Diffondiamo cinque contributi della compagna Gulaferit Unsal, rivoluzionaria prigioniera comunista turca detenuta in Germania. Questi contributi sono tratti dalla rivista Gefangenen Info e da noi tradotti in italiano.

 

Indice:

  • Condizioni detentive e rappresaglie contro i prigionieri imputati dell’art. 129 b
  • Un saluto alle donne eroiche che scrivono la storia
  • Quelli che non si arrendono non muoiono
  • Saluto solidale ai prigionieri che scioperano negli USA
  • Imperialismo e fascismo non se la caveranno

Condizioni detentive e rappresaglie contro i prigionieri imputati dell’art. 129 b

20 gennaio 2017

Le condizioni detentive dei prigionieri imputati dell’art. 129 b sono stabilite dalla procura. Con queste condizioni, secondo la situazione dei prigionieri, possono esserci alcune differenze. Inoltre, le carceri seguono propri criteri di funzioni e regole in base alla regione in cui si trovano.
L’art. 129 b è stato preparato, alla luce delle esperienze acquisite per i prigionieri RAF. L’isolamento è la tortura più dura, cui è stata data garanzia di legge. Lo scopo è portare alla capitolazione la mente dei prigionieri e sfinirli giorno dopo giorno psichicamente e fisicamente.
Le mie condizioni d’isolamento e di detenzione nei tre anni sono state le seguenti:
 ho passato quotidianamente da 22 a 23 ore in cella
 per cinque mesi ho avuto un’ora per l’ ”ora d’aria”
 ad ogni entrata e uscita di cella sono stata sottoposta a perquisizione corporale manuale e con metal detector
 la visita del mio avvocato si è svolta dietro vetri divisori e con microfono
 le visite sono avvenute dietro vetri divisori e con microfono, presenti uno o due poliziotte e traduttore
 per tre anni tutte le mie lettere sono state tradotte in tedesco dalla procura e controllate. Molte sono state sequestrate e usate come prove
 l’intera mia corrispondenza con i miei avvocati è stata letta da un giudice speciale
 per lungo tempo (due anni) ho mangiato sola, presente una guardiana
 per sei mesi mi è stato interdetto l’accesso in palestra
 ad ogni uscita di cella erano presenti una o due guardiane
 sono stata condotta sola in infermeria
 sono stata portata sola in tribunale e in ospedale
 sono stata condotta in clinica o in ospedali pubblici, presenti commandos speciali pesantemente armati e con misure di sicurezza straordinarie
 non mi è stato permesso di lavorare
 per un anno mi è stata negata la partecipazione ai corsi. In base a una delibera del tribunale ho cominciato a partecipare ai corsi. Ma due mesi dopo, su denuncia in procura, dal pedagogo sociale responsabile dei corsi mi è stata vietata la partecipazione ai corsi. Il pretesto addotto è stato che avrei potuto trasmettere notizie all’esterno tramite le donne partecipanti ai corsi. Dopo tre mesi di disputa legale la procura ha accettato che partecipassi ai corsi, purché il nome degli insegnanti fosse comunicato e questi fossero completamente sottoposti a una indagine di sicurezza. Avendo fatto ricorso contro la pena ed essendomi rivolta alla cassazione, mi sono fatta 15 mesi in più in isolamento.
Anche se la dimensione “legale” dell’isolamento dopo la mia condanna è parzialmente finita, l’isolamento continua in forme diverse fino all’ultimo giorno di detenzione.
Anche se per il mio status di condannata apparentemente sarei sottoposta alle “stesse” condizioni degli altri prigionieri, in realtà non è così. Tutti i prigionieri cui resta da scontare una parte di pena sono trasferiti in esecuzione aperta – questo include i prigionieri detenuti per omicidio. In esecuzione aperta ottengono tre o sei ore di uscita. Ma i prigionieri politici non possono godere di questi diritti, neppure del diritto dei 2/3 della pena.
