantemente in pericolo, molti dei miei diritti come prigioniera e come imputata sono violati. L’atteggiamento vendicativo che il ministero usa contro di me su ordine del Segretario generale per la politica anticrimine, Sofia Nikolaou, ma anche del ministro Michalis Chrysochoidis, (ministro della protezione dei cittadini) per motivi puramente politici, è pericoloso e criminale. E per non porvi fine, sono indifferenti anche alle proprie guardie di Stato.

Questo perché, come dimostrano i fatti, è più vantaggioso dal punto di vista finanziario mettere in pericolo i detenuti – o questi non importano – che mantenere le gabbie, provvedendo a freni e pneumatici adeguati. E questa è un’altra cosa che mostra quanto siano ipocriti coloro che governano quando parlano del valore della vita umana.

L’intera società sta vedendo la stessa ipocrisia nella politica applicata per la pandemia, per il forte rifiuto di rafforzare la NSS per quanto necessario, una scelta ovviamente più costosa che inseguire un’intera società con manganelli, sottoporla a umilianti restrizioni e controllarla, distribuendo multe che – è vero – rimpinguano le casse dello Stato sterminando ulteriormente i poveri. Vi ricordo che tutto questo trattamento speciale per me è iniziato nella primavera del 2020 dopo una mobilitazione nel carcere femminile di Korydallos che chiedeva il decongestionamento delle carceri, quando sono stata improvvisamente trasferita da un ingente numero di poliziotti nella prigione di Eleonas-Thebes. Questo trattamento deve finire ora e il mio trasferimento alla prigione di Korydallos deve essere accettato per impedire che i miei diritti siano violati come prigioniera e imputata, per impedire che i miei siano processi farsa, affinché la mia salute e la mia stessa vita non siano messe in pericolo. Il fatto che la mia salute e la mia vita siano in costante pericolo, come è emerso con la collisione della gabbia successami l’11 febbraio, è responsabilità del Comitato centrale per il trasferimento (KEM) e dei loro leader politici nel ministero e nel governo ND

Dalla quarantena di Eleonas – Prigioni di Tebe

Pola Roupa, membro di Lotta Rivoluzionaria

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Dal sito: political-prisoners.net (Netzwerk)

11 febbraio 2021

Grecia: Giannis Dimitrakis e Nikos Maziotis mettono fine allo sciopero della fame

Dichiarazione di Giannis Dimitrakis e Nikos Maziotis sulla conclusione del loro sciopero della fame in solidarietà con Dimitris Koufontinas.

(Pubblicata originariamente da Athens Indymedia. Tradotta da Riot Turtle per Enough 14).

4 febbraio 2021

Oggi, 4 febbraio 2021, annunciamo la fine dello sciopero della fame che abbiamo iniziato il 16 gennaio in segno di solidarietà con la richiesta di Dimitris Koufontinas di essere trasferito nella prigione di Korydallos. Crediamo che siano stati ampiamente raggiunti i nostri principali obiettivi consistenti nell’accompagnare Dimitris Koufontinas nella difficile lotta da lui cominciata e arricchire il progetto di solidarietà.

Auguriamo tanta forza al compagno Dimitris Koufontinas, che è in una situazione critica e pericolosa per la sua salute e la sua vita e sta portando a termine il 28° giorno di sciopero della fame, nonché a tutti coloro che gli stanno accanto sotto ogni aspetto e in condizioni avverse. Niente è finito, tutto prosegue!

Giannis Dimitrakis

Nikos Maziotis, membro di Lotta Rivoluzionaria

https://www.abc-wien.net

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Fonte: actforfreedom

Venerdì 12 febbraio 2021. Giornata internazionale a sostegno dello sciopero della fame condotto da Dimitris Koufontinas

7 febbraio 2021

Alla fine del dicembre 2020 il governo greco ha approvato una riforma del sistema penitenziario nazionale che, oltre ad altre misure peggiorative rispetto alle condizioni detentive, stabilisce che i condannati per terrorismo non possano accedere a “carceri rurali”, istituti più “aperti” dove i prigionieri di lunga pena hanno potuto essere detenuti. L’approvazione di questa legge ha subito attivato l’iter burocratico per il trasferimento di Dimitri Koufontinas, dal carcere rurale di Kassevitia.

Dimitri è un compagno condannato per partecipazione all’organizzazione rivoluzionaria 17 Novembre, in carcere dal 2002. Il nuovo pacchetto di leggi stabilisce che i prigionieri nelle carceri rurali siano riclassificati e trasferiti quindi nell’ultimo carcere in cui erano. Nel caso di Dimitri avrebbe dovuto essere quello ateniese di Koridallos. L’amministrazione penitenziaria ha però deciso di trasferirlo, manipolando le carte del trasferimento, nel carcere di Domokos. Nonostante in Grecia non esistano circuiti differenziati, l’intenzione dell’amministrazione penitenziaria negli ultimi anni è stata quella di rendere questa prigione un carcere “duro”. Questo trasferimento punitivo, dunque, è volto a colpire un compagno che lotta da sempre: come uomo libero nelle aule di tribunale, in prigione. Da quando è detenuto ha partecipato a numerose proteste e a ben quattro scioperi della fame. Questa manovra repressiva è intesa non solo ad annichilire Dimitri Koufontinas, ma rientra nel progetto repressivo dello Stato greco: cercare di schiacciare i settori più radicali e combattivi della società per scongiurare l’ipotesi di conflitti futuri.

Contro il trasferimento, Dimitri Koufontinas ha deciso di battersi nuovamente, usando l’unica arma a sua disposizione, il suo corpo. Dall’8 gennaio ha iniziato uno sciopero della fame che proseguirà ad oltranza finché non sarà trasferito nel carcere di Koridallos.

Mentre lo sciopero continua, il compagno versa in condizioni critiche e precarie nell’ospedale di Lamia: secondo i medici potrebbe avere un tracollo da un momento all’altro. Durante lo sciopero sono state moltissime le iniziative e le azioni di solidarietà in tutta la Grecia e oltre. Presidi, manifestazioni, scritte sui muri, striscioni, attacchi contro molteplici obiettivi (politici, banche, uffici postali, ecc).

Ma proprio ora che il tempo stringe pensiamo sia giunto il momento di compiere uno sforzo ulteriore. La lotta di Dimitri sia anche la lotta di ognuno ed ognuna di noi. Siamo convinti dell’importanza di creare ed ampliare legami internazionali, soprattutto in un momento come questo. Pertanto lanciamo un appello per una Giornata INTERNAZIONALE di solidarietà e azione per VENERDÌ 12 FEBBRAIO a sostegno di Dimitri Koufontinas.

LE RICHIESTE PRESENTATE DURANTE LO SCIOPERO DELLA FAME DEVONO ESSERE ACCETTATE

LA SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE È LA NOSTRA ARMA

Atene, 7 Febbraio

Assemblea di solidarietà con Dimitri Koufontinas

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Alcune mobilitazioni in Italia e in Grecia

Presidio a Milano

Oggi venerdì 5 febbraio, alcune solidali si sono trovate sotto il consolato greco, in Foro Bonaparte, per parlare dello sciopero della fame di Dimitris Koufondinas, contro la nuova legge che vieta ai detenuti accusati di terrorismo di accedere a carceri con un regime più tenue. Dimitris, 63 anni, arrestato per essere parte del gruppo rivoluzionario 17 Novembre, in carcere dal 2002 non ha smesso di lottare e, l’8 di gennaio, ha iniziato il suo quinto sciopero della fame. Le condizioni di Dimitris sono gravi ed è a rischio la sua vita.

Durante il presidio la digos si è avvicinata al gruppo indicando due compagni per delle notifiche. Chi partecipava al presidio ha deciso di non fare invalidare l’iniziativa dall’arroganza di questi agenti e non lasciare spazio alle loro burocrazia. In precedenza non si permettevano di sfruttare i momenti pubblici e di gruppo per notificare atti giudiziarie e denunce, ma dovevano fermare le persone quando isolate o cercarle al loro domicilio.
Il gruppo si è compattato, non accettando questa nuova procedura. I poliziotti si sono fatti via via più aggressivi, iniziando a spintonare e far cadere biciclette. Mentre alcuni continuano a megafonare la vicenda di Dimitris, altre persone, accortesi che la porta del consolato non era più sorvegliata, si sono lanciate in quella direzione riuscendo ad entrare.
La digos, resasi conto dell’errore, raggiunge rapidamente il posto e inizia a spintonare e strattonare a casaccio, tanto che un’agente, nella foga, ha strappato il cappuccio della giacca di un collega. Si crea così una situazione di stallo con la digos che blocca il portone e tre persone intrappolate nell’androne del consolato. finché la polizia ha aperto permettendo al gruppo di ricompattarsi. Quando ci si sta organizzando per andarsene, la digos ritenta con le notifiche, ma le persone ricercate non sono più lì.
Mentre il gruppo si allontana la digos si scaglia contro una persona isolata e rallentata da un piede rotto.
Arriva la celere, si schiera e attacca chi prova a supportare la persona fermata. Il risultato finale è 5 fermati di cui uno atterrato brutalmente e ammanettato nel fango di un’aiuola, sotto lo sguardo stupefatto di una manciata di passanti.

La nevrosi poliziesca coinvolge anche una donna che, incredula, ha filmato il fermo violento. Un poliziotto esagitato le chiede i documenti e la minaccia per farle cancellare il video, fino a farla piangere di rabbia. Dopo trenta minuti e un’animata discussione sul da farsi fra sbirri confusi, le persone fermate vengono rilasciate e si riuniscono al resto del gruppo rimasto ad attenderle dall’altra parte della strada.
Speriamo che il presidio si aggiunga alle molteplici iniziative e azioni in supporto di Dimitris per piegare lo stato greco ad accettare le sue rivendicazioni.
Mantenere a distanza la digos meneghina, non permettere che invalidi momenti collettivi di lotta e protesta rimane una questione aperta. Nelle prossime occasioni dovremo tenerlo a mente.

Fonte: Galipettes Occupato (facebook)

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Presidio a Roma

Con il seguente testo, diversi compagni il 4/2/2021 hanno manifestato davanti all’Ambasciata greca a Roma in sostegno di Dimitris Koufondinas, detenuto nelle carceri speciali greche, membro dell’organizzazione rivoluzionaria “17 Novembre”, in sciopero della fame dall’8 gennaio contro il rifiuto delle autorità di applicare le loro stesse leggi, che prevedono un’attenuazione del regime speciale dopo tanti anni.

NON C’È PIÙ TEMPO

Lo stato greco sta giocando col fuoco senza considerare quanto si scotterà nel caso in cui tutta questa storia dovesse avere uno spiacevole epilogo. Dimitris Koufondinas, detenuto nelle carceri greche dal 2002, membro dell’organizzazione rivoluzionaria “17 Novembre”, è oggi al 28° giorno di sciopero della fame per pretendere almeno la regolarità nell’applicazione delle nuove misure del governo greco in materia di detenzione. Chiede che il trattamento – progettato scientificamente – e a lui destinato per legge, venga quantomeno rispettato. Oggi, 3 febbraio, si trova in ospedale piantonato in condizioni di salute molto gravi. È di fatto in reale pericolo di vita. Dimitris è un compagno che non si è mai tirato indietro. Ha condotto nel corso della sua vita una incessante lotta contro la barbarie capitalista. Il suo gesto, questo sciopero della fame, è un esplicito NO di fronte ai soprusi di oggi, e quelli di domani. Nei confronti di se stesso, come di tutto il corpo detenuto. Ecco che l’atteggiamento inamovibile dello stato greco di fronte a questa legittima richiesta ha il sapore della vendetta. E la caratteristica dell’arroganza, del pensare di poter agire la ferocia in maniera indisturbata. Non è così. E non lo sarà in futuro. Tutto torna. In quanto a noi, non possiamo rimanere a guardare silenti mentre questa tragedia si consuma.

SOLIDARIETÀ CON DIMITRIS KOUFONDINAS e con gli altri prigionieri in sciopero della fame al suo fianco. GIOVEDÌ 4 FEBBRAIO 2021 – ORE 15:00
TUTTE E TUTTI DAVANTI ALL’AMBASCIATA GRECA –via Giacomo Rossini, 4 – Roma

Per approfondimenti:
https://radiocane.info/koufondinas/

feature=youtu.be

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Aggiornamenti e azioni dalla Grecia

Fonte: actforfreedom

TIME IS RUNNING OUT – Solidarietà con Dimitri Koufontinas

Aggiornamento urgente sulla situazione di Dimitri Koufontinas in sciopero della fame dall’8 gennaio. La sua decisione di adottare questa forma di protesta è conseguente al suo trasferimento, avvenuto a inizio gennaio, dalla prigione rurale di Kassevetia a quella di Domokos. Sono ormai tanti i giorni di sciopero della fame, lui è 64enne e or si tratta del suo 5° sciopero della fame da quando è detenuto (2002) E’ ricoverato all’ospedale di Lamia e rimane incosciente per la maggior parte della giornata. I medici dicono che in qualunque momento potrebbe avere un collasso immediato e morire o entrare in coma.

Nel quadro della riforma penitenziaria, una nuova legge è stata approvata in Grecia ai primi di questo mese, che fra altri regolamenti peggiora la vita in prigione e stabilisce che i condannati per terrorismo non possono accedere a prigioni rurali (più prigioni “aperte” cui accedano i prigionieri di lunga pena). Questa legge è retroattiva e la sua approvazione ha subito attivato il processo burocratico per il trasferimento di Dimitri. Il testo del governo prevede che detenuti non più aventi diritto a stare in prigioni rurali siano trasferiti da quest’ultime all’ultima prigione che sono stati detenuti: nel caso di Koufontinas, lui dovrebbe pertanto essere trasferito nel carcere ateniese di Koridallos.

Tuttavia, l’amministrazione carceraria ha deciso di mandarlo nel carcere di massima sicurezza di Domokos. Per dare al trasferimento una sembianza di legittimità, l’amministrazione carceraria ha pure falsificato i documenti, scrivendo che il compagno sarebbe spostato da Kassevetia a Koridallos e da là a Domokos, cosa mai successa.

La differenziazione dei circuiti per i prigionieri è inesistente in Grecia, anche grazie alle forti proteste dei detenuti – e pure di quelle attuate all’esterno – pochi anni fa quando anche qui si è assistito a un tentativo d’introdurre il principio della differenziazione dei regimi (Koufontinas ne è stato un protagonista), Ma di recente, il tentativo fatto dall’amministrazione carceraria è rendere la prigione di Domokos un’istituzione con regole più severe per i prigionieri “speciali”: lì sono detenuti alcuni dei prigionieri condannati per associazione criminale nel processo a Alba Dorata e vi sono pure i compagni Nikos Maziotis e Yannis Dimitrakis (anche loro in sciopero della fame dal 16 gennaio, in solidarietà con Koufondinas).

Di fronte a questi fatti, Koufondinas ha deciso di reagire nel solo modo che ha pensato appropriato, entrando in sciopero della fame a tempo indeterminato e chiedendo il trasferimento al carcere di Koridallos, come lo stesso testo di legge prevederebbe.

Qui in Grecia stiamo cercando di attuare iniziative più incisive e il più diffuse possibile pe tentare d’esercitare pressione sull’esecutivo e l’amministrazione penitenziaria.

Considerata la situazione segnata da dura repressione vissuta attualmente dal Paese ellenico, stante la difficoltà oggettiva nello scendere in strada, ora più che mai potrebbe essere importante fare iniziative (anche se solo di testimonianza e “denuncia”) in altri Paesi.

Il tempo sta finendo…

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Atene, Grecia: banche distrutte. Solidarietà con il compagno Dimitris Koufontinas

Fonte: athensindymedia

Il compagno Dimitris Koufontinas è in sciopero della fame dall’8 gennaio, nuovamente in difesa del suo corpo e della sua vita contro i metodi vendicativi dello Stato.

In segno di minimo rispetto per la sua lunga lotta e come contributo alla causa rivoluzionaria nonché espressione di solidarietà durante il suo sciopero della fame, abbiamo visitato tre banche nella regione di Atene, distruggendole.

In particolare abbiamo attaccato le seguenti banche:

Eurobank – Kato Patisia

Piraeus Bank – Metamorphosis

Eurobank – N. Ionia

SOLIDARIETA’ NEI CONFRONTI DI DIMITRIS KOUFONTINAS

LO STATO E’ L’UNICO TERRORISTA

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Atene, Grecia: assunzione di responsabilità per l’attacco contro la società USA Euronet, in solidarietà con Dimitris Koufontinas

Fonte: athensindymedia

31 gennaio 2021

Dimitris Koufontinas, combattente dell’organizzazione rivoluzionaria 17 Novembre è in sciopero della fame dall’8 gennaio, chiedendo d’essere trasferito al carcere di Koridallos. L’amministrazione di destra, estendendo lo stato d’emergenza e rendendolo permanente, ha sospeso la sua propria legislazione per vendicarsi del comportamento irriducibile e militante di D. Koufontinas.

Quindi è stato trasferito dalla prigione rurale di Kassevetia a quella di Domokos con un falso documento presumibilmente presentandolo come detenuto nel carcere di Koridallos.

Costantemente nel mirino dello Stato greco e degli USA, D. Koufontinas è in sciopero della fame per l’ennesima volta, rivendicando diritti fondamentali acquisiti contro la vendetta della democrazia. L’inasprimento delle regole antiterrorismo nelle prigioni, applicate alla persona di D. Koufontinas, prevede il trattamento riservato dallo Stato ai militanti prigionieri in conflitto con il regime. Ciò viene confermato quotidianamente dalla oltraggiosa Sofia Nikolaou con le sue affermazioni e interviste descriventi il programma statale per sterminare gli oppositori politici contro il dominio.

In segno minimo di solidarietà con lo sciopero della fame condotto da Dimitris Koufontinas e dai 2 scioperanti, Nikos Maziotis e Giannis Dimitrakis, il 28 gennaio abbiamo scelto di attaccare con la vernice e i martelli, causando danni alla sede di Euronet, esattamente vicino al centro culturale della Fondazione Kallithea Stavros Niarchos. Questa societàè un provideramericano di servizi per il pagamentoelettronico, di stanza in Kansas, che offre a livello mondiale registratori di cassa automatici (bancomat), servizi per punti di vendita (POS), servizi per carte di credito/debito, cambio valuta e altri servizi finanziari on line nonché software per il pagamento. Dal 2009, Euronet serve 50.000 bancomat e 330.000 punti dei terminal di vendita in 170 Paesi.

FUOCO E FIAMME IN OGNI CELLA

SOLIDARIETA’ AL COMBATTENTE DIMITRIS KOUFONTINAS IN SCIOPERO DELLA FAME DALL’8 GENNAIO E AI 2 SCIOPERANTI NIKOS MAZIOTIS, GIANNIS DIMITRAKIS

Anarchici

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Atene, Grecia: sbarramento incendiario in solidarietà con lo scioperante Dimitris Koufontinas attuato da “Nuclei d’azione immediata Nuclei di solidarietà rivoluzionaria”

2 febbraio 2021

Fonte: athensindimedia.org

Organizzeremo Nuclei d’azione immediata per colpire Stato e capitale

Il prigioniero politico Dimitris Koufotinas è parte di noi, parte del movimento rivoluzionario, parte dell’esperienza storica guerrigliera del dopoguerra in Europa. Un combattente coerente e irriducibile, imprigionato per aver scelto di affrontare la barbarie del sistema capitalista… Questo combattente non può che trovarci al suo fianco con tutto il calore e l’energia, contro il revanscismo di destra, la propaganda dello Stato, il regime d’isolamento impostogli. E’ in sciopero della fame dall’8 gennaio, richiedendo d’essere trasferito a Koridallos dalla prigione di Domokos, dove è stato mandato dopo essere stato rapito dalla prigione rurale di Volos.

Il governo di Nea Demokratia non sta pure attenendosi alla legge creata specialmente per seppellire Dimitris Koufontinas sempre più nel profondo del carcere. La resistenza del compagno, che nuovamente pone il suo corpo come ultima barriera nella battaglia di coerenza e dignità individuale, concentra attorno a sé ogni significato storico, politico e sociale che definisce le poste in gioco del nostro tempo.

Resistenza o sottomissione

Lotta o resa

Solidarietà o individualismo

Attacco o tregua

Facendo il minimo possibile, in solidarietà con Dimitris Koufontinas in sciopero della fame, ma anche con Giannis Dimitrakis e Nikos Maziotis, unitisi a lui in sciopero della fame, la settimana scorsa ad Atene abbiamo compiuto i seguenti attacchi incendiari:

alla Fondazione per la ricerca economica e industriale (IOBE) di Koukaki. IOBE è il pilastro statistico ufficiale di BSE e uno dei principali think tanks (gruppi di studio, n.d.t.) che forniscono informazioni, indicazioni e suggerimenti di politica economica. Politiche economiche neoliberiste, salvataggi di banche, la redistribuzione violenta di ricchezza a discapito dei poveri hanno il suo sigillo. IOBE non è un organo scientifico neutrale come si vorrebbe presentare. Si colloca nel campo di classe del capitale e le sue mani sono macchiate del sangue di tutti gli oppressi che si sono suicidati, annegati nella disperazione e nella impasse(mancanza d’uscita, n.d.t.) della crisi capitalista.

al 3° Ufficio tributi nell’area Kypseli. Nel momento che sempre più settori della società stanno affogando nei debiti e non riescono a sopravvivere, gli attacchi contro strutture statali che rappresentano sfruttamento economico sono atti di opposizione allo sterminio economico dal basso e, contemporaneamente, una proposta aperta a costruire un mosaico di lotte per rifiutare di pagare, per la cancellazione dei debiti e il sabotaggio.

alla casa del Segretario generale per il coordinamento dei progetti governativi di Nea Dimokratia, Stratos Mavroeidakou, a Ilion. E’ uno dei leader nella gestione criminale della pandemia, carenza di personale negli ospedali, nel reclutamento di poliziotti e militari invece di infermieri e dottori, nella trasformazione della risposta alla pandemia in metodo repressivo mirato a livellare il corpo sociale e la resistenza. Abbiamo voluto far sapere al personale militare del partito Nea Dimokratia che la paura sta cambiando direzione.

contro un veicolo di polizia nell’area Petralona. Abbiamo realizzato ciò che era ovvio: attaccare il terrorismo statale e i suoi mercenari in uniforme.

Solidarietà allo scioperante comunista Dimitris Koufontinas

Forza agli anarchici in sciopero della fame Nikos Maziotis, membro di Lotta Rivoluzionaria e Giannis Dimitrakis

Solidarietà ai prigionieri politici

Torneremo presto…

Nuclei d’azione immediata

Nuclei di solidarietà rivoluzionaria

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Cercano di distruggere la memoria! – Occorre solidarietà internazionale urgente per il compagno rivoluzionario Dimitris Koufondinas

L’organizzazione rivoluzionaria 17 novembre non esiste più. E’ toccato a me parlare di quell’organizzazione, colmare la lacuna del silenzio. In questa lunga lotta, non importa se cadi, ma trovare un’altra mano per continuare. “Le strade cambiano, i tempi cambiano, i modi cambiano, ma lo scopo è lo stesso.”

 – Dimitris Koufontinas

Il 22 dicembre 2020 il prigioniero rivoluzionario Dimitiris Koufontinas è stato rapito dalla sua cella e trasportato dal seminterrato della prigione di Korydallos, dove era detenuto, alla prigione di Domokos. L’8 gennaio ha iniziato uno sciopero della fame per tornare alla prigione di Korydallos dove si supponeva fosse, secondo una legge attuata dal governo. In solidarietà, anche i prigionieri anarchici Nikos Maziotis e Giannis Dimitrakis sono entrati in sciopero della fame dal 16 gennaio. Altri prigionieri Vaggelis Stathopoulos, Polikarpos Georgiadis vi si sono aggiunti per 5 giorni. Sono già trascorsi 26 giorni da quando ha iniziato lo sciopero della fame e la sua salute è peggiorata notevolmente, non essendo la prima volta che fa uno sciopero della fame. È stato ricoverato in ospedale e sottoposto a totale isolamento. È ovvio che lo Stato greco non intende modificare la propria decisione, eseguendo così passivamente una condanna a morte non ufficiale. Dall’inizio di questo sciopero della fame molti hanno espresso il loro sostegno.

Ciò che segue è una serie di azioni pubbliche avvenute da quando il nostro Koufontinas è in sciopero della fame.

– Intervento presso l’Associazione avvocati di Atene.

– Intervento davanti alla casa di Arios Pagos (Corte Suprema di Cassazione)

– È stata compiuta un’intromissione nell’’ufficio dell’avvocato e membro del Consiglio scientifico centrale della prigione e stretto partner del Segretario generale per le politiche anticrimine, uno dei principali responsabili del trasferimento di Koufontinas.

-Molti compagni schierati a fianco di Koufontinas hanno occupato gli uffici del partito al governo (Nea Demokratia, Nuova Democrazia) e poi hanno interrotto la riunione del ministro greco della Protezione Civile a Patrasso

Durante tutto questo tempo, quasi ogni giorno, gente scrive slogan sui muri, appende striscioni in ogni angolo e scrive persino testi per la lotta di Koufontinas. Si sono verificati molti attacchi a più obiettivi (banche, entità capitaliste, politici ecc.). Finora si sono già svolti due giorni di mobilitazione in varie città della Grecia, dove la polizia ha attaccato violentemente per fermare ogni movimento di solidarietà con Koutfontinas.

Nel mezzo della pandemia, la repressione dello Stato si sta traducendo nella forma più selvaggia e regolare da noi vissuta negli ultimi anni. Considerato quanto sopra e il fatto che la salute del nostro compagno è in pericolo per il suo sciopero della fame, è imperativo che ogni uomo e donna in lotta siano informati e si schierino a fianco di Koufontinas, e speriamo che la voce della solidarietà a Dimitris Koufontinas raggiunga ogni angolo del mondo.

Compagni greci coinvolti nel movimento di solidarietà per Koufontinas

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Testo di International Anarchist Comrades in Solidarity

Dall’8 gennaio Dimitris Koufontinas, rivoluzionario imprigionato in Grecia, è in sciopero della fame per protestare contro il trasferimento alla prigione di Domokos, un moderno inferno di alta sicurezza, cimitero per i prigionieri incontrollabili nel sistema carcerario greco. Anche per gli standard dello Stato greco, il compagno avrebbe dovuto essere rimandato alla prigione di Korydallos ad Atene. È stato incarcerato dal 2002, condannato per appartenenza e azioni, mentre era membro dell’ex-organizzazione rivoluzionaria 17 Novembre.

Anche se non siamo d’accordo con la posizione teorica dell’ex-gruppo, riteniamo sia importante fornire un background sull’organizzazione che ha condotto una campagna di guerriglia urbana durata oltre 27 anni, di rapine a mano armata, omicidi e attentati contro lo Stato greco, banche, affari, prendendo di mira anche gli interessi americani, turchi e britannici in Grecia, compresa l’uccisione di Richard Welch, un capo della CIA e Stephen Saunders, addetto militare britannico. Altre azioni significative includono:

– 11 espropri per un totale di 3,5 milioni di dollari.

– Uccisione di Pantelis Petrou, vicedirettore della polizia antisommossa (MAT)

– Uccisione del vice-capo del Gruppo aiuti militari USA alla Grecia, George Tsantes.

– Uccisione dell’editore di giornali di destra Nikos Momferatos. Il proclama lasciato accanto al suo corpo ha accusato Momferatos di legami con la CIA e che la Grecia “è rimasta un regime fantoccio nelle mani degli imperialisti americani e dell’establishment economico”.

– Colpi sparati a Dimitris Angelopoulos, uno dei principali industriali greci, accusando lui e altri membri della “grossa borghesia greca” d’ aver saccheggiato la Grecia a spese dei lavoratori

– L’uccisione più importante rispetto al presente è stata quella del parlamentare di Nuova Democrazia, Pavlos Bakoyannis nel settembre 1989, il padre di Kostas Bakoyannis, l’attuale sindaco di Atene, figlio anche di Dora Bakoyannis, sorella dell’ormai premier Kyrias Mitsotakis.

– Altre uccisioni hanno riguardato il capitano della marina USA, William Nordeen, l’addetto alla difesa degli USA, la cui auto è stata distrutta da un’autobomba a pochi metri dalla sua residenza e il sergente dell’aeronautica USA, Ronald O. Stewart, ucciso da una bomba fatta esplodere a distanza all’esterno del suo appartamento. Çetin Görgü, addetto stampa turco, è stato colpito in auto e Ömer Haluk Sipahioğlu, consigliere dell’ambasciata turca, è stato ucciso in una strada di Atene. L’armatore e proprietario del cantiere navale, Constantinos Peratikos, è stato ucciso mentre lasciava il suo ufficio.

– Nel 1985 il gruppo ha fatto esplodere la sua prima bomba prendendo di mira un autobus affollato da polizia antisommossa; è stato utilizzato un lungo cavo per far esplodere dell’esplosivo costituito da esplosivi rubati da una cava, che hanno ucciso uno.

– 17N ha bombardato quattro uffici delle tasse, come suo primo attacco di livello inferiore contro la proprietà.

– Nel dicembre 1989, 17N ha rubato 114 razzi anticarro obsoleti da un deposito militare greco a Sykouriondi Larissa. Tra il 1990 e il 1999, 17N ha condotto 24 attacchi missilistici, tutti tranne 3 tre mirati a proprietà piuttosto che a bersagli umani. Nel novembre 1990, è fallito un attacco missilistico contro la limousine blindata dell’armatore Vardis Vardinogiannisì. Un attacco missilistico è stato compiuto contro un edificio di BP. Nel maggio 1991 un attacco missilistico contro gli uffici della Siemens. Nel dicembre 1991 un attacco missilistico contro Viohalco, società di industria pesante greca. Nel 1991, 17 N ha pure lanciato un razzo contro un autobus della polizia antisommossa, uccidendo un ufficiale e ferendone 14. Nel maggio 1994 è avvenuto un attacco missilistico contro un edificio IBM. Nel marzo 1995 due razzi contro Mega Channel. Il gruppo ha usato un altro razzo per attaccare una filiale in centro di American Citibank, causando danni ma non feriti, non essendo esplosa la testata. Il razzo è stato lanciato con il telecomando da un’auto privata parcheggiata fuori dalla banca in via Drossopoulou, nel quartiere centrale di Kypseli.

– Il 29 giugno 2002 le autorità greche hanno catturato Savvas Xiros ferito, a seguito di un attentato fallito alla compagnia di traghetti Minoan Flying Dolphins nel Pireo. Una ricerca della persona di Xiros e l’interrogatorio hanno portato alla scoperta di due case sicure e all’arresto di altri 6 sospetti, tra cui due fratelli di Savvas. Un ex studente di matematica 58enne, in clandestinità dal 1971, Alexandros Giotopoulos, è stato identificato come il leader del gruppo e arrestato il 17 luglio 2002 sull’isola di Lipsi. Il 5 settembre Dimitris Koufondinas, identificato come il capo delle operazioni del gruppo, si è arreso alle autorità.

I nostri compagni greci ci hanno detto che, data la sua età (68 anni) la sua salute è peggiorata gravemente, che sta perdendo e riprendendo coscienza e che molto probabilmente morirà o entrerà in coma. Presto verrà mandato in un ospedale speciale dove le persone vanno a morire.

Insieme ai nostri compagni greci vediamo il palese tentativo dello Stato greco per isolare e non trasferire Koufontinas nella prigione di Korydallos come uno sterminio di un rivoluzionario contro cui si vendicano per l’uccisione di Pavlos Bakayannis da parte di 17N. A ciò si aggiunge l’attacco alla memoria della ‘lotta armata’ contro non solo lo Stato greco, ma tutti i sistemi di potere a livello internazionale, per cancellare la memoria di coloro che osano usare la violenza rivoluzionaria contro di loro. Come hanno tentato molti gruppi rivoluzionari in passato. Non è un caso che con la “crisi economica” e ora la “pandemia” in atto, i controllori delle nostre vite a livello globale stiano cercando di ripristinare le lacerazioni che continuano a verificarsi, per imporre al mondo un nuovo armamentario più repressivo. Intendono distruggere il ricordo che la violenza non sia mai stata una minaccia per loro e, altrettanto, ora cercano di dividere i “violenti” dai “non violenti”.

Ora più che mai dobbiamo agire a livello internazionale, per non lasciarci isolare l’un l’altro. Per non permettere che provino a distruggere la nostra memoria, perché ci sia continuità!

Dalla minima scintilla può scaturire una tempesta che non si fermerà mai!

“Dimitris Koufontinas! Il conflitto continuerà!

Forza ai compagni anarchici unitisi in sciopero della fame G. Dimitrakis, N. Maziotis!”

Compagni anarchici internazionali in solidarietà

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Salonicco, Grecia: attacco incendiario in solidarietà con il rivoluzionario Dimitris Koufontinas

3 febbraio 2021

La possibilità della rivoluzione e di una società senza classi dipende dalla
speranza di una vita che meritiamo, dall’organizzazione consapevole e dalla preparazione per il passaggio a questa vita da oggi, dall’incontro liberatorio dell’arma della critica con la critica delle armi. Per il regno della libertà … “

D. Koufontinas

Sciopero della fame dall’8-1-2021

Il rivoluzionario incarcerato D. Koufontinas è in sciopero della fame dall’8 gennaio, rivendicando il suo trasferimento nella prigione di Korydallos, dove ha scontato la maggior parte della pena esaustiva inflittagli. Una notte, i poliziotti l’hanno rapito dalla prigione rurale dove era detenuto per trasferirlo nel carcere di Domokos, dopo che era stato previsto un provvedimento in base a una legge approvata con l’evidente scopo di ritorsione da parte dello Stato contro di lui. Occorre notare che anche la legge approvata per rappresaglia afferma esplicitamente che il trasferimento di D. Koufontinas dal carcere rurale implica il suo spostamento nella prigione dove ha precedentemente scontato la pena, ovvero Korydallos.

La rabbia vendicativa dello Stato contro D. Koufontinas è legata al suo corso politico generale, non ha mai firmato una dichiarazione di rimorso, non ha mai negato la lotta armata nella faretra della classe operaia per conseguire l’emancipazione. Ora fa lo stesso, rivendicando con l’unica arma che ha, cioè ponendo il suo corpo come argine.

Ma D. Koufontinas non è solo. Ha un movimento poliedrico che lo sostiene e cerca di essere la sua voce, in un momento in cui i media stanno seppellendo la sua lotta. Dai nostri compagni incarcerati che hanno iniziato uno sciopero della fame sostenendolo, dagli interventi pubblici, marce e distribuzioni, agli attacchi notturni, le persone che seguono il filo della resistenza staranno con lui fino alla fine.

Il contesto dello sciopero della fame è una condizione molto speciale per la base sociale. Un coprifuoco, una politica antimmigrazione, una legge di protesta, un codice fallimentare, una legge ambientale, una legge sull’istruzione e innumerevoli riforme Casus Belli * sono passate durante la pandemia, e la situazione sembra peggiorare sempre più. Il crescente coinvolgimento dell’esercito nella vita sociale e la sorveglianza della polizia ci vengono imposti.

Gli ospedali pubblici stanno cadendo a pezzi, mentre il denaro è disponibile solo per l’esercito, i media, la polizia e le imprese (acquisto di aeromobili Raffale, fondi per la polizia, lista Petsa, ecc.).

Quindi contro il cimitero sociale che stanno cercando d’imporre, abbiamo scelto di attaccare come minimo segno di solidarietà con il combattente D. Koufontinas. Nelle prime ore di sabato 30 gennaio abbiamo piazzato ordigni incendiari rudimentali, dando fuoco a due furgoni dell’Ufficio generale delle Poste e alla facciata della compagnia di sicurezza Galaxy a Pylaia, Salonicco.

Durante la pandemia, l’Ufficio generale delle Poste si è arricchito, esercitando pressione letteralmente sui suoi dipendenti, mentre infatti si è saputo che uno dei suoi dirigenti ha osato picchiare un dipendente della società. D’altra parte, conosciamo molto bene il ruolo delle società di sicurezza, i delinquenti salariati, cioè i protettori della ricchezza della borghesia, sia che si tratti di loro case e veicoli di lusso, o dei prodotti sugli scaffali dei supermercati. Quindi, abbiamo cercato di mettere la nostra piccola pietra nella conduzione notturna della lotta di classe. Avvertiamo in modo risoluto che qualsiasi complicazione della salute allo scioperante non rimarrà senza risposta da parte del movimento e delle sue strutture.

VITTORIA NELLA LOTTA DEL RIVOLUZIONARIO D. KOUFONTINAS

FORZA A STATHOPOULOS, GEORGIADIS, MAZIOTIS, DIMITRAKIS CHE SONO IN SCIOPERO DELLA FAME

LIBERTA AGLI OCCUPANTI ARRESTATI A TATRASSO

Gruppo anarchico Tasos Tousis **

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originale: https://athens.indymedia.org/post/1610085/

Note aggiunte dal traduttore:

* Un Casus Belli (“occasione di guerra”) è un atto o un evento che provoca o viene utilizzato per giustificare la guerra.

** Tasos Tousis, un operaio in sciopero, ucciso con altri 11 e 36 feriti dalla gendarmeria con l’appoggio dell’esercito, durante lo sciopero dei lavoratori del tabacco a Salonicco nel maggio 1936 .

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Fonte: actforfreedom

Intervento presso l’Ordine degli avvocati di Atene (sindacato degli uffici generali degli avvocati) in solidarietà con il compagno in sciopero della fame Dimitris Koufontinas (Atene, Grecia)

7 febbraio 2021 

Lunedì 1° febbraio 2021, l’Assemblea di solidarietà con il compagno in sciopero della fame, Dimitris Koufontinas, è intervenuta presso la sede dell’Ordine degli avvocati di Atene (sindacato degli uffici generali degli avvocati), presenti dozzine di compagni.

Tale intervento ha implicato il fatto di appendere un enorme striscione sull’edificio e riunirsi davanti agli uffici del Consiglio d’amministrazione con striscioni, testi, volantini e slogan. Contemporaneamente sono stati distribuiti testi a ogni piano dell’edificio, agli operai e agli avvocati presenti. I compagni impegnati nell’intervento sono poi usciti gridando slogan in via Academias.

LO VOGLIONO MORTO, NON LASCIAMO CHE SUCCEDA

VITTORIA PER LA LOTTA CONDOTTA DA DIMITRIS KOUFONTINAS

Assemblea di solidarietà con il compagno in sciopero della fame Dimitris Koufontinas

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Da: mpalothia.net

19 gennaio 2021

Dichiarazione di Pola Roupa in solidarietà con Dimitris Koufondinas, Giannis Dimitrakis e Nikos Maziotis

Solidarietà a Dimitris Koufondinas

Nessun sopruso da parte dello Stato contro i prigionieri politici in sciopero della fame deve restare senza risposta.

Solidarietà a Dimitris Koufondinas, in sciopero della fame dall’8 gennaio 2021, che esige il trasferimento nel carcere di Korydallos.

Solidarietà a Giannis Dimitrakis e Nikos Maziotis (membro di Lotta Rivoluzionaria), che dal 16 gennaio lo accompagnano nello sciopero della fame fino al soddisfacimento della sua richiesta.

Pola Roupa, membro di Lotta Rivoluzionaria

3^ ala del carcere femminile di Eleonas – Tebe

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da: actforfreedom

Gennaio 2021

Grecia: dichiarazione di Nikos Maziotis e Giannis Dimitrakis sull’inizio dello sciopero della fame il 16 gennaio 2021, in solidarietà con Dimitris Koufondinas e aggiornamenti: i compagni V. Stathopoulos e P. Georgiadis aderiscono allo sciopero a partire dal 18 gennaio 2021

Da oggi, sabato 16 gennaio 2021, inizieremo uno sciopero della fame in segno di solidarietà con il compagno Dimitris Koufondinas finché la sua richiesta di trasferimento nel carcere di Korydallos non sarà soddisfatta.

Denunciamo il suo violento ricovero in ospedale su ordine del PM, nonostante abbia dichiarato di non volere alcuna cura medica.

Dal carcere di Domokos,

Nikos Maziotis, membro di Lotta Rivoluzionaria

Giannis Dimitrakis

[testo greco pubblicato in mpalothia.net].

