Aggiornamenti G20 – Amburgo: mobilitazioni e iniziative di solidarietà
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Da: political-prisoners.net (Netzwerk)
Fonte:demvolkedienen.org
5 febbraio 2023
Amburgo: raduno contro l’aggressione alla Palestina
Sabato 4 febbraio 2023, rivoluzionari, antimperialisti e masse provenienti da diversi Paesi si sono riuniti ad Amburgo per manifestare contro i recenti massacri e bombardamenti compiuti da Israele contro il popolo palestinese. Negli interventi sono stati condannati fermamente i recenti attacchi alla Striscia di Gaza e l’operazione militare a Jenin, in cui sono stati uccisi 10 palestinesi. Inoltre, negli ultimi giorni le forze israeliane hanno fatto irruzione in molte sezioni di varie carceri, trasferito arbitrariamente numerosi prigionieri, impedito qualsiasi tipo di visita e rinchiuso un gran numero di prigionieri in isolamento. Il 31 gennaio 2023, le autorità carcerarie hanno preso d’assalto la prigione di Al-Damoon, prendendo di mira principalmente le detenute. Anche gli interventi alla manifestazione hanno attirato l’attenzione su questi crimini. Inoltre, si è affrontata la questione della criminalizzazione del movimento palestinese qui in Germania, dato che il governo dello Stato di Berlino vuole vietare nuovamente tutti i raduni il giorno della Nakba. Hanno preso la parola varie organizzazioni internazionaliste e antimperialiste, così come masse arabe che hanno espresso il loro odio di classe contro l’oppressione del popolo palestinese.
Si è percepito un clima di vicinanza e solidarietà tra i passanti che assistevano alla manifestazione. Molti hanno aderito, gridando slogan o iniziando a ballare al ritmo della rivoluzionaria musica araba che veniva suonata, anche dall’altro lato della strada. Anche i passanti hanno gridato slogan come “Palestina libera, libera!” e salutato la manifestazione con i pugni alzati. Ciò dimostra che la lotta del popolo palestinese può esserci e deve essere intrapresa qui nella RFT. L’approvazione delle masse lo dimostra chiaramente.
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Da: secoursrouge.org
15 gennaio 2023
Sabato 13 gennaio 2023, la manifestazione contro la scomparsa del sito di Lützerath a favore dell’ampliamento di un’enorme miniera di carbone a cielo aperto ha visto la partecipazione di 35000 persone, tra cui Greta Thunberg. Le forze dell’ordine hanno transennato la miniera, ma anche l’accesso alla frazione di Lützerath, chiusa da cancelli e occupata da diverse decine di zadisti che resistono all’ordine di sgombero emesso nei giorni scorsi, quando il titolare della miniera ha ricevuto il via libera dalle autorità e dalla magistratura per distruggere il borgo. La polizia ha faticato per contenere i manifestanti che avanzavano, sparsi in piccoli gruppi attraverso i campi fangosi che circondano la miniera e sono scoppiati scontri. Le barriere protettive sono state abbattute vicino alla miniera e i manifestanti sono entrati nel sito. Alcuni di loro si sono scontrati con la polizia sparando fuochi d’artificio e lanciando pietre. Almeno un manifestante è stato ferito alla testa.
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Da: political-prisoners.net (Netzwerk)
27 settembre 2022
Amburgo: sia immediatamente liberato Georges Ibrahim Abdallah
Mese internazionale di mobilitazione per la sua liberazione, dal 22 settembre al 22 ottobre 2022
Si svolgeranno quindi 2 azioni per Georges ad Amburgo:
– iniziativa nell’ambito del Tayad Cafe: giovedì 6 ottobre nel B5 Internationales Zentrum, Brigittenstraße 5, alle 19, St. Pauli.
Interverranno attivisti/e di AK Palestina e Samidoun
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raduno: venerdì 7 ottobre, ore 17, Steindamm Ecke Adenauerallee (davanti alla farmacia della stazione centrale)
Oggi si è già al 38° anno dall’arresto di Georges Ibrahim Abdallah, un comunista libanese che ha combattuto a fianco della resistenza palestinese. La sua lotta militante per una Palestina libera e per la rivoluzione gli sono costati infine l’arresto in Francia. Ma finora, anche in prigione, è rimasto un rivoluzionario integro. Ecco perché è ancora tenuto in catene, anche se la sua scarcerazione era possibile quasi 24 anni fa.
“Dai primi anni ’70, la liquidazione della rivoluzione palestinese è stata nell’agenda delle potenze imperialiste e dei loro alleati reazionari regionali. Sono seguiti guerre e massacri e le masse popolari si sono opposte con i mezzi e le capacità a loro disposizione
… anche se la rivoluzione (ed è tuttora) si dibattesse tra due poli: l’uno che cerca, punta a negoziati e concessioni infinite a tutti i costi, l’altro, impegnato a resistere con ogni mezzo, soprattutto la lotta armata. Sono innumerevoli le battaglie combattute, alcune perse, altre vinte, ma nel complesso, nonostante tutte le sconfitte e malgrado gli errori, le masse popolari hanno saputo consolidare alcune conquiste, la cui importanza strategica oggi nessuno può contestare”. (dichiarazione del 27 giugno 2020).
Queste parole di Georges Abdallah riassumono la sua identità politica, le sue lotte nelle innumerevoli battaglie combattute con le forze rivoluzionarie palestinesi e libanesi. Georges Abdallah ha sempre difeso questa linea politica senza mai rinnegare sé stesso.
E sebbene la magistratura francese abbia già approvato due volte il suo rilascio (2003 e 2013), si continua a opporre il rifiuto al rilascio di questo combattente della resistenza – colui che, secondo la DST già nel 2007 rappresentava una “minaccia per la sicurezza” della Francia.
Contro il suo rilascio sono pure intervenuti, finora con successo, i governi israeliano e USA
Per questo Georges è in prigione dal 1984, cioè da 38 anni.
Chiediamo quindi:
rilascio immediato di Georges Ibrahim Abdallah
Netzwerk Freiheit für alle politischen Gefangenen Hamburg
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Da: political-prisoner.net (Netzwerk)
19 settembre 2022
Amburgo: raduno a sostegno della guerra popolare in India il 17 settembre
Come contributo alla Settimana internazionale di mobilitazione a sostegno della guerra popolare in India, l’Alleanza contro l’aggressione imperialista ha tenuto una manifestazione davanti al Consolato generale indiano ad Amburgo il 17 settembre 2022. Con striscioni, cartelli, volantini e interventi si è chiamato a esprimere la solidarietà con la guerra popolare in India, si è chiesto la liberazione dei rivoluzionari prigionieri e dei prigionieri di guerra rivoluzionari e si è condannato il terrore perpetrato dal vecchio Stato indiano sul popolo. Sono state inoltre lette le undici richieste avanzate di recente dal Partito comunista dell’India (maoista). Slogan sono stati lanciati in tedesco, inglese e hindi.
I funzionari del consolato hanno fotografato con entusiasmo la manifestazione dalle finestre, ma nascondendosi dentro i loro locali. Quando i manifestanti hanno deciso di sostare proprio davanti all’ingresso e attaccare una foto del compagno Saibaba, i funzionari hanno immediatamente chiamato la polizia per avere aiuto. Quest’ultima ha poi chiesto ai manifestanti di allontanarsi dall’ingresso del consolato, ma invece di obbedire, i partecipanti hanno gridato i loro slogan in modo più rumoroso e forte.
La manifestazione di Amburgo ha chiarito ancora una volta che la guerra popolare in India ha i suoi amici e sostenitori anche qui all’altro capo del mondo. Quindi anche ad Amburgo, in molte altre città della RFT e nel mondo ci sono coloro che giudicano la lotta dei compagni in India come loro lotta e accettano così il loro compito di sostenere la guerra popolare con tutte le loro forze.
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Da: political-prisoners.net (Netzwerk)
19 agosto 2022
VERSO LA GIORNATA CONTRO LA GUERRA: GUERRA ALLA GUERRA IMPERIALISTA!
La Giornata contro la guerra 2022 è nel segno delle contraddizioni inter-imperialistiche in continua ascesa e del pericolo di una nuova guerra di suddivisione imperialista globale.
La guerra inter-imperialista scatenata recentemente in Ucraina ha raggiunto una nuova qualità di combattimenti diretti tra gli imperialisti, tra la Russia e la NATO. Negli ultimi anni e decenni, le principali potenze imperialiste hanno combattuto l’una contro l’altra principalmente attraverso guerre per procura e per espandere o difendere la loro influenza nel mondo. Quindi ora si affrontano direttamente in una guerra convenzionale limitata in Ucraina.
La rinnovata pretesa della Germania in termini di leadership imperialista
Con l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina e le frenetiche contromisure adottate dalla NATO, la propaganda di guerra e il riarmo in Germania hanno assunto una nuova dimensione.
Il fondo speciale di 100 miliardi di euro per il potenziamento di Bundeswehr (esercito tedesco, n.d.t.), le discussioni sulla reintroduzione della coscrizione e l’espansione della produzione di armamenti fanno parte di questo sviluppo tanto quanto la restrizione sempre crescente dei diritti fondamentali e l’espansione del “diritto penale nemico! politico.
I governanti stanno anche preparando ideologicamente la popolazione tedesca all’ulteriore intensificazione delle contraddizioni imperialiste. La Germania dovrebbe affermare ancora una volta la sua pretesa di leadership internazionale, la popolazione deve prepararsi a tagli che abbasseranno gravemente il suo tenore di vita. Tutto questo, ovviamente, con il perfetto accordo tra governo, capitale e sindacati gialli. La tregua per la prossima guerra mondiale, con la partecipazione tedesca in prima linea, è già ideologicamente forgiata oggi.
Sull’offensiva contro la militarizzazione e il riarmo
Di fronte a questa massiccia escalation di guerra e al pericolo di una guerra mondiale, noi comunisti/e e rivoluzionari/e e, in definitiva, come classe operaia nel suo insieme, dobbiamo passare dalla difensiva all’offensiva contro la militarizzazione, il riarmo e imperialismo.
Una chiara posizione antimperialista, in linea di principio contro tutti gli imperialisti, è un prerequisito necessario. Lo stesso vale per una comprensione concreta dello slogan “Il nemico principale è nel proprio Paese”, che riassume chiaramente i nostri compiti di comunisti oggi come lo sono stati 100 anni fa: lottiamo risolutamente contro l’imperialismo tedesco e impediamo qui la sua partecipazione ai crimini imperialisti in tutto il mondo! A tal fine, creiamo il Partito Comunista, come strumento indispensabile di lotta della nostra classe e avanziamo sulla via della rivoluzione socialista!
Rivoluzione socialista invece di guerra mondiale
Di conseguenza, le contraddizioni inter-imperialistiche si trasformano necessariamente in una nuova guerra mondiale imperialista. Con l’aperta guerra imperialista in Ucraina e la rapida escalation del tintinnio della sciabola tra USA e Cina nel Pacifico, l’inizio di una nuova guerra mondiale è a portata di mano.
Anche se oggi nessuno può dire quando le contraddizioni tra gli imperialisti sfoceranno nella 3^ guerra mondiale, è chiaro che prima o poi lo faranno. L’unica via d’uscita da questo sviluppo è la rivoluzione socialista!
Quindi chiunque voglia seriamente prevenire l’imminente guerra mondiale deve dare il proprio contributo al rovesciamento rivoluzionario del capitalismo. Per noi, oggi questo significa mettere tutta la nostra forza ed energia nella costruzione del Partito Comunista, un nuovo tipo di partito combattente che può resistere all’imperialismo tedesco e abbatterlo.
Guerra alla guerra significa lottare per la rivoluzione socialista!
Kommunistischer Aufbau
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Da: political-prisoners.net (Netzwerk)
Fonte: https://www.facebook.com/SamidounPrisonerSolidarity
Berlino: manifestazione per la Palestina
11 giugno 2022
Il 10 giugno, a Berlino, in centinaia hanno marciato per la vittoria e la liberazione della Palestina, nonostante la massiccia presenza della polizia e l’ingiusto arresto di una giovane palestinese. La bandiera palestinese sventola alta, mostrando che la repressione non metterà mai a tacere la lotta. (Nota: la partecipante arrestata è stata rilasciata!). La manifestazione è stata organizzata a Berlino dalla coalizione di organizzazioni antimperialistiche, palestinesi, della sinistra rivoluzionaria e della solidarietà, costituitasi dopo che la polizia di Berlino ha vietato 5 commemorazioni per la Nakba e una veglia per Shireen Abu.
La coalizione include Samidoun Deutschland, SDAJ Berlin Revolution Berlin Nordberlin, Young Struggle Europe e molte altre organizzazioni! Oggi da compagni di Alkarama e Collectif Palestine Vaincra per un weekend di intensa attività per la Palestina a Berlino.
Domenica 12 giugno, ci sarà un forum in lingua araba sulle donne arabe e la causa palestinese! Per favore partecipate se siete a Berlino! Contattate Samidoun Deutschland per i dettagli!)
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Da: political-prisoners.net (Netzwerk)
2 giugno 2022
Contro la loro repressione! – Intervista con un’alleanza rivoluzionaria contro la repressione a Berlino
Il 12 maggio, la polizia di Berlino ha vietato numerose iniziative di solidarietà palestinese o meno che hanno inteso commemorare l’annuale “Giornata della Nakba” (15 maggio) o l’omicidio della giornalista palestinese Shireen Abu Akleh (11 maggio 2022) da parte dell’esercito israeliano. L’OVG Berlin (tribunale amministrativo superiore di Berlino, n.d.t.) ha confermato questa decisione il 13 maggio. Saputo del divieto di manifestare, si è subito costituita un’alleanza. Il nostro autore, Mohannad Lamees, ha parlato con attivisti/e dell’alleanza riguardo al loro lavoro.
Cosa significano questi divieti di manifestare dal vostro punto di vista? Come giudicate questo sviluppo?
Intendiamo i divieti come attacchi alla vita palestinese in Germania, alla resistenza palestinese e alla commemorazione palestinese. I divieti fanno parte di una lunga tradizione di repressione contro i movimenti filo-palestinesi in Germania e, sebbene rappresentino certamente un nuovo livello di comportamento spudorato in Germania, non sono in sé niente di nuovo. Già alcune settimane fa, le autorità di Berlino hanno vietato le manifestazioni palestinesi in genere e preventivamente. L’anno scorso è stata esercitata una massiccia violenza poliziesca contro i manifestanti palestinesi e solidali con la Palestina. Nonostante ciò, cresce il sostegno popolare ai movimenti palestinesi. E non solo questo, cresce concretamente il sostegno ai giovani movimenti rivoluzionari filo-palestinesi, che hanno capito il ruolo dello Stato tedesco come complice. Non sorprende quindi che le autorità reprimano con tale gravità le manifestazioni e vogliano impedire che la solidarietà verso la Palestina irrompa in strada. Abbastanza sobriamente dobbiamo affermare: lo Stato imperialista tedesco reagisce al movimento palestinese come fa con tutti gli altri movimenti rivoluzionari, cioè con chiara violenza.
Avete costituito un’alleanza subito, appreso dei divieti di manifestare. Come mai?
La risposta è abbastanza semplice: abbiamo imparato dai nostri errori. Dopo gli attacchi alle manifestazioni della Nakba a Berlino lo scorso anno, non abbiamo creato gruppi organizzati per affrontare adeguatamente la questione della repressione né per seguire o sostenere in alcun modo la gente direttamente colpita. Anche in occasione del divieto di manifestare a fine aprile sono state espresse dichiarazioni combattive, ma non siamo riusciti a mostrare una reazione in strada. Questa volta abbiamo saputo correggere questi errori riuscendo a far incontrare un certo numero di gruppi palestinesi e a sostegno della Palestina, subito dopo aver saputo dei divieti e abbiamo fissato un obiettivo comune, quello di dare una risposta in modo organizzato e unitario contro la repressione nelle strade di Berlino. Nel breve tempo rimasto – l’alleanza ha avuto solo 4 giorni per formarsi e organizzarsi – abbiamo potuto tuttavia liberare energia tramite le forze raggruppate.
Che cosa è poi successo a Berlino nella “Giornata della Nakba”? Come giudicate le iniziative?
Nell’alleanza, abbiamo valutato le iniziative a Berlino come un successo. Siamo riusciti a sfidare i divieti e a lanciare un segnale molto chiaro dalle strade di Neukölln al mondo intero, cioè che i divieti non sono accettati, che gli attacchi non possono fermare la resistenza palestinese, che gli appelli congiunti dei gruppi rivoluzionari per la libertà del popolo palestinese non cessano.
Quel giorno è stata fatta una manifestazione nel quartiere berlinese di Neukölln contro la distruzione ambientale nel Sud del mondo. Sono state richieste non solo la giustizia climatica e la fine delle ambizioni imperialiste dello Stato tedesco nel mondo intero, ma ovviamente sono stati gridati sempre più a voce alta e collettivamente appelli per la libertà del popolo palestinese. In Sonnenallee, cioè sulla strada più volte presa di mira dalla repressione razzista dello Stato, la manifestazione è stata poi rallentata da squadre di polizia aggressive, deviata in una strada laterale e lì bloccata. Numerosi residenti e passanti hanno manifestato spontaneamente solidarietà alla manifestazione e si sono uniti alle grida. Infine la polizia è entrata con la forza nella manifestazione, arrestando alcune persone. Senza eccezioni sono stati identificati i dati personali di tutti i manifestanti, sono state minacciate sanzioni e custodia cautelare nonché pronunciate espulsioni a grande distanza.
A poche centinaia di metri di distanza, quasi contemporaneamente durante un flashmob (riunione di gruppo improvvisata, n.d.t.) filo-palestinese è stata attuata una dura repressione.
Il comportamento dei poliziotti è stato brutale. Talvolta, gente presente sul ciglio della strada è stata arrestata semplicemente perché sembrava araba o indossava abiti identificati come filo-palestinesi. È stato più che evidente che la polizia ha utilizzato volontariamente racial profiling (schedatura razziale, n.d.t.), intimidazioni e violenze per imporre il proprio ordine.
Ovunque per le strade di Neukölln la gente ha mostrato chiaramente da che parte sta, ovunque c’era solidarietà e gioia per le azioni per la Palestina. Tutto il giorno, in Sonnenallee si è parlato di come si fosse riusciti a tenere una manifestazione filo-palestinese, pur avendo gli sbirri pattugliato senza sosta in anticipo con furgoni e assediato gli incroci. Per noi è quindi chiaro: La “Giornata della Nakba” è stata un giorno di lotta contro la repressione e contro tutta la complicità dello Stato tedesco nell’opprimere i/le palestinesi.
La brutale repressione contro i/le palestinesi e i solidali con la Palestina, in Germania ha una lunga tradizione. Si pensi alle ondate di deportazioni contro decine di palestinesi a seguito del divieto dell’Unione Generale degli Studenti Palestinesi (GUPS) e dell’Unione Generale dei Lavoratori Palestinesi (GUPA) nel 1972/73. All’inizio del 2022 è stata attuata un’epurazione alla Deutsche Welle, in cui diversi dipendenti hanno perso il lavoro dopo interrogatori in stile inquisitorio sull’argomento Israele-Palestina. L’anno scorso si sono svolti manifestazioni e raduni in tutta la Germania, anche a Berlino, in occasione della “Giornata della Nakba” e la polizia è andata giù dura durante le iniziative. Quest’anno tutte le iniziative sono state vietate a Berlino; chiunque indossasse un kufyie o gridasse “Palestina libera” è stato arrestato. Come mai i/le palestinesi e i solidali con la Palestina sono così pericolosi per l’apparato dominante tedesco?
In tal caso dobbiamo divagare un po’. Innanzitutto, si può affermare che la Repubblica Federale ha avuto un rapporto speciale con lo Stato sionista d’Israele sin dalla sua fondazione, dopo la seconda guerra mondiale. L’argomento morale tuttora onnipresente, secondo cui la RFT si assume la responsabilità tedesca per l’annientamento industriale della popolazione ebraica europea e ha dovuto quindi schierarsi fermamente dalla parte dello Stato sionista d’Israele, ha le sue origini negli anni ’50. Il contratto firmato tra Germania e Israele nel settembre 1952 sul pagamento delle riparazioni allo Stato d’Israele è stato presentato come un obbligo morale dal governo tedesco, in particolare da Konrad Adenauer. Sappiamo, però, che questa moralità è stata solo pretestuosa e che il contratto è arrivato ben prima, perché ci si è piegati agli interessi imperialisti delle potenze occidentali, in primis degli USA. Il contratto con i/le sionisti ha anche aperto le porte a negoziati con le potenze occidentali sui benefici economici per la giovane RFT. Frattanto, questa argomentazione morale ha assunto anche la funzione di distrarre l’attenzione dal passato nazista di numerosi apparati statali della RFT e statisti della RFT.
Perché questo è così importante? Da un lato, con questo contratto e i pagamenti concordati, nonché il supporto militare seguito negli anni ’60 e che continua ancora oggi, la RFT ha aiutato Israele, all’epoca economicamente debole, con grande forza. Tra l’altro, la Germania occidentale ha consentito la guerra israeliana negli anni ’50 e ’60 contro i palestinesi e contro i vicini Stati arabi. Dall’altro, sostenere Israele era allora – ed è ancora oggi – il biglietto d’oro per il risorgente imperialismo tedesco. Quindi, se ci chiediamo la ragione per cui c’è stata un’azione così veemente contro i palestinesi in Germania dagli anni ’60, la risposta deve essere: perché l’imperialismo tedesco ostenta la solidarietà incondizionata con il sionismo non solo con contratti e forniture di armi, ma semplicemente reprimendo nel proprio Paese.
Sempre più gente in Germania ora capisce che non c’è nulla di morale in questa politica. È assurdo che il presidente federale, Steinmeier, abbia fatto una visita di Stato in Israele nel luglio dello scorso anno, solo poche settimane dopo i massicci attacchi israeliani contro la popolazione civile palestinese e abbia stretto la mano al razzista Naftali Bennet. È pure assurda la forza con cui lo Stato tedesco e l’opinione pubblica borghese agiscono contro ogni solidarietà con il popolo palestinese: piovono divieti, licenziamenti, sanzioni e deportazioni. La Germania è oggi il centro reazionario dell’antisemitismo, con cui qualsiasi antisionismo, anzi anche qualsiasi antimperialismo, viene etichettato come antisemita e perseguito.
È vero che ciò è ancora giustificato dalla responsabilità tedesca e dalla presunta elaborazione esemplare del dominio nazista. Ma possiamo capire la vera ragione di ciò solo se ci rendiamo conto che l’imperialismo tedesco, soprattutto in un momento di crisi e debolezza, sta combattendo con tutte le sue forze contro le resistenze e le proteste che si fanno sempre più forti. La questione palestinese rivela il carattere imperialistico di questo Stato tedesco come quasi nessun altro argomento, con la possibile eccezione della questione del Kurdistan. E questo Stato sta combattendo il movimento filo-palestinese proprio perché c’è grande paura che il movimento palestinese possa trasformarsi in un più ampio movimento antimperialista che prenda di mira lo stesso imperialismo tedesco.
Dopo la repressione nel giorno della Nakba in corso, la CDU ha chiesto che i/le palestinesi e coloro che esprimono solidarietà nei loro confronti siano sottoposti a custodia cautelare prima delle manifestazioni. Cosa vorrebbe dire?
Una cosa è importante per noi prima di entrare più in dettaglio nella questione: le repressioni del giorno della Nakba e in precedenza a Berlino non sono state fomentate dalla CDU o da altri partiti considerati “di destra”, ma dalla coalizione rosso-verde-rossa. La repressione contro gruppi filopalestinesi, ma anche contro molte altre organizzazioni rivoluzionarie, non è qualcosa che dipende dalle politiche dei singoli partiti, proprio perché nasce dallo stesso imperialismo tedesco, sostenuto da tutti i partiti borghesi. Il fatto che la CDU di Berlino ora ne aggiunga un altro, dovremmo intenderlo come politica di opposizione: ad esempio, il partito della Linke ha reagito in modo simile l’anno scorso dopo le manifestazioni del giorno della Nakba a livello federale, quando Dietmar Bartsch ha chiesto a Horst Seehofer di procedere con più forza contro l’antisemitismo nelle strade tedesche
Tuttavia, le attuali richieste mostrano che lo Stato tedesco continua a togliersi la maschera e a mostrare il suo vero carattere repressivo. È noto che i rifugiati classificati come “antisemiti” possono già essere deportati e che centinaia di migliaia sono di fatto intimiditi per impedire loro l’attività politica. Se ora si potessero concedere sempre più poteri in vista di reati reali, questo è uno sviluppo che ci mostra che lo Stato imperialista sta stringendo le redini – e che siamo ancora lontani dalla fine della repressione. Ma non dovremmo indignarci per questo, bisogna reagire o essere sorpresi – come forze rivoluzionarie dobbiamo essere preparate e trovare comunque il modo di resistere a questo Stato.
Vi siete alleati a causa della repressione dello Stato nel giorno della Nakba. Con il Soccorso Rosso esiste già un’ampia struttura di solidarietà contro la repressione dello Stato, perché avete pensato che fosse necessario organizzarsi?
La nostra alleanza non si considera un’alternativa al Soccorso Rosso. Anzi, compagni/e del Soccorso Rosso sono stati e sono estremamente importanti per noi durante il lavoro dell’alleanza, consigliandoci e pianificando con noi come mostrare una reazione in strada. Il Soccorso Rosso sosterrà anche i colpiti direttamente dalla repressione contro le mobilitazioni nella giornata della Nakba. Questo è un passo importante per tutti noi. Possiamo dimostrarlo così chiaramente: la causa palestinese deve essere una questione della gente di sinistra!
L’Alleanza sopravviverà alla repressione durante la giornata della Nakba 2022? Quali sono i vostri obiettivi?
Sì, l’alleanza continuerà ad esistere e presto riceverà un nome. Attualmente stiamo lavorando per dare forma a un ulteriore lavoro politico. Il nostro obiettivo è promuovere ulteriormente il lavoro comune delle forze rivoluzionarie contro la repressione statale. Anche prima del fine settimana della giornata della Nakba, noi dell’Alleanza abbiamo affermato che non si trattava solo delle manifestazioni di quel giorno e non solo della questione palestinese. Lo Stato conduce una lotta contro tutti i movimenti rivoluzionari. Solo nel maggio 2022, la repressione contro la manifestazione serale rivoluzionaria in occasione della Giornata dei lavoratori, il giorno della liberazione dal fascismo da parte dell’Armata Rossa e gli attacchi ai compagni curdi e turchi hanno dimostrato che siamo tutti attaccati allo stesso modo. L’Alleanza mira a porre l’accento sui collegamenti di questa repressione, per darvi una risposta collettiva.
Inoltre, come Alleanza vogliamo stare saldamente al fianco di coloro che sono direttamente colpiti dalla repressione nel giorno della Nakba. A tal fine, abbiamo tenuto una riunione aperta nei primi giorni dopo le iniziative, affinché nessuno si sentisse lasciato solo con la repressione e gli attacchi. Abbiamo in programma di seguire le cause legali e fornire supporto – sotto forma di scambio, consulenza e, se riusciamo a gestirlo, anche aiuto finanziario. Ma la cosa più importante per noi è la risposta politica, rivoluzionaria alle repressioni: vogliamo continuare a dimostrare che l’organizzazione collettiva è il modo per liberare le strade nonostante i divieti e le accuse.
Come può essere esattamente questa risposta rivoluzionaria? Cosa significa essere “rivoluzionari” rispetto alla repressione statale?
Anche se abbiamo parlato molto dei divieti di manifestare: repressione, non è solo divieti di manifestare, licenziamenti e manganelli della polizia. Questo Stato serve la classe dirigente capitalista e utilizzerà ogni mezzo possibile per vendicarsi contro coloro che combattono quel dominio. Non solo alle manifestazioni, ma ogni giorno al lavoro, a scuola, negli uffici, ideologicamente, organizzativamente, politicamente: tutto ciò che questo Stato fa per mantenere il rapporto di sfruttamento è repressione. Se lo capiamo, allora sappiamo anche qual è la risposta rivoluzionaria alla repressione. Vale a dire non l’appello a più umanità e concessioni, ma la lotta coerente contro il sistema capitalista e per il socialismo.
Inoltre, questo sistema capitalista in cui tutti viviamo ci educa a essere passivi e solitari. Troppo spesso accettiamo semplicemente restrizioni e divieti. Il fatto che l’iniziativa del giorno della Nakba sia andato bene, malgrado un divieto emesso dalle autorità e nella piena consapevolezza della marcia di migliaia di poliziotti a Berlino-Neukölln, per resistere insieme, è un passo importante per uscire da questa passività e questa schiavitù. Ecco perché abbiamo distribuito dichiarazioni e appelli in tutta Berlino prima e dopo le mobilitazioni per chiarire a tutti: non accetteremo i divieti! E resistiamo perché possiamo fare affidamento sulla forza della nostra organizzazione collettiva. Questa è la cosa più importante nella nostra situazione attuale e dobbiamo continuare a sottolinearlo, dobbiamo creare un’ampia consapevolezza di ciò: quando uniamo le forze, siamo forti. Il successo della giornata della Nakba ne è stato un esempio. Ora dobbiamo creare molti altri esempi simili!
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Da: political-prisoners.net (Netzwerk)
30 maggio 2022
La rete Samidoun partecipa alla manifestazione di Berlino contro la repressione poliziesca
Venerdì 27 maggio, Samidoun Netzwerk di Berlino ha preso parte a una manifestazione contro la repressione della polizia. La manifestazione, organizzata insieme a gruppi di sinistra tedeschi, turchi e curdi, ha riguardato una serie di repressioni attuate dalla polizia di Berlino per tutto il mese di maggio, fra cui molteplici divieti alle manifestazioni palestinesi, attacchi alle proteste curde e al corteo del Primo Maggio rivoluzionario, nonché divieto di bandiere sovietiche alla commemorazione della vittoria sul fascismo dell’8 maggio.
Un compagno di Samidoun ha fatto il seguente intervento:
Cari/e compagni/e, un cordale saluto a tutti voi
Anzitutto, a nome della Rete Samidoun per la difesa dei prigionieri palestinesi, desidero salutare tutti i prigionieri politici in Germania, il prigioniero Georges Ibrahim Abdullah in Francia e i prigionieri politici in Turchia, Grecia, Filippine e nelle carceri dei regimi arabi.
Siamo tutti qui, arabi, curdi, turchi e tedeschi, studenti e lavoratori, a credere nella nostra lotta internazionale e nella giustizia della lotta dei nostri popoli. Lottiamo insieme contro l’oppressione, uniti in una coalizione internazionale che si oppone alla brutalità e alla violenza della polizia tedesca e all’apparato dell’oppressione e del terrorismo sistematico contro la nostra lotta. Siamo uniti davanti a questi tentativi d’impedirci di esercitare il nostro diritto più fondamentale, quello di esprimere la nostra opinione in un Paese che afferma di essere democratico!
Questo terrorismo, la repressione e la violenza della polizia e del governo non è altro che una palese espressione della paura di questa istituzione di fronte alle voci per la giustizia, la libertà e la resistenza.
Vorrei esprimere alcune posizioni a nome di Samidoun Network e del Movimento palestinese per il percorso rivoluzionario alternativo:
*Nonostante le politiche d’isolamento, repressione e terrorismo, noi della rete Samidoun promettiamo ai prigionieri politici e al nostro popolo che continueremo la lotta e lo scontro sulla base della nostra assoluta fiducia nella giustizia e nella libertà. Diciamo a Israele e Germania: oggi, dopo tutti questi attacchi, siamo più forti e resilienti e costruiamo la nostra esperienza rivoluzionaria, che ci permette di continuare la lotta e di non capitolare e soccombere alle politiche d’occupazione e colonialismo europee.
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La classificazione della rete Samidoun come organizzazione terroristica da parte dell’occupazione sionista non cambierà minimamente le nostre posizioni. Diciamo piuttosto che il vero terrorista è il terrorismo dello Stato, della polizia, del colonialismo e dei suoi strumenti, e deve essere contrastato con l’azione rivoluzionaria. Quanto alla resistenza in tutte le sue forme, è continua ed in costante evoluzione, ed è un diritto del popolo palestinese e di tutti i popoli oppressi.
Per noi, “Liberare la Palestina dal fiume al mare” non è solo un simbolo di giustizia e liberazione e di scontro con il sionismo e l’imperialismo. La liberazione della Palestina, di tutta la Palestina, dal fiume al mare, è un progetto su cui lavoriamo ogni giorno e non è solo uno slogan. Crediamo che il nostro popolo continuerà a lottare fino alla vittoria, per il ritorno e la liberazione.
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Invitiamo tutti e tutte le forze progressiste e rivoluzionarie in Germania e in Europa a partecipare il più ampiamente possibile all’Alleanza contro la repressione per contrastare questa oppressione e violenza e fornire un’opportunità per l’unità e il lavoro sul campo congiunto di tutte le forze rivoluzionarie.
Ripetiamo quanto detto dal prigioniero George Ibrahim Abdullah: Insieme vinciamo, e solo insieme vinciamo.
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Da: political-prisoners.net (Netzwerk)
Primo Maggio rivoluzionario 2022: qui sono indicate le manifestazioni
Il Primo Maggio è la giornata internazionale di lotta della classe operaia. Centinaia di migliaia di persone scendono in strada in tutto il mondo, per lottare per una società al di là del capitalismo, anche in Germania. Qui si svolgono decine di partecipazioni alla lotta di classe alle manifestazioni del DGB e le proprie manifestazioni rivoluzionarie. Una panoramica (situazione al 25 aprile 2022, ore 17:30; inviare ulteriori campagne a info@perspective-online.net)
Augsburg |1° Maggio| ore 10 | Gewerschaftshaus | Partecipazione Anticapitalista
Augsburg |1° Maggio| ore 14| Ulrichsplatz | manifestazione del Primo Maggio rivoluzionario
Berlino |30 aprile| ore 15 |stazione della metropolitana Leopoldplatz | manifestazione di quartiere
Berlino |1° Maggio| ore 10 | Alexanderplatz | Blocco Lotta di classe
Berlino |1° Maggio| ore 16:30 | Hertzbergplatz | manifestazione del Primo Maggio rivoluzionario
Bremerhaven |1° Maggio| ore 17 | Ernst-Reuther-Platz | manifestazione del Primo Maggio
Duisburg |30 aprile | ore 18:30 |Ludgeriplatz | manifestazione di vigilia rivoluzionaria
Essen |1° Maggio| ore 10 | Casa Girardet | partecipazione anticapitalista
Francoforte |1° Maggio| ore 10:30 | Hauptwache | Blocco Anticapitalista
Francoforte |1° Maggio| ore 18 |Willy-Brandt-Platz | manifestazione del Primo Maggio rivoluzionario
Freiburg |1° Maggio| ore 11 | Stühlinger Kirchenplatz | Blocco Anticapitalista
Giessen |1° Maggio| ore 10:30 |Kirchenplatz | Settore Anticapitalista
Amburgo |1° Maggio| ore 11 | Heussweg | Area Anticapitalista
Amburgo |1° Maggio| ore 16 |Berliner Tor| manifestazione del Primo Maggio rivoluzionario
Karlsruhe |1° Maggio| ore 9:30 |Marktplatz| partecipazione alla lotta di classe
Karlsruhe |1° Maggio| ore 13 | Festplatz | manifestazione rivoluzionaria
Colonia |1° Maggio| ore 12| Hans-Böckler-Platz | Blocco Rivoluzionario
Lipsia |1° Maggio| ore 15 |Suedplatz | manifestazione del Primo Maggio rivoluzionario
Magdeburgo |1° Maggio | ore 14 | Olvenstter Platz |manifestazione del Primo Maggio rivoluzionario
Monaco di Baviera |1° Maggio| ore 9:30 |DGB Haus |partecipazione alla lotta di classe
Monaco di Baviera |1°Maggio | ore13 |Rindermarkt | manifestazione rivoluzionaria
Norimberga |1° Maggio| ore 11:30 | Buerngasse | manifestazione del Primo Maggio rivoluzionario
Norimberga |1° Maggio | ore 14:30 | Müllnerstraße | festa in strada
Siegen |1° Maggio|ore 12:30 |Siegerlandhalle | Primo Maggio Rosso
Stoccarda | 1° Maggio| ore 12 | Marienplatz | settore di lotta di classe
Stoccarda |1° Maggio| ore 11:30 |Schlossplatz | manifestazIone del Primo Maggio rivoluzionario
Villingen-Schwenningen | 1° Maggio | ore 12 |stazione ferroviaria di di Schwenningen | manifestazione del Primo Maggio
Waiblingen |1° Maggio |ore 14 |stazione ferroviaria | settore di lotta di classe
Wuppertal | 1° Maggio | ore 10:30 |stazione Ferroviaria Unterbarmer | partecipazione alla lotta di classe
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Da: political-prisoners.net (Netzwerk)
Fonte: Gefangenen Info
30 aprile 2022
Thomas Meyer-Falk: Il Primo Maggio anche nel 2022 e oltre è un importante giorno di lotta!
Dobbiamo rovesciare tutte le condizioni in cui l’uomo è un essere umiliato, reso schiavo, abbandonato, spregevole, scriveva Karl Marx circa 177 anni fa.
L’attuale declino economico della “classe operaia” è descritto e documentato molte volte. La maggior parte di noi è ancora ridotta in schiavitù, umiliata!
E siamo disprezzati! Mi sembra tanto più importante non accettare queste condizioni senza obiezioni.
Io stesso sono detenuto nelle carceri della Germania meridionale ormai da diversi anni e anche lì la situazione di vita peggiora rapidamente. Se il salario massimo nelle carceri è di circa 2 euro e 50 centesimi l’ora, non puoi accumulare ricchezza.
E il coronavirus ha peggiorato la situazione, come per milioni di persone davanti alle mura della prigione, sia in Germania che oltreconfine.
Invece, questi milioni di persone sono ricacciati in un’esistenza quasi affannata in cui trattasi essenzialmente solo di assicurarsi la propria sopravvivenza fisica. Nelle carceri locali, invece, è generalmente assicurata la sola sopravvivenza, perché c’è cibo e un letto, ma la gente resta isolata dal mondo nella propria cella per anni o decenni. Nel dicembre dello scorso anno un detenuto è stato rilasciato dalla prigione di Bruchsal nel Baden meridionale dopo ben 59 anni e 11 mesi di prigione!
Il Primo Maggio è una giornata di lotta solidale che ricorda alla gente le lotte del XIX° e XX° secolo. Ma allo stesso tempo deve essere per noi un incentivo ad emanciparci dalle catene! Possiamo farlo solo da noi!
Stare insieme coraggiosamente e risolutamente, non fare un passo indietro, ma andare avanti! Questo è ciò che significa il Primo Maggio.
Cordiali saluti da Friburgo!
Thomas Meyer-Falk
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Da: political-prisoners.net (Netzwerk)
20 marzo 2022
Saluto per il “18 Marzo”
Saluti di solidarietà dall’alleanza di solidarietà Antifa Ost a tutti i prigionieri
La nostra amica e compagna Lina da novembre 2020 è sottoposta a custodia cautelare nel carcere di Chemnitz, ovvero da quasi un anno e mezzo.
È una delle almeno 10 persone imputate al processo Antifa Ost, accusate d’aver attaccato i fascisti in Germania Est. Per questi attacchi si sarebbe costituita un’organizzazione a delinquere, ai sensi dell’art. 129.
