Il compagno Georges Abdallah ha scritto una dichiarazione…

da: Coup pour Coup

pubblicato il 5 marzo 2018

…in occasione dell’iniziativa ,tenutasi il 1° marzo 2018 alla Mensa Occupata di Napoli, in solidarietà con i prigionieri palestinesi e con lo stesso Georges.
Di seguito il contributo.

Dichiarazione di Georges Abdallah – 1° marzo 2018

 

Care/i compagne/i,

Sapervi riuniti oggi in questa iniziativa di solidarietà con la lotta del popolo palestinese dà a noi tutti, prigionieri comunisti e rivoluzionari arabi in Europa, molta forza ed entusiasmo.

Certo, e non si tratta di parole di circostanza, pensare a voi, compagni,  mentre  si è detenuti dietro queste abominevoli mura da decenni, fa sì che le parole assumano un’importanza e un peso differente.

Nel corso di questi anni e attraverso molteplici iniziative di solidarietà con la Palestina e i suoi combattenti imprigionati avete molto efficacemente dimostrato, fra l’altro, che è ancora  a livello delle istanze politiche la decisione del luogo e del peso del rituale giudiziario, quando si parla di rivoluzionari prigionieri: avete contribuito efficacemente a smascherare e denunciare l’attacco ostinato dei giudici e tutto quanto sembra più una vendetta di Stato.

Occorre anche precisare che tale attacco ostinato dei giudici non è fortuito, né gratuito, ma rientra nella dinamica globale della contro-rivoluzione preventiva. Dalle prigioni sioniste a quelle del Marocco, dalle celle d’isolamento in Turchia a quelle ancora più oscure in Grecia, alle Filippine e altrove in Asia e nel mondo, si constata sempre la stessa cosa: l’attacco ostinato dei giudici è solo un elemento di tutta una panoplia a disposizione della contro-rivoluzione permanente e preventiva. Sicuramente, questa panoplia di misure  e di leggi non smette di intensificarsi nella misura in cui il sistema sprofonda nella sua stessa crisi.

La crisi del capitalismo agonizzante nella sua fase di putrefazione avanzata è già davanti ai nostri occhi, sia nei centri del sistema che nelle sue periferie. Basta guardare e voler pensare a tutta questa barbarie, questi massacri e bombardamenti “chirurgici” e le ormai rituali missioni in Africa, Medio Oriente e altrove.

Basta guardare a tutta questa massa di uomini, donne e bambini che affrontano il mare costretti dai massacri, dalla paura e dalla fame. Basta però dare uno sguardo anche qui nel ventre della bestia, in Europa, negli Stati Uniti e altrove in Asia dove le prospettive più fascistoidi s’impadroniscono di  settori di popolazione disorientata da disoccupazione, precarietà esistenziale e dal processo avanzato di smantellamento sociale.

La crisi del capitalismo è già in corso. Ma occorre andare oltre la semplice constatazione del suo manifestarsi come sopra evidenziato e porre in evidenza le cause profonde di questa crisi insuperabile e, con essa, smascherare l’inefficacia delle diverse proposte riformiste che nascono in questi giorni in Francia e altrove in Europa dentro la sinistra socialdemocratica e soprattutto elettoralista. Con il capitalismo non è possibile uscire dalla crisi. Il capitalismo globale è il capitalismo realmente esistente oggi e la sua agonia si risolverà solo superando il capitalismo per realizzare il comunismo e sicuramente non attraverso i compromessi storici e altri tentativi illusori a tutela di esperienze di un sedicente capitalismo democratico dal volto umano, ma piuttosto con la lotta implacabile di una “classe contro classe”.

Oggigiorno noi tutti viviamo sotto l’egemonia del capitalismo globale. Nessun Paese può sfuggire completamente ai meccanismi devastanti di questa egemonia. È questo capitalismo globale ad essere in crisi. Ed è proprio contro questo capitalismo che i comunisti e tutti i rivoluzionari dovranno vincere per sconfiggere la barbarie.

Da un  Paese all’altro sono quasi sempre simili le misure raccomandate al servizio del capitale: far pagare alle masse popolari i costi per il mantenimento di un sistema di sfruttamento agonizzante.  Compagni, si deve constatare che queste misure non fanno che ampliare maggiormente la dinamica di crisi e moltiplicare il manifestarsi della sua barbarie. Più la crisi si sviluppa, più “le basi del potere del capitale globale” vale a dire gli Stati imperialisti, questi “funzionari del capitale”, accrescono la loro pressione sui popoli dominati, cercando di instaurare regimi borghesi in queste zone.

Certamente, compagni, c’è spazio per un altro futuro che non la subordinazione a diktat imperialisti di cui si vedono le conseguenze nefaste sotto forma di città distrutte e di Stati, i più ribelli, disseminati di morti e colpiti da esodi di massa.

Compagni, in questi giorni la Palestina deve contare quotidianamente la sua parte di giovani martiri. La Resistenza continua e continuerà fino all’affossamento  dell’occupazione sionista. Naturalmente, le masse popolari palestinesi possono fare affidamento più che mai sulla vostra solidarietà attiva. Tuttavia, vorrei richiamare la vostra attenzione sul numero crescente di minori palestinesi coinvolti sempre più nella lotta e sottoposti alla dura repressione dell’esercito sionista e dei giudici che infliggono loro condanne sempre più pesanti. Quando si è appena 14enni o 15enni e si è stati appena  condannati a 14 o 15 anni di prigione sicuramente si ha più bisogno della solidarietà internazionale ed io sono sicuro che voi tutti saprete assumere questo compito. Di tanto in tanto, una semplice parola per ogni “leoncino” e ogni “fiore” permette di far intendere ai carcerieri sionisti che questi minori non sono soli.

Che mille iniziative solidali fioriscano in favore della Palestina e della sua promettente Intifada.

La solidarietà, tutta la solidarietà a chi resiste nelle carceri sioniste, nelle celle d’isolamento in Marocco, Turchia, Grecia, nelle Filippine e altrove nel mondo!

La solidarietà, tutta la solidarietà ai giovani proletari dei quartieri popolari!

Il capitalismo è solo barbarie, onore a tutti quelli e quelle che si oppongono con forme ed espressioni varie!

Insieme, compagni, vinceremo!

A voi tutte e tutti i miei saluti rivoluzionari più calorosi.

 Il vostro compagno, Georges Abdallah

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