Riportiamo gli indirizzi dei compagni:

Nikos Maziotis [Νίκος Μαζιώτης]

Dikastiki Filaki Domokou, A. Pteryga

T. K. 35010 Domokos, Fthiotidas — Grecia

Giannis Dimitrakis [Γιάννης Δημητράκης]

Sofronistiko Katastima Domokou

T. K. 35010 Domokos, Fthiotidas — Grecia

Nota:

Dall’8 gennaio 2021, Dimitris Koufondinas detenuto nel carcere di Domokos, è entrato in sciopero della fame in risposta all’accanimento repressivo da parte dello Stato greco contro lui e i rivoluzionari prigionieri. In dicembre il parlamento greco ha approvato una legge che, oltre ad aumentare il tempo minimo necessario da trascorrere in carcere prima d’ottenere permessi di uscita, ha imposto restrizioni al trasferimento nelle carceri rurali (strutture dove i prigionieri di lunga detenzione godono di un regime meno restrittivo e un giorno scontato ne vale tre), vietando l’accesso a questo tipo di prigionia a coloro condannati per reati con finalità di terrorismo. Il giorno successivo all’approvazione della legge, Dimitris Koufontinas è stato trasferito dal carcere rurale di Kassavetia (a Volos) a quello di massima sicurezza di Domokos, dove sono già stati detenuti gli anarchici Nikos Maziotis e Giannis Dimitrakis. Come scritto da Dimitris, la legge e i trasferimenti sono parte di una «vendetta contro chi rifiuti di firmare una dichiarazione di pentimento. Vendetta contro prigionieri dell’Organizzazione 17 Novembre, che vedono peggiorate le proprie condizioni detentive, vendetta contro un anziano e un invalido, spudoratamente consegnati alla pandemia. Vendetta contro tutti i prigionieri che, al fine di soddisfare l’elettorato di estrema destra [del governo Mitsotakis], durante la pandemia vengono ammucchiati come rifiuti umani in miserabili prigioni, impossibilitati ad avere un contatto con le famiglie». Con l’avvio dello sciopero della fame, Dimitris esige l’immediato trasferimento al carcere di Korydallos, ad Atene. A seguito del peggioramento delle condizioni di salute è stato ricoverato in una struttura ospedaliera, dove è sorvegliato. Il 19 gennaio nella capitale ellenica si svolgerà una manifestazione di solidarietà nei confronti di Dimitris e i compagni in sciopero della fame.

Dimitris Koufondinas è stato arrestato nel 2002 in seguito allo smantellamento dell’Organizzazione marxista-leninista “17 Novembre”. Ai processi, poi seguiti, ha rivendicato la propria partecipazione all’Organizzazione.

Nota di aggiornamento:

i prigionieri politici P. Georgiadis e V. Stathopoulos hanno iniziato uno sciopero della fame in segno di solidarietà nei confronti del combattente prigioniero Dimitri Koufontina

Da lunedì 18 gennaio entriamo in sciopero della fame per 5 giorni a sostegno del prigioniero politico Dimitris Koufontinas.

Con la solidarietà vinceremo

SODDISFACIMENTO IMMEDIATO DELLE RICHIESTE PRESENTATE DA DIMITRIS KOUFONTINA

i prigionieri politici

Vangellis Stathopoulos

P. Georgiadis

prigioni di Larissa

indirizzi dei compagni:

Vaggelis Stathopoulos (βαγγελης σταθοπουλος)

Dikastiki filaki Larissas

TK 4111O

Larissa

Greece

Polikarpos (Pollis) Gewrgiadis (Πολύκαρπος Γεωργιάδης)

Dikastiki filaki Larissas

TK 4111O

Larissa

Greece

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Lettera del prigionero politico comunista Dimitris Koufodinas che si trova in lotta, in sciopero della fame ed in serio pericolo di vita. Per Martedi 19/Gennaio/2021 ci sarà ad Atene l “Assemblea di Solidarietà con Dimitris Koufodinas in sciopero della fame” costutuita da realtà anarchiche e comuniste che hanno indetto una Giornata di Solidarieta e di Lotta ed un sit in al centro di Atene.

kouf19.1

DICHIARAZIONE DI INIZIO SCIOPERO DELLA FAME DI DIMITRIS KOUFODINAS

Il documento del ministero che mi è stato notificato ieri, rivela il suo metodo inedito nei miei confronti, poiché, secondo questo, nell’ora e mezza in cui è durato il mio trasferimento da Kassavetia a Domoko, dove e come richiesto dalla Famiglia Mitsotakis, sembra che io sia stato trasferito a Korydallos, per dimostrare che si osservava quanto richiesto dalla legge appena approvata per quanto riguarda le prigioni agricole.
Completa umiliazione dello stato di diritto, di cui blaterano, completo strappo alle leggi stesse. Ma questo non è solo un metodo per annichilire un prigioniero politico. Non solo per strizzare l’occhio ad un pubblico di estrema destra, in un governo sempre più di estrema destra. È un tentativo di rovesciare una persona, non per quello che è, ma per quello che rappresenta rifiutandosi di soccombere alle pressioni insopportabili esercitate dal sistema statale, come hanno insistito di recente in Parlamento i rappresentanti della famiglia Mitsotakis e gli eletti dell’Ambasciata USA.
Dopo tutte le rivelazioni palesi e ciniche nella guerra contro di me, lo sciopero della fame è ora una questione di coerenza personale e dignità individuale. Dato che insistono sulla legge che è stata così provocatoriamente approvata, devono applicarla, almeno questa, e riportarmi nel seminterrato di Korydallos, nell’ala speciale costruita dal ministro della Repressione, M. Chrysochoidis, per seppellire la 17N, e dove ho trascorso 16 dei miei 18 anni in prigione.

Dimitris Koufodinas
Prigione di Domokos, 8 gennaio 2021

NdT. L’ultima legge stabilisce che chi è stato condannato per terrorismo non possa stare nelle prigioni agricole e debba essere riportato nell’ultima prigione in cui è transitato. Nel caso di Koufodinas questa sarebbe stata Korydallos, il carcere di Atene. Cosa effettivamente scritta nella notifica fatta al compagno in carcere, così da mantenere una correttezza formale della procedura. Ma nel corso del trasferimento il compagno è stato indirizzato verso la prigione di massima sicurezza di Domokos.
Ad Atene già oggi ci sarà un’assemblea per organizzare la solidarietà allo sciopero della fame.

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                                                                                                                                                                                                        da: actforfreedom now.nostate.net

Fonte: athensindymedia

23 dicembre 2020

Atene, Grecia: [21-28 dicembre 2020] INVITO A UNA SETTIMANA DI MOBILITAZIONE E SOLIDARIETÀ PER IL COMPAGNO ANARCHICO ERROL

21-28 DICEMBRE 2020

SETTIMANA DI MOBILITAZIONE E SOLIDARIETÀ PER IL COMPAGNO ANARCHICO ERROL

RILASCIO IMMEDIATO DEL COMPAGNO ERROL

NESSUNA ESPULSIONE

FUOCO ALLE PRIGIONI E A TUTTE LE CELLE-E LE GABBIE

Il compagno Errol è perseguito perché:

RESISTE ALLA GESTIONE DEL COVID-19 DA PARTE DELLO STATO

Nel mezzo del covid-19, gli Stati che dichiarano lo stato d’emergenza, legalizzano la reclusione, la sorveglianza e il controllo, intensificano la loro campagna repressiva contro chiunque stia loro resistendo. Con il pretesto della diffusione del virus, si comincia con il divieto di raduni e manifestazioni, distribuendo multe, attuando attacchi violenti, incarcerazioni e arresti di individui e gruppi che oppongono resistenza. Questo allo scopo d’indebolire psicologicamente chi resiste, nello stesso momento in cui lo Stato, in profonda crisi, cerca di assicurarsi il dominio.

COMBATTE CONTRO LO STATO E QUALSIASI FORMA DI AUTORITÀ

Lo Stato definisce Errol “un pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza dello Stato”, sottoponendolo a custodia cautelare e minacciandolo di espulsione vendicativa. Qualsiasi azione nel movimento anarchico e anti-autoritario generale contro l’autorità e qualsiasi forma d’oppressione è considerata dallo Stato come illegale e viene immediatamente repressa.

È UN ANARCHICO

È chiaro che la decisione per l’espulsione del compagno si basa sulla sua identità politica di anarchico, la sua posizione militante e la sua azione attiva nelle lotte sociali e politiche. Un’altra decisione di condanna si è aggiunta alla lunga lista di criminalizzazione dei compagni in lotta.

LA PASSIONE PER LA VITA E LA LIBERTÀ NON PUO ‘ESSERE ILLEGALIZZATA O REPRESSA

POICHÉ IL PERSEGUIMENTO DI ERROL È POLITICO LA RISPOSTA SARÀ POLITICA

LA SOLIDARIETÀ È LA NOSTRA, GIU’ LE MANI DA ERROL

Assemblea di solidarietà con il compagno anarchico Errol

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dal sito: actforfreedom

20 dicembre 2020

Rapimento e deportazione del compagno Errol 

Il compagno Errol è stato rapito dalla polizia greca questa mattina presto, sabato 19/12/2020, dalla sua cella d’isolamento nel campo di detenzione a Amygdaleza. Lo hanno messo in un furgone per il trasferimento dei prigionieri, ammanettato, con la scusa che forse l’avrebbero condotto in ospedale per un test Covid-19 al fine di porre fine al suo isolamento.

Invece, lo hanno portato direttamente all’aeroporto dove poliziotti antiterrorismo, in uniformi completamente nere integrali, muniti di armi automatiche, lo hanno scortato violentemente nell’aereo, legandogli anche i piedi. Prima e durante il volo ha resistito il più possibile.

Né il suo avvocato né i parenti sono stati informati di questa deportazione-rapimento.

Poliziotti in borghese specializzati in espulsione hanno viaggiato con lui su un regolare volo della compagnia aerea Aegean e l’hanno consegnato alla polizia aeroportuale francese, una volta atterrati a Parigi. In Francia, i poliziotti aeroportuali l’hanno interrogato, ma lui è rimasto in silenzio. Gli hanno detto che non avevano mai visto una procedura del genere, senza avvocati o parenti informati, nemmeno per casi di terrorismo.

Il compagno ha mostrato resistenza attiva per tutta la durata del rapimento denunciando la violenza di Stato.

PS. Nuovi aggiornamenti saranno da lui condivisi per telefono.

NESSUN ATTACCO DI STATO RIMARRÀ SENZA RISPOSTA

VIOLENZA ALLA VIOLENZA DI STATO

(scritto all’Assemblea di solidarietà per il compagno Errol a Atene)

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Dal sito: secoursrouge.org

7 dicembre 2020

Atene

La polizia ellenica aveva annunciato il divieto di tutti i raduni e le manifestazioni in occasione dell’anniversario dell’omicidio da parte della polizia di Alexis Grigoropoulos, allora 15enne, durante una manifestazione nel 2008. Il divieto è stato adottato con il pretesto della lotta contro la diffusione di COVID-19. E infatti, oltre 100 persone sono state arrestate quando alcuni manifestanti hanno cercato di esporre striscioni nel luogo concordato della manifestazione. Nel frattempo, 5 poliziotti sono stati feriti in seguito all’attacco a sorpresa contro il commissariato di Kolonos, un sobborgo a nord-ovest di Atene. Da 50 a 80 persone mascherate hanno attaccato la postazione con pietre, estintori, candelotti di gas artigianali. Dopo l’attacco, gli aggressori si sono dispersi, diretti alla vicina stazione Sepolia della metropolitana.

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Dal  sito: actforfreedom
Tramite il sito: ilrovescio.info

19 novembre 2020

Grecia: lettera di Polykarpos Georgiadis sulla situazione nelle carceri greche 

Negli ultimi mesi il governo neoliberista di estrema destra ha lanciato una violenta propaganda sulle carceri a livello mediatico allo scopo di creare una narrazione deformata sulla situazione carceraria, favorendo così un’abolizione metodica dei diritti conquistati con il sangue dei detenuti stessi. Non si tratta di diritti conferiti da qualche governo clemente, ma di conquiste acquisite con dure lotte, rivolte, torture, scioperi della fame, privazioni.

In questa campagna di propaganda, le carceri vengono presentate quasi come luoghi di riposo e svago, con celle e servizi di lusso, allo stesso modo in cui la giunta dei colonnelli ha presentato i luoghi di reclusione. Entrambi sono stati ridicoli al punto da indicare persino bollitori, piccoli altoparlanti, USB con musica e film, ecc., come articoli di lusso. Ma invece di chiamare i vari capi delle guardie carcerarie come Aravantinos e i vari robocop, che danno un’immagine falsa delle prigioni, i giornalisti dovrebbero sforzarsi di entrare loro stessi nei bracci della prigione per vedere di persona le reali condizioni di vita. Ovviamente l’immagine mostrata dai media è distorta e fuorviante. La realtà è completamente diversa. Migliaia di persone sono letteralmente ammassate in edifici disgustosi, in condizioni detentive disumane e vergognose. Ovviamente, non è una novità per le carceri greche. Tuttavia, nelle attuali condizioni di pandemia la situazione è ancora più terribile. Non solo le condizioni detentive sono ancora deplorevoli, ma non sono state adottate misure sanitarie sostanziali per tutelare la salute dei detenuti, che continuano ad essere ammucchiati in celle divenute anticamere delle bare. Le prigioni si vanno affollando di giorno in giorno e sono sull’orlo del collasso, nello stesso momento che il governo – attraverso media sempre disponibili – sta pubblicizzando una “caduta spettacolare della delinquenza criminale”.

Come si spiega questo paradosso: ridurre la criminalità e riempire le carceri. E questo sta accadendo in Grecia, mentre anche i regimi autoritari hanno decongestionato le loro prigioni, liberando migliaia di prigionieri. Contemporaneamente, il governo sta prendendo in giro i prigionieri pubblicando le istruzioni sul COVID-19 e consigliandoli di non riunirsi! Nelle carceri greche, invece di adottare misure sanitarie di base, il ministero dell’Ordine pubblico preferisce divieti e l’imposizione di misure repressive che rendono la vita dei detenuti ancora più difficile. Sono stati annullati tutti i permessi, abolite le visite a terzi e ridotti i giorni per le visite chiuse invece di aumentarli per evitare l’affollamento di parenti e amici nelle aree d’attesa. L’esempio delle carceri di Corfù è assolutamente indicativo. Invece di prendere misure sanitarie, le autorità hanno preferito imporre il blocco ai prigionieri, condannandoli a morte, in attesa di EODY (organizzazione nazionale per la prevenzione e la sanità pubblica) per guardare in faccia alla realtà una settimana dopo e procedere ai test prescritti.

Questa politica è ovviamente omicida e alcuni hanno scelto per sé il ruolo di boia. Di fronte a queste condizioni distruttive e disumane occorre, dentro e fuori gli inferni carcerari, sviluppare un ampio movimento di solidarietà che esiga l’immediato decongestionamento delle carceri, provvedimenti per condizioni di vita dignitose, cure mediche e visite da parte dei medici per verificare (e non il ministero dell’Ordine Pubblico) le misure adottate a tutela della salute dei detenuti, facendo test di massa, la libera somministrazione di antisettici e maschere facciali, la revoca immediata delle misure repressive e la loro sostituzione con adeguati provvedimenti sanitari contro il pandemia.

PS 1. Poco prima della pubblicazione di questo testo, nuove misure repressive sono state annunciate dal ministero, rivelando chiaramente la disumanità e la depravazione del suo leader, M. Chrysochoidis. Quindi, tutte le visite sono state cancellate a tempo indeterminato, intensificando così l’isolamento sociale e familiare dei detenuti; ogni ricovero in ospedali per motivi di salute sono stati sospesi, mettendo in pericolo la vita stessa dei detenuti e, infine, sono stati sospesi tutti i servizi educativi e le attività terapeutiche. L’unica certezza è che ci vogliono morti. Ma tu raccogli quello che semini – chi semina vento raccoglie una tempesta.

PS 2. mando la mia solidarietà al compagno Kostas Sakkas entrato in sciopero della fame il 9 novembre chiedendo il suo trasferimento a Korydallos per motivi di studio.

Polykarpos Georgiadis

Prigione di Larissa

Note tratte da: act for freedom now!

Ps 2: il compagno anarchico Kostas Sakkas ha interrotto lo sciopero della fame il 17 novembre ed è stato trasferito alla prigione di Korydallos lo stesso giorno.

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Da: http://www.secoursrouge.org

18 novembre 2020

L’anniversario della rivolta del 17 novembre 1973, che per i greci simboleggia la caduta della dittatura militare (1967-1974), è stato colpito quest’anno dal divieto di assemblee decretato sabato 14 novembre dal governo di destra, con il pretesto della pandemia da coronavirus. Ma nonostante il divieto, i manifestanti si sono riuniti nel primo pomeriggio in centro ad Atene, dove le forze antisommossa erano state dispiegate in gran numero. La polizia ha attaccato il raduno, un deputato comunista è stato ferito e un centinaio di manifestanti è stato arrestato. Poche centinaia di persone si sono riunite vicino all’ambasciata americana (gli USA avevano sostenuto la dittatura). A fine giornata, 7 militanti comunisti arrestati sono stati rilasciati.

La sera di martedì 17novembre, davanti a un commissariato nel centro di Atene, decine di persone si sono radunate per protestare contro l’arresto di un manifestante a inizio giornata e lanciato molotov sulla polizia. Due poliziotti sono stati feriti. A Salonicco, dove circa 150 persone hanno sfidato il divieto di manifestare, episodi simili si sono verificati davanti a un commissariato.

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Da: http://www.secoursrouge.org

Manifestazione antifascista ad Atene

8 ottobre 2020

Gli scontri tra polizia e manifestanti sono avvenuti ad Atene mercoledì 7 ottobre, dopo che un tribunale greco ha finalmente stabilito che il partito di estrema destra Alba Dorata operava come organizzazione criminale. Dopo il pronunciamento del verdetto di colpevolezza a seguito di un processo-maratona durate 5 anni, la polizia ha fatto uso di idranti e sparato candelotti di gas lacrimogeno per disperdere una manifestazione antifascista con oltre 15.000 partecipanti fuori dal tribunale. Gli/le antifascisti/e hanno tenuto botta sul viale, chiuso al traffico, lanciando oggetti sulla polizia. Sono stati schierati circa 2.000 poliziotti, nonché un drone e un elicottero della polizia. La corte ha stabilito che 7 degli ex funzionari eletti di Alba Dorata incluso il leader del partito, Nikos Michaloliakos, erano colpevoli d’aver partecipato a un’organizzazione criminale.

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Da: http://www.secoursrouge.org

30 settembre 2020

Manifestazioni contro l’arrivo in Grecia del segretario di stato USA Mike Pompeo

Migliaia di persone sono scese in piazza ad Atene e Salonicco per protestare contro l’arrivo in Grecia del segretario di Stato USA, Mike Pompeo. La marcia di protesta, organizzata da studenti e gruppi di sinistra, è rimasta pacifica per la maggior parte del suo percorso. I manifestanti portavano bandiere rosse e hanno scandito slogan. Quando il gruppo ha raggiunto l’ambasciata USA, ben sorvegliata, ci sono stati scontri, con la polizia che ha usato manganelli e sparato candelotti di gas lacrimogeno. Una manifestazione simile è stata organizzata a Salonicco davanti al consolato USA. Pompeo è giunto lunedì 28 settembre nel Paese per una visita di due giorni, tra le tensioni tra Grecia e Turchia sui loro confini marittimi.

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Da: http://www.secoursrouge.org

25 agosto 2020

Aggiornamenti sui rivoluzionari prigionieri Pola Roupa e Nikos Maziotis

La mattina di martedì 25 agosto, uno striscione di solidarietà verso Nikos Mazotis e Pola Roupa è stato issato allo skatepark (pista di pattinaggio, n.d.t.) di Bruxelles. Questi prigionieri anarchici dell’organizzazione “Lotta Rivoluzionaria” sono stati trasferiti lo scorso marzo alle carceri di Domokos e Thiva, perché stavano conducendo una lotta per proteggere i prigionieri da Covid-19. Lo scorso aprile, Pola ha partecipato a una rivolta nelle carceri di Thiva quando detenute, in segno di protestano per la morte di una prigioniera, hanno rifiutato il ricovero in ospedale, un fatto comune nelle carceri greche.

A settembre Pola Roupa comparirà davanti alla Corte d’Appello per il dirottamento dell’elicottero nell’ambito del piano di fuga dei rivoluzionari prigionieri, nonché per l’esproprio in due banche per finanziare la clandestinità. Sempre a novembre inizierà il processo di appello per l’attacco alla Banca di Grecia e alla sede del FMI ad Atene. Questi processi saranno gli ultimi contro i membri di “Lotta Rivoluzionaria.

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Da: political-prisoners.net (Netzwerk)
 

30 giugno 2020

Una prima dichiarazione di Dimitra Valavani, Kostantina Athanasopoulou e Giannis Michailidis (2 marzo 2020)

È arduo perdere la libertà, soprattutto se la si è conquistata in condizioni avverse. La situazione peggiora se consideriamo che il colpo subito a livello materiale ha un significato simbolico ancora più forte. Una simile propaganda mediatica è seguita al nostro arresto con finale da film, il nostro tour fotografico con giubbotti antiproiettile e la solita amministrazione giudiziaria per ritrovarci con una serie di accuse gonfiate che sono una prolunga delle manette e delle armi degli assassini in uniforme.

Diamo un’occhiata alla più vasta situazione sociale che ci circonda e sta cambiando rapidamente, in modo da poterci allontanare un poco dal nostro microcosmo. Dall’entità dello sfruttamento dei lavoratori e dalla cancellazione dei loro diritti, fino alla schiavitù degli animali negli impianti per la produzione di carne. Dall’intensa repressione delle proteste e l’acquisto di attrezzature all’avanguardia da unità antiterrorismo nel mondo, fino alla deforestazione e la scomparsa di animali selvatici. Dall’esclusione economica di un crescente segmento sociale all’emarginazione violenta della maggior parte della popolazione mondiale fino all’uccisione dei poveri, degli esclusi e l’esclusione di tutti i rimanenti dal mondo dei potenti. Dall’aggressiva élite economica e finanziaria alle persone bombardate, uccise e sradicate. Dove gli interessi dei potenti significano morte, pericolo o una vita piena annegata nella sottomissione. Natura, animali e persone non sono altro che unità che generano profitto e ricchezza. Questi e molti altri fatti ci hanno spinto a scegliere la lotta anarchica, decisione che mette in discussione l’ordine sociale esistente.

Il nostro obiettivo iniziale è creare relazioni autentiche e sincere, creando nel contempo un’esigenza permanente di partecipazione alla lotta multiforme. Dopotutto, la lotta anarchica non differenzia i suoi mezzi e non supporta alcuna gerarchia di forme di lotta. È indispensabile e si adatta alle condizioni di ogni epoca, focalizzandosi sulla collettivizzazione e distribuzione nel tessuto sociale.

Fino al nostro arresto – benché non tutti noi godessimo di uguali condizioni “legali” – abbiamo constatato che le unità antiterrorismo che con noti o sconosciuti metodi di sorveglianza negano ufficialmente il loro segreto eclatante dello Stato greco, hanno rafforzato la loro influenza sulla gente vicina a noi. Non importa quanto urlino di legittimità che presumibilmente difendono, dato che si insinuano in ogni aspetto della vita personale delle nostre famiglie e dei/delle amici/e nostri nel modo più oltraggioso e inaccettabile. Intercettazione telefonica, controllo fisico 24 ore su 24, tracciamento progressivo di persone legate a noi, dispositivi di localizzazione, gente in macchina che aspetta davanti alle case. Indipendentemente da come tentino di convincere della presunta legittimità del loro metodo, le truppe antiterrorismo ricorrono a pratiche illegali.

La mattina del 29 gennaio [2020] ci siamo allontanati con l’auto rubata due giorni prima e con esso dal momento del furto al quel maledetto giorno non si era verificato alcun contatto. Dalle tranquille strade di Vyronas ci siamo spostati verso i monti (Ymittos) ed era chiaro che non eravamo seguiti o che non stavamo guidando con dietro un altro veicolo per strada e su sterrato, Il che allude al fatto che il monitoraggio è stato probabilmente effettuato elettronicamente. Superati i monti in direzione Agia Paraskevi, attorno a noi si è determinato un movimento innaturale. Presto siamo stati circondati da molte macchine e motociclette in modo coordinato e su tutti i lati, e ci siamo resi conto di essere incappati in un’imboscata tesa dalle forze antiterrorismo. La nostra conclusione è che la polizia avesse il sospetto che potessimo servirci di questo specifico modello d’auto e, non appena informati del furto di un veicolo di quel tipo ha avviato un processo di tracciamento, cercando precise zone dove, per motivi a noi ignoti, supporre che il veicolo potesse essere parcheggiato.

Ma chi sono quelli che, dopo aver testimoniato “ponderate le condizioni”, hanno deciso d’irrompere in uno dei luoghi più frequentati di Atene a mezzogiorno? Chi sono quelli che a mezzogiorno hanno estratto le pistole in mezzo a una strada con pedoni e macchine che passavano? Chi sono quelli che, sotto la responsabilità del ministro della sicurezza urbana, Michalis Chrisochoidis [capo del ministero della Protezione civile, vale a dire il ministero dell’Ordine pubblico] e il comandante dell’unità “antiterrorismo” Lefteris Hardalias, hanno rischiato d’organizzare e realizzare un’operazione in mezzo alla strada, ignorando la sicurezza dei/delle cittadini/e, solo per arrestare due ricercati? In questo modo valutano l’importanza della vita umana e la sicurezza dei/delle passanti? Basandosi sulla loro sete di risultati? Bambini, scuole, persone ai balconi, conducenti di passaggio non svolgono automaticamente un ruolo. Lavorano solo per risultati a tutti i costi. Vi siete mai chiesti chi realmente mette in pericolo e terrorizza la società nel suo insieme; due ricercati, in macchina, o il rischioso intervento di sbirri armati e incappucciati in mezzo alla strada?

Certo, non è la prima volta che il ministro opportunista decide o di rischiare o addirittura sacrificare la vita dei/delle cittadini/e. Con il precedente governo, un lavoratore albanese 25enne, Nikola Todi, è stato giustiziato durante un’operazione di polizia a Vyronas da poliziotti che l’hanno considerato un fuggitivo ricercato. Chrisochoidis ha coperto politicamente l’omicidio, definendolo arresto riuscito di due “criminali pericolosi”, mentre ancor oggi i media parlano di un corpo trovatosi nel mezzo di una sparatoria.

Ciò che segue dopo l’arresto di/delle anarchici/e è più o meno noto. Crudele trattamento della violenza, isolamento, ecc. Descrivendo quanto accaduto poi, non vogliamo entrare in dettagli per non contribuire a diffondere il messaggio di terrore proveniente dall’apparato repressivo dello Stato. Ma dobbiamo far sapere che durante il violento prelievo di campioni di DNA ai 2 compagni, che chiaramente non stavano acconsentendo a questa misura, uno sbirro antiterrorismo ha sbattuto la compagna Dimitra Valavani con la testa contro il muro, anche se lui si è recentemente informato sull’intervento chirurgico subito in testa dalla compagna. Successivamente, dopo il prelievo del materiale genetico le è stato proibito di contattare il medico che l’ha operata ed è stata ricoverata in ospedale dove è stata sottoposta a esami irrilevanti per il suo caso,

Hanno lavorato come richiesto dalla legge, così ci ha detto personalmente il comandante dell’antiterrorismo, Lefteris Chardalias.

Vale la pena notare che il suo predecessore è ora ricercato per contrabbando d’armi da questo ufficio altrimenti rispettoso della legge. Supponiamo che i/le colleghi/e attuali suoi lo stiano cercando tanto quanto hanno cercato noi, ma probabilmente ha le capacità di un fantasma. Siamo anche fiduciosi che spenderanno tanto quanto hanno speso per la nostra ricerca, allo scopo di scoprire in quale banda di trafficanti sono coinvolti i suoi sbirri, per fornire dozzine di servizi “completamente legali” a uomini d’affari di spicco. Quindi questi sono i nostri persecutori e questo è il loro compito.

Il ruolo principale nella soppressione di idee e azioni pericolose all’interno della nostra meravigliosa democrazia mediatica è svolto dall’apparato ideologico dei media dell’inganno di massa, che svolge il ruolo dominante nel cambiare la realtà con i suoi noti trucchi. Un esempio banale: i media del regime hanno scelto la casa del nostro compagno come nascondiglio senza trovare nulla di illegale in esso. La loro attenzione non è affatto casuale. Dopo una lunga prigionia contro due di noi con gravi punizioni – essendo che il compagno Giannis Michailidis ha trascorso sei anni e mezzo in prigione mentre la sua compagna Kostantina Athanasopoulou ha trascorso 18 mesi in prigione ed è stata condannata a 35 anni – stanno cercando di apportare migliorie alle accuse nei confronti della compagna Dimitra Valavani, per la quale non avevano pronta qualche pena pesante, rendendo in tal modo chiara la volontà di vendicarsi del suo atteggiamento, ovvero della solidarietà che ha espresso.

Chi sono veramente tutti questi eccellenti proprietari di tutti questi gruppi televisivi ed editoriali che ci sputano addosso veleno agevolmente attraverso i loro dipendenti. La realtà del loro livello è terrificante. Trafficanti, spacciatori e assassini.

I/le funzionari degli strumenti di propaganda del regime osano chiamarci terroristi, una parola usata in modo calunnioso contro i ribelli rivoltosi da tutti i regimi nel mondo dopo la Rivoluzione francese.

Ricordiamo che la democrazia borghese ha usato il metodo del terrorismo contro i suoi oppositori per stabilire la sua autorità. […] Ogni giorno combattiamo il terrorismo di Stato e il terrorismo capitalista. Contemporaneamente, nella gestione mediatica del nostro caso, i termini sessisti sono usati apertamente, sia nell’intento di minare la posizione e gli atteggiamenti delle donne, che di enfatizzare il modello patriarcale di un leader di una “organizzazione criminale”, che si è circondato di donne. Questo è più che offensivo per le nostre relazioni e le nostre attitudini in generale.

L’operazione repressiva condotta contro di noi non è un’azione poliziesca isolata, ma parte della risolutezza dello Stato nel tentativo di annichilire e distruggere ogni forma di resistenza, ogni cuore ribelle che si batte per la libertà. L’operazione giunge in un periodo di assoluta determinazione da parte dello Stato: contro occupanti sfrattati e rifugiati nei campi, con teste fracassate durante le proteste e violenza sessista contro le donne in Exarchia e con ristrutturazione dell’arsenale legale dello Stato stesso.

Alcune note conclusive:

Ne è valsa la pena. Ogni giorno libero, espropriato alla schiavitù della prigione non ha prezzo. Lo scontro con un apparato che sta diventando sempre più potente è sempre più difficile perseverare. La protezione è ora necessaria anche in questioni che fino a poco tempo fa non abbiamo immaginato, dove è importante impedire che ciò accada di nuovo. La fortuna ha un ruolo cruciale, ma le probabilità erano contro di noi. Su quest’ultimo punto, va detto che molto è in ballo. Ogni operazione repressiva invia un messaggio di potere. Questo messaggio mira a terrorizzare chi si oppone attivamente all’apparato statale. Di conseguenza, il numero di azioni e attori diminuisce, portando a concentrarsi sui pochi rimasti. Questo è esattamente ciò che aumenta le loro possibilità contro noi in modo asimmetrico. Quindi dobbiamo vincere la paura e ravvivare l’azione diretta. Per non abbandonare la strada, per non arrendersi nella lotta contro lo Stato e il governo.

La solidarietà trova senso sviluppando una diversa azione sovversiva molteplice.

Opponiamoci ai loro successivi processi, alle pesanti accuse, allo scenario antiterrorismo.

Combattiamo senza riserve fino alla piena liberazione.

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Nota:

I/le compagni/e anarchici e sono stati fermati mentre viaggiavano in un’auto rubata, con a bordo alcune armi da fuoco a bordo, di cui poi si è assunto la responsabilità Giannis Michailidis.

Giannis Michailidis è evaso dalla colonia di Tyrintha nel giugno 2019. Arrestato nel febbraio 2013 insieme ad altri 3 anarchici per la doppia rapina a mano armata a Velventos (regione di Kozani), è stato condannato a 16 anni e 4 mesi di prigione alla fine del processo. Ha anche scontato un’altra condanna nel maggio 2011 per uno scontro con la polizia a Pefki (zona di Atene). Due poliziotti sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco durante un controllo e l’anarchico Theofilos Mavropoulos, anch’egli ferito, è stato arrestato, mentre Giannis Michailidis è fuggito rubando l’auto della polizia. Per questi fatti, è stato condannato a 15 anni di carcere. Inoltre, il compagno è stato arrestato nel febbraio 2011 dopo scontri durante uno sciopero generale e per aver mirato con arco e frecce alla polizia antisommossa schierata a difesa del parlamento greco in piazza Syntagma, ad Atene,

Kostantina Athanasopoulou era a piede libero dal suo rilascio su cauzione nel 2019. È stata arrestata ad Atene il 5 gennaio 2017 insieme a Pola Roupa, con l’accusa di attività legate all’Organizzazione rivoluzionaria anarchica Lotta Rivoluzionaria. In uno dei processi contro Lotta Rivoluzionaria, è stata anche condannata nel 2019 a 35 anni e 6 mesi in contumacia. Dopo il suo arresto nel gennaio 2017, dichiarato di essere anarchica e membro di Lotta Rivoluzionaria, è subito entrata in sciopero della fame con Pola Roupa e Nikos Maziotis per il rilascio del loro figlio (6 anni), che a seguito dell’operazione repressiva era stato recluso e sorvegliato dalle forze repressive (è stato infine liberato).

Gli indirizzi dei prigionieri sono:

Dimitra Valavani [Δήμητρα Βαλαβάνη]

Dikastiki Fylaki Korydallou, Gynaikeies Fylakes

T.K.18110, Korydallos, Atene – Grecia

Kostantina Athanasopoulou [Κωσταντινα Αθανασοπουλου]

Prigione femminile di Eleonas, Dikastiki Fylaki Eleonas T.K.32200, Tebe – Grecia

Giannis Michailidis [Γιαννης Μηχαιλιδης] Prigione di Malandrinou [Κ.Κ.Μαλανδρίνου]

TK 33053, Malandrino, Fokidas – Grecia

fonte: insuscettibilediravvedimento, tradotto da abc wien

https://www.abc-wien.net/?p=9455#more-9455

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da: actforfree.nostate.net

13 giugno 2020

Atene, Grecia : rivendicazione di responsabilità, da George Floyd Revenge Unit

Rivendicazione di responsabilità: attacco al commissariato di Nea Ionia

Quanto è straordinario un appuntamento perfetto? In qualche modo trovarsi, tramite fortuna, perseveranza, diligenza, storia, cieca volontà, insieme a compagni. Quindi ritrovarsi nel grande progetto di queste persone, poi nel progettare specialmente un’azione audace. Un salto nell’ignoto. Essere in un attimo perfettamente, insieme. Quindi fuggire nella notte, per un altro giorno in cui vivere, combattere e fare la nostra storia.

In questa notte particolare, ci siamo riuniti quasi perfettamente. Questo ‘quasi’ ha quasi sbriciolato il nostro impegno, ma poche parole rassicuranti, e il vedersi reciprocamente insieme e pronti hanno riportato la nostra volontà collettiva. Nelle luci fioche arancioni simili a un velo all’orizzonte solo a pochi metri di distanza, abbiamo iniziato la nostra corsa. Mascherati in viso e impugnando bottiglie ci siamo diretti verso l’angolo. Alcuni uomini che bevevano in ora tarda, ci hanno guardati e poi sono rimasti sorpresi di assistere a un evento, si sono alzati rapidamente correndo via. Forse per vedere meglio il fatto dopo in sicurezza dai loro divani e schermi TV. Abbiamo girato l’angolo e lanciato il nostro attacco. Il fuoco si è propagato sui cofani delle macchine della polizia, il poliziotto dentro la sua gabbia si è spaventato e, urlando, è fuggito nella notte. Per lui era un lavoro, per noi un nostro dovere, e anche un po’ di divertimento. Fatto l’attacco, siamo svaniti sani e salvi nel presente. Dai rapporti della polizia apprendiamo che non solo il nostro attacco ha avuto successo, ma non hanno informazioni su come o chi ha effettuato il nostro attacco e hanno deciso di mentire invece di ammettere una sconfitta ignorante.

Quest’ultimo periodo di vita è stato caratterizzato dall’avanzamento dello Stato e dal sempre maggiore arretramento degli anarchici. La quarantena ha portato con sé un nuovo livello di controllo sociale e detenzione che ha spianato la strada alla repressione a Thiva, negli spazi pubblici, ai confini, nei centri detentivi e nelle lotte ambientali in tutto il Paese. Lo Stato ha destinato milioni più per la propaganda alle compagnie mediatiche e altri milioni al crescente apparato di polizia/terroristico dello Stato, mentre noi deperiamo senza soldi, ma per fortuna con dati gratuiti [(grazie al cosmote! – maggiore operatore di rete mobile in Grecia, n.d.t.]. È ovvio che lo Stato si preoccupa maggiormente della pace sociale che della nostra stessa sopravvivenza. Quindi, trova soluzioni militari e di polizia alla disaffezione e alla delusione date dalla crisi di capitale in continua espansione ed esplodente.

Nel frattempo, negli USA è in atto un’insurrezione contro questo apparato di polizia molto militarizzato. La polizia razzista negli USA è stata costretta a ritirarsi nelle città di tutto il Paese, mentre la gente si scontra con uno dei più grandi meccanismi repressivi della storia dell’umanità. Come anarchici applaudiamo alla sua lotta e riteniamo nostro obiettivo esprimere solidarietà nel modo che meglio conosciamo, l’azione diretta e l’attacco. La promozione dell’azione, nostra e degli altri, è al centro di ciò che crediamo possa distruggere questo sistema oppressivo. Se una persona che stava filmando la morte di George Floyd avesse deciso di spingere, solo spingere, il poliziotto, oggi Floyd sarebbe vivo. Questa lezione è stata raccolta ed è la ragione per cui i militari sono stati chiamati in strada negli USA, per cercare di rivendicare l’agire che pensavano fosse monopolizzato.

Uno dei principali ostacoli allo sviluppo del potere e dell’agire popolari è il sistema di polizia, che uccide ogni opposizione che osi contestare il suo dominio. Questa paura è ciò che ha trattenuto la popolazione negli USA e qui in Grecia dall’insorgere, ed è questa paura che dobbiamo restituire alla polizia. Se lo Stato paga caro per ogni vita che ci prende, sicuramente penserà due volte alla sua repressione e agli omicidi razzisti. Continuando lo Stato nel feticismo della giunta, Mitzotakis ha dichiarato che la polizia è lo Stato. Non siamo d’accordo con questa valutazione, ma comprendiamo che i burocrati con le pistole sono la principale opposizione a noi nel nostro controllo delle nostre strade e la principale minaccia per noi negli spazi pubblici.

Abbiamo intrapreso quest’azione, ispirandoci agli avvenimenti negli USA, e vendicandoci di George Floyd.

Abbiamo intrapreso questa azione in solidarietà con i prigionieri nel mondo e in concomitanza con i “tre giorni di solidarietà internazionale con i prigionieri. Dobbiamo farli riflettere due volte, prima di toglierci la vita. Speriamo di poter costruire il potere, rendendolo impossibile a loro.

Per la liberazione Nera! Morte allo Stato! Attaccare la polizia! Distruggere il sistema! Saccheggiare il mondo!

George Floyd Revenge Unit

Fonte Permalink

Maggio 2020

Pubblichiamo una serie di comunicati diffusi negli anni 2012-2014 in omaggio e in segno di lotta per Lambros Foundas, compagno anarchico rivoluzionario dell’organizzazione “Lotta Rivoluzionaria”, caduto il 10/3/2010 in uno scontro con la polizia a Daphne (periferia di Atene) durante un’azione preparatoria dell’Organizzazione.  

Da: actforfreedomnow

LAMBROS È UNO DI NOI!
Lambros Foundas vive comunque nei cuori ardenti di chi lotta continuamente per la dignità e la libertà. Il ricordo dei ribelli che muoiono si incarna nelle nostre piccole e grandi rivolte. Onore per sempre al nostro compagno rivoluzionario combattente Lambros Foundas!

Actforfreedomnow / boubourAs

Ballando nel festeggiare la guerra
Nella guerra che infuria sei accanto a noi
… nei momenti difficili non hai mai abbandonato la città, nei momenti buoni non hai attirato l’attenzione, nei momenti disperati non hai temuto nulla …
… hai dato battaglia scegliendo ogni mezzo, hai combattuto con rabbia e dedizione, con conoscenza di sé e coscienza, senza paura della morte e con fiducia nella vita, talvolta come un lupo e altre volte come un albero hai cercato l’umano intimamente, ma anche intorno a te e non ti sei mai allineato, ma hai seguito la tua entropia unica …
… predefinito che tu fossi nell’orbita delle stelle, perché, stella, ti preoccupi del buio? Procedi oltre questo tempo, possa esserti aliena e lontana la sua infelicità! Il tuo splendore appartiene al mondo più remoto, per te la pietà deve essere un peccato! Per te conta solo un ordine: essere vero …

Per il compagno e rivoluzionario, ma soprattutto il meraviglioso Individuo Lambros Foundas
ANARCHICI

tradotto da Actforfreedomnow! Boubour, Con rispetto e onore !