Il costrutto si basa su diverse indicazioni e soprattutto interpretazioni della Procura federale. Indagini sono state condotte principalmente da Soko LinX in Sassonia senza esito dal 2019, cioè da quando è stata introdotta come strumento di campagna elettorale dalla CDU.
Dopo che nel dicembre 2019 alcuni degli accusati sono stati arrestati a Eisenach in Turingia, Soko LinX ha intuito l’opportunità, ha assunto le indagini e da allora cerca di attribuire ulteriori episodi a gente in Sassonia. Vi tesse una rete di accuse intricate e amplia il gruppo di accusati tramite interpretazioni molto libere delle prove circostanziali.
La Procura federale ha infine preso in carico il procedimento e, per giustificare la propria responsabilità, è arrivata a fantasticare circa una vicinanza al terrorismo. Quindi gli accusati avrebbero messo in pericolo la formazione dell’opinione democratica attaccando quadri nazisti.
Il processo contro 4 degli imputati davanti alla Corte regionale superiore di Dresda è in corso da settembre 2021. Rispetto agli altri 4 indagati è stata incaricata la Procura di Gera e sono ancora in corso ulteriori indagini. In questo contesto sono state recentemente effettuate perquisizioni domiciliari a Lipsia. Il processo si svolge in un’aula di massima sicurezza e Lina è portata in tribunale con un convoglio armato due volte alla settimana.
Dopodomani saranno 500 giorni che Lina è detenuta e il suo contatto in aula con altri imputati e presenti sarà costantemente impedito. Come se non bastasse, viene sempre portata in un seminterrato ed è sempre accompagnata e sorvegliata da agenti penitenziari. Il motivo della sua detenzione e di questo trattamento è inverosimile e costruito, così come l’intera associazione. È presentata come leader e distributrice di ordini, quindi costruendo una pericolosità che ha lo scopo di giustificare la reclusione. Essendo quasi tutti gli attacchi ai nazisti cui avrebbe partecipato a lei addebitati, le viene prevista una pena detentiva molto elevata.
Tuttavia, il lavoro investigativo sessista indica che in realtà avrebbero seguito solo il suo partner che l’ha radicalizzata. I media a livello nazionale fanno riferimento a questo quadro e al ruolo attribuitole e riproducono la rappresentazione di una studentessa, da un uomo trasformata in terrorista. I confronti con l’effettiva terrorista, Beate Zschäpe, che ha commesso omicidi razzisti con il gruppo nazista NSU, detenuta nella stessa prigione di Lina, sono usati per difendere la teoria dell’estremismo e per legittimare un’accusa così mal concepita.
Le condizioni carcerarie sono rese più difficili, tra l’altro, dal fatto che Lina e Zschäpe non devono incontrarsi, il che limita ulteriormente quella già piccola quantità di libertà di movimento in carcere. Data l’incriminazione da parte della massima autorità legale, la posta controllata è inoltrata a Karlsruhe, riletta e consegnata con relativo ritardo e incompleta. I viaggi regolari a Dresda richiedono tempo ed energia e rendono più difficili i tentativi di legare con altri prigionieri.
L’assistenza sanitaria in carcere è sostanzialmente pessima e nel caso di Lina non solo è ritardata, ma anche lei è presentata presso dottori/esse in manette e sotto scorta armata come una tortura. Tutte queste misure servono a rappresentare la pericolosità dell’imputata, che quindi deve legittimarsi da sé.
Nel processo in corso, emerge molto chiaramente l’intenzione del presidente e della procura federale di condannare. Con sondaggi tendenziosi e cieca fiducia negli agenti inquirenti, cercano di considerare il loro costrutto come provato. Nello Stato succeduto al nazionalsocialismo, il perseguimento dell’antifascismo è divenuto un atto dello Stato e l’esempio deve essere stabilito l’esempio con gli accusati di Dresda. Lo Stato vuole scoraggiare il movimento d’emancipazione e dimostrare il suo potere!
Dovesse lo Stato risultare vincitore in questo processo, non solo gli altri accusati e imputati dovranno intanto scontare lunghe pene detentive, ma verrebbe posta una pietra miliare per utilizzare l’art. 129 per opprimere e punire duramente con questo costrutto qualsiasi tipo di resistenza.
Solo nel 2020 in Germania sono diventati noti 4 casi secondo gli articoli 129 e 129a contro persone e gruppi di sinistra, anti-autoritari, antifascisti e gente che lotta per l’emancipazione. Soprattutto nella Germania meridionale, negli ultimi 2 anni sono state inflitte diverse pene detentive a gente difesasi dai nazisti o dalla violenza di Stato e sono state introdotte nuove leggi di polizia che conferiscono agli investigatori ampie libertà e limitano in modo massiccio la privacy e la libertà di comportamento della gente.
Tutti questi inasprimenti e attacchi repressivi servono a intimidire e dividere il movimento. La prigione come strumento d’isolamento e criminalizzazione dei compagni è usata sempre di più per scoraggiarci. Ma i prigionieri non sono soli. Siamo dietro di loro, esprimendo la nostra solidarietà contro i loro tentativi d’isolamento.
Alcuni sono stati colpiti – siamo tutti uniti!
Contro una società carceraria!
https://www.soli-antifa-ost.org/greeting-word-to-18-maerz/
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Da: political-prisoners.net” – Netzwerk
Marzo 2022
Amburgo: raduno il 2 marzo alle 18, S-Bahn Sternschanze. Contro la guerra imperialista!
Contro la guerra imperialista!
L’attacco dell’imperialismo russo all’Ucraina è un crimine contro il popolo ucraino. Non è altro che la sottomissione e l’appropriazione di un Paese oppresso dal potere imperialista. Questa rapina serve gli interessi degli imperialisti russi per ottenere maggiore influenza sul campo di battaglia al tavolo dei negoziati delle grandi potenze. Non possono nascondersi dietro l’aggressione dell’Occidente, niente può giustificare questa guerra. Condanniamo l’attacco dell’imperialismo russo contro l’Ucraina e chiediamo ai governanti della Russia di tener giù le mani dall’Ucraina.
Affermare che la Russia sarebbe l’unico aggressore e le ipocrite “condanne” delle cosiddette “potenze occidentali” sarebbero la prova che la NATO sotto la guida dell’imperialismo yankee aderisca a una “coesistenza pacifica” incondizionata, nega la storia dei sui interventi. Da decenni l’imperialismo yankee e i suoi vassalli attaccano l’imperialismo russo accerchiandolo. Alimentano deliberatamente il conflitto esistente in Ucraina al fine, nel miglior modo imperialista, di ridistribuire il mondo a loro favore e assicurarsi il miglior “posto al sole”. I guerrafondai imperialisti assicurano che il popolo ucraino sia assassinato giorno dopo giorno.
Il regime ucraino ora si avvicina ai lacchè dell’imperialismo yankee. Zelensky cerca di presentarsi come “eroe della nazione”. È stato il governo ucraino, insieme ai Paesi della NATO a tradire l’Ucraina e salire al potere con l’aiuto dei fascisti. Anche loro non rappresenteranno mai gli interessi del popolo ucraino. Sostenere che il popolo russo e quello ucraino apprezzerebbero la guerra ha lo scopo di dividere ulteriormente e aizzarsi l’uno contro l’altro i popoli che hanno condiviso una profonda amicizia sin dalla Rivoluzione d’Ottobre.
Anche la gente in Germania sta subendo gli effetti della cosiddetta “crisi ucraina”. La RFT non ha accelerato una guerra in Ucraina, ha un interesse economico a non calcare la mano con la Russia. Nonostante ciò, segue l’imperialismo yankee, inviando armi nella regione. Questa nuova crisi serve agli imperialisti tedeschi per giustificare un ulteriore riarmo, da mesi scritto nell’accordo di coalizione. Gli imperialisti scaricano sulla popolazione i costi delle sanzioni imposte, che comunque hanno a che fare con l’aumento dei prezzi dell’energia. La gente scende già in massa in piazza in massa contro la guerra imperialista e anche qui le contraddizioni continuano a intensificarsi. I partiti borghesi della RFT si fingono solidali con il popolo ucraino, partecipano anche alle manifestazioni contro la guerra. Contemporaneamente la paura e il terrore di una guerra nucleare si agitano nei media borghesi per giustificare il riarmo e ulteriori provocazioni.
Né l’imperialismo russo né quello yankee servono al proletariato internazionale e i popoli del mondo. Combattono per i loro interessi alle spalle e con il sangue degli sfruttati e degli oppressi. Come rivoluzionari e progressisti, lottiamo contro ogni aggressione imperialista, che può finire solo quando l’imperialismo sarà spazzato via da questa terra.
Contro ogni guerra imperialista!
Abbasso l’imperialismo yankee, fermate l’aggressione NATO!
Fermate gli attacchi degli imperialisti russi!
Classe contro classe! Guerra contro la guerra!
mercoledì 2 marzo 2022, alle 18, S-Bahn Bahnhof Sternschanze!
Alleanza contro l’aggressione imperialista
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Da: political-prisoners.net (Netzwerk)
13 marzo 2022
Appello di Netzwerk Freiheit fuer alle politischen Gefangenen per il 18 marzo 2022, Giornata dei prigionieri politici
Il 18 marzo è celebrato da noi Rete Libertà per tutti i prigionieri politici e dal movimento proletario mondiale. Sia anarchici/e che comunisti/e ricordano la Comune di Parigi. È stata ottenuta lottando dal 18 marzo al 28 maggio 1871 e poi repressa nel sangue. Si commemora la rivolta in cui i/le comunardi/e di Parigi hanno avuto il sopravvento e il prezzo elevato che allora hanno pagato nella loro lotta per la libertà. 151 anni dopo, è lo stesso appello alla libertà a guidarci. E la repressione della classe dominante, intenzionata a mantenerci sudditi e manodopera a basso costo, continua senza sosta. È diretta contro chi non vuole più accettare il suo sfruttamento e oppone resistenza. L’incompatibilità dei diversi interessi di classe si esprime quindi, da un lato nelle nostre lotte come classe dei poveri e, dall’altro, nella giustizia di classe della classe degli abbienti. Utilizzando alcuni esempi attuali, possiamo chiarire che questa giustizia di classe attacca proprio coloro che mettono in pericolo il dominio dei ricchi. Tentano di diffamare le nostre legittime lotte come criminali e terroristiche, anzi, per minimizzare a loro favore le azioni che cambiano il clima sociale. Sono pure da chiarire le conseguenze che lo Stato trae da una serie di massacri e attentati fascisti. A questo punto, ad esempio, si ricordino le azioni di NSU (National Sozialistischer Untergrund, Clandestinità nazionalsocialista, n.d.t.), compiute con l’aiuto di parti dell’Ufficio per la protezione della costituzione (VS), l’uccisione di Walther Lübke o gli omicidi in Halle e Hanau. La risposta della giustizia di classe sta nel por fine ai processi politici contro la sinistra con sentenze particolarmente dure. Quindi, ad esempio, tramite detenzione di 1° grado a 4 anni e mezzo e 5 anni e mezzo rispettivamente come nel caso del verdetto contro gli antifascisti Dy e Jo. Stesso orientamento ha il reportage sessista e a priori sull’antifascista Lina, in carcere dal 5 novembre 2020. Il suo caso mostra chiaramente come i media agiscano di concerto con gli organi repressivi da oltre 100 anni. Lina è stata arrestata per presunta lesione personale a fascisti. Ciò di cui è effettivamente accusata può oggettivamente essere inteso solo come autodifesa antifascista. Ora è trasformata in una terrorista estremamente diabolica. Il 30 dicembre 2019, l’ex-politico della CDU, Hans-Joseph Bähner, ha sparato a un giovane a Colonia. Ciò è ridimensionato dai media come lesione personale. Non è stata inflitta la misura di custodia cautelare e con una condanna a 3 anni e mezzo, accidenti la pena detentiva effettiva si può contare sull’applicazione dei 2/3. Il giovane, che ha la fortuna d’essere ancora vivo, dopo l’atto è stato diffamato dai media borghesi come individuo noto alla polizia e in modo razzista. Questo approccio non lascia dubbi sul modo in cui questi media sono utilizzati per manipolare ripetutamente l’opinione pubblica. Il fatto che in questo caso “noto alla polizia” questo giovane ha sporto denuncia come parte lesa, chiarisce quanto siano sporchi i metodi con cui si attua questa diffamazione. Purtroppo, questo metodo non è unico nei media borghesi. Invece di criticare il fatto che poliziotti hanno picchiato un minore, i genitori di un giovane di Amburgo-Neustadt hanno dovuto constatare che il loro figlio è stato diffamato dalla stampa per violenze subite dalla polizia. Il giudice Winfried Leopold, presso il tribunale di Burg in Sassonia-Anhalt, con il suo giudizio contro la picchiatrice e l’ex- pugile dei pesi massimi Tom Schwarz ha chiarito due fatti essenziali. Da un lato, gente presente nei media può fare affidamento sulla possibilità di evitare la diffamazione comune durante processi politici. Dall’altro, il suo verdetto mostra che la magistratura condanna solo i “delinquenti violenti” squattrinati. Chi ha contanti in tasca può fare affidamento su giudizi miti e, se necessario, comprarsi la libertà. Lettere minacciose vengono inviate a politici, avvocati e artisti con regolarità costante, piene d’informazioni recuperate dai database della polizia. Anche in questi casi i media borghesi parlano solo di casi isolati. Contemporaneamente, di recente sono emersi in Sassonia casi in cui rappresentanti di questi media diffamano la sinistra servendosi d’informazioni interne della polizia. Mentre i fascisti uccidono e lo Stato deporta, think tank (centro studi, n.d.t.) pagati dai grandi gruppi mediatici “illuminano” in TV sul pericolo del cosiddetto estremismo di sinistra. Anche dopo che NSU è divenuta nota, i fascisti hanno proseguito nell’uccidere uccidere senza sosta. Le ultime scoperte sulle reti armate fasciste nella Repubblica federale di Germania mostrano che le strutture paramilitari continuano a essere create e tollerate in Germania. E questo a distanza di qualche anno dal processo contro NSU, in cui lo Stato ha cercato di suffragare la tesi del “gruppo operante da solo”. Anche prima della pandemia da coronavirus, i governanti hanno ampliato i poteri e le risorse della polizia nel 2018 in previsione dell’escalation dei conflitti sociali. Questi inasprimenti della legge, come l’attacco al diritto di manifestare in Renania Nord-Vestfalia, continuano ora. Analogo e ancor più drastico inasprimento delle misure statali contro la nostra classe si stanno verificando anche a livello internazionale. Ad esempio in Francia con la legge sui film polizieschi o in Gran Bretagna con requisiti simili. Il diritto a manifestare è stato attaccato anche in Italia. In Turchia, dove ormai coloro che criticano lo Stato, siano essi avvocati/ess, musicisti/e, insegnanti, giornalisti/e o studenti/tesse, sono condannati come terroristi. In questo contesto la pandemia serve come perfetto pretesto per un’ulteriore abolizione dei diritti civili. Che gli sfruttatori cerchino di vietare e criminalizzare la nostra resistenza sotto forma di manifestazioni non è una novità. Chi scende in piazza per giustizia, uguaglianza e libertà deve affrontare leggi e sanzioni draconiane. Viceversa, le bande fasciste con diverse armi, sono protette e parzialmente sostenute dallo Stato. Come accennato all’inizio, gli antifascisti come Jo, Dy e Lina in Germania devono far fronte a repressioni e istigazioni all’odio estremamente dure. Molte altri sono in carcere o perseguiti per le lotte che hanno condotto. Jan è stato condannato a 14 mesi di prigione per aver presumibilmente urlato contro un poliziotto ed è detenuto nel carcere di Bayreuth da settembre 2021. Non era nemmeno presente durante l’“atto” di cui è accusato. Da novembre 2020, Ella, arrestata a Dannenröder Forst, è in carcere a Francoforte. È stata condannata a 2 anni e 3 mesi di reclusione per la sua legittima opposizione alla costruzione dell’Autostrada 49. Anche il verdetto contro il nostro compagno Cem, accusato di aiuto psicologico per incendio doloso e che ha visto essere portata la pena da 1 anno e mezzo a 3 anni di libertà vigilata.
La maggior parte dei prigionieri politici nella Repubblica federale di Germania è incarcerata ai sensi dell’art. 129b. Uno di loro è Musa Aşoğlu, un rivoluzionario di origine turca, imprigionato per 6 anni e 9 mesi secondo l’art. 129b (appartenenza a un’organizzazione terroristica all’estero). È sottoposto a regime di detenzione speciale, sin dalla sua incarcerazione nel 2016. Prima la tortura dell’isolamento e attualmente una forte censura nella prigione di Billwerder, che coinvolge anche altri prigionieri. In tutta Europa e soprattutto in Turchia, le persone accusate di appartenere al DHKP-C (Fronte del Partito Rivoluzionario di Liberazione del Popolo) sono perseguite e imprigionate. Un altro gruppo di persone esposte al perseguimento politico da parte della giustizia di classe tedesca è quello che esprime solidarietà alla lotta di liberazione del popolo curdo. Nell’ottobre 2021, a Maria di Magdeburgo è stato chiesto di lasciare la Germania entro 30 giorni. Secondo le autorità, la donna spagnola avrebbe perso il diritto alla libertà di movimento come cittadina UE e le sarebbe stato vietato l’ingresso in Germania per 20 anni. Il motivo pare sia che avrebbe agito da collegamento tra la sinistra radicale in Germania e il PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan). La prova di ciò è stata la sua partecipazione a manifestazioni e raduni. Con accuse simili e tramite l’art. 129b, 10 persone sono detenute a livello nazionale.
In tutto il mondo, le persone sono rinchiuse in segrete dei governanti per le loro lotte, alcune delle quali da decenni. Mumia Abu Jamal è incarcerato negli USA da oltre 40 anni con l’accusa d’aver sparato a un poliziotto. Ha trascorso 29 anni di questo tempo nel braccio della morte. Leonard Peltier è prigioniero del governo degli USA dal 1976. È stato condannato per il suo attivismo per far rispettare i diritti degli indigeni negli USA. I compagni Georges Ibrahim Abdallah e Ahmad Sa’adat si battono per i diritti del popolo palestinese. Ahmad Sa’adat è il Segretario Generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina ed è stato condannato a 30 anni di carcere in Israele nel 2008. Georges Ibrahim Abdallah è il prigioniero politico più longevo d’Europa. Il suo crimine: la lotta per la liberazione della Palestina e dei popoli arabi oppressi dall’imperialismo. È stato condannato all’ergastolo, che in Francia dove è detenuto di solito significa 15 anni di carcere. Nel 1999 aveva scontato la pena per intera, ma l’imperialismo continua a tenerlo in prigione. Dimitris Koufontinas è in prigione dal 2002 per aver fatto parte dell’Organizzazione Rivoluzionaria 17 Novembre, già attiva in Grecia. È stato condannato a 11 ergastoli più 25 anni dal sistema di giustizia di classe greca. Il prigioniero che resiste, Ali Osman Köse è imprigionato in Turchia da oltre 37 anni. I terroristi di Stato turchi stanno cercando di ucciderlo negandogli le cure contro il suo cancro. A nostro avviso, l’unica risposta alla repressione di chi detiene il potere non può che essere un movimento comune di lotta di classe, internazionalista e globale, organizzato attorno a obiettivi comuni e che non si fa dividere. Se difendiamo collettivamente i prigionieri delle varie lotte, la nostra risposta alla repressione capitalista-imperialista sarà più forte, più efficiente e probabilmente vittoriosa. La crisi costringe i capitalisti ad agire sempre più duramente contro tutto ciò che non possono assimilare. Questo dovrebbe portarci a mettere in rete le nostre lotte per poterle condurre con successo fino alla liberazione. In quest’ottica, vi invitiamo a sostenere le diverse attività in occasione della Giornata dei Prigionieri Politici e a chiudere con le parole…
I PRIGIONIERI RIVOLUZIONARI SONO LA NOSTRA FORZA
LIBERTÀ PER TUTTI I PRIGIONIERI POLITICI
VIVA LA SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE
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Da: political-prisoners.net” – Netzwerk
2 Marzo 2022
“Finalmente di nuovo la guerra” – Le imprese di armamenti tedesche rastrellano grossi profitti
Lo scoppio della guerra in Ucraina e il riarmo del governo tedesco piacciono in particolare a uno: l’industria degli armamenti. Come 4° esportatore di armi, la Germania è in prima linea nel settore bellico e ne ha da offrire. Nel 2021 si è guadagnato più che mai con le armi tedesche. Ora, con la nuova guerra e l’estremo rinnovo che lo Stato tedesco intende apportare nelle sue forze armate, è probabile che i profitti dell’industria delle armi crescano ulteriormente.
Un buon esempio è Rheinmetall. Dal 24 febbraio 2022 l’impresa di armamenti ha registrato un forte aumento delle quotazioni azionarie. Quindi, la quotazione al 1° marzo 2022 è cresciuta del 42,3%. È il valore azionario più alto che l’azienda abbia registrato da 10 anni. Allo stesso tempo, Rheinmetall è stata anche coinvolta nei piani di riarmo della Repubblica federale di Germania. Il capo di Rheinmetall, Armin Papperger, ha offerto: “Attualmente abbiamo redatto elenchi per il ministero di ciò che sarebbe disponibile con breve preavviso. Noi di Rheinmetall potremmo fornire attrezzature per un valore di 42 miliardi di euro in breve tempo”. Inoltre, i suoi veicoli logistici possono essere consegnati entro 12 mesi, i veicoli su ruote entro 18 mesi e i veicoli cingolati entro 24 mesi.
Il cinismo dietro all’affare di guerra è difficile da battere. Mentre scorre il sangue del popolo ucraino ora esposto a questa guerra imperialista, si ordiscono altri piani su come trarre il massimo profitto dalla guerra. Questo sistema, l’imperialismo, è malato e dovrebbe essere infine schiacciato dagli oppressi e bandito dalla storia.
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Da: political-prisoners.net (Netzwerk)
1 marzo 2022
Combattere la guerra imperialista significa lottare per il socialismo!
Negli ultimi anni si sono intensificate le contraddizioni tra i maggiori Paesi imperialisti. L’attacco russo all’Ucraina ora verificatosi rappresenta un nuovo culmine, che porta a un’ulteriore escalation di questi interessi inconciliabili dei vari Stati imperialisti.
IL giudizio concreto di questa escalation e delle sue conseguenze è fondamentale per la corretta determinazione dei compiti attuali che noi comunisti abbiamo nella Germania imperialista.
Guerra in Ucraina come scaramuccia preliminare alla 3^ guerra mondiale
In definitiva, dobbiamo intendere l’attacco della Russia all’Ucraina e anche i gli antefatti di anni di questa guerra come il preludio di una 3^ guerra mondiale, cioè una nuova grande guerra di distribuzione imperialista. Questo punto è centrale per classificare correttamente le attività internazionali dei vari Stati imperialisti e capitalisti. Non si tratta necessariamente del fatto che questa grande guerra cominci oggi o domani, ma con l’escalation in Ucraina il suo scoppio si è molto avvicinato.
Contrariamente alla propaganda borghese ora circolante in Germania e in altri Paesi della NATO, l’esercito russo sotto Putin non agisce come il giocattolo di un paranoico o di un pazzo. Piuttosto, la guerra in Ucraina può essere spiegata e compresa solo se collochiamo questo conflitto nel contesto che ha: l’imminente grande guerra imperialista per la ripartizione del mondo. L’espansione o il consolidamento dell’influenza della Russia nell’Ucraina orientale non fornisce di per sé una spiegazione razionale per l’attacco russo all’Ucraina: anche una conquista militare di tutta l’Ucraina a livello puramente economico probabilmente non compenseranno la perdita di profitti che la Russia deve accettare per la guerra e il deterioramento delle relazioni commerciali con l’Europa. La Russia ha anche già messo in conto le sanzioni ora imposte dai Paesi della NATO e ciononostante ha deciso consapevolmente di attaccare l’Ucraina.
L’obiettivo presunto della Russia in questa guerra non è probabilmente una conquista o un’occupazione permanente dell’Ucraina, ma piuttosto un cambio di regime che renda l’Ucraina uno Stato cuscinetto “neutrale” tra le truppe dei Paesi NATO e la Russia e quindi impedisca lo stazionamento diretto di truppe nemiche in una parte più ampia del confine russo. L’attacco della Russia all’Ucraina non è quindi un segno della forza dell’imperialismo russo, ma dal suo punto di vista un passo necessario per impedire all’Ucraina di trasformarsi in uno Stato NATO in prima linea e ciò peggiorerebbe notevolmente il contesto della Russia per una nuova grande guerra. Perciò, la Russia tuttora passa all’escalation e alla guerra per anticipare una guerra in un secondo momento, altrimenti dovrebbe poi pagare un prezzo ancora più alto.
I Paesi della NATO, a loro volta hanno sfruttato l’opportunità loro offertasi dal 2014 per prendere piede politicamente, economicamente e militarmente in Ucraina e, come previsto, l’hanno trasformata nel loro Stato ufficioso, in prima linea contro l’imperialismo russo. Immagine speculare della situazione dell’imperialismo russo, che quindi si sente minacciato dall’estendersi della sfera d’influenza della NATO ai suoi confini essendoci una guerra imminente, questo è stato un enorme vantaggio strategico per “l’Occidente”.
Dal momento che nel suo insieme non è né pronta né disposta a una grande guerra, la NATO negli ultimi mesi ha inviato più armi di fronte alle minacce russe, ma allo stesso tempo chiaramente sottolineando di non essere pronta a difendere militarmente l’Ucraina e quindi adesso probabilmente a scatenare la 3^ guerra mondiale. Anche se non sono state calcolate chiaramente le conseguenze economiche e politiche per la Russia, il rischio militare di una escalation militare che si estenda ben oltre l’Ucraina è stato relativamente facile da valutare.
Tuttavia, dietro le lacrime di coccodrillo che i politici occidentali stanno ora versando per il “barbaro attacco” russo all’Ucraina, potrebbe anche celarsi la certezza a livello geostrategico che anche se la Russia raggiungesse formalmente i suoi obiettivi di guerra, la guerra intensifichi le contraddizioni sociali in Russia e Ucraina e aumenti fortemente la forza della Russia. Può essere detto pure così: le consegne di armi all’Ucraina hanno avuto e hanno lo scopo di rendere il più efficace possibile il capro espiatorio della NATO, in cui è stata resa l’Ucraina, e indebolire l’imperialismo russo effettivamente il più possibile senza incorrere in perdite. La classe operaia ucraina ora sta sperimentando ciò che può accadere con l’imperialismo alla popolazione di qualsiasi Paese dipendente, fintanto che non scacci la propria classe capitalista nazionale fuori dal Paese, privandola così anche dell’opportunità d’ingraziarsi questo o quel predone imperialista. La nostra solidarietà è rivolta alla classe operaia ucraina in questo conflitto, ma non ai lacchè capitalisti al potere a Kiev da anni.
Imperialismo significa aggressione permanente
Alle assurde discussioni sull’ “aggressore” in questo conflitto dobbiamo contrapporre la chiara consapevolezza che l’imperialismo significa aggressione permanente e lotta spietata con mezzi politici, economici e militari riguardo a zone d’influenza e mercati di vendita. Ciò include anche il pericolo di una nuova guerra mondiale e l’uso di armi nucleari. Negli ultimi anni i numerosi conflitti tra i predoni imperialisti, dopo il 1990 inizialmente condotti più frequentemente sotto forma di guerre per procura in altri Paesi, hanno comportato sempre più la partecipazione diretta degli eserciti imperialisti.
Finora, questo non ha portato a una spirale di escalation incontrollabile, ma è sempre più evidente che tutte le maggiori potenze imperialiste stanno sviluppando la loro geopolitica nel contesto che una grande guerra più prima che poi scoppierà e vi si stanno preparando. In questo contesto va inquadrata anche la guerra in Ucraina e bisogna smascherare la propaganda borghese secondo cui la guerra andrebbe condannata, perché sarebbe una “guerra d’aggressione contraria al diritto internazionale” e la prima guerra in Europa dopo la 2^ guerra mondiale. Gli Stati imperialisti conducono costantemente guerre in tutto il mondo e anche l’imperialismo tedesco è in prima linea da decenni in missioni di guerra in numerosi Paesi, anche in Europa.
Come comunisti/e, ci opponiamo in linea di principio a qualsiasi guerra imperialista. Oggi, se gente che si considera comunista o rivoluzionaria parla dei “legittimi interessi di sicurezza” della Russia o chiede solidarietà con l’Ucraina, questo non è altro che una capitolazione politica e ideologica.
Guerra alla guerra – anche in Germania!
Proprio come gli altri Paesi della NATO, l’imperialismo tedesco ha deciso di abbandonare i suoi vassalli a Kiev, sacrificandoli per i propri interessi. Allo stesso tempo, la sgradita escalation in Ucraina è sfruttata appieno ai fini dei piani dell’imperialismo tedesco.
Nel giro di pochi giorni è stata lanciata in Germania una gigantesca campagna di propaganda per il riarmo della Bundeswehr (esercito tedesco, n.d.t.) e il trasferimento permanente delle truppe NATO direttamente al confine russo. Stante l’attuale debolezza del movimento comunista e operaio, questa propaganda mostra purtroppo il suo effetto equivalente.
La classe dirigente in Germania organizza campagne di pace filo-imperialiste e quindi si appropria del sincero l’onesto rifiuto della guerra imperialista in Ucraina per i suoi scopi. Cerca di utilizzare il sentimento contro la guerra e la paura della gente di un’ulteriore escalation tramite la propaganda nazionalista per mettere in moto un armamento e una militarizzazione che non si vedevano da decenni, senza dover imporli contro una maggiore resistenza.
Nei sondaggi iniziali, subito dopo l’attacco russo all’Ucraina, in Germania è risultata una maggioranza d’accordo sul movimento di truppe sul fianco orientale della NATO. Quasi nulla sembra ostacolare un gigantesco riarmo per oltre 100 miliardi di euro per la Bundeswehr e un gigantesco aumento permanente delle spese militari.
Quindi, nelle prossime settimane si deve attaccare l’ondata di propaganda in corso, basata sulla guerra in Ucraina, per il militarismo tedesco e intesa a rendere la Germania materialmente e moralmente abile e arruolata.
Dobbiamo affrontare il continuo scetticismo sulla guerra e il diffuso timore di una escalation della guerra in Europa, smascherare la propaganda militarista dei governanti e mostrare concretamente che essa è in diretto conflitto con gli interessi della classe operaia. Il nostro prossimo obiettivo deve essere quello di creare un movimento cosciente di classe contro la guerra che faccia salire il più possibile il prezzo interno politico per tutte le aggressioni dell’imperialismo tedesco.
Come comunisti/e, non dobbiamo però fermarci qui. Occorre trasformare il rifiuto delle guerre imperialiste in una propensione a lottare proprio contro questo sistema e per il socialismo. Questo significa per noi lo slogan “Guerra contro la guerra imperialista”! Infine è chiaro che, non importa quanto grande e forte sia, il movimento contro la guerra può ritardare al massimo la escalation delle contraddizioni imperialiste e solo la rivoluzione socialista può prevenire la 3^ guerra mondiale.
Chi non voglia vivere una spirale di escalation tra potenze nucleari imperialiste e attacchi preventivi dell’uno o dell’altro imperialismo deve lanciare lui stesso un attacco preventivo contro questo sistema.
Chi voglia prevenire la prossima grande guerra oggi deve dichiarare guerra a questo sistema e partecipare alla lotta organizzata contro il capitalismo!
Chiunque voglia far cadere questo sistema deve partecipare alla costruzione del Partito Comunista in Germania!
Kommunistischer Aufbau
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Da: political-prisoners.net (Netzwerk)
1 marzo 2022
Insieme contro la divisione e l’isolamento – sostegno solidale ai/alle compagni/compagne chiamati a testimoniare al processo Antifa Ost
È noto dal novembre 2020 che un processo ai sensi dell’art. 129, fondazione o appartenenza a un’organizzazione a delinquere è condotto contro almeno 10 dieci accusati. I presunti atti, attacchi ai fascisti nella Germania Est, abbracciano un periodo di 2 anni, dal 2018 al 2020.
La cosiddetta associazione è un palese costrutto delle autorità di sicurezza e dello Stato, in cui Soko LinX, che da tempo imperversa in Sassonia e causa numerosi scandali, è particolarmente prominente. Il costrutto del Procuratore generale, considerato un attore politico dal governo federale e quindi attua le sue aspirazioni politiche, intende stabilire un esempio per intimidire i movimenti di emancipazione e dimostrare il potere dello Stato.
Il costrutto di associazione si basa su un concetto strutturale molto lontano dalle idee di emancipazione. Gli imputati sono quindi accusati di un’organizzazione gerarchica in cui figurerebbero leader seguiti alla maniera dei soldati.
Questa enfasi sulle gerarchie individuali crea una divisione tra gli imputati, che ora non sono accusati collettivamente. La repressione unisce, poiché imputato e accusato sono uniti in modo condizionato, è logico affrontare la repressione collettivamente, ma in questo caso il tentativo di divisione è portato all’estremo.
Dal settembre dello scorso anno, 4 degli imputati sono al banco degli imputati davanti alla Corte regionale superiore di Dresda. Altri 4 imputati sono stati separati e il caso è stato affidato al procuratore generale di Gera, dove ora sono in attesa di giudizio da parte sua. Naturalmente, il processo in corso a Dresda ha un impatto sugli altri imputati nel processo: se il tribunale di Dresda, contrariamente alla ragione, vedesse davvero un’associazione negli accusati, la condanna diventerebbe il modello per ulteriori accuse. Ciò riduce il rischio di rimanere impigliati nel proprio costrutto nel caso degli 8 imputati. Inoltre, le separazioni rendono difficile affrontare collettivamente le accuse.
Le decisioni prese a Dresda hanno un impatto sugli altri imputati nel resistere a questa pressione e nonostante ciò, considerate tutte le conseguenze e condotte insieme le discussioni, queste rappresentano una grande sfida, soprattutto se il gruppo di imputati è così fabbricato e una di loro è detenuta da oltre un anno e non ha avuto occasione di prendere parte ai discorsi.
È proprio l’incarcerazione di una persona e l’isolamento che l’accompagna divide in modo particolare gli imputati. Difficilmente è possibile la comunicazione, uno scambio in condizioni carcerarie è reso più difficile, il confronto con la reclusione alimenta paure e accresce la responsabilità nei confronti di quella persona che non a caso è l’unica donna tra gli imputati e ha meno possibilità di agire.
Inoltre, ci sono ulteriori attacchi repressivi legati al processo, che potenzialmente amplificano la presunta associazione. Altri sono perquisiti, monitorati e sottoposti a misure relative al procedimento. L’arbitrarietà ha un obiettivo, deve intimidire e garantire che le persone si distanzino l’una dall’altra, vedano un potenziale pericolo l’una nell’altra e che una forza collettiva diventi una debolezza.
Ad aggravare la situazione è la citazione di un imputato, ma attualmente non accusato nel processo presente in aula come spettatore solidale ed è stato espulso dall’edificio dal presidente Schlüter-Staats e chiamato a testimoniare. È probabile che non ci si limiti a una persona e seguiranno più citazioni.
Il semplice presupposto che gli imputati testimonierebbero l’uno contro l’altro rende chiaro che l’idea politica di cui gli imputati sono accusati non è affatto comprensibile da un tribunale, un PM o qualsiasi altra istituzione autoritaria.
Anche se l’imputato nel procedimento può in linea di principio fare riferimento al diritto di rifiutarsi di testimoniare e di non dover dire nulla, il presidente di questo processo ha già dimostrato di poter interpretare questa legge secondo i suoi standard.
La possibilità che le persone debbano fare i conti con la repressione se non testimoniano contro altri è una peculiarità dell’ordinamento giuridico tedesco, in cui esistono solo le eccezioni dei parenti o dei matrimoni o appunto quel rischio d’incriminarsi.
Coloro ora sono stati citati in giudizio rischiano una potenziale sanzione, a meno che non testimonino in tribunale. Una possibile punizione in caso di silenzio dei/delle testimoni è la custodia cautelare. Una detenzione in condizioni di isolamento che può essere mantenuta fino alla fine del processo e per un massimo di 6 mesi. Le persone vengono incarcerate con la possibilità di porre fine alla loro detenzione in qualsiasi momento se rilasciano una dichiarazione. La propria libertà è usata come pedina per esercitare pressione sulle persone affinché tradiscano amici/amiche e compagni/compagne, così come le idee politiche.
Anche se possiamo fare affidamento “su Anna e Arthur”, non testimoniare in tribunale e non fare il loro gioco, ciò costituisce per noi il rischio di dover affrontare la repressione.
Dobbiamo prepararci collettivamente a questi tentativi d’intimidazione e individualizzazione e sviluppare una strategia offensiva. L’arbitrarietà del Senato e la possibilità che siano convocati più amici/amiche e compagni/compagne non devono restare senza risposta. Dobbiamo assorbire insieme le conseguenze che queste citazioni di testimoni hanno e potrebbero avere e dimostrare che nessuno è lasciato solo. Sia in tribunale che in strada, vogliamo accompagnare i/le compagni/e nostri con solidarietà e usare la nostra forza comune contro i loro tentativi d’isolamento.
La nostra solidarietà contro la loro repressione
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Da: secoursrouge.org
3 marzo 2022
L’auto di Astrid Oppermann è stata data alle fiamme vicino al suo appartamento in Maria-Louisenstieg Str., nel quartiere di Winterhude. In qualità di agente infiltrata con il nome di Astrid Schütt, Astrid Oppermann ha spiato l’ambiente autonomo di Amburgo tra il 2006 e il 2013. Ha partecipato regolarmente e attivamente all’assemblea generale autonoma, ha contribuito alla preparazione del congresso autonomo di Colonia, è andata alle manifestazioni contro il vertice mondiale sul clima di Copenaghen, ha preso parte alle mobilitazioni contro la conferenza dei ministri dell’Interno nel 2010 e alle proteste contro il cosiddetto “giornata del futuro tedesco”, nel 2012 ad Amburgo. Ha scritto dossier su molte persone, come le sue colleghe Maria Böhmichen, Iris Plate e Kristian Krumbeck.
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Da: political-prisoners.net (Netzwerk)
29 dicembre 2021
Repressione contro la sinistra. “Un attacco all’identità politica di Musa”
Amburgo: il prigioniero politico viene molestato in un carcere ai sensi dell’art. 129 b. Una conversazione con Karl Bundschuh
Intervista: Kristian Stemmler junge Welt 30 dicembre 2021
Karl Bundschuh (nome cambiato) è attivo in Netzwerk Freiheit fuer alle politischen Gefangenen (Rete Libertà per tutti i prigionieri politici)
Raduno: JVA Billwerder, Amburgo, Dweerlandweg 100, venerdì 31 dicembre, ore 16
Alla vigilia di Capodanno, le molestie della magistratura contro i prigionieri saranno oggetto di un presidio davanti al carcere di Amburgo, JVA Billwerder. Al centro dell’attenzione è Musa Asoglu. Cos’ha di speciale il suo caso?
