Dichiarazione di Nikos Maziotis sul default della Grecia, letta all’udienza del 7 luglio 2015 davanti alla Corte d’appello nel corso del processo contro “Lotta Rivoluzionaria”

Diffondiamo questo nuovo contributo del rivoluzionario prigionierio Nikos Maziotis sull’attuale situazione in Grecia.

Come è noto, l’attacco repressivo dello Stato contro “Lotta Rivoluzionaria” nel 2010, come dato storico, è stato una contropartita alla firma del primo memorandum da parte del governo Papandreou, asservendo il Paese all’FMI, alla BCE e alla UE. Come affermato allora da un funzionario di governo, i nostri arresti hanno impedito “un grande attacco che avrebbe posto fine all’economia”, dichiarazione che dimostrava la pericolosità dell’azione di “Lotta Rivoluzionaria” in un momento di congiuntura critica per il regime.

Il primo processo contro l’organizzazione è avvenuto nel periodo di applicazione del primo memorandum, il cui sviluppo prevedeva una procedura fallimentare controllata del Paese ed è stata imposta una politica di genocidio ed eutanasia verso fasce di popolazione, causando finora migliaia di morti, povertà, fame e miseria. Quando il primo processo iniziò, nell’ottobre 2011, dichiarammo che questo veniva condotto in un periodo in cui ci si attendeva una bancarotta del Paese, cosa che allora non si verificò perché si stava svelando una politica di default pilotato per salvare gli istituti di credito, gli allora titolari di obbligazioni greche, e per difendere l’Eurozona dal rischio di trasmissione della crisi greca.

Ironia della sorte, il default della Grecia sta coincidendo con i giorni del governo di sinistra guidato da Syriza, il quale ha annunciato un referendum in merito alle proposte degli istituti di credito per il nuovo memorandum che firmeranno. Insieme al default del Paese sopraggiunge il fallimento delle illusioni socialdemocratiche di sinistra con cui sono stati promessi interventi statali a favore dei lavoratori e dei poveri della UE, dentro un quadro neoliberale globalizzato.

Nel nostro attacco più recente del 10 aprile 2014 contro il Dipartimento di supervisione della BCE della Banca di Grecia (che ospitava l’ufficio della rappresentanza permanente dell’FMI in Grecia), nel rivendicare la nostra responsabilità abbiamo riconosciuto quasi con un anno di anticipo cosa avrebbe fatto il governo di Syriza. Abbiamo diagnosticato l’impossibilità del loro programma e delle loro dichiarazioni ed evidenziato l’ipocrisia dei suoi rappresentanti. Alcuni di loro, allora, stavano parlando di non riconoscimento del debito, altri di ristrutturazione o di taglio del debito stesso, altri ancora sostenevano l’abolizione del memorandum. Ora tutti hanno finito con il propendere per la rinegoziazione.

La maggioranza dei funzionari di Syriza proclama un andamento stabile per la Grecia dentro la UE e la zona euro, mentre la tendenza di sinistra del partito è per l’uscita del Paese dall’euro e per l’adozione della dracma, ma dentro la UE. Salito al potere, Syriza ha seguito una linea intuibile. In totale contrasto con le dichiarazioni pre-elettorali, ha riconosciuto la totalità del debito e il suo risarcimento, ha ammesso gli accordi derivanti dal memorandum, ha confermato il completo monitoraggio dell’economia greca e che questa venga e valutata dai gruppi tecnici della Troika – le organizzazioni multinazionali dell’FMI, della BCE e dell’UE – rinominati, per scopi di comunicazione, non più Troika, ma istituzioni.

Il 20 febbraio 2015, il governo di Syriza ha confermato la sua ritirata firmando l’accordo-ponte [prolungamento degli aiuti finanziari per i successivi quattro mesi, ndt] per il memorandum n. 2, che il governo Samaras aveva sottoscritto nel novembre 2012. Nel frattempo il governo di Syriza ha condotto trattative per l’accordo di un nuovo memorandum con gli istituti di credito. Ma le loro ritrattazioni, contraddizioni e tentennamenti agli occhi dei creditori hanno reso il governo di Syriza inaffidabile per la gestione della crisi greca, il che ha prodotto il soffocamento economico e il default del Paese. Gli istituti di credito sapevano in anticipo che il tempo era dalla loro parte e che potevano costringere il governo di Syriza ad accettare le loro condizioni usando l’arma dello strangolamento economico e della paura del default.

Sanno che un default della Grecia e l’uscita dalla zona euro non annullano gli obblighi del Paese a ripagare il debito, ciò che tutti i governi greci hanno sottoscritto dal 2010 in poi.

Il governo di Syriza è fallito perché mentre lanciava un referendum per accettare o rifiutare le proposte degli istituti di credito dopo essersi ritirato dal negoziato, è ritornato a implorare la ripresa della trattativa accettando la maggior parte delle proposte degli istituti di credito. Il referendum è stato un esercizio di pubbliche relazioni del governo di Syriza per gestire il proprio fallimento politico, indipendentemente dal risultato del referendum.

