15 anni fa, il Segretario Generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Ahmad Sa’adat, veniva rapito dall’Autorità Nazionale Palestinese per volere di Israele, degli Usa e dei loro alleati.
8 anni fa, Sa’adat veniva condannato da un tribunale militare sionista a 30 anni di reclusione.
Nelle giornate del 13-14-15 gennaio 2017 si è svolta una mobilitazione internazionale in suo sostegno e in solidarietà a tutti i prigionieri palestinesi.
A Milano, questa mobilitazione è venuta a coincidere con un presidio tenutosi il 14 gennaio sotto il carcere di Opera a sostegno dei detenuti in lotta e, in generale, di quanti ogni giorno nelle carceri di tutta Italia resistono e non si piegano.
Secondo noi, ogni momento di lotta contro il carcere e la repressione dovrebbe includere sempre un riferimento alla situazione internazionale e, quindi, alle lotte dei detenuti e alla resistenza dei rivoluzionari prigionieri nelle varie carceri del mondo. Lotte e resistenze che, spesse volte, si oppongono alla tortura dell’isolamento messa in pratica dagli Stati allo scopo di piegare i prigionieri, annullarne l’identità, estorcere delazioni e fabbricare collaboratori.
Proprio nel carcere di Opera, ad esempio, è recluso in regime di 41-bis il militante delle BR-PCC Marco Mezzasalma. Il compagno è sottoposto a tale regime di isolamento dal 2005, insieme ad altri due militanti delle BR-PCC, Nadia Lioce e Roberto Morandi, rispettivamente reclusi nelle sezioni a 41-bis delle carceri de L’Aquila e di Spoleto.
Anche in loro sostegno e in solidarietà al compagno Sa’adat e a tutti i prigionieri palestinesi, abbiamo partecipato, insieme al Fronte Palestina, al presidio sotto il carcere di Opera, diffondendo un volantino e affiggendo striscioni (vedere allegati).
CCRSRI