Nelle carceri tedesche solo i prigionieri politici sono posti in isolamento. Detenuti in prigione per omicidio non vi sono sottoposti neanche per un giorno- a meno che rappresentino un pericolo speciale.
La detenzione pluriennale di prigionieri politici con misure di sicurezza straordinarie fa sì che gli altri detenuti – se così si può dire – li considerino “mostri”. Così si erige un muro fra i prigionieri sociali e quelli politici e si dà continuità all’isolamento. Lo scopo è isolare completamente i prigionieri politici e farli crollare psichicamente e fisicamente.
Anche se i prigionieri sociali veramente non sanno cosa significhi “terrorismo” sono influenzati dall’oscura propaganda diffusa globalmente.
Se ricordiamo che le detenute sono più apolitiche e inesperte dei detenuti maschi, l’antipropaganda ha più effetto sulle donne. E ciò produce l’isolamento sociale.
Nei tribunali e nelle carceri tedeschi le prigioniere straniere sono sottoposte ad altri trattamenti. Le prigioniere straniere nei tribunali e nelle carceri tedeschi hanno da risolvere difficoltà e problemi, disponendo di scarsa conoscenza della lingua. Contemporaneamente sono esposte a rappresaglie inflitte pure alle prigioniere tedesche. L’ostilità talvolta è nascosta, talvolta evidente, ma è permanente.
In un tale contesto la situazione è più difficile, se si è prigioniera politica e straniera e, per di più, riguarda ancora una donna.
Il legame dei prigionieri politici con l’esterno viene completamente troncato ed è impedita ogni solidarietà. A volte la procura scrive alle persone che scambiano corrispondenza con prigionieri politici per dir loro che si tratta di una “terrorista” e una persona pericolosa, per spaventarle. Persone che scrivono lettere o vengono a far visita sono trattate come “appartenenti all’organizzazione”, criminalizzate e si tenta d’interrogarle come testimoni.
Non s’intende solo impedire il contatto con l’esterno, si vuole isolare i prigionieri politici da ogni essere vivente sia dentro che fuori:
 la censura è l’arma più efficace dell’isolamento. Sono impediti il contatto tramite stampa con il modo esterno e il diritto legale alla “libertà di sapere ed essere informati”. Ad esempio, i giornali non vengono consegnati adducendo bugie come “la posta non è arrivata” o “è arrivata, ma non c’erano giornali” oppure sono fatti sparire. Contro la censura di giornali e libri e la sola possibilità di leggere giornali turchi ho condotto uno sciopero della fame per 54 giorni.
 Durante la custodia cautelare, ricevere libri dipende dalla procura. In termini di ricevimento libri ogni carcere ha condizioni proprie. Così, ad esempio, la prigione di Lichtenberg permette 30 libri – CD – DVD.
Mentre durante il periodo di custodia cautelare potevo ricevere libri di librerie di mia scelta, dopo la condanna è stata prevista la limitazione, ovvero ricevere libri di sole tre librerie decise dalla prigione. Essendo stato questo illegale, la direzione ha fatto un passo indietro, dopo la mia resistenza.
 Anche se nel carcere femminile di Berlino non è contemplato, in molte prigioni esiste l’obbligo di mettere l’uniforme carceraria. Perciò, ad esempio, Sadi Ozpolat ha condotto spesso scioperi della fame prolungati contro l’uniforme carceraria. Si è avvolto in cella un asciugamano, ma non ha messo l’uniforme.
 Le prigioni creano continuamente dei problemi ai prigionieri politici. La quotidianità consiste quasi esclusivamente in problemi piccoli o grandi da superare. S’intende portare i prigionieri politici a pensare a nient’altro che ai problemi
