Cronaca del processo sul piano di evasione di CCF – Christos Tsakalos

tramite Progetto di traduzione Radiofragmata

(parte B)

i)Tutto è questione di estetica

Vorrei iniziare in maniera che potrebbe sembrare non ortodossa. Si dice che tutto è politico. Considero l’aspetto dell’estetica per avere esplicite aggiunte politiche. L’estetica e il linguaggio del corpo dei giudici al processo per il piano di fuga sono stati indicativi in ciò. Fin dal primo momento alla giudice presidente è sembrato come se qualcuno le avesse sputato controvento, il giudice d’appello ha mantenuto un viso in permanenza freddo e inespressivo stile disciplina tedesca, mentre il vice-giudice ha dormito tutto il tempo, la testa poggiata su un doppio mento, con il pericolo di cadere dalla sedia in qualunque momento.

Questo processo ha richiesto molte forme d’originalità. Anzitutto, alla parola “corte militare” non è stata fatta giustizia per il suo uso comune in precedenti processi politici e nessuno ha potuto descrivere attentamente la dimensione di fascismo in questo processo particolare.

La giudice ha chiarito le sue intenzioni sin dall’inizio. Malgrado lo sciopero degli avvocati, ha chiesto di procedere con il processo come al solito. Ha pure destituito i nostri difensori e designato dei nuovi, pensando che avrebbero seguito i suoi ordini. È stato necessario l’intervento della “Associazione Sbarre”, in seguito a un nostro ricorso, perché la giudice revocasse la sua decisione, per evitare articoli di stampa negativi.

In precedenti processi, i giudici hanno mantenuto più o meno un “comportamento decente” che potrebbe essere considerato appropriato per un “oppositore politico”. Questa giudice nello specifico è stata…difettosa… La sua espressione, il suo atteggiamento e la naturale mancanza di cultura somigliava più a un elettore LAOS (estrema destra) cannibalizzato dai media che giura e urla insulti razziali alla vista di migranti in un bus, che un giudice presidente in una corte d’appello. Non ha nemmeno adottato la vera strategia di base di fingere. Le sue espressioni “Saremo presi in giro in TV se il processo durerà oltre il limite di detenzione di 18 mesi”, “Poi non riderete”, “Vedrete che vi succede”, “Parla così alla tua ragazza”, rispecchiano alcuni momenti del processo…

Così, è perfettamente chiaro che le sentenze del tribunale possono soddisfare i centri di potere (ad esempio i casi di Vgenopoulos, Bobolas, Marinakis, Siemens, NOOR 1, ecc.) ma salgono anche le tensioni distinte del temperamento personale di ogni giudice. Ciò conferma l’ipotesi che l’autorità giudiziaria è dotata d’enorme potere, passato attraverso la pratica dell’inquisizione nel Medio Evo.

L’arroganza dei giudici e il potere di cui godono come piccoli dei sui loro seggi tipo troni, devono diventare una preoccupazione per la strategia della guerriglia urbana anarchica.

 

ii)Condizioni di detenzione psicologica

Tornando al processo per il piano di fuga

Noi crediamo che il piano politico di base sia stato organizzato nelle aule per l’interrogatorio dell’investigatore per i ricorsi appartenente alla polizia antiterrorismo, E. Nikolopoulos. Il tribunale ha dovuto solo convalidare quanto già fissato con una decisione. Il messaggio è stato chiaro: deve regnare la paura.

All’inizio, la polizia ha cercato di attuare la tattica della divisione. Lo stesso giorno che è stato rivelato il piano di fuga, mio fratello Gerasimos Tsakalos ed io siamo stati urgentemente trasferiti al piano interrato della sezione speciale del carcere, a mezzanotte. In tal modo hanno tentato di dividere l’organizzazione. Poi, siamo stati attaccati servendosi di confusione comunicativa fatta di bugie e trame immaginarie. Per quattro mesi, titoli sui giornali e cronache dedicate su racconti costruiti per la TV riguardo alla nostra egemonia in carcere, si è parlato di “vasi comunicanti” di terroristi e membri della criminalità organizzata e si sono denunciati “settori organizzati in prigione dai terroristi” in base ad alcune lettere trovate. Allo stesso tempo, hanno diffuso terrore con riferimento a “un bagno di sangue evitato all’ultimo minuto” e “carneficina preparata da CCF”.

