Aggiornamenti Internazionali (7 – 11 settembre 2020)

Come Collettivo contro la repressione per un Soccorso Rosso Internazionale (CCRSRI) abbiamo deciso di tradurre e diffondere una serie di notizie internazionali, diffuse dal sito www.secoursrouge.org e altri siti, riguardanti la lotta di classe nelle sue varie forme, la resistenza dei rivoluzionari prigionieri, la repressione e la risposta militante contro di essa, con una particolare attenzione ai fatti che coinvolgono il movimento comunista nei Paesi dove è maggiormente presente e attivo (India, Perù, Turchia…), al fine di contribuire a promuovere una conoscenza su queste tematiche e per favorire la solidarietà di classe che ci vede impegnati a organizzarla e rilanciarla a livello internazionale, vista necessariamente anche come arma per rafforzare il filo rosso che ci guida nella prospettiva rivoluzionaria per abbattere il capitalismo.

Lotte e repressione

Dal sito “political-prisoners.net (Netzwerk)

Germania

Contributo di Rete Libertà per tutti i prigionieri politici (Netzwerk) in occasione della manifestazione il 5 settembre, con lo slogan “La nostra solidarietà contro la loro repressione”

7 settembre 2020

Le incursioni del 31 agosto, dirette contro Roter Aufbau (Struttura Rossa, n.d.t.) e il suo ambiente, rappresentano attualmente un nuovo livello di repressione statale contro le forze della sinistra radicale in RFT, in termini di portata e accuse.

Dopo le proteste di massa contro il vertice G20 ad Amburgo nel 2017 e gli innumerevoli procedimenti legali seguiti, già iniziati e prossimi, sembra essere stato trovato un altro mezzo per criminalizzare le strutture organizzate.

Auguriamo ai colpiti molta forza e solidarietà, sapendo per nostra esperienza quali effetti possa avere questo tipo di repressione sulla propria struttura. Alcuni anni fa anche i compagni nostri si sono trovati di fronte a un’indagine ai sensi dell’art. 129 del codice penale. Tranne per un compagno, le indagini sui 9 imputati all’epoca sono state chiuse. Per uno di noi l’esito del procedimento è ancora aperto e sebbene la procura della Repubblica abbia presentato un rinvio a giudizio quasi due anni fa, non c’è ancora una data per il processo.

Ciò dimostra che trattasi di un processo lungo che richiede anni e l’obiettivo è turbare gli accusati e il loro ambiente e paralizzare il loro lavoro politico.

Proprio per questo non dobbiamo cadere in stato di shock, ma piuttosto unire la nostra rabbia sui governanti che cercano di sabotarci, cioè dobbiamo restare uniti in questi tempi e laddove alcuni siano indeboliti, gli altri devono star loro accanto.

È anche vero che questa nuova ondata repressiva colpisce tutti, non sappiamo chi sarà il prossimo a essere criminalizzato in questo modo dalle autorità statali repressive.

Abbiamo mantenuto la nostra posizione di “Netzwerk” e la nostra idea di un fronte di difesa comune contro la lotta di classe dall’alto nella nostra coscienza di sé, come segue:

“Per riuscire a respingere gli attacchi repressivi come sinistra militante e rivoluzionaria unita, dobbiamo evidenziare una posizione comune per abolire le condizioni oppressive, su base solidale senza riserve ideologiche e considerare questo come il punto di partenza per una pratica comune. Questo perché la resistenza antifascista, anticapitalista, antirazzista, anti-patriarcale e antimperialista è perseguita e attaccata attraverso differenze ideologiche. Vogliamo difendere insieme la politica di sinistra! Insieme siamo attaccati e insieme dobbiamo difenderci. Cinque dita costituiscono un pugno!”
Esprimiamo la nostra solidarietà a chi lotta per un mondo migliore e perciò sono perseguiti dallo Stato. Inviamo saluti solidali a Roter Aufbau e ai colpiti dalla repressione: non lasciatevi intimidire, non lasciatevi sopraffare!