 Sono stati orditi complotti e provocazioni nei confronti di prigioniere politiche. Nella prigione di Lichtenberg sono stata denunciata due volte da spie alla polizia – da un’eroinomane tedesca e da una rapinatrice di banca fascista turca. In seguito a ciò la polizia ha avviato accertamenti su di me e spedito il mio fascicolo alla procura. Secondo accuse lungi dalla realtà come “rapimento, molestia e lesioni personali” la polizia ha organizzato un complotto insieme alla procura. Di una persona, che ha lanciato le accuse, non ha fatto il nome né la polizia né la procura. Malgrado le istanze presentate dal mio avvocato per un anno, la procura non ha consegnato gli atti. Negli anni un’assassina tedesca psicopatica-fascista, condannata a 24 anni, ha mantenuto la bugia circa il bombardamento della discoteca “La Bella”. In proposito, è sia storicamente che completamente assurdo porre me in relazione a questo fatto, che deve essersi svolto a Berlino nel 1986. Ho denunciato questa persona presso la procura.
Questi in sostanza sono i noti metodi di controguerriglia per presentare i rivoluzionari agli occhi della popolazione e degli altri detenuti come insignificanti, per denigrarli e criminalizzarli, cancellandone l’immagine politica.
 Un altro grande problema da me affrontato a Lichtenberg è il gran rumore. Rumore e musica ad alto volume sono strumenti di tortura. Sia durante il mio periodo di custodia cautelare per tre anni che successivamente, sono state messe con me in cella prigioniere malate psichicamente, mezze pazze, che russano o tossicodipendenti, di sinistra, di destra, sopra, sotto di me con le quali sono stata detenuta. L’anno scorso sono stata esposta per sei mesi a tortura da rumore permanente e sistematica. Ho continuamente presentato istanze contro. Ho boicottato il cibo per 15 giorni. Quando i problemi sembravano risolversi, le detenute trasferite venivano sostituite da peggiori. Infine sono stata costretta a cambiare cella. Sono state ordite parecchie provocazioni da parte di prigioniere, spie, che collaborano con il carcere. Altre prigioniere sono state segretamente istigate da spie contro di me. Le provocazioni sono aumentate, perché ero per un’informazione solidale fra detenute, perché non mi sono lasciata integrare dal sistema carcerario, perché mi sono posta contro i /le fascisti/e e ho individuato le spie. Il carcere ha provato ogni mezzo per proseguire l’isolamento. Anche una piccola comunicazione solidale o il mio agire comune con prigionieri si sono subito ritorti su di me:
 una prigioniera politica non fa compromessi con il tribunale, non desiste dalla sua identità politica, non si adegua al sistema carcerario capitalista e non si lascia riabilitare. Vive i problemi fino all’ultimo giorno.
L’unica istanza competente che decide come si continuano le condizioni detentive per i prigionieri art. 129 b dopo la loro condanna e se modifiche si prevedono o meno in proposito è la procura.
Anche il BND (servizio informazioni federale, n.d.t.) manda alle carceri rapporti sui prigionieri politici e il carcere trasmette i rapporti al tribunale federale ad altri tribunali. In tal modo si verifica se esistano mutamenti dei principi politici e della personalità nei prigionieri politici. La liberazione segue la condizione che non ci si impegni più politicamente e si rimanga sotto controllo per cinque anni.
Con la propaganda sul “terrorismo” creata e deformata dagli imperialisti, la lotta antimperialista e antifascista deve essere assolutamente cancellata ed eliminata..
Tutte le difficoltà e le rappresaglie vissute dai prigionieri art 129 b sono la conseguenza di questa politica permanente.


