15 febbraio 2017
Accusato e poi assolto in Belgio in relazione al famoso “caso DHKP-C” (2005-2009) il rivoluzionario turco-olandese Musa Asoglu non ha finito di essere vessato dagli Stati alleati del regime turco. In questi ultimi anni è stato l’oggetto di una vera e propria caccia all’uomo organizzata dalla CIA in territorio europeo. Su di lui pendeva una taglia di 3 milioni di dollari da parte degli USA, che lo presentano come dirigente del DHKP-C, organizzazione rivoluzionaria che ha spesso attaccato gli interessi americani in Turchia, ma anche l’oligarchia turca.
Costretto a vivere in clandestinità, Musa Asoglu, ora 55enne, è stato catturato il 2 dicembre 2016 dalla polizia tedesca ad Amburgo. È detenuto nella prigione di Karlsruhe senza aver commesso alcuna infrazione in Germania, unicamente sulla base dei fascicoli de servizi antiterrorismo turchi costruiti su falsità spudorate e presunte “confessioni” estorte sotto tortura.
Sostenere Musa Asoglu significa appoggiare la resistenza contro il fascismo in Turchia, denunciare la collaborazione degli organi polizieschi e giudiziari europei con i torturatori di Ankara.
20 febbraio 2017
Il tribunale penale di Bruges, lunedì 20 febbraio, ha condannato Fehriye Erdal a 15 anni di prigione, in contumacia. Lei non ha partecipato al processo apertosi il 5 dicembre scorso. Il PM aveva chiesto 30 anni di reclusione per la militante del DHKP-C.
Il 9 gennaio 1996, l’oligarca turco Ozdemir Sabançi , il suo segretario e Haluk Gorgun, direttore generale di Toyota Turquie sono stati uccisi nei locali della Holding Sabançi a Istanbul. All’epoca, Erdal vi lavorava come cameriera. Secondo i giudici turchi avrebbe permesso l’accesso al commando del DHKP-C.
Nel 1999 Erdal è fuggita in Belgio ed è stata arrestata a Duinbergen, nella Fiandra occidentale. Nel 2006, riesce a eludere la sorveglianza della polizia. È stata infine condannata a due anni di prigione con la condizionale per il mancato rispetto della legislazione sulle armi.
Intanto, la Turchia ha richiesto la sua estradizione per giudicarla rispetto al caso Sabançi. La famiglia Sabançi ha sporto denuncia e si è costituita parte civile in Belgio.
La corte di cassazione ha deciso che i giudici belgi risultano competenti per giudicare questo caso.