Musa è uno dei prigionieri politici detenuti in Germania per una presunta appartenenza a un’organizzazione terroristica all’estero, ovvero a causa dell’art. 129 b del codice penale. È nato in Turchia, ma ha la nazionalità olandese. USA e Turchia hanno posto una taglia, definendolo “terrorista”. Il 12 dicembre 2016 è stato arrestato ad Amburgo ed è stato sottoposto per 9 mesi in totale isolamento nel carcere di Holstenglacis. È stato rinchiuso in cella per 23 ore al giorno e non gli è stato permesso di partecipare alle attività della comunità. Nel febbraio 2019 è stato condannato dal tribunale regionale superiore di Amburgo a 6 anni e 9 mesi di reclusione, esclusivamente per presunta appartenenza al DHKP-C, il Fronte del Partito Rivoluzionario di Liberazione Popolare. Da allora, Musa è stato detenuto nel JVA Billwerder.
Lì la vita gli è stata resa difficile fin dall’inizio.
Certo. È soggetto a una cosiddetta detenzione penale dal 25 febbraio 2020. Ciò significa che può solo incontrare i detenuti del “suo” reparto, comunicare con loro e cucinare. Può pure praticare sport, da solo. I tempi delle visite sono tagliati arbitrariamente e si continua a rafforzare la censura. Lettere o giornali gli giungono in ritardo o non gli sono consegnati affatto. Dall’autunno 2020, Musa non ha ricevuto articoli di giornali borghesi in lingua turca per presunti “oneri eccessivi costituti dal controllo”. Gefangenen Info e persino le cartoline non sono stati più consegnati dai censori adducendo motivi politici.
Libri e scritti politici finora sono stati a disposizione del prigioniero nelle librerie di sinistra in Schanzenviertel (quartiere di Amburgo, n.d.t.). Secondo loro informazioni, questo non è più possibile.
Le librerie in Schanzenviertel ci hanno contattato a dicembre dicendo che tutta la posta inviata in prigione per lui sarebbe stata restituita da circa 2 mesi, con la nota “accettazione rifiutata”. Musa ha poi comunicato dal carcere che sarebbe stato affisso un regolamento, secondo cui solo due librerie borghesi possono consegnare all’istituto, Thalia in Spitalerstraße e la libreria Christiansen ad Altona. A quanto pare nulla può essere consegnato neanche tramite Amazon perchè pare che la droga sia stata introdotta in prigione clandestinamente in questo modo.
Vedete in queste misure un’azione sistematica contro i prigionieri e soprattutto contro Musa Asoglu?
Sì. Ciò è stato chiarito anche da una dichiarazione che Musa ha fatto a maggio davanti alla Corte superiore regionale in un’udienza a porte chiuse in merito a un rilascio dopo aver scontato i 2/3 della pena detentiva. In quell’occasione ha dichiarato che un capo dipartimento della prigione gli ha detto quanto segue durante una conversazione sulla progettazione del suo piano di esecuzione nel giugno 2020: “Ti parlerò onestamente. Per favore, non coltivare speranza! Ti sono esclusi sia il rilascio dopo aver scontato 2/3 della pena che l’esecuzione aperta e le misure ammorbidite. Sconterai l’intera pena, soggetto a rigorose condizioni detentive. Così mi sembrano gli ordini dall’alto”.
Come giudicate quest’affermazione e le condizioni in cui Musa Asoglu deve vivere in carcere?
Tutte le condizioni speciali detentive prendono di mira la possibilità di comunicare da parte di Musa. Ovviamente hanno lo scopo di rendere difficile o impossibile una discussione sensata. Sono anche un attacco all’identità politica di Musa. Lui stesso ha più volte ribadito che non sarebbe d’accordo che si tratterebbe di un trattamento speciale, ma sarebbe risoluto a difendere i diritti conquistati. Ha anche detto di non essere d’accordo su una campagna personale, bensì a condizioni migliori per tutti i prigionieri politici.
Karl Bundschuh (nome cambiato) è attivo in Netzwerk Freiheit fuer alle politischen Gefangenen (Rete Libertà per tutti i prigionieri politici, n.d.t.).
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da: political-prisoners.net (Netzwerk)
4 dicembre 2021
Annuncio del verdetto e resoconto sulla 22^ udienza al processo RAZ/RL/radikal
La 22^ udienza del processo contro il nostro amico e compagno si è svolta il 1° dicembre 2021, con un ritardo incredibilmente lungo, alle 11:03. L’appuntamento era stato annunciato alle 9 come in occasione di quasi tutte le udienze. Davanti al tribunale si è tenuta una manifestazione a cui hanno partecipato parecchie persone solidali nonostante il tempo terribile. Ha piovuto quasi ininterrottamente, ovviamente c’era anche la polizia di Berlino, il doppio di noi, e un ospite indesiderato.
Già all’inizio, prima che si sapesse che l’udienza sarebbe stata tardiva, alcune persone intervenute hanno richiamato l’attenzione su un uomo che era già stato presente alla manifestazione per la liberazione di Cem, avvenuta domenica scorsa, 28 novembre 2021, e che avrebbe fotografato la manifestazione e camminato con i poliziotti e si è detto che era un fascista. Si è tentato, anche se un po’ in modo teatrale, di fare in modo che non solo si allontanasse, ma che non potesse nemmeno entrare in tribunale per poter assistere all’udienza. Ciò ha significato che i poliziotti hanno dovuto intervenire e mettere l’ospite indesiderato un po’ in disparte. Quindi abbiamo aspettato che un impiegato del tribunale ci informasse che il processo avrebbe avuto un ritardo, perché alcuni custodi erano malati a causa del coronavirus e non ci sarebbe stato abbastanza personale. Dopo oltre 2 ore di attesa, 11 persone sono state finalmente ammesse in tribunale, per cui l’ospite indesiderato con una scorta di poliziotti è stato il primo ad entrare e, come già accennato, il processo è iniziato alle 11:03. Erano presenti anche due rappresentanti della stampa borghese, una volta TAZ e junge Welt. Per poter leggere l’articolo di jW bisogna fare l’abbonamento.
La prima cosa che i giudici hanno voluto fare è stata quella di raccogliere ulteriori prove ed esaminarle. Si è trattato di stampe su Internet della gelateria “Eis36” e di recensioni lette da alcuni ospiti, principalmente descrizioni degli interni e del tipo di ristorante. Le immagini sono state visionate dal PM, dai giudici popolari, dalla difesa e dall’imputato. Erano stampe a colori.
Il giudice ha poi voluto mostrare un video, ma a quanto pare i commessi non sono riusciti a organizzare la lunghezza corretta per i cavi, né di regolare il proiettore su cui dovevano scorrere le registrazioni, in modo che l’immagine fosse proiettata correttamente sullo schermo. Ma ne parleremo fra un momento.
Mentre i commessi organizzavano il tutto e adattavano il proiettore, i giudici erano molto infastiditi, ci avrebbero anche riso sopra; probabilmente perché era diventata già una baraonda, sono state esaminate altre foto.
Erano foto del centro di Kreuzberg, di “Eis36”, il Kottbusser Tor con vista su Adalbertstrasse e il cafè Kotti. Tutto questo dovrebbe anche essere registrato nel verbale come prova. Poi sono seguite le foto di “Eis36”, dove si poteva vedere un cartello o un manifesto che diceva “ora chiuso”.
Dato che infine il proiettore sembrava funzionare, si è dovuto visualizzare un video da YouTube, in cui si è potuto vedere un’intervista con l’operatore del café Kotti, Ercan. I giudici hanno detto che ci sarebbero altoparlanti, ma il suono non avrebbe avuto importanza, solo le immagini. Tuttavia, l’impostazione del proiettore non era ancora terminata e finalmente tutti abbiamo potuto vedere per la prima volta come anche i codici penali possano essere davvero utili, perché servirebbero tre volumi per raggiungere l’altezza desiderata, affinché sia visibile un’immagine sul proiettore. Durante il video si è potuto vedere l’interno del café Kotti, così come i dintorni, la ringhiera tanto citata, il centro di Kreuzberg, l’area esterna del café Kotti. Tre immagini dello schermo sono state distribuite dal video ed esaminate.
Poi è stato letto un estratto da Internet. Era una descrizione di “Eis36”, che ora è un altro locale. Tuttavia, dato che l’ex proprietario di “Eis36” vive in Ecuador, non sarebbe disponibile per questioni procedurali. Con ciò, i giudici hanno posto fine all’assunzione delle prove. Subito dopo, la difesa ha chiesto 5-10 minuti di pausa per deliberare sulle nuove prove.
La difesa non ha fornito alcuna spiegazione delle nuove prove. L’assunzione delle prove è stata quindi chiusa. I giudici hanno chiesto alla PM e alla difesa se avessero qualcosa da aggiungere alle nuove prove. La PM ha detto che non cambierebbe l’ultima dichiarazione secondo cui l’imputato era colpevole e che lei sta ancora chiedendo una condanna a un anno e 11 mesi con la condizionale di 3 tre anni di libertà vigilata. La difesa ha aggiunto che questa nuova prova ancora non proverebbe che Cem fosse colpevole di invio di lettere di rivendicazione e che dovrebbe quindi essere assolto. I giudici hanno quindi chiesto nuovamente allo stesso Cem se avesse qualcosa da aggiungere e lui ha risposto che non avrebbe detto nulla e avrebbe aderito alla richiesta dei suoi avvocati.
I giudici si sono ritirati e hanno deliberato. È stata fissata una pausa di 30-45 minuti fino all’annuncio del verdetto.
Il tribunale ha condannato Cem a un anno e 6 mesi di reclusione per favoreggiamento in due incendi dolosi, sospesi con 3 anni di libertà vigilata, più 360 ore di lavoro non profit. (…)
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Da: “secoursrouge.org”
9 settembre 2021
L’8 settembre è iniziato il processo contro Lina e altri 3 antifascisti davanti all’Alta Corte Regionale di Dresda. I/le 4 militanti sono accusati ai sensi dell’art. 129 – lo Stato dichiara che l’impegno contro le attività naziste” è un’ “organizzazione criminale” – . Davanti al tribunale si è tenuta una manifestazione a sostegno degli imputati.
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Da: political-prisoners.net” – Netzwerk
Fonte: https://kontrapolis.info/4748/
1° settembre 2021
CRIMINALI O TERRORISTI/E? NON IMPORTA, SIAMO ANTIFASCISTI/ANTIFASCISTE!
Testo di solidarietà verso gli imputati nel processo di Dresda ai sensi dell’art 129
L’8 settembre inizia a Dresda un processo contro compagni/e e amici/amiche. Sono accusati di costituzione e partecipazione a un’organizzazione criminale secondo l’art.129.
In totale sono accusate 10 persone, ma la procura ha deciso di dividere il “gruppo” e ora le prime 4 persone sono processate. Lina è una delle selezionate per il primo “gruppo”. È stata arrestata la scorsa estate, rilasciata pochi giorni dopo e riarrestata a novembre. Da allora è sottoposta a carcerazione preventiva. Sembra che Lina rimarrà in carcere per tutta la durata del processo. Questa strategia non solo divide il gruppo costruito degli imputati, ma rende pure difficile o addirittura impossibile ogni discussione e ogni discorso tra l’imputati e solidali.
Sono tutti accusati d’aver picchiato nazisti in varie situazioni. Il caso di Lina è unico essendo lei accusata di ogni attacco ai nazisti negli ultimi anni, avendo uno dei nazisti affermato che una donna era coinvolta nell’attacco. La polizia e il sistema giudiziario credono a quanto sostenuto dai nazisti. Questa narrazione si adatta perfettamente alla loro visione del mondo patriarcale, in cui è estremamente insolito per una persona di sesso femminile partecipare al contropotere. Di conseguenza, deve essersi trattato sempre della stessa donna.
Repressione e art.129
La strategia repressiva perseguita dallo Stato non è una novità. È una conseguenza della resistenza al sistema dominante patriarcale, fascista, capitalista, autoritario e violento. È pure ben nota l’idea di concepire una propria “organizzazione ombrello” adeguata – in questo caso “Die Antifa” – e comprendente spesso tutte le persone a cui è interessata la magistratura. L’abbiamo visto in Germania in molti casi art 129, ma anche in altri Paesi; la Ley Mordaza in Spagna e le leggi antiterrorismo in Cile e in Italia sono solo alcuni esempi. Trattasi di un tentativo dello Stato di creare un’organizzazione adeguata al fine di poter utilizzare più strumenti investigativi e di sorveglianza, con un conseguente aumento del numero di accuse contro singoli. In questo contesto, l’accusa di un’azione pianificata e svolta nell’ambito di un gruppo comporta anche pene più severe di un’indagine o di un atto d’accusa come individuo. L’individualizzazione, l’isolamento e il distanziamento da singoli, gruppi, amici/amiche e compagni/e è l’obiettivo principale e il messaggio è chiaro: ogni tipo di presunto legame, collettività o iniziativa individuale da noi diretta o che sia diretta contro il sistema basta allo Stato per accusarci ai sensi dell’art. 129, che esistano o meno. In questo caso particolare, lo Stato applica una nuova interpretazione della legge che gli consente di raggruppare persone in un gruppo art 129, semplicemente perché condividono idee simili o seguono una particolare ideologia politica.
Dato che il loro raggruppamento costruito è necessariamente gerarchico e, secondo lo Stato, corrisponde a un’organizzazione, le occorre un leader. Ciò significa che qualcuno è nominato per questo ruolo e quindi ha la responsabilità legale principale.
Lina viene presentata per così dire come questa cosiddetta “leader” dell’organizzazione. Tuttavia, è stata nominata leader insieme al suo amico, che secondo lo Stato è stato responsabile della sua radicalizzazione. Ricorrendo al suo arresto e al perseguimento degli accusati ai sensi dell’art. 129, lo Stato cerca d’intimidire il movimento.
Uno degli obiettivi dei governanti è distruggere i legami che si sviluppano fra il movimento e altre comunità, nel tentativo di reprimere ogni nascente radicalizzazione nelle lotte e dividere la gente, costringendola a prendere le distanze da azioni radicali. I governanti giocano con il riconoscimento sociale dell’antifascismo borghese e credono con i loro verdetti di colpevolezza di ridurre al minimo il consenso alla necessità di contropotere.
Non c’importa chi lo Stato giudica colpevole. Combattiamo questo Stato e le sue istituzioni invece di confermare le sue idee di moralità, colpa e giustizia. Esprimiamo solidarietà agli imputati al di là dei rapporti e delle affinità personali. In un momento in cui lo Stato cerca d’isolarci, siamo qui per costruire ponti di comunicazione e fratellanza.
Approviamo il fatto che i nazisti sono stati attaccati. Il contropotere è un passo necessario per cambiare la società e non sarà condannato da noi nel quadro giuridico del sistema che intendiamo distruggere. Difendere i perseguiti in termini d’innocenza e colpa è una trappola in cui non dovremmo né cadremo. Siamo invece solidali verso gli accusati, in quanto colpiti dall’apparato repressivo dello Stato.
Per un antifascismo militante e non solo
Questo processo non è solo un attacco agli imputati. È anche un tentativo di delegittimare l’autodifesa e l’antifascismo militante. Quando nazisti e fascisti attaccano e distruggono comunità o quando esistono pogrom nazisti contro i/le migranti, rientra nel nostro comportamento difenderci dalla loro violenza e impedire ogni tentativo di legittimare pratiche fasciste di qualsiasi tipo.
Il pacifismo protegge lo Stato
Poiché la violenza dello Stato, del capitale e dei meccanismi sistemici all’interno e all’esterno del loro quadro istituzionale esiste nella nostra vita quotidiana e/o la caratterizza, il contropotere è un mezzo inevitabile e indispensabile. Non si possono educare i/le fascisti/e, non si possono dissuadere dal votare per NPD, AFD, ecc., e non sono fuorviati. Sostengono l’esistente, ma contemporaneamente sono per un altro sistema d’oppressione. Hanno scelto di aggredire, perciò è necessaria la nostra autodifesa.
Non usiamo il contropotere per costringere gli altri a qualcosa, per distruggerli o esercitare il dominio. Siamo sotto costante attacco e difendiamo noi stessi e le nostre comunità con una prospettiva volta all’emancipazione, alla libertà, all’autonomia e all’uguaglianza. Questi momenti sono solo una piccola risposta alla violenza che viviamo ogni giorno. Ci sono momenti in cui gli oppressori hanno paura, come negli ultimi anni quando i nazisti sono stati attaccati in Turingia e in Sassonia.
Consideriamo importante sviluppare ogni risposta antagonista in una progettualità. Per non lasciare che gli attacchi ai nazisti degenerino in azioni simboliche, dobbiamo allo stesso tempo attaccare la democrazia borghese autoritaria, che non solo è auto-oppressiva, ma fornisce anche il terreno fertile per il fascismo. O l’antifascismo si colloca in una prospettiva antiautoritaria, o rappresenta solo una formalità rituale. Ogni percorso non mirato alla sovversione radicale e all’autodeterminazione è tragicamente condannato al fallimento, per cui la resistenza sprofonda nel conformismo democratico e un lento e inevitabile slittamento verso la perdita definitiva della libertà.
Media / Nazi / Propaganda poliziesca
È importante non seguire la narrativa presentata da poliziotti e media che ovviamente collaborano e perseguono un obiettivo comune per creare uno stato d’animo al fine di indebolire il movimento. Le strategie da loro usate, come gli articoli di fondo, i mandati di cattura e il confronto tra noi e i nazisti, hanno una continuità storica in Germania. Siamo descritti come estremisti/e, con i nazisti dall’altra parte dello spettro e una democrazia capitalista responsabile nel mezzo, come l’unico attore legittimo. Ciò è particolarmente evidente nel confronto fra Lina e Beate Zschäpe e il fatto che sono nella stessa prigione. L’art 129 e l’orientamento verso le cosiddette organizzazioni criminali fungono da propaganda contro ogni movimento radicale, cercano di spaventare la gente e dare l’impressione di uno Stato forte e onnisciente. Questa propaganda sulla formazione di organizzazioni criminali è una strategia del governo e un attacco all’autorganizzazione, alla collettività e alle relazioni.
Nel caso di Lina, media e propaganda della polizia prendono di mira il suo genere. Che una donna sia accusata di questo tipo di reato serve alla magistratura e ai media come momento di polarizzazione. La ritraggono in modo sessista, con il costante richiamo alla sua relazione con un uomo e la confusione sul perché una donna dovrebbe imboccare quella strada. Donne sospettate sono mascolinizzate o patologizzate, per cui le loro azioni sono giudicate come conseguenza del loro temperamento o di un difetto emotivo. In un altro caso, una donna è descritta dai media come una seduttrice con tutti i relativi attributi e quindi demonizzata. D’altra parte, secondo i media liberali di sinistra, è ritratta come “ragazza” innocente. Anche questa immagine è dannosa per il gruppo d’imputati e il movimento. In ogni caso, la donna è solo l’amica di qualcuno. In tutta questa controversia, dobbiamo sforzarci d’approfondire contro il sistema penale che riproduce il patriarcato nella sua forma pura.
Oltre ai mass media e alla propaganda di Stato, i nazisti sfruttano l’opportunità data da un’opinione pubblica divisa sul caso, per fare la propria propaganda come vittime del movimento di sinistra radicale. Hanno trovato vari tipi di pubblicazione per smascherare gli accusati e chiamare a contrattacchi fascisti contro di noi. Si sono procurati informazioni da poliziotti/e, usando i loro canali di propaganda chiusi e aperti per diffondere quanti più dettagli possibile, prendendo di mira gli accusati e quelli del loro giro.
Secondo lo Stato, i media mainstream e la polizia, siamo criminali e nemici/nemiche per le nostre idee di libertà e le nostre pratiche nella lotta contro il sistema. Non dovremmo seguire le loro definizioni, ma stare uniti contro la loro oppressione.
Conclusione
Ma che sarebbe la repressione dello Stato senza i suoi funzionari? Perché ora il caso è nelle mani del procuratore generale, di un’istituzione politica e una decisione che rivela le dimensioni politiche e le implicazioni di questo processo. Per questo motivo, non abbiamo nulla da aspettarci dal processo in aula. Una lotta d’emancipazione dovrebbe essere condotta in strada, generando pressione e costi politici per le loro decisioni. Mentre lo Stato accusa e costruisce relazioni per combattere l’antifascismo, il nostro posto è nella strada, dove dobbiamo cercare di spezzare l’isolamento e la paura creando nuove relazioni e legami. È il luogo dove poter davvero combattere questa repressione e legittimare socialmente le nostre lotte.
La repressione è parte della nostra lotta e dobbiamo affrontarla insieme. In un sistema in cui i problemi devono essere risolti in modo personale, proponiamo soluzioni collettive. Perciò invitiamo tutti a esprimere la propria solidarietà agli imputati e quindi presenziare a Dresda l’8 settembre alla prima udienza. Restiamo uniti e dimostriamo che attaccare uno di noi significa attaccare tutti noi. In tal caso siamo in solidarietà con gli accusati, contro la repressione e per un antifascismo militante che va oltre l’attacco ai nazisti e mina il sistema con le nostre idee di libertà, autorganizzazione e aiuto reciproco.
Venite al raduno di Dresda l’8 settembre. Maggiori informazioni su https://www.soli-antifa-ost.org/
NESSUNO È SOLO NELLE MANI DELLO STATO!
Coordinamento di solidarietà radicale
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Da: “secoursrouge.org” (fonte: “political-prisoners.net” – Netzwerk)
11 agosto 2021
Ammesse le accuse contro “autonomi”: il processo contro Lina inizierà presto
Dall’8 settembre la studentessa di Lipsia e 3 coimputati saranno processati per attacchi a neonazisti. Proteste sono annunciate.
LIPSIA / BERLINO – È l’azione più dura condotta da molto tempo dalle autorità di sicurezza contro gli ambienti autonomi di sinistra, ora c’è anche una data del processo: dall’8 settembre, contro la compagna autonoma di Lipsia, Lina E. nonché 3 coimputati, accusati di numerosi attacchi contro estremisti di destra. L’ha annunciato nel pomeriggio di mercoledì 11 agosto il tribunale regionale superiore di Dresda. L’accusa da parte della procura regionale è stata sostanzialmente ammessa. I giudici si preparano a un’udienza difficile: le udienze sono previste fino a marzo 2022. Ciò è giustificato dall’entità delle accuse e dalle loro prove. Secondo gli ambienti giudiziari, non sarebbero da attendersi confessioni dagli accusati. La 26enne Lina E. è stata arrestata a Lipsia nel novembre 2020 e trasportata in elicottero presso il giudice di Karlsruhe – per volere del più alto procuratore, la Procura federale. La studentessa è accusata di cinque gravi attacchi contro estremisti di destra a Lipsia, Eisenach e Wurzen tra il 30 ottobre 2018 e la metà del 2020, insieme a persone che la pensano allo stesso modo e si dice abbia fondato un’associazione criminale, di cui lei stessa avrebbe avuto il “comando. ”Solo lunedì la procura federale ha annunciato una nuova accusa. Di conseguenza, si dice che Lina E. abbia attaccato un estremista di destra nel distretto di Lipsia di Gohlis il 2 ottobre 2018 con altri tre autori. L’avrebbero atteso davanti al suo appartamento e gettato a terra, riportando ferite al viso e una rotula fratturata. L’avvocato difensore: indizi “molto scarsi”. Se e come questa accusa possa ancora essere negoziata deve ancora essere deciso dal senato criminale, ha affermato il tribunale regionale superiore di Dresda. In precedenza, alle persone coinvolte nel processo si assicura un’udienza legale. Sul banco degli imputati figurano anche Lennart A., Jannis R. e Jonathan M., di età dai 26 ai 35 anni. Si dice che si siano uniti al gruppo in seguito e abbiano partecipato agli attacchi. A differenza di Lina E., però, non sono sottoposti a custodia cautelare. L’Alta corte regionale ha nuovamente prorogato la detenzione della studentessa. Gli avvocati difensori di Lina E. descrivono le prove come “molto scarse”. Diverse accuse non hanno potuto essere motivate e sono state “elaborate a caldo”, soprattutto quelle dell’organizzazione criminale. Gli avvocati hanno chiesto che solo una parte delle accuse fosse ammessa al processo, senza ottenerlo. L’Alta Corte Regionale ha lasciato l’accusa quasi invariata. Solo per due dei coimputati ha mitigato l’accusa di complicità in un caso. Nel caso di due attacchi, però, è aumentato il numero dei feriti imputato a una persona. Negli ambienti di sinistra, da mesi si chiede la libertà di Lina E. e si denuncia la criminalizzazione della protesta antifascista. Per il 18 settembre l’alleanza “We are all linx” si mobilita a livello nazionale per una manifestazione a Lipsia. Il processo contro Lina E. e gli altri coimputati dovrebbe essere accompagnato anche da proteste. Il tribunale ha annunciato “controlli di sicurezza completi”.
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Da: “secoursrouge.org” (fonte: https://freedomforthomas.wordpress.com)
8 agosto 2021
Thomas Meyer-Falk: Dichiarazione per la Settimana internazionale di solidarietà con i prigionieri anarchici 23-30 agosto 2021
Discutere e combattere per una società libera dal dominio può portare a gettare le persone nelle segrete dei rispettivi regimi. Lì i corpi devono essere rinchiusi in uno spazio piccolissimo e lo spirito di chi resiste deve esser messo in catene, forgiato sulle nude pareti di cemento.
Chi non è disposto a sottomettersi è minacciato di estrema lunga detenzione. Ma si organizzano settimane di mobilitazione come adesso nell’agosto 2021 che creano un legame tra la gente, davanti e quella dietro le mura della prigione. Un legame tra gente il cui cuore batte per la liberazione e la libertà.
Una delle sfide mi sembra essere quella di mantenere intatto un movimento di solidarietà vivo per periodi di tempo molto lunghi, perché anche se sempre più Stati rinunciano ufficialmente alla pena di morte, rinchiuderanno la gente per decenni, quella che ad alcuni può sembrare una punizione ancora peggiore, la carcerazione quasi per sempre, Per aiutare i/le prigionieri/e a mantenere viva la speranza, ma allo stesso tempo per dare a quei/quelle compagni/e che stanno lottando attivamente davanti alle mura, la certezza che non saranno mai dimenticati, le settimane di mobilitazione possono essere un fondamentale mezzo di sostegno!
Io stesso sono stato arrestato nell’ottobre del 1996, inviato a Stoccarda-Stammheim, e ho trascorso i primi 11 anni in isolamento (nel linguaggio giuridico si chiamava “isolamento: isolamento continuo dagli altri detenuti”). Sebbene le lettere in entrata/uscita fossero lette dalla direzione del carcere e in molti casi anche copiate, queste lettere sono state un legame con la gente all’esterno. Ha dato un tale forza che le parole non possono davvero descriverlo.
Quanto più spesso oggi nelle moderne segrete possono fare a meno della concreta violenza fisica, tanto più la disperazione, l’abbandono, l’isolamento finiscono per essere le armi del regime con cui voler spezzare i/le compagni/e.
Per contrastarlo con qualcosa di forte e militante, secondo me è importante anche la “Settimana della Solidarietà”.
Thomas Meyer-Falk, (attualmente detenuto nella prigione di Hermann-Herder-Str. 8, 79104 – Freiburg).
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Dal sito: political-prisoners.net (Netzwerk)
Fonte:https://gei-ge.de/node/1617138000146242/
1° aprile 2021
6 mesi sono trascorsi, non siamo morti. Liebig è ovunque!
Sono trascorsi 6 mesi da che Liebig 34 ha cessato di esistere come espressione manifestazione della casa all’angolo tra Liebigstrasse e Rigaerstrasse. Sono passati 6 mesi da quando una lotta durata un anno per uno sgombero attuato al mattino, è sfociata in una rivolta la sera, innumerevoli altre azioni di solidarietà – fra l’altro un attacco alla Ringbahn (ferrovia circolare urbana di Berlino, n.d.t.) che l’ha messa fuori servizio per giorni – e infine nella perdita di un globale simbolo di anarco-queer – femminismo.
Ma 6 mesi dopo, Liebig continua a vivere: a Bristol, dove la scorsa settimana una manifestazione contro la violenza di genere e una nuova legge di polizia autoritaria si è trasformata in una notte di violenza contro la polizia in seguito al rapimento e assassinio di Sarah Everard da parte di un/una poliziotto/a della polizia metropolitana; a Londra, dove la stessa lotta ha portato all’occupazione di un commissariato chiuso; a Città del Messico in occasione della Giornata internazionale della donna, dove militanti femministe hanno sfondato la recinzione intorno al Palazzo Nazionale e appiccato il fuoco agli scudi della polizia antisommossa; la scorsa settimana a Berlino, dove si sono svolte manifestazioni e attacchi a seguito dello sgombero di Meuterei (spazio occupato “ammutinamento”, n.d.t.) e in relazione alla continua minaccia contro Rigaer 94, Potse, Køpi Wagenplatz e altri progetti. Con l’abbandono della casa, Liebig è immediatamente da nessuna parte e dappertutto. Durante la crisi di tardo capitalismo, acuitasi a causa della pandemia da coronavirus, i governi di tutto il mondo cercano d’intensificare il loro arsenale di repressione contro i movimenti emancipatori e rivoluzionari. Nuove leggi di polizia contro il diritto di riunione sono proposte in Gran Bretagna e Francia e approvate in Grecia. Spazi occupati e autonomi ad Atene, Lubiana e Berlino sono sgomberati. Antifascisti/e e movimento anarchico vengono dichiarati organizzazioni terroristiche negli USA, mentre la stessa narrazione porta all’arresto di 8 anarchici/e a Barcellona dopo le proteste contro l’imprigionamento di Pablo Hasel. Liebig 34 non esiste più come spazio fisico; ma le nostre idee e la nostra solidarietà sono così resilienti e adattabili proprio perché non si basano sulla proprietà. Il capitalismo può insegnarci che il valore di un progetto abitativo è la casa, ma sappiamo e sperimentiamo che il valore va ben oltre. Liebig34 non è la casa in Liebigstr. 34, è ciò che le persone ne hanno fatto. Lo sgombero della casa è una perdita, perché i/le residenti hanno perso la loro casa e noi, come società, abbiamo perso questo spazio, ma non è una sconfitta. Il collettivo Liebig34 può essere stato fondato tra le mura di questa casa, ma non ne ha bisogno per esistere. Continua a vivere. E così è per tutto ciò che rappresenta. La pratica culturale e l’organizzazione politica forse hanno bisogno di uno spazio materiale, ma le idee no. Le nostre visioni continuano a vivere. E così è per la nostra lotta. Liebig34 è ovunque, essendo necessario ovunque. Liebig34 non morirà mai, perché sarà sempre necessario. Se le autorità dello Stato credono di poterci zittire colpendoci e gettandoci in terra, dimenticano che questa è esattamente la ragione per cui lottiamo assolutamente. Più duramente ci trattano, più duramente lotteremo. Semplicemente perché non è una casa particolare, bensì la questione è il motivo per cui è stata strappata alla sua gente. Perché si tratta del sistema di proprietà in generale. Perché riguarda le nostre strutture sociali nel loro insieme. Come possiamo tacere dopo un simile atto di violenza? Come potremmo mai “lasciar perdere” quando si tratta delle nostre condizioni di vita? Il lavoro politico non è un hobby, è la lotta per una vita migliore. Tutto ciò che facciamo è interazione sociale, quindi perché dovremmo mai smettere di preoccuparci dell’ordine sociale? Non ci può importare mai. E per questo dobbiamo rialzarci. Non possiamo permetterci di stare fermi. Vediamo di chiarire ancora una volta cosa vogliamo. Dimostriamo loro di nuovo che non tollereremo la loro violenza. Restiamo all’offensiva. Alerta!
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Dal sito: political-prisoners.net (Netzwerk)
14 marzo 2021
Berlino: appello per un raduno davanti al municipio di Neukölln: Libertà per tutti i prigionieri politici
18 marzo 2021, dalle 17 alle 19
“Non ci siamo tutti, mancano i prigionieri”
Nelle carceri di tutto il mondo militanti detenuti da Stati che reprimono sono in rivolta e lottano per una vita diversa e migliore.
Nella Giornata dei prigionieri politici, il 18 Marzo. intendiamo riunirci in un raduno internazionalista ed evidenziare i punti in comune delle detenzioni politiche nel mondo.
Lo facciamo, ricordando esempi concreti di repressione politica a causa della reclusione con una protesta comune e, inoltre, dirigendo il nostro sguardo a livello più generale. Il volto del sistema si rivela sempre nella detenzione: criminalizzazione e reclusione sono questioni di classe e ci mostrano chiaramente che le prigioni sono strumenti per mantenere ordini statali, capitalisti e razziali.
Unitevi a noi il 18 Marzo in strada! Ci attendiamo una giornata militante!
https://www.facebook.com/SamidounDeutschland/
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Da: actforfreedom
24 febbraio 2021
Occupazione del Consolato greco a Berlin Mitte in solidarietà con Dimitris Koufontinas
Fermare l’omicidio di Dimitris Koufontinas!
Dimitris Koufontinas è in sciopero della fame da 48 giorni e in sciopero della sete per il 3° giorno. La sua richiesta attuale è quella di essere trasferito alla prigione di Korydallos ad Atene, dopo essere stato portato dalle autorità in un vecchio carcere di massima sicurezza a Domokos.
È stato detenuto da 18 anni come membro dell’organizzazione rivoluzionaria 17 Novembre e si è assunto la responsabilità politica del gruppo e delle sue azioni.
Attualmente è in terapia intensiva presso l’ospedale Lamia. Le sue condizioni vanno peggiorando di ora in ora. Il tempo scorre contro di lui e la sua vita!
A fronte di tale peggioramento delle condizioni di salute di Dimitris Koufontinas, il sindacato greco dei lavoratori ospedalieri dichiara ancora una volta che è posizione ferma e non negoziabile dei medici: non imporre l’alimentazione forzata. Secondo la normativa vigente in materia di etica medica, non trattasi di atto medico se manchi il consenso del paziente. In particolare, l’alimentazione forzata è classificata come tortura anche secondo le decisioni delle conferenze internazionali di etica medica, la valutazione di Onu ed organizzazioni per i diritti umani.
Ieri la procura ha ordinato ai medici, che non hanno fatto nulla contro la volontà del paziente, di alimentarlo forzatamente. L’obiettivo dello Stato greco è forzare la fine dello sciopero della fame e il tentativo di spezzare Dimitris Koufontinas. Invece di assumersi la responsabilità e soddisfare le sue richieste, tortura e uccide.
L’attuale inasprimento della situazione, la solidarietà con il prigioniero e la lotta contro il sistema repressivo accendono un’ampia resistenza nel movimento antagonista in Grecia e nel mondo.
Dimitris Koufontinas riceve il sostegno di personaggi pubblici.
Lo Stato greco sta cercando di stroncare sul nascere qualsiasi espressione di solidarietà, picchiando e arrestando centinaia di sostenitori e mostrando la durezza con cui cerca di rompere ogni resistenza contro il suo sistema.
Lo Stato greco vuole spezzare la resistenza del compagno tramite l’alimentazione forzata o lasciarlo morire. Anche durante la dittatura militare greca, nessuno è stato ucciso in uno sciopero della fame.
Soddisfare le richieste di Koufontinas: fermare l’assassinio!
Solidarietà con Dimitris Koufontinas e il movimento di lotta in Grecia e ovunque!
tramite: https://athens.indymedia.org/post/1610663/
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Da: actforfreedom
18 febbraio 2021
Berlino: Rigaer94 lancia appello alla solidarietà internazionale – prevista la distruzione del nostro spazio
Dopo lo sgombero del progetto abitativo anarco-queer-femminista di Liebig34 il 9 ottobre 2020, l’offensiva dello stato e del capitale contro le strutture autorganizzate nell’area settentrionale di Friedrichshain e in altre parti della città non è cessata. Liebig34 è da allora sotto il controllo del proprietario e la presenza della sua banda ha influito anche sulla vita locale. La cosiddetta Dorfplatz (“piazza del paese”) situata proprio di fronte alla casa è stata negli ultimi mesi meno utilizzata da residenti e visitatori come spazio comune ed è stata teatro di alcuni piccoli scontri con gli invasori. Prendendo uno dei punti strategici della zona e rimuovendo nel contempo un ostacolo politico, Stato e capitale potrebbero puntare su Rigaer94, localizzata a pochi metri dalla Dorfplatz, e tema costante nei media l’anno scorso.
Pochi giorni fa poliziotti e scavatori hanno distrutto un insediamento di senzatetto a Rummels Bay, a pochi chilometri da noi. Il pretesto addotto in tal caso è stato il gelo estremo, in realtà è anche questione di assicurare il profitto degli investitori. Nelle prossime settimane è previsto anche lo sgombero del Centro giovanile Potse – la città sta per togliere di mezzo qualsiasi sito ribelle. Quanto iniziato con ridicole denunce dell’opposizione parlamentare sulla sicurezza antincendio nella casa è diventato uno dei temi centrali delle forze dell’ordine. Tutti coloro che da anni hanno speso le loro energie per creare un’immagine depoliticizzata di Rigaer94 come casa piena di brutali gangster, hanno iniziato a parlare delle loro preoccupazioni che gli abitanti potessero morire tragicamente in un incendio. La loro retorica è molto trasparente essendo basata principalmente sul fatto che la casa ha diversi meccanismi per barricare rapidamente gli ingressi principali. Queste barricate sono infatti un pezzo centrale della sicurezza dei residenti. Non solo i media sociali sono pieni di minacce fasciste mirate alla casa, ma anche i poliziotti hanno dimostrato negli ultimi anni di riuscire non solo a lanciare azioni molto violente legalmente sostenute, ma anche di coordinarsi apertamente con le forze parastatali, vale a dire fascisti organizzati e struttura mafiosa del settore immobiliare. Ad esempio, il proprietario di Liebig34, ma anche altre società, sono ben noti a Berlino per sfrattare le case dandole alle fiamme. Il messaggio retrostante la falsa discussione sulla nostra sicurezza non era altro che una minaccia diretta e un appello alle forze parastatali per dare fuoco al nostro edificio. Allo stesso tempo si mirava a creare un’opinione pubblica e una base giuridica per distruggere la struttura della casa, senza dover ottenere un titolo di sgombero
L’ostacolo legale nell’ottenimento di un titolo di sfratto è emerso nel 2016, quando Rigaer94 ha respinto un’importante azione di polizia durata 3 settimane. Sotto la pressione dell’opinione pubblica, un tribunale ha dichiarato illegale l’invasione della casa e non ha riconosciuto gli avvocati del proprietario che, tra l’altro, è una società di cassette postali nel Regno Unito. I recenti sviluppi hanno cambiato questa condizione da zero. A inizio febbraio un tribunale ha deciso che la polizia deve sostenere questa società di cassette postali per garantire la cosiddetta sicurezza antincendio a Rigaer94. Con questa decisione il proprietario viene ufficialmente riconosciuto e presto tenterà di entrare nella casa in compagnia di un esperto statale di sicurezza antincendio e, ovviamente, di ingenti forze di polizia. Durante irruzioni simili contro Rigaer94, le forze di polizia speciali entrate e gli operai edili hanno causato gravi danni all’edificio.