Un saluto alle donne eroiche che scrivono la storia

8 gennaio 2017

Nelle società capitalistiche le donne sono più colpite dallo sfruttamento e dall’alienazione degli uomini. Le carceri, spelonche del capitalismo, fanno morire le donne in maggior numero e ancor più rapidamente degli uomini. Per capire perché e come questo avvenga dobbiamo anzitutto guardare in che modo il capitalismo produce tale risultato.
Mentre il sistema capitalistico sta attraversando una crisi politica, economica e sociale, contemporaneamente la società imputridisce. Quanto più la crisi si aggrava tanto più è brutale lo sfruttamento. Dato che i popoli della terra non si lasciano spontaneamente sfruttare, gli Stati imperialisti vedono la necessità di guerre e politiche d’aggressione. Mentre le economie si militarizzano, l’armamento assume priorità nel bilancio degli Stati. Per poter vendere più armi si creano costantemente nuove zone di guerra.
Governi razzisti salgono al potere nei Paesi imperialisti e nelle neocolonie governa il fascismo. Si prendono in considerazione piani di aggressione economici e sociali. Mentre da un lato cresce la disoccupazione, dall’altro si reprime la lotta dei lavoratori de-sindacalizzando e creando sindacati gialli.
Diritti democratici e sociali sono archiviati. I diritti umani e soprattutto il diritto a vivere diviene un lusso. Per garantire l’ubbidienza dei popoli e dato che disoccupazione, impoverimento, fame e rappresaglie da sole non bastano, si rovina anche la genetica sociale e culturale dei popoli. Allo scopo di alienare la società, dalla stampa alla televisione, dalla religione all’istruzione, dall’arte alla letteratura, dalla sessualità ai media, dalla tecnica alla scienza, ogni percorso è utilizzato. Ogni immaginabile immoralità si standardizza normalizzando. Perciò, per mano degli Stati si organizzano e fomentano a livello mondiale droga, alcool e prostituzione. I governanti hanno bisogno di schiavi che non alzino la voce di fronte a questa politica d’aggressione.
Nel 21° secolo il capitalismo dapprima annienta nel pensiero gli “uomini liberi”. Affinché un individuo possa essere schiavizzato, deve perdere anzitutto la capacità di pensare. Il sistema capitalistico agisce ininterrottamente con vari metodi per far venir meno la ragione della gente. Il sistema dapprima aliena la persona da sé stessa e poi dalla società. Si fomentano costantemente sul piano ideologico “egoismo” ed “individualismo”. La mente dei giovani è lavata con arretratezza e programmi d’istruzione conservatori.
Le nuove generazioni sono intossicate e si distanziano sempre più dalla scientificità e dal pensiero. Con il nazionalismo, sciovinismo e razzismo si creano terreni fertili potenziali per il fascismo. Quindi la società viene corrotta al suo interno e culturalmente repressa…
Quale tipo di persona deriva come conseguenza di tutto ciò:
-disoccupato, povero, affamato
-lungi da organizzarsi ed esigere diritti
-disinteressato di democrazia e diritti di uomini e donne
-perdita di coscienza di classe
-nazionalista, razzista o fascista
-asociale e apolitico
-moralmente corrotto
-dipendente da droga, alcool o pastiglie
-irriflessivo, acritico
-reazionario
-egoista
-malato psichico
-un “individuo” affetto da molte malattie genetiche fisicamente.
Sostanzialmente il capitalismo disumanizza le persone. Così l’individuo diviene schiavo quando smette di “pensare” e di essere un “essere sociale”. Se non esistesse questa politica di asservimento, come potrebbe il patrimonio dei più ricchi della terra, che assommano all’1%, accordarsi con il patrimonio del restante 99%?
Carceri – spelonche del capitalismo
L’inesauribile sete di guadagno e la crisi permanente del capitalismo hanno trasformato il mondo in una gabbia di matti, in una prigione dei popoli aperta. Anche la situazione nelle piccole carceri degli Stati imperialisti-capitalisti non si differenzia dal grande quadro. Anche da attività commerciali illegali il sistema capitalista consegue miliardi e miliardi di dollari o euro. Il denaro sporco è pulito in “banche legali”. Il denaro ripulito supera anche il bilancio di molti Stati. Mentre solo una piccola parte di mafia della droga, delle armi e della prostituzione viene imprigionata, gli Stati capitalisti, pure divenuti mafia, hanno poi orientato il loro “sistema di diritto”. Leggi, tribunali e prigioni operano per la perpetuazione dello Stato capitalista. In un mondo simile parlare di giustizia e diritti è un’idiozia.
In tutto il mondo le carceri sono sovraffollate. Continuamente si costruiscono prigioni. Come in USA, si creano nuovi terreni di saccheggio con la privatizzazione delle carceri.
Il sistema capitalista crea continuamente nuovi “colpevoli”. Tutti quelli che si oppongono alle guerre imperialiste, allo sfruttamento capitalista, al torto e all’ingiustizia sono considerati terroristi. A quelli che causano ai popoli della terra ogni immaginabile crudeltà e violenza e compiono massacri, esce continuamente la parola terrorismo.