La lotta di chi combatte contro ogni forma di potere, di chi si preoccupa che non si sprechi ogni istante e mantiene ostinatamente la convinzione che possiamo creare un mondo libero e non autoritario, è altrettanto distante da qualsiasi tipo di mitologia o narrativa, come se la terra originasse dalla luna.
Questa lotta è costata, costa e costerà innumerevoli vittime; morti, catturati e desistenti, avendo perso la speranza o si compromettono, essendo riusciti i poteri a trovare il prezzo basso o alto per comprarli.
Chi cerchi santi, martiri o messia, o eroi e bestie mitiche, alla fine non è diverso da chi non perde l’occasione di puntare il dito su furfanti, pecore nere, sospetti criminali e chi politicamente abbia già perso. Sia esseri dipinti come superiori, da un lato, sia creature estremiste dall’altro sono ugualmente sacrificabili. In entrambi i casi lo scopo è mantenere tutti sedati e docili, nonostante ciò che potrebbero pretendere i sostenitori di entrambe le parti.
Alcuni parlano in modo estatico dei “sacrificati”, mentre altri cercano pietosamente di valutare la perdita politica. Importa poco se questa convergenza sia ottenuta per fanatismo o illusione, ignoranza oppure convenienza, per ragioni di visibilità politica e sopravvivenza o per praticare dogmatismo. Chi si suppone obietterebbe, grida per convincere tutti che ha questioni in sospeso con loro, però questa frode è difficile da nascondere. Ma è così. Questo scenario è vero e giocato alla morte, ma il sentiero battuto è sempre il più sicuro. Sempre? O forse no?

Le seguenti parole e le precedenti non sono frutto di un obbligo o senso del dovere. Né fanno parte di alcun necrologio rivoluzionario. Sono lontane e ostili da qualsiasi tentativo di mitologia, proprietà, coinvolgimento o disimpegno, contro il fango gettato e il disprezzo che l’autorità sta già cercando di diffondere dopo aver divulgato l’identità e la fotografia di un “terrorista” morto in una sparatoria con poliziotti a Daphne. Lambros Foundas, caduto durante una sparatoria con l’equipaggio di una macchina della polizia nella zona di Daphne, è noto per le sue attività anarchiche.
Dai suoi anni di studente al liceo è stato socialmente attivo e avrebbe poi aderito al gruppo anarchico MAVRO AGATHI (Black Thorn) (Spina Nera, n.d.t.) che pubblicava il DROMI TIS ORGIS (Streets of Rage) zine/opuscolo/seriale. È stato attivo e ha partecipato a cortei, manifestazioni, conflitti sociali, attacchinaggi, discussioni e iniziative sociali.
Era uno delle migliaia di giovani non iscritti all’epoca ad alcun partito politico giovanile coinvolto in occupazioni studentesche, in manifestazioni e scontri prima e dopo l’assassinio del professor N. Temponera a Patrasso. Quei giovani sono stati ispirati dagli eventi insurrezionali del gennaio 1991, nonché da idee e pratiche anarchiche di cui si sono appropriati con una vitalità, che nessuna parola può descriverlo. Il gruppo anarchico “Black Thorn”, fino al suo scioglimento, ha partecipato alla cooperazione dei “Gruppi e Individui anarchici per la Solidarietà Sociale e l’Azione Diversificata”.
Durante l’occupazione dell’Università Politecnico di Atene nel 1995 per l’anniversario della Rivolta del 1973, Lambros Foundas è stato tra i 504 arrestati dalle forze statali repressive che hanno invaso il territorio universitario la mattina del 18 novembre. È stato, quindi, tra i molti giovani di una generazione che i politicamente corretti hanno rapidamente descritto come persi. Tra coloro che hanno scelto i loro compagni e vissuto negli anni ’90 di protesta in protesta, di blocco stradale in blocco stradale, resistendo in solidarietà, con passione sotto ogni aspetto sociale, coloro che hanno scelto d’affrontare il potere, con i loro pregi e difetti, le loro differenze reciproche e la loro caparbietà, confondendo l’autorità che li voleva semplicemente come spettatori delle lotte sociali. Non che non ci fosse gente del genere. Al contrario. Da allora mi son visto con Lambros, fianco a fianco con lui spesso durante cortei, blocchi stradali e scontri.

Crediamo solennemente che ciò che i combattenti si lasciano alle spalle, è ciò che realmente contribuiscono e non è superficiale rispetto al processo di liberazione dalle catene dell’oppressione e dello sfruttamento. Questo è un retaggio che trascende qualsiasi esigenza, decisione e scelta.
Poiché i mezzi non sono fine a se stessi e non differenziano quei combattimenti, bensì rivelano piuttosto possibilità, non santificano chi scelga l’una o l’altra forma, né mette nessuno su un piedistallo. Non esistono compagni sconosciuti ingiustamente persi. Né in queste situazioni è questione, principalmente, di ricercare errori operativi.
Tuttavia, allo stesso modo non concordiamo con la logica secondo cui le spiegazioni sono privilegio di preti, iniziati o di ben istruiti su questioni interne o con chi si occupa continuamente di casi e simulazioni, che la risposta possa iniziare e finire con lo slogan: la perdita è un male necessario. La nostra posizione deve essere semplice e esplicita.
Concludiamo dicendo addio a Lambros con un desiderio (e una certezza) indiano: “La prossima volta (che ci vediamo) andrà meglio!”
“Archivio anarchico di Atene del 11 marzo 2010, tradotto da actforfreedomnow in memoria e onore al mio amico e compagno Lambros.

Giovedì 13 marzo 2014
Atene: rivendicazione di responsabilità per l’attacco con molotov al commissariato l’8 marzo 2014, in ricordo del membro di Lotta Rivoluzionaria Lambros Foundas

“Con torce spente molto tempo fa, le pupille dei miei occhi vedono i miei vecchi compagni camminare scansando… Chiudo forte la bocca e grido …
È nel momento che hanno invaso selvaggiamente le mie arterie trascinando l’asta della bandiera rotta, e lì, nell’ottava arteria, nella piccola cavità del cuore dove dormono i miei compagni morti, faccio la mia battaglia sottovoce…
Devi spingere i tuoi atti al livello più estremo; metterti alla prova nella lotta, combattendo con tutto il tuo essere in allerta; essere in assemblee, manifestazioni, scioperi selvaggi e sulle barricate, proprio come ha fatto Lambros; essere puntuale a scadenze cospirative, presente nella mappatura del nemico e della città, consapevole della necessità di rifornire, pronto a lubrificare le armi da fuoco, a lanciarti pienamente nella lotta, come un tuono …
Deve avviare tutte queste procedure e qualunque approccio capace d’assicurare un esito positivo, perché la storia è insufficiente se non ci soffermiamo su di essa …
Da parte nostra, muovendoci costantemente in questo contesto, abbiamo onorato la memoria del combattente e rivoluzionario anarchico Lambros Foundas la sera di sabato 8 marzo 2014, attaccando il commissariato di Nea Chalkidona, sobborgo di Atene; prendendo nuovamente alla sprovvista i meccanismi statali, abbiamo dato alle fiamme una gazzella parcheggiata all’esterno, nonché la garitta e la porta d’ingresso del commissariato, dimostrando loro che i combattenti sono gli unici a scegliere luogo, ora e modo per scatenare il loro odio sui nemici designati della libertà.

Lambros: non manchi in nessun momento di lotta, perché sei sempre presente, come eri solito fare… Lambros: non è finita, perché tutto continua …
Onore per sempre a Lambros Foundas, che si è solo preso una pausa quattro anni fa (10 marzo 2010) a Dafni, Atene, e continua a ispirarci nel suo unico modo
Rivoluzione prima e sempre, fino alla vittoria …
pubblicato da SEVERRINO alle 17:19

Atene: processo a Lotta Rivoluzionaria in omaggio a Lambros Foundas – 10 febbraio 2012

FOUNDAS, perenne Dichiarazione ETERNA dei membri di Lotta Rivoluzionaria il 6 febbraio 2012, in merito allo scontro armato di Dafni, in cui Lambros Foundas è stato ucciso in battaglia con la polizia
L’operazione repressiva contro Lotta Rivoluzionaria è iniziata con uno scontro armato a Dafni il 10 marzo, 2010, quando il nostro compagno Lambros Foundas è stato ucciso in una battaglia con gli sbirri, Andreas Haskis e Theodoros Koumarapis. Sebbene questo episodio diventasse punto di partenza delle indagini conclusesi con i nostri arresti, il PM d’appello, Makropoulos, non ha convocato i due poliziotti assassini di Lambros Foundas per testimoniare in questo processo, ma ha chiamato alla sbarra la proprietaria dell’auto che i compagni hanno tentato d’espropriare, per usarla in un’azione dell’organizzazione. Ovviamente, i due poliziotti non sono stati convocati dalle autorità giudiziarie per nessun altro motivo se non essere protetti, quindi, come abbiamo detto prima, dimostrando coalescenza fra autorità giudiziarie e di polizia. Naturalmente, il PM d’appello ha cercato di proteggere gli assassini di Lambros Foundas. Questo non ci sorprende, così come non siamo stati sorpresi per il fatto che le circostanze dell’assassinio di Lambros Foundas non siano state e non saranno indagate da alcun giudice.

Il ruolo dei giudici e naturalmente di questa corte, è quello di proteggere gli interessi classisti dei padroni, dei ricchi e loro lacchè e degli scagnozzi, che non sono altro che gli sbirri. E ciò dimostra l’ipocrisia della giustizia statale, perché quando giudici e altri funzionari del regime parlano di valore della vita umana, intendono esclusivamente le vite dei loro pari di classe, gli stessi di cui si servono, cioè gli stessi che costituiscono il Potere economico e politico e quelli che li proteggono, cioè i membri delle forze di polizia. Per i giudici e questa corte, è preziosa la vita di criminali e pretoriani del regime, come [i poliziotti] Mantzounis, Margellos, Stamos, tutti addestrati e pagati per assaltare, torturare e uccidere. Ed è ancora più preziosa per questa corte la vita di individui come l’ex ministro per l’Ordine pubblico, Voulgarakis, odiato dal popolo. Secondo la “giustizia” di classe, il valore della vita umana è misurata in termini di posizione di classe di ognuno di noi; giudicata se serva il Potere e il regime criminale, chiamato capitalismo ed economia di mercato.
Lambros Foundas sarà ricordato come combattente per la libertà che ha dato la sua vita preparando un ulteriore attacco di Lotta Rivoluzionaria al regime. Ha dato la sua vita affinché il lavoro di governo greco, FMI, BCE e UE non passasse; affinché l’attuale giunta dello Stato e del Capitale non proseguisse; quindi, affinché il nuovo totalitarismo che l’élite economica e politica vuole imporre al mondo, con la crisi finanziaria globale, non passi. Lambros Foundas ha dato la sua vita combattendo per rendere la crisi un’opportunità per la Rivoluzione Sociale. Al contrario, gli assassini di Lambros Foundas, Andreas Haskis e Theodoros Koumarapis, saranno ricordati nella storia come mercenari e membri di un meccanismo di assassini.
Saranno ricordati nella storia come fantocci di un regime ingiusto e criminale, fantocci e lacchè di chi saccheggia, opprime e sfrutta il popolo. Proprio come questa corte che sarà ricordata nella storia come una corte speciale che ascolta rivoluzionari e combattenti che stanno battendosi per la distruzione del capitalismo e dello Stato, come una corte rappresentante i traditori del popolo, i collaborazionisti contemporanei al servizio della élite economica sovranazionale. È nostro dovere, come membri di Lotta Rivoluzionaria, difendere Lambros Foundas in questo tribunale del nemico di classe. Inoltre, che la rivendicazione di responsabilità politica per la nostra partecipazione in Lotta Rivoluzionaria è stata una questione ovvia, non solo per difendere la nostra organizzazione, ma anche il nostro compagno. Per noi, i suoi compagni di Lotta Rivoluzionaria, Lambros Foundas non è deceduto. È nel nostro sangue e nell’aria che respiriamo come combattenti.

È nei nostri scopi e obiettivi. Lui s’identifica con la nostra organizzazione e la nostra lotta. Ogni giorno, ogni istante, è presente. È IMMORTALE.

I membri di Lotta Rivoluzionaria Pola Roupa, Kostas Gournas, Nikos Maziotis
pubblicato da SEVERRINO alle 17:14

Atene: Giornata di omaggio e in onore di Lambros Foundas – sabato 10 marzo 2012.

A 2 anni dall’omicidio del compagno anarchico Lambros Foundas, sabato 10 marzo 2012 si è svolto un corteo in ricordo e in segno di lotta. Alle 12 è iniziato l’incontro di PA in Piazza Monastiraki, per un’oretta, prima che un migliaio di persone cominciasse a sfilare per le vie del centro di Atene (viale Athinas, Piazza Omonia, via Stadiou, Syntagma, viale Amalias, via Othonos, via Panepistimiou, Propylaea), attirando spesso l’interesse di passanti. Numerose unità di polizia erano presenti lungo tutto il percorso della manifestazione, con gli organizzatori della manifestazione impegnati nel garantire la sua essenziale ” salvaguardia”. Sono stati distribuiti opuscoli con le dichiarazioni politiche dei compagni processati per il caso di Lotta Rivoluzionaria, mentre volantini, graffiti e adesivi hanno riempito strade e muri del centro città. In testa alla manifestazione c’erano due striscioni con riportato “Solidarietà ai perseguiti per il caso di Lotta Rivoluzionaria” e “Lambros è vivo nelle nostre lotte per la Rivoluzione Sociale”.

Sono stati scanditi molti slogan – vecchi e nuovi – come “Lotta Rivoluzionaria contro il capitale e il capitalismo”, “Lambros è vivo nel cuore di ogni rivoluzionario”, “Terrorismo è cercare un lavoro; nessuna pace con i padroni”, “Onore per sempre a Lambros Foundas ”, “Libertà per tutti i prigionieri”, “Né prigionieri criminali né politici; fuoco alle galere”, “Stato e Capitale sono gli unici terroristi; solidarietà ai guerriglieri armati”,” Popolo, impugna le armi; ora o mai più”, “Popolo, stai morendo di fame; perché t’inginocchi davanti a loro? Popolo, stai morendo di fame, perché non li appendi? ” (fuori del mercato centrale Varvakios Agora), “Riduciamo in cenere la casa di Kaminis” (fuori del municipio), “Il 12 febbraio è stato solo l’inizio; avanti per una rivolta mondiale “, “Il 12 febbraio non è bastato; la prossima volta deve cadere il parlamento”, “Libertà per i membri di Lotta Rivoluzionaria; ascia e fuoco per i cani da guardia dello Stato “, “Poliziotti, KKE [Partito “comunista” greco], neonazisti, tutta la feccia lavora fianco a fianco”, “Pregare non cambierà il mondo; espropriamo tutte le chiese ”, “Libertà per Stella Antoniou ”. Inoltre, è stato scandito uno slogan in italiano, “Anarchia, Destabilizzazione, Azione Diretta, Insurrezione”. Verso le 15 la manifestazione anarchica si è conclusa a Propylaea, e molti manifestanti hanno continuato a marciare verso Exarchia.
pubblicato da SEVERRINO alle ore 17:10

Atene – MANIFESTAZIONE IN MEMORIA E IN SEGNO DI LOTTA PER IL RIVOLUZIONARIO LAMBROS FOUNDAS
tradotto da Actforfreedomnow!

SABATO 10 MARZO 2012. ORE 12, PIAZZA MONASTIRAKI
A 2 ANNI DALL’ASSASSINIO DEL COMPAGNO ANARCHICO LAMBROS FOUNDAS, MEMBRO DELL’ORGANIZZAZIONE LOTTA RIVOLUZIONARIA, CADUTO IN BATTAGLIA CON GLI SBIRRI DURANTE UN’AZIONE PREPARATORIA DELL’ORGANIZZAZIONE, IL NOSTRO DEBITO IN MEMORIA DEL NOSTRO COMPAGNO È CONTINUARE LA LOTTA SOVVERSIVA PER LIBERTÀ, UGUAGLIANZA, ANARCHIA.
CONTRO LA GIUNTA DELLA TROIKA E IL TOTALITARISMO MODERNO, CONTRO LO STATO E IL CAPITALE, PER LA SOVVERSIONE DEL REGIME E LA RIVOLUZIONE SOCIALE.
SOLIDARIETÀ AI MEMBRI DI LOTTA RIVOLUZIONARIA E AI PERSEGUITI PER LO STESSO CASO.
ANARCHICI

pubblicato da SEVERRINO alle 17:03

Atene: rivendicazione di responsabilità per l’attacco incendiario al commissariato di Acropolis in ricordo di Lambros Foundas

“Tutti sognano: ma non allo stesso modo. Chi sogna di notte nel profondo polveroso delle sua mente, di giorno si desta per scoprire che è stata vanità: ma i sognatori di giorno sono uomini pericolosi, perché possono realizzare i loro sogni ad occhi aperti, rendendoli possibili…”.
( TE Lawrence)
Questo abbiamo fatto, ispirati da sogni di RABBIA, ma soprattutto sogni di MEMORIA e così abbiamo attaccato il commissariato di Acropolis alle prime ore del 10 marzo 2013, prendendo alla sprovvista la folla di poliziotti nell’area.
Le ragioni sono numerose, ma la perdita di Lambros è la maggiore di tutte.
Sono trascorsi 3 anni ormai da quella notte del 10 marzo in cui Lambros Foundas,  essenza del movimento anarchico e membro di Lotta Rivoluzionaria, è caduto in una battaglia armata con i maiali della polizia greca, nel distretto di Dafni, ad Atene.
La sua vita e la sua morte hanno rappresentato un esempio che nessun combattente per la libertà potrà mai dimenticare. Non possiamo permettere che si versino lacrime per i nostri compagni morti, ma abbiamo la responsabilità d’imparare dalla fiducia, dedizione e coerenza della loro lotta.
Abbiamo la responsabilità di onorare la memoria di Lambros Foundas con ogni mezzo, riflettendo sul percorso della sua condotta politica d’azione e quindi sulla sua stessa vita.
Possano protendersi mani e impugnare la sua arma. Ne proponiamo un altro, ma certamente non il nostro ultimo addio a lui, dicendo:
Lambros, i rivoluzionari continueranno a far crescere il fiore che sbocciò quell’alba a Dafni, fino alla VITTORIA …
LAMBROS FOUNDAS PRESENTE!
Tutto continua …

pubblicato da SEVERRINO alle 16:59

lunedì 5 marzo 2012
Buenos Aires: attacco dinamitardo contro la Corte penale dall’indomito Nucleo per la diffusione del fuoco / FAI (Argentina)

da culmine:
1 marzo 2012
Nostra è la condanna
di Gendarmeria, di polizia locale e di Buenos Aires, brigate in borghese, leggi antiterrorismo, sistemi d’identificazione biometrica, migliaia di telecamere in tutta la città, cittadini vigilanti pronti a tradire, prigioni sovraffollate, torture, omicidi … questo è lo scenario in cui la nostra lotta, in un contesto simile a molte altre città, compagni attaccano, individualmente o collettivamente, senza alcun consenso sociale e senza l’approvazione di qualunque leader, da soli e con propri principi e valori ardono come fuoco.
Quanto a noi, segnaliamo che giovedì 1 marzo, alle 2:30 del mattino, abbiamo attaccato con un ordigno incendiario il Tribunale penale in Calle Paraguay 1536, nel centro della città, causando danni evidenti alla facciata e alle sue finestre. Stiamo pensando ai compagni Freddy Fuentevilla Saa, Marcelo Villarroel Sepulveda e Juan Aliste Vega, in sciopero della fame nella prigione di Santiago dal 17 febbraio, durante giorni di tumulti internazionali (dal 19 al 29 febbraio).
Compagni: la sovversione è desta e non scomparirà! Dove c’è povertà ci sarà ribellione !!
Sarà così pure per i fratelli della “Cospirazione delle Cellule di Fuoco”, che anche in prigione continuano senza sosta la guerra. Fraternizziamo con le loro parole, i loro gesti e le loro azioni e con il progetto della Federazione Anarchica Informale, a cui contribuiamo e che rafforziamo.
Con amore e complicità per il compagno Luciano Pitronello (Tartaruga), ferito e rapito dallo Stato cileno. Gabriel Pombo da Silva, prigioniero in Germania – vero anarchico; Marco Camenisch, combattente per la liberazione della terra; e compagni prigionieri in Messico, Spagna, Italia, Indonesia.

Con Mauricio Morales e Lambros Foundas sempre presenti nella memoria dei combattenti. Guerra senza tregua a tutto il sistema di dominio
Nucleo indomito per la diffusione del fuoco /FAI
pubblicato da SEVERRINO alle 13:30

 
da: actforfreedom

4 maggio 2020

Grecia: Pola Roupa membro di Lotta Rivoluzionaria: sanzioni disciplinari – Condanna delle lotte nelle carceri

La prima procedura disciplinare per quanto svoltosi il 9 aprile nella prigione di Eleonas dopo la morte della detenuta Azize Demiroglou è stata fissata per il 28 aprile. Saputo della morte di Azize, nella prigione è scoppiata una rivolta, provocata da un lungo periodo di aumento della pressione esercitata sui detenuti, in cui la paura della malattia da coronavirus, la paura della morte per coronavirus o altra causa, ha avuto un ruolo decisivo, nonché l’attesa dell’attuazione di misure per decongestionare le carceri che il ministero ha annunciato e che non ha mai implementato, causando ansia, rabbia e risentimento. Tra le cause che hanno alimentato la rivolta ci sono state le condizioni detentive (sovraffollamento nelle camere), nonché il rigore caratteristico rispetto a una qualsiasi richiesta dei prigionieri, che costantemente si scontra con il muro della paura e della punizione.
La rivolta, senza precedenti scoppiata in carcere negli ultimi 13 anni, ha momentaneamente minato la politica di “successo” del governo nella gestione della crisi pandemica, e per la maggior parte i media hanno scelto di seppellirlo come una seria minaccia per minare sia il lavoro del governo che il “consenso sociale” molto pubblicizzato sulle misure del governo.
Tuttavia, nonostante gli sforzi coordinati per nascondere il fatto, si è riusciti a far emergere “un altro mondo”, mettendo in luce il grido di un grande gruppo vulnerabile, quello di prigionieri stipati in celle e camere, preoccupati per la propria sopravvivenza. Si è mostrato un “mondo diverso” messo a tacere, cui sono negati i suoi diritti ed è il suo diritto a rivendicarli, con la minaccia di una detenzione prolungata che aleggia sopra ogni pensiero di reazione. Di conseguenza, ciò aveva una significativa dimensione politica che ha superato di gran lunga gli stretti confini delle questioni relative ai prigionieri. Ha centrato il nocciolo dell’attuale politica governativa esponendo le sue menzogne sulle sue politiche “filantropiche” e “socialmente solidali”. Ha anche fatto emergere il nucleo fascista nascosto del governo che dà priorità a vite e morti e calpesta i diritti, tratta razzisticamente i detenuti e scatena violenza statale brutale quando li rivendicano.
La fine della rivolta è stata seguita da una mobilitazione come reazione alla morte di Azize, contro la beffa del governo che aveva annunciato misure di decongestionamento senza però attuarle, e per richiedere l’immediato decongestionamento delle carceri. La protesta è stata violentemente repressa poco dopo l’inizio, sebbene fosse stata preceduta dalla presentazione di un documento firmato da diversi detenuti che informava che la prigione sarebbe stata aperta fino alle 23, a mezzogiorno e che i detenuti si sarebbero astenuti dai pasti e dal lavoro.
La repressione è proseguita con procedimenti disciplinari di massa, con il deferimento di un “mucchio” di detenuti basato su una serie di accuse. Come ho affermato in un precedente testo da me pubblicato, sono stata la prima nella lista dei nomi di prigionieri che sarebbero spulciati da un consiglio disciplinare, accusati di “disobbedienza”, addebito conseguente la mobilitazione post-rivolta. Il procedimento disciplinare è iniziato il 28 aprile e, mentre ero di nuovo la prima nella lista dei nomi, sono stata chiamata dal consiglio per ultima. Sono stata informata dalle altre detenute che a tutte loro si è chiesto “chi le avesse fatte firmare, convincendole a stare fuori dalle celle”. Come mi è stato detto, hanno categoricamente negato che fosse successo qualcosa di simile. Era chiaro che si stavano cercando ardentemente prove incriminanti contro me, essendo stata presa di mira sin dal mattina del 9 aprile dal ministro stesso e dal segretario generale per la politica anticrimine, S. Nikolaou tramite una dichiarazione rilasciata ai giornalisti “che Pola è a Tebe”, dichiarazione mirata indirettamente ma chiaramente a incolparmi di tutto quanto successo quel giorno.
Inoltre, un “processo informale preinvestigativo” è stato avviato nei giorni precedenti dal servizio alla ricerca di “istigatore o istigatori”. Tuttavia, né la procedura informale né quella formale hanno prodotto alcun indizio contro me. Gli unici cui non è stato chiesto chi ci avesse indotto a farlo siamo state io e la mia compagna di cella, Pagoni Katerina, pure lei condannata.
Riassumo i punti principali delle mie “scuse”:
“Per esaminare l’accusa, l’antefatto e il contesto in cui si sono svolti i fatti del 9 aprile devono essere analizzati e compresi. Le prigioniere hanno recentemente sperimentato una pressione soffocante derivante dalla minaccia del coronavirus associata alle nostre condizioni detentive, la minaccia della pandemia alle nostre famiglie e ai nostri figli. Dominavano forte preoccupazione e sconvolgimento, perché il governo non ha adottato misure di decongestionamento delle carceri che aveva annunciato, atto da noi tutte percepito come una beffa, mentre la preoccupazione di fronte alla minaccia della pandemia e della morte era ed è grande. Non sono in questa prigione da molto tempo ma dal primo momento in cui sono arrivata era evidente che le prigioniere erano molto ansiose e straziate per quello che sarebbe successo. La morte di Demiroglou è giunta al culmine dell’ansia, dello strazio, della paura di morire vissuti dalle detenute e combinati con la beffa del governo, la paura si è tradotta in rabbia. Inoltre, un mese e mezzo fa un’altra prigioniera, Georgia Triantafyllou, è deceduta, un fatto che l’amministrazione carceraria ha negato il 9 aprile quando ho fatto riferimento a lei di fronte all’inviato del ministero. La morte della nostra detenuta è stata l’innesco che ha causato l’esplosione della rivolta. Occorre tener conto, in tutte le procedure disciplinari che si terranno, dell’antefatto che ha dato vita a questa esplosione e guardare a tutti gli episodi che l’hanno preceduta. Inoltre, l’articolo 79 del codice penale stabilisce che ogni tribunale deve esaminare le cause e le circostanze degli atti processati, mentre il comma 4 dello stesso articolo afferma che un atto è giustificato se dovuto a comportamento emotivo. Anche il codice penale, all’art. 71 che fa riferimento a procedimenti disciplinari, chiede l’esame delle condizioni in cui sono stati commessi gli atti e afferma che il consiglio può astenersi dall’imporre una sanzione. Questo perseguimento riguarda il nostro rifiuto a rientrare nei reparti nelle ore serali. La rivolta era finita ore fa. È stata una decisione collettiva quella di mobilitarsi, di tenere le celle aperte di notte fino alle 23 e a mezzogiorno, di astenersi dal lavoro e dai pasti, chiedendo il decongestionamento delle carceri. Abbiamo presentato in anticipo documenti di protesta con firme. La nostra mobilitazione è stata repressa dalla violenta invasione delle forze di polizia. In altre parole, una mobilitazione non violenta è stata violentemente attaccata per porre la sua fine. Vorrei sottolineare che in molte prigioni ci si è mobilitati per chiedere il decongestionamento e alcune di queste mobilitazioni stanno avvenendo ora, mentre parliamo. Aggiungerei che tutto quanto successo il 9 aprile non ha avuto motivi egoistici. Molte detenute e anch’io non intendevamo essere rilasciate tramite le misure di decongestionamento da noi proposte. La motivazione è straordinaria e il fattore determinante è stato la solidarietà. Affermazioni, mobilitazioni, proteste non si fanno presentando un documento, ma attraverso azioni che esercitino pressione ad attuare le richieste e la difesa dei diritti, e sono legali e garantiti dalla Costituzione stessa ma anche dalla giurisprudenza internazionale. Da nessuna parte nella Costituzione, nel Codice penale o nel Codice penitenziario si afferma che i prigionieri sono esclusi dal diritto di svolgere mobilitazioni, proteste, lotte”.
Ho richiesto la presenza del mio avvocato, Koutra Electra-Leda, come previsto dal codice penale e ciò è avvenuto tramite skype. La mia avvocatessa ha preso posizione difendendo la legittimità della nostra mobilitazione, facendo ampio riferimento alla giurisprudenza nazionale e internazionale che garantisce quanto abbiamo difeso nel procedimento. Ha pure presenziato durante l’esame di Katerina Pagoni con lo stesso schema difensivo. Due ore dopo la fine dei processi, Pagoni ed io siamo state chiamate per la prima volta a sentire l’annuncio della decisione sulla nostra condanna (20 punti) per l’atto “illegale” di “disobbedienza”. Il procuratore mi ha chiesto se avessi qualcosa da dire e io ho risposto: “L’illegalità non è ciò che abbiamo fatto. È illegale che gente muoia in prigione. È illegale che l’esecutivo annunci misure e non le attui. È illegale reprimere violentemente una mobilitazione non violenta e giusta per picchiare le prigioniere. Le illegalità sono state invece commesse, da voi, non da noi. “Le altre sono state successivamente convocate per essere assolte. Abbiamo insistito per essere informati sulla giustificazione della nostra condanna e della nostra discriminazione dalle altre, ma non ci è stata data alcuna spiegazione. Che il consiglio disciplinare (composto dal procuratore di supervisione A. Mousouri, dal direttore della prigione G. Makris e dal capo del servizio sociale Karakatsani V.) abbia assolto le altre detenute è certamente un fatto senza precedenti per la storia di questa particolare prigione, dato che qui in ogni occasione sono imposti procedimenti disciplinari e punizioni molto severe. Questa decisione è stata facilitata dall’insistere sulla pubblicazione sistematica dei fatti, dal promuovere i loro contenuti e pubblicare diffusamente le condizioni detentive.
Ma la mia condanna ha un significato molto pesante. Anzitutto ha mirato a me, la mia storia, il mio atteggiamento, il motivo per cui ho articolato pubblicamente sui fatti. È la continuazione di un obiettivo sistematico, a partire dell’’invasione delle forze di polizia nel mio reparto di Korydallos e il mio trasferimento a Tebe, per bloccare la mobilitazione in corso lì. Un trasferimento ordinato dal ministero stesso con il rappresentante di S. Nikolaou ad affermare pochi giorni dopo, nel mezzo della rivolta della prigione, che “Roupa è a Tebe”, prendendo di mira me come colpevole della rivolta. Cioè, la stessa persona che ha ordinato il mio trasferimento ad Eleonas mi prende di mira perché sono ad Eleonas, come se ci fossi venuta volontariamente (sic). Non essendo riusciti a comprovare altre accuse nei confronti miei, né quella di “leader” né di ‘”istigatrice”, la decisione di condanna, specialmente a me, è una colpa indiretta e subdola per un ruolo centrale nella mobilitazione. Riguardo alla mia compagna di cella, Pagoni Katerina, pure rappresentata dall’avvocatessa Koutra Electra-Lida con la stessa linea difensiva, questa è la stessa prigioniera da me citata nel mio primo testo sulla rivolta, rimasta fuori della sua cella, perché lei e il suo bambino non erano stati ricoverati in ospedale ed era stata severamente punita con 1 anno di privazione del lavoro. Ovviamente nel punire anche lei colpiscono la sua scelta di rivendicare e protestare contro la violazione dei diritti. La decisione di condanna è stata un simbolo molto serio per aver deciso di “esercitare” il diritto a essere rappresentata da un’avvocatessa durante il procedimento disciplinare, essendoci “capitato” di essere le uniche a richiedere di essere rappresentate da un’avvocatessa. Perciò, l’imposizione della sanzione disciplinare è stata applicata con un carattere molto vendicativo pure alla nostra avvocatessa e alla sua capacità. Stante la mia posizione di fronte al Consiglio di disciplina e la difesa dei diritti a condurre mobilitazioni, la pena si abbatte su qualsiasi azione delle detenute intesa a difendere i loro diritti e rivendicare.
Infine, questa decisione rappresenta una legittimazione dell’abbandono criminale della prigioniera Demiroglou a morire indifesa in prigione, è una legittimazione delle morti nelle carceri, la beffa tattica del governo nei confronti dei prigionieri, l’esercizio della violenza brutale contro loro quando lottano. È una legittimazione a tutti gli effetti del silenzio nel cimitero delle carceri. Non dovrebbero aspettarsi che ciò rimanga senza risposta.

Pola Roupa, membro di Lotta Rivoluzionaria
3^ Ala della prigione femminile di Eleonas-Tebe, in Grecia. YG

da: actforfreedom

4 maggio 2020

Grecia: In tutto il mondo si chiede solidarietà per l’organizzazione rivoluzionaria “Lotta Rivoluzionaria”

Ogni volta che le masse oppresse hanno tentato di sovvertire un sistema sociale, economico, politico, il ricorso alle armi e alla violenza rivoluzionaria è stata la pietra angolare di ogni impresa rivoluzionaria. È un fatto che nessun processo rivoluzionario può respingere la violenza come forma di lotta contro gli oppressori. Anarchici di ogni epoca non hanno mai diviso le forme di lotta. Perciò l’anarchismo come movimento rivoluzionario ha un rapporto ininterrotto e fondamentale con la lotta armata, perché la lotta armata scaturisce dalle radici dello status sociale inferiore e dal proletariato, agisce per i suoi interessi, emerge come modello di costruzione con una prospettiva rivoluzionaria. Un movimento rivoluzionario che si rispetti, non può esistere senza un percorso parallelo e una connessione organica con la lotta armata. Quindi, siamo solidali verso i compagni, uomini e donne, che scelgono di combattere anche con la lotta armata, come guerriglieri urbani con l’analisi e la strategia, con l’obiettivo principale della creazione di una società basata su uguaglianza economica e libertà politica. Rispettiamo e appoggiamo la loro scelta, soprattutto quando i nostri compagni stanno ancora combattendo per la causa della Rivoluzione Sociale anche nelle circostanze più difficili. Due di questi compagni sono Pola Roupa e Nikos Maziotis, membri dell’organizzazione rivoluzionaria “Lotta Rivoluzionaria”.
I compagni sono incarcerati con la condanna all’ergastolo a 27 anni per Pola e 83 anni complessivamente (dopo aver infranto la condanna all’ergastolo nel 4° processo contro “Lotta Rivoluzionaria”), ma continuano senza rimorsi la loro lotta nelle aule giudiziarie e nelle prigioni del regime greco. L’organizzazione rivoluzionaria “Lotta Rivoluzionaria” è stata costituita nel 2003, quando l’ambiente sociale e politico in Grecia era caratterizzato dall’assenza di resistenze sociali e di classe verso le riforme neoliberiste. Con il consenso diffuso della maggior parte della società, il sistema sembrava saldo. In questo primo periodo di azione (2003-2007), “Lotta Rivoluzionaria” ha avuto due principali picchi di azione contro le riforme neoliberali importate, nella sfera politica e sociale e la “Guerra al terrore” dichiarata dagli USA e dal resto dell’élite politica ed economica dell’Occidente. Attraverso le analisi, la strategia e i colpi simbolicamente definitivi di grande impatto, “Lotta Rivoluzionaria” è stata diretta a rivelare la doppia natura della globalizzazione – politica e marziale – e ha contrastato l’onnipotenza dello Stato.
Anche l’organizzazione era per mettere in discussione la sconfitta sociale e di classe generalizzata, proponendo la possibilità e la necessità di una prospettiva rivoluzionaria nella società. In questo primo periodo ci furono successi come: bombardamenti al tribunale di Atene, al ministero del Lavoro e del ministero delle Finanze, attacco con razzi Wasp 58 all’ambasciata degli USA, ecc. Dopo la crisi finanziaria iniziata negli USA nel 2008 (Lehman Brothers) e diffusa in nel resto del mondo, era chiaro che questo momento storico avrebbe rappresentato una delle crisi capitaliste più devastanti e durature, che era inevitabile evitare e avrebbe portato il sistema in un vicolo cieco. “Lotta Rivoluzionaria” aveva previsto e menzionato nelle sue analisi tutto quanto sopra. Stava già sostenendo che l’offensiva neoliberista più brutale era in arrivo e sarebbe stata lanciata in nome del “affrontare la crisi e i problemi finanziari”. L’inizio della crisi ha segnato il cambiamento della strategia dell’organizzazione e indotto ad adeguarsi alle nuove condizioni. Nel 2009, Lotta Rivoluzionaria ha iniziato una campagna di attacchi al culmine dello scoppio della crisi capitalistica mondiale. Gli attacchi hanno preso di mira strutture e istituzioni responsabili della crisi e delle sue politiche. Era importante sovvertire e sabotare gli sforzi di salvataggio delle banche, creando un ambiente di destabilizzazione e agitazione che avrebbe minato la normalità sistemica e sottolineato che questa crisi finanziaria si sarebbe tradotta in una crisi del debito e in una crisi strutturale del sistema . Azioni ostili in questo periodo sono state gli attentati alle filiali Citibank ed Eurobank ad Atene e, naturalmente, la massiccia autobomba che ha causato gravi danni al palazzo della Borsa di Atene ed ebbe un forte impatto politico. Il 10 marzo 2010, Lambros Foundas è morto a Dafni in uno scontro con la polizia, mentre stava espropriando un veicolo per i piani dell’organizzazione. Dopo esattamente un mese dal 10 aprile 2010, l’organizzazione deve accettare il primo colpo repressivo. Gli assassini in uniforme della “democrazia” greca catturano 6 anarchici, come membri di “Lotta Rivoluzionaria”. Tra loro, Nikos Maziotis e Pola Roupa che dopo l’arresto hanno assunto la responsabilità politica delle azioni del gruppo in una lettera di 16 pagine (“Una lettera politica alla Società”). Dicono anche che Lambros Foundas era anche membro di “Lotta Rivoluzionaria”, che è caduto nella battaglia per la libertà e la rivoluzione e che sono orgogliosi di lui e lo onoreranno per sempre.
A questo punto molti compagni in tutto il mondo hanno espresso la loro solidarietà attivandosi. Alcuni di quegli atti di solidarietà immediata sono stati: 16 marzo 2010, Bruxelles, Belgio: finestre della banca Dexia rotte“.” Il nostro pensiero va all’anarchico Lambros Foundas, assassinato dalla polizia greca. Solidarietà alla rivolta permanente che scuote la Grecia ”: 24 marzo, Volano, Italia, 2010: bancomat incendiato in memoria di Lambros; 27 aprile, Lublino, Polonia, 2010: Banca centrale vicino al commissariato riempita di lanci di vernice e slogan, lasciati in solidarietà con i prigionieri di “Lotta Rivoluzionaria”, CCF e i prigionieri anarchici in Cile; 27 settembre, Atene, Grecia, 2010: occupazione anarchica della Associazione di stampa estera di Grecia con volantini, slogan e striscioni, a scopo di contro informare sul caso di “Lotta Rivoluzionaria”, ecc. Per un anno e mezzo, Nikos Maziotis e Pola Roupa sono stati ostaggi dello Stato greco. Nel 2012 sono stati rilasciati in “libertà vigilata” dopo la fine della custodia cautelare di 18 mesi (a causa della scadenza del periodo di detenzione preliminare che potevano essere tenuti legalmente in custodia). Dopo un po’ hanno rotto gli ordini restrittivi e sono diventati “fuorilegge”. Nikos Maziotis e Pola Roupa hanno scelto di continuare l’azione di “Lotta Rivoluzionaria”, annullando il colpo repressivo inferto all’organizzazione e passando alla “clandestinità”. Dal rilascio fino all’ “illegalità” è intercorso un intervallo di fitta attività politica con la loro presenza quotidiana nello spazio anarchico/antiautoritario in azioni del movimento a / a, nelle assemblee, ma anche in strada.
Il 10 aprile 2014, “Lotta Rivoluzionaria” ha lanciato un attacco dinamitardo contro la Banca di Grecia ad Atene (filiale estera della Banca centrale europea), che ospitava l’ufficio del rappresentante permanente del FMI in Grecia, Wes Mcgrew. L’attacco alla Banca di Grecia è stato il colpo più forte contro il sistema economico e politico, in un periodo in cui buona parte della popolazione era già stata indotta a rassegnarsi e aveva prevalso la paura. La proclamazione di questo attentato dinamitardo è stata firmata come “Lotta Rivoluzionaria – Commando Lambros Foundas”. Un procuratore ha dichiarato durante il processo per questo attacco che, se l’edificio fosse crollato, il danno allo Stato greco sarebbe stato enorme. Nel luglio 2014, Nikos Maziotis è stato arrestato in piazza Monastiraki ferito in una battaglia impari con sbirri. Il compagno dal primo momento del suo arresto si è dichiarato un ribelle e un membro non pentito di “Lotta Rivoluzionaria”. Era ovvio che l’arresto e la prigionia di Maziotis non avrebbero significato la fine di “Lotta Rivoluzionaria”. Dalla “clandestinità”, Pola Roupa ha continuato a lottare e nel 2016 ha dirottato un elicottero nel tentativo di liberare Nikos Maziotis e altri prigionieri politici. Purtroppo il tentativo non è stato coronato da successo. Nel gennaio 2017, Roupa è stata arrestata a casa sua da ingenti forze di polizia, di fronte a suo figlio di 5 anni e mezzo, Victora-Labro. Per tutto il tempo che i nostri compagni sono stati detenuti nelle carceri di tutta la Grecia, ma anche nei tribunali e durante i processi di “Lotta Rivoluzionaria”, il loro atteggiamento è documentato come testimonianza importante nella storia dei movimenti rivoluzionari, non solo in Grecia ma anche a livello internazionale. Hanno difeso tenacemente la scelta della lotta armata dalla loro organizzazione, la sua giusta lotta e la causa della Rivoluzione Sociale. In questo momento, nel mezzo di questa situazione d’emergenza che gli Stati hanno imposto alle popolazioni per limitare l’espansione di Covid-19, impossibile da gestire per i sistemi di sanità pubblica in tutto il mondo, i nostri compagni imprigionati in tutto il mondo hanno bisogno di noi ancora di più. Nel loro caso, Pola Roupa e Nikos Maziotis sono stati detenuti nella prigione di Koridallos ad Atene. Dopo le prime rivolte con il crescere della consapevolezza relativamente a Covid -19 e le misure che dovrebbero essere prese per garantire la sicurezza dei prigionieri, a cui i compagni hanno partecipato intensamente, sono stati trasferiti in altre prigioni del Paese.
Roupa è stata portata nella prigione femminile a Tebe e Maziotis nella prigione maschile a Domokos. Ovviamente questa è un’azione disperata dello Stato per soffocare la lotta dei prigionieri e spezzare lo spirito e l’energia dei nostri compagni. Nonostante ciò, reggono sicuri, forti oppositori al sistema economico e politico più violento e totalitario della storia. Riteniamo necessario sostenere politicamente, moralmente e materialmente i compagni che hanno difeso le loro scelte di lottare per la prospettiva rivoluzionaria e la sovversione e distruzione del capitale e dello Stato. Soprattutto ora che il trasferimento dei nostri compagni in altre carceri greche aumentano le loro necessità in prigione e nel mezzo di questa situazione d’emergenza per noi è impossibile ottenere sostegno finanziario sufficiente tramite nostre iniziative autorganizzate. Vi invitiamo ad aderire al nostro impegno per sostenere perlopiù economicamente i nostri compagni, membri dell’organizzazione rivoluzionaria “Lotta Rivoluzionaria” e combattenti per la libertà senza rimorsi, Pola Roupa e Nikos Maziotis.