Prevediamo che la scusa della sicurezza antincendio sia utilizzata non solo per rimuovere le nostre barricate, ma per fare irruzione legale in tutto l’edificio e sfrattare gli appartamenti per creare basi permanenti per la banda dei proprietari che inizierà a distruggere la casa dall’interno. Come programmato, la sicurezza antincendio è ora utilizzata come strumento per terrorizzare le strutture ribelli che hanno preso possesso della casa oltre 30 anni fa e che sono state coinvolte in molte diverse lotte sociali, nonché nella difesa dell’area contro lo Stato e il capitale. Generalmente pensiamo che l’importanza di una comunità combattiva legata a un territorio occupato non possa essere sottovalutata. Rigaer94 con il suo club giovanile autonomo e lo spazio autorganizzato e non commerciale Kadterschmiede è un luogo di convergenza per l’organizzazione politica e di quartiere, che non è solo la casa alle persone in difficoltà, ma rappresenta anche l’eredità dell’ex-movimento di spazi occupati e del movimento in corso contro la gentrificazione, nonché qualsiasi forma di idee anarchiche. Numerose manifestazioni, iniziative politiche e culturali sono state avviate dalla casa e, da non dimenticare, numerosi scontri con le forze statali della zona sono stati supportati dall’esistenza di questa roccaforte. È per questa identità politica che Rigaer94 e le strutture e le reti ribelli in espansione stanno traumatizzando generazioni di sbirri e politici e quindi sono diventati l’obiettivo principale della loro aggressione contro coloro che resistono. Nello stesso momento che gli ultimi luoghi non commerciali e autorganizzati di Berlino sono sgomberati, che la pandemia viene utilizzata per diffondere il virus del controllo, dello sfruttamento e dell’oppressione, dobbiamo prendere sul serio la minaccia di un possibile tentativo di sfrattarci nei prossimi giorni o settimane e quindi, scegliamo di continuare a organizzarci attraverso procedure collettive per difendere le nostre ideologie e gli spazi politici. Tuttavia, è importante politicamente continuare a lottare per tutte le nostre lotte sociali del movimento rivoluzionario anche al di fuori di questa casa e non lasciare che chi è al potere intervenga contro i nostri programmi politici e la resistenza.
Potrebbero sfrattare la nostra casa, ma non sfratteranno le nostre idee. Per mantenere vive queste idee e alimentarle, invitiamo tutti a venire a Berlino per mandare nel caos la città dei ricchi. Chiediamo d’ora in poi qualsiasi tipo di sostegno che possa aiutarci a prevenire la distruzione di Rigaer94. Ma se perdiamo questo posto a causa dei nemici, siamo disposti a creare uno scenario senza vincitori.
Rigaer94
Per maggiori informazioni controllare https://rigaer94.squat.net/
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Da: actforfreedom
12 febbraio 2021
Berlino: appello per una manifestazione di solidarietà il 12 febbraio 2021 con Dimitris Koufontinas
Venerdì 12 febbraio 2021 |ore 12:30 | Consolato greco, Mohrenstraße 17, vicino alla stazione della metropolitana Stadtmitte
Giornata internazionale di solidarietà con Dimitris Koufontinas in sciopero della fame
Ancora una volta lo Stato greco prende di mira il rivoluzionario comunista Dimitris Koufontinas (membro dell’organizzazione rivoluzionaria 17 Novembre, un’organizzazione che ha agito contro gli Stati di Grecia, USA, Turchia, Gran Bretagna, soprattutto concentrandosi molto sulla lotta contro l’imperialismo). In base a una legge di recente introduzione che limita i permessi dei prigionieri e impedisce ai detenuti condannati all’ergastolo di scontare in carceri agricole1), Dimitris Koufontinas è stato rapito senza preavviso dalla prigione agricola dove era detenuto. Invece di trasferirlo direttamente nella prigione di Korydallos (carcere di massima sicurezza ad Atene), come prescritto dalla stessa legge, lo Stato greco ha disposto su ordine del segretario per la politica anticrimine (che ora non ha alcuna giurisdizione per tale decisione) per il suo trasferimento direttamente alla prigione di Domokos (prigioni di alta sicurezza, tipo C, come la chiamano – dove i prigionieri secondo la legge “antiterrorismo” sconteranno la loro condanna. Prigioni che a seguito di molte lotte sono state in realtà abolite).
Chiedendo il suo trasferimento nelle carceri di Korydallos, Dimitris Koufontinas sta scegliendo ancora una volta di resistere, iniziando uno sciopero della fame dall’8 gennaio.
Mentre lo Stato greco sta diventando sempre più autoritario, costringendo i poliziotti nelle università, limitando la libertà di ogni persona che vive e agisce in questo Paese, sta rendendo la vita dei prigionieri ancora più insopportabile, ci è evidente che nel caso del rivoluzionario comunista Dimitris Koufontinas, lo Stato greco sta dispiegando la sua strategia vendicativa contro un rivoluzionario ideologicamente e praticamente coerente e irriducibile. Dopo 18 anni di detenzione nelle celle della loro democrazia borghese, Dimitris Koufontinas è ancora un membro del movimento, ispiratore e in lotta contro gli oppressori e gli sfruttatori di questo mondo. E non è mai solo. Oltre a lui, altri due prigionieri anarchici sono stati in sciopero della fame (Nikos Maziotis – membro dell’organizzazione anarchica Lotta Rivoluzionaria e Giannis Dimitrakis, che hanno condotto lo sciopero della fame dal 16 gennaio al 4 febbraio 2021) nonché 2 altri prigionieri politici sottoposti a custodia cautelare (Vangelis Stathopoulos e Ploykarpos Giorgiadis) che l’hanno fatto per 5 giorni.
Durante la pandemia, gli Stati di tutto il mondo stanno mostrando il loro volto più autoritario, chiarendo che il profitto viene prima di tutto. Blocchi, polizia onnipresente, condizioni di lavoro precarie, politiche razziste sono alcuni degli esempi delle loro strategie politiche. Nello stesso momento in cui la società è oppressa, gli invisibili di questo mondo soffrono in carceri sovraffollate in condizioni di salute precarie, affrontando isolamento e alienazione, la nostra solidarietà è più che mai necessaria. Attraverso azioni decentralizzate, manifestazioni e momenti collettivi dimostriamo la nostra solidarietà a Dimitris Koufontinas e a tutti coloro che affrontano la repressione statale!
Ecco perché rispondiamo alla chiamata internazionale https://actforfree.nostate.net/?p=36990#more-36990 e lanciamo un appello a manifestare venerdì 12 febbraio alle 12:30 davanti al consolato greco in Mohrenstraße 17- stazione della metropolitana Stadtmitte, per mostrare che la solidarietà non ha confini e nessuno è solo nelle mani dello Stato.
SOLIDARIETÀ CON DIMITRIS KOUFONTINAS IN SCIOPERO DELLA FAME DALL’8 GENNAIO
FINCHE’ TUTTI SARANNO LIBERI, SIAMO TUTTI PRIGIONIERI
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Dal sito: zusammenkaempfen
Gennaio 2021
16 gennaio 21: Nonostante il divieto di manifestare, nazisti e polizia marciano fianco a fianco attraverso Magdeburgo
A differenza degli anni precedenti, nel fine settimana si è svolto un raduno e nessuna manifestazione per avviare le proteste contro la marcia dei fascisti. Alcuni antifascisti di Stadtfeld sono andati insieme nel centro della città, riunendosi nel blocco della lotta di classe e sono riusciti a imprimere un forte accento al raduno. Con slogan ad alta voce è stata denunciata la collaborazione tra il capitale, lo Stato e i nazisti e chiesta la costruzione o la creazione di autodifesa antifascista e lo sviluppo della solidarietà internazionale.
Dopo poco tempo alcuni partecipanti al raduno si sono riuniti per prendersi la strada insieme, con fermezza e forza. Il blocco di lotta di classe si è staccato dal raduno e la manifestazione spontanea ha corso da Opernplatz a Julius-Bremer-Strasse. I poliziotti, provenienti da fuori, sono sembrati sopraffatti e non saper cosa fare se non attaccare la manifestazione con una estrema violenza. Dopo una breve zuffa, gli/le antifascisti/e si sono ritirati senza essere arrestati.
Sabato pomeriggio, 16 gennaio 2021, un piccolo gruppo di nazisti si è radunato presso la stazione ferroviaria principale e poi è stato scortato attraverso la città fortemente protetto dalla polizia. Nonostante le manifestazioni antifasciste proibite alla vigilia, circa 60-80 fascisti hanno potuto marciare attraverso il centro della città fino al loro luogo di concentramento vicino a Alten Markt (mercato vecchio, n.d.t.). Tuttavia, questo non ci sorprende affatto, ben sapendo già dell’interazione tra nazisti e polizia in questi giorni. Quindi, anche quel giorno è stata usata eccessiva violenza da parte della polizia, tra l’altro un adolescente è stato scagliato così forte contro un muro di casa da diversi poliziotti che la facciata è stata distrutta. Nel frattempo, numerosi antifascisti si sono riuniti intorno a Alten Markt per contro-protestare. Avendo due fascisti particolarmente coraggiosi corso provocatoriamente attraverso la manifestazione antifascista, sono stati espulsi rapidamente e con fermezza. Dopo che i fascisti hanno terminato la loro gazzarra, in serata il peggio è passato. Speriamo d’aver assistito a un evento morente che quest’anno ha perso ancora importanza e che l’anno prossimo sia completamente tolto di mezzo. E’ stato gratificante notare che, nonostante questi tempi orrendi, molti sono scesi in strada sabato, determinati a contrapporsi ai nazisti. Anche se non siamo riusciti a impedire la manifestazione nazista, siamo stati in grado di rovinare la festa ai nazisti e ai loro sostenitori
Grazie mille a tutti i/le partecipanti nel fine settimana! Alla prossima.
La lotta continua!
Lottare insieme contro il fascismo e l’imperialismo in Germania!
Organizzare l’autodifesa antifascista!
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dal sito: zusammenkaempfen
Dicembre 2020
Gennaio 2021 – Affrontare i nazisti!
15 gennaio 2021, ore 18, Opernplatz MD: Uscite a partecipare alla manifestazione antifascista in prima serata – dentro il blocco della lotta di classe!
Stato e nazisti fianco a fianco – Organizzate la resistenza
Il 16 gennaio 2021 segnerà il 76° anniversario del bombardamento su Magdeburgo da parte degli Alleati nel 1945. I nazisti useranno questa data per stravolgere la storia e portare così la loro propaganda fascista in strada sotto forma di una cosiddetta “marcia commemorativa”. Dal 1999 usano questa data per marciare a Magdeburgo.
Mentre ora la pandemia da coronavirus dilaga e molti stanno lottando contro gli effetti, migliaia di persone stanno ancora annegando nel Mediterraneo. Nel frattempo da parte di Stato e nazisti si apre la caccia all’uomo contro coloro arriveranno in Germania.
Stato e nazisti …
Nel dicembre 2020, a Magdeburgo è stata eseguita l’espulsione di una famiglia yazida con la pistola puntata, nonostante l’enorme numero di casi da coronavirus e le condizioni di guerra civile nel Paese dove saranno estradati, l’Armenia. La madre priva di sensi e alcuni dei suoi figli sono stati rapiti ed espulsi con la forza, mentre 2 dei figli sono riusciti a scappare. Il padre di famiglia ha dovuto rimanere sul posto per cercare i bambini fuggiti. Durante l’espulsione, i poliziotti hanno minacciato i vicini solidali della famiglia, che protestavano pacificamente contro il processo, estraendo le pistole.
E mentre i servi del capitale stanno facendo a pezzi famiglie e CDU della regione Sachsen-Anhalt flirta con il fascista AfD (Alternativa per la Germania – partito di estrema destra – n.d.t.), i fascisti di Magdeburgo compiono attacchi incendiari contro le famiglie di migranti. Il 13 luglio 2020, i fascisti hanno appiccato l’incendio a una casa abitata a Magdeburgo. L’attacco incendiario era diretto a un bar shisha in Halberstädter Strasse. Solo grazie all’avviso di un rilevatore di fumo e al rapido arrivo dei vigili del fuoco è stato possibile salvare i/le residenti. Tutti gli appartamenti sono inabitabili dopo l’incendio e anche il bar shisha è stato distrutto. Dal 2016 quella era almeno la terza volta che i fascisti appiccavano il fuoco alle case abitate a Magdeburgo. L’attacco incendiario al shisha bar deve quindi essere visto come parte di una serie di cose simili. Ma come sempre, le autorità hanno difficoltà a indagare.
…fianco a fianco
L’attacco incendiario a Magdeburgo risveglia terribili associazioni dopo il vile attacco fascista a Hanau. Lì, un assassino fascista ha anche ucciso 9 persone in un bar shisha prima di uccidere sé stesso e sua madre. Un’altra furia di un fascista che ha raggiunto la notorietà in tutto il mondo è avvenuta lo scorso anno a Halle. Là, Stephan Balliet il 9 ottobre 2019 – in occasione dello Yom Kippur, la massima festa ebraica – ha tentato di provocare un massacro. La sua brama di omicidio e l’ideologia fascista alla fine sono costate due vite. Una porta di legno sulla sinagoga ha impedito un massacro ancora più grande. La polizia, invece, come spesso ha impiegato troppo tempo.
Troppo spesso la polizia ha indagato negli “ambienti di bar shisha”, le esecuzioni compiute da NSU (Clandestinità nazionalsocialista, n.d.t.) sono state descritte come “omicidi kebab” o si sospetta un “retroscena religioso”, semplicemente perché le vittime sono musulmane. D’altra parte, le strutture naziste sono coperte, promosse o addirittura costruite dalla “protezione della costituzione”.
Non solo dopo gli omicidi di NSU, la scoperta dei piani di omicidio del gruppo Freital, del gruppo S e della rete Hannibal, le armi trovate a membri delle forze militari e di polizia speciale e gli omicidi a Hanau, Monaco di Baviera o Halle, è chiaro che le autorità tedesche sono parte del problema, non la soluzione.
Organizzare l’autotutela antifascista nella lotta di classe
Non sono coincidenze o casi individuali spiacevoli. I fascisti sono solo la conseguente continuazione di una politica borghese e di un razzismo borghese che divide. Se il “cittadino conservatore” richiede ancora che lo Stato faccia qualcosa contro i rifugiati, i neonazisti se ne occuperanno da soli. Il fascismo è una forma del dominio borghese nel capitalismo e fintanto che il capitalismo esisterà come “sistema sociale”, probabilmente non sarà possibile sbarazzarsi definitivamente dei fascisti. Perciò la divisione delle persone nel processo di sfruttamento capitalista deve essere superata per costruire una società solidale e senza classi. Solo attraverso l’autorganizzazione, la solidarietà e l’internazionalismo proletario nella lotta di classe possiamo scuotere questi rapporti di potere.
E’ un fatto che non possiamo fare affidamento sulla polizia e sui politici. Dobbiamo prendere nelle nostre mani l’autodifesa antifascista e la lotta contro lo sfruttamento e l’oppressione qui e ora. Autogestito, coraggioso e determinato, ognuno secondo le proprie possibilità. Quindi dovremmo combinare la lotta per una vita migliore per tutti, resistendo contro i nazisti. Il miglior antifascismo politico è organizzare la lotta di classe dal basso!
Roviniamo insieme la marcia dei nazisti, venite alla manifestazione antifascista in prima serata in gran numero e unitevi al blocco militante della lotta di classe!
Organizzare l’autodifesa antifascista! Opporsi alla marcia dei fascisti!
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Dal sito:political-prisoners.net (Netzwerk)
Lipsia, 3 dicembre 2020
Comunicato stampa: 3^ udienza del 4° processo per i fatti del Capodanno 2019
Una mobilitazione davanti al tribunale, con anche striscioni, ha richiamato l’attenzione sui collegamenti tra la polizia antisommossa di Lipsia e i neonazisti sassoni.
Mercoledì 2 dicembre 2020, presso il tribunale distrettuale di Lipsia si è svolta la terza udienza del 4° processo riferito al contesto di Connewitzer Kreuz nel Capodanno 2019.
La testimonianza di 3 agenti della polizia antisommossa di Lipsia non ha potuto confermare il sospetto contro l’imputato.
In particolare, quando si è trattato di domande su possibili lesioni personali a danno dell’imputato da parte dell’unità di polizia che lo arrestava, la memoria degli agenti è venuta meno: non è ancora chiaro il motivo per cui l’imputato avesse un taglio alla schiena e una ferita alla testa. Considerate lesioni fisiche subite in camera, la difesa aveva già segnalato in ufficio un possibile pregiudizio rispetto ai testimoni della polizia prima dell’interrogatorio. Inoltre, è stato criticato il fatto che agenti avessero potuto ottenere informazioni su gran parte del fascicolo investigativo mediante un numero di caso inviato in precedenza e quindi impadronirsi di cognizioni specifiche in preparazione. La critica è stata condotta da 2 poliziotti in divisa tra il pubblico, uno dei quali appartenente pure all’unità attiva a Capodanno.
Poiché le memorie originali erano meglio separate dal contenuto letto e quindi per poter scoprire eventuali accordi a priori, l’avvocato dell’imputato ha richiesto la verbalizzazione testuale. Tuttavia, questo è stato semplicemente respinto. Così, il giudice continua con la sua precedente linea di non accogliere tutte le richieste della difesa. La procura della Repubblica ha nuovamente fornito protezione, accusando l’avvocato di voler contrastare con troppe istanze il chiarimento dei fatti. “Resta il sospetto che la corte stia cercando d’ottenere un verdetto rapido, non per chiarire cosa sia realmente accaduto. Si è persino irrigidito perché il giudice, nonostante un possibile reato da parte dei poliziotti, non ha risposto al fatto che il loro spirito di corpo era in contraddizione con la neutralità del banco dei testimoni“, ha detto il 31 dicembre Konrad Mendel, portavoce del Comitato di solidarietà.
Mentre l’udienza era in corso in aula, gli/le attivisti/e con striscioni davanti al tribunale distrettuale hanno denunciato i collegamenti tra la polizia antisommossa di Lipsia e i neonazisti sassoni. È stato affrontato il tema del coinvolgimento di 3 agenti della polizia antisommossa di Lipsia, impegnati nell’operazione la notte di Capodanno e ora chiamati a testimoniare nel processo. Anja Schwerthoff, portavoce stampa del Comitato di solidarietà il 31 dicembre, dichiara: “Lo Stato libero ha dimostrato ancora una volta di essere cieco all’occhio destro. Sebbene le pubblicazioni sui collegamenti tra autorità e neonazisti organizzati si stiano accumulando e abbiano cessato da tempo di essere casi isolati, questo di solito non ha conseguenze per i funzionari coinvolti. Invece, Soko Linx viene incrementato e come al solito l’impegno antifascista criminalizzato”.
Troverete una scheda informativa associata con i riferimenti. La grafica è liberamente disponibile per il download in alta risoluzione:
https://dievomkreuz.noblogs.org/files/2020/12/2020-12-02-grafik.pdf
Dal sito:political-prisoners.net (Netzwerk)
1 dicembre 2020
FERMATE GLI ATTACCHI CONTRO GLI IMPUTATI NEL PROCESSO CONTRO I/LE COMUNISTI/E A MONACO DI BAVIERA!
La giurisdizione dello Stato tedesco continua la sua illegalità contro i/le rivoluzionari/e che sono stati assicurati alla giustizia nel caso del “processo di Monaco di Baviera contro i comunisti”. La causa si è conclusa il 28 luglio 2020, ma la decisione motivata non è stata ancora depositata per iscritto e sebbene non sia stato presentato appello, le sanzioni sono state imposte tramite la legge sugli stranieri.
Ciò viola anche la stessa legge borghese ed è illegale. Un divieto d’ingresso in Germania per 20 anni è stato imposto a Demir, che lavora in Austria, a Yesilcali che fruisce dello status di rifugiato in Svizzera, e a S. Solmaz, che gode dello status di rifugiato in Francia. Nello stesso caso, S.Aydin e B. Büyükavci si sono opposti alla deportazione da parte delle autorità per l’immigrazione di Norimberga. B. Büyükavci lavora come dottoressa in Germania dal 2004 e Aydin dal 2012.
A seguito del perseguimento praticato congiuntamente a lungo termine degli Stati tedesco e turco, molte persone sono state arrestate il 15 aprile 2015 con operazioni di polizia parallele in Germania, Svizzera, Francia e Grecia. Con ciò, 10 rivoluzionari sono stati arrestati e i loro casi sono stati processati dal 17 giugno 2016 al 28 luglio 2020 dinanzi al Tribunale regionale superiore di Monaco di Baviera. Di conseguenza, sono state inflitte “condanne” comprese tra 2,9 e 6,9 anni. Poiché la decisione motivata non è stata ancora scritta e la richiesta di ricorso non è stata ancora completata, il divieto d’ingresso e il tentativo d’espulsione avviato dall’Ufficio immigrazione di Norimberga sono un’indicazione della politica discriminante e razzista dello Stato.
La lotta contro il fascismo è legittima, non può essere impedita!
La politica dell’arresto, del processo, della pena elevata, della chiusura ed espulsione dalle istituzioni – una politica che lo Stato tedesco conduce da molti anni contro i rivoluzionari – è al servizio della politica della Repubblica fascista turca. In questo processo, mentre continuano intensamente attacchi / massacri da parte dello Stato turco contro forze di opposizione, rivoluzionari, curdi, aleviti, donne * e LGBTI +, questo orientamento dello Stato tedesco è un tentativo di sostenere il fascismo. Nella storia dello Stato tedesco, il gioco si ripete sempre più quando si tratta di rivoluzionari e comunisti. Dalla storia della Turchia ai giorni nostri, lo Stato tedesco ha certamente un ruolo negli omicidi di massa di armeni, curdi, aleviti e altre nazioni o credi. La stessa politica viene attuata oggi.
La continua lotta dell’opposizione sociale contro il fascismo in Turchia è giustificata e legittima. Allo stesso modo, il sostegno alla lotta contro il fascismo in Turchia da parte delle forze democratiche in Europa è legittimo, inevitabile e non può essere vietato. Questa lotta, condotta in Europa da anni, non ha potuto essere fermata e non lo sarà, nonostante i divieti, gli arresti e gli anni di reclusione. Pertanto, i tentativi di deportazione e il divieto d’ingresso in Germania non potranno impedire questa legittima lotta.
Come Confederazione dei lavoratori turchi in Europa (ATIK); condanniamo l’attacco dello Stato tedesco contro M. Demir, M. Yesilcali, S. Solmaz, B. Büyükavci e il S. Aydin. Proprio come abbiamo dichiarato l’attacco nullo e non valido per 5,5 anni attraverso mobilitazioni in piazza e davanti a prigioni e tribunali, anche noi come forze democratiche locali e migranti dichiareremo nullo questo attacco da parte dello Stato tedesco, perché siamo sostenitori e seguaci di una giusta causa!
ATIK- Confederazione dei lavoratori turchi in Europa
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Dal sito:political-prisoners.net (Netzwerk)
23 novembre 2020
Appello di Samidoun Deutschland
Al nostro popolo palestinese e a tutti i sostenitori della questione palestinese e della resistenza palestinese nelle città tedesche e nelle regioni federali:
La Rete per la solidarietà con i prigionieri palestinesi – Samidoun Germania – vi invita a partecipare ai suoi programmi e attività per i diritti dei palestinesi
Lottare per i/le prigionieri/e nonché sostenere il movimento militante dei prigionieri che soffre per le peggiori forme d’oppressione e punizione collettiva nelle carceri del colonialismo sionista. Vi chiediamo d’impegnarvi con noi, diventare partecipanti volontari e attivi nel nostro movimento e difendere i diritti del popolo palestinese con piena forza nel quadro della loro lotta legittima e giusta, in Palestina, in Germania e in ogni luogo.
La Rete Samidoun Germania ribadisce la sua posizione di principio a schierarsi dalla parte dei popoli oppressi che lottano per l’emancipazione, l’uguaglianza e la giustizia sociale. Appoggiamo tutti i gruppi e le comunità che lottano contro il razzismo e il fascismo – dentro e fuori la Germania – e chiediamo la liberazione dei prigionieri politici in tutte le prigioni dei regimi autoritari e oppressivi. In primo luogo, richiediamo il rilascio del nostro compagno Georges Ibrahim Abdallah, dietro le sbarre del sistema carcerario reazionario francese da oltre 36 anni. Vi invitiamo a sostenere la sua lotta per la libertà in modo che possa tornare in patria, il Libano, illeso. Chiediamo pure la liberazione di tutti gli/le attivisti e le attiviste del sindacato, degli appartenenti al movimento studentesco e al moviomento delle donne, come pure l’immediato rilascio di Khitam Saafin, presidentessa dell’Unione dei Comitati delle donne palestinesi.
Contattateci tramite il nostro sito web e apprendete più notizie sulle possibilità di cooperare, partecipare al nostro progetto e costituire gruppi di lavoro volontari in Germania.
E-mail: samidoun@samidoun.net
FB: Samidoun Deutschland
Sito web: www.samidoun.net
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Dal sito: “political-prisoners.net (Netzwerk)
Tratto da https://feedomforthomas.wordpress.com
21 novembre 2020
Solidarietà con Lina E. dal punto di vista di un prigioniero
Come riferito pochi giorni fa, la polizia ha arrestato il 5 novembre 2020 Lina E. a Lipsia. Oltre agli articoli prevedibili dalla stampa borghese di destra, discreditanti ogni resistenza antifascista (FAZ del 7 novembre 2020: “Cospiratorio e violento” o Die Welt del 13 novembre 2020: “Rapido, clandestino e criminale”), figurano però anche resoconti positivi, riflessivi e solidali (vedi ad esempio l’intervista in “Neues Deutschland” rilasciata da Anja Sommerfeld del consiglio federale di Rote Hilfe eV. il 18 novembre 2020: “Si sta costruendo uno scenario minaccioso”)
Se dipendesse da FAZ (Frankfurter Allgemeine Zeitung – quotidiano tedesco, centro-destra, liberal conservatore, n.d.t.) e da “Die Welt” (Il Mondo, quotidiano tedesco di stampo conservatore, n.d.t.) il procedimento penale sarebbe quasi superfluo, la condanna sarebbe quasi certa. Questo (tipico) pregiudizio, associato a una visione sessista dei tre giornalisti maschi di “Die Welt” secondo cui una donna che presumibilmente usa la violenza come mezzo di conflitto sembra qualcosa d’incredibile, delegittimerà l’azione antifascista. I nazisti presentati come vittime indifese e inermi di un’estremista di sinistra che “approva la loro morte” (FAZ) completano la narrativa piccolo-borghese.
Essere stata strappata dalla sua vita di tutti i giorni e schiacciata nel corsetto stretto della vita carceraria quotidiana significherà per Lina uno sforzo fisico, ma sono sicuro che la molteplice solidarietà che sperimenta e sperimenterà può mitigarlo in parte. In particolare, le accuse contro di lei fanno parte della recente repressione dello Stato, sia ad Amburgo, Stoccarda, Francoforte s/Meno, Berlino e molte altre città, con arresti e perquisizioni domiciliari. L’imposizione della custodia cautelare dovrebbe anche avere un effetto intimidatorio sulla popolazione locale e privarla del coraggio di resistere. Ma ciò che conta è non farsi intimidire da niente e da nessuno! Piuttosto, dobbiamo prendere la vita come diceva Rosa Luxemburg in una delle sue lettere dal carcere: “Coraggiosi, intrepidi e sorridenti, malgrado tutto!”.
Libertà per Lina E.!
Thomas Meyer-Falk, tuttora detenuto
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Tratto da: “political-prisoners.net (Netzwerk)
Fonte: https://de.indymedia.org/node/115641
8 novembre 2020
[S]: Solidarietà agli antifascisti detenuti – libertà per Dy, Lina e Jo!
Il 4 e il 5 novembre 2020, un antifascista e un’antifascista sono stati arrestati e da allora sottoposti a custodia cautelare.
L’antifascista di Stoccarda, Dy, è in carcere con l’accusa d’aver partecipato a un attacco militante contro il sedicente sindacato fascista “Zentrum Automobil”. Per lo stesso caso, lo è anche l’antifascista Jo di Stoccarda, detenuto da luglio nella carcere di Stammheim.
L’antifascista di Lipsia, Lina, è stata arrestata il 5 novembre durante un’incursione su larga scala promossa dall’Ufficio del procuratore federale. È accusata di essere la “leader” di una presunta “associazione a delinquere”. La presunta “associazione” è anche principalmente accusata di attacchi militanti a fascisti.
Questo e gli altri casi di repressione statale (Amburgo, Francoforte, Lipsia, Berlino e gli innumerevoli, orrendi “processi penali individuali” …) solo quest’anno dimostrano che un movimento progressista militante e autodeterminato è una spina nel fianco dello Stato tedesco.
Dopo il vertice G20 e il successivo divieto della piattaforma online di sinistra “linksunten.indymedia”, lo Stato ha nuovamente dato la caccia apertamente alla sinistra, ai/alle rivoluzionari/ie e agli/alle antifascisti/e. Tenta di combattere a tutti i costi strutture e contesti al di fuori del suo controllo e delle sue “regole del gioco” e di dividere attivisti/e in “buoni” e “cattivi”. A tal fine, le autorità s’inventano anche presunte “associazioni”: l’importante è trasformare il presunto problema dell’ ‘”estremismo di sinistra” in un grande spettacolo pubblicitario e causare il maggior danno possibile al movimento. La ragione principale per l’applicazione inflazionata degli articoli 129, potrebbe comunque significare essere l’inchiesta sulle nostre strutture, gli sbirri hanno però il potere d’indagare, quasi in termini di servizi segreti.
È ovvio: certo che non aderiamo alle “regole del gioco” statali, esse significano però per le grandi masse di questa società, la nostra classe, solo il “diritto” d’essere sfruttate e altrimenti umiliate, significano ad esempio per i/le migranti, “doversi” esporre all’arbitrio dello Stato e alle bande fasciste e consentire a queste “regole del gioco” un profondo intreccio del movimento fascista con gli apparati statali.
Quindi, chi combatte i nazisti e protegge gente presa di mira dai nazisti? I vostri sbirri amici dei loro amici nazisti? I vostri tribunali, che, contrariamente a ogni conoscenza, bollano NSU come un “trio” e lasciano che i nazisti accumulino armi da guerra, facendogliela passare liscia con liste di morte cui seguono vaghe sospensioni di pena? Chi cerca di radicare la coscienza antifascista e antirazzista fra le masse? I vostri politici, che conducono ricerche nell’albero genealogico dopo i disordini giovanili, o le vostre scuole, cui basta appendere sulla facciata una targa con “scuola senza razzismo”?
Non la pensiamo così. No, lo sappiamo
Soprattutto in tempi come oggi, occorre un forte movimento antifascista che stabilisca le proprie “regole del gioco” a livello dell’attuale scontro e commisurato ai bisogni sociali. E la necessità di bloccare le folle brune è più che data; specialmente in tempi di crisi loro escono di nuovo dai loro buchi, si uniscono, vogliono combattere ogni prospettiva di una società liberata, con ogni durezza. Serve un movimento che sappia lottare e lavorare a ogni livello sociale e ogni luoghi di conflitto. Non per un fine in sé, ma per assicurare la via allo sconvolgimento rivoluzionario aspro e necessario di questo sistema, verso una società solidale in cui esclusione e sfruttamento sono un ricordo del passato.
Quindi: solidarietà verso gli antifascisti sottoposti a carcerazione preventiva! Free Dy, Lina e Jo!
Mostratevi solidali, scrivete ai prigionieri, sostenete i circoli di solidarietà e le iniziative https://freiheitfuerlina.noblogs.org/ |https://notwendig.org/ e https://www.rote-hilfe.de/ e ciò che è più importante:
Dobbiamo continuare la lotta dei/delle compagni/e nostri imprigionati; così aiutiamo di più loro e il movimento!
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Dal sito “political-prisoners.net (Netzwerk)
http://www.berlin.rote-hilfe.de/ein-signal-an-alle-linken/
8 novembre 2020
Un segnale a tutti quelli/e di sinistra …
Venerdì 30 ottobre 2020, a Stoccarda e Berlino sono state effettuate perquisizioni domiciliari in 4 appartamenti. Due persone sono state arrestate a Berlino con l’accusa di essere responsabili per una serie di lettere minacciose e tentati attacchi.
Nello specifico, sono accusati di lettere minacciose a numerosi politici: dato che non stanno facendo nulla contro “sfruttamento, fascismo, gentrificazione, ignoranza sui problemi climatici”, quindi hanno voluto lanciare un “avvertimento”. Anche il ministro dell’Interno federale Horst Seehofer e il premier del Baden-Württemberg Winfried Kretschmann hanno ricevuto la posta. Inoltre, il presidente dell’Ufficio per la protezione della costituzione, Thomas Haldenwang, ha ricevuto minacce tra cui un candelotto di gas da 9 mm. Quel Haldenwang, che solo di recente ha messo in guardia contro una nuova radicalizzazione dell’estremismo di sinistra.
Si dice che tentativi di incendio doloso siano stati fatti di fronte all’Agenzia federale per il lavoro a Norimberga e davanti alla villa del produttore di carne Clemens Tönnies. Diverse società locali di trasporto passeggeri hanno anche ricevuto minacce secondo cui “chi viaggia senza biglietto” non deve essere perseguito. Si dice che molte lettere si riferissero all’azione di RAF (Rote Armee Fraktion, Frazione Armata rossa, n.d.t.) e RAZ.(Revolutionaere Aktionszellen, Cellule di Azione Rivoluzionaria, n.d.t.)
Dopo gli arresti, l’esperto agli Interni della CDU, Thorsten Frei, si è subito precipitato a dichiarare: “Gli arresti provano: l’estremismo di sinistra nel nostro Paese sta diventando più radicale”. Lo Stato di diritto darvi “una risposta forte”. È proprio qui che l’incapacità dei governanti evidenzia ancora una volta la connessione tra una società in cui le crisi continuano a degenerare, il cui razzismo sta diventando sempre più micidiale portando sempre più gente a difficoltà esistenziali, e produce la rabbia derivante proprio da questi mali.
Le azioni contro sfruttatori/trici come Tönnies, contro il lavoro dei/delle migranti nelle condizioni più indegne per mettere sulle tavole tedesche la carne di animali maltrattati a prezzi irrisori, sono una risposta proprio a queste ingiustizie. Invece di usare questi episodi come opportunità per affrontare tali mali sociali, la CDU (Unione cristiano-democratica di Germania, n.d.t.) si fantastica sull’estremismo di sinistra e cerca di usare questi episodi per criminalizzare la sinistra e qualsiasi espressione di posizioni di sinistra.
Quindi, vengono criminalizzate tutte le persone che chiedono condizioni di vita che effettivamente rappresentino la base per una convivenza alla pari. Il messaggio repressivo che in tal caso si vuole trasmettere è chiaro: chi resisterà sarà represso.
Siamo a fianco di tutti coloro che lottano per una società solidale.
Siamo a fianco di tutti coloro che sono criminalizzati dallo Stato proprio per questo scopo.
Per la prima volta è del tutto irrilevante se le accuse contro le persone colpite siano vere o meno. I procedimenti pendenti contro gli arrestati non sono diretti solo contro di loro, ma hanno ancora lo scopo di mandare un segnale a tutte le persone di sinistra.
Dal sito “political-prisoners.net (Netzwerk)
29 ottobre 2020
[BERLINO] Le nostre lotte si rafforzano a ogni sgombero
Ciò che significano per noi i muri nell’ambito dei nostri progetti e quanto è importante il collettivo L34.
Il 9 ottobre 2020 abbiamo perso una casa.
Questa è una grande perdita per le infrastrutture del Nordkiez (quartiere settentrionale, n.d.t.) in Friedrichshain. Stiamo perdendo sempre più locali e ne abbiamo tanto bisogno. I nostri progetti ci consentono spazio per sperimentare forme orizzontali di autorganizzazione, vivere in modo indipendente, riflettere sui modelli borghesi e capitalisti e superarli. I nostri muri ci proteggono, ci aiutano a creare luoghi in cui poter organizzarci, riposare, prenderci cura di noi stessi e sentirci più sicuri e più forti insieme. Per noi questi muri sono luoghi che cerchiamo di liberare dalle catene del potere, senza governanti e loro meccanismi istituzionali, senza oppressori e padroni *, luoghi al di fuori delle norme sociali. Muri in cui la gente possa ridefinire le proprie relazioni su basi di solidarietà e uguaglianza.
I nostri muri non ci separano. Invece, rompono l’isolamento liberale, all’interno e tra le case. Creano reti di aiuto, ribellione e solidarietà nella nostra pratica politica e nei nostri quartieri. I nostri muri sono le porte per diffondere la nostra politica dal basso in questa metropoli soffocante. I nostri locali non sono muri morti qualunque. Sono muri che ci danno la possibilità di realizzare tutto quanto ci sembrava impossibile. Quindi pensiamo sia necessario lottare per questi. Difendere i nostri muri significa combattere la città dei ricchi e queste cosiddette città “sicure e protette” e liberare le strade da poliziotti, neoliberisti, nazisti, sessisti e comportamenti macho.
Il progetto abitativo Liebig34 è stato sgomberato da due settimane e stiamo già avvertendo i cambiamenti nelle nostre strade e nella nostra vita quotidiana. Qualche settimana fa questi bastardi macho mandati da Padovicz per proteggere la casa che ha appena sottratto al collettivo L34 hanno aggredito gente in Dorfplatz. Hanno cercato di colpire con pala e sbarre di ferro, molestando alcune ragazze e terrorizzando la popolazione. Dal giorno dello sgombero abbiamo sentito crescere l’incertezza nelle nostre strade. Sentiamo e vediamo la mancanza di un edificio estremamente importante nel nostro quartiere. Notiamo che ora sono molte le persone che contrastano queste continue minacce di violenza patriarcale, sessista e omofobica in Dorfplatz. Adesso, dove non c’è più Liebig34, non circola più molta gente per agire e sostenersi reciprocamente.
Per 30 anni L34 ha lavorato molto duramente contro l’oppressione e il patriarcato da parte dello Stato e della società. Vive da oltre 20 anni senza la presenza di uomini cis. Molto lavoro è stato fatto e la lotta continuerà, con o senza la casa Liebig34. Non permetteremo che 30 anni di resistenza cadano a pezzi e continueremo a lavorare e combattere contro l’oppressione nel nostro quartiere e ovunque nella nostra vita quotidiana. Perciò, ovviamente, abbiamo bisogno di più di questi muri, più case, più luoghi. Occupate tutto! Più sono e meglio è! Questi muri contribuiscono a renderci più forti e più sicuri al loro interno. Ma possiamo combattere, con o senza di essi. Dobbiamo essere intelligenti e creativi per affrontare lo sgombero di Liebig34, ma non abbiamo dubbi che ce la faremo tutti insieme.
L34 non è solo un edificio, ma anche un forte collettivo, che era ed è una parte importante delle infrastrutture del quartiere. Per noi non è solo un progetto abitativo, ma un fortissimo collettivo anarco-queer-femminista che ha incoraggiato molte persone FLINT a scendere in piazza e combattere i loro oppressori e li ha incoraggiati a perseguire la loro politica dal basso con modi e azioni militanti. Un collettivo che negli ultimi anni è cresciuto e si è rafforzato con l’obiettivo di distruggere e attaccare strutture etero-patriarcali, violenze sessiste e molestie, Stato e capitale. Organizzandosi tra le sue mura, hanno operato in Dorfplatz, nelle strade di questa città e non solo!
La casa era un luogo in cui sperimentare un’utopia collettiva queer-femminista per una città dal basso, un luogo di solidarietà, uguaglianza e libertà, non solo nel Nordkiez, ma ben oltre Berlino e la Germania. Un forte potenziamento rafforzamento per le lotte queer-femministe di molti fuori da questa casa. La politica e il carattere di Liebig34 sono importanti con o senza questi muri, perché i membri del collettivo che hanno creato questi muri sono il motivo per cui molti individui e gruppi hanno lottato per la loro conservazione nel corso degli anni.