Perché le donne sono oppresse più duramente?
In un sistema capitalista le donne sono più duramente sfruttate e oppresse degli uomini. Chi è criminalizzato in una struttura e cultura sociale capitalista viene imprigionato. Non importa di quale nazionalità sia.
Anche le prigioniere sono parte del sistema carcerario esistente. La maggioranza di loro è stata arrestata spesso. Non sono “troppo interessate” sulla politica con cui la prigione amministra i detenuti. Quindi non hanno la coscienza che potrebbe permettere loro di essere consapevoli. E questo conviene alle autorità carcerarie, perché possono gestire, pilotare e manipolare i fatti come vogliono. In prigione continua ad entrare droga. I detenuti, la cui mente si atrofizza con il consumo di droga e così finiscono per perdere il loro contatto con la realtà, non rappresentano più un “pericolo” per il carcere. Non essendoci più pericolo non servono rappresaglie speciali.
Consentire droga e musica ad alto volume e rapporti omosessuali, nonché opportunità di poter lavorare anche se solo per 200 euro al mese, induce molti detenuti a considerare la prigione un “hotel”. Molti non hanno alcuna vita all’esterno, niente casa, partner di vita, famiglia, lavoro. Si conclude che è meglio poter stare in cella piuttosto che morire fuori. È doloroso che nel capitalismo le carceri possano rappresentare una “liberazione” o un “secondo indirizzo” per le donne.
Nelle società capitaliste, per la droga le donne cadono nella palude della prostituzione. Per la droga rubano, truffano o devono prostituirsi. In tale contesto dove la maggioranza perciò è arrestata, si legittimano droga e prostituzione e sono resi norma. Concetti come morale, valori e personalità perdono completamente il loro significato. Per poter restare vive le donne si accontentano di vivere in carcere dato che lì hanno un ambiente caldo, un letto, acqua calda, cibo, farmaci, droga, sigarette e caffè e possono farsi visitare dal medico. Il mondo all’esterno è molto più spietato di quello dentro.
Nel sistema capitalista le donne devono soprattutto condurre una lotta per la sopravvivenza. Oltre la scelta fra vita e morte, l’ “essere umano come essere sociale” è un lusso. Prigioni che rappresentano discariche della società capitalista entrano come “un modo alternativo di vita” nelle mente delle detenute, che sono infime delle infime, una legittimazione più forte che non negli uomini.
Quando si constata che milioni di persone sono state costrette a fuggire per le guerre o già sono rifugiate, vediamo che non fa differenza stare in campi profughi, rifugi per senzatetto o in prigione.
La funzione delle prigioni nel capitalismo
I capitalisti usano le carceri come muro dietro cui nascondere la propria sporcizia. Con le prigioni, gli infimi degli infimi, gli affamati, quelli che si prostituiscono per un pacchetto di sigarette e i più pericolosi che uccidono per due centesimi sono resi inattivi. Le masse più arrabbiate che potrebbero essere partecipi alla lotta di classe sono neutralizzate e trasformate fortemente in una forza di riserva per il fascismo.
Si inventa la favola delle “prigioni europee in cui sono assenti tortura e maltrattamenti e i diritti umani sono rispettati”. Perciò si garantisce che le prigioni agiscono per la società come “strutture ausiliarie”. La demagogia, secondo cui presumibilmente nelle prigioni europee non esisterebbe tortura, ma sarebbero “umane”, si presenta come una bontà ai prigionieri, cui nella vita non resta altro che morire, e in generale alle prigioniere. Quindi le donne sono ancor più fortemente alienate criminali in questo sistema carcerario. Il sistema crea ancor più “criminali”.
Donne il cui percorso costantemente incrocia la prigione, sono schiavizzate, mentre vengono rese dipendenti dalle carceri. E le donne la cui personalità è stata distrutta dalle carceri sono usate come “oggetto di desiderio”.
Le prigioni europee che per i prigionieri sociali adempiono alla funzione di “hotel” non sono così “gentili” nei confronti dei prigionieri politici. Hanno una funzione speciale. E a tale scopo, l’isolamento per anni, dure condanne, provocazioni e attacchi a prigionieri politici turchi, detenuti in base all’art 129 b, possono essere attuati e rendono invisibili l’interno e l’esterno di questo sistema carcerario. Che bello, hanno potuto attuare il loro gioco di democrazia e umanesimo, non ci sarebbero prigionieri politici nelle prigioni tedesche.
Le prigioni capitaliste non hanno problemi con mafiosi, narcotrafficanti e trafficanti di donne, assassini, perversi e nazisti. Tutti questi vivono molto comodamente in prigione, come è evidenziato anche, ad esempio, da Beate Zschaepe. Inoltre, per la collaborazione prestata alla autorità carcerarie sono retribuiti e rimessi in libertà. Il sistema capitalista, i suoi tribunali e le carceri hanno un problema solo con i prigionieri politici.
