Come Assemblea di lotta “Uniti contro la Repressione” prendiamo parola a pochi giorni dall’ennesimo attacco repressivo ai danni di militanti antifascisti. Sette compagni del Centro Sociale Autogestito Dordoni di Cremona sono stati sottoposti a misure cautelari con l’accusa di rissa aggravata in merito all’aggressione fascista che aveva lasciato Emilio in fin di vita lo scorso 18 Gennaio.
La stessa accusa di rissa formulata contro i militanti del Dordoni mira a depoliticizzare l’accaduto, invertendo la dinamica dell’agguato, restituendo la solita narrazione della guerra tra bande, tanto cara ai giornali di regime e alle questure di tutta Italia.
Le misure cautelari, inoltre, questa volta vengono utilizzate espressamente per evitare che soggetti ritenuti socialmente pericolosi possano partecipare a momenti di piazza come il 25 Aprile, quest’anno ricorrono i 70 anni della liberazione, o il Primo Maggio.
Va ricordato che per il corteo del 24 Gennaio a Cremona, che ha dato una risposta militante alla violenza fascista, sono già stati imprigionati due compagni giovanissimi, accusati di “devastazione e saccheggio”, lo stesso capo d’accusa già utilizzato per incarcerare numerosi compagni e compagne, a partire dagli imputati per le manifestazioni contro il G8 a Genova nel 2001, poiché consente di incriminare non per fatti specifici, ma semplicemente per aver partecipato a momenti di mobilitazione conflittuale in piazza.
Prevenzione e repressione viaggiano in un connubio indissolubile e oggi questo legame si palesa agli occhi di tutti in maniera chiarissima. Costituiscono oggetto di cronaca quotidiana l’accanirsi poliziesco e giudiziario contro i movimenti popolari, come successo a Padova con le cariche a freddo contro il comitato di lotta per la casa, l’uso dei reati associativi e di operazioni inquisitorie ai danni del movimento antagonista e rivoluzionario, una recrudescenza degli agguati da parte delle formazioni fasciste, che vengono supportare dall’azione repressiva delle forze dell’ordine, come dimostrano i recenti arresti dei compagni a Bari, oltre che le solite criminalizzazioni a mezzo stampa di tutte le soggettività e le pratiche che non rientrano nella compatibilità del sistema.
Al di là della solidarietà e della assoluta complicità che come Assemblea di lotta portiamo ai compagni e alle compagne colpiti/e dalla repressione, intendiamo spendere qualche parola sulla fase che stiamo vivendo. Queste considerazioni, per quanto parziali e limitate, vogliono contestualizzare la strategia repressiva della borghesia nella fase attuale, nella quale il capitalismo, sempre più putrescente, versa in una crisi profonda e irreversibile e mostra la sua essenza autoritaria, tentando di eliminare qualsiasi spazio di lotta e persino di dissenso.
Nelle scuole e nelle università, sui posti di lavoro e per le strade, ovunque si percepisce la necessità per la classe dominante di eliminare le forme di resistenza ai processi di impoverimento e sfruttamento ed evitare che cresca tra le fasce della popolazione più colpite dalla crisi la consapevolezza della necessità di un cambiamento e di una concreta opposizione all’attuale modo di produzione.
Alla base di questa operazione c’è la costruzione di una ideologia che cancelli il portato storico della lotta di classe, legittimi le strategie economiche e repressive della borghesia, svuoti di significato appuntamenti come il 25 Aprile e il Primo Maggio. Proprio in occasione dei 70 anni dalla liberazione dal nazifascismo, il Pd milanese ha annunciato che garantirà la provocatoria presenza al corteo di esponenti e simboli del sionismo, tentando di tramutare, sulla scorta della strumentalizzazione delle vittime della shoah ebraica, la memoria storica della lotta partigiana in legittimazione dei crimini del regime sionista di Israele.
Sempre a Milano il Primo maggio verrà inaugurato l’Expo, che promettendo posti di lavoro e sviluppo, nasce sulla speculazione e sulla devastazione di un territorio vastissimo, impiega per tutto il periodo della esposizione migliaia di lavoratori non retribuiti e lascia che a parlare di sviluppo sostenibile e progresso siano gli stessi che condannano alla miseria e alla fame miliardi di persone in tutto il mondo. Su questa “grande abbuffata” del capitale italiano e internazionale vigileranno anche 600 militari, oltre a centinaia di poliziotti e migliaia di guardie private, in un’operazione di controllo del territorio metropolitano che si preannuncia come una delle più pesanti e pervasive della storia italiana.
Una repressione quindi dalle molteplici declinazioni, ma comunque volta a garantire l’egemonia di una classe sull’altra.
A tutto questo non si può che rispondere in maniera unitaria, non lasciando soli i compagni e le compagne colpiti da questa infame repressione, costruendo percorsi che scardino le logiche di questo sistema, recuperando il nostro patrimonio, quello della lotta di classe, applicandolo oggi come prassi riappropriativa quotidiana e di lotta per trasformare il presente.
LA SOLIDARIETA’ E’ UN ARMA, UTILIZZIAMOLA!
TRAMUTARE OGNI ATTACCO REPRESSIVO IN UNA RISPOSTA DI SOLIDARIETA’ E LOTTA!
IL 25 APRILE NON E’ DEI SIONISTI E DEL PD
IL PRIMO MAGGIO NON E’ DEGLI SCHIAVISTI DELL’EXPO
LA NOSTRA STORIA NON SI RISCRIVE E IL FUTURO SI CONQUISTA CON LOTTANDO NEL PRESENTE!
Assemblea di lotta “Uniti contro la Repressione”
Aprile 2015
No41bis@autistici.org