Così, hanno oscurato ciò che era davvero molto importante: il nostro desiderio di riavere la libertà e continuare la lotta.

Nel marzo 2015 il loro calderone di bugie era traboccante…la polizia antiterrorismo ha arrestato la nostra compagna Angeliki Spyropoulou e contemporaneamente hanno imprigionato mia madre e mia cognata, mentre era perseguito il fratello del membro CCF, George Polydoros.

Attacco orchestrato completamente da polizia e giudici, mirante a dividerci al nostro interno come compagni, a renderci indegni politicamente e schiacciarci emotivamente.

Veniva creata una condizione di detenzione psicologica. I due scioperi della fame, che hanno permesso la liberazione dei nostri famigliari a condizioni estremamente restrittive (Athena Tsakalou è stata cacciata a Salamina e non le è stato consentito di lasciare l’isola, mentre Evie Statiri ha potuto spostarsi solo entro un km da casa sua, come area di libertà limitata), non hanno controbilanciato la situazione, hanno solo dato più tempo per pensare e organizzare.

È ovvio che lo Stato ha personificato la sua rabbia contro alcuni di noi. Ma questa era la trappola: considerare che la guerra condotta dal potere abbia caratteristiche centrate sulla persona. No, il potere non è interessato a dei nomi, piuttosto si focalizza sulle scelte di quelle persone.

Scelte che tutti noi, personalmente attaccati nel vedere le nostre famiglie divenire ostaggi, non eravamo disposti a tradire.

 

iii)Il processo

Il processo è stato fissato per il 15 febbraio 2016, con 28 imputati, fascicoli sul caso contenenti migliaia di pagine (che in realtà non abbiamo mai ricevuto), 21 testimoni (dagli 80 chiamati inizialmente) e molto stress… stress per tutti coloro verso i quali sapevamo che il potere avrebbe usato la strategia della paura nella schiena.

Fra gli imputati c’erano gente mai vista prima e anche persone familiari che esprimevano gesti amichevoli verso di noi (ad esempio con una borsa da viaggio con vestiti), gente che stava rischiando la condanna come “membri di un’organizzazione terroristica”.

Il gioco era pianificato ed il messaggio è senza tempo…

DEVE ESSERE COSTRUITA UNA CONDIZIONE RICHIEDENTE LA QUARANTENA, DEVE ESSERE CREATA UNA TRINCEA INTORNO AI GUERRIGLIERI SENZA RIMORSI E CHIUNQUE OSI TRAVALICARE RISCHIEREBBE PENE DA 25 ANNI ALL’ERGASTOLO

Era diretto a solidali, amici e famiglie. Questa, la giocata della paura. Con questo abbiamo avuto a che fare.

Le condizioni precedenti nella loro totalità, la guerra comunicativa condotta dai media, le antipatie a livello personale e i trasferimenti in celle d’isolamento nel seminterrato della prigione hanno politicamente scollegato questo processo dal resto, sin da principio.

Il 15 febbraio nessuno ha previsto una manifestazione in tribunale. Imbarazzo, timore, oblio e routine… Inizialmente la mancanza di solidarietà è stata assordante.

Questa situazione conveniva molto ai giudici, poiché il loro sporco lavoro sarebbe stato compiuto in segretezza. Simultaneamente, il ricatto emotivo con il  ricorso alla carcerazione dei nostri famigliari e la costante minaccia di rimetterli in prigione ha fatto sì che i giudici pensassero di proseguire il processo, senza il nostro impegno nel dibattito. Ritenevano che le nostre paure avrebbero cucito le nostre labbra.

Ma la storia non è stata mai scritta in questo modo

 

iv)Piccola parentesi

Da settembre 2009 il numero di prigionieri politici stava continuamente aumentando. Questo dovuto al precedente periodo 2008-2009 in cui la guerriglia anarchica urbana ha cercato di sconvolgere il cielo con decine di esplosioni, colpi sparati a poliziotti e giornalisti, esecuzione di un agente della polizia antiterrorismo e altro.