Difendere la politica di sinistra, in strada e in tribunale!

Infine, vorremmo richiamare brevemente l’attenzione su un altro argomento:

in Turchia, i detenuti hanno sempre lottato contro le loro condizioni carcerarie con scioperi della fame. Quest’anno 4 compagni sono già caduti durante questa resistenza.

Mustafa Koçak, un prigioniero politico che si è battuto per un processo equo, Ibrahim Gökçek e Helin Bölek, musicisti del collettivo/band rivoluzionario Grup Yorum, che hanno combattuto contro i divieti dei concerti, e la scorsa settimana abbiamo perso l’avvocatessa per i diritti umani Ebru Timtik, che pure ha lottato per giustizia. Per attirare l’attenzione su questi temi, ogni sabato alle 15 in Oranienplatz si svolge un raduno. Il tema è la giustizia e tutti sono cordialmente invitati a fermarsi in Oplatz, perché questo è anche un luogo dove si devono unire le lotte e la resistenza.

In questo senso, viva la solidarietà internazionale!

Paese basco

8 settembre 2020

Il prigioniero di ETA (Paese basco e Libertà, n.d.t.), Igor González Sola, è stato trovato morto nella sua cella singola nella prigione di Martutene a San Sebastián venerdì 5 settembre. González Sola è stato condannato nel 2005 a 20 anni per crimini di “collaborazione con una banda armata”, “deposito di armi” e “falsificazione di documenti ufficiali”. Nel novembre 2018, il Segretariato generale delle istituzioni penitenziarie ha approvato il suo trasferimento dal carcere di Madrid II al penitenziario di Soria. Lo scorso luglio è stato trasferito nel carcere di Martutene a San Sebastian.

Bruxelles

8 settembre 2020

La grande manifestazione per la sanità di domenica 13 settembre, da tempo programmata, chiede un rifinanziamento delle professioni sanitarie e del sistema sanitario affinché si possa garantire a tutti/e l’accesso a cure di qualità, così come il vero benessere sul lavoro. In questo contesto, “La Santé en Lutte” (la Sanità in lotta, n.d.t.) ha respinto il tentativo di vietare la manifestazione:“La vostra giustificazione è la situazione sanitaria presente nel Paese. Tuttavia, in questo Paese autorizzeremo molto presto 10.000 tifosi allo stadio Sclessin, tollereremo migliaia di visitatori al giorno nei parchi di divertimento e la frequentazione illimitata di vie dello shopping come rue Neuve a Bruxelles. Tutti questi raduni che generano rischi sono consentiti, ma è chiaro che la protesta sociale rimane imbavagliata “. 

A seguito del mantenimento di questa condotta le autorità hanno deciso infine di tollerare un raduno statico in diversi gruppi, tra la stazione centrale e il Mont des Arts.

Belgio

8 settembre 2020

Un movimento di sciopero è iniziato giovedì 3 settembre la fine giornata quando si sono riscontrati 9 casi di coronavirus nel dipartimento logistico di AB Inbev a Jupille, vicino a Liegi. La FGTB, su iniziativa del movimento di sciopero iniziato giovedì scorso, ritiene che l’azienda abbia tardato a reagire, rilevati i primi casi. La direzione dice che è “aperta a qualsiasi discussione sulle preoccupazioni dei dipendenti e dei loro rappresentanti” … ma ha chiamato gli ufficiali giudiziari per togliere di mezzo il picchetto..

