In vista dell’udienza che si terrà il 23/8/2019 presso il tribunale di Rennes per decidere sull’estradizione del compagno Vincenzo Vecchi, arrestato l’8/8/2019 in Francia mentre era latitante da circa sette anni, a seguito di una condanna in Italia in via definitiva per i fatti relativi al G8 di Genova 2001 e a una manifestazione antifascista del marzo 2006 a Milano, una prima risposta concreta in Italia è stata data a Milano il 22/8 con un corteo di oltre 100 compagni/e che dalla Stazione Centrale ha raggiunto il consolato francese, nonostante l’ingente schieramento di celere e digos che ripetutamente hanno tentato di impedire la prosecuzione della manifestazione. Il corteo è stato molto determinato, sono stati scanditi slogan e fatti interventi per la liberazione di Vincenzo, contro la sua estradizione e contro gli sbirri. Infine i compagni sono entrati all’interno della Stazione Centrale e in modo combattivo hanno continuato a rivendicare la liberazione di Vincenzo e di tutti i prigionieri nelle carceri. A conclusione della manifestazione gli sbirri hanno continuato a provocare, accennando una carica, a cui i compagni hanno saputo rispondere in maniera ferma. Questo è solo l’inizio di una serie di mobilitazioni che proseguiranno nelle prossime settimane.
No all’estradizione di Vincenzo!
Contro la repressione la lotta continua.
Pubblichiamo qui sotto un comunicato di alcuni compagni di Saronno
VINCE LIBERO!
Luglio 2001 – Agosto 2019.
Da Genova a Saint Gravé dans le Morbhian.
Con l’arresto di Vincenzo, lo Stato chiude il cerchio – il suo cerchio – sul g8 di Genova. Tutti i condannati sono stati rintracciati e imprigionati. A diciotto anni dai giorni di Genova, undici anni da scontare. Se si considera la latitanza una scelta, ma pur sempre una scelta imposta da contingenze repressive, si arriva a ventisette anni di vita. Lo Stato dimostra di avere parecchia memoria, poca fretta e tentacoli globali.
Oggi più che mai.
Oggi, nel tempo in cui siamo più schiavi che mai del capitalismo e della globalizzazione, parole rimosse dal discorso collettivo. Oggi, in cui lo Stato-nazione ha sempre meno ragion d’esistere in funzione di uno Stato-mondo onnipresente e onnisciente (si veda in particolare la caccia all’uomo globale, dal caso Battisti a quest’ultimo di Vincenzo). Oggi, in cui i politici traggono sempre più consenso e potere nell’innalzare muri contro i dannati della terra depredati e saccheggiati.
Il g8 di Genova rimane un grosso rimosso della memoria collettiva, e non può non addossarsene grande carico la sinistra, coi suoi discorsi di recupero istituzionale delle spinte contro la globalizzazione. Lo vediamo ancora oggi: la guerra tra capitalismo fossile e green economy.
Nient’altro che la stessa “evoluzione” che ci venne propinata col digitale: grande risparmio di carta, più alberi, più rapidità, più sostenibilità.
Stronzate.
E’ alla radice il male, e si chiama capitale. Chiamarlo in altro modo non fa che annacquare le armi della critica.
Che prospettiva credete ci possa essere tra 30 anni? Non c’è nemmeno bisogno di leggere gli allarmanti articoli sulla catastrofe climatica. Se oggi siamo 7milia rdi e mezzo abbondanti a vivere sulla Terra, è verosimile credere che entro il 2050 si sfioreranno i 10miliardi.
E se già oggi siamo in una condizione di povertà dilagante (salvo i padroni del mondo e i loro adepti), con megalopoli concentrazionarie in cui il benessere è diviso dalla povertà da un filo spinato, va da sé che la prospettiva – nonché la necessità primaria dell’ordine costituito – è quello di asservire, di disinnescare ogni sentimento radicale di cambiamento. E in questo arriva a supporto una standardizzazione di usi, costumi e sentimenti che ha davvero dell’inverosimile. Un recente testo di Bonanno sottolineava come la crescente abilità dell’Intelligenza Artificiale è abbinata a una decrescente abilità umana, con un doppio avvicinamente che consentirà in brevissimo alla macchina di riprodurre l’umano. D’altronde ogni foto sui social, ogni captcha, ogni indicazione che forniamo, non fa altro che aumentare la precisione della repressione. Chi non la avverte tale è semplicemente perché pur girando a destra e a manca nel mondo rimane nel recinto, oltre – cosa essenziale – ad avere il giusto passaporto in tasca (sul turismo come oppio dei popoli, un’altra volta).
Ad aumentare il disgusto, ma anche a dare la tara dei tempi, l’ultimo bollettino del Viminale, con cui il governo rivendica l’aumento degli arresti degli anarchici del 180%, da 14 a 39 arresti rispetto l’anno precedente.
Si aggiungano anche le insistenti notizie di pianeti abitabili a distanze al momento irraggiungibili, ma che lasciano intravedere quella che sembra essere la prospettiva del capitale e del potere: spremere lo spremibile, come sempre, per sempre e ovunque.
E allora? E allora difendere Vincenzo, difendere la rivolta del luglio del 2001 a Genova, affilare le armi. Lo scontro sociale in questi anni di mancanza di offensiva e radicalità sta correndo i 100 metri alla velocità di Bolt, in direzione di sfruttamento, controllo, tristezza, distruzione e abbrutimento.
Mala tempora currunt, sed peiora parantur.
Saronno, 21 agosto ‘19