All’inizio, l’interesse mostrato dagli anarchici è stato grande e si sono svolte forti mobilitazioni di solidarietà: gente presente in tribunale, manifesti, eventi, assemblee e alcune azioni d’attacco…

Dopo di ciò, i nomi degli arrestati sono stati aggiunti come numeri in una lista carceraria dalla dimensione di una rubrica telefonica. Contemporaneamente si è verificata una divisione fra quelli che assumevano la responsabilità e sostenevano le azioni armate e quelli che affermavano di non avere nulla a che fare con queste accuse. Quindi, c’erano “frizioni” dalla nostra parte come CCF, con un settore particolare dell’anarchismo che, malgrado i suoi sforzi nel diffondere menzogne e conflitto contro la nostra organizzazione nel periodo precedente, in quel momento è presuntuosamente apparsa solidale con noi.

Negli anni seguenti, le tensioni fra prigionieri politici si sono intensificate, i continui perseguimenti anche in prigione hanno creato un labirinto di processi (la maggior parte dei membri CCF ha almeno 5-6 processi) e i solidali non sono tanti a causa dello sfinimento e del disfattismo che caratterizza gli anarchici in gran misura.

Perciò le aule di tribunale sono state prive di solidali… ma piene di agenti in borghese e membri della polizia antiterrorismo.

Le ragioni sono innumerevoli e richiedono definitivamente forti dosi di critica e autocritica, ma soprattutto proposte per ricreare la solidarietà e rilanciare l’attacco anarchico. Qui termina la parentesi.

 

v)1+1 = tanto quanto i giudici vogliono

Fin dal primo momento i giudici hanno affilato i denti

Il processo ha avuto modalità con corsia preferenziale per evitare un eventuale rilascio degli imputati alla conclusione del limite detentivo di 18 mesi in custodia preventiva.  Non è la nostra valutazione, ma sono le esatte parole del giudice. Ripetendo l’espressione “Facciamola finita”, è stata composta la lista dei testimoni dell’accusa.

Mentre eravamo imputati di quattro capi d’accusa per tentato omicidio di poliziotti di Iteas PD, nessuno era chiamato per questo caso: da un lato per risparmiare tempo e dall’altro affinché il carattere politico di questa azione non divenisse ovvio attraverso il nostro esame incrociato dei testimoni (una rappresaglia per l’omicidio di un prigioniero nel carcere di Nigrita, che è stato pure torturato durante il suo trasferimento e al dipartimento di polizia). Naturalmente, la corte ci ha condannati per i quattro capi d’accusa con una decisione giudiziaria.

Ora ci occorre dire poche parole sull’aspetto legale del caso. Malgrado il linguaggio legale estremamente monotono e ostile, è un utile strumento per decifrare i metodi di potere.

Questo caso è stato basato su…un’intenzione a scappare.

È stato un processo fondamentalmente mancante di fatti reali effettivamente avvenuti.

C’erano molte armi, anche più esplosivi, due nascondigli, poche macchine rubate e un piano rimasto sfortunatamente sulla carta…

Il prezzo per tutto ciò, 1.500 anni di prigione.

L’intero fascicolo del caso è stato scritto in futuro perfetto…”avrebbero sparato”, “avrebbero usato”, “sarebbero fuggiti”… Le azioni mancano, ma le intenzioni sono abbondanti.

Tutti gli imputati sono stati accusati come membri di un’organizzazione terroristica” per ingigantire le loro azioni.

A un uomo accusato di portare una borsa da viaggio con vestiti e denaro (5.000 euro) è stata inflitta una condanna a 20 anni, come membro CCF… Di questo è lastricata la strada per l’imminente penalizzazione delle strutture del movimento anarchico e della solidarietà che raccolgono fondi per i prigionieri politici. Un avvocato è stato accusato come membro CCF per aver detto all’imputato “Non dimenticare il tuo appuntamento con Maria”, dimostratosi in realtà non un linguaggio in codice per qualcos’altro, ma un vero appuntamento.