Negli ultimi anni abbiamo visto l’influenza del collettivo L34 in alcune delle nostre azioni comuni. Ad esempio, ci sono stati molti casi in cui comportamenti sessisti e maschilisti hanno preso spazio e sono cresciuti nelle nostre strutture. L34 è stato tra i collettivi che si sono opposti a questi comportamenti e meccanismi e, cosa più importante, ha incoraggiato molti individui a combatterli.
Per noi di Rigaers94 è molto importante sostenere la continuità di questo collettivo: dato che la lotta continua comunque, dobbiamo organizzarci e combattere contro il patriarcato, la violenza sessista, lo Stato e il capitale! Appoggiamo la decisione di Terra Incognita (collettivo di Salonicco) che dopo lo sgombero ha deciso di continuare come collettivo ed è diventato ancora più forte e come parte dell’infrastruttura del movimento, lotta ancora collettivamente!
In momenti decisivi come questo è importante restare uniti e rafforzarsi reciprocamente. Se fossimo attaccati dagli organi repressivi oppressivi dello Stato, dobbiamo sferrare un contrattacco. Non rendiamo le cose facili per loro e mostriamo quanto sono forti i nostri legami e relazioni politiche! Possiamo diventare ancora più forti con questo sgombero e qualsiasi repressione imminente che dovessimo affrontare. Un attacco agli individui è un attacco a tutti noi!
La lotta continua e combatteremo tutti insieme. Per trovare alcune risposte su come continuare la nostra lotta oltre gli sgomberi nel passato e oltre i progetti esistenti, l ‘”Interkiezionale” organizza un fine settimana di discussioni e azioni sul tema “Collegare le lotte urbane – difendere gli spazi autonomi”. Per connettersi e organizzarsi insieme in termini di teoria e prassi, per individuare contro-strategie e conquistare le strade insieme! La solidarietà non conosce confini. Appello Invito alla mobilitazione internazionale e per giornate di discussione a Berlino dal 30 ottobre al 1° novembre 2020. Ogni sgombero ha il suo prezzo! Manifestazione il 31 ottobre alle 19 da Helsingforser Platz.
Intanto, distruggete la città dei ricchi!
interkiezionale.noblogs.org | ultimo aggiornamento: Combattiamo uniti!
Con rabbia e solidarietà nei nostri cuori, Rigaer94.
26 ottobre 2020
Ex-prigionieri conversano sul processo di Monaco di Baviera ai comunisti
A Norimberga si è svolto una tavola rotonda con 3 ex-imputati nel processo TKP/ML (Partito comunista di Turchia, marxista-leninista, n.d.t..) di Monaco di Baviera. Müslüm Elma, Haydar Bern, Erhan Aktürk e due avvocati hanno parlato di ragioni e condizioni detentive nonché delle implicazioni politiche.
Il cosiddetto “processo ai comunisti di Monaco di Baviera” nei confronti di 9 uomini e una donna per l’adesione al TKP / ML si è concluso a luglio. A Norimberga, ex-prigionieri – tra cui il principale imputato Müslüm Elma – hanno parlato delle loro condizioni detentive e del gigantesco processo organizzato come “processo antiterrorismo”. È stato da molti anni il processo più costoso a 10 persone di sinistra non accusate di un singolo atto criminale individuale e supposte appartenere a un’organizzazione non vietata in Germania.
Gli ex-prigionieri hanno anzitutto ringraziato per l’estrema solidarietà che li ha aiutati a rimanere risoluti. Haydar Bern ha trattato delle condizioni d’isolamento in carcere, osservando che questo tipo di tortura ha lo scopo di spezzare la volontà. Questo si sa anche da altri processi, sia contro il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) che contro il DHKP-C (Partito Fronte rivoluzionario per la liberazione popolare, n.d.t.). L’isolamento è anche all’ordine del giorno in Turchia. Abdullah Öcalan sull’isola prigione di Imrali è l’esempio più noto di come lo Stato cerchi di spezzare la gente negando qualsiasi interazione sociale. La resistenza nelle carceri è quindi ancora più difficile della resistenza fuori le mura, afferma Haydar Berna. Solo chi non ha dubbi sulle proprie convinzioni politiche riesce a resistere al totale isolamento.
L’attacco della “classe dirigente” non sorprende
Alla domanda sui motivi della sua prigionia, Müslüm Elma ha detto che l’attacco della “classe dirigente” non è una sorpresa. Lotte sono sempre avvenute nel corso della storia umana. Ovviamente lo Stato cerca di punire i rivoluzionari che si ribellano allo sfruttamento e all’oppressione. Oggi, le cosiddette autorità di sicurezza utilizzano la tecnologia più recente per raccogliere informazioni sui movimenti di resistenza e poi colpire. Elma ha fatto appello per trarre conclusioni da ciò e “tornare ai vecchi metodi” – per esempio, non ci si dovrebbe incontrare in un appartamento o fare una telefonata se si sospetta di essere intercettati.
Erhan Aktürk ha infine citato Müslüm Elma, che all’inizio del processo ha affermato che una causa non sarebbe stata vinta in aula, ma per strada. Esistono movimenti contro l’imperialismo in tutto il mondo. È importante collegare queste lotte. Come esempi, ha citato la resistenza contro il G20 ad Amburgo, le manifestazioni delle “madri del sabato” in Turchia o l’attuale campagna della Comunità delle società curde (KCK) contro l’isolamento, il fascismo e l’occupazione.
Avvocati: l’art. 129 intende stigmatizzare
Infine hanno parlato 2 avvocati degli ex-prigionieri, sottolineando che l’isolamento dei loro clienti non solo rende più difficile la comunicazione legale, ma porta anche alla loro stigmatizzazione attraverso la distinzione tra prigionieri “normali” e prigionieri politici. Ciò è supposto dall’art. 129 e mira in ultima analisi a mettere il timbro di “terrorista pericoloso” sulla fronte dei prigionieri fin dall’inizio.
Nel corso del procedimento TKP / ML, tuttavia, è stato possibile correggere questo punto di vista, in quanto gli avvocati hanno ripetutamente sollevato la questione del perché i tribunali tedeschi si piegassero al potere di perseguimento penale e proteggessero uno Stato ingiusto come la Turchia, ai sensi della sezione 129b. Ciò dimostra che la politica estera e gli interessi economici del governo federale hanno un’influenza diretta sulla magistratura. Questo aspetto è stato ripreso più volte nella relazione processuale. Ciò ha dato un contributo decisivo al fatto che ampi settori della società hanno potuto esprimere solidarietà ai prigionieri e che i movimenti di resistenza contro il regime turco hanno trovato consenso sociale.
http://www.aussageverweigerung.info
24 ottobre 2020
Altro tentativo di contatto a Lipsia
Ora non dite loro niente!
Nessuna dichiarazione a polizia e PM!
Nessuna collaborazione con organi repressivi dello Stato!
A fine settembre è successo un altro tentativo di contatto a Lipsia. La persona è stata improvvisamente avvicinata nel suo ritiro da due impiegati del ministero federale dell’Interno (BMI) del “Dipartimento per la lotta al terrorismo”, chiedendogli circa le passate occupazioni a Lipsia.
I due dipendenti BMI hanno detto apertamente d’aver attribuito la persona all’ “ambito di sinistra” e quindi d’averle parlato – e avevano anche alcuni dati come il vero nome completo della persona, la carriera professionale e la sua cronistoria rispetto alla repressione. La persona in questione ha dichiarato di non voler avere una conversazione e ha salutato.
I due dipendenti del BMI si possono descrivere come segue: un uomo sui 45 anni, leggermente più alto di 180 cm. Denti guasti, viso lungo e ovale con mento appuntito, ben rasato e con gli occhiali aveva un berretto da ciclista e una maglietta sportiva a maniche lunghe. Dei due è stato chi ha parlato. L’alt6ra persona, una donna sulla trentina e un po’più bassa, capelli biondi e denti marci. Aveva occhiali da sole ed era vestita in modo pesante per il tempo attuale, nello stile di una “studentessa alternativa”. Aveva uno o più tatuaggi moderni sulla mano o sul polso.
Se foste coinvolti in tentativi di parlarvi, rifiutate l’offerta di conversare e rendete pubblico l’episodio per stanare i ficcanaso! Le autorità cercano di raccogliere informazioni sul nostro ambito con i loro tentativi di contatto – questo può accadere a chiunque. Se foste coinvolti, non accusatevi!
Doveste essere coinvolti, avete la nostra assistenza e pubblicate quanto successo. Siete benvenuti in orario d’ufficio di EA e Rote Hilfe, ogni venerdì dalle 17:30 alle 18:30 a linXXnet, Brandstr. 15, 04277 Lipsia.
https://antirepression.noblogs.org/post/2020/10/23/erneuter-anquatschversuch-in-leipzig/
Dal sito “political-prisoners.net (Netzwerk)
22 ottobre 2020
I/le compagni/e morti a Stammheim – Il funerale
Esattamente 43 anni fa, la mattina del 18 ottobre 1977, Gudrun Ensslin, Andreas Baader e Jan Carl Raspe sono stati trovati morti al 7° piano della prigione di Stoccarda Stammheim. Irmgard Möller è sopravvissuta alla notte, gravemente ferita da quattro coltellate al cuore. Fin dall’inizio, settori della sinistra radicale in Germania, ma soprattutto all’estero, hanno presunto che la teoria statale sul suicidio dei prigionieri era errata.
Irmgard Möller ha ripetutamente negato la tesi secondo cui i prigionieri si sarebbero suicidati. Ex-prigionieri della RAF, tra cui Karl Heinz Dellwo, hanno dichiarato molti anni dopo d’avere informazioni che i prigionieri di Stammheim si sarebbero suicidati, ma per condizioni detentive di sterminio e che le autorità di sicurezza dello Stato sarebbero state a conoscenza dei piani dei prigionieri a giudicare se stessi, ma anche delle armi introdotte clandestinamente, però non avrebbero fatto nulla per calcolo allo scopo d’impedire questi atti, ergo almeno lo Stato aveva una colpa morale per la morte dei prigionieri.
Un ultimo tentativo legale per far luce sulle innumerevoli contraddizioni della teoria statale del suicidio è stata una denuncia sporta da Gottfried Ensslin e Helge Lehmann nel 2012, in cui le contraddizioni della rappresentazione statale sono state ancora una volta citate in dettaglio ed è stata presentata una domanda di riapertura dell’indagine sulla morte. Come previsto, la domanda è stata respinta. (1). Ad oggi, documenti importanti relativi a quanto accaduto sono soggetti a segretezza.
Abbiamo rielaborato quattro rapporti sui funerali di Gudrun Ensslin, Andreas Baader e Jan Carl Raspe, apparsi nel servizio intelligence per la diffusione delle notizie omesse (ID) (1) subito dopo il funerale, che riflettono l’intera escalation fascista, rielaborati in modo da poter essere messi online. Salvo alcune modifiche all’ortografia, i rapporti appaiono come sono in originale. Sunzi Bingfa
CACCIA ALL’UOMO DOPO I FUNERALI DI FRANCOFORTE
Quanto successo a Stoccarda dopo la sepoltura dei 3 compagni morti a Stammheim può essere paragonato solo alle condizioni latinoamericane: caccia all’uomo aperta, tollerata da una popolazione istigata, persino sostenuta, in uno Stato che ora non solo a noi, ma anche ai Paesi confinanti insegna la paura. Quattro rapporti su questo hanno ottenuto ID (domanda di riapertura della procedura d’indagine sulla morte, n.d.t.).
Il seguente rapporto proviene da colpiti di Wuppertal
Al funerale di Gudrun Ensslin, Andreas Baader e Jan-Carl Raspe è arrivata anche una delegazione dalla Grecia: Manolis Glezos (vedi sotto), l’avvocato Kannelakis e un giornalista del secondo quotidiano di Atene, Elevtherotypia, Votzis. (Alcuni articoli di Votzis sulla situazione nella Repubblica federale di Germania sono stampati con il titolo: “Un quarto Reich minaccia l’Europa” in “Kritisches Tagebuch” n. 2). La visita di questi tre non è solo dovuta alla loro simpatia personale, ma può anche essere valutata come dichiarazione consapevole di gran parte della sinistra greca, che quindi ha apertamente preso posizione nel mezzo della campagna elettorale (ci sono le elezioni parlamentari in Grecia il 20 novembre). Manolis Glezos ha pronunciato davanti alla tomba le seguenti parole:
“Mi inchino davanti alle vittime del nuovo fascismo. Esprimo le mie condoglianze alle loro famiglie e al popolo tedesco. L’omicidio di prigionieri politici, pianificato a sangue freddo, oltraggia ogni coscienza umana ovunque nel mondo. Essendo questo crimine disumano accaduto proprio in Germania, assume dimensioni speciali per noi che abbiamo combattuto il nazismo. Tutti, e specialmente quelli che combattono contro il dominio nazista, hanno il dovere di capire cosa sta succedendo oggi in Germania. Non dobbiamo permettere che il popolo tedesco sia vittima del fascismo per la terza volta nel nostro secolo e che l’intera Europa sia minacciata dall’imperialismo tedesco “.
Manolis Glezos è conosciuto nel mondo come “il primo partigiano d’Europa” nella lotta contro il nazismo. Il 31 maggio 1941, insieme ad A. Sandas, strappò la bandiera con la svastica dall’Acropoli ed è stato condannato a morte dalle autorità tedesche di occupazione. È stato condannato in tutto 28 volte durante la sua vita e ha trascorso 16 anni in prigioni e campi d’esilio. Ancora prigioniero, è stato eletto due volte parlamentare. È membro del consiglio di amministrazione dell’Associazione internazionale dei giornalisti, dell’Associazione internazionale dei combattenti della resistenza e del Consiglio internazionale per la pace, ed è stato insignito del Premio giornalistico internazionale e del Premio Lenin per la pace. (Il quotidiano Frankfurter Rundschau lo chiama: un combattente della resistenza greca). Glezos è ora nel consiglio d’amministrazione di EDA, un, grosso modo, partito eurocomunista. In un’intervista ha detto che sarebbe venuto avendo notato poca resistenza agli sviluppi nella Repubblica federale, ma vorrebbe sostenere questa resistenza.
Era costernato da ciò che si vedeva a Stoccarda. Anche noi. Siamo andati a Stoccarda per contrapporre il nostro cordoglio alla gioia segreta e in parte evidente per la morte a Stammheim. Avevamo sperato che più persone si sarebbero sentite colpite e, nonostante le critiche alla RAF, nonostante la paura delle conseguenze, sarebbero venute e avrebbero reso difficile a sbirri e stampa etichettare coloro che erano lì come circolo di “simpatizzanti”. Abbiamo perso il grande pubblico di sinistra e democratico – ingenuamente? E ci sono mancati coloro la cui posizione, reputazione, livello di consapevolezza avrebbero dato al funerale un volto diverso, che avrebbero potuto permettersi (e magari ottenere qualcosa con esso) di apparire senza mascherarsi.
Ad esempio, ci sono mancate le persone del comitato consultivo dell’ID, i redattori di “Bommi”, quelli del Tribunale Russell e coloro che erano venuti ai funerali di Holger Meins e Ulrike Meinhof. Ognuno/a di loro potrebbe aver avuto le proprie ragioni per non venire, ma in qualche modo ci sentiamo come se ci aveste deluso. Non ci aspettiamo spiegazioni, ma forse discussioni nelle singole città e non rinunciamo alla speranza di rivederci – si spera – in altre occasioni.
Ecco un secondo rapporto dei compagni di Wuppertal che hanno partecipato al funerale a Stoccarda:
Verso le 17 un’auto da Wuppertal con quattro compagni tornò a casa. Stavamo guidando da circa un’ora e mezza quando un’auto della polizia con luce blu ci ha raggiunti e spinti nell’ingresso di una stazione di servizio dove era parcheggiata un’altra macchina di sbirri. Ci siamo fermati, i poliziotti sono corsi alla nostra macchina, hanno spalancato le portiere, gridando: “Mani in alto, su scendete, avanti!“. Scesi, mani in alto, 3 poliziotti del parlamento, uno con pistola, un altro ci perquisisce in cerca di armi, invoca freneticamente le manette, raccoglie le carte d’identità. Dobbiamo porci su un lato della macchina, mettere le mani sulla capote. L’auto viene perquisita. I poliziotti troppo nervosi mirano all’altezza del torace con i loro MP sbloccati; sparerebbero a seguito di qualsiasi movimento imprevisto. Finalmente torna il responsabile delle operazioni con le carte d’identità verificate. “Non c’è niente, ma proprio niente”.
I volti dei poliziotti, stravolti dall’odio e dalla paura, cambiano all’improvviso, i parlamentari sono scaricati. Il capo delle operazioni spiega: “Abbiamo ricevuto una segnalazione dalla popolazione che quattro terroristi pesantemente armati stavano nella vostra macchina, vi stavamo seguendo da Stoccarda a 200 km / h. La chiamata era anonima, lamentarsi è inutile“. Denuncia, questo è il risultato della campagna mediatica.
Il seguente rapporto è dei partecipanti al funerale, da Essen:
Dopo il funerale di Stoccarda, i “Swamp Flowers I” (fiori di palude, n.d.t.) hanno sentito come la sporca istigazione della stampa BRD allineata influenzi tutto ciò che è “in movimento”. Mentre ci eravamo rifiutati per quasi 4 ore di “capitare” dalle diverse Hundertscaften di poliziotti, con la nostra carta d’identità presente, ora sembrava che oltre a farsi prendere dalla paura stessero per impugnare manganelli.
Perché durante i controlli c’erano già stati attacchi da parte loro, con almeno 5 compagni portati via con la consueta brutalità. Questo ci è bastato (circa 150), ci siamo diretti in corteo verso la questura. Nel frattempo i poliziotti si erano completamente ritirati e sembrava che il Paese fosse “di nuovo tranquillo”. Il nostro canto e mormorio è stato interrotto dopo poche centinaia di metri da 4 motociclette ululanti (con sopra gli sbirri).
Dopo averci inizialmente solo accompagnati regolando il traffico intorno a noi, hanno subito lanciato la loro prima offensiva. Mentre comparivano sempre più poliziotti motorizzati, hanno cercato di provocarci a stretto contatto con il bordo del corteo e gridando: “Fate qualcosa, lo stiamo solo aspettando”.
Non ci importava e fischiavamo, cantavamo e continuavamo a scandire i nostri slogan come “Quello non era un suicidio, quello era un omicidio pianificato, polizia SA/SS, Stammheim / Auschwitz”. All’improvviso alcuni di loro hanno iniziato a picchiare brutalmente i/le compagni/e nelle ultime file. Ci siamo dovuti fermare più volte e “raccogliere” chi veniva gettato a terra. In questa situazione, i poliziotti sono riusciti a spingerci sul marciapiede e a tenerci sotto controllo. Arrivati in centro, circondati da migliaia di passanti, ci siamo sentiti al sicuro. Ma è proprio qui che hanno inferto il colpo decisivo. Due motociclette hanno impedito a chi era in testa di avanzare mentre ci investivano da dietro. Alcuni sono stati presi dal panico in strada, dove sono stati investiti da un’auto della polizia che procedeva all’indietro.
Gli altri nel frattempo avevano letteralmente lanciato i loro veicoli sull’asfalto e colpito la folla con furia. In pochi istanti si è creato un campo di battaglia davanti ai passanti a bocca aperta. Ci hanno tirato per i capelli sul marciapiede, preso a calci in faccia e nello stomaco, e la testa di un compagno è stata colpita più volte sull’asfalto. Alcuni passanti hanno interferito vigorosamente, tra l’altro è stato chiesto a un poliziotto di sparare a un compagno al quale era puntata la pistola alla tempia. 40 compagni sono stati arrestati e alcuni picchiati su autobus VW sovraffollati. La caccia ai fuggitivi, in cui erano ora coinvolti diverse centinaia di poliziotti, BGS e passanti, è proseguita per diverse ore nei bagni e nelle cantine degli edifici circostanti. 39 degli arrestati sono stati rilasciati dopo il trattamento ED (servizio identificazione, n.d.t.), contro loro sono state intentate accuse penali per violazione della pace, resistenza al potere statale e lesioni personali. Ciò che non è stata ancora chiarito è notevole: tutti quelli con trattamento ED hanno una D scritta in penna nella loro carta d’identità (no, avete letto bene – nessuna stella). “Usignolo ti ho sentito in trappola”
Un altro rapporto di compagni/e da Essen
Resoconto dal funerale di Stoccarda: nessun controllo durante il tragitto in macchina. Di tanto in tanto in città sono visibili auto della polizia, ma in realtà non più del solito Prendiamo il tram per Degerloch. La solita presentazione solo subito al cimitero: unità a cavallo, MP, controllo superficiale (aprire la giacca o tastare). I poliziotti si trattengono, mostrano con discrezione la loro presenza. 500 persone circa nel cimitero, giornalisti, telecamere accese, clic su grilletti. Un pastore parla, un organo borbotta un inno. Saluto muto con sguardi – aria depressa.
Poi l’abbassamento delle casse di legno: il rituale sbagliato di salutare. Le organizzazioni dicono cose concise, i pugni sono serrati “sempre il sermone, finché non siamo esausti. Diciamo trionfalismo, anche quando diciamo impotenza”. Sorge un coro “Via la stampa”- “con quella tedesca”. Appare uno striscione “contro l’omicidio in carcere, ma anche contro il dirottamento di aerei. Pace alle capanne, guerra ai palazzi “.
Là sulla collina stanno i poliziotti e filmano: zoomano e un ritratto è pronto. Uno racconta ad alta voce quello che era anche nel rapporto post-autopsia di Ulrike. Ricorda che la versione del “suicidio” semplicemente non è accettata. Cori soffocano dopo pochi suoni. Dopo le organizzazioni e le associazioni, ora gli individui nel rito. Un volto mascherato dice qualcosa, è troppo tranquillo, getta giù il fiore, si allontana. “Guarda, che bella storia – sicuramente ne hai una anche tu, ma ferma le sconfitte che sono tenute segrete.”
Non riusciamo a piangere, nemmeno a capire che nella morte ogni significato viene ucciso. La nostra disperazione (per non parlare della rabbia) appare negli sguardi freddi, nelle facce pallide, nella stretta isolata, nel silenzio. “Silenzio, silenzio che lentamente si prende coscienza di sé stessi”.
I poliziotti ci riprovano quando escono dal cimitero. Poiché restiamo tutti, devono riportare fuori la donna arrestata. Andiamo insieme a Stoccarda per evitare ulteriori provocazioni. Durante il ritorno una VW arriva veloce e ci viene addosso. L’auto è demolita. Giungono un’unità a cavallo e un’unità speciale in tuta verde armate di mazze lunghe circa 1 m, e in stivali da combattimento. Ci picchiano, spingono via dalla macchina, bloccano la strada. Alcuni sono davvero sull’orlo dell’istinto per questa provocazione e segnano il ragazzo forte (leggi: eloquente). A poco a poco torniamo insieme e andiamo avanti: una grossa Mercedes con antenne radio arriva veloce per la strada. Sarà demolita. Nessun altro poliziotto interviene qui. Quando scendiamo, hanno chiusa la strada per circa 200 m, prima delle prime case. Ora inizia un servizio di identificazione.
I poliziotti formano un passaggio, ognuno di loro ha un taccuino / penna in mano. Ci lasciano uscire dalla trappola solo se percorriamo il passaggio in fondo al quale siamo fotografati. La squadra assassina sta dietro il passaggio a conferma delle sue intenzioni. Discutiamo brevemente e poi mostriamo i passaporti. Alcuni possono passare di nascosto. L’intero processo di “cattura” richiede molto tempo, così che coloro senza passaporto o che non lo mostrano possano fuggire attraverso gli orti. L’elicottero invia loro le unità a cavallo, ma la fuga riesce. Dietro il passaggio degli sbirri ci ritroviamo di nuovo per evitare che gli ultimi siano morsi dai cani. Arrivano molti civili, alcuni noti per perquisizioni domiciliari a Francoforte e Amburgo. Si salutano amichevolmente, fanno una breve chiacchierata …….bbrrr, sto congelando.
Un’azienda di rimorchi a noleggio trasporta auto e detenuti al controllo. Gli ultimi questa volta non vengono morsi dai cani e dopo che tutti sono stati “curati” c’è una piccola manifestazione per il centro cittadino. (Più tardi alla radio, la polizia si vanta: 40 trattamenti investigativi, 1 arrestato, 1200 registrati per nome, 600 auto controllate, vengono emesse denunce di danni materiali e violazione della pace.)
La “popolazione” che ha assistito allo spettacolo si esercita in battute fascistoidi: “Den da müsst‘ mer mol em dridde Gang en dr Waschmaschin schleudre”, “Klapp uft, nei mit dene and gassing”: Guidiamo negli ingorghi.
A volte dietro di noi, a volte accanto a noi, viaggia una Mercedes. C’è un tipo più vecchio seduto lì che ci fissa tutto il tempo. A un certo punto diventa troppo stupido per me. Esco e gli chiedo perché. Ho confermato il mio sospetto – è impegnato in una caccia all’uomo di terroristi. Siamo in un pub. Giunge la piccola manifestazione. I tedeschi un po’ più anziani, già ubriachi, quasi impazziscono per questa “sporcizia”. Avevano quasi solo suoni originali nelle loro teste, “Heil, Heil”.(Viva, Viva, n.d.t.)
Note a piè di pagina:
(1) Domanda di riapertura della procedura d’indagine sulla morte http://www.todesnacht.com/Dokumente/AntragNeueroeffnungTodesermittlungsverfahren.pdf
(2) Il “Servizio intelligence per la diffusione di notizie omesse” era una rivista della sinistra non dogmatica apparsa dal 1973 al 1981. È stata pubblicata settimanalmente ed è stata una delle pubblicazioni più importanti e più lette della sinistra non dogmatica.
https://sunzibingfa.noblogs.org/post/2020/10/18/die-toten-genossinnen-von-stammheim-die-beisetzung/
23 settembre 2020
APPELLO PER UNA MANIFESTAZIONE CONTRO LO SGOMBERO DI L34! – CAOS INVECE DI SGOMBERO
MANIFESTAZIONE 3 OTTOBRE- Friedrichshain – ore 21
Siamo arrabbiati! Arrabbiati per il fatto che Liebig34 debba esserci portata via. Arrabbiati per il fatto che si cerchi di schiacciare ogni tentativo di una vita autodeterminata. Ne abbiamo abbastanza di tutte le molestie degli sbirri in quartiere e ovunque.
Siamo stufi della loro repressione, dello Stato e dei suoi servi che rendono impossibile alla gente di dare forma alla città in cui vivono. Al diavolo investitori/trici per i quali Berlino non è altro che una tavola del “monopoli” su cui possono spostare le loro case. Ne abbiamo abbastanza degli yuppies che, con i loro nuovi edifici e condomini, espellono la gente che qui passa la vita, per la quale la strada e Dorfplatz sono più della semplice via verso lo spazio di co-working (lavoro condiviso, n.d.t.).
Chiediamo una città dal basso. Vogliamo occupare le case. Vogliamo decidere da soli come vogliamo vivere.
Liebig34 deve restare! Non solo perché ospita così tante persone. Ma soprattutto perché Liebig racconta la storia di una Berlino dove non solo quelli con capitale e un SUV hanno potuto incontrarsi per una birra. Perché è un luogo lungi dalla costrizione al consumo. Un luogo di solidarietà vissuta e utopia femminista.
Il vicinato è cambiato così enormemente negli ultimi anni e decenni che molti residenti di lunga data hanno dovuto andarsene. Kiezorte (quartiere, n.d.t.) ha lasciato il posto ai caffè di yuppies, i condomini stanno sostituendo i progetti abitativi. Quando Liebig sparirà, entra in gioco un’altra gentrificazione. Non vogliamo permettere che ciò accada.
Non aspettiamo che il prossimo progetto sia cancellato. Facciamo una dichiarazione forte e dimostriamo che non consentiremo sgomberi.
Non solo lo Stato ci sta prendendo sempre più spazio, ma anche fascisti e forze di destra continuano a spingersi sempre più in là nei nostri quartieri. Il 3 novembre, la Terza via chiama a un corteo a Berlino Hohenschönhausen dalle 11. Nella cosiddetta “Giornata dell’Unità Tedesca”, neonazisti e sedicenti “rivoluzionari nazionali” giungono a Berlino per recuperare la loro mancata sfilata il Primo Maggio. Un quartiere resistente dal basso significa anche che non c’è posto per i fascisti. Vogliamo anche opporci a loro. Come sempre, gli sbirri proteggeranno i nazisti e cercheranno d’impedire la resistenza antifascista. Non lo accetteremo e porteremo la nostra rabbia in strada – contro la Terza via e contro gli ufficiali giudiziari che vogliono sgomberarci. Non vogliamo aspettare che l’ufficiale giudiziario venga alla nostra porta. TagX (giorno X, n.d.t.) è ora ogni giorno prima dell’evacuazione di Liebig34, perché questo sgombero deve essere impedito con ogni mezzo.
Kieze dal basso e luoghi per la rete.
Venite tutti a Berlino dal 3 ottobre!
Liebig34 lotta. Contro nazisti, grandi investitori e sgomberi!
(Il 4 ottobre vogliamo festeggiare con voi un’altra iniziativa culturale nella buona vecchia Dorfplatz)
http://www.secoursrouge.org/
27 agosto 2020
SETTIMANA DI MOBILITAZIONE PER LIEBIG34 – DAL 7 AL – 13 SETTEMBRE 2020
Liebig 34 è minacciato di sgombero. Se Stato, polizia e proprietari vogliono lo sfratto, hanno solo da fare un disastro.
Come progetto abitativo autorganizzato anarco-queer-femminista senza uomini-cis, direttamente in Dorfplatz a Friedrichshain, Liebig 34 è un luogo in cui sono decisi e organizzati azioni di resistenza e momenti collettivi. Un luogo dove l’autorganizzazione diventa un’espressione pericolosa, dove un progetto diventa il punto di partenza delle lotte e non solo uno spazio di autoreferenzialità e intrattenimento alternativo. Il progetto stesso ha partecipato alla pianificazione di numerose manifestazioni, pubblicato numerosi appelli e testi e pure realizzato varie azioni radicali. Ma è anche un simbolo di radicalizzazione e responsabilizzazione per gli ambiti antagonisti a Berlino e in Germania, poiché mostra come si possano condurre diverse forme di resistenza.
Liebig34 consiste in un collettivo impegnato nel superamento delle strutture sempre più fortemente interiorizzate del capitalismo e del patriarcato. In un mondo in cui il patriarcato costituisce uno dei pilastri principali del sistema capitalista, esistono gruppi e collettivi femministi militanti che chiariscono che la resistenza e il contrattacco non sono un privilegio degli uomini cis e sono più che necessari. In un mondo patriarcale in cui patriarcato e capitalismo sono intrecciati, è più che necessario combattere effettivamente il patriarcato e non lasciare che diventi un effetto collaterale di un testo. Non facciamoci dividere dall’oppressione e lottiamo insieme per una società liberata.
Lottiamo insieme e difendiamo Liebig34!
Settimana d’azione femminista dal 7 al 13 settembre 2020, Berlino
Maggiori informazioni arriveranno il prima possibile.
Tenete d’occhio https://defendliebig34.noblogs.org/Gruppi autonomi per Liebig34
da: actforfree.nostate.net
13 luglio 2020
Berlino: banca distrutta per Dervenion56, Liebig34 e Rigaer94
Solidarietà significa attacco: nessuno sgombero rimane senza risposta
Oggi (10 luglio 2020), come prima risposta all’irruzione e agli sgomberi nell’edificio di fronte di Rigaer94, abbiamo attaccato una filiale di Berliner Sparkasse a Lichtenberg con pietre e distrutto le finestre.
Il raid e lo sgombero sono l’inizio della prevista eliminazione di vari progetti nei prossimi mesi. Oltre all’attacco a uno dei nostri spazi, l’incursione di ieri ha implicato l’estensione dell’assedio al Nordkiez (quarteire settentrionale, n.d.t.) di Friedrichshain e il tentativo di fare preparativi per sgomberare Liebig34. Questo non rimarrà senza conseguenze. Con la nostra azione chiediamo ad azioni decentralizzate contro i loro piani. Non vogliamo aspettare il Giorno X, la fase degli sgomberi è già avviata e dobbiamo dare una forte risposta collettiva in strada.
Ciò facendo aderiamo all’appello lanciato dagli squat Koukaki di Atene per entrare in dialogo con i compagni che là stanno affrontando sfide simili. Lo sgombero di Dervenion56 in Exarchia è stata l’occasione per questo appello internazionale [1].
In Grecia, dalla scorsa estate è stato condotto un attacco generale alle strutture e alle professioni di solidarietà. Nei 12 mesi di governo da parte di ND (Nuova Democrazia, n.d.t.), oltre una dozzina di case occupate sono già state sgomberate e barricate. Il governo di destra della Nuova Democrazia giudica il movimento anarchico e i suoi spazi liberi come suoi critici più duri e pericolosi.
Ciò sta accadendo ad Atene e in altre città greche è un attacco a strutture anarchiche e autonome, ciò che sta avvenendo a Berlino con condizioni e circostanze diverse, che prefigura la minaccia di sgombero di progetti abitativi, la soppressione di bar autonomi e l’assedio ai residenti che resistono nel Norkiez, in Friedrichshain. La prospettiva anarchica nella lotta di quartiere richiede anche uno scambio internazionale sui metodi adottati dai nostri nemici. In società che generano sfruttamento e repressione e contro i servi del capitale, noi esprimiamo un’illimitata solidarietà a chi sceglie il conflitto, creando così momenti collettivi.
Per l’autorganizzazione e l’occupazione di spazio
Solidarietà con Dervenion56, Liebig34 e Rigaer94
[1] https://athens.indymedia.org/post/1606123/
tradotto da: http://4sy6ebszykvcv2n6.onion/node/94951
Dal sito “political-prisoners.net (Netzwerk)
5 luglio 2020
Perquisizioni domiciliari e repressione contro antifascisti/e in Baden-Württemberg.
La mattina di mercoledì 1° luglio, sono stati eseguiti perquisizioni domiciliari, sequestri e prelievi di DNA in diverse città del Baden-Württemberg, tra cui Stoccarda, Tubinga e Karlsruhe. Una persona è stata sottoposta a carcerazione preventiva per presunto tentato omicidio, mentre altre ora sono a piede libero..
La massiccia campagna è iniziata un paio di settimane fa, quando il portavoce della polizia, Stefan Keilbach, che aveva annunciato una dura linea contro “quelli di sinistra”, ha recentemente rilasciato, al cosiddetto “Volkslehrer” – il neo-nazista espulso Nikolai Nerling – un’intervista per il suo canale YouTube. Secondo il cosiddetto gruppo investigativo “Arena” degli sbirri, esiste una connessione tra uno scontro fra nazisti dello pseudo-sindacato “Zentrum Automobil” e antifascisti/e nell’ambito della cosiddetta “manifestazione coronavirus”.
Tuttavia, per quanto riguarda “Zentrum Automobil” non si tratta di un sindacato, ma di associazione apertamente fascista. Il fondatore di questo gruppo è Oliver Hildburger, che ha suonato nella band nazista “Noie Werte”, dove suonava anche il presidente di lunga data di NPD (Partito nazionaldemocratico di Germania, di estrema destra, n.d.t.), Michael Wendland. Questa “band” ha persino suonato la colonna sonora del video di riconoscimento di “Clandestinità nazionalsocialista”, circolato negli ambiti nazisti molto prima che NSU fosse scoperta. Anche la rete di Hildburger direttamente nell’ambiente NSU, ma pure il gruppo militante NS & Blood, ora proibito, sono largamente noti da molto tempo.
In tempi di sviluppo di destra sempre crescente nella società, dai populisti agli sbirri, è solo giusto essere attivamente antifascisti e opporsi ai nazisti e alle destre. Esistono vari metodi per questo, siano essi blocchi, contro-proteste, veglie o, in singoli casi, attraverso scontri fisici. Tuttavia, questo dipende sempre dalla persona e anche in tal caso è opportuno che non ci sia presa di distanza generale. È chiaro che dove le destre si sentono a loro agio, non hanno contraddizioni, si diffondono, avvelenano la società con la loro disumana campagna e minacciano la vita di tutti coloro che non si adattano alla loro visione del mondo. Recentemente si è saputo che le destre talvolta s’infiltrano anche nei movimenti sociali o esercitano pressioni nelle professioni sociali, che nella città di Bad Dürkheim in Renania-Palatinato, nel campo dell’assistenza, un noto neonazista si è occupato di persone con disabilità intellettive ed anche durante l’assistenza era membro del consiglio di fabbrica. Dobbiamo essere consapevoli che oltre 200 persone sono state assassinate dai nazisti in Germania dal 1990.
Alla luce di questi sviluppi, un’azione coerente e militante contro gli istigatori di destra di ogni genere dovrebbe anche far parte di un’autodifesa antifascista, purtroppo diventata estremamente necessaria.
Come detto sopra, possono essere diverse le forme nella lotta contro la destra, ciò è pienamente legittimo e discussioni sono essenziali dentro il movimento di sinistra. Certamente, però, in genere prendere le distanze dall’antifascismo attivo, come hanno fatto i Verdi in questo contesto rispetto alle perquisizioni domiciliari, è solo una schifezza idiota.
Perché ogni attacco dello Stato contro attivisti/e antifascisti fa semplicemente parte di un quadro generale. In periodo di crisi economica sempre più presente nella fine dei giorni capitalistica, è importante per lo Stato criminalizzare il più possibile le risposte e le prospettive progressiste e diffamare persone e gruppi con termini come “estremista di sinistra”, “black bloc” e simili schifezze.
Dobbiamo contrastare questi tentativi di divisione e attacchi contro la politica di sinistra e militante attraverso la solidarietà e farli fallire. In caso di un simile attacco dello Stato, mentre fascisti dell’esercito tedesco, apparato di polizia e servizi di intelligence accumulano armi ed esplosivi e si preparano a una guerra civile, è assolutamente necessario stare insieme senza limite e non lasciarsi decomporre da elementi di frattura..
È importante che siamo coerenti e solidali, non solo formalmente o talvolta con una manifestazione da ciabattoni, un’azione attiva, ma anche un sostegno alla nostra Rete Libertà per tutti i prigionieri politici o alla nostra rivista “Gefangenen.Info” dovrebbe essere un atteggiamento di base per gente di sinistra d’ogni genere, perché un attacco a uno/una di noi è un attacco all’intero movimento di sinistra.
Martin Eickhoff
da: actforfree.nostate.net (tramite Anarchists Worldwide)
20 maggio 2020
Lipsia, Germania: Connewitz, lo Stato è un cantiere di sicurezza interna
Da settimane Connewitz ribollisce di attività, soprattutto attorno al cantiere tra Wiedebachplat ed Ecksteinstraße. Questo impedisce agli sbirri di pattugliare e controllare gran parte della Bornaische Strasse. Questo offre a molti l’opportunità di trascorrere le serate senza essere sottoposti a controlli arbitrari di polizia. Si susseguono incendi nel cantiere, il che rientra nel processo di riqualificazione su larga scala del quartiere. Questo fa sì che il potere statale irrompa costantemente nel cantiere in gran numero e controlli e molesti arbitrariamente la gente. La rabbia per le molestie subite dagli sbirri è infine esplosa spontaneamente il 9 maggio 2020. Ecco una piccola panoramica dei fatti nelle ultime settimane.