PS 1. Informiamo i compagni nel mondo che nel febbraio 2020 è stato pubblicato l’opuscolo intitolato “DEL SUPERAMENTO DI STATO E CAPITALE – PER UN’ORGANIZZAZIONE CONFEDERALE, SENZA STATO, SENZA CLASSI” dai membri di “Lotta Rivoluzionaria”, Pola Roupa e Nikos Maziotis. È distribuito dalla “Assemblea della solidarietà all’organizzazione rivoluzionaria ‘Lotta Rivoluzionaria’“ e coloro che vogliano sostenere questo testo politico possono contattarci. Abbiamo anche iniziato la traduzione dell’opuscolo in inglese

PS 2. Il pdf è un libro di Lotta Rivoluzionaria in inglese: “Revolutionary Struggle – a collection of letters, texta and communiqués from an armed group in Greece and their accused” (Una raccolta di lettere, testi e comunicati di un gruppo armato in Grecia e dei suoi accusati, n.d.t.)…”

PS 3. Testi di Pola Roupa: a) Rapporto delle carceri di Eleonas b) Sanzioni disciplinari – Condanna delle lotte nelle carceri

Nostro dato per contattarci: email syneleusiea@riseup.net
pagina facebook «Συνέλευση Αλληλεγγύης στον Επαναστατικό Αγώνα»

PERENNE ONORE AL COMPAGNO LAMBROS FOUNDAS
LIBERTÀ PER I MEMBRI DI LOTTA RIVOLUZIONARIA, POLA ROUPA E NIKOS MAZIOTIS
LOTTARE PER LA RIVOLUZIONE SOCIALE E L’ANARCHIA

Assemblea di solidarietà a “Lotta Rivoluzionaria”

 

Aggiornamenti della lotta nelle carceri greche

da: actforfreestate.nostate.net
(post originale: https://www.athen

17 aprile 2020

Grecia: dagli aggiornamenti delle carceri greche, dalle traduzioni di solidarietà

Notizie urgenti dalle carceri di Domokos:

Le prigioni, i buchi neri del totalitarismo e della dittatura nell’universo della democrazia rappresentativa contemporanea
Nelle prigioni dell’ala D di Domokos, forze speciali di polizia insieme alla guardia esterna hanno fatto irruzione nella cella di Nikos Maziotis su ordine del ministero. L’hanno ammanettato e messo a soqquadro la sua cella e, come siamo stati informati, gli hanno detto che sarebbe stato tenuto in celle disciplinari. Finora non sappiamo altro, tranne che la cella di un altro prigioniero, di cui ignoriamo il nome, è stata perquisita.
Inoltre abbiamo appreso che i prigionieri di Domokos hanno deciso d’iniziare a partire da venerdì 17 aprile delle mobilitazioni per chiedere il decongestionamento delle carceri. La risposta dello Stato e dei suoi apparati a tale richiesta ADESSO è vendetta e repressione contro tutto quanto orientato verso la lotta. Il loro scopo è terrorizzare e imporre totalmente il dogma “ordine e disciplina”, uno strumento fondamentale d’imposizione dentro e fuori la prigione.
Seguiranno ulteriori aggiornamenti.

Assemblea di solidarietà a “Lotta Rivoluzionaria”

 
da: actforfreestate.nostate.net
post originale: https://www.athens.indymedia.org/post/1604511/

17 aprile 2020

Notizie urgenti dalle carceri di Malandrino

Ieri sera un gruppo di guardie ha invaso il reparto dove Giannis Michalidis è detenuto nell’ala Z delle carceri di Malandrino. Dopo aver messo a soqquadro il reparto, se n’è andato senza risultati. Va sottolineato che la perquisizione ha chiaramente preso di mira il compagno, essendo questo l’unico reparto dell’intera prigione in cui è stata condotta tale operazione. Non è un caso che ciò avvenga quando molti prigionieri rivendicano il decongestionamento delle carceri, mentre il ministero sta chiudendo un occhio e li prende in giro.
Inoltre, ieri sera speciali forze di polizia hanno fatto irruzione e portato il prigioniero Vasilis Dimakis dalla sua cella nelle prigioni dell’ala D di Korydallos. Un prigioniero che sta lottando da molti anni con tutte le sue forze contro le condizioni detentive nelle carceri greche.
Inoltre, sono state fatte perquisizioni nella prigione di Korydallos.
È evidente che la nuova direzione di estrema destra del ministero di Giustizia in totale collaborazione con il ministero della Protezione dei cittadini sta vivendo un’orgia di vendetta e repressione contro ogni forma di resistenza che scaturisca dai centri di detenzione. Stanno ingannando i prigionieri con false speranze in un momento in cui la situazione nelle prigioni è più pericolosa che mai. Fate sapere allo Stato che i prigionieri non sono soli e che le loro richieste GIUSTE stanno aprendo la strada …

SODDISFARE IMMEDIATAMENTE LE RICHIESTE DEI PRIGIONIERI
IMMEDIATO DECONGESTIONAMENTO DELLE CARCERI ORA

 
da: actforfreestate.nostate.net
post originale: https://www.athens.indymedia.org/post/1604519/

17 aprile 2020

Dichiarazione dei prigionieri nell’ala D2 nelle carceri di Domokos:

A partire da oggi 17 aprile, i prigionieri delle prigioni di Domokos iniziano le mobilitazioni per chiedere il decongestionamento delle carceri come misura di salute preventiva contro la pandemia da coronavirus. Cominciamo con il rifiuto del blocco durante le ore di pranzo (12-15) e di lavoro e, a partire da martedì 22 aprile, con lo sciopero dei pasti.
Concordiamo e appoggiamo le richieste avanzate dalle prigioniere a Korydallos e delle carceri femminili di Eleonas, dove le detenute si sono ribellate il 9 aprile, dopo la morte della prigioniera Azize Deniroglu. In risposta alle mobilitazioni annunciate, il ministero della Protezione dei cittadini ha disposto per la perquisizione delle celle nell’ala D2 (quelle di Varelas e Maziotis), con l’ovvio scopo d’intimidirci. Contemporaneamente hanno effettuato un trasferimento punitivo del nostro compagno prigioniero, Dimakis, dall’ala D di Korydallos alla prigione di Grevena, come rappresaglia alle mobilitazioni dei prigionieri di Korydallos in sciopero dal 13 aprile.
È chiaro che la repressione è l’unica risposta del ministero della Protezione dei cittadini alle mobilitazioni dei prigionieri a Domokos, Korydallos, Eleonas, Chania e alla loro diffusione a Malandrino, Corfù. La repressione è partita dalle carceri femminili di Korydallos, dove la risposta al rifiuto del blocco il 20 marzo è stata il trasferimento di Pola Roupa. È seguito poi il trasferimento preventivo di Maziotis il 24 marzo nelle prigioni di Domokos, con la successiva incursione della polizia antisommossa per soffocare la rivolta nelle carceri di Eleonas dopo la morte della prigioniera Azize Deniroglu e il proseguimento con le perquisizioni in cella a Domokos e il trasferimento di Dimakis alle prigioni di Grevena. Il ministero, nonostante gli annunci del segretario della politica contro la criminalità Sofia Nikolaou che, durante gli incontri con i prigionieri, ha promesso di procedere a misure immediate di decongestionamento, dimostra di non aver alcuna intenzione di agire in tal senso, finché i prigionieri non muoiano di coronavirus nelle carceri.

Prigionieri dell’ala D2 nelle prigioni di Domokos

 
da: actforfreestate.nostate.net

17 aprile 2020

Atene: Notizie dal terzo giorno di sciopero dei prigionieri nelle carceri di Korydallos

Oggi è il 3° giorno di sciopero dei prigionieri a Korydallos. Fondamentalmente i prigionieri che lavorano nella cucina della prigione e che lavorano come addetti alle pulizie sono in sciopero. I servizi sociali forniscono solo 2 panini al giorno per ogni prigioniero. Tutto il resto è uguale.
Non è cambiato molto della vita carceraria, anche se c’è lo sciopero. Almeno qui nel settore Alpha. Il problema è che lo sciopero non è ancora iniziato in tutte le carceri della Grecia, ma per quasi il 65%. E non ci sono ancora richieste determinate. È ovvio che è per i cambiamenti di legge dovuti al coronavirus, ma nulla è specificato esattamente rispetto a ciò che vogliamo.
Negli ultimi 2 giorni c’è stata una simbolica protesta rumorosa da parte dei prigionieri contro la chiusura delle celle alle 20, ora normale di chiusura delle celle. Praticamente solo battiture delle porte per fare rumore ai poliziotti infastiditi, ma qui non è successo nulla, hanno appena chiuso le celle
Ieri i prigionieri hanno appiccato incendi nel settore Delta di Korydallos.
Dopo l’incendio, son giunti i MAT (poliziotti antisommossa) e hanno picchiato pesantemente un ragazzo e se lo sono portato via. Non so dove l’abbiamo portato, spero solo che non dicano “è morto di coronavirus”. Forse l’hanno portato in una cella d’isolamento o all’ospedale della prigione …

 
 
 
da: actforfree.nostate.net

8 aprile 2020

Tebe, Grecia: Ribellione nelle carceri femminili di Eleonas a Tebe dopo la morte di una prigioniera – Annuncio di detenute

9 aprile 2020, la rivolta continua nelle carceri femminili di Eleonas, Tebe. È scoppiata al mattino, dopo la morte di una prigioniera 38enne, con febbre e dispnea ed è morta nel reparto dell’ala E΄, di fronte a 20 prigionieri. La prigioniera è morta di coronavirus. Le altre prigioniere hanno dato fuoco a materassi e vestiti, danneggiando i frigoriferi della prigione. Un procuratore ora è arrivato in prigione e un medico legale è andato a eseguire un’autopsia. Ingenti forze di polizia antisommossa MAT – precipitatesi in prigione per impedire la diffusione dell’insurrezione femminile in tutte le sezioni del carcere, hanno compiuto pesanti pestaggi e, nonostante la repressione attuata, la rivolta si è divulgata in tutta la prigione.

Annuncio di detenute

9 aprile 2020 “Oggi 9 aprile, la prigioniera Azizel Deniroglou è morta nel suo reparto, indifesa, mentre aveva anche problemi cardiaci e febbre alta. Aveva chiesto aiuto tutta la notte avendo dolori al petto e non riuscendo a respirare. Secondo testimonianze, non le hanno nemmeno misurato la febbre e non conosciamo le vere cause della sua morte. Il direttore per il turno l’ha minacciata con un rapporto, perché disturbava. Il corpo senza vita della nostra compagna prigioniera è stato trascinato in un lenzuolo sotto gli sguardi scioccati dell’intera ala. Questo tragico episodio è successo nell’ala E, dove sono stipate circa 120 persone. Le prigioniere si sono ribellate e la rivolta si è diffusa in tutta la prigione. Un’altra prigioniera è morta un mese fa. L’indifferenza criminale verso le detenute e la loro salute ha prodotto la morte di molte detenute. il governo e il ministero sono responsabili della morte di questa prigioniera. Chiediamo il rilascio immediato di pazienti, madri con bambini e anziani, gruppi considerati vulnerabili, che costituiscono complessivamente 1/3 delle prigioniere. Non torneremo in cella fino alla fine!”
Pure Pola Roupa, prigioniera politica e membro di Lotta Rivoluzionaria, si è anche lamentata del fatto che un’altra donna sia morta in prigione circa un mese fa. Ha sottolineato che: “Nonostante le promesse di decongestionamento della prigione a causa della pandemia da coronavirus, non è stato fatto ancora nulla. Gli ospedali non accettano detenuti provenienti dalle carceri, non esiste un medico a Tebe. I gruppi vulnerabili devono essere rilasciati. “Siamo incarcerate. Non siamo state condannate a morte.”

Assemblea di solidarietà a “Lotta Rivoluzionaria”

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Pubblichiamo un comunicato della rivoluzionaria prigioniera Pola Roupa

Dal sito “political-prisoners.net” (Netzwerk)

5 aprile 2020

LE PANDEMIE DERIVANO DALLA DISEGUAGLIANZA SOCIALE

Stiamo vivendo la crisi sistemica più profonda fino ad oggi, una crisi fatale. Covid-19 non è piovuto dal cielo, ma è stato provocato con l’estrema povertà e disuguaglianza. Medici hanno già parlato delle nuove condizioni di povertà fra cui ogni tipo d’epidemie in diverse parti del mondo, e non c’è da meravigliarsi che sia Ebola sia i coronavirus precedenti provengano da aree dove la disuguaglianza sociale è più pronunciata. Covid-19 è figlio della disuguaglianza e, se tutto procede come finora, possono nascere nuovi virus, che possono essere persino più letali di questo coronavirus.

Ora non è il momento per critiche politiche? Ma sono il sistema capitalista e la sua economia di mercato dell’oligarchia politica, spacciataci come democrazia rappresentativa, a creare un divario sempre più ampio tra prosperità e povertà, che sta portando a una povertà sempre maggiore in diffusione in molti Paesi del pianeta.

Un illustre pneumologo che ha pubblicamente sollevato il problema della povertà estrema come causa della pandemia e affermato che se non si risolve la disuguaglianza continueremo a sperimentare tali fenomeni pandemici, che non riappariranno sugli schermi televisivi. Il modo in cui Covid-19 è affrontato dipende anche dalle condizioni sociali e di classe, anche se solo questo sistema di disuguaglianza è essenzialmente responsabile della sua comparsa. Covid-19 forse non discrimina chi colpisce, ma non tutti hanno il lusso di riuscire a prendere ragionevoli precauzioni (grandi case con corretti standard igienici, buona alimentazione), e non tutti hanno l’opportunità di acquistare materiali troppo costosi per proteggersi, ora soprattutto i milioni di disoccupati in Grecia, chiusi in casa e addirittura esposti alla fame.
Gli ospedali pubblici, che sono già sopraffatti dal peso delle conseguenze della pandemia per la carenza di personale e materiale, non sono più accessibili ai pazienti affetti da Covid-19 e il numero di test diagnostici è comunque limitato. D’altra parte, l’élite economica e politica del Paese ha accesso diretto agli ospedali pubblici e privati, dove esami e trattamenti “ben curati” costano oro. La lotta contro la pandemia chiarisce in modo impressionante un problema di classe, il cui culmine di questo classismo è un triage (selezione, n.d.t.) da incubo e fascista (che ordina quali pazienti vivranno negli ospedali). Ai medici si è già chiesto di aspirare a questa misura. In Spagna, dove si contano migliaia di pazienti morti per la mancanza di mascherine per l’ossigeno, gente ultra 65enne può morire e i più giovani vivono. Negli ospedali italiani, si è già deciso chi andrà al reparto di terapia intensiva e chi no. Ma domando: se un ricco si ammala, un ex-parlamentare, un ministro, un anziano appartenente all’ élite economica e politica, li faranno morire per salvare un giovane povero? No.

Nell’interesse della dottrina neoliberista e della “santità” dell’economia di mercato, i sistemi sanitari nazionali in Europa e nel mondo stanno gradualmente erodendosi. In Grecia, i “memorandum” hanno portato a drastici tagli del sistema sanitario, già costantemente ridotto negli ultimi decenni di neoliberismo. La salute è stata a lungo un lusso per benestanti, mentre gli ospedali pubblici non sono stati riforniti di cose più fondamentali da anni. Ogni giorno sentiamo ancora dottori in TV a chiedere materiale di protezione contro la pandemia. Stanno effettivamente conducendo una lotta eroica, sapendo di rischiare la vita ogni giorno, anche se sono sempre più “disarmati”, il che decima ulteriormente il personale medico e infermieristico. Ma come dicono, non vogliono applausi, ma aiuto materiale e tecnico e più disposizioni. Alcuni hanno già detto che senza il coinvolgimento di ospedali privati, il sistema sanitario nazionale crollerà presto. Ecco che arriva il dilemma: la “santità” della proprietà privata e del capitale può essere violata in questo momento molto critico per l’umanità, quando migliaia di persone sono spazzate via dalla pandemia? È possibile porre fine alle speculazioni riguardo al coronavirus? Può avvenire tale intervento nel sistema del capitalismo e nell’economia di mercato, in modo che tutti gli ospedali privati, tutte le cliniche private siano sotto il controllo e l’uso pubblici? Fossero le industrie farmaceutiche, mediche e di altro tipo assunte dal controllo e sotto l’amministrazione pubblica, la produzione si convertirebbe in “armi” contro il coronavirus? Qualcuno disoccupato può ricevere ciò di cui necessita per evitare la fame? I capitalisti e gli speculatori della morte possono imporre divieti e leggi militari in strada? Perché non ci sono miglioramenti drastici nei Paesi europei, nelle “democrazie” occidentali con la loro “uguaglianza costituzionalmente garantita nella vita e nella salute”, che fornisce il necessario a tutti i sistemi sanitari salvati? Le strozzature nella produzione dei beni necessari saranno superate, mentre il triage divide contemporaneamente coloro che devono morire e quelli che vivranno? Perché muoiono di fame i poveri nel ricco Occidente rinchiusi nelle loro case in Italia e in altri Paesi? In molti casi, molti vivono in minuscole case senza cibo, senza cure e protezione, minacciati dal coronavirus e a rischio di morire di fame essendo esposti alla follia. E si contano milioni di persone che non hanno nemmeno una casa: senzatetto, poveri rifugiati e immigrati che vivono a migliaia in hotspot (centri di prima accoglienza, n.d.t) e miserabili centri di detenzione, i prigionieri ammucchiati in celle senza possibilità di autoprotezione. Si possono fare espropri su larga scala per sostenere il sistema sanitario nazionale e prevenire il triage omicida nel nostro Paese? Possono essere ridotti i prezzi di medicinali, alimenti e prodotti protettivi contro i coronavirus e quelli che vogliono trarre profitto da questa crisi possono essere perseguiti? In alcune guerre e rivoluzioni, sono state fatte richieste per passare dall’industria alla produzione di armi. Ora che è in atto una “guerra” contro un virus omicida: possono essere effettuati appropriati controlli di fabbrica per far avanzare la produzione delle “armi” di cui i medici e gli infermieri hanno così tanto bisogno per stare un passo avanti al virus? O si limitano i divieti a viaggiare, radunarsi e le multe per coloro che non dispongono di basi per sopravvivere a questo drammatico momento? E scodinzoleremo quando qualcuno ricco distribuisce elemosine in pubblico con mascherine usa e getta? Non vogliamo le loro elemosine.

In Grecia esistono dozzine di cliniche private e ospedali che potrebbero essere utilizzati nella lotta contro il coronavirus per fornire a tutti i medici e gli infermieri la protezione di cui hanno bisogno, ma, a dire il vero, la loro socializzazione chiarirebbe che la stabilizzazione del sistema in sé non ha alcun valore. Se il settore privato non adotterà tutte le misure possibili per sostenere il sistema sanitario pubblico, l’imposizione del triage, che avverrà inevitabilmente nel nostro Paese, sarà un omicidio di massa in nome della sopravvivenza del capitale e del sistema politico ed economico, in nome della tutela degli interessi di una minoranza appassionatamente preoccupata, la classe dominante economica e politica. Lo sperimentano in Spagna, lo sperimentano in Italia.

Nel decennio dei memorandum, abbiamo vissuto un genocidio sociale con i memorandum come armi. Ora stiamo sperimentando qualcosa di peggio di quello che fa l’umanità – e di nuovo i poveri pagheranno per questo. Ma questa volta pagheranno ancora di più e sacrificheranno la propria vita in nome della “santità” del capitale e dell’intero sistema economico. Vediamo che il dibattito sugli Eurobond è terminato. Nessun Paese ricco UE vuole partecipare a un accordo collettivo per i Paesi più deboli i cui debiti sono saliti alle stelle durante la pandemia. Risolvere il problema del debito e degli stessi Eurobond sarebbe però solo una decisione temporanea, riguardando la stabilità del sistema e permettendo inoltre un attacco speculativo senza precedenti da parte del sistema finanziario e del capitale sovranazionale, nel mezzo della maggiore crisi umanitaria che l’umanità abbia vissuto ai nostri tempi.
Occorre una drastica suddivisione della ricchezza qui ed ora per non sovraccaricare completamente il già comunque enorme debito delle Stato. Questo indebitamente eccessivo cresce anche per le enormi sovvenzioni alle grandi imprese private e agli ospedali privati, per i cui servizi ora già tutti paghiamo. Oppure come dicono i capitalisti: Dove c’è un Paese, non esiste pasto gratuito.
Questo attacco speculativo a “grandi imprese” e debito pubblico globale sarà un catalizzatore per uno squilibrio senza precedenti nel sistema di politica economica che costituirà una sfida per molti Stati, se non per sovvertirli. Il sistema del capitalismo, l’economia di mercato e la “democrazia” rappresentativa per i profitti dell’ élite economica e del capitale non sono negoziabili, anche se ciò significa milioni di morti.(…)

Abbiamo ripetutamente scritto che la crisi sistemica non è finita né finirà. La pandemia da coronavirus è un colpo scioccante a un sistema profondamente colpito dalle sue crisi autoprodotte e le politiche del governo che aggiungono ulteriori debiti al Paese ci precipiteranno nel caos più devastante che avremo vissuto dalla fine della pandemia. E sebbene sia matematicamente certo che vivremo sempre con le pandemie, è quasi altrettanto sicuro che dobbiamo ancora imparare a convivere con il coronavirus.

La natura si vendica di noi, la povertà si vendica di noi. Se non rovesciamo il sistema di ingiustizia omicida, noi come umanità non abbiamo futuro. Viviamo in un regime fascista in cui il valore della vita umana diminuisce di fronte ai “valori” di ricchezza e di potere. L’eutanasia di massa senza precedenti è un incubo eugenetico, non solo perché i sistemi sanitari non possono competere con essa, ma soprattutto perché i governi, sostenuti da coloro che difendono il sistema e il capitale, si rifiutano di fare, ciò che devono far; si rifiutano di far uscire i sistemi sanitari dall’impasse (stallo, n.d.t.) sistemica in cui sono. Il piano per salvare tutte le persone allo stesso modo, indipendentemente da stato sociale, classe ed età, si può raggiungere solo con l’esproprio universale di tutte le cure sanitarie privatizzate senza compensazione e con l’esproprio universale di tutti i rami della produzione, necessari per la produzione di materiali, farmaci, macchine, mascherine per respirare. Possono costruire, se lo vogliano, le unità di terapia intensiva necessarie, possono creare i mezzi per salvare tutti i malati. Possono se vogliono impedire che il triage sia utilizzato in qualsiasi Paese o su qualunque persona. Al momento potrebbe non essere possibile mobilitarsi per questo, ma possiamo fare una proposta universale su come soddisfare le esigenze di medici e infermieri. Possiamo richiederlo in qualsiasi modo ci sia attualmente proposto. Chiediamo a tutti di finire con la speculazione del capitale, con la speculazione sulla sofferenza umana e la morte per munire i nostri ospedali di tutti i mezzi necessari. Fate ciò che è possibile e non rivolgete il triage omicida su nessuno. Bloccate le divisioni di classe e sociali nelle cure mediche – è per il diritto alla vita!.

STESSI DIRITTI ALLA SALUTE E ALLA VITA PER TUTTI

Dalla quarantena delle carceri femminili di Eleonas a Tebe, Pola Roupa membro di Lotta Rivoluzionaria

Aggiunta: sui nostri prigionieri e la nostra lotta

Un velo di silenzio è calato sulle prigioni. Nessuno si preoccupa del destino delle 12.500 persone che sono tenute nelle loro celle e perciò quasi soffocate. Il governo ha prodotto una copia cianografica riguardo al decongestionamento delle prigioni, però molto limitata. Se si sta a quelli che intendono rilasciare, sarà una goccia nel secchio solo per smorzare le reazioni dei prigionieri, mentre il problema di una diffusa epidemia da coronavirus nelle carceri non può essere risolto. I criteri per il rilascio non possono essere impostati in base al normale limite di capienza della prigione.

La prevenzione della pandemia e la capacità di rispettare le norme di sicurezza di base per la precauzione dal coronavirus richiedono il rilascio di almeno un terzo dei detenuti. È noto che nelle carceri le precauzioni contro Covid-19 sono incomplete o non sono affatto prese. Le assicurazioni del governo che non ci sono casi tra i detenuti non ci convincono; segnalazioni di casi di coronavirus non sono state confermate né confutate. Nelle carceri del Paese esiste una speciale “quarantena” per quanto riguarda le informazioni. La custodia e la disciplina dei detenuti rimane priorità assoluta per il governo. Una mobilitazione del genere come nella prigione femminile di Korydallos non ha messo in pericolo la salute dei detenuti né la sicurezza del sistema. Tuttavia, il governo e le autorità ci hanno attaccato trasferendomi dalla prigione di Korydallos alla prigione di Eleonas a Tebe, minacciando di trattenere i detenuti in cella per 24 ore se avessero insistito nella mobilitazione. Hanno fatto lo stesso in altre carceri dove i prigionieri hanno iniziato o cercato di mobilitarsi.

Il ministero ha ordinato anche il trasferimento di Nikos Maziotis nella prigione di Domokou, sotto forte scorta di polizia. Verso mezzanotte del 24 marzo, mentre dormiva, la polizia ha fatto irruzione nella sua cella e lo ha portato via letteralmente con gli abiti che indossava dormendo e senza scarpe. È stato trasferito perché aveva scritto il testo firmato da tutte le sezioni del carcere di Korydallos, sostenendo la necessità di mobilitarsi per decongestionare la prigione. Il governo si vendica di chi parla. Soprattutto si vendica e adotta misure speciali contro noi ordinando speciali turni notturni per esercitare pressione su di noi e indebolire le mobilitazioni nelle carceri. Se i prigionieri non hanno “voce”, come ha affermato il rappresentante dell’Unione dei criminologi, chi ha arbitrariamente tentato di diventare un rappresentante dei prigionieri è perché sono stati privati del loro diritto di parola. Le prigioni sono i “buchi neri” del totalitarismo e della dittatura nell’universo della moderna democrazia rappresentativa. Quanto alle richieste che abbiamo fatto in merito al decongestionamento delle carceri, gli interventi dei criminologi non solo non supportano, ma fungono anche da deterrente, perché relativizzano le richieste di liberazione. I prigionieri hanno bisogno di sostegno affinché sia liberato il maggior numero possibile di loro, riducendo drasticamente l’affollamento carcerario e garantendo la sopravvivenza dei rilasciati e di quelli rimasti. Il ministero ha annunciato che i detenuti per “reati abominevoli” sono esenti da possibili rilasci. Oltre agli stupratori, questi includono i prigionieri politici, che lui chiama con il noto termine “terrorismo”. È indegno per me e Nikos Maziotis che ci siamo impegnati per tutta una vita, che abbiamo impegnato la nostra libertà nel combattere l’ingiustizia e la disuguaglianza, essere collocati in queste categorie di reati abominevoli. Combattiamo a tutti i costi per una società di uguaglianza, libertà, una società che non si adatta a queste disumane condizioni di vita per miliardi di poveri, che non si adatta alla disuguaglianza, alla povertà, alla miseria. Combattiamo le condizioni che causano la comparsa di pandemie omicide come quella che stiamo vivendo. Maziotis e io siamo condannati a molti anni di prigione proprio perché apparteniamo alla categoria dei “reati abominevoli”. (…)

Ho fatto riferimento ai rilasci di fronte al sovraffollamento nelle carceri greche come unica soluzione per affrontare la pandemia senza la prospettiva di essere rilasciati fino alla fine della pandemia, come è probabilmente il caso di molti degli altri prigionieri che noi conosciamo. Cos’è questo reato “abominevole” che antepone il bene comune al di sopra dell’interesse individuale? Quanti sostengono e sono disposti ad affrontare le conseguenze a beneficio degli altri e non di se stessi? Quali sono questi “abominevoli reati” di Lotta Rivoluzionaria, la nostra organizzazione per la quale stiamo scontando lunga pena?

Gli attentati ai ministeri per l’Economia e il Lavoro, alla Borsa o alla multinazionale CITIBANK e a Eurobank? La bomba contro l’’ambasciata USA è un reato abominevole? O l’attacco al BoG, ramo di BCE e FMI, o l’attacco alla Troika, una reazione ai catastrofici memorandum che, tra l’altro, ci sono costati gli ospedali chiusi?

E chi sono coloro che commettono crimini davvero atroci, mentre godono dell’immunità politica e sociale? N. Georgiadis di Nea Dimokratia non ha commesso l’odioso crimine della pedofilia ed è stato rilasciato quando il suo gruppo parlamentare lo ha sostenuto in tribunale? V. Marinakis non ha commesso l’orrendo crimine di importare 2 tonnellate di eroina nel Paese? Che dire degli atroci crimini di appropriazione indebita di beni pubblici a favore di ministri e funzionari governativi di ogni tipo? O le tangenti delle multinazionali per garantire i loro diritti di monopolio in Grecia? Quanto è infame l’accusa del potere centralizzato totalitario autoritario e illegittimo, noi saremmo “abominevoli criminali” contro prigionieri politici come noi? La storia ha già determinato la direzione di ciascuno. Il nostro percorso rivoluzionario e la nostra lotta, di Lotta Rivoluzionaria, si sono consolidati in campo sociale da anni.

Per quanto riguarda la pandemia da coronavirus, vorrei una fine indolore il più presto possibile. Ma poiché l’umanità non ha mai avanzato desideri o preghiere, questa pandemia omicida dovrebbe diventare una bussola che ci guida come società per poter affrontare entrambe le cause che possono essere affrontate radicalmente: disuguaglianza di classe e ingiustizia. Lasciate che diventi la nostra bussola che ci mostri la necessità di rovesciare il regime, una rivoluzione sociale. Ora è una questione di sopravvivenza per il pianeta. Ora è una questione di sopravvivenza per tutta l’umanità.

https://de.indymedia.org/node/75617
 
Da: secoursrouge.org

28 marzo 2020

Aggiornamenti sul compagno Nikos Maziotis

Mercoledì 25 marzo, Nikos Maziotis è stato trasferito dalle forze di polizia speciali dalla prigione di Korydallos alla prigione di Domokos senza che potesse prendere suoi effetti personali, nemmeno la giacca. Questo trasferimento avviene appena due giorni dopo il trasferimento disciplinare di Pola Roupa che ha guidato la mobilitazione nella prigione femminile Korydallos. In un testo scritto precedentemente al suo trasferimento, Nikos Maziotis aveva criticato un decreto del governo sui coronavirus, analizzandolo come strumento che consente allo Stato di controllare i cittadini e i loro movimenti su larga scala.

 
da: actfofree.nostate.net
tramite athensindymedia
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(Articolo pubblicato il 26 marzo 2020)

Atene, rapporto dalla Grecia sulla realtà distopica del coronavirus

In Grecia, mentre non sono state rare le “situazioni d’emergenza” – al contrario, più o meno abbiamo vissuto uno straordinario regime d’emergenza d’estrema austerità e repressione derivante dalla “crisi del debito” nel 2010 – la recente gestione biopolitica della pandemia SARS-CoV-2 da parte del governo sembra essere notevolmente autoritaria.
Inizialmente, tra fine febbraio e inizio marzo, quando sono stati segnalati i primi casi di persone infette – ironicamente, molte di loro erano pellegrini di ritorno da Israele e Gerusalemme non solo con la Santa Grazia – le uniche misure adottate sono state la cancellazione di iniziative per carnevale e le chiusure di scuole, università, teatri e cinema in alcune regioni colpite, dove era rilevata la maggior parte dei casi.
In previsione del susseguirsi di altri casi, l’11 marzo sono state chiuse tutte le istituzioni scolastiche per 14 giorni, è stata poi la volta di caffè, bar, centri commerciali, ristoranti, palestre, musei, siti archeologici, esclusi supermercati, farmacie e negozi di alimentari solo per la consegna e l’asporto. Le notizie sono diventate sempre più terrificanti a partire dal numero di morti nel Paese e nei Paesi vicini e lo slogan del governo “Restiamo in casa” ha iniziato a travolgere l’ambito pubblico. L’11 marzo, da un’agenzia governativa è stato inviato un messaggio su reti a banda larga a tutti gli smartphone, presumibilmente per informare la gente del virus ma, causando più ansia e confusione e un altro messaggio è seguito una settimana dopo, a sottolineare nuovamente la necessità di “rimanere al chiuso”.
In realtà, molti hanno ignorato l’appello del governo per auto-restrizioni rispetto a spostamenti e ritrovarsi all’aperto e recarsi in spiaggia e in luoghi all’aperto. I giorni seguenti: spiagge organizzate e località turistiche chiuse, traffico aereo con l’Italia e la Spagna vietato e alcuni giorni dopo chiusura dei confini con Albania e Macedonia settentrionale.
Il trasporto pubblico è stato limitato, passeggeri arrivati in Grecia sono stati messi in quarantena per 14 giorni e da mercoledì (18 marzo) tutti i negozi al dettaglio, tranne poche categorie, sono stati chiusi. Si sono notate reazioni di panico nei supermercati con orde di persone ad accumulare enormi quantità di merci (+ 42% rispetto al mese precedente, se si tiene conto di beni di largo consumo) hanno portato a restrizioni del numero di clienti in un determinato supermercato e l’imposizione di una distanza minima tra i clienti.
Con un sistema sanitario pubblico devastato per i successivi Memorandum e i tagli subiti, il governo sa fin troppo bene perché dovrebbe essere preso dal panico dal momento che migliaia di persone si ammaleranno per il virus. L’annuncio di assunzioni urgenti di 2.000 medici e infermieri con un contratto di lavoro biennale non è praticamente nulla, rispetto al basso numero di unità di terapia intensiva in funzione (557 invece di 3.500), di cui 80 inattive per mancanza di personale e il 25% di esse permanentemente chiuse. Personale ospedaliero sovraccarico di lavoro essendone stato ridotto il numero negli anni precedenti, 45,000 posti di lavoro rimasti vacanti e spese per la sanità pubblica comprese tra un misero 4,7 e 5,2% del PIL – far attenzioni alla riduzione del 30% del PIL, rispetto ai risultati del 2009, quando si discute di queste ridicole esigue percentuali.
L’iniziativa della moglie del premier alcuni giorni dopo, invitando la gente a “ringraziare” medici e infermieri per i loro sforzi contro il virus, a battere le mani al balcone a un’ora fissa la sera ha avuto purtroppo successo e, almeno per il momento , sta a significare il livello di rassegnazione presente nella popolazione di fronte allo slogan terroristico dello Stato di “rimanere al chiuso”, ciò che impedisce richieste pubbliche per un aumento delle spese dello Stato per la riproduzione sociale.
È importante notare che si tratta di un governo neoliberista conservatore di destra che applica misure interventiste da parte dello Stato, elogia ospedali pubblici e sistema medico nazionale in generale, vieta i cortei nazionali (sia militari che scolastici), chiude le chiese e volge la ” Mano invisibile” del mercato (metafora per forze sconosciute che muovono l’economia di “libero mercato”, n.d.t.) dovunque voglia.
Sebbene lo Stato greco sia sottoposto a sorveglianza accresciuta da 10 anni ormai, le istituzioni ed Eurogruppo hanno deciso lunedì (16 marzo) di stralciare il suo obbligo a un disavanzo primario, pari quest’anno al 3,5% del PIL. Inoltre, il governo ha promesso iniezioni di liquidità (2 miliardi) per le imprese interessate e ha annunciato la sospensione dei pagamenti di ammortamento, nonché delle imposte e assicurazioni di terzi, la requisizione di posti-letto in ospedali privati, ecc. Pianificazione centrale al suo massimo!
Con il passare dei giorni, le misure restrittive sugli spostamenti diventano più pesanti e la propaganda della paura guadagna terreno. Perfino i gruppi politici dell’ambito antiautoritario limitano le loro attività, annullano le loro iniziative o addirittura approvano la quarantena, in nome della protezione della salute pubblica e della “(auto) responsabilità”.
L’isolamento o l’autoisolamento imposto al momento non è molto promettente in quanto il presupposto necessario per qualsiasi lotta riuscita è la cooperazione attraverso l’incontro fisico. Allo stesso tempo, un atteggiamento di autodisciplina e paura interiorizzate (se non addirittura protesta per “comportamento irresponsabile” di coloro che si radunano ancora negli spazi pubblici e nei centri sociali) possono davvero convenire allo Stato e per i suoi meccanismi repressivi, come dato dall’esito di una recente manifestazione antifascista nella città di Rethymno: 100 persone, circondate da poliziotti, picchiate e portate in tribunale. Ci si chiede cosa accadrebbe se i lavoratori iniziassero a organizzarsi richiedendo pieni salari, meno ore di lavoro o interrompessero del tutto, maggiori indennità di disoccupazione, spese mediche pagate …

“Salari d’emergenza” in uno stato d’emergenza.

Anche se molti capitalisti (su piccola e larga scala) hanno tratto profitto dall’attuazione di politiche d’austerità estrema negli ultimi 10 anni, attraverso la deregolamentazione del mercato del lavoro, la riduzione dei salari sia diretti che indiretti, i rimborsi fiscali ecc., la loro avidità sembra essere senza fondo. Attualmente, cercano di trarre vantaggio dallo stato d’emergenza dichiarato (o situazione di “economia di guerra” come lo ha chiamato il premer durante un recente discorso televisivo): lo Stato greco capitalizza sulla pandemia da COVID-19 per creare ulteriormente nuove leggi d’emergenza che condurranno alla maggiore precarietà del lavoro e alla riduzione del costo del lavoro dipendente, secondo le persistenti dottrine neoliberiste. Dal punto di vista capitalistico la fase è cruciale, dovendosi ancora vedere le conseguenze finanziarie della crisi da COVID-19. In termini di regime greco d’accumulazione va tenuto presente che il settore turistico e tutti i servizi correlati al turismo, come caffè, ristoranti, catering (ristorazione, n.d.t.), costruzione/restauro, logistica, ecc. sono fra i più importanti sotto il profilo della loro quota di PIL.
Ciò che segue è un breve elenco di misure annunciate nell’ultima settimana. È importante notare che queste misure incidono in modo diverso sui vari settori della produzione e della circolazione del valore, quindi vanno usate con cautela quando si tratta di generalizzare, ad esempio, sulla riduzione dei salari diretti e indiretti o sullo status giuridico degli attuali disoccupati. D’altra parte, questo elenco è indicativo della strategia capitalista di a) far fare la parte del leone del costo finanziario alla classe operaia e b) designare ulteriormente un mercato del lavoro che consenta margini di profitto più elevati, quando condizioni “normali” della produzione e realizzazione di valore siano ristabilite.