Le nostre famiglie sono state convocate in tribunale come membri CCF e accusate come “messaggeri”, mentre era noto che tutta la nostra comunicazione si faceva con messaggi e-mail in codice e naturalmente nessuna persona che agisse da… “messaggeri”. Sono molti gli esempi di estremismo legale che hanno costituito la colonna portante di questo processo.

Tutti questi sono dichiarati, così possiamo finirla con le illusioni.

Le loro leggi sono create e formate secondo i loro standard e non si vergognano di mentire, né si sentono gretti quando si tratta di decidere una punizione di vendetta. Le loro leggi non seguono la verità matematica di 1+1=2, ma 1+1 tanto quanto i giudici vogliono. Non è una deviazione o un’irregolarità delle leggi, ma la loro vera essenza.

L’intenzione dietro l’accentuazione del golpe giudiziario durante i processi non è quella di denunciarlo, ma esporre ancor più la bruttezza del potere e proporre il dilemma: “con il mondo di ordine e disciplina o con la rivoluzione e l’anarchia”.

 

  1. vi) ”Ma…si sta muovendo”

La nostra risposta al fascismo dei giudici non ha lasciato spazio al malinteso. Non stavamo per agire come spettatori durante la nostra condanna. Altrimenti, avrebbero dovuto spedire la sentenza nelle nostre celle.

Ci siamo ripetutamente scontrati con i giudici e abbiamo schiacciato la loro arroganza (i giudici sono usati per affrontare gli imputati che piegano la testa) e infine abbiamo attaccato la giudice presidente lanciando materiali ed è andata a nascondersi nel panico.

A questo punto l’equilibrio è cambiato. Il comportamento provocatorio della giudice ha prodotto una reazione da parte nostra, e abbiamo fatto notare l’opposizione politica di due mondi nel modo più enfatico possibile…rivoluzione contro potere. L’inattività erosiva è arretrata e un settore di solidali ha attivato la sua risposta ad Atene e altrove. Sono stati fatti appelli solidali per presenziare in tribunale, appesi striscioni, occupata una stazione radio, costante controinformazione per ogni udienza processuale è comparsa in rete, esecuzione di attacchi contro obiettivi legali, pacco bomba inviato a un giudice che ha rifiutato di rilasciare i familiari arrestati dei membri CCF e così è sembrato che le cose cominciassero a muoversi nuovamente…

Durante il processo, inizialmente siamo stati espulsi dall’aula, in seguito allo sgombero dei solidali da parte della polizia.

Nel contempo, G. Petrakakos ha abbandonato l’aula durante il suo processo presieduto dallo stesso giudice, in segno di solidarietà con noi e ha pubblicato una dichiarazione sugli schemi fascisti.

Il caso stava ora acquisendo pubblicità e perciò non poteva proseguire nell’anonimato della cavità giudiziarie di decisioni predeterminate…

Simultaneamente, i giudici hanno avvertito nell’aria una minaccia di rappresaglia. Erano presenti oppositori fuori dell’aula di tribunale.

Hanno revocato la nostra espulsione dall’aula e molto seccati sono stati costretti ad ascoltare le nostre posizioni politiche e specialmente le nostre dichiarazioni (poichè avevamo rifiutato di scusarci), un torrente offensivo di anatomia della mafia giudiziaria.

Inoltre, la presenza dei testimoni della difesa di un’ampia gamma progressista sociale (scrittori, attori, professori universitari), non venuti ad attestare il tipico “sono brave persone, non metteteli in carcere”, ma ad affermare di essere concordi, dicendo “faremmo la stessa cosa”, hanno dimostrato che il processo andava assumendo aspetti aldilà degli esclusivi scontri della guerriglia urbana anarchica.