I prigionieri malati psichici nelle prigioni
Anno dopo anno il numero dei malati psichici cresce costantemente. Le persone e in particolare le donne, hanno in tale sistema solo due possibilità. Lottare o impazzire. Non è possibile che una persona sia pronta di fronte a tutti i traumi di questo mondo e possa continuare come “persona” normale a vivere.
La maggior parte delle prigioniere, come infime delle infime, soffre di gravi problemi psichici. Nelle società capitaliste le carceri adempiono piuttosto alla finalità di manicomi. Il sistema rende folli specie le donne, dato che sono ancor più sfruttate, oppresse e umiliate ed esposte alla violenza. Come si può vivere in questo mondo senza instupidirsi? Cresce continuamente il numero di prigioniere che assumono droga, alcool, antidepressivi, narcotici e pastiglie per dormire al fine di dimenticare il dolore e la tortura. I medici del carcere prescrivono alle detenute pastiglie per dormire e narcotici anche se non richiesti. C’è un enorme consumo di medicine. Mentre da un lato le donne perdono il contatto con la realtà, nelle prigioni le organizzazioni e le rivolte sono impedite alle detenute tramite i narcotici.
Creazione di spie nelle prigioni
Le carceri rendono alcuni prigionieri collaboratori, facendoli spie. I collaboratori sono chiamati “capi” nei reparti. Il permanere del sistema viene garantito da spie e capi. Secondo necessità, provocazioni sono ordite da spie e capi. Quindi si garantisce che la maggioranza, malgrado l’ostilità verso gli immigrati, il razzismo, il torto e senza l’uso della “costrizione e rappresaglie” si posiziona “spontaneamente” a fianco della politica carceraria. E queste condizioni offrono spazio a provocazioni e attacchi immaginabili.
All’esterno si legittima il concetto di “terrorista” verso rivoluzionari e antifascisti e ogni lotta con la richiesta di diritti è bollata “terrorismo”. E dentro si istigano i detenuti apolitici contro i prigionieri politici.
Il capitalismo produce nelle prigioni il maggior lerciume. Il danno più elevato si ripercuote sulle donne.
Su questa terra esistono donne che resistono, siamo noi!
Ovunque nel mondo ci sono donne che si ribellano al sistema capitalista, continuano ad evolversi, si politicizzano, organizzano e lottano. I popoli della Turchia si sono politicizzati secondo la tradizione di lotta antimperialista e antifascista dei rivoluzionari. Questa lotta ha prodotto molte rivoluzionarie e parecchie donne sono cadute eroicamente nella lotta. Nelle carceri turche è detenuto un gran numero di rivoluzionarie prigioniere. Nelle prigioni europee, invece, il 99% dei prigionieri politici proviene dalla Turchia; e il 99% di questi prigionieri sono di nuovo uomini. La circostanza per cui per molti anni sono stata quasi l’unica prigioniera politica in Germania ha fatto sì che mi attirassi i fulmini del sistema capitalista. Il sistema non tollera gente che resiste, men che meno donne resistenti.
In guerra c’è una regola “Uccidi prima le donne”. E proprio per questo motivo sono le donne, già all’esterno e in prigione, a subire la massima violenza, a essere umiliate, molestate e ostacolate nel loro sviluppo scientifico e teorico. Non si vuole che le donne vivano dignitosamente e si reggano sulle proprie gambe con la loro personalità indipendente. Al sistema conviene un tipo di donna alienata, retrograda e tendente
criminale, instupidita e debole. E la donna che rifiuta l’identità che il capitalismo destina alle donne è linciata dal sistema. E se la donna che rifiuta il sistema è una rivoluzionaria sarà sottoposta ad ogni tortura immaginabile, arrestata, condannata a dure pene e isolata per anni. Nei commissariati, nelle prigioni persiste la tortura fisica e psichica con ogni veemenza. In Turchia avvengono per strada tortura ed esecuzioni. La ribellione di rivoluzionarie al criminale sistema imperialista-capitalista basato su propri eserciti, polizia, servizi segreti, tribunali e carceri somiglia sostanzialmente a una “follia”.
Vuol dire “Volete cambiare il mondo. Siete soli”. Al ribelle è chiesto un alto prezzo. Perciò si pratica una politica della pulizia generale, dell’isolamento e annientamento.
Non si vuole che noi e specialmente le rivoluzionarie che resistono siano un esempio per i popoli del mondo. Perciò vogliono costringere la nostra ragione alla capitolazione. Non riuscendogli, vogliono annientarci.
Continuiamo a tenere il sistema e i suoi governanti nella paura.
Ciò significa che siamo sulla strada giusta.
La storia continuerà a scrivere la lotta delle donne che resistono.
Un saluto a Rosa Luxemburg, Ulrike Meinhof, Sabahat Karatas, Ayçe Idil Erkmen e tutti gli altri, le rivoluzionarie, le rivoluzionarie prigioniere e i/le lavoratori/trici.
Un saluto alla Giornata dei/delle lavoratori/trici.