Nel settore pubblico:

lavoratori nelle scuole, nelle università, ecc. non lavorano dall’11 marzo, per la decisione del governo di bloccare tutte le strutture scolastiche, dalle scuole materne statali alle università. Anche strutture sportive, palestre e musei ne hanno risentito. Malgrado quei lavoratori non stiano attualmente lavorando, sono comunque proporzionalmente pagati (almeno per il momento).
I lavoratori del settore pubblico più colpiti dall’epidemia da COVID-19 sono, ovviamente, gli infermieri, i medici e tutti gli altri che lavorano negli ospedali, costretti a farlo a ritmo intenso e in condizioni estremamente pericolose. A seguito di un massiccio ridimensionamento del sistema sanitario pubblico dovuto sia alla riduzione del 25 % del personale, sia alla riduzione dei finanziamenti statali, ospedali a corto di personale e poco attrezzati presto non riusciranno a gestire emergenze legate a COVID-19 o ad altre cause. Per ora, in molti ospedali non si eseguono test COVID-19 fra il personale ospedaliero, mentre si effettuano test per pazienti gravemente infetti o anziani. In alcuni casi, per mancanza di personale specializzato, studenti di master o dottorandi non retribuiti devono analizzare i risultati, con conseguente decisivo ritardo. Inoltre, personale ridotto deve rimanere in servizio nonostante manifesti segnali d’infezione da virus e abbia accesso a risorse molto limitate, come mascherine e/o guanti protettivi personali. Come detto prima, a livello nazionale si dispone solo di 557 posti-letto per terapia intensiva attiva (224 nella sola Atene). Lo stesso vale per gli ospedali nelle isole, dove infrastrutture e personale non bastano a soddisfare le esigenze sia dei residenti locali che degli immigrati. Per affrontare l’attuale situazione d’emergenza, il governo ha deciso l’assunzione immediata di 2.000 medici e infermieri, numero che sembra semplicemente uno scherzo completo paragonato alla diminuzione di 26.000 unità nel personale, dal 2010 al 2018, e ancora di più, perché quel numero corrisponde a nuovi posti di lavoro già annunciati a inizio giugno, alcuni mesi prima che COVID-19 fosse annunciato per la prima volta in Cina … Bisogna sempre tenere presente che con la attuazione del Memorandum nel 2010 gli ospedali erano già a corto di personale, per politiche statali volte a mantenere costantemente i finanziamenti sanitari al di sotto della media UE. In tal senso, la politica di svalutazione post 2010 ha decisamente peggiorato un settore già devastato.
La propaganda “Restiamo al chiuso” si è dimostrata efficace anche nel ridurre il carico di lavoro ospedaliero, in quanto non sono solo le strade e gli spazi pubblici a essere evacuati dai cittadini, ma anche le cliniche d’emergenza degli ospedali. Va notato che centri ambulatoriali sono stati effettivamente chiusi (eccetto quelli per le prescrizioni di farmaci), limitando così automaticamente l’accesso all’assistenza sanitaria statale. È attraverso questa costrizione artificiale e violenta dei bisogni sociosanitari che il sistema sanitario statale continua a funzionare.

Nel settore privato:

Complessivamente, dopo il progressivo blocco di numerosi settori si stima che circa 1.000.000 di lavoratori sia (temporaneamente o meno) senza lavoro. Quei lavoratori non hanno diritto a essere pagati dai loro padroni secondo il loro salario contrattuale, a causa dello “stato d’emergenza dichiarato ufficialmente dal governo: a fronte di tagli di fatturato a inizio marzo, numerose associazioni padronali sono ricorse immediatamente a licenziamenti, permessi obbligatori senza retribuzione e/o feroce lobbismo in favore di massicci blocchi.
Più specificamente:
Entro il 12 marzo tutte le palestre private sono state chiuse, mentre il giorno seguente la misura è stata estesa a tutti i ristoranti (esclusi take-away e ristoranti provvedono servizi di consegna) e i bar. Questa misura ha avuto importanti ripercussioni sull’occupazione (giovanile), poiché nella maggior parte del settore alimentare e delle bevande, numerosi lavoratori sono giovani proletari, che spesso lavorano in condizioni precarie e a ritmo intenso (contratti non registrati o dietro dichiarazione, orari settimanali irregolari ecc.). Per mercoledì 18 marzo, la misura è stata prorogata a quasi tutto il settore del commercio al dettaglio, escludendo ovviamente settori come farmacie, supermercati, alimentari, panetterie, banche, distributori di benzina, take-away e … servizi funebri. I lavoratori impiegati in settori relativi all’equipaggiamento e/o ai prodotti sanitari ora sono soggetti a un “contratto a zero ore”, poiché i negozi rimangono chiusi, ma i servizi possono essere forniti solo su appuntamento. Entro questa settimana sarà la volta di ostelli e hotel.
Tutti i lavoratori direttamente colpiti da misure statali ufficiali di “blocco”, così come i licenziati durante l’epidemia iniziale da COVID-19 (dall’inizio di marzo sono circa 40.000 secondo alcuni rapporti, la maggior parte di loro nell’ industria turistica) o che continuano a lavorare in imprese a bassissimo profitto, hanno diritto a ricevere un “beneficio statale” di 800 euro per il periodo dal 15 marzo alla fine di aprile (ovvero 535 euro al mese, ben al di sotto dell’attuale stipendio minimo nominale di 650 euro). Tutti i beneficiari sono inoltre abilitati a uno sconto del 40% sull’affitto, nel caso non abbiano proprietà proprie e affittino un appartamento, ma non sono stati forniti dettagli su chi coprirà tale sconto.
Secondo i funzionari statali, i lavoratori “bloccati” non sono disoccupati, ma hanno piuttosto avuto “sospesi i loro contratti di lavoro”, un neologismo allarmante che spinge a chiedersi quali siano le conseguenze giuridiche effettive, cioè, quando la “normalità” capitalistica sarà ristabilita, i contratti attuali saranno validi? Non c’è da meravigliarsi che la “clausola di ridondanza zero” promulgata per legge dallo Stato per tutte le aziende che intendano avvalersi del sostegno finanziario statale, assicuri solo il numero nominale di posti di lavoro, ma non il tipo di contratto di lavoro o, ancor più, il salario corrispondente relativo a tali posti di lavoro. Ad esempio, non è ancora chiaro quando lavoratori con “contratti sospesi” riceveranno il “salario di Pasqua” (un salario supplementare pari al 50% del salario nominale che i padroni sono obbligati per legge a riconoscere prima delle vacanze pasquali).
Oltre a godere di varie agevolazioni di crediti, prestiti, tasse, affitti o altre (sotto forma di sospensione di vari pagamenti, ad esempio), i capitalisti sono anche liberati dall’obbligo di coprire gli oneri sociali dei loro dipendenti “sospesi” patto che il divieto sia effettivo: il costo corrispondente sarà pure finanziato dal bilancio dello Stato.
Da quanto sopra, deve già essere abbastanza chiaro: ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi è un altro tentativo rozzo di socializzare le perdite capitalistiche, incanalando il surplus di bilancio del saldo primario (cioè il denaro proveniente dalla riduzione dei salari diretti e indiretti della classe operaia e dalla tassazione sul reddito e sugli acquisti, ecc.) direttamente nelle tasche dei capitalisti. La distribuzione di denaro dello Stato significa: del pacchetto complessivo di 9,8 miliardi di euro (inclusi, 1,8 miliardi del Fondo europeo per gli investimenti e 6 miliardi di garanzie per stimolare i prestiti delle società a capitale circolante), il denaro destinato direttamente ai lavoratori interessati ammonta solo a 0,45 miliardi o … nella misura del 4,5%. Un altro aspetto importante dell’attuale crisi finanziaria e sociale è riferito ai già disoccupati (1.076.134 a gennaio 2020) e ai lavoratori non registrati. Non sono state annunciate disposizioni speciali per tutti questi, tranne un’estensione di 2 mesi dei benefici per i disoccupati, che termineranno nel primo quarto del 2020 (circa 200.000).
Essendo tutte le scuole chiuse e dato che i nonni, parte integrante e importante del regime di welfare familiare locale, che tradizionalmente hanno fornito assistenza all’infanzia non devono entrare in contatto con i bambini, sono state approvati nuovi permessi speciali per i genitori con bambini di età inferiore ai 15 anni. Ma solo un genitore può richiedere tale permesso e il suo costo (salario nominale e contributi previdenziali) è condiviso sia dai padroni (per 2/3) che dallo Stato (1/3): un altro modo semplice per socializzare i costi capitalistici. I lavoratori che si avvalgono di questo “permesso speciale” devono contemporaneamente utilizzare il permesso normale (retribuito): per ogni 3 giorni di permesso speciale il/ lavoratore/trice deve pure richiedere 1 giorno di permesso normale. Ciò significa che se non ha diritto a ottenere permessi “normali” (è il caso dei lavoratori neoassunti). Dunque, non ha nemmeno diritto a questo permesso speciale. Comunque, molti sono stati i casi in cui genitori sono stati licenziati solo per aver cercato di ottenere questo permesso speciale. Altri sono stati ricattati per aver fatto uso di loro normali permessi o anche per ottenere obbligatoriamente “qualche giorno libero” senza paga.
Ma non sono solo coloro che (temporaneamente o meno) hanno perso il lavoro e i salari a essere direttamente colpiti dalle nuove misure. Quelli che ancora lavorano possono anche trovarsi nella merda profonda, come nel caso dei supermercati, della catena di fornitura per logistica/corrieri/ e call center, tutti a lavorare con orari flessibili, straordinari non retribuiti, con ritmi di lavoro estremamente intensificati e, come se quanto sopra espresso non sia già sufficiente, senza sufficienti dispositivi protettivi personali. Quest’ultima cosa è valsa in tutto il periodo precedente ai divieti statali e per tutti i settori a livello nazionale: nella maggior parte dei casi la direzione non ha dato direttive su come evitare l’infezione al lavoro o tali linee guida sono state piuttosto datate e/o inadeguate. Non sorprende che in molti casi i lavoratori abbiano dovuto acquistare da sé i dispositivi di protezione, compito piuttosto difficile considerata l’enorme domanda pubblica di guanti, mascherine e antisettici (in molto farmacie si sono viste lunghe code e l’equipaggiamento protettivo è risultato venduto nel giro di poche ore, se non di minuti).
Il governo ha capitalizzato sulla grande corsa della gente verso i supermercati per acquistare equipaggiamento protettivo e altri prodotti o alimenti necessari e ha deciso di estendere l’orario di lavoro in tutti i supermercati, finora dalle 9 alle 21, a partire dalle 7 fino alle 22 (dal lunedì al sabato), mentre i supermercati rimarranno obbligatoriamente aperti anche la domenica (dalle 9 alle 17). Per quanto riguarda questo secondo punto, vale la pena notare che un certo numero di lavoratori nel settore del commercio al dettaglio dal 2010 ha lottato contro la legge per il lavoro domenicale e solo di recente, secondo la “legge per lo sviluppo” del 2019, i supermercati hanno potuto aprire 32 domeniche all’anno.
In risposta a quanto sopra, molte iniziative di base, sia tra lavoratori dei supermercati che dei call center, stanno attualmente cercando di esporre le attuali condizioni di lavoro basate su ritmi estremamente intensificati e/o la mancanza di misure di protezione. Tuttavia, la risposta generale della classe operaia alle misure generali imposte dallo Stato (sussidi statali da 535 euro, anziché salari integrali, “contratti di lavoro sospesi” ecc.) finora è stata deludente, sia in termini di numero che di contenuto.

Rispetto all’ambito amministrativo:

Secondo la situazione attuale, i capitalisti non hanno l’obbligo di dichiarare l’orario di lavoro giornaliero dei loro dipendenti alla piattaforma elettronica di registrazione del lavoro retribuito, mediante la quale sono (almeno in teoria) monitorati dall’Ispettorato del lavoro. Ciò significa sostanzialmente che possono legalmente evitare di dichiarare un lavoratore, astenendosi così dal pagare i contributi per il lavoro, ma vuol dire anche che possono modificare a piacimento il tipo di contratti, orari di lavoro, turni e giorni di ferie per soddisfare meglio le loro esigenze di produzione. Ad esempio, sono segnalati molti casi di conversioni obbligatorie da contratti a tempo pieno a contratti a tempo parziale. I capitalisti possono, inoltre, evitare di dichiarare gli straordinari, aumentando così i loro profitti e lo sfinimento dei lavoratori. Mentre tutti noi sappiamo che cercare di aggirare la legislazione statale sul lavoro è stato un luogo comune tra i capitalisti, vale la pena notare che è lo Stato stesso ora a consentire tali pratiche (precedentemente) illegali. Non è un caso quindi che uno dei rappresentanti del capitale abbia dichiarato: «Il mercato del lavoro funziona molto meglio così, quando è più flessibile».
È attraverso questa condizione di flessibilità integrata che il lavoro a turni e il lavoro a distanza – pratiche piuttosto limitate finora – sono stati introdotti su più larga scala nel mercato del lavoro locale, mentre il divieto di quasi tutti i negozi al dettaglio ha spianato la strada alla proliferazione di servizi online (e-shop), come nel caso del relativo settore logistico.

La situazione attuale tra gli immigrati nei centri di detenzione

La situazione tra gli immigrati detenuti nelle isole greche può essere descritta come piuttosto caotica. Il 16 marzo è scoppiato un incendio nel campo di detenzione per migranti di Moria, a Lesbo, che ha provocato la tragica morte di un bambino di 6 anni. L’incendio è rapidamente sfuggito al controllo per i forti venti nella zona, ma anche perché i veicoli antincendio non hanno potuto avvicinarsi al sito, a causa degli insediamenti di migranti estremamente sovraffollati che circondano le strutture: mentre l’infrastruttura si diceva avesse una capienza di 2.800 persone, gli immigrati che vivono lì sono circa da 20.000 a 22.000! In tutto, oltre 42.000 migranti, compresi i bambini, sono intrappolati a Lesbo, Samos, Chios, Leros e Kos. A inizio febbraio (cioè prima dell’emergenza da COVID-19) si è parlato molto di epidemia nei campi. L’Agenzia Onu per i rifugiati ha lanciato un appello urgente per lo sgombero di Moria, esistendo la minaccia dello scoppio di una pandemia che potrebbe colpire il resto dell’isola: “Esseri umani con gravi problemi respiratori vivono in tende bagnate per l’umidità e le piogge invernali. Non c’è affatto acqua calda e i detenuti devono attendere 3 ore in un ambiente freddo per ricevere cibo. Sono tutti denutriti, con le gengive sanguinanti”. Questa è solo una parte di ciò che sta realmente accadendo a Moria, secondo i medici dell’Onu che vi operano.
Affrontando una situazione così desolante, il governo greco ha capito che a) raccogli ciò che semini e b) non puoi rob Peter to pay Paul ( rubare a uno per pagare un altro, n.d.t.): dopo aver condotto una campagna elettorale basata sulla retorica di estrema destra contro i migranti, ora si vede costretto a soddisfare contemporaneamente la sua clientela elettorale sulle isole, che richiede “decongestione delle isole da tutti gli immigrati” e “controllo della presenza di migranti” (ad esempio, non c’è da meravigliarsi se una delle prime misure che il nuovo governo aveva annunciato sono stati l’annullamento del numero di richiedenti asilo e previdenza sociale, che stavano garantendo loro l’accesso ai servizi sanitari), e l’obbedienza all’attuale politica UE che detta la creazione di massicci centri di detenzione per immigrati/”zone cuscinetto” ai suoi confini, cioè sulle isole stesse.
Tuttavia, il primo tentativo del governo di spostare diversi immigrati dai centri di detenzione in centri simili situati sulla terraferma ha incontrato lì un’enorme opposizione dei residenti locali, principalmente basata su reazioni xenofobe. Quindi, il piano-b, è stato costruire centri di detenzione chiusi più grandi sulle isole dove mettervi le 42.000 persone già lì intrappolate e tutte quelle che tentassero di attraversare i confini in futuro. Ma anche questo piano è stato accolto ancor più duramente dalle reazioni dei residenti locali, principalmente di destra ma anche di sinistra, poiché gli interessi locali (in parte legati all’industria turistica) sarebbero stati colpiti. A febbraio, i residenti si sono battuti ferocemente contro l’obiettivo del governo di trasformare quelle isole in prigioni permanenti per migranti, solo con la forza (parecchie squadre di polizia antisommossa sono state fatte intervenire, con il solo risultato di peggiorare la situazione, dato che loro presenza ha unificato l’opposizione locale contro di loro). Infine il governo è stato costretto a fare marcia indietro.
Dopo la fine della lotta della popolazione locale contro le squadre di polizia antisommossa e la chiusura militare dei confini greco-turchi a inizio marzo, iniziative di cittadini di destra sono riuscite a trasformare l’insoddisfazione locale rispetto alle disposizioni statali sulla sanità e la requisizione da parte della Stato di terreno per le nuove prigioni, in propaganda contro migranti e ONG.
È in questo contesto complicato e claustrofobico che è scoppiata la pandemia e gli immigrati sono stati inizialmente lasciati a se stessi. Poco dopo, tuttavia, il governo ha attuato dure misure di mero controllo biopolitico, con il pretesto della diffusione di COVID-19, nonostante il fatto che tutte le persone infettate finora siano greci. Nei centri di detenzione, in particolare, l’unico caso segnalato di infezioni da COVID-19 è quello di un ufficiale di polizia ad Amygdaleza, Attiki.
La severa legislatura contro i migranti detenuti comprende coprifuoco, nuovi recinti (intorno a insediamenti informali) e aree di isolamento per gli infettati, permessi di trasporto limitati ai centri urbani (per acquistare ulteriori mezzi di sussistenza), divieto di ogni attività al chiuso/ riunioni ecc. Tuttavia, ciò che non è stato annunciato è la misura preventiva più efficace di tutte, ovvero la chiusura immediata di tutti i centri di detenzione. Più che mai tutti sembrano ora delle prigioni! Ciò nonostante, il cosiddetto Moria Corona Awareness Team, un gruppo composto da volontari che hanno richiesto lo status di asilo, ha espresso soddisfazione per le misure (repressive) adottate dalle autorità greche: “Queste restrizioni sono utili e necessarie per i rifugiati al fine di essere protetti dal coronavirus” E “Per questo ringraziamo i greci che hanno imposto le misure, in un modo molto pacifico”!.
Sull’isola di Kos, il sindaco ha annunciato la sua intenzione di assumere personale di sicurezza privato per limitare la presenza di migranti in alcuni spazi pubblici, portando a una popolazione ancora maggiore all’interno dei centri di detenzione, ma anche esentando da tali misure la popolazione nazionale.
Infatti, l’intero Paese inizia a sembrare una prigione: il viceministro per la Protezione civile e la Gestione delle crisi ha recentemente annunciato la prima misura di legge marziale: il divieto di tutte le riunioni pubbliche con oltre 10 persone per il 19 marzo, mentre i trasgressori saranno multati di 1.000 euro! Questo è stato presto seguito dal blocco di parchi, piazze, colline e altre aree ricreative, ma anche dal divieto di viaggi verso le isole per i non locali.
In realtà, la continua estensione quotidiana di tali misure draconiane, che presto si estendono a vietare ogni “spostamento inutile”, non solo mostra la determinazione dello Stato a un maggiore controllo sulla vita sociale, ma rivela anche che è lo Stato stesso a mirare ad alimentare ulteriormente l’attuale pandemia di panico tra i cittadini. Ad esempio, secondo le misure più recenti, nei supermercati è ora consentita solo 1 persona ogni 15 m2 (rispetto a 1 ogni 10 m2, prima), provocando quindi code ancora più lunghe, figuriamoci se una norma così rigorosa non è applicata nei luoghi di lavoro e in carceri/centri di detenzione … Giorno dopo giorno, misura dopo misura, le persone sembrano abituarsi a questa “necessità” anormale e irrazionale, secondo cui persino il furto di panchine di legno ordinari da strade e piazze sembra ragionevole. La propaganda governativa su “cittadini irresponsabili che non rispettano la quarantena” ha dimostrato, almeno parzialmente, di essere vincente per il fatto che in certi casi residenti locali in aree rurali e cittadine hanno accolto visitatori da centri urbani con sospetto, se non ostilità.

La situazione attuale nelle carceri

È stato imposto un divieto orizzontale sia dei permessi concessi (ovvero giorni di sospensione della detenzione per detenuti che hanno scontato almeno 1/5 della pena) sia delle cosiddette “visite libere” (ovvero incontri aperti di detenuti con i loro parenti in strutture carcerarie senza limiti di tempo). Sono vietati anche i brevi incontri (che durano solo 10-15 minuti) inizialmente consentiti dietro vetri divisori. Inoltre, sono stati proibiti cibo, vestiti e altri pacchi (come i libri) da parte di parenti. È pure segnalata la presenza di barriere durante le visite di avvocati. Il ministero per l’Ordine pubblico ha pure raccomandato l’uso di aree isolate in ogni prigione, ognuna capace di ospitare 10-20 detenuti infetti (o potenzialmente infetti) da COVID-19. Tuttavia, i direttori delle carceri hanno già dichiarato l’impossibilità di attuare tale misura, per il sovraffollamento.
Alcune detenute hanno reso pubblico un testo, comunicato al Ministero tramite gli avvocati, con cui dichiarano d’essere sia collaborative che rigorosamente conformi ad alcune delle suddette misure e di avere, da parte loro, “grande senso di responsabilità”. Hanno chiesto che anche la leadership politica mostri responsabilità e accetti le loro proposte, tra cui il rilascio di tutti i detenuti condannati a meno di 5 anni di reclusione, nonché il rilascio di tutte le madri con figli minorenni e di coloro vulnerabili all’infezione da COVID-19. Richieste simili sono state formulate anche da Iniziativa per i diritti dei prigionieri, ponendo l’accento principalmente sulla necessità di garantire condizioni di vita sicure nelle prigioni e ridurre la sovrappopolazione sia nelle carceri che nei centri detentivi della polizia, mediante rimesse in libertà con la condizionale e altre politiche simili.

Proteste

L’ultima grande manifestazione nel Paese si è svolta sull’isola di Lesbo il 14 marzo. È stata una manifestazione antifascista/pro-immigrazione, appoggiata dal Sindacato dei medici ospedalieri locali, accusata di “irresponsabilità” dai sostenitori del governo in tutto il Paese.
L’unico appello allo sciopero questa settimana è stato lanciato dal Sindacato degli archeologi che ha chiesto di smettere di lavorare, richiesta accolta dal ministero della Cultura.
Uno sciopero della fame collettivo da parte di oltre 1.200 migranti, detenuti nel campo di detenzione di Korinthos, è stato condotto il 20 marzo, per protestare contro le dure condizioni di vita e chiedere anche di essere liberati. Non è ancora chiaro se questa protesta fosse principalmente legata alla Giornata contro il razzismo proclamata dall’Onu (21 marzo) o si estenda oltre.
Dopo il tramonto, in strada ci sono più poliziotti che gente comune. Se sarà provocato un coprifuoco questo fine settimana o la prossima settimana, sarà molto difficile per i compagni ancora attivi riunirsi o mettere i loro striscioni, adesivi ecc. nella città di Atene.

Assemblea dei lavoratori disoccupati di piazza Syntagma
TPTG

22 marzo 2020
summercamp2020-covid19-report.pdf

Grecia – Resistenza e Lotta in carcere

Pubblichiamo due comunicati, rispettivamente dei rivoluzionari prigionieri Pola Roupa e Nikos Maziotiz, sulle circostanze del trasferimento disciplinare della compagna Pola dal carcere di korydallos alla prigione femminile Eleonas – Thebes, dopo le mobilitazioni nel carcere di korydallos a seguito della diffusione del Coronavirus.

da: secoursrouge.org

23 marzo 2020

Venerdì 20 marzo, poco dopo la chiusura della prigione, membri delle forze di polizia speciali hanno fatto irruzione nella mia sezione per portarmi fuori da Korydallos. Il ministero aveva impartito un ordine per il mio trasferimento per bloccare la mobilitazione nella prigione femminile di Korydallos, al fine di ridurre le prigioni dove lo stesso giorno si era iniziato a tenere aperte le porte delle celle a mezzogiorno. È la prima volta che un tale ordine viene dato per stroncare una mobilitazione e mostra l’estremo autoritarismo del governo, di come percepisce i detenuti e intende affrontare la minaccia di un coronavirus letale. Hanno portato con me un prigioniero di 65 anni, detenuto per problemi finanziari, disabile al 67%, in attesa di rilascio. Il suo trasferimento è stato una decisione di vendetta da parte del servizio penitenziario. Nelle carceri di Eleonas-Tebe, siamo tenuti in quarantena per il coronavirus, e vi resteremo per diversi giorni. Con i nostri testi e la nostra mobilitazione, le detenute nelle carceri femminili di Korydallos hanno voluto lanciare un avvertimento per evitare una diffusione devastante e mortale del virus nelle carceri del Paese. La loro decongestione generalizzata è l’unica soluzione per salvare vite umane. Tuttavia, il governo giudica meno importante prendersi cura della vita dei detenuti, che salvare il proprio prestigio e minare la disciplina nelle carceri del Paese. La sua “sincera” preoccupazione per la vita degli abitanti di questo Paese è mostrata anche dal suo rifiuto di subentrare agli ospedali privati, dimostrando così che non vuole entrare in conflitto con il grande capitale nel mezzo della maggiore crisi sociale e umanitaria in atto. Il Paese non smette di decimare medici e infermieri negli ospedali pubblici infettati dal coronavirus, costretti a battersi privi di fondi, personale, forniture. Prigioniere e prigionieri sono in balia dell’indifferenza criminale in tutto il Paese. Il mio brutale trasferimento dall’inizio della mobilitazione conferma che la strategia dell’ordine pubblico ha la precedenza sulla sicurezza sociale e sulla stessa vita umana.

Pola Roupa, membro di Lotta Rivoluzionaria

Per scrivere alla compagna:

Πόλα Ρούπα (Pola Roupa)
Prigione femminile Eleonas
Thebes
TK 32200, Grecia

da: Actforfree.nostate.net (da Mpalothia, tradotto in inglese da Anarchists Worldwide)

21 marzo 2020

Questa mattina forze speciali di polizia sono entrate nelle prigioni femminili di Korydallos e hanno portato via Pola Roupa per trasferirla nelle prigioni femminili di Eleonas-Tebe. Ovviamente, la ragione di ciò è la mobilitazione e la richiesta di ridurre le pene detentive per il rischio di diffusione del coronavirus nelle carceri. Ieri i prigionieri hanno iniziato a mobilitarsi tenendo aperte le celle all’ora di pranzo.
Il trasferimento della compagna Roupa nelle prigioni di Eleonas è stato chiaramente la risposta del ministero per la Protezione dei cittadini alle richieste e alle mobilitazioni dei prigionieri. Non vi è stata alcuna risposta alla richiesta di ridurre il sovraffollamento delle carceri in modo legale, come indicato nelle richieste dei detenuti, ciò che è il modo più elementare per prevenire un massiccio scoppio del virus nelle carceri. È certo che dopo la cessazione delle visite di parenti e avvocati, che il prossimo passo del ministero sarà quello di tenere i prigionieri in cella e per 24 ore al giorno con il pretesto di “proteggerli”, dal momento che il virus entrerà nelle carceri, se non lo ha già fatto. La misura per la detenzione su 24 ore è completamente fascista, né risolve il problema. È illegale e non prevista da alcuna legge o codice penale ed è in linea con l’approccio più generale per un divieto di circolazione già vigente in tutta Europa. Fascismo nella società, fascismo nelle carceri!
Pola Roupa è sempre stata in prima linea nelle mobilitazioni e le proteste nelle prigioni femminili di Korydallos. E naturalmente la reazione del ministero e del governo è “comprensibile”. Fate loro sapere che questo non ci spezzerà e non ci piegheremo a nessun governo, di sinistra o destra.

Nikos Maziotis, membro di Lotta Rivoluzionaria

 
 
 
da: actforfree.nostate.net

Atene: locandina per una manifestazione in segno di memoria e lotta per il compagno Lampros Fountas il 10 marzo 2020, ore 17, zona Monastiraki
MANIFESTAZIONE IN SEGNO DI MEMORIA E LOTTA PER I 10 ANNI
DALL’ASSASSINIO DI STATO
DI LAMPROS FOUNTAS
MEMBRO DELL’ORGANIZZAZIONE RIVOLUZIONARIA “LOTTA RIVOLUZIONARIA”

“Oltre al miglior omaggio a un compagno che ha dato la vita lottando va proseguita la lotta stessa, per la quale è caduto in combattimento. E questa lotta non ha mai avuto o avrà mai altra direzione, se non il rovesciamento del capitalismo e dello Stato, la rivoluzione sociale “.
(estratto dalla: Rivendicazione di responsabilità dell’organizzazione Lotta Rivoluzionaria [25 aprile 2014] del compimento di un attentato dinamitardo il 10 aprile 2014 contro la Direzione di supervisione della Banca di Grecia, via Amerikis, ad Atene)
10 MARZO 2020
-MONASTIRAKI-
ore 17

ASSEMBLEA APERTA IN MEMORIA DI LAMPROS FOUNTAS MEMBRO DELL’ORGANIZAZIONE “LOTTA RIVOLUZIONARIA”

tradotto da Act for freedom now!
da: actforfree.nostate.net

20 febbraio 2020

Atene: Koukaki è ricaduta pesantemente su di loro
Dal 2017, Koukaki Squat Community [Comunità occupante di Koukaki (Matrozou 45, Panaitoliou 21, Arvali 3)] ha creato un diverso esempio competitivo di vita comunitaria nel centro di Atene. Tramite procedure orizzontali, lavoro collettivo e persistenza, ha creato progetti aperti e sociali di edilizia abitativa comune, bagno pubblico e lavanderia, condivisione di vestiti, spazi per iniziative pubbliche e una biblioteca multilingue. Operando in un’area trasformatasi da quartiere residenziale in resort (meta, n.d.t.) turistico di prima classe, la Comunità Squat di Koukaki ha sollevato un argine alle politiche repressive ed economiche dello Stato e dei padroni, contro fascismo, razzismo e patriarcato. Un vivo focolaio di resistenza che ha anche attivamente sostenuto e tenuto i contatti con altre lotte, progetti politici e assemblee pubbliche [1].
Tale attiva comunità di uguaglianza e solidarietà non poteva passare inosservata. Come molti altri squat e progetti politici ad Atene, gli squat di Koukaki sono stati più volte presi di mira dallo Stato, sia dai governi Syriza e Nea Dimokratia, che attraverso attacchi fascisti [2]. Affrontando sgomberi e repressione, i compagni hanno resistito e difeso la loro comunità riprendendosi le case e con interventi dinamici. La loro forte resistenza è diventata una questione politica centrale il 18 dicembre 2019, quando la polizia ha sgomberato tutti e tre gli squat e l’11 gennaio 2020 nel corso delle spettacolari operazioni di polizia per sfrattare le case di Matrozou 45 e Panaitoliou 21, entrambe riprese dai compagni inizialmente quel giorno.
Riprendersi e difendere gli squat è stata un’azione contro la paura cui la repressione dello Stato ci sottopone … una risposta razionale all’irrazionalità di un sistema finanziario che getta violentemente la gente in posti infami, per strada e in campi di concentramento, mentre migliaia di edifici rimangono abbandonati e vuoti [3 ]. Grazie allo loro forte resistenza, i compagni hanno risposto alla violenza imposta su tutti gli squat e alle persone in lotta contro gli sgomberi, gli arresti, il terrore e la paura. Con la loro resistenza collettiva, i compagni hanno dato una risposta emblematica all’attacco dello Stato e del capitale in materia di lavoro, sanità, istruzione e alloggio, rispetto al saccheggio neoliberale delle risorse naturali e alla gestione necropolitica delle esistenze. Una risposta simbolica alla violenza onnipresente che i poteri statali seminano quotidianamente nelle città, nelle comunità locali e ai confini, dalle carceri di Moria, Petrou Ralli e Korydallos a Skouries, Agrafa e il mare Egeo.
L’odio con cui la polizia ha attaccato i compagni della Comunità occupante di Koukaki, così come i residenti e i compagni locali solidali, non è niente di sorprendente. Lo Stato sa bene che le resistenze collettive e la solidarietà vanno colpite incessantemente, in modo da divenire un esempio da seguire per tutti coloro che (possono) negare e sfidare l’individuazione e la selvaggia concorrenza del libero mercato, un esempio da seguire per tutti coloro che resistono per prendere la propria vita tra le mani. Tuttavia, ciò che non riusciranno sempre ad afferrare è che i nostri legami collettivi, le nostre lotte e idee non sono confinati dentro muri e non possono essere cacciati. Continueremo a essere solidali con i nostri compagni, con tutti coloro che resistono nelle lotte sociali in atto. Perché lottare non è né legale né illegale, è giusto.

SOLIDARIETA AGLI SQUAT E FORZA AGLI ARRESTATI
TUTTO QUANTO E’ NOSTRO, IPRENDIAMOCELO, PERCHE’ CI E’ STATO RUBATO
SQUAT IN VILLE E CASE ABBANDONATE
PER UN MONDO DI SOLIDARIETA, AUTORGANIZZAZIONE E LIBERTÀ

[1] Maggiori informazioni sulla comunità tozza di Koukaki
https://athens.indymedia.org/post/1602457/ | https://athens.indymedia.org/author/Κοινότητα Καταλήψεων Κουκακίου /
[2] Sfratti il ​​12 marzo 2018, il 18 dicembre 2019 e l’11 gennaio 2020 e attacchi fascisti il ​​26 febbraio 2018 e il 14 marzo 2018.
[3] Testo per la ripresa di Matrozou 45 e Panaitoliou 21 l’11 gennaio 2020 https://athens.indymedia.org/post/1602470/

 
da: actforfree.nostate.net

13 febbraio 2020

Atene Pireo, Grecia: Informazioni sull’applicazione non ufficiale del regime di esclusione per il compagno anarchico Giannis Michailidis

Il 12 febbraio 2020, è proseguita l’udienza presso la Corte d’appello riguardante 8 compagni anarchici (G. Michailidis, A. Dalìos, D.Politis, B.Tsilianidis, G. Sarafoudis, G.Naxakis, G.Karagiannidis e F. Harisis) nei tribunali del Pireo per il caso di un conflitto con il secondino Mylonas verificatosi nel dicembre 2013.
Salvo il compagno Giannis Michailides, recentemente arrestata a Agia Paraskevi, nella zona di Atene gli altri compagni sono liberi. Quindi varie iniziative legate al trasferimento e al procedimento di sottomissione di Gianni a custodia cautelare stabiliti in tribunale, ci hanno indotto inducono a parlare dell’applicazione non ufficiale di un regime di esclusione. Riprendiamo le cose dall’inizio.
Il compagno è un prigioniero in ostaggio nelle carceri di Malandrinos. La consueta procedura per i prigionieri detenuti in un carcere lontano dal tribunale prevede che siano trasferiti alla prigione più vicina al tribunale e, al termine del processo, che siano riportati a quella prigione nei giorni seguenti. In questo caso, Giannis M. è stato portato ella sezione “Transito” (metagvgvn Petrou Ralli ad Atene) dove è arrivato alle 20, la sera dell’11 febbraio 2020, restandovi la notte.
Non è stato portato in tribunale fino alle 11, la mattina del 12 febbraio, data l’assenza di segretari. L’avvocato del compagno ha chiesto che il processo fosse sospeso per poter consultarsi con lui, ciò che è stato respinto dal tribunale. L’avvocato ha quindi chiesto che la causa si svolgesse per mezz’ora, in modo da poter avere una semplice comunicazione con lui, richiesta nuovamente respinta. Infine, il tribunale non ha nemmeno accettato la richiesta che gli sbirri indietreggiassero, affinché il processo fosse il più “normale” possibile.
Durante tutto il procedimento Giannis Mixailidis è stato circondato da 6 poliziotti incappucciati della special Transfer Task Force (forza d’intervento speciale per di trasferimento, n.d.t.) che non hanno permesso agli altri imputati di avvicinarsi al banco degli imputati prima dell’inizio del processo. Hanno persino spostato le posizioni dei restanti imputati lontano da lui e li hanno messi alle sue spalle affinché nessuno degli altri compagni potesse sedersi accanto a lui. In tutte le pause del processo (anche per 5 minuti), è stato scortato da EOM (forze speciali della polizia) fino al carcere di detenzione, nonostante le proteste sollevatesi che il tribunale ha rifiutato di accettare e in generale la presenza EOM è stata soffocante durante il processo. A fine processo, Giannis è stato riportato direttamente al carcere di Malandrinos.
Questa informativa mira a informare sull’applicazione ufficiosa di un regime di esclusione contro un anarchico, nemico dichiarato del sistema, ma anche avvertire che non rimarremo in silenzio di fronte a queste pratiche ovviamente orchestrate dal servizio “anti”terroristico e suoi superiori politici. Un regime di esclusione aggiunto repressiva negli ultimi mesi. Trasferimenti in prigione con la competenza del ministero per la Protezione dei cittadini, indagini in corso dentro le celle da squadre speciali di polizia, annuncio della creazione di un carcere disciplinare (tipo C), inasprimento del codice penale, intenzione di un disegno di legge che irrigidisce le condizioni detentive, ecc.
CONTRO I REGIMI DI ESCLUSIONE
SOLIDARIETÀ A TUTTI I PRIGIONIERI POLITICI
Iniziativa di compagni

fonte: tradotto da Act for freedom ora!

Indirizzo dei 3 compagni anarchici:
Dimitra Valavani (Δήμητρα Βαλαβάνη)
Dikastiki Fylaki Korydallou
Gynaikeies Fylakes, (carcere femminile)
TK 18110 Korydallos
Atene – Grecia
—–
Kostantina Athanasopoulou (Κωσταντινα Αθανασοπουλου)
Prigione femminile di Eleonas
Tebe
TK 32200
Grecia
—-
Giannis Michailidis (Γιαννης Μηχαιλιδης)
Prigioni di Malandrinou (Κ.Κ. Μαλανδρίνου)
TK 33053 MALANDRINO
Fokidas
GRECIA

2 febbraio 2020

Arresto di tre compagni anarchici

Mercoledì 29 gennaio, tre militanti anarchici/e, Giannis Michailidis, Konstantina Athanasopoulou e una donna non identificata sono stati catturati in un’auto che sarebbe stata rubata alla periferia di Atene, ad Agia Paraskevi. La polizia antiterrorismo afferma d’aver trovato nel veicolo un fucile kalashnikov, un fucile mitragliatore, una pistola, targhe d’immatricolazione rubate e altri oggetti. Finora i militanti sono stati accusati di quattro crimini e sei reati, tra cui “appartenenza a un’organizzazione a delinquere” e “possesso illegale di armi”. Giannis Michailidis è evaso dalla colonia penale agricola di Tyrintha nel giugno 2019. Era stato dapprima arrestato nel febbraio 2013 per una doppia rapina. Stava anche scontando una pena per aver attaccato la polizia di Pefki nel maggio 2011. Konstantina Athanasopoulou è entrata in clandestinità, dopo essere stata rilasciata su cauzione, in seguito al suo arresto dovuto a legami con l’organizzazione Lotta Rivoluzionaria. È stata condannata in contumacia nel 2019 a 35 anni e 6 mesi.

da: actforfreedom

29 gennaio 2020

Atene, Grecia: nuovo aggiornamento sul 4° processo all’organizzazione rivoluzionaria “Lotta Rivoluzionaria” 

23 gennaio 2020: La proposta dell’accusa di respingere le accuse d’appartenenza e partecipazione a Lotta Rivoluzionaria è stata accettata durante l’udienza odierna al 4 ° processo contro Lotta Rivoluzionaria incentrato sulle rapine in banca dal 2012 al 2015 e sul tentativo di rapimento dell’armatore Martinos.
Nella sua proposta, la PM ha accettato, in base a prove inesistenti e all’affermazione del compagno Nikos Maziotis, che le rapine in banca dal 2012-2015 non avevano nulla a che vedere con Lotta Rivoluzionaria o il suo finanziamento e, di conseguenza, gli accusati di ciò non hanno nulla a che fare con l’organizzazione. Ha anche proposto di rinunciare all’accusa di organizzazione a delinquere, che secondo l’accusa esisteva tra il 2006 e il 2012. Ha anche proposto un’eccezione per i casi di rapina in PROBANK dal 2006 e per il tentativo di rapimento di Martinos nel 2013.
Riguardo alle rapine in banca e ad alcune delle altre accuse (omicidio, possesso di armi ed esplosivi, sequestro di persona, contraffazione, ecc.), la proposta formulata dall’accusa in merito al fatto che gli imputati fossero colpevoli o meno non è differita molto rispetto ad alcune eccezioni riguardanti l’atto di accusa originale.
La prossima udienza è prevista per il 6 febbraio 2020.