Come ogni bella serata primaverile, in molti si sono radunati in strada per passare del tempo insieme. Quella sera erano forse 150-200 le persone in Bornaische Strasse, a gruppetti, secondo le restrizioni per il coronavirus. Gli sbirri hanno mostrato nervosismo sin dall’inizio pattugliando intensamente le strade circostanti. Non sembrano essere contenti del fatto che, per il cantiere, possono entrare solo in gran parte di Connewitz con un gran numero di maiali con elmetto, per non esporsi a un gran pericolo.
Dopo che un grande incendio è scoppiato nel cantiere, sono giunti i primi sbirri e si sono preparati a entrare nel sito. Grazie a persone coraggiose incappucciate munite di pietre e fuochi d’artificio, alcuni sono fuggiti attraverso la rete del parcheggio. Solo quando hanno radunato un grosso contingente, gli sbirri hanno preso d’assalto Bornaische Strasse, appoggiati da un elicottero. I residenti presenti nel quartiere sono stati espulsi con la forza. Tuttavia, ciò ha fortunatamente prodotto anche resistenza. Gli sbirri sono stati attaccati con bottiglie, pietre e fuochi d’artificio. Tre persone sono state arbitrariamente arrestate nel corso dell’episodio, una di loro è da allora in stato di detenzio0ne, secondo la stampa. In Biedermannstraße fuori del cantiere edile, i veicoli della polizia in avvicinamento sono stati accolti con pietre. Gli sbirri hanno spento l’incendio e messo in sicurezza il cantiere, rimanendo nel quartiere fino alle 4 del mattino
Già una sera prima si era verificata una situazione quasi identica. Gli sbirri hanno pensato di dover ispezionare il cantiere per un incendio e sono stati accolti con fuochi d’artificio. Hanno quindi dovuto ritirarsi e tornare poco dopo con un grosso contingente per irrompere nel cantiere e cercare “sospetti”. Hanno anche controllato casualmente tutti quelli che non hanno potuto o voluto andarsene in tempo.
La sera del Primo Maggio, gli sbirri hanno invaso il quartiere con un centinaio di uomini per circondare, molestare e controllare arbitrariamente la gente in massa. L’hanno condotta in un angolo per stabilirne poi l’identità. Paradossalmente, hanno addotto il motivo del sospetto che le nuove misure di controllo del contagio fossero state violate. Anche se loro erano quelli che intrappolavano la gente in uno spazio isolato e ignoravano qualsiasi regola di distanziamento.
Dal quando il cantiere edile esiste in Bornaische Strasseè, si è fortemente intensificato l’assedio degli sbirri a Connewitz. Ogni fine settimana il cantiere è attaccato, persone sono picchiate, minacciate e molestate dagli sbirri. Il cantiere è una spina nel fianco delle autorità statali, perché crea uno spazio difficile da controllare, libero dalla loro presenza quotidiana. Contemporaneamente, il cantiere è un altro passo deliberato per aumentare gli affitti a Connewitz. Ovviamente non siamo contro un tram ben funzionante e una strada priva di buche, con abbastanza spazio per una pista ciclabile. Ma abbiamo sufficienti motivi per preoccuparci che queste misure rientrino in un piano più ampio per approfondire il processo di espulsione in corso. Al contrario, la protezione dell’ambiente promessa aiuterà solo marginalmente, poiché le case esistenti possono ancora essere affittate e modernizzate.
Gli sbirri ovviamente non vogliono e non possono accettare spazi non sotto il loro controllo. Non possono accettare di essere indesiderati da molti in Connewitz. Almeno da Capodanno, è diventato evidente che sono solo una forza occupante repressiva. La loro presenza serve principalmente i ricchi e speculatori degli edifici di lusso, i cui progetti edili e investimenti sono da protetti dagli sbirri. Tuttavia, per fortuna questi non sono riusciti a impedire che un escavatore, un’auto della sicurezza e un’auto di membri di AfD finissero in fiamme nelle ultime settimane.
Se volessero davvero serate come quella del 9 maggio, per essere tranquilli non irromperebbero in quartiere ad ogni piccolo falò e non userebbero un elicottero che sorvoli le strade per ore, impedendo a tutti di dormire. Contrariamente alle ridicole affermazioni di sbirri, Bild (quotidiano n.d.t.) e LVZ (Leipziger Volkszeitung, giornale popolare di Lipsia, n.d.t.), non ci sono mai stati attacchi ai vigili del fuoco. Nessuno a Connewitz ha un problema con i vigili del fuoco. Potrebbero svolgere il loro lavoro senza ostacoli, perché apprezziamo il loro lavoro. Ma gli sbirri sfruttano ogni occasione per condurre azioni repressive contro i residenti nel quartiere.
Per evitare ulteriori scontri, chiediamo agli sbirri di non entrare nel cantiere o nel quartiere. Se lo facessero, non dovrebbero sorprendersi per ulteriori attacchi. A questo punto vogliamo ricordarvi ancora una volta che per gli sbirri è obbligatorio mettere un elmetto in quartiere, la cui inosservanza può avere conseguenze fatali.
Maiali fuori dal quartiere!
Per un quartiere che resiste ed è solidale!
In memoria di Ulrike Meinhof, rivoluzionaria e antifascista, assassinata dallo Stato tedesco il 9 maggio 1976 a Stoccarda-Stammheim.
Anarchists Worldwide
Maggio 2020
da: Zusammen Kaempfen
Breve resoconto sul Primo Maggio 2020 a Magdeburgo
Questo Primo Maggio, circa 100 persone si sono radunate a Magdeburgo in Olvenstedter Platz per una manifestazione in occasione della Giornata internazionale di lotta della classe operaia. Già il precedenza si è svolto un raduno internazionalista nel centro della città, ha preso parte una quarantina di persone.
Durante gli interventi al nostro raduno di è parlato del peggioramento della vita quotidiana nel capitalismo, in tempi di pandemia globale. Il virus è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Una crisi economica si stava profilando da qualche tempo e l’anno scorso, quando nessuno sapeva del coronavirus, i mercati azionari tremavano ogni due mesi e le società si preparavano alla crisi con ondate di licenziamenti. Abbiamo anche aderito alle richieste della campagna “Non sulle nostre spalle”. Non siamo noi a dover il costo di questa crisi, ma i ricchi. Inoltre, Netzwerk Freiheit fuer alle politischen Gefangenen (Rete Libertà per tutti i prigionieri politici, n.d.t.) ha fatto un intervento sulla situazione attualmente vissuta dai prigionieri politici e sociali.
A conclusione della manifestazione, secondo lo slogan “Primo Maggio – Via libera” si è formata una manifestazione spontanea nel quartiere, durante la quale sono state scandite nuovamente le posizioni di lotta di classe della nostra classe. La manifestazione ha potuto essere effettuata senza incidenti o interferenze da parte della polizia. Alcuni poliziotti non hanno potuto fare a meno di molestare la gente del quartiere, cercando d’intimidirla.
Per noi, una cosa è certa: nonostante le condizioni restrittive, continueremo a prenderci il diritto di portare in piazza la nostra resistenza contro i governanti. Perché in tempi di pandemia da coronavirus e crisi economica globale la resistenza è più che necessaria e legittima! In questo senso: Lottare insieme contro coronavirus crisi e capitalismo! Per una società senza sfruttamento e oppressione!.
Dal sito “political-prisoners.net (Netzwerk)
19 aprile 2020
Non lasciamoci togliere il Primo Maggio ad Amburgo!
Non solo il Primo Maggio gli oppressi nel mondo lottano contro questo sistema, contro lo sfruttamento e per la nostra libertà!
Nonostante e a causa della pace dei cimiteri, non ci faremo togliere la giornata di lotta della nostra classe! Non abbiamo mai elemosinato portare la nostra lotta giustificata in piazza e non lo faremo ora! E proprio ora abbiamo ogni ragione per farlo: ciò che i governanti chiamano “crisi da coronavirus” non è altro che la loro crisi sistemica, per la quale dobbiamo pagare. La crisi capitalistica che è già iniziata è solo ancor più acutizzata dal coronavirus.
Ora perdiamo massicciamente il nostro posto di lavoro e siamo costretti a lavorare a orario ridotto perché l’imperialismo ovviamente non regge nemmeno a un virus. Mentre grandi società sono prontamente salvate dal governo e possono godere di “prestiti illimitati”, dobbiamo temere per la nostra esistenza. Anche la privatizzazione del sistema sanitario in corso da anni mostra che in questa società il profitto vale più della vita umana. I governanti sfruttano questa situazione per dichiarare il loro stato d’emergenza una normalità e aggirare i diritti da noi conquistati. Anche il parlamento è stato praticamente sospeso. Ci minacciano multe o addirittura la prigione in caso di violazioni del loro cosiddetto “divieto di contatto”! Ora che abbiamo tutte le ragioni per ribellarci al loro dominio, continuano a cercare di isolarci gli uni dagli altri. Anche i prigionieri politici e quelli che si ribellano sono duramente colpiti dalla repressione. Con la loro crisi, ora giustificano più isolamento, più torture. Ovunque nel mondo è la situazione nelle carceri è diventata insostenibile, come dimostrano i numerosi focolai e le rivolte nelle ultime settimane. I diritti del lavoro vengono gettati via dai bonzi del sindacato per accattivarsi le simpatie della classe proprietaria. I media borghesi stanno facendo il resto suscitando panico per legittimare queste misure repressive. Si suggerisce che non esistono più le classi, ma che tutti “insieme” sarebbero responsabili per aiutare i bonzi per la loro miseria. Da questo virus deriva un vero pericolo, ma non dobbiamo lasciarci scoraggiare dal celebrare questa giornata di lotta della classe operaia! Il fatto che la lotta di classe non possa semplicemente essere paralizzata lo si vede molto chiaramente nelle lotte degli oppressi nel mondo intero. In Messico o in India, le masse sfidano il coprifuoco e tanto più si difendono dai loro oppressori! E questa è l’unica cosa giusta! Non ci piegheremo al blocco imposto dai governanti! Ora dobbiamo stare insieme contro la loro oppressione! Attacchiamo la classe dominante per i molti contagiati e morti che ha sulla coscienza!
La ribellione è giustificata! Solidarietà significa resistenza!
Primo Maggio a mezzogiorno, metropolitana Feldstrasse
sito web: https://1mai2020hamburg.blogspot.com/
Dal sito: http://www.demvolkedienen.org
8 aprile 2020
Crisi solo per il coronavirus? Assolutamente no!
La borghesia in Germania (e anche in altri Paesi) vede nella pandemia da coronavirus un enorme regalo. Ogni possibile misura è giustificata dalla “lotta contro il virus”. Si afferma anche che la crisi economica è conseguenza della pandemia, che i posti di lavoro soccombono al virus, che il lavoro a orario ridotto è responsabile del coronavirus, ecc. La borghesia se ne lava le mani innocentemente e incolpa di tutto la pandemia. Ma uno sguardo al passato non troppo lontano ci mostra che gli stessi economisti borghesi già l’anno scorso – prima che soprattutto fosse solo immaginato il coronavirus, si erano aspettati la crisi economica.
Già il 5 gennaio 2019, il quotidiano “Guardian” in un suo articolo riportava “I pessimisti prevedono un crollo globale nel 2020. Potrete capire perché”:
“Il Fondo monetario internazionale (FMI) è a capo di un gruppo di tetri indovini preoccupati della stabilità dell’economia globale tra i livelli di crescita del debito e il rallentamento dell’aumento del PIL. Per quanto tempo, chiedono, l’espansione vista dall’ultimo crollo può continuare prima che colpisca un’altra recessione? E se una recessione globale viene ulteriormente spinta oltre nel futuro da un gran mucchio di denaro preso in prestito dal sistema finanziario, la prossima recessione diventerà rapidamente un crollo di proporzioni simili o addirittura maggiori di quelle osservate nel 2008?…
Tuttavia, i 3 anni a partire dal 2014 sono stati caratterizzati dalla caduta dei prezzi del petrolio e delle materie prime, il che ha moderato l’inflazione. Ciò ha dato all’economia globale una spinta di cui aveva un disperato bisogno, lavorando a spese delle nazioni esportatrici di petrolio e di materie prime – e dell’ambiente. La spinta è svanita nel 2017 e ha lasciato il 2018 un anno particolarmente ordinario – tranne negli USA, dove i tagli delle tasse di Donald Trump hanno più che compensato il commercio globale poco brillante e alimentato un boom dei consumi. Mentre inizia il 2019, le cose appaiono ben diverse. Il debito dei consumatori è tornato ai livelli pre-crisi in molti Paesi. I prestiti alle imprese sono saliti alle stelle e i governi, mentre hanno ridotto i deficit annuali, continuano ad avere montagne di debito che sovrastano i prestiti visti prima della crisi….
Ciò accende i riflettori sul FMI (Fondo Monetario Internazionale), preoccupato che i maggiori costi del prestito e i livelli più bassi della spesa dei consumatori significheranno più aziende fallite. Per i governi, il rimedio è stato quello di approvare riforme che consentano di creare più posti di lavoro. Tuttavia, la crescita del lavoro flessibile ha singolarmente mancato d’aumentare i salari. Gli indovini londinesi di Fathom Consulting, hanno scritto a matita un fallimento globale per il 2020. Pure Nouriel Roubini, che può affermare d’essere uno dei pochi economisti a prevedere l’ultimo crollo, nomina il 2020. Non c’è molto tempo per prepararsi .”
Anche nei giornali borghesi tedeschi già ai primi del 2019 si metteva in guardia contro l’imminente crisi. A febbraio, Holger Schmieding, capo-economista della Berenberg-Bank e con una lunga carriera presso alcune delle più grandi banche USA, dichiarava in un’intervista:
“Signor Schmieding, appena due settimane fa, il governo federale ha fatto marcia indietro con le sue previsioni di crescita per il 2019 e l’ha ridotta all’1%. Contemporaneamente il tasso di disoccupazione continuerà a scendere. Qual è la vostra previsione?
Holger Schmieding: il governo federale ha ragione. Noi stessi avevamo pubblicato tempo fa la previsione dell’1%. A causa degli attuali rischi, la tendenza è chiaramente rivolta verso il basso. Quindi il 2019 è un anno difficile. Solo in primavera o in estate possiamo vedere se le cose miglioreranno di nuovo. La congiuntura ora si “raffredda” in modo significativo.
Quindi, in quale anno poi vi aspettate la prossima depressione dopo questo periodo di avvio?
Se siamo sfortunati, ci saremo dentro nell’estate 2019. Questo sarebbe il caso se la guerra commerciale di Trump contro l’Europa si acutizzasse. Se ci venisse risparmiato, allora ci sarà una ripresa. Poi forse nel 2022 avremo il momento per una normale recessione economica, per una crisi di pulizia economica”.
I media statali tedeschi hanno anche osservato lo sviluppo anche con crescente preoccupazione, soprattutto la crescente bolla immobiliare ha riportato alla memoria la crisi del 2008. Su tagesschau.de è stato scritto:
“A ben dieci anni dall’esplosione della bolla immobiliare statunitense, viviamo ancora una volta in un mondo di bassi tassi d’interesse. Il tasso d’interesse di base negli Stati Uniti è attualmente dal 2,25 al 2,5%, tendente di nuovo al calo. Nell’area dell’euro, la Banca centrale europea (BCE) mantiene il tasso d’interesse di base a un livello record di 0% da anni. I titoli di Stato sicuri come i titoli di Stato decennali sono in territorio negativo.
Quindi gli investitori in cerca di redditività sono spinti verso attività rischiose come azioni e immobili. Ancora una volta. Logica conseguenza: aumento dei prezzi delle azioni e degli immobili. Nuovamente.
Ad esempio, i prezzi degli immobili nell’area dell’euro sono in forte aumento dal 2014. I prezzi delle case rispetto all’affitto annuale – un’importante caratteristica distintiva di una bolla immobiliare – sono quasi tornati al loro livello del 2008.… Il capo-economista di Commerzbank, Jörg Krämer, quindi in un nuovo studio mette in guardia contro una bolla immobiliare in Europa:
La politica monetaria estremamente espansiva della BCE rende l’acquisto di una casa alla portata di molti e fa salire la domanda. Allo stesso tempo, abbatte i rendimenti di altri investimenti, rendendo gli immobili più interessanti per gli investitori.
Lo sviluppo negli USA è ancora più estremo: dieci anni dopo lo scoppio della bolla immobiliare statunitense, i prezzi degli immobili negli Stati Uniti sono al di sopra dell’apice della loro bolla di allora, come rivela uno sguardo all’indice dei prezzi delle case di Case-Shiller. (indice dei prezzi di vendita di case negli Stati Uniti, n.d.t.).
È un segnale inquietante. Soprattutto perché il vento sembra cambiare direzione. Nelle grandi città degli Stati Uniti, dove i prezzi delle case sono recentemente aumentati in modo particolarmente forte, emerge un’inversione di tendenza.
Ad esempio, i prezzi dei condomini nell’area della Baia di San Francisco hanno raggiunto un nuovo massimo nell’aprile 2018 – il 35% sopra il loro massimo, prima dell’esplosione della bolla immobiliare nel 2008.
Flessioni nel mercato immobiliare globale negli ultimi 30 anni avrebbero sempre innescato recessioni globali. In questo contesto, l’attuale movimento al ribasso è motivo di preoccupazione. Una riduzione combinata dei prezzi immobiliari e degli investimenti immobiliari nelle principali economie popolari, nel 2020 porterebbe la crescita economica globale a un minimo decennale del 2,2%, secondo gli esperti di Oxford.
Il cattivo risveglio ci sarà sicuramente. Ma arriva più tardi di quanto molti profeti del crac credano attualmente sia possibile”.
L’avvertimento di Commerzbank menzionato qui è stato pubblicato il 31 maggio 2019 con il titolo “Importante economista mette in guardia contro la bolla immobiliare in Europa”.
Nel quotidiano ” Die Welt”, alcuni mesi dopo la situazione è stata riassunta come segue, con il titolo “Siamo diretti verso una recessione”.
“La Germania ora si sente come una rana in acqua che sta lentamente riscaldandosi: la situazione economica è grave e in peggioramento, ma non così rapidamente da esserci gran clamore e una violenta ribellione. Anche i politici sembrano non vedere motivo per agire e affrontare l’imminente recessione. La ripresa è minacciata da una fine altrettanto oscura come quella della rana, che viene cucinata senza accorgersene.
L’indice [Ifo] (Istituto per la ricerca economica a Monaco di Baviera, n.d.t.] trae vantaggio solo da una tendenza contraria tecnica. Tuttavia, il crollo delle aspettative suggerisce che i problemi di recessione sono fin troppo reali. Le prospettive “azzerano quasi ogni speranza di una ripresa nel quarto trimestre e nel 2020”, afferma Daniela Ordonez.
È stato solo all’inizio della settimana che un devastante indice della Direzione acquisti per la Germania ha sconvolto i mercati. Allianz parla anche di un aumento del rischio di recessione, non solo per il 2019 ma anche per il 2020: “I dati odierni consolidano le nostre previsioni secondo cui l’attuale recessione economica non è una ‘mosca di un anno’ “, afferma Katharina Utermoehl, economista di Allianz. Utermoehl situa i maggiori problemi nell’industria tedesca, là dove il clima economico è nuovamente peggiorato: “Il crescente deterioramento delle aspettative delle imprese indica che senza una rapida inversione di tendenza, il rischio di recessione sarà forte nel 2020.”.
Per il 2019 e il 2020, Allianz prevede questo, solo con una crescita dello 0,6 % per la Germania. Perciò il ritmo di espansione dell’economia tedesca dovrebbe essere solo circa la metà di quello dell’area dell’euro nell’insieme. L’Istituto di economia tedesca (IW) ha appena ridotto le sue previsioni economiche.
La storia insegna quanto facilmente la realtà possa superare chi pronostica. L’indice d’aspettativa Ifo in passato ha previsto in modo affidabile recessioni economiche. Dovesse ancora questa volta funzionare il potere previsionale, il prodotto interno lordo tedesco (PIL) potrebbe ridursi dell’1,2% nel corso dell’anno. Ciao Berlino! È ora di agire! grida quindi Stefan Große, economista della NordLB (banca regionale in Germania n.d.t). “Siamo diretti verso una recessione ad alta velocità. Inoltre, anche il settore dei servizi è ora coinvolto, almeno come indicato dagli indici della direzione acquisti. Egli dubita che le misure adottate dalla Banca centrale europea (BCE) saranno sufficienti per contrastarlo. Il governo deve quindi riflettere come poter reagire. Ma Berlino si comporta come una rana in acqua calda. “
Già in agosto, Olaf Scholz ha annunciato un programma di 50 miliardi per intercettare la recessione incombente e garantire il rinvio della crisi, come il “Guardian” ha riferito:
“Il ministro delle Finanze di Angela Merkel, Olaf Scholz, ha suscitato aspettative di un aumento di € 50 miliardi (£ 45 miliardi) nell’economia tedesca per evitare un’imminente recessione. L’economia si è contratta di un piccolo margine nel secondo trimestre – 0,1% – ma si prevede che subirà un secondo calo maggiore nel terzo trimestre.
La maggior parte degli analisti prevede che il denaro extra di Scholz sia troppo poco e arrivi troppo tardi per impedire due trimestri consecutivi di crescita negativa, vale a dire la definizione tecnica di una recessione “.
Il quotidiano austriaco “Der Standard” ha fatto riferimento nell’agosto 2019 alle previsioni di alcuni economisti borghesi negli USA:
Economisti statunitensi sono stati più ottimisti rispetto a un’imminente recessione negli USA. La maggior parte dei 226 economisti intervistati ha dichiarato di non aspettarsi una recessione economica fino al 2020 o al 2021, come annunciato lunedì dalla National Association for Business Administration (Nabe)”.
Anche il quotidiano “Süddeutsche” ha riassunto i crescenti avvertimenti della prossima crisi ancora in agosto:
“Quando la maggiore crisi finanziaria da otto decenni ha colpito il mondo occidentale nel 2008, i politici e i banchieri centrali sono stati completamente sorpresi dall’impatto delle turbolenze. Serie di provvedimenti d’emergenza sono stati freneticamente messi insieme, nazionalizzazione di società, fusione di banche. I ministri delle finanze dei Paesi del G7 sono stati in una sorta di centralino telefonico permanente, i banchieri centrali di tutti i continenti hanno tagliato i loro tassi di interesse di base, i capi di governo del G20 si sono affrettati al vertice sulla crisi a Washington. Sebbene sia stato finalmente possibile coordinare approssimativamente i singoli programmi congiunturali e commissionare lo sviluppo di nuove regole bancarie, l’economia è crollata drammaticamente, in particolare negli USA e in Germania.
Il 2020 potrebbe essere l’anno della prossima grande crisi economica – e, diversamente da undici anni fa, tutti lo sanno da mesi. Infatti, ci fosse un crollo, sarebbe la crisi con il periodo di allerta più lungo di sempre, una recessione con un annuncio, per così dire, una lenta, volontaria discesa nella fossa dei serpenti. “
La crisi economica che si sta sviluppando non è quindi né inaspettata né causata dalla pandemia da coronavirus. La pandemia e lo sfruttamento da parte dei governi reazionari di tutto il mondo, specialmente nei Paesi imperialisti, l’hanno approfondita. Gli economisti borghesi si aspettano da tempo la crisi, come dimostra questa raccolta incompleta. Le crisi fanno parte di questo sistema economico malato e alla borghesia non deve essere permesso di nascondere questo fatto e usare la pandemia come capro espiatorio.
Scritto da chsc
da: Zusammen Kaempfen
[18 marzo] coronavirus o meno – Non vi deluderemo!
Anche il 18 marzo 2020 ci sono buone ragioni per celebrare la giornata del 18 Marzo nonostante e soprattutto per la “crisi da coronavirus” globale. Come sempre i prigionieri politici sono tuttora detenuti nelle carceri della Germania imperialista.
Coronavirus o meno – non vi deluderemo!
Il 18 marzo è una giornata di lotta per la liberazione di tutti i prigionieri politici e si riallaccia alla tradizione del movimento operaio. Il 18 marzo 1848 rappresenta le lotte del proletariato appena formato contro i vecchi sovrani e anche contro la borghesia di recente nascita. Il 18 marzo 1871, la Guardia Nazionale ha preso il potere a Parigi, dando il via alla Comune di Parigi.
Anche il 18 marzo 2020 ci sono buone ragioni per celebrare la giornata del 18 Marzo nonostante e soprattutto per la “crisi da coronavirus” globale. Come sempre i prigionieri politici sono tuttora detenuti nelle carceri della Germania imperialista.
La repressione costante colpisce i/le migranti di sinistra. Dozzine di rivoluzionari e compagni di sinistra originari di Turchia e Kurdistan sono detenuti ai sensi dell’art. 129b, spesso sottoposti a regime d’isolamento, centinaia sono oggetto di indagini e procedimenti. E anche fra i quasi 70.000 prigionieri “normali” la maggioranza assoluta dei prigionieri sociali è imprigionata per la loro situazione di classe. Sono tutti prigionieri del sistema capitalista.
Nel frattempo, esistono casi di coronavirus nelle carceri tedesche. A Mönchengladbach, un prigioniero è stato messo in quarantena dopo aver contattato una persona risultata positiva. Venerdì 13 marzo a Braunschweig, un nuovo detenuto ha mostrato sintomi di coronavirus. Un “confinamento generale” per tutti i detenuti è stato quindi ordinato per tutti i prigionieri.
In Italia, Paese fortemente colpito dalla “crisi da coronavirus”, i prigionieri si sono uniti per protestare. Temono di non essere adeguatamente protetti dalle infezioni per coronavirus. In tutta Italia, almeno 12 prigionieri sono morti a seguito delle rivolte.
Nel carcere di San Vittore a Milano, i prigionieri si sono arrampicati sul tetto e hanno gridato: “Vogliamo la libertà!” Parenti arrabbiati dei prigionieri si sono pure radunati davanti a diversi centri di detenzione per manifestare contro il divieto di visita.
Con un’azione simbolica a Burg di fronte al carcere Madel (vicino a Magdeburgo), solidali hanno dimostrato di non aver dimenticato i prigionieri anche in tempo di pandemia globale, sparando diversi razzetti contro il muro della prigione e lanciando slogan.
coronavirus o meno – non vi dimenticheremo!
Libertà per tutti i prigionieri politici e sociali, ora più che mai
Dal sito “political-prisoners.net” (Netzwerk)
Stammheim: “Libertà per tutti i prigionieri politici!”
16 marzo 2020
Una manifestazione si è tenuta di fronte al carcere di Stoccarda-Stammheim in occasione della Giornata dei prigionieri politici.
Nella Giornata dei prigionieri politici, il 18 Marzo, si è svolta una manifestazione davanti al carcere di Stammheim a Stoccarda. Attivisti/e di AGİF, SKB, MLPD, Zusammen Kaempfen, Rote Hilfe, ATIK, Centro Sociale Democratico curdo giovani curdi hanno richiesto la libertà per tutti i prigionieri politici.
Tramite vari interventi si è espressa la solidarietà ai prigionieri detenuti nel carcere di Stoccarda ai sensi degli articoli 129a / b.
Storia del 18 Marzo
Il 18 Marzo è l’anniversario della Comune di Parigi. Questa, creatasi spontaneamente durante la guerra franco-prussiana (1870-1871), ha espulso il governo centrale conservatore dalla capitale della Francia, istituendo un “consiglio comunale” con modelli consiliari socialdemocratici e socialisti. È durato per 72 giorni fino al 28 maggio 1871, quando le forze governative hanno ripreso il controllo di Parigi. La reazione ha eseguito una sanguinosa vendetta dopo aver riportato la vittoria sui/sulle comunardi/e. Oltre 20.000 uomini e donne sono stati uccisi e oltre 40.000 sono stati condannati all’ergastolo.
Nel 1923, il Soccorso Rosso Internazionale ha proclamato il 18 Marzo “Giornata dei prigionieri politici. Il fascismo ha vietato il 18 Marzo e non è stato possibile celebrarlo a causa della repressione. Dopo il fascismo, il 18 Marzo è stato nuovamente celebrato solo nel 1996, su iniziativa di Libertad, come giorno di mobilitazione per la libertà dei prigionieri politici. Da allora, questa giornata è stata celebrata ogni anno con iniziative, manifestazioni o altre attività. Da alcuni anni, a Stoccarda il 18 marzo si va davanti alla prigione di Stammheim per comunicare ai prigionieri che non sono dimenticati e sono tuttora parte delle lotte.
https://anfdeutsch.com/aktuelles/stammheim- Freiheit-fuer-alle-politischen-gefangen-17898
Dal sito “political-prisoners.net” (Netzwerk)
Marzo 2020
Giornata internazionale della lotta delle donne 2020: su usciamo per l’8 Marzo militante!
Appello del gruppo Autonomia proletaria Magdeburgo per la manifestazione dell’8 marzo 2020 – ore 15, Hasselbachplatz, Magdeburgo
L’8 Marzo è la Giornata mondiale della donna – giorno in cui regalano fiori a noi donne – se non che ci inondano soprattutto di pubblicità per prodotti cosmetici – siamo congratulate e ci vengono espressi felicitazioni e apprezzamenti. Ma intendere questa giornata come giorno di gratitudine è solo ipocrisia.
Infatti, l’8 Marzo ci rivela l’oppressione quotidiana che vivono donne nel mondo. Dobbiamo chiederci perché riconosciamo le donne solo un giorno all’anno? Questo giorno non esisterebbe se le donne avessero un posto come individui liberi in questa società, se le donne fossero rispettate e apprezzate ogni giorno e vivessero in una società equa.
L’8 Marzo è il giorno in cui nel 1857 oltre 100 donne a New York City sono state arse fino a morire dal loro padrone, mentre scioperavano in fabbrica per i loro diritti di lavoratrici. È il giorno delle donne rivoluzionarie, come Clara Zetkin che nel 1910, alla Seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste aveva proposto l’8 marzo come Giornata internazionale delle lavoratrici. E in generale, l’8 Marzo è il giorno per commemorare ogni donna oppressa e rendersi consapevoli che ogni giorno è un giorno di lotta,finché non otterremo giustizia sociale, uguaglianza e libertà.
La fiaba del femminismo liberale
Perché l’oppressione di genere è più profonda che il non ottenere gli stessi salari percepiti dagli uomini o non avere abbastanza magistrate o presidentesse. Questo è il motivo per cui non immaginiamo la nostra liberazione dentro uno Stato liberale, che di volta in volta ci “concede” miglioramenti legali, come recentemente con la revoca del divieto d’informazione da medici praticanti l’aborto. A causa del suo sostegno ai diritti di libertà dell’individuo, il liberalismo si è proposto nella storia, a quanto pare spesso, come partner spesso alleato del movimento borghese delle donne. Mentre il femminismo liberale vede le ingiustizie subite dalle donne, non critica il sistema stesso. Ecco perché per il femminismo liberale si tratta d’integrare più donne nel sistema e aprire strutture per le donne. Tuttavia, questo non può avere successo. Oltre a un’enorme sotto-rappresentazione in tutti settori di questo sistema, possiamo anche notare che molte leader politiche o manager si comportano piuttosto “maschilmente” e patriarcalmente, cioè adottano a quanto pare attributi maschili, come severità, rigore e freddezza. Ma non vogliamo essere paragonate agli standard maschili dominanti.
Lo sfruttamento economico delle donne come principio fondamentale del capitalismo
Ciò detto, milioni di donne stanno ancora facendo lavori domestici e allevando i bambini, non pagate, affinché il resto della famiglia possa andare tranquillamente a scuola o al lavoro salariato ufficiale per allinearsi al sistema. Finché questo lavoro di riproduzione sarà regolamentato in modo privato e non a livello della società, questa situazione permarrà. Inoltre, alle donne è sempre più riservata la maggiore percentuale dei rapporti precari di lavoro con salari bassi e sono quindi maggiormente a rischio di povertà – soprattutto le migranti ne sono colpite, perché difficilmente riescono a trovare un lavoro dignitoso a causa di un’ulteriore discriminazione razzista. Riteniamo come le compagne di Francoforte1, che il nostro antirazzismo deve quindi far parte anche di una strategia antimperialista per non essere meramente umanitarie, dato che il capitalismo globale è basato su strutture neo-coloniali di sfruttamento che, fra l’altro, inducono la gente a lasciare i suoi luoghi d’origine. A causa dell’influenza imperialista dell’Occidente, là dominano rapporti ancora più pazzeschi dovuti a guerra e violenza.
Inoltre, non è un caso che noi donne siamo impiegate anzitutto in settori con i salari più inferiori, ma, a causa degli sconvolgimenti della rivoluzione industriale siamo viste in concorrenza con i lavoratori come riserva di forza lavoro a basso costo, cosa che perdura a tutt’oggi. Pure l’introduzione della quota di donne non ha cambiato nulla rispetto a questa situazione. La quota di donne è uno strumento utilizzato dai governanti per minare psicologicamente la nostra resistenza. Senza contare che questo strumento rende noi stesse sfruttatrici, divide il movimento se i privilegi sono riconosciuti ad alcune prescelte e il resto non reagisce per la speranza di una promozione..
Il capitalismo ha integrato le donne nel sistema per non perdere la sua legittimità – e si tenterà d’integrarle ulteriormente. Quindi ci rendiamo conto di non poter fare affidamento per la nostra liberazione sul favore politico ed economico. Il sistema dipende dal nostro sfruttamento e non ci libererà.
Il sistema della violenza
Il nostro problema sono dunque il patriarcato e il capitalismo: un sistema politico, economico e culturale basato sull’oppressione e lo sfruttamento delle donne metodici. Si rende quindi schiava l’intera società e si apre una porta a ogni tipo di violenza e discriminazione in quanto, permettendo agli uomini di esercitare violenza contro le donne, i governanti le possono meglio controllare. Così, per il fatto che il settore privato rappresenta un rifugio di fronte alla violenza dello Stato, il capofamiglia può esercitare tranquillamente la violenza su donne e bambini. In tal modo il dominio del sistema è riprodotto e assicurato.
La suddetta violenza è costantemente presente nella vita di ogni donna – oltre alla violenza domestica e al lavoro a domicilio non retribuito, si possono anche elencare le molestie e i commenti sessisti sul lavoro, a scuola o in strada, così come matrimonio coatto, prostituzione imposta, mutilazioni genitali femminili ed anche omicidi. Ma il sistema ci invia contemporaneamente il messaggio di tacere, essere deboli e obbedienti per non diventare noi stesse la prossima vittima. Specialmente a noi donne, nell’educarci è stato inculcato di non esercitare violenza, il che ci rende troppo spesso disponibili, quando la violenza è usata contro di noi. E lo Stato è grato per questo dono, perché non potremo rappresentargli un pericolo.
La lotta per la liberazione è internazionale
Ma, purtroppo per il sistema, come donne abbiamo già avuto la capacità di tradurre la nostra paura e tristezza in collera, la nostra rabbia in coscienza e organizzazione nella lotta. A coloro che sostengono che non avremmo diritto a lamentarci perché saremmo già libere in Germania e per altre donne nel mondo la situazione è peggiore, pessima, noi rispondiamo: l’oppressione non è competizione! Non misuriamo il proprio grado di liberazione sul grado di liberazione di altri. Ciò che loro non considerano è che l’impostazione di questi altri non è un argomento contro le aspirazioni d’emancipazione, ma a maggior ragione per collegare più fortemente le nostre lotte a livello internazionale.
Questo perché stiamo ereditando un’eredità di lotte femminili millenarie contro il patriarcato, il capitalismo e il fascismo: a partire dalle Amazzoni che hanno combattuto Stati patriarcali nascenti, attraverso la resistenza e l’organizzazione clandestina delle cosiddette streghe nel Medioevo e le migliaia di persone morte nella lotta contro l’Europa fascista, fino alle ondate di movimenti femminili europei. Al di fuori dell’Europa, guardiamo con stupore le donne in lotta per l’autodeterminazione e contro l’imperialismo in Palestina e Kurdistan, nonché a quelle che difendono il loro Paese e la loro natura in America e Africa e le donne che in India e in altre zone dell’Asia combattono lo sfruttamento e i femminicidi.
Una società liberata può essere libera solo se TUTTI sono liberi
Abbiamo un potenziale rivoluzionario incredibile di cui dovremmo essere consapevoli. Crediamo che l’unico modo per liberare la società dal patriarcato, dal capitalismo e dal fascismo sia per noi donne l’autorganizzazione a livello locale nell’ambito di una lotta comune, internazionale e rivoluzionaria al di fuori dello Stato. Questo perché non possiamo chiedere la libertà a coloro che profittano dalla nostra oppressione. Il movimento femminile è sempre stato un potente movimento politico. Tuttavia, la storia ha già spesso dimostrato che non appena i movimenti progressisti sono istituzionalizzati, ad esempio integrati o trasformati in partiti, si arriva alla loro paralisi. Perdono forza rivoluzionaria venendo incorporati nel sistema liberale e, d’ora in poi, vincolati a un ambito dello Stato di diritto. Ecco perché per noi la lotta per la liberazione non finisce, ad esempio, con l’abolizione del paragrafo sull’aborto: per una migrante senza documenti, ciò non conta, perché non ha accesso al sistema in entrambi i casi. Pertanto, dobbiamo stare attenti, quando le condizioni di vita all’interno del sistema migliorano (tramite riforme) a non perdere di vista l’obiettivo, cioè il superamento del sistema, poiché anche le riforme comportano il rischio costante di essere ritirate con un cambiamento di dominio politico
Né possiamo aspettarci che la liberazione di genere arrivi automaticamente con la distruzione della società di classe e dello Stato. Il patriarcato non funziona così. Il femminismo deve essere parte integrante elementare della nostra lotta rivoluzionaria sin dall’inizio.
La lotta per la nostra libertà inizia ora qui con noi mentre diventiamo consapevoli della nostra oppressione, e ci organizziamo, creando strutture di autodifesa e costruendo relazioni uguali capaci di superare la mentalità patriarcale imposta a noi tutte.
Le donne che lottano sono donne che vivono!
Contro patriarcato, capitalismo e fascismo!
Per una società liberata senza sfruttamento e oppressione!
da: Netzwerk
24 febbraio 2020
HH: iniziativa il 5 marzo per la “Giornata dei prigionieri politici”, legata al 18 Marzo
Giovedì 5 marzo 2020, alle 19 presso il Centro Internazionale B5, Brigittenstrasse 5, nell’ambito di Tayad Cafe
Secondo la tradizione, il 18 Marzo è la data proclamata per commemorare i combattenti della Comune di Parigi. 25.000 comunardi/e sono stati uccisi a Parigi il 18 marzo 1871 e altri 3.000 imprigionati.
Altre 13.700 persone, imprigionate per la lotta durante la Comune di Parigi, sono un simbolo di tutti quei prigionieri politici ora detenuti per le lotte da loro condotte contro l’oppressione e lo sfruttamento.
“giudichiamo le prigioni uno strumento della classe dominante per mantenere il suo potere. Ecco perché siamo anche per la libertà di tutti i prigionieri sociali. La gente è detenuta, avendo voluto migliorare il proprio reddito inadeguato o sottrarsi all’oppressione semplicemente per sopravvivere.
Dato che non possiamo e non vogliamo tacerlo, scendiamo in piazza! ”(su appello della Rete Libertà per tutti i prigionieri politici – Netzwerk)
Durante l’iniziativa riferiremo su alcuni prigionieri politici di diversa provenienza
.