 

vii)Coltellata di ritorno

Sicuramente i giudici si sono vendicati indirizzando tutta la loro collera contro prigionieri “criminali”. Il loro arretramento prima della nostra presenza politica si è trasformato in punizioni ad altri imputati

L’aggressione della giudice presidente contro di loro è stata un tentativo di completare il suo ultimo monologo… “Non sapete parlare in greco?” “Così siete albanese, come siete pervenuto a frequentare dei greci?”, accompagnato da molti commenti razzisti verso i coimputati non greci, è stato il modo più sicuro per i giudici di riguadagnare la loro perduta arroganza.

Ovviamente non siamo rimasti seduti pigramente e ci siamo schierati dalla parte di altri coimputati. Ma la decisione era stata presa.

Il cedimento obbligatorio dei giudici, emettendo le sentenze di non colpevolezza (a maggioranza) per mia madre e mia cognata e la non carcerazione del fratello di G. Polydoros sono stati compensati con centinaia di anni di prigione per il resto di noi.

I momenti in cui i giudici hanno aggiunto anni di prigione a imputati “criminali” e hanno riso sonoramente quando si è fatto un errore nei calcoli, fra commenti come “Ecco perché non sono un matematico”, stanno ad indicare la loro forte arroganza.

 

viii)La scommessa

La fine del processo ci ha lasciato un senso di agrodolce.

È stato un processo che ha riattivato i riflessi logori o la solidarietà, dimostrando la loro importanza. Senza solidarietà non avremmo potuto porre fine al regime punitivo persecutorio nei confronti delle nostre famiglie.

Questo processo ha riportato la gente in tribunale e interrotto una routine di letargo che ha disattivato processi molto politici, degradandoli a procedure di routine.

Ma è stato anche un processo che, a prescindere dai 115 anni di condanne e la sentenza a 28 anni contro Angeliki, ha gettato in prigione molti per 25 anni. Gente è stata letteralmente condannata in quanto amici o conoscenti. Potrebbero essere stati anarchici, ma queste sono le istruzioni della quarantena… Chiunque tenti di avvicinarsi alla guerriglia urbana anarchica può unirsi a loro nella cella accanto.

Attraverso le memorie sul processo, numerosi sono i problemi che affrontiamo.

Una valutazione iniziale è stata già fatta. Gli ordini dello Stato per l’isolamento e la quarantena di nemici politici (isolamento nelle celle del seminterrato, diffamazione comunicativa e denigrazione politica, perseguimento di famigliari e amici e condanne alungo termine) sono chiari. Così si costruisce una trincea intorno a noi, finalizzata a restringere l’impraticabile scelta della guerriglia urbana anarchica.

Per quelli di noi che hanno scelto di unirsi nella guerra contro il potere come modo di vita, è importante tracciare il corso seguito dagli ordini di potere.

Alla luce di questo processo, potrebbe iniziare un dialogo onesto. I processi politici non sono solo contro George, Gerasimos, Olga, Angeliki. Sono processi contro una scelta… quella della guerriglia urbana anarchica.

Questi processi costituiscono un laboratorio legale dove l’autorità sperimenta l’intero sistema penale e produce nuove forme di giustizia per lo Stato, tramite essi.

L’atteggiamento contro-giudiziario formato da questioni, interventi e dichiarazioni di prigionieri politici distrugge ogni tentativo della democrazia di farsi bella. Il completo discredito dell’apparato giudiziario, con il rifiuto degli imputati a partecipare al processo, costituisce una dissacrazione dell’arroganza dei giudici. Quindi, la presenza di solidali in aula crea un’influenza che non può essere facilmente ignorata dalla mafia giudiziaria. Contemporaneamente, azioni più offensive come incendi, sabotaggi, bombe ed esecuzioni, agiscono da rappresaglia contro il sadico appetito della corte.

La scommessa è ricostituirsi, cogliere i nostri momenti e pianificare un attacco generale per trasformare l’anarchia da passatempo occasionale in una realtà di guerra… dove tutto è possibile… fino alla completa liberazione.

Questa è l’unica via per creare luoghi ed epoche dove la storia non sarà solo realizzata, ma scritta da noi…

Christos Tsakalos, membro di CCF/FAI-FRI

Cellula Guerriglia Urbana

pubblicato 9 agosto 2016   

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