Assemblea in solidarietà con i membri di Lotta Rivoluzionaria

(tramite Athens Indymedia, tradotto in inglese da Anarchists Worldwide)
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10 gennaio 2020

Nuovo Processo contro “Lotta Rivoluzionaria”

Oggi inizia un nuovo processo contro Lotta Rivoluzionaria al tribunale speciale del carcere di Korydallos ad Atene. In questo processo, Pola Roupa e Nikos Maziotis sono accusati di “aver fornito, posseduto e fabbricato esplosivi”. In concreto, si è trattato di un’autobomba abbandonata e trovata dalla polizia nell’estate del 2017, sette mesi dopo l’arresto di Pola Roupa compiuto il 5 gennaio dello stesso anno
Atene, Grecia: sul nuovo processo a Lotta Rivoluzionaria

pubblicato il 9 gennaio 2020 da anarchistsworldwide

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Il nuovo processo contro Lotta Rivoluzionaria [Επαναστατικού Αγώνα, ‘Epanastatikòs Agonas’] proseguirà venerdì 10 gennaio 2020, alle ore 9 al tribunale speciale nella prigione di Korydallos (Atene). Questo procedimento legale in corso contro l’organizzazione e i suoi membri rientra nella più ampia serie di processi che continuano a riguardare e ad essere diretti contro i compagni, in particolare Pola Roupa e Nikos Maziotis. Le accuse in questo processo sono inerenti un’autobomba abbandonata e scoperta dalla polizia nell’estate del 2017, sette mesi dopo l’arresto di Pola Roupa avvenuto il 5 gennaio dello stesso anno. Nikos Maziotis è tuttavia detenuto dal 16 luglio 2014. In questo processo i compagni sono accusati di “aver fornito, posseduto e fabbricato esplosivi”. [La data dell’udienza per questo nuovo processo è stata annunciata su Athens Indymedia qui].
Lotta Rivoluzionaria è un’organizzazione rivoluzionaria anarchica che – dalla notte del 5 dicembre 2003, con un doppio attacco esplosivo contro il tribunale di 1° grado di Atene – ha compiuto in Grecia innumerevoli azioni contro lo Stato e la capitale. Le azioni e le analisi del gruppo erano dirette contro strutture, apparati e rappresentanti istituzionali e repressivi dello Stato greco (ad esempio: tribunale di 1° grado, stazioni di polizia, polizia antisommossa, prigione di Korydallos, ministeri del Lavoro e dell’Economia, ex-ministro per l’Ordine Pubblico G. Voulgarakis), strutture del capitale internazionale, rappresentanti del potere economico greco e internazionale, società multinazionali e strutture di altri Stati (ad esempio: ministero dell’Economia, Citibank, Royal Dutch Shell, Eurobank, Borsa di Atene, Banca nazionale di Grecia.

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Il 10 marzo 2010, Lambros Fountas, un anarchico membro dell’organizzazione, è stato ucciso da agenti di polizia mentre stava espropriando un veicolo a Dafni (Atene).

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Il 9 aprile dello stesso anno, un’operazione repressiva ha portato all’arresto di 6 anarchici, tra cui Pola Roupa, Nikos Maziotis e Kostas Gournas, che si sono assunti la responsabilità delle attività del gruppo (quest’ultimo compagno è stato rilasciato nel 2019), mentre un settimo compagno non è stato arrestato perché non sono riusciti a trovarlo. In seguito al loro rilascio in “libertà vigilata” (l’11 ottobre 2011, data la scadenza del periodo di detenzione preventiva in cui era possibile tenerli sottoposti legalmente a custodia cautelare), P. Roupa e N. Maziotis sono entrati in clandestinità il 15 giugno 2012.

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I procedimenti di 1^ istanza nel 1° processo a Lotta Rivoluzionaria si sono conclusi il 3 aprile 2013 con la condanna di P. Roupa, N. Maziotis e K. Gournas a quasi 50 anni di reclusione inflitti a ciascuno di loro, ridotti a 25 anni in base a un limite di massima pena detentiva introdotto nel sistema legale dallo Stato greco. Altri due anarchici sono stati condannati rispettivamente a 7 anni e 7 anni e 6 mesi. Altre tre persone sono state assolte.
Il 10 aprile 2014, Lotta Rivoluzionaria ha fatto esplodere un’auto con 76 kg di esplosivo di fronte al quartier generale della Banca Nazionale di Grecia ad Atene – azione diretta contro Stato, capitale e sistema economico. A seguito dell’azione l’edificio è stato gravemente danneggiato e, come affermato da un procuratore durante un processo, se fosse crollato (quasi è successo) il danno allo Stato greco sarebbe stato enorme.

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Il 16 luglio 2014, Nikos Maziotis è stato arrestato dopo uno scontro armato con la polizia nel distretto di Monastiraki ad Atene. È stato ferito a un braccio e ha rischiato d’essere ucciso sul posto dalle forze della repressione.
Il 21 febbraio 2016, Pola Roupa, ha dirottato un elicottero nel tentativo di liberare Nikos Maziotis dalla prigione di Korydallos, operazione che avrebbe potuto portare anche alla liberazione di altri prigionieri, purtroppo non riuscita.

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Il 5 gennaio 2017, Pola Roupa e Konstantina Athanasopoulou sono state arrestate e immediatamente (insieme a N. Maziotis) sono entrate in sciopero della fame chiedendo il rilascio del figlio di Nikos e Pola alle forze repressive (il bambino è stato liberato pochi giorni dopo). Dopo il suo arresto, Konstantina Athanasopoulou ha dichiarato d’essere un’anarchica e membro dell’organizzazione, successivamente è stata liberata ed è entrata in clandestinità. È tuttora latitante.

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Il 10 maggio 2019, N. Maziotis e P. Roupa sono stati entrambi condannati all’ergastolo durante il 2° processo a Lotta Rivoluzionaria, accusati principalmente dell’azione contro la Banca di Grecia (aprile 2014), di tre rapine in banca, di scontri armati con la polizia prima dell’’arresto di N. Maziotis e di possesso d’armi ed esplosivi. Anche altri compagni sono stati condannati.
Sempre nel 2019, sono stati conclusi gli atti di 1° grado del 5° processo a Lotta Rivoluzionaria. K. Athanasopoulou è stato condannato in contumacia a 35 anni e 6 mesi, P. Roupa a ulteriori 65 anni (principalmente per avere tentato di liberare prigionieri dal carcere di Korydallos e per alcune rapine in banca), N. Maziotis ad altri 24 anni e un altro compagno a 34 anni e 6 mesi. Finora, lo Stato greco ha avviato circa sei processi principali (pendenti o conclusi) per azioni condotte da Lotta Rivoluzionaria.

Solidarietà con gli accusati membri di Lotta Rivoluzionaria e gli accusati negli stessi processi.

(tramite Round Robin, tradotto in inglese da Anarchists Worldwide)

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4 gennaio 2020

Solidarietà ai militanti antifascisti

Il 1° novembre 2019, militanti antifascisti hanno incendiato la sede principale del partito neonazista “Alba Dorata” ad Atene. Questa operazione ha permesso in particolare di danneggiare seriamente l’ufficio politico e quello del segretario generale di questa organizzazione. Dopo questa azione, due combattenti antifascisti sono stati arrestati, con l’accusa anche di partecipazione a sei altre operazioni simili contro la sede dei neonazisti, la prima risalente a marzo 2017. Pur rilasciati in attesa di processo, i militanti devono comunque soddisfare a condizioni estremamente rigorose come presentarsi obbligatoriamente al commissariato della loro regione. Sono inoltre tenuti a versare ciascuno una cauzione di € 15.000 prima del 17 gennaio 2020. Il movimento antifascista lancia quindi un appello per una campagna di raccolta fondi che permetta ai due militanti di pagare le cauzioni.

Manifestazione per ricordare Alexandros Grigoropoulos

Quasi 10.000 persone hanno sfilato venerdì 6 dicembre 2019, ad Atene, per onorare la memoria di Alexandros Grigoropoulos, a 11 anni dal suo assassinio. Alla fine del corteo, sono scoppiati incidenti nel quartiere Exarchia, dove l’adolescente è stato ucciso a colpi di arma da fuoco da un poliziotto il 6 dicembre 2008. Dei gruppi hanno lanciato pietre e molotov contro le forze dell’ordine che hanno risposto sparando lacrimogeni. Un poliziotto è rimasto ferito e la polizia ha eseguito 50 arresti, 10 dei quali ha comportato la misura di custodia cautelare. Le autorità hanno schierato 3.500 poliziotti ad Atene, assistiti da droni, un elicottero e un idrante. A Salonicco, seconda città del Paese, migliaia di persone hanno manifestato. A Patrasso, la manifestazione è stata pure segnata da violenze, candelotti di gas lacrimogeno sparati dalle forze dell’ordine e molotov lanciate dai manifestanti. Due poliziotti sono rimasti feriti, secondo la polizia, che ha arrestato 19 persone, 7 delle quali sottoposte poi a custodia cautelare. Il poliziotto autore dell’assassinio di Alexandros Grigoropoulos, Epaminondas Korkoneas, era stato condannato all’ergastolo, ma è stato rilasciato lo scorso luglio.

 
Tramite : mpalothia
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29 novembre 2019

Atene, Grecia: gli anarchici marciano contro la repressione politica (in solidarietà con ASOEE Steki)

Venerdì 15 novembre, gli anarchici hanno marciato nel centro di Atene a seguito dei recenti episodi di invasioni operate dalla polizia antisommossa e degli attacchi a studenti dell’Università di Economia di Atene.
La catena di eventi è stata scatenata dalla polizia quando sabato 9 novembre 2019 decine di poliziotti hanno invaso il terreno universitario dell’Università di Economia ad Atene per sfrattare un luogo studentesco anarchico, come trovata pubblicitaria finita male non avendo loro trovato niente di rilievo penale.
Quindi, domenica 10 novembre il Consiglio universitario ha imposto arbitrariamente un blocco, chiudendo l’università per una settimana su ordine della polizia (da lunedì 11 a domenica 17 novembre) prima dell’anniversario della rivolta studentesca del 17 novembre 1973 contro il regime della giunta di allora, quando abbastanza ironicamente l’esercito e la polizia hanno invaso la Scuola Politecnica di Atene trasformando la massiccia protesta studentesca in spargimento di sangue. Affinché ciò non si ripetesse, dal 1974 fino all’abrogazione della legge attuata dall’attuale governo di destra pochi mesi fa, una legge ha proibito alla polizia greca di entrare in qualsiasi luogo accademico.
Lunedì 11 novembre 2019, studenti hanno sfidato il blocco accademico, che vietava a chiunque di entrare nell’università chiusa su ordine di polizia e la polizia antisommossa ha nuovamente invaso l’università, attaccando gli studenti con manganelli e lacrimogeni. Ciò che a governo e polizia è riuscito effettivamente è stato l’avere dozzine di università occupate per protesta in tutta la Grecia e 3 grandi proteste studentesche proprio ad Atene, con migliaia di manifestanti in soli 5 giorni (lunedì 11 novembre, giovedì 14 novembre e un altro videoripreso, venerdì 15 novembre, prima del grande corteo il 17 novembre).
Il fatto che la polizia abbia consigliato all’università di chiudere per una settimana e in realtà solo pochi giorni prima dell’anniversario dello spargimento di sangue studentesco compiuto da polizia ed esercito, ha fatto infuriare gli studenti che hanno deciso di sfidare il blocco ed entrare nei terreni dell’Università di Economia ad Atene solo per essere attaccati dai poliziotti antisommossa in uniforme dell’esercito come nel 1973. Per ironia della sorte, il partito ora al governo in Grecia si chiama “Nuova Democrazia”.
Le tensioni stanno crescendo Grecia al momento che precede l’anniversario del 17 novembre e la data del 6 dicembre (quando nel 2008 un ragazzo di 15 anni è stato assassinato da un poliziotto a Exarcheia ad Atene), così come i continui attacchi della polizia e gli sgomberi di squat in tutta la Grecia.
Tramite : mpalothia
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da: actforfreedom
fonte
tramite: ragnarok.
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29 novembre 2019

Atene, Grecia – Attacco a Eurobank in Ambelokipoi (17 novembre 2019)
Il partito di Nuova Democrazia, a seguito della strategia socialdemocratica di SYRIZA, ha scommesso sull’indicare a un nemico interno per poter procedere senza problemi ad adeguare la gestione del capitale nazionale, affinché passi inosservata e senza risposta. Pertanto, la questione di Exarchia, “fronteggiare l’illegalità nei quartieri e nelle università”, imporre la dottrina “ordine e disciplina” è prioritaria nel programma di destra, investendo nelle caratteristiche più cannibali e conservatrici della popolazione locale e costruendo una strategia d’occultamento circa il crescente degrado della forza lavoro. Una strategia per rendere invisibili morti, torturati ed esclusi ai confini, in mare, nei luoghi di lavoro, sulle strade metropolitane, nei centri di detenzione e nelle carceri.
La formulazione utilizzata dalla narrativa autoritaria dominante non è scelta a caso, descrive le occupazioni (tane fuorilegge), i centri sociali nelle università (nascondigli), la gente che lotta in strada contro gli sbirri (vandali), la gente che la violenza del capitalismo ha costretto lontano dalla sua terra d’origine a cercare qui un destino migliore (immigrati clandestini), i guerriglieri armati e gli espropriatori radicali (terroristi, ladri e assassini). E collegando tutte queste espressioni con l’astrazione “Exarchia”. Non entreremo nel merito della storia di Exarchia, delle lotte, dei rapporti, delle radici che si sono sviluppate al loro interno. Tutto questo è stato a lungo analizzato in modo molto più chiaro e completo. Vogliamo solo dire che, nell’astrazione “Exarchia”, la figura intesa del nemico fra i soggetti da schiacciare, distruggere, detenere, esiliare, escludere dalla normalità della democrazia borghese, assume forma e sostanza specifiche. Il soggetto che deve confermare fermamente e inequivocabilmente chi detiene il potere sovrano, definisce le basi su cui costruire i rapporti interpersonali, ma anche relativi all’ambiente delle persone, alle risorse, ai beni da loro prodotti, al tempo e allo spazio.
Dopotutto, Exarchia, spazio urbano e punto antropologicamente definito mette in evidenza ciò che il capitalismo moderno teme, ciò di cui i moderni Stati occidentali hanno paura. Luoghi di autorganizzazione, esproprio di risorse, spazio e tempo, propaganda anarchica e diffusione di teorie antiautoritarie su una base sociale, azione diretta e attacchi di tipo guerrigliero in campo metropolitano, la consapevolezza che siamo due mondi paralleli in rotta di collisione, la conclusione che il capitalismo non è la fine della storia: questo è ciò di cui hanno paura. Ed è quello che vogliono strangolare. Exarchia è il simbolismo visibile e incarnato di ciò che vogliono soffocare. Questa è la ragione di tutta la repressione maniacale contro le strutture, i mezzi e i soggetti della lotta antiautoritaria.
Abbiamo visto questa furia repressiva esplodere sui corpi degli arrestati il 17 novembre 2019 e di quelli riunitisi in solidarietà nelle aule di tribunale il giorno seguente, che si sono sui marciapiedi e sulle strade di Exarchia insieme al sangue di persone tormentate da rifiuti umani in uniforme permanenti sui canali televisivi in un’atmosfera di “vittoria per la democrazia” e “piazza pulita di anarchici”. Contro questa furia approvata dallo Stato, crediamo che le nostre risposte debbano essere prudenti, tenendo conto di sempre più fattori, per essere il più pericoloso ed efficace possibile nelle nostre azioni. Completando il mosaico della presenza anarchica in strada quel giorno e seguendo la logica di colpire dove non ci stanno aspettando e radunare le loro forze, la sera del 17 novembre, abbiamo rotto le finestre e il bancomat di Eurobank in via Mihalakopoulou ad Ambelokipoi. Volevamo così ricordare loro che non possono avere occhi e orecchie sempre e ovunque e che quando definiamo il luogo e l’ora del conflitto, si scopre che la loro griglia metropolitana, la loro struttura repressiva e la loro fama politica & lo status sono fragili e vulnerabili.
La presente azione è stata un segnale di solidarietà e complicità con i ribelli del Cile. È stata pure un grido di solidarietà e forza ai nostri compagni fuggiaschi, perseguiti e detenuti.

PS. Dimitris Armakolas, sempre presente nella memoria rivoluzionaria.

Amici della violenza asimmetrica

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21 novembre 2019

Atene, Grecia: rivendicazione di responsabilità per l’attacco contro le forze DIAS e il furgone MAT a Exarchia

Nella notte di giovedì 7 novembre 2019, abbiamo deciso di attaccare il furgone della polizia antisommossa (MAT), parcheggiato di fronte agli uffici KINAL (ex partito politico PASOK) e la polizia in motocicletta (forze DIAS) che li accompagnava durante il loro cambio di turno. La nostra scelta è stata totalmente mirata.
Nella fase in cui il governo di Nuova Democrazia ha scatenato una caccia all’uomo contro chiunque lotti, nel periodo di sgomberi degli spazi di lotta dei migranti e politico-sociali, nell’epoca della concreta abolizione dell’asilo universitario e dell’invasione di sbirri MAT e OPKE nelle università – ora abbiamo deciso di tendere un’imboscata alla feccia MAT e ai lacchè delle forze DIAS , attaccandoli da entrambi i lati con ordigni incendiari, distruggendo le loro motociclette, ferendone tre e contemporaneamente cercando di bruciare il furgone parcheggiato in via Eressou.
Questa azione si è svolta all’interno dell’area di Exarchia per chiarire che la continuazione dell’insprimento della politica repressiva dello Stato avrà risposte equivalenti. Il risultato della nostra azione ha proprio confermato la validità del nostro agire – riuscito – per combattere i torturatori della polizia greca: i loro procedimenti casuali, i loro tentativi d’invadere il caffè sito in piazza, la loro tortura inflitta ai combattenti, il loro riempire di lacrimogeni il quartiere.
La polizia ha mostrato ancora una volta il suo vero volto, quando alcuni militanti – con mezzi di lotta improvvisati – hanno attaccato tutori dell’ordine pesantemente armati e sono riusciti a schiacciare il loro pervasivo senso di onnipotenza in quest’area. Mentre ricordiamo anche che le operazioni “chirurgiche” poliziesche di M. Chrisochoidis vengono eseguite senza anestesia, quando devono affrontare chi resiste che svergogna la repressione e ne misura i limiti. E, infine, rammentiamo che, senza i riflessi combattivi e l’intensificazione della resistenza sociale e di classe, certamente queste operazioni repressive riusciranno a intorpidire e paralizzare il movimento, che si abituerà alla repressione, interiorizzando paura e rinuncia.
L’attacco contro il movimento è parte integrante di un attacco più ampio ai diritti acquisiti a spese della società combattiva e con l’abnegazione della società combattiva. Il presunto passaggio verso lo sviluppo capitalista, come ultimo sforzo compiuto dal sistema per gestire la profonda crisi strutturale del capitale, assegna la maggiore accumulazione di ricchezza nelle mani dei ricchi, l’approfondimento dello sfruttamento contro i poveri, la ridistribuzione della povertà e l’accattonaggio, l’intensificazione di lavoro precario, sottopagato e sottovalutato.
Ecco perché il capitalismo aggiorna costantemente il suo arsenale repressivo. Ecco perché sta inasprendo le sue leggi contro l’insurrezione che, necessariamente, scoppierà nei prossimi anni anche in Grecia. Ecco perché sta attaccando in modo avventato e rabbioso le strutture e chi lotta, trattando il movimento come una “associazione a delinquere”, da sradicare subito.
Se vogliamo bloccare la strategia preventiva di contro-insurrezione, dobbiamo innalzare il muro dell’autodifesa del movimento e della contro violenza sociale e di classe contro di essa.
PS.: Forza al compagno anarchico V. Stathopoulos, imprigionato dopo la massiccia operazione repressiva concertata dalla feccia della polizia antiterroristica l’8 e il 9 novembre 2019.
compagni

 
Actforfree ha ricevuto un’e-mail anonima il 21/11/19

21 novembre 2019

Atene, Grecia: rivendicazione di responsabilità per l’attacco agli uffici di Nuova Democrazia e alle poste elleniche di Pefki da COMBATTENTI ANARCHICI/ CELLULA “ORIZZONTE DI DISTRUZIONE”

Rivendichiamo la responsabilità per gli attacchi incendiari contro gli uffici locali di Nuova Democrazia e l’edificio della Posta Ellenica nella zona di Pefki, periferia nord (di Atene), come un ardente benvenuto al nuovo governo e si suoi politici, come noi spazzatura umana con asce *, che prendono posto in parlamento, e la nostra adorabile feccia Adonis Georgiadis, famigerata esilarante figura politica di estrema destra.
Ogni nostro attacco vuole essere una promessa della nostra lotta per l’anarchia e il nostro segnale di solidarietà ai nostri compagni ricercati e imprigionati. Per ora, non abbiamo molto da dire. Ora è il momento dell’azione e della lotta multiforme costante e duratura. Forza e complicità per tutti coloro che scenderanno in strada con il desiderio di vandalizzare, lanciare pietre sui poliziotti e bruciare i simboli autoritari. Forza e complicità per tutti i prigionieri anarchici nel mondo. Solidarietà significa attacco.
INFONDIAMO FORZA ALL’ANARCHICO RICERCATO DIMITRIS CHANTZIVASILIADIS
Niente è finito, torneremo

VIVA L’ANARCHIA
PS .: INFONDIAMO RESISTENZA ALL’ANARCHICO V. STATHOPOULOS
COMBATTENTI ANARCHICI/ CELLULA “ORIZZONTE DI DISTRUZIONE”

* Parliamo di Makis Voridis, feccia fascista che negli anni ’90 attaccava anarchici e punk armato di ascia

 
da: actforfreedom

Atene e Salonicco, Grecia: aggiornamenti sulla battaglia in difesa di Exarchia: per libertà, autorganizzazione e solidarietà

15 novembre 2019
Manifestazione a Heraklion, Creta, contro gli sgomberi
Le ultime settimane hanno visto un’intensificazione dell’impegno del governo di Nea Demokratia per sottomettere il movimento anarchico greco e schiacciare iniziative volte a offrire alternative alla società carceraria. In particolare, il quartiere anarchico Exarchia di Atene è stato un punto centrale per la sua aggressività. Una cronologia approssimativa di questa repressione, nonché le azioni di solidarietà e resistenza intraprese dai compagni in Atene sono elencate di seguito.
Ora circola una voce secondo cui lo Stato intende sgomberare “tutti gli squat” entro il 17 novembre. Un’altra voce fissa la scadenza al 6 dicembre. Entrambe sono date significative nella storia del movimento anarchico greco, contrassegnate da rivolte annuali. Cosa significhi “tutti gli squat” non è completamente chiaro. Tuttavia, risulta evidente dalle ultime settimane che sono stati attaccati squat sia dentro che fuori Exarchia, nonché in città di altre zone del Paese.

Sgomberi di squat abitativi per migranti
Il primo obiettivo perseguito dallo Stato nell’attaccare spazi occupati è stato mirare ai numerosi squat che offrivano alloggi alternativi ai terribili campi gestiti dallo Stato per migranti. Erano spazi autogestiti abitati da migranti, anarchici e antiautoritari, spesso di grosse dimensioni, in gran parte concentrati in Exarchia.
Ad agosto, un mese dopo l’avvento al potere del nuovo governo, i poliziotti hanno evacuato quattro squat di Exarchia (Spirou Trikoupi 17, Transito, Rosa de Foc e Gare).
Sono seguiti poi altri tre sgomberi a settembre (5^ scuola di Exarchia, squat Jasmine nella vicina via Archarnon e un altro vicino a Jasmine).
Più recentemente, in ottobre, è stata sgomberata un’altra occupazione in Exarchia, Oniro. Residenti sono stati caricati su autobus e portati nei campi di concentramento; i loro effetti personali sono stati gettati via. In totale, centinaia di rifugiati sono stati sgomberati da questi spazi autorganizzati e portati in campi e prigioni governativi. In Exarchia continano ad esistere alcuni squat abitativi per migranti, ma sono sotto minaccia di sgombero.
Cambiamenti legali e di politica
Oltre agli sgomberi, sono stati compiuti sei passi in avanti legali e politici nell’attacco a gente che si ribella nel Paese, come segue:
– abolizione della legge sull’asilo universitario. Questa legge aveva impedito in gran parte agli sbirri di entrare nelle università, sin dalla rivolta del 1973 contro la dittatura. Cuore della rivolta è stata l’Università Politecnico, là conclusasi con un massacro perpetrato dalle forze dello Stato. Gli spazi occupati sono stati una caratteristica tradizionale di molte università greche e infrastrutture chiave dei movimenti anarchici e antiautoritari nel Paese. La legge è stata molto contestata negli ultimi anni, finché è stata abolita in agosto, il che dovrebbe rendere molto più facile per lo Stato lo sgombero di molti squat.
– reintroduzione dei poliziotti “Delta”, rinominati DRASI (“azione”). Questa banda di poliziotti motociclisti, famigerata e particolarmente malvagia è stata sciolta nel 2015, ma è stata reintrodotta dal nuovo governo e ora è tornata sulle strade.
– nuove leggi per criminalizzare ulteriormente chi resiste. Ad esempio, una pena detentiva massima di 10 anni se trovati in possesso di molotov e applicazione di sanzioni per incitamento alla rivolta a ad atti illegali, oppure per aver preso la parola in edifici statali.

Breve cronologia delle ultime settimane

Mercoledì 30 ottobre:
Scoppiano scontri in Patission vicino all’Università ASOOE (Università di Economia e Commercio) in segno di solidarietà con l’insurrezione in Cile

Giovedì 31 ottobre:
Una manifestazione studentesca ha luogo contro l’abolizione della legge sull’asilo universitario e le riforme scolastiche. Gli studenti attaccano gli sbirri con le aste delle bandiere.
Venerdì 1 novembre:
Una manifestazione di solidarietà all’insurrezione in Cile inizia all’ambasciata cilena e si dirige verso Exarchia.

Sabato 2 novembre:
• Sgombero dello squat Vancouver Apartment nel centro di Atene, occupato da 13 anni, proprietà di ASOEE
Gli sbirri fanno la mossa insolita di fare sgomberi il sabato, quando l’università è chiusa e molti studenti non sono presenti per intervenire. Tale criterio è ripetuto anche la mattina di un’importante manifestazione contro attacchi a squat e migranti, che Vancouver ha pubblicamente sostenuto. Nel corso dello sgombero 4 compagni sono arrestati, mentre un residente viene ucciso da un cane poliziotto. Gli altri 3 residenti sono realmente sepolti vivi, venendo quindi consapevolmente chiuso l’edificio, con loro intrappolati all’interno.
Sono in corso iniziative legali per liberare tali residenti, dato che uno squadrone di poliziotti in tenuta antisommossa sta a sorvegliare l’edificio e tutti gli ingressi sono murati.
• La stessa mattina, alcuni poliziotti antisommossa permanentemente schierati intorno a Exarchia tentano di abbattere la porta di Notara, uno dei più grandi e pochi squat per migranti rimasti ad Atene. Ciò, dopo minacce e insulti urlati dai poliziotti nei giorni precedenti, compreso “Raus!” (riferimento a “Juden Raus”, frase usata dai nazisti che significa “Fuori gli ebrei”).
• Una manifestazione di un migliaio di persone si svolge in solidarietà con i migranti e in difesa di squat e spazi autorganizzati, su appello dell’Assemblea aperta di squat, migranti, internazionalisti e solidali. La manifestazione si snoda attraverso i quartieri dei migranti, caratterizzata da striscioni, volantini, stencil (matrici per riprodurre, n.d.t.) e canti multilingue. Dopo la manifestazione a Exarchia vengono lanciati attacchi con molotov contro la polizia, come risposta immediata allo sgombero di Vancouver. La polizia risponde sparando candelotti lacrimogeni e granate assordanti e due persone sono arrestate a caso nel quartiere.
• Nella prigione per migranti di Petrou Ralli, ad Atene, 16 donne detenute iniziano uno sciopero della fame e della sete per la loro liberazione e il loro trasferimento verso le isole
Lunedì 4 novembre:
• Un’altra manifestazione di studenti ha luogo nel centro di Atene. Gli studenti attaccano la polizia con molotov e questa spara candelotti di gas lacrimogeno.
• I media riferiscono che poliziotti in tenuta antisommossa sono attaccati in tre diverse occasioni in luoghi differenti, durante il giorno.
Martedì 5 novembre:
Lo squat Palmares è sgomberato a Larissa, nella Grecia centrale. 16 persone sono arrestate.
Mercoledì 6 novembre:
• Parecchie centinaia di persone protestano in solidarietà con lo squat Notara, un importante squat per immigrati in Exarchia, che ospita fino a 100 rifugiati, tra cui molti bambini, ed è minacciato di sgombero immediato. Notara è un grande edificio occupato dal 2015.
Giovedì 7 novembre:
• Scoppiano scontri con la polizia in Exarchia, con danni alla motocicletta di un poliziotto che finisce all’ospedale. La polizia quindi si scatena per Exarchia, assediando la gente in un popolare caffè. Si parla di 16 arresti.
Venerdì 8 novembre:
• Attacco allo squat Libertatia di Salonicco. Libertatia è rimasto notevolmente bruciato per un attacco compiuto dai fascisti nel 2018 con una bomba incendiaria. Almeno quattro persone sono arrestate.
Sabato 9 novembre:
• La polizia conduce un’operazione consistita (secondo i media) in perquisizioni di 13 case e la detenzione di 15 persone, 3 delle quali accusate. La stampa riferisce che è un’operazione “antiterrorismo” riguardante episodi storici e che sono state sequestrate armi. Molti dicono di essere stati seguiti, molestati o razziati da poliziotti antiterrorismo.
• Una manifestazione nel centro di Atene a difesa degli squat viene lanciata dall’assemblea No Pasaran ed è partecipata da centinaia di persone.
Domenica 10 novembre:
• Dozzine di persone partecipano a una manifestazione di solidarietà con i/le detenuti/e in sciopero della fame nella prigione per migranti di Petrou Ralli, gridando slogan in diverse lingue a sostegno dei detenuti/e.
• la polizia irrompe in ASOEE e sgombera uno steki. Immagini di caschi, bastoni e bottiglie sequestrati sono largamente condivise dai media e utilizzate come pretesto dal consiglio accademico per chiudere l’università fino al 17 novembre.
Lunedì 11 novembre:
• Un gruppo di un centinaio di persone di sinistra rompe il blocco ed entra nell’università. La polizia penetra nella struttura, attacca la gente sparando gas e assediando il gruppo di studenti. Ne consegue che una folla di centinaia di persone riunite all’esterno sulla strada trafficata, forzando la sua parziale chiusura. Alla fine la polizia se ne va e si svolge un corteo spontaneo di oltre 1000 studenti.
• Alcuni sono arrestati durante l’assedio. Uno studente, apparentemente fuori ASOEE durante gli scontri, è stato più tardi arrestato fuori di casa sua e questa è stata perquisita.

Martedì 12 novembre:
• La polizia sgombera lo squat Bouboulinas in Exarchia, abitato da dozzine di rifugiati. Inizialmente sono condotti al centro detentivo di Petrou Ralli, dove viene organizzata all’esterno una manifestazione di solidarietà. Molti degli sgomberati sono quindi portati con autobus al campo per migranti di Amygdaleza, ma parecchi di loro si rifiutano di scendere dagli autobus. Alcuni residenti di Bouboulinas resistono ai tentativi di essere divisi e distinti fra migranti “legali” e “illegali”.
• A un raduno di solidarietà per gli arrestati in tribunale, gli sbirri sparano candelotti di gas lacrimogeno e granate assordanti, durante un attacco ingiustificato.
• Una manifestazione si snoda attraverso il quartiere residenziale Kypseli, in difesa degli squat e contro la repressione dello Stato, su appello dello squat Lelas Karagianni 37, occupato da 31 anni.
——
Inutile dire che atti di solidarietà internazionale sarebbero benvenuti. Sviluppi continuano a susseguirsi rapidamente. Per ulteriori aggiornamenti, consultare https://athens.indymedia.org o per ulteriori aggiornamenti frequenti in inglese, visitare @exiledarizona su Twitter.

 
da: actforfreedom

Atene: PROTEST 9/11, Monastiraki, per costruire una barricata di solidarietà e resistenza all’attacco di Stato e Capitale, NO PASARAN!
8 novembre 2019

Contro la repressione dello Stato NESSUNA RESA -NESSUN TREGUA
solidarietà agli squat

NO PASARAN
PROTESTA

Sabato 9 novembre 2019, Monastiraki, ore 12:00
COSTRUIRE UNA BARRICATA DI SOLIDARIETA ‘CONTRO
La guerra nella periferia capitalista e le politiche razziste della fortezza Europa, le migliaia di omicidi ai confini, i campi di concentramento, le evacuazioni di rifugiati e donne immigrate da edifici occupati.
Le attuali politiche di ristrutturazione antisociale a vantaggio dei padroni, l’attacco all’asilo universitario, la repressione del sindacalismo di classe dal basso e come arma di sciopero.
L’occupazione della polizia nel quartiere di Exarchia, le incursioni nei centri di lotta occupati e nelle strutture del movimento, il continuo rafforzamento dell’arsenale legale dello Stato, il tentativo di eliminare la resistenza sociale e di classe e terrorizzare la società nel suo insieme.
Centro anarchico / antiautoritario ‘Antipnoia’, Squat Lelas Karagianni 37, squat per rifugiati residenziali / immigratoi NOTARA 26, squat per rifugiati / migranti SPIROU TRIKOUPI 17, Contrattacco di classe (gruppo di anarchici e comunisti), Assemblea studentesca anarchica ARODAMOS, Centro sociale occupato K * VOX, Assemblea antifascista-antiautoritaria di N. Iwnia – Heracleio & Compagni

8 novembre 2019

Protesta contro lo sgombero dello squat Vancouver (Exarchia)

Sabato 2 novembre, durante una protesta in risposta allo sgombero dello squat Vancouver nel quartiere di Exarchia ad Atene, una squadra di 30 anarchici ha attaccato un checkpoint della polizia antisommossa. La squadra era organizzata in due gruppi: un primo gruppo offensivo ha attaccato il checkpoint con molotov e lanci di pietre e un secondo gruppo ha aiutato il gruppo offensivo a riguadagnare incolumi un posto sicuro e ha respinto la polizia che inseguiva i compagni. Dopo l’attacco, alcuni edifici hanno aperto le porte alla squadra in segno di solidarietà, permettendole di attaccare dai tetti la polizia che li aveva rincorsi con lanci di oggetti pesanti o incendiati. Tutti i/le militanti partecipanti all’azione sono riusciti a lasciare la zona senza farsi arrestare, ma la polizia ha arrestato almeno due persone a caso nel quartiere di Exarchia, accusandole d’aver partecipato alla rivolta.

 
da: actforfreedom

Grecia: No all’espulsione di Sharareh Khademi: testo di solidarietà di Pola Roupa

9 ottobre 2019

È noto che il mondo in cui viviamo è un mondo maschile. È un mondo fatto di principi e valori del maschio forte. Su questa base, Stato e capitalismo hanno costruito un sistema di potere politico
ed economico che continua e continuerà per sempre, di sessismo e patriarcato, anche se si
evolvessero e si smascherassero. Figurano però Paesi dove il patriarcato persiste con le sue
caratteristiche più rozze ed estreme, protetto da Stati e regimi completamente totalitari. Sharareh
Khademi è fuggita da un Paese simile, l’Iran, per proteggere Diana, sua figlia di 6 anni. Lei e i suoi
fratelli hanno preso la via dei rifugiati, raggiungendo la Turchia attraverso la Grecia e lei è ora nella
prigione di Korydallou, in attesa di processo martedì 8 ottobre per la richiesta di secondo grado da
lei presentata alla Corte Suprema affinché non sia estradata verso l’Iran (la sua richiesta è stata
respinta dal tribunale di primo grado).
La storia di Sharareh Khademi è piuttosto remota, ma questa donna è delle nostre. Infermiera di
professione, ha sposato un satrapo [funzionario del governo] e dato alla luce la sua bambina. Suo
marito l’ha sistematicamente abusata e lei è stata ricoverata in ospedale. Il marito picchiava anche la
loro figlia che ora ha 6 anni. Ha accusato Sharareh di adulterio e un tribunale iraniano della sua città
l’ha condannata a 60 colpi, punizione criminale per tali accuse in Iran. La corte d’appello l’ha poi
assolta dall’accusa.
Per la storia, in Iran la punizione a 60 colpi contro le donne è imposta quando si tratta
semplicemente di essere state con un uomo senza avere rapporti sessuali. Quando esiste un rapporto
sessuale, la pena inflitta è la lapidazione in testa fino alla morte.
Sharareh ha divorziato dal marito e lui l’ha ricattata per portarle via la figlia; che lei non ha il diritto
di rivederla, mentre lui vuole sposare la bambina quando avrà 9 anni !!! Il ricatto di negare a
Sharareh ogni diritto che avrebbe potuto avere verso sua figlia, cioè vederla una volta alla
settimana, doveva rappresentare la brutale azione politica occasionalmente intrapresa dai suoi
fratelli. La loro azione è stata l’impegno in manifestazioni anticorruzione contro il governo
iraniano. La sua famiglia ha tradizionalmente compiuto azioni sovversive contro la Rivoluzione
iraniana.
Il suo ex marito, coinvolto nei servizi di sicurezza segreti del regime, l’ha avvertita che se non
avesse rinunciato a sua figlia e rinunciato a qualsiasi diritto verso lei, avrebbe presentato reclamo al
regime riguardo ai fratelli di lei affinché fossero imposte misure correttive. In questo caso,
l’esecuzione è prevista per loro.
Sharareh e sua figlia Diana e i suoi fratelli sono fuggiti immediatamente dall’Iran, ma l’accusa fatta
da suo marito per rapimento di un minore e un mandato d’arresto internazionale emesso da Interpol
l’hanno portata in prigione. Sia lei che i suoi fratelli stanno chiedendo che sia concesso loro l’asilo in
Grecia. È evidente che sua figlia non deve cadere nelle mani di un brutale patriarca che la abuserà e
la sposerà, quando sarà ancora bambina, all’età di 9 anni.
Sharareh e sua figlia Diana devono rimanere in Grecia; la piccola va protetta da questo doloroso e
criminale futuro che l’attende in Iran. La loro dignità di donne va tutelata, le loro stesse vite devono
essere protette.

Milioni di donne e ragazze vivono in condizioni disumane simili, laddove la nozione di diritto –
sebbene una nozione negativa ed eterogenea di una libertà invalida – non esiste nemmeno e dove
vita e morte non appartengono loro. Appartiene a qualunque patriarca entri nelle loro vite e, per
tutta la loro vita una società autoritaria patriarcale soffocante, con leggi e istituzioni spietate vigenti
in ogni momento, vuole rafforzare la loro percezione di essere inferiori agli uomini.
Molti milioni di donne e ragazze nel mondo vivono simili condizioni. Ma la piccola Diana e
Sharareh sono delle nostre e hanno bisogno del nostro sostegno. La loro estradizione in Iran
significa condanna a morte per la madre e una vita di tortura per la sua bambina.
Non lasciamole sole. Non permettiamo che la lotta di Sharareh sia solitaria. Come donna fortemente
oppressa, in fuga dal patriarcato e dal totalitarismo, merita la nostra solidarietà. Come madre e per
proteggere la sua bambina di 6 anni, è indispensabile che non sia estradata in Iran. La piccola Diana
merita una vita migliore.

Pola Roupa, membro di “Lotta Rivoluzionaria”

 
da: actorforfree.nostate.net

Grecia: Manifestazione, 2 novembre, ore 12 piazza Victoria, Atene – Solidarietà a
squat e infrastrutture autorganizzate/Demolire tutti i centri di detenzione

24 ottobre 2019

Solidarietà a squat e infrastrutture autorganizzate/Demolire tutti i centri di detenzione
L’accumulo di migliaia di persone in centri di detenzione isolati, sottoposte a condizioni di vita orribili, come a Moria (Lesbo), Skaramanga e Petrou Ralli (Atene) e Corinto (Peloponneso), sta a significare il cupo destino riservato dagli Stati europei a oppressi e poveri.
Ciò comporta il prolungamento dei conflitti in Siria, Afghanistan, Yemen, Libia e in altri luoghi nel
mondo dove potenti Stati capitalisti e loro alleati conducono operazioni di guerra e interventi
economici per saccheggiare risorse naturali locali, sfruttare società umane e imporre l’egemonia
globale.
Ciò costituisce il prolungamento delle tratte di schiavi, mine, fili spinati, il muro di Evros, Frontex e
guardie di frontiera.
Ciò implica la prosecuzione di pogrom, politica razzista, attacchi fascisti e cannibalismo sociale.
Rappresenta la continuazione degli attacchi a squat e infrastrutture autorganizzate sia di residenti
che di migranti, perché costituiscono una barriera a barbarie, isolamento, ghettizzazione e povertà
imposti dallo Stato e dai padroni.
I centri di detenzione non rappresentano né il futuro né il passato. È il modo con cui gli Stati
controllano ogni essere umano oppresso e sfruttato, considerato in eccesso o non benvenuto.
Lotte comuni sono condotte da residenti e migranti contro povertà, fascismo, guerra, oppressione e
sfruttamento.
Manifestazione, 2 novembre 2019, ore 12.00, piazza Victoria, Atene

fonte: Permalink

Atene, Grecia: 2 novembre 2019, manifestazione di solidarietà per immigrati e spazi di lotta //
Contro lo Stato e lo sviluppo capitalistico

24 ottobre 2019

Il 2 novembre, lanciamo un appello ai/alle compagni/e originari di Grecia e da tutto il mondo
a esprimere la loro solidarietà e unire le loro voci attraverso raduni, manifestazioni e azioni
multiformi.