Quelli che non si arrendono non muoiono

5 gennaio 2017

L’esclusivo scopo dell’isolamento è catturare la mente. Perciò fino all’ultimo giorno di detenzione sono usati tutti i mezzi immaginabili.
E per questo la prigionia è una battaglia che di giorno in giorno si vince o si perde. L’isolamento è fisico, sociale e psicologico. È permanente. Si creano quotidianamente alcuni problemi con cui s’intende che la ragione deve occuparsi nient’altro che di questi.
Si tenta di demoralizzare con problemi e turbare il morale. L’obiettivo è provocare perdita di speranza. Un detenuto che perde la sua morale, perde pure l’identità di prigioniero politico e diviene uno qualunque.
I prigionieri politici sono fisicamente soli nelle prigioni europee. Ciò nonostante si tenta di isolarli completamente. Isolamento e rappresaglie sono utilizzati per spezzare la resistenza dei prigionieri a livello psichico e psicologico.
Ogni rottura procurata al fronte della resistenza apre la porta a un successivo attacco. E ogni vittoria avvia un nuovo piano d’attacco. Perciò pazienza e perseveranza sono molto importanti.
La detenzione è una lunga battaglia. Non importa non cadere di nuovo, ma rialzarsi dopo ogni caduta. Si tratta di lasciare il carcere a testa alta e dignitosamente.
Occorre lavoro quotidiano per poter mantenersi dinamici e vitali. Per tener viva la nostra mente e svilupparla bisogna leggere quotidianamente e riflettere. E ciò richiede disciplina. La forza si costruisce sulla disciplina e questa esige coscienza politica. Al contrario, la coscienza politica può essere tenuta desta seguendo i fatti del mondo, con l’istruzione quotidiana e il lavoro intellettuale..
Nelle prigioni d’Europa è ancora più difficile vivere con coscienza e identità politiche. Esiste ogni immaginabile mezzo per staccare i prigionieri dalla loro identità politica. Ogni giorno tentano isolamento fisico e psichico, provocazioni, censura, rumore, alienazione, un ambiente altamente apolitico e primitività per trascinare i prigionieri nella palude del capitalismo.
E in tali circostanze è come ha detto Karl Marx “La persona può solo pensare logicamente ai metodi dialettici”.
E noi superiamo ogni problema e ostacolo solo fidandoci della nostra forza e pensando scientificamente.
Come un poeta spagnolo una volta ha detto: “viaggiatore, non esiste una via. La strada si costruisce percorrendola”.
Questo è una battaglia della volontà.
E la battaglia è connessa agli sforzi.
Per vincerla si richiede solo di non soccombere.
Chi rinuncia ha praticamente perso la battaglia con sé stesso.
Chi non soccombe può superare ogni difficoltà.
Chi non si fa superare può vincere ogni battaglia.


Saluto solidale ai prigionieri che scioperano negli USA

Saluto i 24.000 prigionieri americani che conducono il più grande sciopero di detenuti nella storia degli Stati Uniti contro il lavoro da schiavi. Non vogliono vivere come schiavi, ma come persone e avere un futuro umano. Per aver rivendicato i propri diritti, essersi organizzati e aver resistito, è stato loro interdetto il diritto telefonare e a ricevere visite e sono stati sottoposti a un isolamento ancora maggiore. Alcuni prigionieri supposti essere i capi della resistenza sono stati trasferiti di forza in altre carceri.
Noi rivoluzionarie/i conosciamo questi attacchi troppo bene. Nelle prigioni della Turchia sono stati compiuti innumerevoli massacri per passare al modello delle carceri americane. Proprio per questo motivo abbiamo resistito sette anni digiunando fino all’ultimo (Todesfasten) contro l’applicazione delle celle di tipo F: 122 persone sono morte.
Negli USA ci sono 2,3 milioni di prigionieri. La maggioranza deve lavorare per 2 centesimi/h. Non è neppure molto diversa la situazione nelle carceri tedesche. I prigionieri sono utilizzati come forza lavoro a buon prezzo. Le carceri negli USA costituiscono un settore importante nell’ambito dello sfruttamento capitalistico. La combinazione di elevato isolamento e dure, lunghe pene detentive con il lavoro forzato ha reso i detenuti gli schiavi del 21° secolo. Mentre gli USA organizzano a livello mondiale guerre imperialiste e aggressioni, rendono in tal modo schiava la propria popolazione. Nelle strade degli USA nel 2015 sono state uccise dalla polizia 306 persone per il loro colore della pelle.
Gli USA sono uno dei Paesi dove avviene la maggior parte di violazioni dei diritti umani. E ciò che vogliono vendere al mondo come “democrazia” è un’enorme bugia. L’imperialismo americano finora ha bollato di terrorismo chi si contrappone allo sfruttamento capitalistico e al fascismo.
Esattamente per questa ragione in Turchia sono incarcerate migliaia di prigionieri politici e in Europa e in Germania sono decine i prigionieri politici turchi. Opponiamo resistenza agli articoli 129 A e B, contro il modello (Typs) americano di sistema carcerario e contro le condizioni d’isolamento. Paghiamo un alto prezzo e per questo continuiamo a vivere con la nostra identità come prigionieri politici.
Comprendiamo troppo bene la resistenza dei prigionieri americani. E lanciamo appelli dalla carceri tedesche. Voi non ci renderete parte del sistema carcerario imperialista-capitalista. Come prigionieri politici, con la nostra resistenza ed identità saremo sempre a fianco dei prigionieri americani e dei prigionieri in lotta.
Le catene della schiavitù possono essere spezzate solo con la resistenza. Chi lotta vince sempre.