Chiediamo anche partecipiate ai due raduni per il 18 Marzo:
ore 19: Centro detentivo di Amburgo, Holstenglacis 3
ore 19:45: luogo: Jungiusbrücke (dietro il seminterrato)
Note
Il Tayad-Cafe si svolge ogni primo e terzo giovedì al Centro Internazionale B5, dalle 18 ad Amburgo. Tayad è un’organizzazione a sostegno dei prigionieri turchi esistente da 30 anni.
21 febbraio 2020
HH: Venite davanti al carcere! – il 18 Marzo è la Giornata dei prigionieri politici
Panchine del parco per barricate!
Libertà per i “3 compagni della panchina del parco” e per tutti i prigionieri (politici)!
La Giornata del soccorso ai prigionieri politici richiama alla memoria l’insurrezione della Comune di Parigi nel 1871, nonché la sua distruzione e la successiva repressione contro decine di migliaia di persone. Nel 1923, il Soccorso Rosso Internazionale ha proclamato il 18 Marzo, “Giornata internazionale a sostegno dei prigionieri politici”.
Dopo il fascismo, solo nel 1966 sono avvenute azioni in questo giorno e continuano tuttora. In tutto il mondo e anche qui in Germania è ancora una realtà il fatto che gente è detenuta e condannata per le sue attività politiche. A compagni/e curdi sono inflitte elevate pene detentive in tutta la Germania durante procedimenti, fra l’altro, contro il PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan, n.d.t.). Ad Amburgo, a seguito delle attività NoG20, persone sono ancora in prigione. Dopo lunghi mesi di detenzione preventiva, Loic è stato temporaneamente rilasciato a fine dicembre, a determinate condizioni. Lo scorso luglio, 2 dei “3 compagni della panchina del parco” sono stati sottoposti a custodia cautelare e anche Musa Aşoğlu ed Erdal Gökoğlu sono stati anche condannati a lunghe pene detentive, ai sensi dell’art. 129b.
La prigione continua ad essere lo strumento per togliere di mezzo gli avversari politici. Perciò anche quest’anno esprimiamo la nostra solidarietà a chi sta dietro le sbarre e portiamo la nostra protesta il più vicino possibile a loro, davanti alle mura della prigione.
Venite numerosi e siate rumorosi!
Libertà per tutti i prigionieri politici!
Venite alla manifestazione in occasione della Giornata dei prigionieri politici, il 18 marzo, alle 19, al Centro di detenzione di Amburgo Holstenglacis 3!
https://rotehilfehamburg.systemausfall.org/node/311
da: Netzwerk
12 febbraio 2020
HH: Anna e Arthur tengono la bocca chiusa, anche come testimoni!
Nessuna dichiarazione
a polizia e PM
Nessuna collaborazione
con gli organi repressivi dello Stato
ROTE HILFE ev
http://www.rote-hilfe.de
http://www.ausageverweigerung.info
Per alcuni lo slogan “Anna e Arthur tengono la bocca chiusa” potrebbe sembrare stantio, antiquato, non più attuale.
Non è cambiato nulla. Come attivisti/e di sinistra ci ritroviamo ancora costretti ad affrontare la repressione dello Stato e ancora sussiste l’unica pratica opportuna in proposito, per rifiutare la collaborazione con gli organi repressivi. La difesa contro la repressione dello Stato inizia tenendo la bocca chiusa con polizia e PM, non solo per proteggersi, ma anche per tutelare i/le tuoi/tue compagni/e.
Ai procedimenti penali politici non si tratta solo di trovare le prove a carico nei confronti di accusati concretamente. Un ulteriore e notevole interesse sta nel trovare informazioni su strutture di sinistra. È quindi di secondaria importanza se dichiarazioni riguardanti il caso specifico siano utilizzabili direttamente dal tribunale o se le informazioni siano registrate per essere utilizzate in altri contesti. Gli investigatori e i tribunali sono quindi interessati a ricevere deposizioni da persone usate come testimoni. Chiunque pensi, dopo qualche piccola dichiarazione, d’avere almeno tranquillità prima di altre citazioni si sbaglia di grosso. Chi ne sa un po’, potrebbe alla fine saperne di più – perché la polizia e i PM non dovrebbero insistere? In questo modo, i/le testimoni divengono rapidamente degli accusati.
In occasione di questa iniziativa informativa, vogliamo occuparci concretamente della situazione dei testimoni. Devo presentarmi come testimone su mandato di comparizione? Ho il diritto di rifiutarmi di deporre? Cosa succede se devo deporre come testimone? Quale mezzo di coercizione può essere usato contro di me? Posso come testimone contattare l’accusato? E che dire effettivamente dei testimoni a discarico e delle false dichiarazioni?
Lunedì 16 marzo 2020, ore 19:30, al Centro Sociale
https://rotehilfehamburg.systemausfall.org/node/309
da Zusammen Kaempfen
da. Roter Aufbau Burg:
Resoconto del processo
L’11 febbraio 2020 abbiamo sostenuto moralmente un compagno di Magdeburgo al suo processo davanti alla Corte distrettuale di Magdeburgo. Il compagno è stato accusato di vari casi, ovvero violazione della legge sulle armi, della legge sugli esplosivi e aggressione a un funzionario di polizia. È stato aperto un processo qualche tempo fa, svoltosi presso il tribunale distrettuale di Magdeburgo in cui il compagno è stato anche condannato, ma la condanna del PM non era abbastanza elevata. Al primo processo la procura ha richiesto una pena detentiva di tre anni, ma l’avvocatessa del compagno e il giudice del compagno non hanno concordato. Quindi non si è nemmeno trattato di una pena detentiva, ma di un’ammenda molto alta di € 5.000, ma ciò non è neanche bastato al PM. La procura ha chiesto il riesame, quindi la data del processo è quella dell’11 febbraio 2020. In occasione di tale processo hanno presenziato diversi compagni e simpatizzanti, esprimendoci solidarietà. Questa volta, il PM ha chiesto 3 anni con la condizionale e 6 mesi di reclusione, richiesta respinta però dal giudice per mancanza di prove legali definitive. Quando ciò è emerso, il PM ha perorato che si dovrebbe tener presente l’atteggiamento politico del compagno con particolare severità, dato che abita in un quartiere radicale di sinistra. Tuttavia, l’avvocatessa del compagno ha richiesto la riduzione dell’ammenda elevata. Quando il verdetto viene pronunciato, non solo vengono respinte le richieste del pubblico ministero, ma l’ammenda viene ridotta dai suddetti 5.000 € a 1.680 €. . L’avvocato del compagno, tuttavia, ha richiesto la riduzione dell’ammenda elevata. Al pronunciamento del verdetto, non solo sono state respinte le richieste del PM, ma anche l’ammenda è stata ridotta dai suddetti 5.000 € a 1.680 €. In occasione di questa udienza sono state compiute molestie e espressi insulti dalle forze dell’ordine contro la sinistra, sia perquisendo singoli individui che davanti all’aula di tribunale. Alcuni non sono stati nemmeno ammessi in aula, essendosi rifiutati di far fotocopiare i loro documenti personali (carte d’identità). Questo processo ha anche dimostrato quanto la procura tedesca stia cercando di condannare la sinistra sempre più a lunghe pene detentive. Un altro esempio a tale riguardo è rappresentato dal caso del compagno Toto, che è sottoposto a pesante repressione in relazione al G20. Il nostro compagno è stato condannato in base a dichiarazioni dubbie da parte di due poliziotti che hanno addotto prove molto discutibili e in presenza della volontà del PM e del giudice di condannare e mandare Toto in prigione a tutti i costi. Gli è stato negato continuamente il beneficio della condizionale, essendo rimasto in silenzio durante tutto il processo e il giudice Hinkelmann non ha voluto ravvisare alcun sviluppo sociale positivo nel compagno. Ne ha colpito uno, siamo tutti d’accordo! #freetoto
da: Netzwerk
13 febbraio 2020
Lipsia: dopo la manifestazione per linksunten
Dopo la manifestazione del 25 gennaio a sostegno di linksunten e l’attenzione mediatica ci si può sicuramente aspettare una reazione da parte dello Stato.
Hanno sgomberato tutti dopo la notte di San Silvestro. Ripetutamente gli sbirri sono pure venuti in casa di gente, come registrazioni video hanno reso pubblico, per portargli poi via i telefoni cellulari. Lo stesso è stato fatto con le foto. Si prega di non pubblicare tali video/foto, senza rendere irriconoscibili le persone!
Tuttavia, ci sarà sicuramente materiale video con cui gli sbirri cercheranno quindi d’investigare sugli/sulle autori/autrici, ad esempio, in base ai dettagli dell’abbigliamento.
https://antirepression.noblogs.org/post/2020/02/11/nach-der-linksunten-demo/
Le vittime degli sbirri possono rivolgersi al gruppo Copwatch per documentare (copwatchleipzig.home.blog). Aveste sperimentato qualcosa che vi disturberà in seguito, ad esempio la violenza della polizia da voi subita o osservata, sfruttate l’opportunità di discussione data da Out of Action (outofaction.blackblogs.org). I rispettivi indirizzi e-mail e le chiavi pgp sono anche su entrambe le pagine.
https://antirepression.noblogs.org/post/2020/02/11/nach-der-linksunten-demo/
da: actforfree,nostate.net
Brema: Commissariato attaccato in segno di solidarietà verso Linksunten Indymedia
Solidarietà a Linksunten! Commissariato in fiamme!
Nella notte del 28 gennaio 2020, a Brema, con l’incendio alla stazione dei maiali nel quartiere Steintor stiamo dando una risposta agli attacchi in corso da parte dello Stato contro le nostre strutture e alla misura di divieto imposta a Linksunten Indymedia. Il divieto sarà esaminato presso il Tribunale amministrativo federale di Lipsia nei prossimi giorni. Il risultato che ne seguisse è irrilevante per noi. Non crediamo nelle leggi costituzionali sulla la libertà di stampa e di parola. Non facciamo richieste. In momenti di fondamentali cambiamenti sociali, lo Stato tedesco mostrerà sempre il suo brutto muso da poliziotto. “Attacca lo Stato autoritario!” è stato lo slogan alla manifestazione dello scorso fine settimana a Lipsia. Ne abbiamo preso atto e agito di conseguenza. Perché, chi rappresenta lo Stato autoritario meglio dei suoi poliziotti? Chi affronta ogni movimento rivoluzionario in strada?
Nella lotta contro lo Stato autoritario, ogni successo ha le sue ripercussioni. Al G20 di Amburgo, in migliaia hanno celebrato i momenti di sorpresa della rivolta e l’impotenza a tratti di una gigantesca squadra di maiali. Il divieto inflitto a Linksunten è stato la reazione diretta dello Stato alla sconfitta politica e di polizia nelle strade di Amburgo. Noi, rivoluzionari di sinistra, siamo stati privati di un’importante struttura di comunicazione e pubbliche relazioni. Inventandosi un’associazione a delinquere e quindi vietandola, lo Stato tedesco ha creato un efficace strumento repressivo.
In termini di contenuto, la procura ha giustificato il divieto per la sua contiguità con le azioni militanti. È proprio tale prassi militante che noi difendiamo. Di conseguenza, la nostra solidarietà si manifesta in modo offensivo: diversi contenitori di benzina e una miccia all’ingresso del commissariato nel quartiere Steintor. Agiamo in solidarietà di Linksunten Indymedia e delle diverse lotte per una società di libertà e solidarietà!
Per noi, rivoluzionari, la prassi dell’azione diretta, lo scontro con lo Stato e i momenti insurrezionali sono fondamentali. Per lo Stato tedesco occorre garantire e consolidare la struttura proprietaria di base e i limiti di ogni libertà. Il superamento dello sfruttamento economico e l’abolizione dei confini lastricati di cadaveri saranno combattuti solo contrapponendosi a questo Stato e mai agendo con esso. Lo Stato tedesco ne è consapevole e cerca di impedire e controllare la ribellione militante. Le autorità investigative e repressive sono felici di usare quasi tutti i mezzi. Molti attivisti accettano offerte di pacificazione o sono intimiditi. Le richieste di rinunce alla violenza conducono direttamente nei percorsi di protesta addomesticati dei movimenti e partiti democratici, quando i movimenti sociali radicali finiscono con il riformismo, la convenienza e la “partecipazione”.
Non lasceremo senza risposta ulteriori attacchi contro di noi o le nostre strutture. Poliziotti, andatevene dai nostri quartieri! Oppure fornite gli estintori.
La libertà nasce da un movimento che lotta!
Gruppi autonomi
(tramite Deutschland Indymedia, tradotto in inglese da Anarchists Worldwide
Permalink
https://de.indymedia.org/node/48282
25 novembre 2019
Minaccia di divieto a de.indymedia.org – Giorno (((i))) – la nostra prospettiva: resistere!
Invitiamo a Lipsia tutti coloro che hanno rabbia dentro e vogliono affrontare la repressione dello Stato nel giorno (((i))) (le parentesi triple, note come (((eco))), sono simbolo antisemita, n.d.t.) Quel giorno, vogliamo mostrare forza in strada e difendere le nostre idee. E, come sapete, la miglior difesa è l’attacco.
Dopo gli scorsi attacchi a Lipsia, fra l’altro ad alcuni cantieri e al responsabile di un progetto immobiliare di lusso a Connewitz, da parte dello Stato, in base a riflessioni e richieste si è proceduto in modo poliziesco nei confronti del sito de.indymedia.org. [1] La lettera di riconoscimento dell’assunzione di responsabilità per l’attacco all’agenzia immobiliare è scomparsa dalla piattaforma. Proseguendo, vorremmo spiegare più in dettaglio le cause della recente minaccia di divieto, perché riteniamo importante rispondere in modo appropriato e incoraggiare tutti a rendere il giorno (((i))) un giorno di resistenza. Senza un breve riepilogo in merito al divieto di linksunten.indymedia.org e le reazioni del movimento in proposito, non sarebbe possibile una considerazione più completa.
La ridotta resistenza al divieto di linksunten è stato un segnale di debolezza. Soprattutto l’ambiente militante avrebbe dovuto reagire adeguatamente, essendo il sito la piattaforma più importante per le sue azioni e dichiarazioni. Si è perso il momento in cui avremmo potuto dimostrare che il ministero degli Interni non può chiudere la nostra piattaforma senza grosse conseguenze. Certamente, i/le compagni/e responsabili di linksunten si sarebbero augurati anche una maggiore solidarietà. La responsabilità di diffondere le nostre idee e azioni può essere assunta solo se i/le compagni/e possono essere nostro sicuro supporto. Per censura da parte dello Stato ora giunge l’autocensura da de.indymedia.org, che ha silurato il concetto di piattaforme radicali di sinistra, arrendendosi di fronte alla possibile repressione. Non possiamo approvarlo e chiediamo una presa di posizione da de.indymedia.org.
Nel 2017, la rivolta contro il G20 è stata la ragione dell’attacco statale. Ora, allo Stato, sembra sia stato oltrepassato un limite e si sta preparando un nuovo attacco alle nostre strutture.
Se l’attacco all’agenzia immobiliare abbia senso o meno e se sia stato il giusto obiettivo, non vogliamo valutarlo in questo momento. Quello che possiamo dire è che quest’azione differisce da altre azioni tradizionali di gruppi militanti negli ultimi anni, anche se l’idea di base non è una novità. Chiedere conto a singoli individui, perché impongono, difendono o sviluppano oppressione e sfruttamento da lungo tempo è stata parte della pratica di gruppi rivoluzionari come la RAF, il Movimento 2 giugno o le Cellule rivoluzionarie/Rote Zora. Inoltre, ad esempio negli anni ’80 esistevano milizie di quartiere che aggredivano fisicamente politici in Kreuzberg.
L’attacco alle gru edili è stato dopo lungo tempo quello con il maggiore danno arrecato alla proprietà da un’azione militante, con una perdita pari a 15 – 20 milioni di euro e ritardo di 2 mesi del progetto di costruzione. I responsabili dell’azione hanno assicurato di non aver messo in pericolo vita umana. Anche se le macchine erano assicurate, come affermano i costruttori di CG, un ritardo di costruzione complica e rincara il costo dell’intero progetto.
Entrambe le azioni hanno in comune l’aver oltrepassato la soglia della protesta nel resistere. Ognuna ha colpito in modo sensibile parti del settore immobiliare e le hanno attaccate direttamente, in modo da essere imprevedibili. Che la resistenza, così come la reazione conseguente dello Stato come legge naturale, non siano percepite come desiderabili non solo da parte borghese, ma anche da molti che si dichiarano di sinistra, si è potuto rilevare nelle ultime settimane sui media (sociali). Talvolta si è addirittura arrivati ad accusare i compagni di essere responsabili della conseguente repressione. Che questo argomento miri a fare nulla di offensivo contro le dominanti condizioni di ingiustizia, dovrebbe essere chiaro a tutti. Un atteggiamento, quello di condannare gli attacchi ai governanti, perché potrebbe forse portare alla repressione del movimento, non solo ignora che questa repressione prima o poi comunque arriverà e cercherà solo l’occasione giusta. In definitiva, porta anche a organizzarsi nei rapporti e per una situazione pacificata.
Tuttavia, le azioni sono criticabili e da analizzare in base al loro effetto.
Finora risuona l’urlo dei media. Articoli dal titolo “Settore edile nella paura” o assurdi paragoni con la RAF hanno dominato le prime pagine. Lo Stato libero di Sassonia ha risposto con l’aumento e la ridenominazione del “GEG-LE” (Gruppo d’inchiesta sull’estremismo di sinistra) per “Soko LinX” (Commissione speciale per le infrazioni commesse dagli ambienti di sinistra, n.d.t.). Si è dato il segnale di caccia alle streghe; l’ambito di sinistra e dei/delle militanti, specialmente a Lipsia va distrutto. Sono state messe taglie per 160.000 euro [2] – anche gli attacchi a imprese edili di carceri, che traggono beneficio dall’enorme prigione in costruzione a Zwickau. La presenza di sbirri a Connewitz ha avuto un’impennata e controlli sistematici nonché molestie sono nel frattempo all’ordine del giorno. I grandi costruttori edili si sono pure incontrati e annunciato il proprio concetto di sicurezza per proteggere i/le loro collaboratori/trici. Poi sono arrivati gli appelli per vietare de.indymedia.org.
Se si vuol credere, tutti, ai discorsi nei media, queste azioni hanno superato un limite. Forse è stato il limite da cui i/le padroni/e della città si sentono effettivamente attaccati da noi e temono riguardo ai loro progetti. Fosse questo il caso, ciò significherebbe: appena compiamo azioni arrecanti un danno effettivo e lasciamo l’ambito alla tradizionale propaganda militante, non appena i potenti si sentano minacciati e attaccati direttamente, dobbiamo temere la censura dallo Stato. La ridotta resistenza al divieto di linksunten rende più agevole allo Stato la chiusura dei nostri siti, ogni volta che lo voglia Per quanto riguarda de.indymedia.org vediamo quindi l’urgenza di difenderci con ogni mezzo e di sostenerci a vicenda. La resistenza contro la repressione deve essere elevata al punto di colpire i luoghi sensibili dello Stato.
Una possibilità di farlo tutti insieme la vediamo il 25 gennaio 2020. Invitiamo il giorno (((i))).a Lipsia tutti coloro che hanno la rabbia dentro e vogliono contrapporsi alla repressione dello Stato Quel giorno, vogliamo mostrare forza in strada e difendere le nostre idee. E, come sapete, la miglior difesa è l’attacco.
P.S.: Sostenete la mobilitazione! Diffondete il giorno (((i))) nelle vostre città, scaricate il file del manifesto, stampatelo e affiggetello. Nota: dopo il divieto di linksunten questo manifesto rappresenterebbe immagini incostituzionali (l’indymedia “i” combinato con “linksunten.indymedia.org”). Pertanto, siate un po’ più cauti nella diffusione e nella pubblicazione. Per una resistenza autonoma!
[1] https://www.mdr.de/sachsen/leipzig/leipzig-leipzig-land/indymedia-bekenn …
[2] https://www.lvz.de/Region/Mitteldeutschland/Soko-LinX- ulteriori ricompense …
Monitoraggi, raccolta del DNA e ulteriore ricerca della casa – alcune (più vecchie e più recenti) relative ai 3 della panchina del parco.
10 novembre 2019
Secondo i PM, la sera dell’arresto un imputato è stato monitorato mentre riempiva un contenitore di benzina presso un distributore di benzina.
Due degli accusati devono essere stati sorvegliati da casa loro fino alla panchina del parco, dove sono stati poi controllati e arrestati da parecchi poliziotti in borghese.
Come già riferito, il DNA è già stato prelevato ai due compagni detenuti. Il prelievo di DNA alla terza persona non è stato (per ora) disposto, essendo le tracce di DNA trovate nelle prove esaminate (sebbene molto deboli) solo di origine maschile, quindi l’imputata non è messa in discussione come responsabile. Dopo una denuncia del procuratore generale, il tribunale regionale di Amburgo ha deciso il prelievo di DNA anche alla terza persona, motivato dai periti di LKA, secondo cui le tracce trovate sarebbero “un miscuglio complesso”. I tre campioni di DNA saranno presumibilmente confrontati anche con il database di BKA (Ufficio federale di polizia criminale, n.d.t.), essendo disposto anche questo.
Il 9 ottobre 2019 sono state eseguite altre perquisizioni al domicilio del terzo accusato. Nel fare ciò gli sbirri sono stati soli nell’appartamento, unico “testimone” un fabbro.
Ufficialmente, il motivo della perquisizione è stata la ricerca di note scritte a mano per un rapporto di indagine comparativa. Secondo quanto deciso, LKA sta cercando l’autore/autrice di una nota sequestrata all’arresto. È anche risultato chiaro che si indagherà ulteriormente e, in particolare, sono ricercate altre persone. Durante la recente perquisizione domiciliare, LKA ha chiarito che persone nel giro dei 3 accusati sono sotto osservazione e se ne conoscono i nomi.
Dopo la perquisizione domiciliare, anche al terzo accusato è stato prelevato il DNA.
Ma l’ultima decisione del tribunale distrettuale relativamente al DNA della terza persona è stata nuovamente impugnata ultimamente. Ora si attende un’altra decisione del tribunale regionale e il DNA, in possesso degli sbirri, per il momento non può essere (ulteriormente) analizzato.
A questo punto non si richiederà un riesame della detenzione, trattandosi ovviamente di un’indagine in corso e quindi si può presumere che gli/le avvocati/tesse siano ancora tenuti all’oscuro di (gran) parte del fascicolo o dei risultati dell’indagine.
Dovesse la procura generale permanere 6 mesi, l’atto di deve essere emesso prima di fine ‘anno e la prima data processuale del processo deve aver luogo prima dell’ 8 gennaio 2020.
https://parkbanksolidarity.blackblogs.org
Da Netzwerk
Libertà per gli imputati al processo TKP/ML! Levare l’art. 129! Manifestazioni a Monaco di Baviera e Norimberga!
30 ottobre 2019
Il processo scandaloso a 10 persone di sinistra originarie della Turchia davanti al Tribunale regionale superiore di Monaco di Baviera (OLG), iniziato nel giugno 2016, è ancora in corso. La procura ha accusato.
I/le difensori invece lamentano che l’intero processo è un costrutto e manifesta un’affinità sproporzionata nei confronti della Turchia sotto Erdogan. Infatti: la Repubblica Federale si rende agente vicario responsabile Ankara, perseguendo oppositori/trici indesiderati, fuggiti qui in Germania. Ciò è dimostrato dai circa 250 fascicoli investigativi, in gran parte messi a disposizione dalle autorità giudiziarie turche. Ma la Germania ha anche un proprio interesse nel perseguire gli le oppositori/trici di sinistra.
In concreto, gli imputati sono accusati di appartenenza al “Partito comunista turco marxista-leninista” (TKP/ML). Avrebbero creato il “Comitato all’estero” e si sarebbero resi colpevoli di “sostegno a un’organizzazione terroristica straniera”. Sono accusati secondo l’art.129 b. TKP/ML è un partito marxista-leninista-maoista, fondato in Turchia nel 1972. Tuttavia, in Germania non è né vietato né incluso nell’elenco del terrorismo UE. Ciò nonostante i/le compagni/e sono stati arrestati nell’aprile 2015 e hanno dovuto trascorrere lungo tempo in carcerazione preventiva. Intanto, 9 imputati sono di nuovo in libertà: Mehmet Yeşilçalı, dott. Sinan Aydin, dott. Dilay Banu Büyükavci, Sami Solmaz, Musa Demir, Erhan Aktürk, Haydar Bern, Seyit Ali Ugur e Deniz Pektas. La carcerazione non era più proporzionata. Però il processo continua, ed essi hanno obblighi di notifica presso le autorità e devono fare la spola a Monaco di Baviera alle udienze processuali. È pure detenuta un’altra persona, Müslüm Elma, per il quale è prevedibile una pena detentiva particolarmente elevata, essendo considerato un “capofila”. Il processo è attualmente previsto fino ad aprile 2020.
Basta con la criminalizzazione!
Che lo Stato abbia revocato la detenzione per questi 9 compagni/e è un successo del movimento di solidarietà. Innumerevoli manifestazioni e un’instancabile informazione al pubblico sul processo-scandalo hanno permesso di conseguire tale obiettivo. Ma da tempo è da ottenere la fine della detenzione preventiva anche per Müslüm Elma! Gli accusati sono stati arrestati 4 anni e mezzo fa! Contesto: in Germania a loro non sono stati addebitati comportamenti punibili. Avrebbero svolto solo normali attività associative, come raccolta di fondi oppure organizzazione di eventi. Ecco quindi un atteggiamento politico davanti al tribunale.
Come in Turchia, anche in Germania il termine “terrorismo” è usato per combattere l’opposizione. Motivo di ciò le cosiddette “clausole antiterrorismo” art. 129 a) e b). Sono principalmente da criticare politicamente, trattandosi di articoli dall’applicazione elastica e sull’opinione. Gli organi repressivi non devono più dimostrare singole azioni e possono semplicemente accusare gente per sostegno o appartenenza a un gruppo da loro considerato “terrorista”. Nell’art. 129 b, cioè quando si tratta di “organizzazione terroristica straniera”, è ancora più grave che il governo federale determini chi ora è “terrorista” e chi è combattente per la libertà. Il ministro federale dell’Interno ordina personalmente il perseguimento dei colpiti, anche in questo caso.
Il processo è una farsa e deve essere chiuso!
Lo Stato tenta al processo di Monaco di Baviera di creare un precedente, un processo-pilota, per poter attaccare altre organizzazioni emancipatrici in futuro. Come spesso accade, lo Stato prima attacca come esperienza-pilota un gruppo caratterizzato dalla presenza di migranti. Parola d’ordine: verdetto dissuasivo con effetto verso l’esterno. I governanti vogliono vedere i/le compagni/e turchi dietro le sbarre e interessarsi delle loro leggi. Ciò è provato dal fatto che veicoli e case sono stati video-controllati e i risultati sono utilizzati senza esitazione al processo. L’accusa si basa molto su dichiarazioni delle autorità turche. Evidentemente, il servizio segreto turco ha spiato illegalmente in Germania. Le informazioni sono state inviate in Germania da Ömer Köse, ex-capo antiterrorismo di Istanbul. Nel frattempo, lui stesso è detenuto. Altri “momenti salienti” sono stati le traduzioni grottescamente sbagliate della corrispondenza turca e della difesa, lette da un giudice per il controllo. La magistratura bavarese ha persino inviato una corrispondenza delicata difensiva da tradurre in Turchia. Un prigioniero, gravemente traumatizzato dalla sua detenzione in Turchia, è stato maltrattato dalle guardie, altri 3 sono stati nuovamente arrestati per un breve periodo, avendo presumibilmente violato gli obblighi di notifica della loro liberazione. Tuttavia, questo non è stato giuridicamente sostenibile, quindi sono stati nuovamente liberati. Abbastanza spesso, lo Stato turco ottiene l’accesso ai suoi nemici. Motivo sufficiente per porre fine a questo processo-farsa contro persone che assolutamente non hanno fatto nulla di male. Motivo sufficiente per abolire gli articoli indicibili 129 a / b!
Chi siamo?
L’Alleanza “Libertà per ATIK” è un’associazione di gruppi politici, partiti e organizzazioni di Norimberga. Come i 10 accusati, lottiamo per un mondo senza sfruttamento e oppressione, per la pace e la libertà! Non ci facciamo dividere! Basta con la criminalizzazione di/delle attivisti/e di sinistra! Abolizione degli articoli 129, 129 a) e b)!
Alleanza “Libertà per ATIK”
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Informazioni attuali su
https://www.tkpml-prozess-129b.de/de/
https://www.atik-online.net/
http://www.redside.tk/
https://www.rote-hilfe.de
Date attuali
4.11.2019, alle 12: raduno a Monaco di Baviera davanti al tribunale, Nymphenburger Straße 16, Monaco di Baviera.
15.11.2019, dalle 17 alle 18: raduno a Norimberga alla Weissen Turm (centro città)
2.12.2019, alle 12: raduno a Monaco di Baviera di fronte al palazzo di giustizia, Nymphenburger Straße 16, Monaco.
29 ottobre 2019 | Soccorso Rosso – OG Norimberga
da: Netzwerk
Pegida in Rigaerstrasse
10 ottobre 2019
Il 5 ottobre, il capo di Pegida (Europei patrioti contro ’islamizzazione dell’Occidente, n.d.t.) di
Monaco di Baviera ha organizzato un raduno in Rigaer Straße, con l’effetto di massiccia violenza
poliziesca contro i contro-manifestanti antifascisti …
Il 5 ottobre, Pegida München ha annunciato un raduno con 7 persone in Rigaer Straße. Il giorno
prima, il capo di Pegida Muenchen, Heinz Meyer e la sua gentaglia hanno issato la bandiera
bavarese in Görli (parco Goerlitz, n.d.t.). Protetti e ben assistiti da un grande spiegamento di
poliziotti, hanno tirato fuori il loro ridicolo spettacolo.
Verso le 9 di sera, anche gli/le ultimi/e contro-manifestanti hanno lasciato la manifestazione e i
fasci hanno potuto passare la notte nel parco illuminato senza ostacoli.
Terminata l’indagine permanente si sono spostati a Schleidenplatz in Rigaer. Anche qui una vasta
area è stata chiusa intorno al raduno e circondata da centinaia di sbirri. Poco a poco, la gente si è
affollata dietro le transenne e sono state annunciate contromanifestazioni. Gli sbirri sono sembrati
apprezzare il raduno di Pegida. A loro veniva data l’opportunità di recarsi in gran numero in Rigaer
e molestare a piacimento la gente davanti alla barricata, come pure arrestare brutalmente. Dopo che
inizialmente tutto era tranquillo, gli sbirri si sono inaspriti in seguito al lancio di un’enorme
bottiglia. È scoppiata la violenza poliziesca estrema. Solo un esempio: una persona con un
ginocchio appena operato è stata gettata violentemente a terra e trascinata nel furgone sulla gamba
operata. È stata portata via mentre lanciava forti urli per il dolore. È stata così maltrattata che
probabilmente dovrà essere di nuovo operata. Gli sbirri hanno chiamato l’ambulanza, solo dopo più
di mezz’ora che si trovava nel furgone. Perfino i medici non hanno potuto restarle accanto.
Un altro è stato picchiato fino a svenire e arrestato anche senza la tutela dei medici. È stato pure
evidente che molti giovani sbirri sono stati “addestrati” per l’iniziativa e poliziotti/e più adulti
abbiano trasmesso loro informazioni su persone note. Questa messinscena è chiaramente da
considerare una provocazione al movimento di sinistra. Logicamente anche la stampa borghese vi
partecipa. Invece di parlare della violenza degli sbirri, ad esempio radio RBB [fusione di ORB
(radio tedesco-orientale Brandenburgo, n.d.t.) e SFB (Radio Libera Berlino, n.d.t.)] dichiara “Lanci
di molotov in Rigaer Straße“.
Inoltre, accanto alla violenza degli sbirri, va affrontato il tema che 5 nazisti hanno potuto tenere
incolumi il loro raduno. Naturalmente, tutto è stato reso possibile dalla polizia di Berlino. Dal
momento che questa non fa mistero della presenza di fascisti/ nelle sue file, non c’è d’aspettarsi
altro dal proteggere i fautori della propaganda di destra e picchiare tutti gli altri con ragione.
Ma si dovrebbe anche ripensare nel fine settimana con un po’ di autocritica. Ha senso che centinaia
di antifascisti/e dedichino un’intera giornata a un pugno di ridicoli nazisti? Forse, sarebbe stato più
sensato se nessuno fosse comparso e i/le fascisti fossero rimasti soli sotto la pioggia per ore?
L’annuncio a breve termine ha reso difficile pensare adeguatamente alle strategie, ma sarebbe stato
importante elaborare insieme un concetto che avrebbe reso idioti i nazisti.
Volentieri, se vi svegliate all’indomani di questa giornata stressati per le repressioni in Rigaer 94,
potete ad esempio passare al Küfa, in modo da riuscire a organizzare qualcosa insieme. (Lun, Mar,
Gio, ore 20 nel Kadterschmiede) di: Rigaer 94
https://de.indymedia.org/node/39667
La perquisizione domiciliare effettuata il 9 ottobre era diretta contro i 3 accusati al “processo della
panchina del parco”.
10 ottobre 2019
Questo pomeriggio, funzionari di LKA Hamburg hanno ottenuto l’accesso in un progetto di edilizia
abitativa per procurarsi campioni di grafia dell’imputato.
Inoltre, gli è stato prelevato il DNA. Il personale LKA si è comportato nel solito modo. Testimoni
non sono stati ammessi ed è entrato in altri locali dell’appartamento.
Auguriamo agli accusati molta energia e forza
Tre mesi sono tre mesi di troppo: libertà per “i 3 della panchina del parco”!
9 ottobre 2019
Ormai da 3 mesi, due attivisti di sinistra sono detenuti ad Amburgo con l’accusa di trasporto di
liquidi infiammabili, da cui la procura costruisce l’accusa di preparazione di un incendio doloso.
Il mandato d’arresto contro la compagna arrestata con loro due, è stato sospeso da obblighi di
segnalazione. Come super arma degli organi repressivi serve ancora il riferimento al vertice G20 di
Amburgo, che negli ultimi anni deve giovare regolarmente come motivo per le misure di
criminalizzazione più indicibili.
I tre, di sinistra, sono stati arrestati l’8 luglio 2019 in uno spazio verde ad Amburgo su una panchina,
il che è stato il preludio per una brutale ondata di perquisizioni notturne in varie parti della città. Le
forze di polizia intervenute hanno sfondato porte di appartamenti e demolito arredi, e talvolta i
colpiti dal raid sono stati strappati dal letto sotto la minaccia delle armi. Due giorni dopo, “i 3 della
panchina del parco” sono stati condotti davanti al magistrato che, per due attivisti ha disposto la
carcerazione preventiva, senza tener conto di alcuna proporzionalità; da allora sono detenuti nel
carcere di Holstenglacis.
Come in occasione di molti altri assurdi attacchi repressivi nel corso degli ultimi anni, la polizia e la
magistratura utilizzano il vertice G20, tenutosi ad Amburgo nel 2017, come presupposto. In
concreto, si afferma che i 3 attivisti avrebbero pianificato un incendio doloso nel secondo
anniversario. Che il procuratore generale, in genere occupato solo di accuse particolarmente gravi
come l’ “articolo antiterrorismo” 129b, si sia avocato il processo, ciò mostra che in tal caso si
stabilisce un esempio e la resistenza di sinistra deve essere globalmente criminalizzata.
“È insopportabile come gli organi repressivi ormai da anni richiamandosi al vertice G20 abbiano
abrogato i diritti fondamentali, violando gli standard della legge e usando le infrazioni quotidiane
come motivo per la criminalizzazione di massa. Anche prima e durante l’incontro dei Capi di Stato
nel luglio 2017, la polizia e la magistratura avevano calpestato gli standard minimi legali; lo
sgombero illegale dei campi, i pericolosi attacchi della polizia contro i manifestanti, il trattamento
disumano degli arrestati e l’esclusione di scomodi rappresentanti della stampa sono solo alcuni
esempi. Da allora, richiamandosi alla proteste contro il vertice è stato aperto un campo sperimentale
di perseguimento delle opinioni e della politica di sinistra: dalla censura sotto forma di divieto della
piattaforma internet linksunten.indymedia, con cui la polizia ha condannato dei sospetti e dato via
libera a una chiara campagna pubblica d’istigazione, fino a processi grotteschi come quello contro il
giovane no-global Fabio, la cui colpa consisteva nell’essersi curato di compagne che
manifestavano, invece di allontanarsi dal luogo degli avvenimenti”, ha dichiarato Anja Sommerfeld,
presidente federale di Rote Hilfe e. V.
“La causa in corso contro l’attivista francese Loïc, anch’egli detenuto ad Amburgo, e i 4 compagni
della zona di Francoforte, nonché l’imminente processo Rondenbarg, pongono questa continuità
altrettanto, come la criminalizzazione dei “3 della panchina del parco”. Chiediamo l’immediato
rilascio degli oppositori al vertice, prigionieri, e la cessazione di tutti i processi in corso. Rote Hilfe
e V è solidale verso tutti i colpiti”.
https://www.rote-hilfe.de/news/bundesvorstand/1006-drei-monate-sind-drei-monate-zu-viel-
freiheit-fuer-die-drei-von-der-parkbank
da: demvolkedienen.org
Fascisti di ruolo hanno pianificato omicidi
Una rete fascista ha raccolto deliberatamente nomi e indirizzi di loro oppositori politici in tutta la Germania. Molti di questi fascisti vengono dall’ambito dell’esercito e della polizia. Si stavano preparando per il giorno X.
Il gruppo neonazista prepper (essere pronti, n.d.t.) Croce del Nord, è costituito da persone preparate a ogni possibile presunto scenario apocalittico, come l’ “ondata di rifugiati “o la” islamizzazione” della RFT. Essi non si preparavano semplicemente, come altri prepper a catastrofi naturali, ma a un giorno X in cui programmavano di uccidere i loro avversari politici con armi da fuoco. I membri sono collegati in rete tramite Messanger Telegram. Hanno raccolto informazioni da tutta la Germania su persone di sinistra, soprattutto quelle impegnate per i rifugiati. Molte persone del gruppo di chat sono dell’ambiente di esercito e polizia. L’amministratore del gruppo di chat, André S., è stato dipendente di MAD (servizio di controspionaggio militare, n.d.t.) e co-fondatore di Uniter,(associazione di soldati d’élite, n.d.t.)
In precedenza è stata diffusa la notizia che il gruppo raccoglieva informazioni solo in Meclemburgo-Pomerania Anteriore e Brandeburgo. Da verbali d’interrogatori del BKA (Ufficio polizia federale, n.d.t.) si è pure appreso che oltre a Nordkreuz esistono almeno altre due organizzazioni: Südkreuz” e Westkreuz. Inoltre, dovrebbe esserci anche un altro gruppo a Berlino. Nell’agosto 2017 e aprile 2018 sono state compiute perquisizioni domiciliari a membri di Nodkreuz in Meclemburgo-Pomerania Anteriore. Sono stati rinvenuti elenchi di 25.000 nomi e indirizzi di oppositori politici. Finora gli sbirri hanno pensato che il gruppo si limitasse a soli 30 componenti e l’attenzione è stata posta solo in Meclenburgo-Pomerania Anteriore e Nord Brandeburgo. Si può presumere che la rete di supporto sia chiaramente maggiore. È come successo allora nel caso degli omicidi di NSU, anche in quel caso la rete era considerata dagli investigatori relativamente piccola e il vecchio Stato era pienamente coinvolto. Dati di circa 25.000 persone non si raccolgono nemmeno così. Horst S., ex-vice capo dell’Associazione esercito-associazione riservisti di Meclenburgo-Pomerania Anteriore ha testimoniato che queste liste sarebbero servite a uccidere “personalità di sinistra” in “caso di conflitto”. Si sarebbe trattato di fornir loro un “trattamento”. Ogni membro di Nordkreuz aveva accesso alle armi, o come cacciatore, o perché lavora in polizia oppure nell’esercito. Il fondatore del gruppo Nordkreuz è il funzionario di SEK (Commando d’intervento speciale, n.d.t.), Marko G. trovato in possesso di Uzi proveniente da scorte dell’esercito. Insieme ad altri tre poliziotti deve aver rubato munizioni dalle scorte di poliziotti e accumulato migliaia di cartucce. Su una lista del materiale del gruppo erano indicati, tra l’altro, 200 sacchi per cadaveri e calce viva.