MANIFESTAZIONE DI SOLIDARIETA’ PER IMMIGRATI E SPAZI DI LOTTA
CONTRO LO STATO E LO SVILUPPO CAPITALISTICO PIAZZA VICTORIA / 2
NOVEMBRE / ORE 12:00 ATENE

La popolazione immigrata viene degradata ed eliminata sotto tutti gli aspetti della sua vita. Per
fuggire dalla guerra e/o dalla povertà, sta percorrendo i sentieri del rifugiato via mare e via terra,
verso le squallide condizioni dei campi di concentramento, come Moria, dove l’impoverimento e la
morte sono di solito l’unica via che hanno dinanzi a sé da percorrere. Se sopravvivono, resta loro
una guerra con gli sbirri nei quartieri dove vivono e lavorano. Omicidi e pestaggi nei dipartimenti di
polizia, identificazioni e arresti che producono isolamenti, sparizioni ed espulsioni a lungo termine.
Al lavoro, sono sfruttati senza limiti, essendo la parte invisibile della forza lavoro. La loro
sottovalutazione sul lavoro lavorativa comporta una totale esclusione da infrastrutture scolastiche,
sanitarie e di altro genere.
Contemporaneamente, l’industria delle ONG attiva sia dentro che fuori i campi di concentramento, è
una delle più redditizie e in corso di sviluppo per il capitalismo greco. Sorge un conflitto costante
tra gli Stati di Grecia e Turchia per i quali i guardiani degli umani si accaparreranno molti dei fondi
per proteggere la UE. A Fronte di queste condizioni, gli immigrati resistono e si ribellano. Nelle città, si allineano e s’organizzano con il movimento di solidarietà e ritrovano rifugiati nelle sue
infrastrutture. Infrastrutture di solidarietà come gli squat che un tempo ospitavano centinaia di
immigrati, squat sgomberati e i loro inquilini sono stati trasferiti nei buchi infernali dello Stato.
Generalmente, gli spazi di lotta e di solidarietà non solo soddisfano una quantità enorme dei loro
bisogni, ma fungono anche da luoghi di organizzazione degli oppressi e da trincea sostanziale
contro gli interessi politici e finanziari dello Stato e del capitale. Luoghi di lotta, siano essi squat o
spazi pubblici, villaggi e quartieri come Exarcheia, hanno agito contro un ulteriore degrado della
nostra vita e contro uno Stato di polizia. A partire dal governo SYRIZA, proseguendo poi con il
governo di Nuova Democrazia, la macchina capitalistica e statale sta avviando una ricostruzione,
promuovendo devastanti piani di sviluppo sia rispetto all’’ambiente che ai nostri quartieri.
Di conseguenza, i meccanismi oppressivi stanno attaccando brutalmente, poiché comprendono che
la popolazione emigrata emarginata associata ai luoghi di lotta e all’organizzazione della
popolazione internazionale oppressa, sono un ostacolo sostanziale alla realizzazione dei loro piani.
Gli interessi commerciali locali ed esteri sono in linea con i meccanismi oppressivi, e perciò
dobbiamo affrontarli nel loro insieme, cominciando con la difesa delle persone e delle strutture
sotto attacco.

LOTTA COLLETTIVA SENZA DISCRIMINAZIONE NAZIONALE CONTRO LA
DEGRADAZIONE DELLE NOSTRE VITE E LO SPOSTAMENTO DEI NOSTRI ORGANI
CONTRO LO STATO E IL CAPITALE

Il 2 novembre lanciamo un appello ai/alle compagni/e originari della Grecia e da tutto il mondo
affinché esprimano la loro solidarietà e uniscano le loro voci con chiamate, manifestazioni e azioni
multiformi.

Assemblea aperta di squat, collettivi, internazionalisti, rifugiati e solidali.

Dichiarazione dei prigionieri Nikos Maziotis e Pola Roupa, membri dell’organizzazione “Lotta Rivoluzionaria”, a proposito del via libera americano all’invasione turca in Siria settentrionale.

Dopo un periodo di atteggiamento ipocrita da parte dello Stato americano verso curdi e altri popoli ribelli della Siria settentrionale, sostenendoli militarmente mentre davano la propria vita nella battaglia contro Daesh e le loro forze armate, formate da uomini e donne, liberavano una città dopo l’altra estendendo il progetto rivoluzionario del confederalismo democratico, il regime USA ha mostrato il suo vero volto dando il via libera allo Stato turco per un’invasione militare della regione. È lo sviluppo sperato dallo Stato “democratico” americano e dall’Occidente “democratico” in generale. Occorre aspettarsi, dalla storia stessa e dalla facilità con cui le “grandi potenze” hanno utilizzato i popoli in lotta nello scacchiere dei loro interessi geopolitici ed economici, che le “grandi potenze” estendano il loro potere. Ciò deve servire anche da esempio per il popolo di questo Paese attualmente, mentre lo Stato greco offre nuovamente “terra e acqua” ai suoi “alleati” americani per il loro intervento militare nella regione, fatto definito un successo dal governo dopo l’incontro con Pompeo e presenza militare “aggiornata” in Grecia nell’ambito del patto di cooperazione nella difesa.
L’invasione militare delle forze armate turche nel nord della Siria annegherà ulteriormente la regione e la Rivoluzione nel sangue. È minacciata l’esistenza di un progetto sociale rivoluzionario che dovrebbe rappresentare un barlume di speranza per tutti i popoli oppressi, un esempio per la liberazione di tutti i popoli, un modello di libertà per l’Occidente “democratico”. La rivoluzione in Rojava, la rivoluzione del nostro tempo, è minacciata.
Gli Stati sono gli unici terroristi, viva la Rivoluzione del Rojava e della Siria settentrionale, viva la rivoluzione sociale!

Pola Roupa e Nikos Maziotis, membri di Lotta Rivoluzionaria

7 ottobre 2019

Grecia – Assunzione di responsabilità per l’attacco incendiario del 20/06/2019 contro l’automobile del console italiano
20 settembre 2019

Negli ultimi anni, si può osservare che vi è stato un aumento e un rafforzamento dei moderni regimi totalitari in varie regioni-Stati di questo fragile mondo. Dal Brasile di Bolsonaro all’imminente Francia di Le Pen, dall’Italia fascista di Salvini all’atteso “atterraggio” di Mitsotakis nelle terre intorno a noi. Controllo panoptico, manipolazione delle popolazioni e delle loro coscienze, schiacciante dimostrazione di armamenti ed esibizione di vendetta contro coloro che scelgono di resistere, sono solo alcune delle loro caratteristiche, comuni in tutto il mondo. Repressione e lunghe condanne per coloro che le contestano sono scontate.
E se a volte stiamo solo aspettando l’opportunità di tornare nelle strade del fuoco e dell’azione, questa volta abbiamo sentito dello sciopero della fame delle compagne italiane Anna e Silvia che cercavano di porre fine al loro isolamento nelle prigioni italiane di tipo AS2 [sezioni di “Alta Sorveglianza 2”], per avere l’opportunità di comunicare tra loro e con i compagni fuori dal carcere. Lo sciopero della fame è stato anche appoggiato e sostenuto da altri compagni anarchici come Alfredo Cospito, Salva[tore Vespertino] e Stecco [Luca Dolce]. Lo stato di isolamento permanente forzato è, dopo tutto, diffuso e applicato agli anarchici di tutto il mondo. Quindi lo Stato italiano sta mostrando i suoi denti anche contro i suoi avversari politici, con macchinazioni e dimostrazioni di potere contro coloro che hanno odiato lo sfruttamento e l’autorità e ogni privazione della libertà. Per noi, la solidarietà con i compagni che con tutto il loro essere combattono autoritari, fascisti o oppressori di ogni tipo, è un fatto indiscutibile.
Motivati dalla forza trainante della nostra rabbia e usando come mezzo la fiamma che brucia dentro di noi, giovedì 20/6/2019 abbiamo proceduto all’incendio dell’auto personale del console italiano Christos Sarantopoulos, nella zona di Touba [a Salonnicco], vicino al consolato italiano. Abbiamo scelto di agire a mezzogiorno in un’area sorvegliata da forze [dell’ordine] permanenti, stabili e in transito (guardia di polizia del consolato rumeno a 20 metri, DIAS fuori dall’ospedale Theagenio), sottolineando ancora una volta le “lacune di sicurezza” di questa società di controllo che stanno cercando di imporre. I mezzi a bassa potenza utilizzati erano tali da infliggere il danno desiderato, ma senza compromettere l’integrità di qualsiasi passante casuale, poiché la logica del danno collaterale è lontana dalla nostra mentalità.
Nel caso in cui accada qualcosa ai compagni nel corso della lotta che stanno fronteggiando con i propri corpi, torneremo e questa volta contro qualsiasi inviato dello Stato italiano non ci limiteremo a danni solo materiali.
È tempo di mettere da parte ciò che isola e ci spinge all’ozio e di costruire legami forti e sinceri che si muovano con piccoli passi quotidiani nel compiere attacchi cruciali. Oltre basi slegate e relazioni opportunistiche, per perseguire l’impossibile camminando metodicamente nel futuro che ognuno di noi ha sognato, liberamente, insieme ed auto-organizzandoci. Perché solo quando resisti, lotti e combatti puoi sperare.
P. S. 1. La piacevole notizia della “scomparsa” di Giannis Michailidis dal carcere rurale in cui era detenuto e la corrispondente “scomparsa” di Konstantina Athanasopoulou il giorno antecedente la pronuncia della sua condanna, ci hanno portato un grande sorriso complice. Buona forza e buona libertà, compagni.
P. S. 2. Il compagno Salvatore [Vespertino], accusato in un processo per una bomba contro una libreria fascista e per il ferimento di un poliziotto in Italia, è stato rilasciato, ma rimane soggetto a restrizioni ed arresti domiciliari. Fino alla vera libertà, compagno, mantieniti forte.
P. S. 3. Anche se sono trascorsi più di dieci anni, i ricordi di dicembre sono ancora freschi. Una decisione della corte di secondo grado è prevista nei prossimi giorni, a Lamia, per Korkoneas e Saraliotis [poliziotti condannati dalla giustizia greca per aver ammazzato Alexis Grigoropoulos, il 06/12/2008 ad Atene]. Ovviamente, senza alcuna aspettativa da parte della giustizia civile, l’unica cosa che stiamo aspettando è l’ennesimo motivo per la prossima azione.
P. S. 4. Il 22 maggio 2009 il compagno Mauricio Morales cadde morto a Santiago, in Cile, nel tentativo di piazzare un ordigno esplosivo improvvisato in una scuola di polizia. Nessuna distanza e nessun confine è in grado di separarci dai nostri compagni. “Le idee senza azioni non valgono nulla, quindi teoria e azione devono essere e sono una cosa sola”.
P. S. 5. Forza e solidarietà a coloro che scelgono di realizzare nella pratica i principi anarchici e di vivere una vita lontana dalla schiavitù del lavoro. Vicini ai tre compagni accusati di aver rapinato l’agenzia di trasferimento di denaro presso l’AHEPA.
Ομάδα μεσημβρινών εμπρηστών Mauricio Morales
[Gruppo degli incendiari pomeridiani “Mauricio Morales”]
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Una breve nota chiarificatrice rispetto alle vicende repressive che coinvolgono alcuni compagni menzionati nel testo. Giannis Michailidis è un anarchico che nei primi giorni di giugno 2019 è evaso da un carcere situato a Tirinto; stava scontando una condanna a 16 anni e 4 mesi per la doppia rapina avvenuta a Velventos (regione di Kozani, in Grecia), per cui fu arrestato il 1/02/2013 assieme ad altri anarchici. Inoltre, nel 2015 è stato condannato a 15 anni per delle accuse legate ad un attacco contro la polizia avvenuto il 18 maggio 2011 a Pefki, durante un controllo (furono feriti due poliziotti e l’anarchico Theofilos Mavropoulos, a sua volta ferito, venne arrestato). Konstantina Athanasopoulou è un’anarchica che venne arrestata assieme a Pola Roupa il 5 gennaio 2017 nel corso di una operazione anti-terrorismo contro l’organizzazione Lotta Rivoluzionaria (Επαναστατικού Αγώνα). Successivamente fu scarcerata. Contestualmente all’arresto venne anche sequestrato dalle forze di polizia il figlio di Pola e Nikos Maziotis (membri di Lotta Rivoluzionaria), tempo dopo affidato ad una parente. Per tali fatti Konstantina, Pola e Nikos entrarono in sciopero della fame e della sete. Nel mese di giugno, al termine del quinto processo contro Lotta Rivoluzionaria, è stata condannata a 35 anni e 6 mesi di carcere. I tre anarchici “accusati di aver rapinato l’agenzia di trasferimento di denaro presso l’AHEPA” sono Giannis Dimitrakis, Kostas Sakkas e Dimitra Syrianou, arrestati il 12/06/2019 durante una rapina ad un furgone portavalori che si trovava nei pressi di un bancomat posto nell’ospedale universitario AHEPA, a Salonicco (Thessaloniki).

Tra parentesi quadre sono indicate alcune integrazioni di chi ha tradotto il testo in lingua italiana.

Tratto dal sito: https://athens.indymedia.org/post/1598853/

Aggiornamenti sui recenti avvenimenti a Exarcheia (Atene) e prossime mobilitazioni contro la repressione

Forniamo una serie di aggiornamenti sui recenti avvenimenti in Exarcheia, ad Atene, a seguito dell’avvio del primo maggiore attacco repressivo contro gli squat da parte dei lacché dello Stato greco, su ordine del premier del partito di estrema destra Nuova Democrazia, il 26 agosto.

Segue un testo pubblicato su Athens Indymedia:
La mattina del 26 agosto, verso le 2:30, un gruppo di 30 anarchici ha attaccato MAT (polizia antisommossa, n.d.t.) con molotov all’altezza delle vie Tositsa/Trikoupi.
Erano in due gruppi: il primo ha attaccato MAT da via Tsamadou e li ha investiti con il fuoco, mentre gli sbirri si trovavano nei pressi dello squat Steki occupato da immigrati anarchici.
Contemporaneamente, il secondo gruppo di compagni ha attaccato MAT da via Trikoupi investendoli pesantemente con il fuoco in via Tositsa, mentre erano impegnati dall’attacco in via Tsamadou.
Dopo l’attacco, tutti i compagni hanno lasciato la zona indenni senza subire arresti.
Mandiamo questo messaggio allo Stato, affermando che la resistenza continua e resisteremo fino all’ultima goccia del nostro sangue.

#reoccupation_of_the_squats

da: 325.nostate.net
31 agosto 2019

Video del collettivo mAyhem

*Pubblicheremo presto anche il video della rivolta il 30 agosto, che ha investito con il fuoco i MAT all’altezza delle vie Tositsa/Trikoupi, con 80 molotov*
Come detto dai compagni nel testo, ieri sera è stato compiuto un altro attacco con molotov a Exarcheia contro le squadre antisommossa MAT di stanza in via Tositsa e Trikoupi. Nuovamente i poliziotti sono stati colpiti di sorpresa e investiti pesantemente con il fuoco. Sette persone sono state arrestate e rilasciate dai poliziotti in zona, ma non perseguite, mancando prove che fossero implicate. Si sa che gli sbirri arrestano gente a caso in prossimità di ogni recente attacco contro di loro.
Dopo l’attacco contro le squadre MAT nelle vie Tositsa/Trikoupi, la sbirraglia ha deciso d’attaccare una festa in corso allo squat Steki K*VOX in piazza Exarcheia. I MAT hanno attaccato coloro che erano all’esterno della facciata dell’edificio e hanno pure sparato gas lacrimogeno nell’edificio stesso. Per quanto ne sappiamo una persona è stata ferita a seguito dell’attacco e ricoverata in ospedale.
L’attacco a circoli e spazi anarchici in Grecia è un attacco a tutti gli anarchici nel mondo
Compagni, complici con i combattenti che illuminano le strade di Exarcheia, morte al miraggio della pace sociale, ovunque!
*Compagni, fuori della Grecia forse non si può sapere che Mitsotakis, ex-banchiere istruito a Harvard, figlio di un ex-premier, l’abbia fatto per una missione di vendetta personale al fine di sradicare i circoli anarchici. Ciò non sorprende dopo che il suo cognato, Pavlos Bakoyannis, altro politico stronzo di Nuova Democrazia, è stato ucciso dal gruppo di guerriglia urbana “17 Novembre” nel 1989.

pubblicato il 31 agosto su Autonomy

2 settembre 2019
A seguito all’intensificarsi della repressione contro il quartiere ribelle di Exarchia ad Atene, mercoledì 4 settembre alle 18 si svolgerà una manifestazione di solidarietà davanti all’Ambasciata di Grecia a Bruxelles, 10 Rue des Petits Carmes (metropolitana Porte de Namur). Le operazioni repressive promesse dal nuovo governo greco sono iniziate il 26 agosto con l’arresto di 150 persone, tra cui molti migranti. Il 29 agosto la polizia antisommossa ha attaccato il famoso centro sociale K*VOX, ferendo alla testa un membro del collettivo anarchico Rouvikonas (Rubicone, n.d.t.) e arrestando quattro persone. Il 31 agosto, diversi manifestanti solidali si sono già radunati con uno striscione davanti alla stessa ambasciata, a Bruxelles

10 luglio 2019

Esiti processo per la tentata evasione dal carcere di Korydallos

Il Tribunale di Atene ha emesso la sua sentenza riguardo al fascicolo della tentata evasione di rivoluzionari prigionieri dal carcere di Korydallos, fra cui Nikos Maziotis, con un elicottero dirottato da Pola Roupa. Il tribunale, che ha iniziato le sue udienze nel mese di febbraio, si è pure pronunciato sull’esproprio di due banche in quel periodo a beneficio di Lotta Rivoluzionaria e sul possesso di armi da fuoco ed esplosivi.
Pola Roupa è stata dichiarata colpevole di ogni accusa e condannata a 65 anni, beneficiando di sentenza correttiva a 25 anni. Nikos Maziotis è stato condannato a 37 anni, beneficiando di sentenza correttiva a 24 anni.
Konstantina Athanasopoulou è stata condannata a 60 anni, beneficiando di sentenza correttiva a 35 anni e mezzo, in base alle accuse di partecipazione a Lotta Rivoluzionaria, esproprio di una banca e possesso di armi da fuoco ed esplosivi.
Un quarto imputato, che non era un imputato politico, è stato condannato a 58 anni, beneficiando di sentenza correttiva a 34 anni e mezzo, per aver partecipato a Lotta Rivoluzionaria ed espropriato una banca.
I 4 prigionieri di CCF (Coalizione delle Cellule di Fuoco, n.d.t.) sono stati assolti.

Comunicato dei rivoluzionari prigionieri Nikos Maziotis e Pola Roupa sul secondo processo contro l’organizzazione “Lotta Rivoluzionaria”

La dichiarazione che segue, non essendo la traduzione del testo originale (in greco) ma del testo tradotto in inglese, presenta alcuni passaggi poco chiari. Ce ne scusiamo, ma riteniamo importante diffonderla per i contenuti politici espressi.

“Conclusioni e importanza politica della sentenza al secondo processo di Lotta Rivoluzionaria

La decisione della Corte d’appello al 2° processo contro Lotta Rivoluzionaria, iniziato nell’ottobre 2017 e conclusosi il 10 maggio 2019 con al centro il caso politico dell’attacco alla Banca di Grecia (BCE) e al Fondo monetario internazionale (FMI), è il coronamento della difesa politica della propria azione da parte di Lotta Rivoluzionaria in procedimenti giudiziari. Ha riguardato due espropri in banche compiuti da Lotta Rivoluzionaria, uno di questi non concernenti l’organizzazione, così come pure lo scontro a Monastiraki di Nikos Maziotis con i poliziotti nel luglio 2014 e il suo conseguente arresto.
Le sentenze pronunciate (ergastolo e 129 anni per Maziotis, ergastolo e 25 anni per Roupa) dai giudici; attraverso le loro argomentazioni, l’atteggiamento e le loro decisioni in termini di pene, tutta l’ostilità dell’apparato statale sono stati diretti contro Lotta Rivoluzionaria. E più specificamente, ostilità politica per un attacco centrale contro la Troika e lo status dei “memorandum”. Questa ostilità – oltre alla nostra perseveranza nel continuare l’azione di Lotta Rivoluzionaria contro i piani di salvataggio e le politiche di genocidio sociale che li hanno accompagnati, da noi espressa con “illegalità” e annullando il potere repressivo dello Stato nei nostri confronti – sono state il risultato dello stupido atteggiamento … [che ha accettato] “come inevitabile e assolutamente necessario” per la prosecuzione ordinata e ininterrotta dell’operazione dello Stato e della situazione economica delle Convenzioni di prestito (i “memorandum”), nonostante tutte le tribolazioni (che sapevano sarebbero derivate) alla maggioranza della società. L’atteggiamento d’intolleranza verso ogni forte e ferma resistenza alla schiavitù “enorme” è particolarmente intenso, essendo state messe a tacere le risposte della società.
“Giudici politicamente insensibili” a livello impensabile, poiché nella loro forma e maniera sono pilastro inseparabile del complesso del potere moderno. Rispetto all’influenza della congiuntura politica sulle funzioni giudiziarie e legislative abbiamo fatto specifico riferimento ai nostri processi, dividendo il reato politico per differenti periodi politici della storia moderna, vale a dire, il suo riconoscimento e il suo trattamento pretenzioso in tempi passati fino al totale rifiuto di accettare l’esistenza di un avversario politico nel sistema rappresentativo contemporaneo del potere politico … Nel nostro tempo, il “reato” politico è il più a caro prezzo e ciò che richiede il trattamento più duro possibile da parte della magistratura … che comporta in ultima analisi il massimo possibile delle pene…
Mentre tutti questi tribunali affermano che la loro “missione” è “la rigorosa applicazione delle disposizioni penali”, i due tribunali di 1°grado hanno dimostrato che il comportamento della corte – e del singolo giudice – è impossibile che non rappresenti una posizione politica contro l’essenza politica e sociale dell’atto – e più specificamente l’attacco al Tesoro – il FMI…
In alcuni casi si verifica pure un intervento politico del governo sul tribunale. Nel nostro caso … interventi collocati politicamente [sono stati fatti] da superpotenze statali (l’inclusione di Maziotis nella lista internazionale dei “terroristi” da parte degli USA), mentre era detenuto nel 2015. Tutto questo sforzo bellicoso del regime contro noi comprende l’estrema risposta che il nostro bambino di 6 anni ha avuto nel 2017 al momento dell’arresto di Pola Roupa, sottoposto a un regime unico d’esclusione e vendetta …
Il nostro mantenere posizioni politiche, obiettivi e scelte di Lotta Rivoluzionaria, che abbiamo difeso con maggiore enfasi e determinazione che mai prima, è stato giudicato un comportamento “inappropriato” per contrastare punizioni primarie … Soprattutto … con l’abbandono universale di qualsiasi valore politico dato in anni precedenti all’azione armata e lo sforzo nel dimostrarlo come “giusto atteggiamento politico di solidarietà”, l’abbandono di coloro che insistono su loro scelte politiche dopo il concepimento. E, naturalmente, tutto ciò insito in un ambiente di disfattismo politico e lo sforzo a “basare” l’opposizione in un contesto non eccedente i limiti della critica alla “criminalità” del sistema. E soprattutto, in un contesto dove il progetto rivoluzionario [è considerato] ‘superato’ e ‘fuori tempo’, una posizione che conferma il potere assoluto del sistema. Cioè, in un clima [ostile] all’azione di Lotta Rivoluzionaria e alla sua difesa in tribunale.
Ancora una volta durante il 2° processo in Corte d’appello a Lotta Rivoluzionaria, abbiamo deliberatamente rifiutato di soccombere al clima politico (apparentemente e solo) dominante e condurre un processo in cui tutto ciò sarebbe stato capovolto. Abbiamo scelto d’organizzare meglio la nostra difesa civile, renderla più intrusiva, evidenziare più aspetti della nostra organizzazione e il particolare attacco, e combattere l’esito penale … più politicamente organizzati. E anche – diremmo – in modo assolutamente rivoluzionario.
Ed è ai nostri processi che abbiamo analizzato più approfonditamente la … necessità del rovesciamento del regime, la necessità della rivoluzione sociale …
Ogni ulteriore riduzione delle condanne – o l’esonero da altre accuse – rappresenterebbe un’esplicita differenziazione politica della corte dal quadro politico di regime, cosa che sapevamo non stava accadendo, mentre la decisione emersa ha costituito una sottile differenziazione in termini di trattamento politico … Questo risultato, come previsto – e come successo a un altro processo – in particolare nel 1° processo a Lotta Rivoluzionaria – ha “imposto” accuse e pene per gli altri imputati. Questo perché un’ “applicazione di proporzionalità” è rispettata tra imputati che difendono politicamente le azioni tentate da altri.
La strategia di questo processo ha lavorato per la trasformazione dei procedimenti da noi finora affrontati, avendo noi posto molti altri punti di forza oltre la politica di difesa, rispetto a come abbiamo agito in altri processi. In larga misura, questa strategia può essere distinta nel 3° processo a Lotta Rivoluzionaria … In forma più completa, tuttavia, è stata presentata al tribunale d’appello dell’organizzazione. La particolarità del nostro comportamento politico davanti a questa corte riguarda l’uso massimo di status quo, argomenti, movimenti, analisi che hanno difeso e alla fine sostenuto – e anche confermato – la nostra rivendicazione e ferma affermazione come Lotta Rivoluzionaria, sin dalla sua fondazione: che il percorso rivoluzionario è l’unica via d’uscita dal grande stallo sociale del nostro tempo.
La Rivoluzione Sociale è emersa da Lotta Rivoluzionaria con più enfasi che mai, come valore e direzione unici, specialmente durante la crisi. Tuttavia, questa prospettiva è stata avanzata sin dalla proclamazione di Lotta Rivoluzionaria come unica via d’uscita da un sistema che brutalizza le società e che … [diventerà] insostenibile per la maggioranza della società schiacciata dalla violenza economica e dal suo deprezzamento politico. Abbiamo indicato questa direzione non solo come proclama, ma focalizzando su un tentativo per dimostrare che la Rivoluzione Sociale è l’unica strada da seguire. Prova che potrebbe essere impostata solo con la posizione ferma di Lotta Rivoluzionaria espressa e analizzata attraverso gli annunci dell’organizzazione e i testi usciti dalla prigione nel 2010-2011. Ovviamente, avvocati politici della nostra organizzazione, posizioni e strategie sono stati la dimostrazione della difesa politica al nostro processo.
Lotta Rivoluzionaria ha attaccato due delle tre istituzioni che hanno privato la maggioranza della società greca ed è stata accusata per legge di questo attacco, l’unico attacco a verificarsi in quel periodo e diretto contro la dittatura dei contratti di prestito e le istituzioni sovranazionali che li hanno imposti …
Alla questione “se il rovesciamento del regime e la rivoluzione sociale non siano la risposta appropriata allo stallo moderno del capitalismo, la crisi, la moderna tirannia economica e politica, allora di che si tratta?” Il silenzio è terminato. La dimostrazione dello stallo di un progetto di resistenza sociale non sovversiva diffusa, non strategica, è emersa in strada. E come implicazione incessante di questi fatti storici, emerge la necessità di formare un fronte politico-sociale con chiaramente indirizzato verso il rovesciamento del regime e la rivoluzione sociale. Lotta Rivoluzionaria scegliendo l’azione armata ha introdotto i suddetti elementi molto prima della loro necessità dimostrata dallo sviluppo storico stesso. E in tribunale abbiamo dimostrato la coerenza dell’organizzazione, dalla sua fondazione all’attacco contro la Banca e il Fondo Monetario Internazionale, ma anche dopo. L’azione e la lotta armate dimostrano essere la giusta scelta politica…
Lotta Rivoluzionaria e noi come persone abbiamo sempre cercato di sviluppare le condizioni materiali per attuare una Rivoluzione Sociale. Il progetto del sistema federale di organizzazione politica e sociale da noi sostenuto come modello più appropriato di ricostruzione sociale rivoluzionaria è stato inizialmente tratto dalla storia rivoluzionaria stessa. Ma la versione moderna della Confederazione in Rojava – Siria del Nord – la rivoluzione nel nostro tempo – è stata una rivendicazione catalitica per dimostrare che la proposta della Rivoluzione Sociale oggi è realistica. Così, la rivoluzione in Rojava è divenuta il fattore assoluto nell’evidenza del realismo delle rivoluzioni nel nostro tempo. Perché questa è la prova più decisiva di tutte. Prova che è un peccato essere nella fredda aula, non potendo qui essere collegata alla realtà sociale, in altre parole, alla storia sociale e politica di questo posto.
Naturalmente, non ci siano illusi che la corte avrebbe accettato le nostre accuse politiche, le richieste legali da noi formulate e rimosso le accuse. Tuttavia, dato il duro contesto politico intorno a noi e le dinamiche politiche che esso crea nei tribunali, ne è risultata la sottile controversia del discorso predominante sull’essenza, i motivi e gli obiettivi dell’azione di Lotta Rivoluzionaria …
Se possiamo dire che una conclusione tratta da questo processo è utile oggi, è che nei momenti difficili che viviamo in assenza di una diffusa resistenza sociale, con il provocatorio abbandono da parte di molti della lotta rivoluzionaria [in cambio di] una protesta indolore contro estremi sistemici (anche se questa lotta è progettata per essere sovversiva) accettando come regolarità la forma più estrema di schiavitù imposta alla maggioranza sociale attraverso “l’economia del debito”, con la solidarietà che degenera in un caso di interessi personali, assalti politici alla repressione rendono possibile “scatenare i guerriglieri dalle grinfie dello Stato”, accettando infine come inappropriata la politica aggressiva del regime contro l’azione rivoluzionaria armata e – soprattutto – contro chi insiste, non fa un passo indietro, per sostenere la correttezza della strategia dell’azione rivoluzionaria armata come parte inseparabile della lotta sovversiva diffusa, attraverso il soffocante muro politico della repressione criminale, e a fronte della carcerazione a lungo termine – e al di là di qualsiasi calcolo legale – è che “a volte” la difesa politica sostanziale e non scoraggiata dell’azione rivoluzionaria armata nei tribunali, e nella misura in cui questa difesa riesca a” radicarlo” su questioni politiche e sociali centrali e a respingere efficacemente la politica dominante, può alla fine respingere, fermare, invertire lo spietato attacco dello Stato ai combattenti armati”.
Ma soprattutto, il nostro obiettivo in questo processo è stato, accanto alla difesa politica dell’azione di Lotta Rivoluzionaria, la giustificazione politica di ogni azione e il fare emergere la sua importanza nel suo contesto storico doveva dimostrare la profonda necessità sociale della Rivoluzione Sociale, il fatto che è l’unico modo per superare lo stallo sociale causato dalla moderna tirannia di Stato e Capitale.

Pola Roupa – Nikos Maziotis, membri di Lotta Rivoluzionaria”

Da: https://mpalothia.net/symperasmata-kai-politiki-simasia-tis-apofasis-toy-efeteioy/

(Dichiarazione pubblicata il 28 maggio 2019)

Grecia: lettera dal prigioniero politico Dimitris Koufodinas in sciopero della fame

Al direttore
Ho accettato di essere trasferito nel suo ospedale su pressione, per avere un ambiente infermieristico adeguato (supporto del personale infermieristico), dato che sono in sciopero della fame dal 2 maggio. Le mie condizioni di vita qui nel magazzino del 2° seminterrato dell’edificio ospedaliero, vicino all’obitorio, implicano trattamento disumano e tortura. Chiedo perciò d’essere immediatamente trasferito in una clinica ospedaliera appropriata con la presenza di assistenti infermieri/e che soddisfino i bisogni individuali di base.
DICHIARO ANCHE
Non intendo più rimanere nel suo ospedale e dichiaro e firmo con ogni responsabilità che voglio tornare al EACN-Cassavete (, n.d.t.) nella mia area detentiva, dove continuerò lo sciopero della fame.
E
Nel frattempo non accetterò visita e assistenza medica da un medico o un’infermiera del vostro ospedale, ciò che giudico in anticipo prematuro e offensivo e dichiaro che in caso di ogni impegno simile si tratta di ricovero violento e forzato che non può essere attuato senza la mia volontà, a cui non acconsento.
Questa dichiarazione non è in alcun modo diretta contro personale medico e infermieristico che sta facendo coscienziosamente il proprio lavoro in queste condizioni avverse.

9 maggio 2019
Dimitris Koufodinas 2° seminterrato
Ospedale generale Achillopouleio di Volos, Grecia

pubblicato il 10 maggio 2019

Sul processo contro Lotta Rivoluzionaria 

Il 24 aprile 2019 continua il 5° processo a Lotta Rivoluzionaria sull’evasione in elicottero tentato da Pola Roupa il 21 febbraio 2016 con l’obiettivo di liberare Nikos Maziotis ed altri prigionieri dal carcere di Korydallos.
Dopo la dichiarazione di Pola Roupa e di testimoni politici per la difesa di membri di Lotta Rivoluzionaria, al processo seguirà la dichiarazione politica da Nikos Maziotis e di altri imputati.
Compagni in solidarietà di Lotta Rivoluzionaria

Tradotto da Anarchists Worldwide per Mpalothia – 22/4/2019

Grecia: continua il processo a Lotta Rivoluzionaria in Corte d’appello
17 aprile 2019

Alle 9:30 di venerdì 12 aprile è ripreso il processo in Corte d’appello a Lotta Rivoluzionaria nel carcere di Korydallos.
Da notare e che il pubblico ministero oltre condannare le azioni e il comunicato di Lotta Rivoluzionaria ha affermato nel suo discorso che l’attacco condotto dal commando della cellula Lambros Foundas di Lotta Rivoluzionaria contro la Banca di Grecia avrebbe potuto portare al rovesciamento del governo e aveva influito negativamente su economia, turismo e investimenti.
Obiettivo della procura è garantire che le sentenze non mutino, comprese quelle contro Nikos Maziotis e Pola Roupa condannati all’ergastolo per l’attacco dinamitardo contro la Banca di Grecia ad Atene, compiuto in risposta alla politica attuata da due delle tre istituzioni della Troika – BCE e FMI. Lotta Rivoluzionaria ha rivendicato la responsabilità per questa azione compiuta il 10 aprile 2014. La prossima udienza (di cui annunceremo la data non appena ci sarà nota) vedrà il pronunciamento della decisione da parte della Corte d’appello.
Solidarietà a Lotta Rivoluzionaria
(tramite Athens Indymedia, tradotto in inglese per Mpalothia da Anarchists Worldwide)
pubblicato in Prison Struggle

Dichiarazione dei rivoluzionari prigionieri greci Pola Roupa e Nikos Maziotis

Tratto dal sito “325.nostate.net”

Dichiarazione di Lotta Rivoluzionaria: Lambros Foundas è immortale (Grecia)
10 marzo 2019.

Il 10 marzo 2010, Lotta Rivoluzionaria era colpita per la prima volta:
Il compagno Lambros Foundas moriva, colpito da un proiettile della polizia durante l’esproprio di un veicolo. Moriva in un momento di preparazione per la lotta rivoluzionaria, il che ha costituito la continuazione dell’azione dell’organizzazione contro la crisi, il capitalismo e lo Stato, contro le politiche del sistema varate da Commissione Europea, Banca Centrale e FMI in quegli stessi giorni. Era un’azione d’opposizione agli oneri dei contratti di prestito (memorandum) che due mesi dopo la morte di Lambros furono imposti dal potere economico e politico sovranazionale. Era un’azione in risposta all’estorsione fascista inflitta dal potere politico ed economico greco: “memorandum o distruzione”. Era una risposta al dilemma “salvataggio del sistema o salvaguardia della maggioranza sociale”.
A questo dilemma il nostro compagno Lambros Foundas e tutta Lotta Rivoluzionaria avevano già risposto: l’unica soluzione alla crisi è la Rivoluzione Sociale.
Siamo rimasti Lotta Rivoluzionaria, malgrado i colpi della repressione e nell’aprile 2014 la nostra organizzazione ha compiuto il maggiore attentato dinamitardo contro la Banca di Grecia e il FMI – due delle tre istituzioni che costituenti la Troika. È stato un attacco ai meccanismi intesi a imporre le politiche sociali genocide per la sopravvivenza del capitale, alla dittatura dei mercati, alla giunta del sistema rappresentativo. È stato un attacco diretto contro i meccanismi d’occupazione della società.
Tale attacco ha rappresentato pure la continuazione dell’azione di Lambros Foundas, contro la sconfitta, l’abbandono della lotta rivoluzionaria, la rassegnazione, la morte sociale. Era contro tutte queste forze intese a seppellire l’azione ribelle armata. Volevano e speravano che il 10 marzo 2010, con la morte del compagno Lambros Foundas nelle strade di Dafni, Lotta Rivoluzionaria avesse esalato l’ultimo respiro. Esigevano repressione per il trionfo.
Grazie alla nostra ostinazione, alla nostra fede non allettante nella Rivoluzione, alla caparbietà di Lotta Rivoluzionaria nel resistere ai colpi della repressione, siamo stati condannati all’ergastolo. È nostro dovere non fare che la sconfitta spenga la fiamma della Rivoluzione Sociale. È nostro dovere non lasciare che la sconfitta seppellisca il nostro compagno Lambros Foundas e distorca la lotta per cui ha dato la sua vita.
Oggi, a 9 anni dalla morte del nostro compagno, la sua lotta chiede rivendicazione. La sua lotta è la nostra lotta per sovvertire la moderna tirannia, per la Rivoluzione Sociale. È la lotta per una società con eguaglianza economica e una politica di libertà per tutti.
LA LOTTA PER LA RIVOLUZIONE SOCIALE RIMANE VIVA
IL RIVOLUZIONARIO LAMBROS FOUNDAS E’ IMMORTALE

Pola Roupa – Nikos Maziotis
membri di Lotta Rivoluzionaria

Dichiarazione pubblicata il 14/3/2019

Intervento del Soccorso Rosso Internazionale ad Atene al processo contro “Lotta Rivoluzionaria”

Dal sito http://www.secoursrouge.org.

25 febbraio 2019

E’ con grande piacere che stamattina abbiamo incontrato ad Atene Pola Roupa e Nikos Maziotis, il/la combattente dell’organizzazione “Lotta Rivoluzionaria”, prigionieri. Due Segretari del Soccorso Rosso Internazionale hanno testimoniato, davanti alla corte in difesa di “Lotta Rivoluzionaria”, la legittimità del suo progetto strategico-militare e i mezzi che l’organizzazione si è data per attuare i suoi obiettivi. I/le nostri/e delegati/e hanno sottolineato che la rivoluzione non era un’utopia, essendo già una realtà in Rojava. Alla domanda del giudice “Quando finirà la violenza?”, il nostro delegato ha replicato “Quando cesserà la vostra violenza?”.

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26 febbraio 2019

La delegazione SRI ad Atene era pure presente questa mattina a un altro processo riguardante Nikos Maziotis e Pola Roupa, membri dell’organizzazione “Lotta Rivoluzionaria”. Processo relativo alla tentata evasione tramite elicottero orchestrata da Pola Roupa il 21 febbraio 2016 destinata a liberare Nikos Maziotis e altri prigionieri politici, ma anche a due rapine in banca. Otto persone sono sul banco degli imputati: Pola Roupa, Nikos Maziotis, Konstantina Athanasopoulos, Christos et Gerasimos Tsakalos, Olga Ekonomidou, Giorgos Polidoros et Haralambidis.

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Grecia – Aggiornamento sul 4° processo a Lotta Rivoluzionaria

da: Contrainfo.espiv.net

9 settembre 2018

[Grecia]: Pola Roupa, compagna di Lotta Rivoluzionaria imprigionata, condannata all’ergastolo + 25 anni.

La Corte ha inflitto un ergastolo più 25 anni alla compagna Pola Roupa, adottando le posizioni del procuratore Drako nel suo discorso. L’ergastolo cui il compagno Nikos Maziotis è stato condannato nel 2016 per lo stesso attacco non è solo una rabbiosa vendetta contro i due ribelli non pentiti e coerenti che non si sono consegnati alla prigione nel 2013 alla fine del primo processo di Lotta Rivoluzionaria, ma che sono entrati in illegalità per continuare le azioni dell’Organizzazione. Dimostra, secondo il discorso del Pubblico Ministero Drako, la pericolosità delle azioni di Lotta Rivoluzionaria come mezzo per indebolire e far collassare l’economia e lo Stato. Ricordiamo che il pubblico ministero Drako nel suo discorso aveva dichiarato che l’attacco alla Banca di Grecia avrebbe potuto causare il crollo dell’edificio e che se l’edificio fosse collassato il sistema finanziario e l’economia del paese sarebbero crollati. L’ergastolo a Roupa, come per Maziotis, conferma dalla parte del nemico, cioè lo Stato, la correttezza della strategia di Lotta Rivoluzionaria, che riteneva che i colpi maggiori alle strutture chiave ad un sistema già indebolito e in crisi potessero causarne il collasso.