Abbasso l’imperialismo USA
Viva il saluto solidale internazionale


Imperialismo e fascismo non se la caveranno…

Abbiamo una corazza di ACCIAIO, IDEALE
-data dalla nostra ideologia, determinazione e dai nostri ideali
E abbiamo una SUPERIORITA’ MORALE
-contro la violenta forza delle armi degli imperialisti che trasforma il mondo in un inferno.
Noi, popoli di questo mondo con questa corazza d’acciaio, ideale e questa superiorità morale sconfiggeremo l’imperialismo e metteremo in ginocchio il fascismo.
In questo mondo reso un campo di battaglia e un mare di sangue la storia scriverà ancora una volta la NOSTRA VITTORIA.
Dobbiamo affrontare una guerra condotta con ogni violenza contro i popoli della terra.
Gli imperialisti hanno reso questo mondo un manicomio.
Il sistema imperialista-capitalista è entrato politicamente, economicamente e socialmente in una fase di crisi complessa.
Tormentati dall’impossibilità di dominare questo modo come desiderano, attaccano spietatamente, perché il sistema imperialista si distrugge da sé.
Popoli di questa terra…
Non cadete nella disperazione di fronte a guerre, razzismo crescente, sfruttamento capitalistico selvaggio, fame, i nostri bambini che muoiono e la terribile ingiustizia.
Non dimenticate!
Abbiamo sconfitto il fascismo nella seconda guerra imperialista di spartizione.
Nutritevi della vostra storia se perdete la speranza e sentite paura. Possa la speranza invincibile delle/dei rivoluzionarie/i turchi illuminare il vostro cammino.
Dopo la morte di Castro, contro il quale gli USA hanno compiuto 638 attentati, Obama ha detto: “L’EFFETTO TRAVOLGENTE che una SOLA PERSONA ha prodotto sull’uomo e nel mondo entrerà nella storia”
Quando Castro nel 1953 è stato davanti al giudice ha affermato “LA STORIA MI ASSOLVERA’.
Sì, la storia mostra che l’imperialismo USA, malgrado attacchi, sanzioni e assedi, da 56 anni non riesce a sconfiggere CUBA SOCIALISTA.
Quando a Castro ne è stato chiesto il segreto, questi ha detto: “VIVIAMO FIDANDOCI DI NESSUN ALTRO FUORCHE’ DI NOI”.
Dato che in vita riceviamo questo “EFFETTO DI UNA SOLA PERSONA”, noi, rivoluzionari prigionieri siamo marchiati da terroristi, isolati, torturati e massacrati in Turchia, Germania e nel mondo.
Saremo il vostro incubo.
Tutti i processi aperti contro di noi, le pene, l’isolamento e gli articoli 129 A e B sono illegittimi.
USA!
Anche se ponete taglie di milioni, miliardi di dollari contro i rivoluzionari, non riuscirete a impedirci di costruire una Turchia indipendente, democratica.
Erdogan..governo AKP
La vostra “mobilitazione nazionale” e i vostri mandati d’esecuzione sono vani. Affogherete nel sangue da voi causato.

Libertà per Musa Asoglu e tutti i rivoluzionari prigionieri!

Buon Anno Nuovo!
Saluti e con affetto

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