Il percorso intrapreso dal governo Syriza dimostra quanto noi come “Lotta Rivoluzionaria” dichiaravamo nel nostro comunicato per l’attacco alla Banca di Grecia, secondo cui “Syriza, dopo un lungo percorso fatto di ritrattazioni politiche, contraddizioni e ritorno al ‘realismo politico’ dimostra l’impossibilità di un modello socialdemocratico nel nostro tempo, tendendo sempre più chiaramente a divenire un partito di protesta del modello economico neoliberale, ma con un totale ritiro predeterminato su tutte le questioni riguardanti la gestione della crisi. L’accettazione di tutte le strutture di dominio, dei meccanismi e delle alleanze, l’accettazione dell’UEM, dell’Euro, dell’UE, la marcia indietro rispetto alle precedenti posizioni sull’abolizione del memorandum e la cancellazione unilaterale del debito, mostrano che lo sviluppo di un partito social-liberale con un facciata socialdemocratica, si traduce – anche prima di prendere il potere e sempre che ci riesca – nell’impegno ad approvare e sostenere il blocco economico autoritario”.

Poco più di un anno dopo, noi “Lotta Rivoluzionaria”, confermiamo il fallimento politico di Syriza. Tale fallimento e la prevista caduta, presto o tardi, del governo dimostrano l’impossibilità di risolvere i problemi evidenziati dalla crisi capitalista attraverso riforme dentro il sistema economico di mercato e il parlamentarismo borghese. Ciò conferma quello che per anni ha sostenuto “Lotta Rivoluzionaria”, ovvero che “l’unica soluzione realistica alla crisi è la rivoluzione sociale”, l’azione di settori sociali e popolari per lo scontro armato contro il regime, per il sovvertimento del Capitale e dello Stato in Grecia. La rivoluzione sociale è vera rottura. La causa della crisi è l’esistenza stessa del Capitalismo e dell’economia di mercato, l’esistenza di divisioni sociali e di classe, il ciclo perpetuo dell’investimento di capitale per il profitto e il reinvestimento di questi profitti per un profitto ancora maggiore, un processo il cui proseguimento senza soluzione di continuità è un segno della prosperità del capitale e i segnali d’arresto, le crisi.

Come “Lotta Rivoluzionaria”, nel rispondere al dilemma Euro o Dracma, abbiamo sostenuto che l’adozione della dracma in Grecia nel quadro della UE, con gli accordi sul memorandum rimasti inalterati e che proibiscono il default del debito da parte del debitore, non solo non ridurrà il debito, ma piuttosto lo incrementerà e ridurrà il potere d’acquisto dei salari dei lavoratori, il che significherebbe un deterioramento del tenore di vita e l’aumento della povertà.

L’emissione di moneta non risolve da sé i problemi. Non risolve il problema del debito, la povertà, la miseria, la fame, la morte per stenti, le malattie, i suicidi. Non c’è soluzione nel sistema capitalista. Non esiste soluzione nelle proposte dei partiti, nessuna soluzione scaturisce da elezioni per il parlamento borghese o da referendum indetti dall’autorità.

Come “Lotta Rivoluzionaria”, contro la continuazione della politica attuale imposta da élite economiche multinazionali (cioè il fascismo dei mercati), politica che vede i propri esponenti all’interno della maggior parte dei partiti compreso il governo di Syriza, e contrari a sostenere la proposta di completa nazionalizzazione delle funzioni economiche e del controllo centralizzato – proposta storicamente fallita – raccomandiamo come soluzione rivoluzionaria il collasso del capitalismo, dell’economia di mercato e dello Stato.

È una soluzione più realistica, una rivolta armata del popolo che rifiuti di pagare il debito, che non riconosca accordi sul prestito e memorandum, che non riconosca e non accetti l’euro e le strutture come la UE, che hanno il solo scopo di asservirlo ai mercati.

È una soluzione più realistica – per una rivolta armata del popolo che esproprierebbe la proprietà dei capitalisti, i beni mobili e immobili, i mezzi di produzione sia di multinazionali, banche o capitalisti locali, a tutti quelli che hanno comprato proprietà statali, utenze commerciali e ciò che rimane in possesso dello Stato.

È una soluzione più realistica – per la proprietà socializzata del capitale privato e pubblico, gestita da consigli di lavoratori e assemblee popolari. Lo stesso vale per tutti i settori della produzione sociale, come la sanità e la scuola, dove la gestione sarà condotta da lavoratori e quelli che partecipano con loro.

È una soluzione più realistica – per la realizzazione di una rivoluzione sociale di democrazia diretta che eliminerà immediatamente lo Stato e i professionisti politici parlamentari borghesi i quali gestiscono gli affari sociali al posto del popolo e dei lavoratori. Al loro posto sarà previsto un sistema confederale formato da consigli di lavoratori e assemblee popolari, dove tutti parteciperanno, parleranno e decideranno assieme su tutte le questioni sociali che li riguarderanno, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle università, nei quartieri, nei villaggi o nelle città.

La scelta del nostro tempo non è per il SI’ o per il NO alle proposte degli istituti di credito, non è fra un memorandum duro o meno duro, o fra euro o dracma. La scelta è capitalismo o rivoluzione.

 

Nikos Maziotis, membro di “Lotta Rivoluzionaria”

prigione di Koridallos

 

 

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