Solidarietà a Lotta Rivoluzionaria

[La condanna riguarda un attacco esplosivo avvenuto il 10 aprile 2014 contro la sede della Banca di Grecia ad Atene]

da: Secoursrouge.org

25 luglio 2018

Giunto al 55° giorno di sciopero della fame, Turgut Kaya ne annuncia la sospensione. Il 30 maggio 2018 un tribunale greco aveva deciso di estradarlo verso lo Stato turco. Kaya ha iniziato uno sciopero della fame il 31 maggio per protestare contro questo attacco. Benché non sia stato ancora liberato, a seguito dello sciopero della fame e della solidarietà generata dalla campagna per la sua liberazione, l’estradizione è ampiamente bloccata. Perciò lui pone fine allo sciopero. Turgut Kaya plaude alla solidarietà ricevuta in Grecia e nel mondo.

Turgut Kaya è stato rimesso in libertà ieri 31 luglio.

21 luglio 2018

Turgut Kaya, rivoluzionario turco detenuto in Grecia, si è visto concedere l’asilo politico dai giudici greci. Tuttavia, il processo d’estradizione non è ancora annullato e il rivoluzionario rimane detenuto. Qui sta continuando lo sciopero della fame giunto al 52° giorno e ATIK esorta a intensificare la mobilitazione in suo sostegno.

19 luglio 2018

Nove militanti accusati d’appartenere a DHKP-C (Partito Fronte rivoluzionario per la liberazione popolare, n.d.t.) e detenuti in Grecia sono entrati in sciopero della fame per tre giorni a sostegno della liberazione di Turgut Kaya. Sono stati arrestati in Grecia il 28 novembre con l’accusa d’aver programmato un’azione contro il presidente Erdogan durante una visita ufficiale. Fra i prigionieri citiamo Ali Ercan Gokoglu, membro attivo di Tayad (organizzazione di solidarietà verso i prigionieri politici in Turchia) che ha infine evitato il rischio d’estradizione, ma rimane in prigione.

Inizia il processo a Lotta Rivoluzionaria – rapine in banca

COMUNICATO DEL SRI A SOSTEGNO DEI COMPAGNI TURGUT KAYA E POLA ROUPA

Comunicato SRI.jpg

SYRIZA CONTRO I RIVOLUZIONARI PRIGIONIERI, LA SINISTRA RIVOLUZIONARIA TURCA E IL MOVIMENTO ANTAGONISTA

da: Secoursrouge.org

11 luglio 2018

È stata da poco pronunciata la sentenza nel processo a Pola Roupa, militante di Lotta Rivoluzionaria, in relazione agli attacchi contro la Banca di Grecia e gli uffici del FMI ad Atene nel 2014: ergastolo + 25 anni per “direzione di un’organizzazione terroristica” e “incitamento fisico” alla realizzazione delle azioni. Processo che ha visto due elementi completamente nuovi che lo distinguono dai precedenti processi “contro il terrorismo” in Grecia.

Secondo il PM se l’attacco che ha devastato la sede della Banca di Grecia fosse riuscito del tutto (in altre parole, se le guardie non avessero avuto il tempo di abbassare le saracinesche) i 75 kg di esplosivo avrebbero distrutto l’edificio. Ne sarebbe potuto risultare il tracollo del sistema bancario greco e, dato il momento scelto per l’azione, il collasso del sistema economico greco. È la prima volta che un pubblico ministero riconosce un tale impatto potenziale alle azioni di Lotta Rivoluzionaria (già un ministro l’aveva fatto nel corso di un’intervista). Normalmente in questo tipo di processi i PM negano ogni impatto politico, effettivo o potenziale, delle azioni armate e questo rifiuto è la base legale su cui scartano la qualificazione di “reato politico” prevista dalla costituzione greca.

La seconda novità in questo processo è che il pubblico ministero ha ottenuto la condanna di Pola Roupa per queste due azioni, non per la sua partecipazione personale, ma in quanto “dirigente” di Lotta Rivoluzionaria  e “incitatrice” di queste azioni.

LIBERTA’ PER I/LE RIVOLUZIONARI/E DETENUTI IN GRECIA

11 LUGLIO, ORE 17

AMBASCIATA DI GRECIA A BRUXELLES

RUE DES PETITS CARMES 10, 1000 BXL lee  

Liberté pour les révolutionnaires emprisonné.e.s en Grèce !

da: Secoursrouge.org

12 luglio 2018

Turgut Kaya è al suo 43° giorno di sciopero della fame contro la decisione dei giudici greci di estradarlo in Turchia.

Questa settimana, oltre alla manifestazione di Bruxelles altre ne sono organizzate a Vienna, Londra, Stoccarda, Berna, Monaco di Baviera, Duesseldorf, Tolosa e Atene.

11 luglio 2018

Mercoledì 11 luglio, una trentina di manifestanti si è riunita davanti all’ambasciata di Grecia a Bruxelles in solidarietà con i militanti rivoluzionari detenuti nella stessa Grecia. L’appello è stato lanciato da Soccorso Rosso, Fronte Popolare, Upotudak e Collettivo anarchico di Lovanio.
Sono stati letti testi illustranti la situazione di parecchi collettivi di prigionieri: Rouvikonas (Rubicone, n.d.t.), Nikos Maziotis e Pola Roupa (Lotta Rivoluzionaria), i prigionieri del Fronte Popolare (Halk Cephesi), Turgut Kaya (TKP/ML) e un testo generale riguardante la situazione repressiva e  su numerosi altri prigionieri (17Novembre, Cospirazione delle   Cellule di Fuoco). I dimostranti hanno scandito “AKP assassino, Syriza complice”, “Libertà per tutti i rivoluzionari prigionieri”e altri slogan anticapitalisti.

10 luglio 2018

Hidir Gonek, rivoluzionario turco in sciopero della fame, è stato liberato questa mattina dalle autorità greche. Era accusato di “tratta di essere umano” per aver tentato di aiutare Turgut Kaya ad attraversare la frontiera.

Turgut Kaya oggi è stato ricoverato in ospedale. Le sue condizidoni di salute vanno aggravandosi rapidamente essendo in sciopero della fame da 41 giorni contro la decisione dei giudici greci di estradarlo in Turchia.

Hidi Gönek est libre !

9 luglio 2018

Il compagno Turgut è al 40° giorno di sciopero della fame.
Vari partiti e organizzazioni rivoluzionarie greche e turche giovedì 12 luglio manifesteranno davanti al Ministero della Giustizia di Atene.

Rassemblement à Athènes pour Turgut Kaya

7 luglio 2018

Mentre il compagno Turgut Kaya ha iniziato oggi il suo 38° giorno di sciopero della fame, 9 dei suoi sostenitori sono stati arrestati questa mattina mentre organizzavano un’azione di sostegno sull’Acropoli di Atene.
In serata sono stati rilasciati.

4 luglio 2018

Hiyem Yolcu, a nome dei prigionieri del TKP/ML, ha annunciato che faranno in varie carceri della Turchia tre giorni di sciopero della fame, dal 4 al 6 luglio, a sostegno della liberazione di Turgut Kaya.
Al suo 35° giorno di sciopero della fame, la mobilitazione continua contro l’estradizione di Turgut Kaya verso la Turchia, mentre è detenuto in Grecia. In tale ambito, il Soccorso Rosso Belgio organizza con UPOTUDAK (Fronte Popolare e Leuven Anarchistische Groep) una manifestazione in solidarietà con i rivoluzionari prigionieri in Grecia mercoledì 11 luglio, dalle 17 alle 18 davanti all’Ambasciata di Grecia a Bruxelles.

Liberté pour les révolutionnaires emprisonné.e.s en Grèce !

2 luglio 2018

Il rivoluzionario turco Turgut Kaya è un militante di ATIK (Confederazione dei lavoratori turchi in Europa) ed è prigioniero nelle carceri greche. Lo Stato Turco lo accusa di appartenenza al TKP/ML (Partito Comunista di Turchia/Marxista-Leninista) e ha emesso un mandato d’arresto internazionale. Contro la sua estradizione in Turchia, pronunciata da una corte greca, il compagno ha iniziato 33 giorni fa uno sciopero della fame.
Durante una visita in carcere al Centro penitenziario di Lannemezan, il comunista arabo e combattente per la causa palestinese, Georges Abdallah, ha espresso la sua totale solidarietà a Turgut Kaya.
Georges ha appoggiato questa lotta e più ampiamente quella per la liberazione di tutti i rivoluzionari prigionieri in Grecia, Turchia e altrove.

28 giugno 2018

da: Secoursrouge.org

Ad Atene i processi contro i membri di Lotta Rivoluzionaria si susseguono. Uno di questi riguarda l’azione giudiziaria contro Pola Roupa per gli attacchi alla Banca di Grecia e contro l’ufficio del Fondo Monetario Internazionale ad Atene. Il PM ha messo sotto accusa Pola riguardo a tali attacchi non per avervi partecipato, ma perché avrebbe vi una “responsabilità morale” per il suo ruolo nell’organizzazione di Lotta Rivoluzionaria e per l’implicazione di Nikos. Tale forma d’accusa rappresenta una precedente in Grecia. La sentenza definitiva è prevista l’11 luglio.

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Venerdì 16 marzo, 30 persone hanno partecipato alla serata di solidarietà nei confronti di Nikos Maziotis e Pola Roupa, prigionieri di Lotta Rivoluzionaria, al circolo Sacco-Vanzetti” di Bruxelles. Nikos e Pola hanno fatto pervenire un loro messaggio per questa iniziativa.

Lettera di N. Maziotis e P. Roupa – marzo 2018 –

ATTACCO FASCISTA CONTRO IL CENTRO ANTIFASCISTA LIBERTARIA DI SALONICCO

22 dicembre 2017

Nikos Maziotis, rivoluzionario prigioniero e militante dell’organizzazione Lotta Rivoluzionaria è stato oggetto di un’aggressione palesemente omicida da parte di una banda di prigionieri. Questi si sono presentati in dieci nella sua cella dopo avergli chiesto “sei Maziotis, quello che gioca duro?” e l’hanno aggredito. Maziotis, in condizioni di estrema debolezza a causa dello sciopero della fame condotto per 36 giorni che aveva appena terminato, ha resistito all’aggressione ma la sua salvezza è stata dovuta al rapido e solidale intervento dei prigionieri kurdi e turchi detenuti nella stessa ala. Nikos è stato ferito alla testa, alle costole e all’addome ed è stato necessario ricoverarlo nell’ospedale della prigione.

22 dicembre 2017

Una bomba a orologeria è esplosa venerdì mattina, 22 dicembre davanti alla Corte d’appello di Atene provocando gravi danni materiali alla facciata dell’edificio. L’esplosione si è prodotta verso la 1:15  dopo telefonate a due quotidiani greci per indurre lo sgombero dei dintorni. Mezzora prima dell’esplosione un furgone ha parcheggiato davanti alla corte d’appello, ne sono uscite due persone e hanno piazzato la bomba davanti all’edificio, mentre l’autista del furgone sparava alla guardia del tribunale senza ferirla. È stato rinvenuto un bossolo vicino alla garitta della guardia, mentre il furgone veniva trovato carbonizzato nel vicino quartiere.

L’azione avviene in un momento di forti proteste contro una legge che ha acuito la repressione contro le persone che tentano d’opporsi alle vendite forzate di beni immobiliari appartenenti a greci indebitati.

L’azione non è stata ancora rivendicata, ma evoca quelle compiute dall’Organizzazione dei combattenti popolari (OLA) attiva dal 2013.

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Lunedì’ 18 dicembre, dopo essere stato dimesso dall’ospedale della prigione di Koridallos, Nikos Maziotis è stato trasferito all’Unità 5 e non è più sottoposto a detenzione speciale/regime d’isolamento. Pertanto essendo state soddisfatte le nostre richieste relative alla nostra detenzione, Pola Roupa ha posto fine allo sciopero della fame e rimarrà per pochi giorni all’ospedale della prigione di Korydallos per rimettersi.

La nostra lotta non finisce qui. Ci attendono ancora l’art. 11 e i provvedimenti fascisti previsti dal nuovo codice carcerario. Non rimarremo  inattivi. La lotta continua. La solidarietà di compagni fuori delle mura è stata ed è decisiva. Forza a tutti.

Pola Roupa e Nikos Maziotis, membri di Lotta Rivoluzionaria

Nota da “Insurrection News”:

Nikos ha bloccato temporaneamente il suo sciopero della fame quando è stato trasferito all’Unità 5. Quando ha appreso che le autorità si sarebbero attenute alla loro promessa che non lo avrebbero più sottoposto a regime di detenzione speciale, ha posto fine al suo sciopero della fame.

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da https://roundrobin.info/2017/12/grecia-comunicato-nikos-maziotis-poula-roupa-al-24-giorno-sciopero-della-fame/

Comunicato di Nikos Maziotis e Poula Roupa al 24° giorno di sciopero della fame

2017/12/03

Il nostro stato di salute è peggiorato e Pola Roupa è sull’orlo dello shock ipoglicemico con livelli di zucchero nel sangue di 49 mg / dl (Nota da Insurrection News: generalmente meno di 70 mg / dL è considerato ipoglicemia e può rapidamente diventare un’emergenza medica). Hanno detto che dovrebbe essere trattata con medicinali, ma lei ha rifiutato. Ci siamo rifiutati di rimanere in ospedale e abbiamo chiesto di essere rimessi in prigione, perché l’accordo che avevamo stipulato per le comunicazioni telefoniche con nostro figlio e per la comunicazione con i nostri avvocati è stato violato da Kragiannis, il secondo in comando della guardia esterna che ha parlato a nome del pubblico ministero Savaidis. Il procuratore Savaidis è obbligato come supervisore delle prigioni a mettersi in contatto con i prigionieri, ma ha ripetutamente rifiutato di risponderci, o di rispondere alla nostra richiesta, indicando che non ci sarà alcuna comunicazione aperta con i prigionieri. Denunciamo questo atteggiamento. Restiamo fermi nelle nostre richieste e continuiamo lo sciopero della fame.

Pola Roupa e Nikos Maziotis

fonte: insurrectionnewsworldwide.com


da Soccorso Rosso – Belgio

Nikos Maziotis e Pola Roupa, rivoluzionari prigionieri e militanti dell’organizzazione Lotta Rivoluzionaria, sono in sciopero della fame dall’11 novembre. In tal modo intendono lottare contro le misure speciali dirette contro di loro in quanto prigionieri sottoposti a regime di alta sicurezza, contro il regime speciale detentivo nei commissariati applicato a prigionieri sottoposti a regime di alta sicurezza (disegno di legge) e contro la riproposizione delle prigioni di tipo C. Chiedono anche la revoca del regine d’isolamento cui è sottoposto Nikos (dal mese di luglio, su richiesta del ministro della Giustizia, di Syriza), l’estensione delle ore di visita, sale appropriate per incontrarsi, dove i genitori detenuti possano incontrare i propri figli. I due compagni hanno pure richiesto fin dall’inizio la possibilità di telefonare a loro figlio prima di qualsiasi ricovero in ospedale.

Il 2 dicembre, Nikos e Pola sono stati trasferiti in ospedale per il peggiorare delle loro condizioni di salute. Hanno entrambi chiesto di essere rimandati in carcere non avendo potuto avere un contatto telefonico con loro figlio.

Il 4 dicembre, Nikos ha incendiato un’ala della sezione B della prigione femminile di Korydallos, sezione dove è in isolamento da 5 mesi. È stato poi spostato nell’infermeria della prigione per il fumo e gli è stato minacciato un maggiore isolamento nell’unità disciplinare della prigione di Korydallos.

Il mattino del 5 dicembre, Nikos e Pola sono stati ricoverati coattivamente fuori delle prigioni di Korydallos. Il procuratore ha chiesto il loro ricovero forzato. I compagni sono ora sorvegliati all’ospedale statale di Nikaia e ad entrambi è stata minacciata l’esecuzione dell’alimentazione forzata, anche se i medici finora non hanno aderito. Nikos e Pola hanno dichiarato che non accetteranno il siero e resisteranno all’alimentazione forzata con ogni mezzo possibile.

Qui sotto diffondiamo una dichiarazione dei compagni.

da Soccorso Rosso – Svizzera

I prigionieri di Lotta Rivoluzionaria, Pola Roupa e Nikos Maziotis rifiutano il ricovero in ospedale al 20 giorno di sciopero della fame

DICHIARAZIONE

Al 20° giorno del nostro sciopero della fame, i medici della prigione ci hanno riferito che è previsto il nostro ricovero presso un ospedale all’esterno.

Negli ultimi giorni abbiamo dichiarato che se fossimo stati ricoverati in ospedale, le autorità carcerarie avrebbero dovuto permetterci la comunicazione telefonica in ospedale con nostro figlio, essendoci stata negata in precedenti occasioni.

Dato che le autorità carcerarie non hanno risposto alla nostra richiesta, rifiutiamo il ricovero in ospedale.

Va pure notato che il Dipartimento di giustizia finora ha ignorato la nostra richiesta affinché ritiri l’art. 11 dal nuovo codice penitenziario, che sostanzialmente reintroduce le prigioni di tipo C.

Le autorità carcerarie si rifiutano anche di rispondere alle nostre richieste per il diritto a ricevere visite da nostro figlio per 3 ore e incontri fra noi per 2 ore, nel caso in cui non si possano ricevere visite (come per Nikos, in isolamento).

Pola Roupa – Nikos Maziotis

membri di Lotta Rivoluzionaria

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Le detenute di Korydallos solidali con Pola Roupa e Nikos Maziotis in sciopero della fame

Nikos Maziotis e Pola Roupa, rivoluzionari prigionieri e militanti dell’Organizzazione Lotta Rivoluzionaria, sabato 11 novembre sono entrati in sciopero della fame.

I compagni vogliono:

  • la revoca degli articoli di legge relativi al regime d’isolamento e alla detenzione nei locali della polizia;
  • l’uscita immediata di Nikos Maziotis dall’isolamento a cui è sottoposto dallo scorso luglio;
  • l’adeguamento delle condizioni dei locali adibiti alle visite e l’aumento della durata delle stesse (almeno tre ore) tra i figli e i loro genitori detenuti (nel caso di Pola e Nikos che ricevono la visita del loro figlio, Lambros);
  • la possibilità d’incontrarsi per Pola e Nikos.

In occasione del loro sciopero della fame, i compagni hanno prodotto un’importante analisi politica della situazione in Grecia, che qui sotto pubblichiamo e diffondiamo.

Il 1° dicembre, Nikos Maziotis e Pola Roupa sono entrati nella quarta settimana di sciopero della fame.

Documento dei rivoluzionari prigionieri e militanti di Lotta Rivoluzionaria N. Maziotis e P. Roupa in sciopero della fame – dicembre 2017 –

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Nove rivoluzionari di origine turca sono stati arrestati il 28 novembre in Grecia con l’accusa d’appartenenza a un’organizzazione terrorista (DHKP-C), di possesso d’esplosivo e armi da fuoco e d’aver pianificato un’azione armata contro il presidente turco Erdogan. Questi deve fare una visita ufficiale in Grecia fra qualche giorno, la prima visita di un  capo di Stato turco dopo 65 anni. Si tratta anche del primo caso di militanti arrestati in Grecia perché accusati d’essere membri del DHKP-C e d’aver programmato un attacco sul suolo greco.

DHKPC2

ÁÈÇÍÁ-ÓÔÏÍ ÅÉÓÁÃÃÅËÅÁ ÏÉ 9 ÔÏÕÑÊÏÉ ÐÏÕ ÓÕÍÅËÇÖÈÇÓÁÍ ÁÐÏ ÔÇÍ ÁÍÔÉÔÑÏÌÏÊÑÁÔÉÊÇ.(Eurokinissi-ÌÐÏËÁÑÇ ÔÁÔÉÁÍÁ )

DHKPC

DHKPC1

Lettera di solidarietà da prigionieri anarchici detenuti nella prigione di Korydallos ai prigionieri palestinesi in sciopero della fame – aprile 2017 – tratto da 325nostate.net

Riceviamo e diffondiamo

Kavala. Attacco dei fascisti sul posto di lavoro e ferimento di un compagno – marzo 2017 –

Rivendicazione per l’attacco alle abitazioni di due sbirri in omaggio a Lambros Foundas – marzo 2017

Atene. Azione in ricordo di Lambros Foundas

Exarchia: sullo squat temistokleous 58 è stato esposto uno striscione solidale con LR (tratto da political- prisoners.net) gennaio 2017


Il 18 gennaio 2017, apprendiamo dai compagni belgi che dopo l’arresto di Pola Roupa e di Costantina Athanasopoulos, Pola e Nikos Maziotis sono stati ascoltati al processo d’appello contro Lotta Rivoluzionaria. Si tratta del processo d’appello relativo al “primo periodo” di Lotta Rivoluzionaria, dal 2003 al 2012. Nikos e Pola erano fianco a fianco seduti in tribunale e hanno letto un manifesto in cui dichiarano che “gli arresti non intralciano l’organizzazione nella sua guerra contro il capitalismo e l’establishment”. Pola ha fatto una dichiarazione supplementare rispetto alla detenzione di suo figlio (di cui Nikos è padre), rivolgendosi agli agenti della polizia antiterrorismo: “Poco importa il numero degli anni. Uscirò di qui e vi strapperò il cuore per aver imprigionato mio figlio in un ospedale psichiatrico, mentre era in stato di salute perfetta”. Nikos dal canto suo ha affermato “Questi arresti non significano niente. Proseguiremo con altri mezzi e riusciremo ad uscire”.

Ricapitolando in sintesi: l’organizzazione è stata attiva dal 2003. Mentre annoverava una ventina di azioni rivoluzionarie (contro banche, tribunali, ministeri, ecc.) il combattente Lambros Foundas rimane ucciso il 10 marzo 2010 in una sparatoria fra la polizia e l’organizzazione, a Dafni. Un mese dopo, seguono perquisizioni alla morte di Lambros e sono eseguiti 6 arresti. Fra loro, tre militanti rivendicano l’appartenenza all’organizzazione Lotta Rivoluzionaria: Nikos Maziotis, Pola Roupa e Kostas Gournas. Dopo 18 mesi di detenzione, il caos burocratico regnante in Grecia (dove scioperi degli avvocati seguono quelli dei funzionari, ecc.) ha ragione della loro prigionia e i tre sono rilasciati in attesa di processo, dato che la durata della carcerazione ha superato il limite legale. Era il 2012, periodo in cui l’intervista “Non esiste altro scopo che la Rivoluzione” veniva registrata da una delegazione del Soccorso Rosso Internazionale. Nelle settimane che li separano dal loro processo, Nikos e Pola organizzano conferenze e incontri e creano fermento attorno al caso. Infine, il 15 giugno 2012, scompaiono prima della chiusura del processo che si concluderà immancabilmente con condanne a pene molto lunghe. In contumacia sono condannati a 50 anni di prigione. È di questo processo che martedì 17 gennaio 2017 è iniziato l’ennesimo ricorso in appello, in concomitanza con l’arresto di Pola. Dopo il loro entrare in clandestinità, Lotta Rivoluzionaria riprende le sue attività e il 10 aprile 2014 attacca la Banca di Grecia con un’autobomba imbottita d’esplosivo. L’attacco provoca enormi danni e nessun ferito. Il 16 luglio 2014, Nikos viene arrestato casualmente durante un controllo d’identità che si traduce in una sparatoria nel cuore del quartiere turistico. È gravemente ferito e lasciato agonizzante sul marciapiede diversi minuti. Viene immediatamente arrestato e riprende subito la sua attività politica dando avvio a un vasto movimento di prigionieri contro la riforma carceraria in Grecia, diretta contro il movimento rivoluzionario. Il movimento dei prigionieri sfocia in uno sciopero della fame nel marzo 2015, conclusosi riportando una vittoria: le carceri speciali per prigionieri politici (tipo C) sono abolite e le altre richieste sono tutte, almeno parzialmente, approvate. Nel febbraio 2016, Pola Roupa ancora clandestina dirotta un elicottero per cercare di far evadere Nikos e gli altri prigionieri politici detenuti a Korydallos. Questo tentativo fallisce perché il pilota dell’elicottero (ex-poliziotto) era armato, cosa che provoca una sparatoria mentre sono in volo. Infine, il 5 gennaio 2017 Pola è arrestata con un’altra combattente dell’organizzazione.

Quindi sono prevedibili al minimo due processi: quello d’appello per il primo periodo, iniziato martedì  17 gennaio 2017, e quello per il dirottamento dell’elicottero. Forse ne seguiranno altri, come quello relativo all’attacco della Banca di Grecia e tutti i processi d’appello.

Alleghiamo un manifesto prodotto dal Soccorso Rosso Internazionale e due foto: una, relativa ad una manifestazione svoltasi ad Atene il 21 gennaio in solidarietà a LR; l’altra, relativa ad un murales realizzato in Australia (a Sidney) appena saputa la notizia degli arresti del 5 gennaio.

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tratto da: https://it-contrainfo.espiv.net/2017/01/17/grecia-21-gennaio-2017-giorno-di-azione-in-solidarieta-con-lotta-rivoluzionaria/

[Grecia] 21 gennaio 2017: Giorno di azione in solidarietà con Lotta Rivoluzionaria

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Il manifesto dice:

“Sono una rivoluzionaria, e non ho niente di cui scusarmi.

Terrorista, criminale, rapinatore è chi compone la vita economica e politica; le istituzioni e i governi che, tramite i memoranda, stanno compiendo l’attacco più violento e più efferato alla base sociale nel nome di una “via d’uscita dalla crisi.” Terroristi, criminali, rapinatori sono lo Stato e il Capitale; sono loro che combatto, dedita anima e corpo alla lotta armata, a Lotta Rivoluzionaria; sono loro che la mia organizzazione ha preso di mira in questi anni di attività.

(…)  l’establishment economico e politico attacca la maggioranza sociale nei modi più spietati, la lotta armata per la rivoluzione sociale sono un dovere e un obbligo; perché è in questo che si trova la speranza, non altrove. L’unica speranza per un’uscita definitiva dalla crisi sistemica che viviamo in questo periodo storico, per un’uscita definitiva da ogni crisi. È l’unica speranza di rovesciare il capitalismo, il sistema che crea le crisi; l’unica speranza di rovesciare lo Stato e Capitale.

È l’unica speranza per un contrattacco armato della base sociale contro un sistema che li schiaccia.
È l’unica speranza di rovesciare lo Stato e il Capitale; per la Rivoluzione Sociale.
Per una società di uguaglianza economica e libertà politica per tutt*.”

Pola Roupa

“Sono un’anarchica, membro dell’organizzazione rivoluzionaria armata Lotta Rivoluzionaria. Gli unici terroristi sono lo Stato e il Capitale.”

Konstantina Athanasopoulou

Manifestazione in solidarietà con i membri di Lotta Rivoluzionaria

Sabato 21 gennaio 2017 alle 12:00 a Monastiraki (centro di Atene)

SOLIDARIETÀ CON I MEMBRI DI LOTTA RIVOLUZIONARIA
NESSUNA DEROGA ALLO STATUTO DEI PRIGIONIER* POLITIC*
LOTTA CONTRO LO STATO E IL CAPITALE CON OGNI MEZZO

–Assemblea solidale (Atene)

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Intervista al prigioniero anarchico Nikos Maziotis -gennaio 2017

Il figlio di Pola e Nikos, LambrosViktoras, è tornato in liberta. Pola, Nikos e Constantina sospendono lo sciopero della fame e della sete

Pola e Constantina ricoverate in ospedale per il terzo giorno consecutivo. I prigionieri di koridallos si sono ribellati in soliarietà. Da Soccorso Rosso-Belgio

Bruxelles: iniziativa solidale per la compagna e militante di Lotta Rivoluzionaria Pola Roupa arrestata il 5 gennaio

Grecia. Ultime notizie sull’arresto di Pola Roupa (dal sito del Soccorso Rosso-Belgio) -gennaio 2017

Dichiarazioni di Nikos Maziotis e di Pola Roupa in sciopero della fame e della sete -gennaio 2017

La compagna e militante di Lotta Rivoluzionaria Pola Roupa è stata arrestata -gennaio 2017

Dichiarazione del compagno Nikos Maziotis al processo in corso contro  Lotta-Rivoluzionaria (prima parte ) -ottobre 2016

Messaggio solidale di Nikos Maziotis per Georges Abdallah -ottobre 2016

Secondo pacco bomba non rivendicato inviato a un giudice dello Stato, accusata CCF – agosto 2016 – (da 325nostate)

Cronaca del processo sul piano di evasione di CCF -Christos Tsakalos- agosto 2016 (tramite Progetto di traduzione Radiofragmata)

Resoconto di Christos Tsakalos riguardo ai recenti processi contro CCF – agosto 2016 – (tratto da 325nostate)

Solidarietà ai compagni e alle compagne in Grecia! – luglio 2016 –

Rivendicazione di responsabilità per l’esecuzione del mafioso Habibi giugno 2016, zona Exarhia – Atene, Grecia – luglio 2016 –

Intervista a Nikos Maziotis, militante prigioniero di Lotta Rivoluzionaria – giugno 2016 – (tratto da 325nostate)

Lettera dal carcere di Korydallos – giugno 2016 –

In solidarietà ai militanti prigionieri dell’Organizzazione rivoluzionaria greca LOTTA RIVOLUZIONARIA, come Collettivo abbiamo prodotto e diffuso un opuscolo e che qui sotto riportiamo in pdf. Se richiesto, provvederemo alla stampa di  ulteriori copie cartacee.

copertina opuscolo
la LOTTA è RIVOLUZIONARIA

Alcuni stralci di un intervento di Nikos Maziotis (Lotta Rivoluzionaria) per lo spazio occupato Pikrodafne ad Atene – maggio 2016 –

23 aprile 2016: giorno di solidarietà ai 22 anarchici sottoposti a processo davanti alla corte d’Appello di Korydallos

Poche parole sul processo d’appello a 22 anarchici che si terrà il 20 aprile – aprile 2016 –

Lettera per i-le compagni-e greci-che – aprile 2016 –

Saluto di Nikos Maziotis alla Conferenza del Soccorso Rosso Internazionale – aprile 2016 –

Grecia. Lettera aperta di Pola Roupa sul tentativo di far evadere Nikos Maziotis – aprile 2016 –

Attacco incendiario contro vettura diplomatica in solidarietà ai compagni greci condannati a Korydallos – aprile 2016 –

Rivendicazione di responsabilità per l’attacco del 3 marzo 2016 contro il Consiglio giuridico dello Stato -Atene-

Dichiarazione di Nikos Maziotis. Fuori e dentro le prigioni per noi la lotta è una questione di onore e dignità e continuerà. La lotta rivoluzionaria prosegue – marzo 2016 –

Sentenza contro tutti gli accusati nel secondo processo contro Lotta Rivoluzionaria – marzo 2016 –

Manifesto del SRI, in occasione della campagna a sostegno degli accusati nel processo contro Lotta Rivoluzionaria

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Pubblichiamo questo manifesto, prodotto dal Soccorso Rosso Internazionale e diffuso in alcuni Paesi europei, in occasione del nuovo processo contro Lotta Rivoluzionaria, riguardo al secondo periodo d’attività del gruppo (estate 2012-estate 2014). In questo processo sono accusati quattro compagni: Nikos Maziotis considerato dall’accusa come il “leader”del gruppo, Pola Roupa ancora in clandestinità, Stamboulou che nega le accuse, pur rivendicandosi prigioniero di guerra anarchico e G. Petrakakos recentemente arrestato.

I quattro sono accusati d’appartenenza e partecipazione a un’organizzazione terrorista, dell’attacco con autobomba contro la Banca di Grecia, sita in via Amerikis, nell’aprile 2014, di distribuzione e detenzione d’esplosivi e di due rapine. A Nikos Maziotis è attribuita una colpa aggiuntiva: tentato omicidio nel corso di una sparatoria che ha preceduto il suo arresto il 16/7/2014.

SOLIDARIETA’ AGLI IMPUTATI NEL PROCESSO CONTRO L’ORGANIZZAZIONE LOTTA RIVOLUZIONARIA!

La polizia sostiene esserci stato tentativo d’evasione dei compagni rivoluzionari detenuti nel carcere di Korydallos, con l’implicazione della compagna in clandestinità, Pola Roupa, di Lotta Rivoluzionaria – febbraio 2016 –

Grecia. Campagna del Soccorso Rosso Internazionale a sostegno degli accusati nel processo contro Lotta Rivoluzionaria – gennaio 2016 –

Comunicato compagni greci contro l’estradizione – gennaio 2016 –

Il Gruppo dei Combattenti del Popolo (OLA) rivendica l’attacco alla Federazione greca delle Imprese (tratto da Insurrection News) – gennaio 2016 –

Dichiarazione di Antonis Stamboulou, letta all’inizio del 2° processo a Lotta Rivoluzionaria (tratto da actforfreedomnow.wordpress.com) – dicembre 2015 –

Testo del prigioniero di Lotta Rivoluzionaria Kostas Gournas sullo sciopero della fame di Evi Statiri- settembre 2015 –

Dichiarazione di Nikos Maziotis sul default della Grecia, letta all’udienza del 7 luglio 2015 davanti alla Corte d’appello nel corso del processo contro Lotta Rivoluzionaria – luglio 2015 –

Default della Grecia e uscita dall’Unione economica e Monetaria. Testo di Nikos Maziotis -luglio 2015-

Azione all’interno del tribunale di Koridallos (Atene) durante il processo d’appello a Lotta Rivoluzionaria – Assemblea di Solidarietà per i prigionieri politici ed i combattenti perseguiti e detenuti, giugno 2015 –

Tratto dal sito Contra Info diffondiamo questo testo dell’Assemblea di solidarietà per i prigionieri politici e i combattenti perseguiti e detenuti sul processo d’Appello contro Lotta Rivoluzionaria – maggio 2015 –

Diffondiamo il manifesto (con testo a fianco tradotto) scritto dai compagni dell’Assemblea di Solidarietà per i prigionieri politici ed i combattenti perseguiti e detenuti in occasione dell’apertura del processo d’Appello contro Lotta Rivoluzionaria, per promuovere la solidarietà verso tutti i compagni processati.

L’Assemblea di Solidarietà per i prigionieri politici ed i combattenti perseguiti e detenuti a fianco dei compagni processati in Grecia – maggio 2015 –

Testo di Nikos Maziotis, membro di Lotta Rivoluzionaria, scritto in occasione della giornata del Primo Maggio organizzata dal Soccorso Rosso Internazionale – maggio 2015 –

Il soccorso Rosso Internazionale ad Atene a fianco dei rivoluzionari prigionieri in lotta! -aprile 2015-

INTERNATIONAL CALL for revolutionary solidarity with the political prisoners on hunger strike since 2nd of March in Greece -aprile 2015-

In solidarietà ai compagni rinchiusi nel carcere di Ferrara e a sostegno dei prigionieri in Grecia, pubblichiamo questo volantino con due lettere di Kostas Gournas-Dimitri Kofuntinas e di Nikos Maziotis. -marzo 2015-

Solidarietà è lotta e azione. Documento dell’Assemblea di Solidarietà per i prigionieri politici ed i combattenti perseguiti e detenuti -febbraio 2015-

Creazione di un’Assemblea di Solidarietà (Grecia) – gennaio 2015-

Lettera di Kostas Gournas, membro di Lotta Rivoluzionaria, detenuto nel carcere di tipo C a Domokos (Grecia) -gennaio 2015-

Per il Soccorso Rosso Internazionale. Lettera di Nikos Maziotis -gennario 2015-

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Contro le prigioni di Tipo C in Grecia! -gennaio 2015-

INTERVISTA A NIKOS MAZIOTIS -agosto 2014-

Pubblichiamo la dichiarazione politica di Nikos Maziotis letta dal suo avvocato nel corso dell’udienza del 29/1/2013, nel corso del processo a suo carico tenutosi ad Atene.

Introduzione del Collettivo contro la repressione per un Soccorso Rosso Internazionale (CCRSRI)

 Il 16 luglio 2014 ad Atene, nel quartiere di Monastiraki, viene intercettato dalla polizia il compagno Nikos Maziotis, militante di Lotta Rivoluzionaria.  Nel tentativo di sottrarsi all’arresto il compagno ingaggia un conflitto a fuoco colpendo e ferendo un agente di polizia, ma rimanendo a sua volta gravemente ferito. Arrestato insieme ad altri compagni viene ricoverato all’ospedale Evangelismos, sempre ad Atene, e piantonato da decine di poliziotti.  Il 19 luglio, dopo essersi rifiutato di rispondere alle domande del Procuratore e dichiaratosi rivoluzionario, viene portato negli Uffici giudiziari per poi essere rinchiuso nel carcere di Koridallos e qualche giorno dopo essere trasferito presso il carcere di Daviata (Salonicco).   Intorno a lui si è subito manifestata la solidarietà attraverso un presidio organizzato sotto l’ospedale, nonostante la presenza massiccia degli sbirri. Solidarietà che si è espressa anche con alcuni striscioni apparsi per le vie di Atene con la parola d’ordine: «Lo Stato ed il Capitale sono gli unici terroristi. Solidarietà con Nikos Maziotis».
Il compagno Maziotis era stato arrestato nell’aprile del 2010, in relazione alla sua militanza in Lotta Rivoluzionaria. Scontati 18 mesi di carcerazione preventiva aveva giustamente deciso di sottrarsi alle grinfie dello Stato, ritornando nuovamente in clandestinità. E’ un fatto indubbiamente positivo prendere atto della presenza del compagno ad Atene al momento dell’arresto, in quanto dimostra concretamente la sua volontà di continuare la lotta, in piena coerenza con il percorso intrapreso ormai da anni.
La Grecia ha una lunga tradizione di Organizzazioni che hanno combattuto lo Stato, il Capitale e l’Imperialismo. Tra le più importanti possiamo citare Lotta Rivoluzionaria Popolare, 17Novembre, Lotta Rivoluzionaria. Tuttora sono presenti diversi gruppi in attività, che mettono a segno azioni contro Istituzioni politico-economiche e repressive.
Tutto questo avviene nel contesto della più grave crisi sociale, economica e politica che la Grecia e l’Unione Europea vivono dal 2° dopoguerra.
Contro l’attacco della Troika alle condizioni di vita e di lavoro dei proletari e delle masse popolari si sviluppa una risposta sia delle Organizzazioni rivoluzionarie che di alcuni settori della classe operaia, i quali si esprimono con scioperi, occupazioni, assemblee, manifestazioni, etc…            Parte integrante di questo attacco è il colpo che il Governo greco intende sferrare alla resistenza dei prigionieri nelle carceri. E’ proprio di queste settimane, infatti, l’elaborazione di una riforma penitenziaria (sull’esempio di altri Paesi europei) il cui perno consiste nell’isolamento del detenuto, con l’obiettivo di annientare l’identità rivoluzionaria dei prigionieri politici e piegare la volontà di tutti quei prigionieri che in generale lottano.
In Grecia, su circa 12.000 detenuti, più di 4.500 si sono organizzati, lottando contro questa riforma tramite l’attuazione dello sciopero della fame. Anche fuori dalle carceri il movimento di solidarietà si è mobilitato, con manifestazioni, presidi e azioni militanti.Per questo rilanciamo la solidarietà ai rivoluzionari prigionieri, a tutti i prigionieri che lottano e al compagno Maziotis.
In tal senso riproponiamo l’intervento politico del compagno letto dal suo avvocato nell’udienza del 29 gennaio 2013, durante il processo a suo carico tenutosi ad Atene. Il documento costituisce una proposta politica quanto mai attuale nel contesto di crisi del capitalismo e di tendenza generale alla guerra.

Giugno 2014

dichiarazione-politica-di-nikos-maziotis-al-processo-speciale-nel-carcere-di-koridallos

Pubblichiamo il manifesto del SRI, diffuso in Italia, sulla lotta dei prigionieri greci contro l’inasprimento delle condizioni detentive in Grecia.

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INTERVISTA A KOSTAS GOURNAS -giugno 2014-

LETTERA DI KOSTAS GOURNAS E DI DIMITRIS KOUFODINAS -giugno 2014-

Pubblichiamo il manifesto del SRI che propaganda il tour di iniziative che una compagna greca sta svolgendo in alcune città d’Europa per parlare della riforma nelle carceri greche, che inasprisce il regime detentivo.
manifesto

LOTTARE CONTRO L’ISOLAMENTO DEI PRIGIONIERI IN GRECIA! SVILUPPARE LA LOTTA DI CLASSE! -giugno 2014-

SOLIDARIETA’ ALLE LOTTE NELLE CARCERI GRECHE -giugno 2014-

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