Catalogna / Spagna

8 settembre 2020

L’ufficio del procuratore generale spagnolo ha presentato il suo rapporto annuale per l’anno 2019. Nel capitolo dedicato al “terrorismo interno” sono citati i Comitati di Difesa della Repubblica (CDR) e la piattaforma ” Tsunami democratico ” a fianco di ETA (Paese basco e Libertà, n.d.t.), GRAPO (Gruppi di Resistenza Antifascista Primo Ottobre, n.d.t.) e altri gruppi armati anarchici. L’ufficio del procuratore generale definisce i CDR e lo “Tsunami democratico” come “movimenti d’indipendenza catalani violenti”. Il documento si basa sulla presunta relazione tra 9 persone arrestate nel settembre 2019 nell’ambito dell’operazione Judas) e CDR. La procura afferma quindi che questi 9 attivisti fanno parte di una “squadra di intervento tattico” del CDR, incaricata di preparare “azioni violente”. Anche le azioni di solidarietà verso i condannati nel contesto dello “Tsunami democratico” sono prese di mira dall’ufficio del procuratore, che prende atto in particolare della preparazione di queste azioni tramite mezzi di comunicazione criptati come Telegram.

Cile

9 settembre 2020

Dopo 60 giorni di sciopero della fame, 4 prigionieri mapuche nel carcere di Lebu hanno radicalizzato la loro mobilitazione annunciando che dal pomeriggio di giovedì 10 settembre non berranno più liquidi. Appartengono a un gruppo di 12 prigionieri in sciopero della fame. Altri tre prigionieri mapuche continuano lo sciopero della fame iniziato 50 giorni fa nel carcere di Temuco. In tutto, 23 mapuche sono in sciopero della fame: 3 nel carcere di Temuco, 8 nel carcere di Angol e 12 nel carcere di Lebu. Chiedono migliori condizioni di lavoro e di vita per la loro gente attraverso l’applicazione della Convenzione 169 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro relativa ai popoli indigeni e tribali.

Inoltre, militanti mapuche si sono scontrati oggi con i carabineros a Temuco durante le manifestazioni mapuche volte a interrompere l’incontro tra Karla Rubilar, portavoce del governo e leader indigeni. Militanti hanno interrotto il traffico ed eretto barricate. Infine, gruppi di militanti mapuche hanno rivendicato, nei giorni scorsi, attacchi contro camion e attrezzature forestali (principalmente incendi dolosi), per richiedere la restituzione delle terre sottratte loro durante la colonizzazione.

Argentina

11 settembre 2020

Il femminicidio della 14enne Ludmila Pretti ha scatenato una serie di incidenti nella cittadina di Moreno. La polizia ha permesso che il principale sospettato lasciasse tranquillamente la stazione per “cercare un giornale” e da allora è scomparso. Gruppi di manifestanti hanno poi bruciato pneumatici e lanciato pietre contro il commissariato. Forze di polizia sono state dispiegate per proteggere l’edificio e gli scontri sono continuati

Colombia

11 settembre 2020

Violenti disordini sono scoppiati mercoledì 9 settembre a Bogotà e in altre parti della Colombia, dopo la morte di un uomo sottoposto a ripetute scosse elettriche da poliziotti che l’immobilizzavano a terra. La scena dell’arresto è stata trasmessa sulle reti sociali. Il filmato di quasi due minuti mostra 2 poliziotti motociclisti colombiani, entrambi con casco, gettare a terra l’avvocato 46enne, Javier Ordoñez, e poi infliggergli ripetutamente lunghe scosse con le loro pistole elettriche a impulsi. “Per favore, smettetela,” sentiamo ripetere l’uomo a terra. I testimoni sulla scena hanno anche chiamato la polizia: “Per favore, smettetela, vi riprendiamo” con un cellulare.

Nel pomeriggio, centinaia di persone si sono radunate per protestare fuori del commissariato dove la vittima è stata condotta prima di morire. I manifestanti hanno spruzzato vernice rossa sulla facciata dell’edificio e lanciato pietre, scandendo “resistenza”. La polizia ha tentato di disperdere la folla con granate assordanti e sparando candelotti di gas lacrimogeno, ma le proteste si sono estese ad altre zone di Bogotà. Rivolte, incendi e altri attacchi contro 56 commissariati sono accaduti nel settore nord e ovest della capitale, ma anche a Medellín, Barranquilla, Popayan, Cali e Neiva. Sette persone sono state uccise durante i disordini e 70 persone sono state arrestate per “violenza contro la polizia”.

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