La procura federale tiene sotto controllo i dati completi di Nordkreuz. Chi è ora in questa lunga lista, lo conosce solo il vecchio Stato e alcune persone sono state convocate come testimoni. Molti non sanno d’essere obiettivo di nazisti, Haik J., pure sbirro ha fatto ricerche sul suo computer di servizio che riporta i dati di persone-bersaglio.
Le reti fasciste Kreuz sono formate in maggioranza da persone, che lavorano per il vecchio Stato, di esercito, MAD, tramite SEK e LKA (Ufficio investigazione statale, n.d.t.) ). Dentro lo Stato va costruendosi un esercito-ombra. Questo si sa almeno dallo scorso anno. Una lista di 25.000 persone mostra anche l’ambito delle attività di intelligence della rete. Il vecchio Stato forse metterà alcuni di loro in prigione. Tuttavia, esso è uno strumento di dominio della borghesia, e per questa classe un esercito-ombra rappresenta un vantaggio speciale. La borghesia ha paura del popolo e un esercito fascista è pronto a guidare la controrivoluzione fino alla rovina del popolo stesso.
Antifascismo coerente significa combattere coerentemente per la rivoluzione. Solo strappando il potere alla borghesia e distruggendola come classe, l’ideologia fascista perde il suo fondamento, l’ideologia borghese. Fare la rivoluzione oggi significa sviluppare la guerra popolare sulla base del marxismo-leninismo-maoismo, principalmente il maoismo, compreso il pensiero Gonzalo.
scritto da toko
8 luglio 2019
Dal sito “demvolkedienen”
Aggiornamento di informazioni riflessive sulla lotta della casa a Friedrichshain Nordkiez
Aggiornamento di informazioni riflessive sulla lotta della casa a Friedrichshain Nordkiez
Sono poste le premesse per i prossimi mesi riguardo alla lotta intorno a Dorfplatz., in seguito a una decisione del tribunale su Kadterschmiede/Keimzelle e con il prossimo procedimento di sfratto contro Liebig34 dalla parte dello Stato.
D’altra parte, con un orientamento offensivo del piccolo movimento, che si ribella occupando collettivamente il quartiere, con il legame solidale nei vari luoghi di sviluppo delle resistenza nella città.
La nebbia politica attorno a Liebig3 si sta gradualmente risolvendo. Il proprietario, Gijora Padovicz – noto come brutale speculatore immobiliare – già nel dicembre 2018 ha presentato la richiesta di sgombero. Ora la notizia della data dell’udienza è circolata in casa e, naturalmente, le (sempre minacciose) leccate di culo del direttore all’urbanistica, Florian Schmidt, non hanno cambiato il fatto che la città continua ad essere divorata dagli interessi del capitale. Il 20 settembre dovrebbe essere così lontano e dobbiamo supporre che Padovicz faccia i suoi compiti meglio dei/delle proprietari/ie di Rigaer94.
I/le proprietari/ie di Rigaer94, nascosti dietro la società di comodo Lafone Investments Limited e l’avvocato Markus Bernau, per la decima volta non hanno addotto documenti comprovanti la loro legittima proprietà e quindi necessari per lo sgombero, come fatto il 13 giugno in tribunale contro il Kadterschmiede/Keimzelle. Ciò significa che loro hanno nuovamente perso l’ordine di sfratto. Ne consegue che gli sbirri continuano a non poter presentare nessun prestanome ufficiale, volessero riconquistare la casa, adducendo come scusa la protezione di lavori edili. Ma ciò non vuol dire che non sappiano chi si cela dietro Lafone. In entrambi i casi, la situazione è misteriosa, poiché in Germania non c’è davvero alcun ostacolo legale importante per proprietari/ie, per rivendicare le garanzie statali. Invece di speculare sulle ragioni di questo fallimento, dovremmo innanzitutto usare gli spazi di libertà sorti.
Questo include continuare a costruire le strutture esistenti: in particolare il club giovanile autonomo Keimzelle (Cellula germinale, n.d.t.), Kadterschmiede e Liebig34 bar come luoghi di incontro protetti per il quartiere, Dorfplatz come Almende, Liebig34 come bunker, senza cis-men, e legami con singoli, militanti, gruppi di riferimento, progetti e collettivi ovunque.
In che direzione andare, ad esempio l’ha mostrato la Dorffest (festa del villaggio, n.d.t.) dal 7 al 10 giugno. Tranne per uno spettacolo di acrobazie svoltosi domenica, in cui erano in gioco materiali costosi e l’integrità degli artisti, la festa non è stata annunciata. Gli eventi di discussione e i workshop (laboratori, n.d.t.) si sono tenuti in strutture autogestite e illegalmente utilizzate e Dorfplatz ha ospitato il dibattito sullo spazio pubblico. Come nei giorni di discussione e del cosiddetto caos l’anno scorso, gli sbirri non hanno potuto smettere di sondare là i propri limiti. Hanno cercato per tutto il giorno la vicinanza di persone che hanno animato la strada e hanno imposto che nessun reato fosse commesso come l’allestimento di tavoli o posti a sedere. Se questo comportamento dimostrativo sia inteso in generale più come annientamento o manifestazione di forza, non è facile dare una risposta.
Da un lato, gli sbirri hanno mostrato poca paura tranne nei momenti innumerevoli in cui sono stati bersagliati da lanci di vernice e pietre e quindi sono riusciti a trasmettere sensazioni di svenimento. Misure di autodifesa efficace da parte nostra non sono state programmate per mancanza di escalation, essendo la Dorffest (festa del villaggio, n.d.t.) pianificata come sviluppo contenutistico del discorso da tempo condotto qui, con una reattività di bassa soglia per i/le vicini/e gli interessati.
D’altra parte, si può supporre che la completa dissoluzione delle affermazioni di onnipotenza della polizia manifestata e l’esperienza d’incertezza per persone inesperte ha anche creato nuove ostilità contro lo Stato. Ad ogni modo, la Dorffest era basato su considerazioni significative che indicavano possibili percorsi.
Un altro esempio di tendenza accanto alla Dorffest potrebbe anche essere quello di trattare dei negoziati di sfratto contro Kadterschmiede e Jugendclub Keimzelle il 13 giugno. In quel giorno è stato nuovamente in gioco qualcosa in modo spettacolare. Invece di aspettare l’esito del processo e poi perseverare o reagire con rabbia, sono state incendiati i cassonetti della spazzatura nelle ore del mattino intorno a Dorfplatz e in altre parti della città. L’azione è stata diffusa nei dintorni con volantini. Non era attesa dagli sbirri, motivo per cui ancora una volta sono rimaste loro solo le presunte spacconate con l’elicottero.
Quando l’elicottero ha finalmente bruciato la carica di carburante la mattina prima del processo e ha ripreso la direzione per Blumberg, un gruppo d’azione ha iniziato a bloccare Elsenbrücke bruciando pneumatici. Per coloro senza conoscenze dei luoghi: Elsenbrücke è il ponte più importante di Berlino Est e attualmente solo parzialmente utilizzabile perché arrugginisce. Il successivo ponte più a est è a diversi chilometri di distanza e Oberbaumbrücke a ovest è anche a una sola carreggiata, utilizzabile in entrambe le direzioni, perché è costruito. La reazione degli sbirri, tuttavia, non è stata quella di togliere via rapidamente i pneumatici in fiamme prima dell’ora di punta per prevenire il caos del traffico, ma quella di eseguire dalle cinque alle otto un rilevamento delle impronte, insieme alla chiusura completa del ponte. Di conseguenza, il caos del traffico nella parte orientale dell’area del centro città di Berlino è venuto alla luce. L’unica critica all’azione delle barricate può quindi essere solo che allo stesso tempo avrebbe dovuto essere chiuso Oberbaumbrücke. Il messaggio di ciò che accadrà nel caso sgomberino i nostri luoghi di resistenza è arrivato, e cioè che tale sgombero produrrà gravi conseguenze per il buon funzionamento della metropoli.
Un altro messaggio ha trasmesso il gruppo d’azione che la stessa notte ha lasciato dall’avvocato di Lafone Investments Ltd., Markus Bernau, all’ingresso, graffiti e un cassonetto della spazzatura in fiamme: “Deve sapere che se si fotte delle nostre idee, dei sogni, delle rappresentazioni di vita migliore e spazi liberi associati, non se la cava facilmente. Quella notte, abbiamo creato una situazione minacciosa minima. Dovesse Bernau continuare a scocciare Rigaerstr.94, ci dimostreremmo di nuovo solidali con mezzi che sono necessari”.
Riguardo al riflesso. La strategia dello Stato rispetto al quartiere ribelle ora non si può ancora valutare. Certo, alla fine dovremmo essere cancellati e Padovicz è un incendiario, ciò che mostra anche in relazione alla baia di Rummelsburg, dove combatte anche vite alternative. Rigaer94 probabilmente avrà tempo per alcune irruzioni di SEK (Commando azione speciale, n.d.t.), fino ad aspettarsi veri sgomberi. In ogni caso, il miglior rimedio per qualsiasi incertezza e paura è determinare il proprio campo di gioco e il tempo per fissare la pratica di resistenza. Ciò significa sconfiggere ORA e diventare il movimento che difende i suoi posti con le prossime lotte e conquista nuovi luoghi. Non aspettare il giorno X, non seguire i piani di sbirri, politici, investitori/trici e magistratura!
Partecipate ai giorni d’azione “Tu mal Wat” dal 26 al 29 settembre, che si svolgeranno poco dopo la trattativa sullo sgombero (e probabilmente il tentativo di sfratto) di Liebig34. La prossima Assemblea Generale avrà luogo il 4.7. alle 19 in punto in Mehringhöfen.
(B) Solidarietà significa attacco! Difendi Rigaer 94 e Liebig34!
https://de.indymedia.org/node/33790
https://de.indymedia.org/node/34257
[B] Solidarietà significa attacco! Difendere Kadterschmiede e Keimzelle, attaccare Markus Bernau!
https://de.indymedia.org/node/33804
appello: giorni d’azione “Tu mal wat”, dal 26 al 29. Settembre 2019
https://de.indymedia.org/node/33223
2 luglio 2019
Berlino – Giornata del “18 Marzo” in solidarietà dei prigionieri politici
Articolo tratto dal sito “325.nostate.net”
Berlino: manifestazione e raduno internazionalisti per la Giornata dei prigionieri politici
Sabato 16 marzo 2019, manifestazione ore 15, Hermannplatz.
Lunedì 18 marzo 2019, ore 16 (concentramento), davanti al ministero della Giustizia, Mohrenstr. 37, in centro
Solidarietà a tutti i prigionieri politici e rivoluzionari!
DEVRIMCI TUTSAKLARA OEZGUERLUEK!
In occasione del 18 Marzo come “Giorno della Comune di Parigi” e “Giornata dei prigionieri politici” chiamiamo alla solidarietà verso i prigioni politici e rivoluzionari nel mondo. Molti di loro sono detenuti da decenni, per aver condotto una lotta organizzata contro sfruttamento, oppressione, occupazione e guerre imperialiste.
Attivisti/e sono sottoposti a processi politici e alcuni sono condannati a pene di lunga durata, costretti in esilio o alla fuga da dove sono nuovamente perseguiti, accusati e imprigionati. Persone che giungono in Europa e RFT sono detenute per anni in base a leggi antiterrorismo, ad esempio in RFT secondo l’art. 129b del codice penale. Quindi in RFT sono imprigionate dozzine di rivoluzionari/e di Turchia e Kurdistan. I prigionieri dei nostri movimenti non devono essere dimenticati.
Solidarietà da Berlino in Francia per Georges Ibrahim Abdallah, negli USA per Mumia Abu-Jamal, Leonard Peltier e i 5 di Terra Santa, nella Palestina occupata per Ahmad Sa’adat, Khalida Jarrar e Marwan Barghouti detenuti nelle prigioni israeliane, ad Amburgo per Musa Asoglu, in Turchia per Abdullah Ocalan e le altre decine di migliaia di prigionieri politici nelle carceri turche, fra cui anche parecchi membri HDP, all’Iran per Ismail Bakhshi. Da non dimenticare poi i prigionieri delle lotte di liberazione armate in Europa, da decenni in carcere.
Spinte all’esilio o alla fuga, le persone vivono in Europa e RFT in campi di massa e sono minacciate ripetutamente di detenzione prima di essere espulse o di espulsione. Le proteste contro il G20 sono state caratterizzate dalla violenza delle polizia e dalla repressione. Il perseguimento politico e la lotta contro i movimenti rivoluzionari vedono coordinamento ed esecuzione a livello internazionale. Contrastare questa caccia all’uomo, contro la criminalizzazione e detenzione di rivoluzionari/e, deve essere un obiettivo del nostro lavoro il 18 Marzo di quest’anno.
Ci unisce la nostra resistenza al perseguimento politico, alla repressione dello Stato e al carcere così come la lotta per la libertà dei/delle compagni/e nostri. Il nemico attacca tutto quanto si contrappone al suo sistema e perciò siamo costretti ad affrontare questa repressione e continuare ad opporci.
Malgrado differenze e dispute ideologiche ci unisce la questione della repressione statale e del carcere.
In questa Giornata, vogliamo portare in piazza questa unità come fronte internazionalista unito per i prigionieri. La solidarietà è un’arma indispensabile per le lotte politiche e sociali internazionali.
Quindi, diversi gruppi con i propri appelli, ma dietro a una stessa parola d’ordine, chiamano a mobilitarsi per assumersi i molteplici temi e le richieste.
Uniti, fianco a fianco in solidarietà con i prigionieri politici.
Il 3 ottobre a Berlino contro la giornata dell’unità tedesca -da Dem Volk Dienen –
Sulla protesta contro la visita di Erdogan a Colonia – ottobre 2018 – da political-prisoners.net
Berlino 28-9-2018 Manifestazione contro Erdogan
Tutto sulla grande manifestazione Erdogan not Welcome di Berlino – settembre 2018 –
Presa di posizione sulle rivolte fasciste a Chemnitz -agosto 2018 – da political-prisoners.net
Amburgo-G20. Nuove operazioni repressive – settembre 2018 –
Apprendiamo e diffondiamo la notizia che un compagno impegnato nella difesa di un accampamento nella foresta di Hambach contro un tentativo di sgombero è morto cadendo da un albero.
SOLIDARIETA’ A* COMPAGN* IN LOTTA CONTRO LE DEVASTAZIONI CAPITALISTICHE E L’OPPRESSIONE DELLO STATO!
Assediamo Erdogan il 28 e il 29 settembre a Berlino
Metti Erdogan sotto controllo! Il 28 e il 29 settembre, Erdogan visiterà Berlino. Questa visita sarà di massima importanza per lui, per i suoi complici dell’Unione europea e della NATO e per i popoli di Turchia e Kurdistan.
Erdogan rappresenta:
- Repressione di massa contro i popoli della Turchia: progressista, rivoluzionari, sindacalisti, attivisti di minoranze nazionali, femministe, ecc .;
- Supporto diretto e massiccio per le peggiori bande islamiste nella guerra civile siriana
- Supporto per le forze feudali e reazionarie curde (nozioni nel Kurdistan iracheno)
- Aggressione diretta contro il Rojava con l’invasione dell’esercito turco del cantone Afrin, da allora consegnato ai miliziani islamisti (del Daesh) che terrorizzano, ricattano e massacrano la popolazione.
- Aumentare la presenza militare nelle aree del Kurdistan iracheno come Qandil, con droni e bombardieri forniti dagli Stati Uniti.
- L’emergere e lo sviluppo dell’immigrazione turca in Europa delle milizie legate a l’AKP imporre in questa comunità il suo reazionario, patriarcale sciovinismo portando a veri e propri programmi anti-curdi.
- Innumerevoli procedimenti legali (mandati di arresto internazionali, procedure di interpol, richieste di estradizione) per perseguitare gli oppositori in Europa e per inviare squadroni di morte in tutto il mondo per assassinare.
- Una delle parti più brutali di questa marea reazionaria, sciovinista e aggressiva travolge gli Stati Uniti e i paesi europei.
L’esistenza nel nord della Siria di un Rojava liberato, garantendo giustizia sociale e rispetto per minoranze nazionali e minoranze religiose, fornendo un quadro per l’auto-liberazione delle donne, è una preziosa realtà per il Medio Oriente immerso nella notte delle dittature militari, feudali o religiose. Questa esperienza deve essere difesa. Dalla vittoria sul Califfato di Daesh, la principale minaccia contro il Rojava è Erdogan.
Nella stessa Turchia, nonostante l’arresto di massa, il divieto di media popolari e critici, la resistenza esiste e deve essere supportata. Dalla resistenza di Curdi, le lotte degli insegnanti contro il loro licenziamento, le manifestazioni represse della comunità LGBT per i suoi diritti, i guerriglieri rivoluzionari di Dersim: tutti queste resistenze designano Erdogan come il loro principale nemico.
La visita di Erdogan a settembre deve essere fatta fallire. I suoi complici, tutti coloro che, Stati, aziende o organizzazioni internazionali, approfittano della sua dittatura dalla migrazione alla vendita di armi attraverso tutto ciò che è coinvolto nel gasdotto transatlantico che collega Baku all’Italia), deve essere denunciato e combattuto. E senza aspettare nuovi massacri.
Il Soccorso Rosso Internazionalerichiede una partecipazione massiccia e radicale alle mobilitazioni di Berlino contro la visita di Erdogan. Invitiamo coloro che non possono viaggiare a fare iniziative locali in questa occasione. Niente deve essere trascurato per trasformare la sua visita fallimento.
Solidarietà con i popoli della Turchia e del Kurdistan!
Tutti contro Erdogan dal 28 al 29 settembre!
Soccorso rosso internazionale
Bruxelles-Zurigo, 10 agosto 2018
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dal sito Dem Volke dienen
Terza inchiesta pubblica del SOKO Schwarzer Block
Gli sbirri di Amburgo hanno diffuso sul Web un’altra serie di foto non commentate, per l’esattezza 70, ed esortano – senza collegare le foto a fatti o questioni concreti – per la terza volta alla denuncia e autodenuncia.
Contemporaneamente la cosiddetta Commissione speciale del Blocco Nero rende noto il numero dei processi in atto. Tale commissione deve però ammettere che oltre i ¾ di tutti i processi si svolge contro ignoti.
Gli sbirri cercano di continuare a terrorizzare i NoG20, ma i militanti trovano più che necessario ripetere: “Non ci facciamo dividere! Siamo contro voi, il vostro Stato e tutto quanto voi rappresentate!”.
Come riferisce oggi Hamburger Abendblatt, presumibilmente a fine settembre SOKO Schwarzer Block sarà sciolta. Nel frattempo, parte dei suoi 100 collaboratori, esattamente 45, proseguirà tuttavia il lavoro sui processi riguardanti il G20. Perciò, con lo scioglimento, saranno assoggettati direttamente a LKA 7, l’Ufficio per la protezione dello Stato.
Amburgo. Aggiornamenti su Musa Asoglu e Erdal Gokoglu – agosto 2018 –
da: Secoursrouge.org
20 luglio 2018
Haydar Bern, uno dei 10 prigionieri ATIK (Confederazione dei lavoratori di Turchia in Europa) è stato liberato da poco! Era stato arrestato con 9 altri compagni nell’aprile 2015 in occasione di operazioni simultanee condotte in Svizzera, Francia e Grecia. Questi 10 prigionieri sono perseguiti per presunta appartenenza a TKP/ML (Partito comunista di Turchia/marxista leninista, n.d.t.) ai sensi dell’art. 129 A e B del codice penale tedesco che permette avviare azioni giudiziarie per “appartenenza ad organizzazione terroristica”, anche se l’organizzazione non sia considerata in Germania come terroristica.
È il sesto prigioniero ATIK ad essere rilasciato.
18 luglio 2018
Alla vigilia del 50° giorno di sciopero della fame condotto da Turgut Kaya contro la sua estradizione in Turchia, ATIK (Confederazione dei lavoratori di Turchia in Europa) continua la mobilitazione per il suo rilascio. A Francoforte è stato organizzato uno sciopero della fame di tre giorni (dal 18 al 20 luglio) davanti il Consolato di Grecia. Ad Amburgo domani si tiene un incontro a sostegno della sua liberazione in Neue ABC Strasse, dalle ore 16.
da: Secoursrouge.org
13 luglio 2018
L’Ufficio federale per la protezione della costituzione (BfV) responsabile del servizio intelligence ha pubblicato un rapporto sull’attività dell’estrema sinistra turca in Germania. Tale rapporto di 38 pagine illustra la storia di questi gruppi, i loro obiettivi e il loro funzionamento nel Paese. I servizi segreti hanno pure affermato che 2.550 persone sono membri di queste organizzazioni in Germania. Fornisce conti dettagliati riguardanti la struttura e le attività di DHKP-C, TKP/ML e MLKP.
Il rapporto si conclude con: “Le organizzazioni in questione operano in Germania senza violenza e solidalmente a sostegno dei loro compagni in Turchia, ma costituiscono sempre una minaccia per la sicurezza della Turchia”.
Inchiesta G20-AMBURGO. Operazione repressiva in Italia, Spagna, Francia e Svizzera – maggio 2018 –
G20. Lo Stato scatena la caccia all’uomo – da political-prisoners.net –
Il processo contro Kostantin si è concluso – da political-prisoners.net –
Processo G20-Hopping giovedì 26 aprile
Il punto sui processi alle Organizzazioni rivoluzionarie turche – aprile 2018 –
G20. Panoramica marzo – da political-prisoners.net –
Il 6, 7, 8, e 9 luglio 2017 sono state quattro giornate di lotta di grande importanza per tutti i movimenti antagonisti d’Europa.
In quelle date migliaia di compagni e di compagne, provenienti da diversi paesi, hanno occupato il suolo della città di Amburgo per esprimere in modo forte e chiaro una ferma opposizione al vertice del G20 che, proprio nei giorni 7 e 8, si sarebbe lì svolto.
Un’opposizione decisa, che è stata capace di rompere nei fatti proprio quegli argini politico-legali entro i quali gli Stati avrebbero voluto far confluire e stemperare le manifestazioni.
Contro questa opposizione lo Stato tedesco ha messo in campo una dura repressione, non solo a vertice concluso ma anche durante e molto prima dello stesso!
Ad oggi 7 compagn* sono ancora detenut*.
Decine sono stat* condannat*.
Tantissim* altr* sono stat* indagat*, perquisit*, intercettat*, pedinat*, minacciat*.
In risposta a questo attacco repressivo si è sviluppata fin da subito una mobilitazione di solidarietà a livello europeo e che ha visto coinvolti diversi paesi con presidi, cortei, azioni dirette, etc.
Come Soccorso Rosso Internazionale abbiamo prodotto e diffuso il manifesto che trovate più sotto.
La repressione per i fatti di Amburgo non si è fermata! La repressione continua! E’ anche e soprattutto per questo che lottare contro questi attacchi repressivi significa contribuire a un rilancio di quelle stesse giornate di luglio.
NoG20 – Assoluzione e ritiro dell_ordinanza per Konstantin – marzo 2018 –
Da: Political-Prisoners.net
27 febbraio 2018
Fabio riguardo alla protesta contro il G20, “Si è fatto ciò che si doveva fare”
Fabio V. può tornare a casa – il processo nei suoi confronti è saltato. Martedì 27 febbraio doveva svolgersi l’ultima udienza , prima che la magistrata andasse in maternità. Ma lei è ammalata, come il tribunale ha riferito lunedì 26 febbraio agli avvocati – e il termine è scaduto. Ora il processo è sospeso fino a quando un altro giudice alla fine lo riaprirà. Fabio è accusato di aver partecipato, durante il G20, al lancio di pietre contro la polizia. Le prove sono scarse – nel corso di 12 udienze non è stato possibile presentare alcun testimone contro di lui. Il PM non lo accusa di alcun atto individuale, ma solo di partecipazione e sostegno psicologico alla manifestazione. A fine novembre dopo quasi cinque mesi Fabio non è più sottoposto a custodia cautelare. Da allora Fabio non si è espresso sulla stampa in lingua tedesca. Per tutta la durata del processo vive con la madre ad Amburgo. Ci incontriamo a Sternschanze nei pressi delle sale di esposizione.
Stoccarda. Vernice contro la sede regionale della polizia criminale – da Contra Info –
G20: LA REPRESSIONE CONTINUA… LA LOTTA ANCHE!
7 COMPAGN* ANCORA IN CARCERE!
DECINE DI COMPAGN* CONDANNAT*!
MOLT*ALTR* INDAGAT*, PERQUISIT*, INTERCETTAT*, PEDINAT*, MINACCIAT*!
NESSUNO DI LORO E’ RIMASTO SOLO…
MOBILITAZIONI E AZIONI DI SOLIDARIETA’ CI SONO STATE IN MOLTI PAESI D’EUROPA
E NESSUNO RIMARRA’ SOLO…
A SOSTEGNO DE* COMPAGN* COLPIT* DALLA REPRESSIONE PER LE GRANDI GIORNATE DI LOTTA CONTRO IL G20
SETTIMANA DI MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE
DAL 28 GENNAIO AL 4 FEBBRAIO
LOTTARE CONTRO LA REPRESSIONE SIGNIFICA LOTTARE CONTRO IL TENTATIVO DELLO STATO TEDESCO DI ANNIENTARE IL MOVIMENTO ANTAGONISTA IN GERMANIA!
FEUER UND FLAMME DER REPRESSION!
FUOCO E FIAMME ALLA REPRESSIONE!
Solidarietà a Fabio. Libertà per tutti i prigionieri G20.
Diffondiamo un contributo dalla Germania sui fatti di Amburgo – G20 –
4 gennaio 2018
da Secoursrouge.org
Germania
Gulaferit Unsal è una militante d’origine turca che ha condotto un’attività sindacale ad Ankara fino al 1992.
Dopo essere stata perseguita e imprigionata, con suo marito, in Turchia, ha lasciato il Paese e presentato richiesta d’asilo in Germania nel 1999.
Dal 2001 al 2011 ha vissuto a Salonicco, in Grecia, prima d’essere arrestata nel luglio 2011 in base a un mandato d’arresto emesso dalla Germania, accusandola di appartenere al DHKP-C.
Il mese seguente all’arresto è stata deportata in Germania e condannata alla reclusione.
Dopo sette anni di detenzione nel corso dei quali ha resistito (Gulaferit ha condotto parecchi scioperi della fame, di cui uno nel 2015 contro la censura della sua corrispondenza) è stata rilasciata.
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G20: ancora sull’operazione repressiva del 5 dicembre
da Secoursrouge
Le forze della polizia investigativa criminale (LKA) hanno perquisito in parecchi Stati federali 25 immobili. I raid sono avvenuti ad Amburgo, Berlino, negli Stati di Hessen, Nordrhein-Westfalen, Baden-Wuerttenberg, Sachsen Anhalt, Rheinland-Pfalz e Niederschsen, sotto l’egida di una commissione speciale di 170 membri istituita in luglio dopo gli scontri avvenuti nel corso del G20 nel quartiere di Bahrenfeld ad Amburgo. Gli investigatori hanno trascorso questi 6 mesi ad esaminare video e immagini.
Le azioni compiute dalla polizia martedì 5 dicembre hanno coinvolto 583 agenti e mirato a 22 sospetti differenti. La polizia ha dichiarato d’aver aperto 678 inchieste su persone implicate negli scontri di luglio, di cui 372 nomi conosciuti e 306 non ancora identificati. Circa 113 poliziotti sono accusati di cattiva condotta nello svolgimento del servizio e sono oggetto d’inchiesta.
Lunedì 27 novembre, Fabio Vettorel è stato scarcerato a seguito del pagamento di una cauzione di 10.000 euro. Nonostante ciò, dato il processo ancora in corso, gli è proibito lasciare la città di Amburgo e gli è stato imposto l’obbligo di firma per tre volte alla settimana.
Gulaferit Unsal ha vinto – novembre 2017 –
Manifestazione per Gulaferit Unsal – ottobre 2017 –
Il 5/11 davanti al carcere di Billwerder, alle ore 14, ci sarà una manifestazione in solidarietà con i prigionieri per i fatti del G20.
Alessandro Rapisarda e’ stato condannato ad 1 anno e un mese con la condizionale, quindi e’ stato scarcerato.
18 ottobre 1977-18 ottobre 2017. Non dimentichiamo, nulla è finito
LA LOTTA CONTINUA!
OMAGGIO RIVOLUZIONARIO AI COMPAGNI E MILITANTI DELLA RAF ANDREAS BAADER, GUDRUN ENSSLIN E JAN-CARL RASPE.
Soccorso Rosso Internazionale
Nell’ambito delle inchieste per i fatti relativi al G20, la polizia sta svolgendo indagini contro 2.000 dimostranti, ma potrebbe anche arrivare a 3.000.
È stata istituita una squadra d’inchiesta speciale “Black Bloc” composta da 180 sbirri, i quali indagano tramite materiale video richiesto alle compagnie di trasporto pubblico e utilizzano un archivio per il riconoscimento dell’identità delle persone.
Il procuratore dello Stato ha sostenuto che 319 manifestanti compresi in tale indagine sono già stati identificati.
22 persone rimangono sottoposte a detenzione provvisoria.
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Riccardo Lupano e Emiliano Puleo, dopo essere stati condannati rispettivamente a un 1 anno e 9 mesi e a 1 anno e 6 mesi, sono stati scarcerati per via della condizionale. Arrestati nel corso delle grandi giornate di lotta amburghesi contro il G20 di inizio luglio scorso e detenuti per mesi in carcerazione preventiva, entrambi NON hanno sottoscritto alcuna dichiarazione di colpevolezza e/o di scuse.
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Da alcune settimane sono iniziate le udienze contro i 30 e più manifestanti internazionali arrestati nel corso delle manifestazioni anti-G20 di Amburgo (6, 7, e 8 luglio), i quali continuano ad essere sottoposti in carcerazione preventiva.
Tra questi 5 italiani. Tra di loro la prima ad essere stata scarcerata è Maria Rocco, mentre il 28 settembre è tornato in libertà Orazio Sciuto, dopo essere stato condannato a 1 anno e 3 mesi con condizionale, permettendone così la liberazione.
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A partire dal 5 ottobre, sempre al tribunale di Amburgo, riprenderanno le udienze contro Riccardo e altri/e compagni/e.
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Il 1° ottobre, sotto il carcere di Amburgo, si è svolto un presidio in solidarietà verso i compagni arrestati per i fatti del G20.
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Lunedì 28 agosto si è tenuto il 1° processo contro uno degli arrestati per i fatti del G20 di Amburgo. Si tratta di un olandese di 21 anni accusato di lesioni personali, attacco ai funzionari dello Stato e gravi violenze contro la pace, il quale è stato condannato a 2 anni e 7 mesi di reclusione senza condizionale. La condanna è stata formulata basandosi unicamente sulla testimonianza di un poliziotto.
Ad oggi sono 30 i manifestanti internazionali detenuti nella carceri di Amburgo e a breve verrà processato un altro degli arrestati, un manifestante polacco.
In solidarietà verso i manifestanti arrestati e detenuti per i fatti del G20, il 3 settembre si terrà un corteo-presidio sotto il carcere di Amburgo.
Domenica 3 settembre 2017
H.14.00 concentramento alla fermata della metro di Billwerder/Moorfleet
Corteo e presidio sotto al carcere di Billwerder
Lettera di un detenuto francese per i fatti del G20, dal carcere di Billwerder ad Amburgo
Amburgo. Lettera di Alessandro dal carcere di Billwerder.
Comunicato del CCRSRI sui fatti di Amburgo
Lettera della compagna Maria dal carcere di Billwerder-Amburgo
Comunicato del Comitato contro la Repressione di Napoli sui fatti di Amburgo
Anarchici per la rivolta sociale sui fatti di Amburgo
Dei 56 arresti giudiziari eseguiti durante il G20, 35 persone sono ancora detenute, di cui 22 militanti internazionalisti. Fra loro: 6 italiani, 3 francesi, 2 olandesi, uno spagnolo, uno svizzero, un ungherese, un serbo, un senegalese, un romeno, un austriaco, un polacco e un ceco. Gli internazionalisti sono detenuti perché lo Stato tedesco sostiene esista “rischio di fuga”.
Breve resoconto della mobilitazione contro il G20 di Amburgo – tratto da aufbau.org –
Lettera del compagno Riccardo dal carcere di Amburgo
Solidarietà ai 10 rivoluzionari prigionieri di ATIK sotto processo in Germania – luglio 2017 –
Il 7 e l’8 luglio si è svolto ad Amburgo (Germania) il G20. Come CCRSRI diffondiamo una raccolta di materiali in merito, tratti da Political-Prisoners.net e da Secoursrouge.org e da noi tradotti in italiano.
Inoltre, pubblichiamo anche una lettera del prigioniero anarchico Thomas Meyer Falck, detenuto ormai da molti anni in Germania, e scritta proprio in occasione del vertice.
Ad oggi i manifestanti ancora in carcere sono circa 55 (la maggior parte tedeschi, poi italiani, francesi, svizzeri, baschi e greci). Il 18 luglio sono cominciati i processi, nel corso dei quali viene confermata la permanenza in carcere dei compagni e delle compagne.
Amburgo, G20. A fianco dei compagni e delle compagne colpiti-e dalla repressione – luglio 2017 –
BLOCCARE-SABOTARE-SMANTELLARE-CONTRO IL VERTICE G20 AD AMBURGO – LUGLIO 2017 –
Georges Abdallah solidale verso i 10 rivoluzionari prigionieri di ATIK – maggio 2017 –
Qui di seguito diffondiamo cinque contributi della compagna Gulaferit Unsal, rivoluzionaria prigioniera comunista turca detenuta in Germania. Questi contributi sono tratti dalla rivista Gefangenen Info e da noi tradotti in italiano.
Condizioni detentive e rappresaglie contro i prigionieri imputati dell’art. 129 b
Un saluto alle donne eroiche che scrivono la storia
Quelli che non si arrendono non muoiono
Saluto solidale ai prigionieri che scioperano negli USA
Imperialismo e fascismo non se la caveranno
Contro il G20 di Amburgo – marzo 2017 –
Accusato e poi assolto in Belgio in relazione al famoso “caso DHKP-C” (2005-2009) il rivoluzionario turcoolandese Musa Asoglu non ha finito di essere vessato dagli Stati alleati del regime turco. In questi ultimi anni è stato l’oggetto di una vera e propria caccia all’uomo organizzata dalla CIA in territorio europeo. Su di lui pendeva una taglia di 3 milioni di dollari da parte degli USA, che lo presentano come dirigente del DHKPC, organizzazione rivoluzionaria che ha spesso attaccato gli interessi americani in Turchia, ma anche l’oligarchia turca. Costretto a vivere in clandestinità, Musa Asoglu, ora 55enne, è stato catturato il 2 dicembre 2016 dalla polizia tedesca ad Amburgo. È detenuto nella prigione di Karlsruhe senza aver commesso alcuna infrazione in Germania, unicamente sulla base dei fascicoli de servizi antiterrorismo turchi costruiti su falsità spudorate e presunte “confessioni” estorte sotto tortura. Sostenere Musa Asoglu significa appoggiare la resistenza contro il fascismo in Turchia, denunciare la collaborazione degli organi polizieschi e giudiziari europei con i torturatori di Ankara.
Solidarietà per Musa Asoglu ad Amburgo, Vienna ed Austin-Texas – marzo 2017 –
Il 18 marzo di ogni anno si tiene la Giornata dei prigionieri politici rivoluzionari. In questa occasione, a livello internazionale, si organizzano manifestazioni, cortei, presidi e meeting in molti Paesi, in solidarietà ai rivoluzionari prigionieri di tutto il mondo.
Le principali iniziative, quest’anno, si svolgono a Berlino, Stoccarda e Bruxelles.
Di seguito pubblichiamo alcuni Appelli di indizione delle iniziative, che vedono la partecipazione o che sono state organizzate da organismi aderenti al Soccorso Rosso Internazionale.
18 marzo – Giornata dei prigionieri politici rivoluzionari.
Repressione contro il DHKP-C in Europa!
Sostenitori di Rigaer94 ancora detenuti-settembre 2016 –
Attacco nazista a Rigaer Strasse – settembre 2016 –
Non dimenticare Ivana Hoffmann
Sul processo contro militanti Atik – agosto 2016 – (da political-prisoners.net)
Il caso Gulaferit Unsal – agosto 2016 – (tratto da political-prisoners.net)
Cosa vuole la Germania dalla Turchia -Dichiarazione del MLKP- agosto 2016
Solidarietà allo spazio occupato Rigaerstrasse 94 – luglio 2016 –
Ogni sgombero ha il suo prezzo. Chiamata internazionale da Rigaerstrasse 94, Berlino – luglio 2016 –
Una due giorni contro la repressione – giugno 2016 –
Dichiarazione di sciopero della fame di A. Duzgun Yuksel – maggio 2016 –
Amburgo. Solidarietà verso i prigionieri politici – dicembre 2015 –
Ulteriori vessazioni contro Gulaferit Unsal. Ritorna il sistema Pankow – settembre 2015 –
Da quando la compagna Gulaferit Unsal, rivoluzionaria comunista turca, è detenuta in Germania ha sempre lottato contro l’isolamento e le pesanti condizioni detentive cui viene sottoposta (prima nel carcere di Moabit e poi in quello di Pankow, entrambi a Berlino).
Fin da subito, intorno a lei, si è stretta la solidarietà (attraverso presidi, manifestazioni ed attività di controinformazione) da parte di organismi rivoluzionari di solidarietà, turchi e tedeschi. Sostegno che non è mai venuto meno.
Diffondiamo un suo testo nel quale dichiara la fine dello sciopero della fame, avendo ottenuto quanto da lei richiesto, ribadendo che l’isolamento e le provocazioni non solo sono impotenti di fronte alla resistenza quotidiana che i rivoluzionari prigionieri continuano e continueranno ad opporre, ma che rafforzeranno il loro odio contro il capitalismo ed il fascismo.
Anche se ha terminato lo sciopero della fame per Gulaferit Unsal la resistenza in carcere continua, come la sua solidarietà agli altri rivoluzionari comunisti turchi detenuti in Germania ed ancora in sciopero della fame.
Rivista di sinistra vietata – 7 maggio 2015 –
Ora siamo tutti ATIK! La lotta rivoluzionaria è legittima ovunque! – aprile 2015 –
Sciopero della fame. Dichiarazione di Gulaferit Unsal – aprile 2015 –
ULRIKE MEINHOF 7-10-1934 – 7-10-2014. LA LOTTA CONTINUA -ottobre 2014-